FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE Parole e Parola Letteratura e teologia Milano, 23-24 febbraio 2016 ______________________________ Scripta manent? Letteratura, sacro e società liquida Dr. Ferruccio Parazzoli L a forma di questa relazione sarà principalmente quella di un discorso asindetico. Nel discorso asindetico non c’è strada tracciata. Si procede nel bosco solo intravedendo il sentiero tracciato da coloro che ci hanno preceduto. Scripta manent? Una domanda posta in apertura non può trovare risposta in apertura, seppure la trova, se non dopo il passaggio nel bosco. È quindi necessario rimandare la domanda in chiusura. I punti dati del passaggio sono tre: la letteratura (ovvero: il linguaggio), lo spettro luminoso del sacro, la società liquida (termine ricorrente nella sociologia di Zygmunt Bauman). La parola La parola e, successivamente, il linguaggio, sono i termini essenziali per parlare di letteratura. La parola e il Verbo Il Libro della Genesi è un racconto e, come ogni racconto, procede all’incontrario. Chi scrive ha già la conoscenza di quanto avvenuto e vuole raccontarlo: è la fine che determina l’inizio. Questo in ogni racconto ‘sacro’ o ‘laico’, e in ogni tempo. Il Verbo. Ineffabilità del Verbo. “In principio era il Verbo”. Il racconto di Giovanni non procede all’incontrario, il suo racconto non potrebbe esistere senza il principio del Verbo. La Parola e il Sacro “Il Verbo si fece carne”. Quale parola si fa carne? Non una qualunque parola, ma la parola che ha promesso la presenza piena. La parola è oggi entrata in crisi, ha perso il suo spessore, la sua densità. La parola può degenerare, può essere tradita. La malattia dell’epoca presente è rappresentata dal letteralismo per il quale le parole sono ridotte alla lettera, non hanno più l’enigma che interroga. Senza la parola che si identifica con la forza del rapporto, il complesso delle cose, ‘il mondo’, sprofonda nel buio. Narrare Dio. La cosa si presenta immediatamente assurda. Lo spazio narrativo tra la Parola e le Parole presenta due strade: la teologia narrativa e la narrativa teologica. Può essere la medesima strada ma percorsa nei due sensi opposti. Linguaggio teologico, il luogo della narrazione in cui si racconta il racconto biblico anche attraverso le moderne scienze del linguaggio. La seconda strada: la narrativa teologica. Una narrativa che tenta la via della verticalità, che trova il proprio incipit non più negli incipit delle Scritture, ma all’interno dell’uomo. linguaggio dell’uomo che ha Dio per orizzonte. Ma l’uomo è ancora capace di Dio? Un rapido sguardo alla narrativa contemporanea: dove è andata quella linea nella letteratura del ’900 che, in un tempo trascorso, chiamai, per identificarla, “Narrativa nera”? Non perché fosse una narrativa del crimine, ma una “narrativa dell’agonia”, per dirla con Bernanos. “La co1 scienza angustiata è alla base del cristianesimo”, per dirla con Kierkegaard. Il processo nichilista del linguaggio è già in atto dall’VIII secolo a.C. con l’introduzione dell’alfabeto greco. “Con l’avvento dell’alfabeto tutto il mondo del sacro e del culto progressivamente declina e si inabissa” (Sini). Il linguaggio perde la facoltà e la necessità di collegarsi con quanto è al di là del suo individualismo. I Divini Personaggi escono di scena. non interessano più, non hanno più nulla da profetare. Lo scrittore si affanna a descrivere l’esistere, ma ha perduto il senso dell’esistere. C’è una possibilità di uscire dall’indifferenza: la scelta del rischio. L’accettazione del rischio è un attentato all’ordine subdolamente imposto da una società nichilista che ha fatto della propria debolezza la misura della propria esistenza. Assumere il rischio è fare una scelta, e la scelta provoca scandalo. Il miracolo provoca scandalo: che bisogno c’è di camminare sulle acque? Linguaggio e società liquida Non c’è Letteratura senza Linguaggio. Se la parola entra in crisi entra in crisi anche il linguaggio. Se il linguaggio entra in crisi entra in crisi anche la Letteratura. Il termine crisi non sempre indica un fatto negativo. La società liquida “Essere moderni è venuto a significare, così come significa oggi, essere incapaci di fermarsi e ancora meno di restare fermi” (Bauman). Istantaneità: acquisizione immediata, immediata perdita di interesse. Lo sradicamento procede ininterrotto. Così Bauman. “Società aperta” (Popper), oltre che liquida: senza confini, globalizzata, dove le identità etniche, religiose, sono devastate, annullate da pressioni esterne incontrollabili. Ogni singola espressione del Sacro espressa dalle varie Religioni (cattolicesimo, islamismo) diventa un assurdo, un cerchio disegnato in tempi passati. Il linguaggio Il linguaggio è il filtro capace di mettere ordine nella disperante molteplicità delle cose, di rendere accettabile anche Dio come ipotesi estrema. Da quanto tempo il linguaggio ha smesso di creare miti? Il linguaggio, privo di riferimento a causa dell’eclisse del mito, arrotolato su se stesso, cercherà il mondo entro i limiti del mondo. Senza più miti anche l’Opera del linguaggio si spegne. Gli oracoli, ormai vuoti, Nella società contemporanea la cronaca sostituisce la Tragedia. La Tragedia è il grido di un mondo sacro. La cronaca è la defecazione di un mondo profano. Con la caduta della rivolta metafisica muore la Tragedia. Ma si fa strada anche un opposto pensiero: che stia avvenendo la realizzazione della “Rivoluzione di Anassimandro” (Carlo Rovelli): liberare la concezione del mondo dal pensiero mitico religioso. Per qualcuno, proprio in questo può consistere la nostra grandezza. Scripta manent? Gli Scripta non rimangono, generano. Gli Scripta sono anche Patrimonio. Tendono a riportarci a valori già scoperti, già vissuti. Altri nuovi Scripta non smettono di ammucchiarsi sul Già Scritto. L’‘essere umano’, come disse Ernst Bloch, “È un’intenzione rivolta al futuro, la cosa essenziale è ancora in sospeso, in attesa”. Dunque Scripta manent nel positivo e nel negativo: come Patrimonio, ma Patrimonio eternamente insufficiente. Che cosa aggiunge sacralità agli Scripta? Gli Scripta ebraico-cristiani non sono Patrimonio ma Attesa. 2