• Prima lettura: Is 60,1-6 • Salmo responsoriale: Sal 71,1-2.7-8.10-13 Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. • Seconda lettura: Ef 3,2-3a.5-6 • Vangelo: Mt 2,1-12 LE LETTURE VIVA CELEBRIAMO LITURGIA IL SIGNORE -B Luce del Signore 6 gennaio 2015 - Epifania del Signore di SANDRO CAROTTA OSB I stituita in Oriente nel IV secolo, la festa dell’Epifania si diffuse ben pr esto anche i n O ccidente, o ve i ncontrò un’altra f esta, quella del Na tale, che si celebrava a Roma fin dal 335. Se quest’ultima pone l’accento sull’identità di Gesù, vero Dio e vero uomo, l’Epifania celebra, dello st esso gr ande mist ero, la manifestazione del Signore a tutte le genti. Il brano evangelico presenta le tre vie della sua manifestazione: quella cosmica (la stella), quella biblica (la profezia di Mi 5,1) , e quella dell’ incarnazione (ben espressa nell’ic ona del Bambino e sua madre) . G esù s arà r iconosciuto c ome Messia davidico (cf Mt 1, 1), Figlio di Dio (cf Mt 1,21) , Salvatore (cf Mt 1,21) ed Emmanuele (cf Mt 1,23). Matteo scriv e che i Magi si prostrano davanti al Bambino. Questo gesto er a riv olto anticamente agli dèi o a persone di alt o livello, come i re. Ora sono i Magi a pr ostrarsi, un giorno saranno i discepoli davanti al Signore risorto (cf Mt 28,17). Anche l’ eucologia ci dischiude la ricchezza della solennità odierna. Pensiamo solo alla famosa antifona Tribus miraculis, do ve si f a memoria della stella che ha c ondotto i Magi, dell’acqua divenuta vino a Cana e del ba ttesimo ricevuto da Gesù al Gior dano. Gesù è Re, Sposo, Figlio di Dio e fratello solidale. Entriamo ora nella ricchezza dei testi biblici. «Uno stuolo di cammelli ti invaderà… da lontano verranno e proclameranno le glorie del Signore» (liturgia dell’Epifania). Luce e gloria Quando Simeone al tempio saluterà, con il suo cantico, l’alba messianica, riconoscerà in Gesù la luc e delle g enti e la gloria di Israele (cf Lc 2,32). Di luce e gloria ci parla anche il br ano del Terzo Isaia nella prima lettura odierna (consigliamo di leggere tutto Isaia 60). Il profeta vede, nella fede, i popoli camminare uniti verso la città santa, Gerusalemme, attratti dalla sua luce, riverbero della gloria di Dio. Con i popoli anche tut te le ricchezze confluiscono a Sion per il cult o (cf Is 60, 7) e per il tempio (cf Is 60,13). La presenza del Signore nel suo s antuario tr asfigurerà la città stessa (cf Is 60,13), il suo governo (cf Is 60,17) e il paese int ero (cf Is 60,18). Persino la creazione s arà rinno vata (cf Is 60,19ss). Gerusalemme s arà una cit tà di soli giusti ( cf Is 60,18). Tutto questo, ora annunciato, sperato e ardentemente atteso si c ompirà a «… Cammineranno i popoli alla tua luce» (Is 60,3). Duomo di Milano, festa dei popoli nel giorno dell’Epifania. suo tempo: «Io sono il Signore: a suo tempo, l o f arò r apidamente» (Is 6 0,22) . C on Gesù il tempo è ormai compiuto. Nei giorni del Re Messia Il Salmo 71 è una prefigurazione del raduno di tutte le genti attorno a Cristo, Re giusto e misericordioso. Attribuito al mitico r e S alomone, ric eve suc cessivamente una forte connotazione messianica. Commenta sant’Agostino: «Le cose cantate in questo salmo si adattano meravigliosamente a Cristo Signore. Si comprende pertanto che anche il nome di Salomone è usato in senso figurativo, in modo che si intenda Cristo. Salomone significa, infatti, “pacifico”; è tale vocabolo si adatta perfettamente e veramente a Cristo» . Del regno messianico si es alta la sua giustizia (vv 2-4), la sua et ernità (vv 5-7), la sua universalità (vv 8-11), le conseguenze positive sui poveri, gli oppressi (vv 1215) e la pac e (vv 16-17). Nota R . Lack: «La prima parola del Salmo è Dio (v 1). Allo stesso modo, la conclusione torna sul Signore per benedirlo per sempre. Il regno del re ideale non ha autonomia assoluta ma si fonda in Dio. Il re è doppiamente servitore, del Signore e del popolo». La rivelazione della grazia Il mistero nascosto (cf Ef 3,9), afferma Paolo, è stato ora rivelato da Dio ai suoi 22 apostoli e profeti (vv 3-5) affinché fosse annunciato anche ai pagani (vv 7-9). Questo mist ero è l’ amore st esso di Dio per tutti gli uomini; un amore che si esplicita nel renderli coeredi e compartecipi, in un unico corpo, della promessa. Anche i pagani, per ciò, entrano nella benedizione, fatta ad Abr amo e alla sua discendenza, dello shalom, della pac e, della salvezza (v 6). Tutto ciò è possibile in Cristo Gesù, grazie alla sua morte e risurrezione e gr azie anche all’ annuncio evangelico che r ende ac cessibile la sua insondabile ricchezza (v 8). Il Bambino e la madre «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt 2,11). Questo versetto costituisce il cuore tematico e teologico dell’odierno brano evangelico. Il primo element o da evidenziare è la casa. Matteo ci ha parlato della Giudea, di Gerusalemme, di Betlemme («casa del pane»). La stella attraversa queste regioni e queste città ma non si ferma in esse, le attraversa soltanto. La v era meta è la cas a dove risiede Gesù. Questa cas a è abita ta da una f amiglia. Si parla del Bambino, di sua madre e implicitamente di suo padre. Il re dei Giudei non lo si inc ontra in una reggia e neppure nel tempio, ma in una famiglia. Possiamo allora dire che: la riv elazione di Dio avviene all’interno di categorie familiari. Meglio ancora: la famiglia è lo spazio ove si incontra Dio e l’uomo. Il fine del cammino dei Magi è l’ adorazione. L’adorazione è, però, pr eceduta dallo stupore. Quando entrano nella casa, i Magi anzitutto vedono il Bambino e sua madre e poi cadono in ginoc chio. A questo punto adorano. Scrive L. Zani: «Per Matteo, dopo Maria e Giuseppe, i Magi sono le prime persone a venire a contatto con la sproporzione tra la grandiosità dell’evento e l’esiguità del segno. Di fronte a questa sproporzione i Magi adorano. Adorare è affidarsi, è offrire se stessi all’Altro, è porre la propria vita nelle sue mani, è dargli le proprie lacrime e le proprie fatiche… adorare quel Bambino significa uscire da se stessi». L’offerta dei doni Al Bambino viene off erto oro, incenso e mirr a. P er i Magi ador are il Re di Israele significa aprire il proprio cuore riconoscendo, allo st esso istant e, che il vero tesoro è quel Bambino. L’oro è pr oprio dei r e; ma l’oro ha una qualità che lo assimila alla stella che ha guidato i Magi: è luminoso. L’oro è luce in forma di metallo. Con l’oro abbiamo l’incenso, che evoca il s acro, la sfera divina. La mirr a rimanda, invece, al Messia (cf Sal 45,8). In una parola: i doni ci parlano del Bambino. Egli è pr ezioso, il bene più grande; è associato a Dio (luc e, oro e incenso) ed è il Messia. Come ha osservato l’esegeta Mauro Meruzzi, le off erte hanno anche una car atteristica g eografica: «Tali doni sono preziosi perché vengono da luoghi lontani; evocano i popoli sconosciuti, misteriosi, dei racconti dei mercanti. Anche solo per la presenza di questi materiali, il lettore percepisce la rilevanza universale del Fanciullo». GENNAIO 2015 | LA VITA IN CRISTO E NELLA CHIESA LITURGIA VIVA IN QUESTA DOMENICA V ivere questa solennità dai primi V espri ai secondi Vespri! Per cogliere tutta la mirabile ricchezza dai testi liturgici: salmi, letture, canti, preghiere... Ricordiamo che le parrocchie debbono essere innanzitutto scuole di preghiera e proporre ai fedeli non solo la Messa per nutrire la loro fede e il loro dialogo con Dio. Hanno diritto ad essere introdotti ai salmi e almeno aiutati a pregare al mattino e alla sera, celebrando la risurrezione del Signore e la sua salvezza. Oggi è giorno anche di ba ttesimi, festa missionaria, universale: tutti i popoli sono chiama ti a conoscere e adorare il Signore. È una festa grande come la Pasqua. La luce, i profumi dell’incenso, la solennità del cant o magari anche del Vangelo, l’annuncio della data di Pasqua, la comunione con pane e vino… T utto, con eleganza e senza lungaggini, può essere una testimonianza e grande professione di fede. DIO È DI CASA EPIFANIA DEL SIGNORE: LA PREGHIERA IN FAMIGLIA L a «manifestazione» del Signore è un tempo, ma in particolare una solennità: l’Epifania che è: • festa del cuore grande di Dio che fa sentire la nostalgia di sé ai vicini e ai lontani, ai credenti e ai non credenti; • festa della Chiesa, casa di Dio, con le porte sempre spalancate; • processione d elle g enti v erso l a c ittà d i D io, s cortati dalla stella che è Gesù. Qualche gesto In famiglia, nel tempo di Natale, avremo costruito un presepe. La sera della vigilia dell’Epifania, aggiungeremo la stella e i Magi. Sempre la vigilia durante la notte predisponiamo i regali. Facciamo in modo che al mattino ciascuno della famiglia trovi qualche sorpresa. Questi i criteri: i doni vanno pensati in ragione della singola persona, non siano uno schiaffo alla crisi attuale, non suscitino invidie o rivalità tra i figli ma comunichino attenzione, gioia e allegria. Raccontiamo il tutto ai figli mentre con noi partecipano a completare la costruzione del presepe. Diamo un nome a tutti i personaggi. Mettiamoci di fr onte ad un quadr o: c onsiglierei L’adorazione dei Magi di Gentile da F abriano! L’opera ci mostra le tappe del viaggio dei Magi; identifichiamole indicandole con il dit o: la par tenza in c oncomitanza con l’apparizione della stella, la sosta a Gerusalemme, l’arrivo a Betlemme. La sera precedente o la sera della stessa solennità, poniamo una luce sul tavolo. Restiamo al buio. P ercepiamo solo questo chiarore. Lasciamo che esso illumini, in silenzio, i nostri volti. L’adorazione dei Magi, particolare. Gentile da Fabriano, 1423. Galleria degli Uffizi (FI). Una lode a Dio come preghiera Grazie, Gesù. Sei qui, in mezzo a noi. Tu figlio di Dio, ti sei f atto piccolo, piccolo. Hai il volto di un bambino, sei affidato alle nostre cure. Anche noi veniamo a te, preceduti dai Magi. Sei la stella della nostra vita. Ci condurrai alla casa di Dio. Amen. E.G. 23