Il 9 febbraio 1649 fu un giorno che fece tremare tutti i sovrani d`Europa

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CAPITOLO PRIMO
LE RIVOLUZIONI INGLESI DEL SEICENTO
Il 9 febbraio 1649 fu un giorno che fece tremare tutti i sovrani d'Europa: su di un
patibolo eretto a Londra, davanti al palazzo di Whitehall, fu tagliata la testa del re
Carlo I Stuart. Non era il primo monarca a morire di morte violenta; ma era il primo
a venire condannato a morte da un tribunale, in nome della legge e per effetto di una
regolare sentenza di un'Alta Corte di giustizia. Erano anni di fuoco per molte
monarchie e per molti popoli, in tutta Europa. A Parigi, la Fronda; in Spagna, la
rivolta della Catalogna; a Napoli, la rivolta di Masaniello; nel resto d'Europa, la
guerra dei Trent'anni. Era una crisi generale da cui il sistema degli stati europei
doveva uscire profondamente trasformato. Molti potenti tremarono; molte voci
ribelli dissero cose inaudite e molti pensieri audaci furono pensati; ma solo in Inghilterra si ebbe il caso di un re processato e condannato secondo legge da un'alta
corte di giustizia: il Parlamento. La sovranità era stata definita dai giuristi del
Medioevo come consistente nel fatto che il re non riconosceva nessuna autorità
superiore alla sua “superiorem non recognoscens”). Ora, questa autorità era stata
trovata. Evento memorabile, dunque: 1'orrore e lo sgomento che suscitò lo fecero
condannare ufficialmente come un'aberrazione da cancellare per sempre dalla
memoria e dalla realtà. Ma l'esperienza storica insegnava che le prime volte erano
destinate ad avere un seguito. E l'evento del 9 febbraio si collocava all'interno di un
percorso storico destinato a offrire a lungo materia di riflessione. “Nel tempo come
nello spazio ci sono gradi diversi di alto e basso, - scrisse Thomas Hobbes; e io
credo in verità che il momento più alto del tempo sia quello che è stato vissuto negli
anni tra il 1640 e il 1660”.
Come si era giunti a questo? e perché proprio in Inghilterra? e quale nuovo ordine fu
impiantato sul sangue del re? La monarchia inglese aveva una tradizione solida; era
una delle più antiche nel mondo europeo e aveva un posto significativo nel quadro
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politico del continente. Miti e leggende erano cresciute intorno alla sua storia; dopo
la lunga guerra delle Due Rose, era venuta una fase di nuovo potere e prestigio. La
sua popolarità nel paese era diventata grandissima con personaggi come Enrico VIII
e sua figlia Elisabetta I; nei teatri inglesi e, ben presto, di tutta Europa, i drammi di
William Shakespeare rappresentavano pagine cupe e sanguinose, vicende gloriose e
drammi fratricidi legati alla storia della monarchia. La compattezza territoriale era
una condizione di forza delle monarchie nazionali moderne, nate dalla dissoluzione
dell'Impero. Questa condizione si era realizzata in Inghilterra, con l'unione sotto lo
stesso potere del territorio delle isole britanniche. I re d'Inghilterra avevano
compiuto il disegno di una sovranità estesa su Inghilterra, Scozia e Irlanda; per di
più, avevano sciolto completamente e da tempo il vincolo feudale che li legava al re
di Francia, col conseguente abbandono dei territori d'oltremanica. Non avevano
partecipato che in misura marginale alle guerre in cui si erano logorate Francia,
Spagna e Impero. Nemmeno le vicende del conflitto di religione avevano avuto
caratteri distruttivi; anzi, la soluzione scelta da Enrico VIII con l'“Atto di
supremazia”aveva reso ufficiale il dominio del re sulla Chiesa d'Inghilterra e aveva
posto nelle mani della monarchia l'enorme patrimonio dei beni di monasteri e
abbazie. Le università inglesi, diventate la porta per l'accesso agli uffici e ai benefici
ecclesiastici, avevano conosciuto una stagione cosi brillante da attirare uomini di
cultura da tutta Europa: dall'Italia, vi aveva trovato rifugio e prestigio il fiorentino
Pietro Martire Vermigli e vi si era recato Giordano Bruno. All'ombra della
protezione reale, si era prodotta una grande fioritura letteraria e artistica che ebbe
nome dalla regina Elisabetta (“età elisabettiana”). Nel corso del lunghissimo regno
di Elisabetta, l'Inghilterra aveva fatto progressi straordinari sul piano dell'evoluzione
sociale e su quello, del peso internazionale. Da paese marginale, dove una popolazione di pastori, di contadini e di marinai manteneva col suo lavoro una nobiltà
feudale che si spartiva poteri laici ed ecclesiastici, l'Inghilterra si era aperta al
commercio internazionale: nelle campagne l'allevamento su larga scala era praticato
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da fittavoli dotati di spirito d'intrapresa che recintavano terreni comunali,
costringendo all'emigrazione interi villaggi contadini. I due terzi delle esportazioni
inglesi sul continente era costituito da pannilana: uno stretto legame commerciale si
era creato fra Londra, dove affluiva tutta la produzione laniera dell'isola, e Anversa,
dove i prodotti venivano esportati e venduti. Quando, con la guerra spagnola contro i
Paesi Bassi in rivolta, il commercio inglese fu costretto a dirigersi verso altri luoghi,
dal Baltico al Mediterraneo, la lana inglese conquistò nuovi mercati.
Cancellati i conventi e le abbazie dalla volontà di Enrico VIII, le grandissime
proprietà immobiliari che erano state accumulate nei secoli dal clero erano state
messe in circolazione, stimolando investitori e gruppi sociali emergenti e
rimpinguando le casse della monarchia (che aveva cosi potuto evitare di tassare la
popolazione e di scontrarsi per questo col Parlamento). Un popolo di marinai e di
pescatori si era armato per difendere il paese dall'aggressione di Filippo II: e
improvvisamente, l'ultima delle potenze europee era balzata al vertice del prestigio
internazionale umiliando la boria della potenza spagnola in una memorabile
battaglia navale. Era stato l'inizio di un dominio sui mari destinato a crescere
rapidamente. Dopo la sconfitta della Armada spagnola, la marina commerciale
inglese aveva sviluppato i suoi traffici in un Atlantico diventato sempre più il teatro
delle sue imprese. Per questa via, si era sviluppato anche un dominio inglese sulle
coste atlantiche dell'America: e il nome della prima colonia inglese era stato scelto
in omaggio alla “regina vergine”.
Quali erano state, dunque, le cause della rivoluzione in Inghilterra? Se vogliamo
saperlo, dobbiamo seguire due percorsi: quello delle trasformazioni sociali,
economiche, culturali e politiche di lungo periodo e quello del concatenarsi degli
eventi più vicini all'atto clamoroso del 1649.
Già negli ultimi anni del lungo regno di Elisabetta, dopo l'esecuzione di Maria
Stuart, la presenza di missionari mandati da Roma tra la minoranza cattolica inglese
fu considerato un grave pericolo per la sicurezza dello Stato, data l'alleanza tra
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