Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria dei Materiali Anno Accademico 2004-2005 Struttura della Materia Prof. A. Barone Studenti Bonadies Irene Farisco Loredana Lanna Massimo Romano Anna INTRODUZIONE 2 1 4 SALI MOLECOLARI 1.1 Introduzione 4 1.2 Conduttori organici anisotropi 7 1.3 Superconduttività non convenzionale nei materiali organici 10 1.4 Sali di Bechgaard (TMTSF)2X e (TMTTF)2X 12 1.5 Conduttori organici bidimensionali: i sali (BEDT-TTF)2X 16 2 FULLERENI E NANOTUBI 21 2.1 Fullereni 21 2.2 Nanotubi 26 2.3 Struttura elettronica della molecola di C60 29 2.4 C60 e i suoi derivati 2.4.1 Superconduttività in M3 C60 2.4.2 Superconduttività nel C60 puro 3 ACENI 31 34 38 40 3.1 Introduzione 40 3.2 TTF-TCNQ 41 3.3 Gli aceni 3.3.1 La struttura e le proprietà 3.3.2 Struttura degli oligoaceni 3.3.3 Struttura dei poliaceni 3.3.4 Esempi di oligoareni ad anelli del tipo fenantrene 42 43 44 45 45 3.4 Da isolanti a superconduttori: il caso della superconduttività indotta mediante iniezione di carica in cristalli molecolari 48 4 4.1 MATERIALI MOLECOLARI ORGANICI – APPLICAZIONI Introduzione 52 52 4.2 Materiali conduttori a base organica 4.2.1 Trasporto di carica nei materiali organici 4.2.2 Applicazioni 52 54 56 4.3 Materiali organici elettroluminescenti 61 4.4 Materiali per la fotonica 64 BIBLIOGRAFIA 68 Introduzione I progressi nel campo della superconduttività sono spesso legati alla scoperta di nuove classi di materiali, gli ossidi cuprati ne sono un esempio lampante. I superconduttori attualmente conosciuti coprono uno spettro di materiali molto ampio, spaziando in complessità dagli elementi metallici alle leghe e ai composti binari, dai sistemi multicomponente metallo-metalloide ai fullereni drogati e ai complessi a trasferimento di carica. Le sostanze organiche sono più attraenti delle loro controparti ceramiche poiché possiedono una minore densità e si prestano potenzialmente meglio alla messa a punto delle proprietà elettriche ed elettroniche desiderate, inoltre il loro costo è considerevolmente minore. La ricerca di superconduttori organici ebbe inizio nel 1965 a seguito della proposta di W. A. Little secondo cui sarebbe stato possibile sintetizzare materiali organici che, come alcuni metalli a bassa temperatura, avrebbero trasportato l’elettricità con resistenza nulla. Da allora sono state identificate varie tipologie di superconduttori organici come ad esempio i sali di Bechgaard ed i cristalli molecolari derivati dalla specie chimica [bis(etilenditio)tetratiafulvalene]. In tempi più recenti è stata osservata la superconduttività nei fullereni, nei nanotubi, negli aceni, nel tiofene, e negli oligomeri del polifenilenvinilene. I materiali organici sono in genere considerati isolanti elettrici. McCoy e Moore nel 1911 suggerirono che sostanze come i radicali avrebbero potuto possedere le stesse proprietà di conducibilità di un metallo senza presentare, tuttavia, atomi metallici nella loro struttura. Il primo vero “metallo organico”, il TTF-TCNQ (tetratiafulvalene-7,7,8,8-tetraciano-pquinodimetano) fu sintetizzato solo nel 1973. Questo complesso a trasferimento di carica mostrava una conducibilità di 1.7 × 104 ( cm)-1 a 66 K, questa persisteva fino alla temperatura di 54 K in corrispondenza della quale il composto andava incontro ad una transizione metallo-isolante. In alcuni sali a trasferimento di carica sintetizzati da Bechgaard, la transizione metalloisolante poteva essere soppressa mediante l’applicazione di una pressione idrostatica, ciò 2 condusse alla scoperta del primo superconduttore organico, il (TMTSF)2PF6, composto a base di tetrametil-tetraselenafulvalene. Sebbene negli ultimi anni si sia riusciti a raggiungere nei fullereni drogati (in particolare nei cristalli molecolari del tipo A3C60 dove A è un metallo alcalino) temperature critiche prossime ai 40 K, le applicazioni dei superconduttori organici rimangono confinate in ambito teorico. D’altra parte, la scoperta di conduttori a base di carbonio, ha aperto la strada ai diodi ad emissione di luce (OLED), ai sensori elettrici e addirittura alle batterie realizzati integralmente in materiali polimerici, per non parlare dei Thin Film Transistor (TFT) per schermi LCD e delle applicazioni nel campo della fotonica. 3 1 Sali molecolari 1.1 Introduzione I sali molecolari, appartenenti alla famiglia dei conduttori organici, sono composti formati da molecole organiche relativamente grandi, di circa 20 atomi, disposte secondo piani sovrapposti. I materiali composti da molecole organiche comunemente non sono conduttori a causa dell’ibridazione che lascia piene le bande di valenza e di conduzione dando luogo alla tipica struttura di un isolante. Un modo per rendere conduttori tali materiali è quello di combinare le molecole organiche con anioni inorganici (ClO4, PF6 etc.) che fungono da accettori o donori portando alla formazione di bande di conduzione e/o di valenza parzialmente riempite. I materiali conduttori così ottenuti sono sali (detti a trasferimento di carica) composti da un elettron-donore (solitamente la molecola organica) e un elettronaccettore (l’anione inorganico) alcuni dei quali mostrano proprietà superconduttive a temperature molto basse. La prima molecola organica con proprietà conduttive ottenuta è un sale a trasferimento di carica: nel 1960 fu possibile osservare che il TCNQ (tetraciano-chinodimetano) formava dei complessi cristallini per trasferimento di un elettrone da parte di un donore (che poteva essere un metallo o un' altra entità chimica ossidabile) verso lo stesso TCNQ, dando vita ad un radicale-anione stabile TCNQ- che, complessato al controione positivo, risultava essere un buon conduttore elettrico. Nel 1974 fu possibile sintetizzare ed isolare il primo vero semiconduttore di origine organica combinando un elettron-donore come il TTF (tetratiofulvalene) e un elettronaccettore come il TCNQ. Il TTF fu sintetizzato per la prima volta nel 1970 e può formare un radicale-catione ossidandosi per trasferimento di un elettrone alla controparte elettronpovera, il TCNQ. Il composto organico così ottenuto, il TTF-TCNQ, presenta una conducibilità massima di 104 S/cm alla temperatura di 59 K (figura 1). 4 Figura 1 Struttura chimica del conduttore organico TTF-TCNQ Successivamente a questa scoperta la ricerca si è indirizzata verso la progettazione di nuovi donori e nuovi accettori cercando di realizzare nuovi conduttori organici. La possibilità di avere superconduttività in materiali organici fu suggerita da London nel 1937: egli avanzò l’ipotesi che i composti aromatici (antracene, naftalene…), sotto l’azione di campi magnetici opportuni, potessero essere percorsi da una corrente superconduttiva lungo gli anelli aromatici. L’esistenza dei superconduttori organici fu però teorizzata solo nel 1964 da W. A. Little della Stanford University che suggerì che la temperatura di transizione superconduttiva potesse essere aumentata fino a temperatura ambiente per macromolecole opportunamente progettate: egli suggerì che i materiali a struttura monodimensionale e bidimensionale (anisotropi) potessero essere superconduttori a temperatura più alte rispetto a quelle a cui lo sono i materiali tridimensionali convenzionali e applicò la sua teoria ai conduttori polimerici. Il meccanismo proposto da Little è fortemente legato all’effetto isotopico, uno dei principali successi della teoria BCS per l’interpretazione della superconduttività. L’interazione attrattiva tra elettroni (o buche), che è il prerequisito per la condensazione delle coppie di elettroni (coppie di Cooper) nello stato superconduttivo, per la teoria BCS dipende dalla massa degli ioni del reticolo cristallino che subiscono uno spostamento finito quando gli elettroni passano attraverso di essi (vale la relazione: Tc~M-1/2). Nel meccanismo proposto da Little c’è un’entità elettronicamente polarizzabile usata al posto del reticolo ionico polarizzabile, di conseguenza la piccola massa elettronica me porta ad un aumento di Tc dell’ordine di (M/me)1/2 rispetto a quella osservata nei comuni superconduttori. Il modello di Little si basava sull’uso di una lunga catena polimerica coniugata come quella del poliacetilene con l’innesto di gruppi laterali polarizzabili. Il primo superconduttore polimerico fu sintetizzato nel 1975 mentre solo nel 1980 fu scoperto il primo conduttore organico con proprietà superconduttive a pressione 5 atmosferica: si tratta del sale (TMTSF)2ClO4 (tetrametiltetraselenafulvalene + accettore inorganico) sintetizzato da Klaus Bechgaard e dal gruppo di ricerca francese di Jerome, Mazaud e Ribault. Il TMTSF (figura 2) è ottenuto dalla famiglia dei tetratiofulvaleni sostituendo gli atomi di zolfo con un elemento più pesante, il selenio, che stabilizza il radicale-catione, mentre come anione non si utilizza il TCNQ ma uno ione inorganico come il perclorato ClO4-. Il sale (TMTSF)2ClO4 risulta un ottimo conduttore a temperature tra 0.5-1,5 K ma ha anche proprietà superconduttive. Nonostante questo composto presenti una temperatura di transizione superconduttiva relativamente bassa (1,2 K), la sua scoperta ha accresciuto l’interesse per la superconduttività nei materiali organici. Figura 2 Struttura chimica del TMTSF Dal 1980 sono stati sintetizzati più di 400 materiali organici con proprietà di conduzione, dei quali più di 50 sono superconduttori alle basse temperature. Durante questo periodo la temperatura di transizione superconduttiva in questi materiali è aumentata: nel 1987 è stato sintetizzato il -(BEDT-TTF)2I3 (bisetileneditiolotetra-tiofulvalene + accettore inorganico) e successivamente preparato il (BEDT-TTF)2Cu(NCS)2 con una temperatura di transizione vicina ai 10 K. Anche il BEDT-TTF (figura 3) è ottenuto modificando il TTF per ottenere delle molecole complicate con quattro atomi ad aumentare la stabilizzazione dei radicali-ioni. Figura 3 Struttura chimica del BEDT-TTF Attualmente la temperatura di transizione superconduttiva dei sali molecolari va da 1,2 K a 12,6 K (a pressione atmosferica). Nonostante la loro temperatura di transizione sia relativamente bassa, le loro proprietà piuttosto inusuali li hanno resi attraenti per i 6 ricercatori: in questi materiali sono stati osservati un certo numero di stati interessanti come quello di onde di densità di carica (CDW) e di onde di densità di spin (SDW) inoltre presentano un’elevata magnetoresistenza. Quest’ultima proprietà è stata individuata nel composto (TMTSF)2PF6: agli inizi del 1997 è stato infatti scoperto che esso è in grado di resistere ad un campo magnetico di 6 tesla senza perdere le sue proprietà superconduttive. Rivolgeremo particolare attenzione ai sali monodimensionali di Bechgaard (TMTSF)2X e (TMTTF)2X e ai superconduttori bidimensionali derivanti dal gruppo (BEDT-TTF). Premettiamo alcune considerazioni teoriche che ci aiuteranno a comprenderne meglio le proprietà. 1.2 Conduttori organici anisotropi I metalli tridimensionali possono essere descritti mediante la nota teoria del liquido di Fermi, che in genere si applica a sistemi tridimensionali di elettroni interagenti. Le eccitazioni di una singola particella del liquido di Fermi sono le così dette quasi-particelle che possono essere viste come particelle cariche singole (formalmente non interagenti) circondate da una distribuzione di carica distorta. Le quasi-particelle hanno lo stesso numero quantico delle particelle libere originarie e, come esse, obbediscono alla statistica di Fermi-Dirac. Le interazioni elettrone-elettrone portano a una rinormalizzazione dei parametri cinetici come la massa effettiva e ad una vita finita delle eccitazioni di singola particella. Il modello del liquido di Fermi che si applica ai sistemi tridimensionali non è valido in una dimensione. Il modello adatto a descrivere un sistema di elettroni interagenti 1D è il modello del liquido di Luttinger. Una delle peculiarità dei liquidi di Luttinger è che le eccitazioni elettroniche elementari non sono quasi-particelle di carica e- e spin ½ ma fluttuazioni collettive a carattere bosonico i così detti spinoni e “holoni”. Queste eccitazioni di spin e di carica si propagano a differenti velocità il che porta alla separazione di spin e carica. La figura 4 mostra un semplice disegno di separazione spin-carica per un isolante antiferromagnetico, come si può vedere in un esperimento di fotoemissione. 7 Figura 4 Separazione spin-carica per un isolante antiferromagnetico 1D: nel processo di fotoemissione un elettrone viene eccitato e così una buca (holone) viene prodotta nella catena. Il salto della buca nei siti adiacenti o il salto dell’elettrone vicino nel sito vuoto porta ad un disordine magnetico (spinone). Ulteriori salti tuttavia, non causano ulteriore disordine nella catena di spin. Così la buca si separa in due difetti separati nella catena che possono essere osservati come due particelle separate. Oltre alla separazione spin-carica, una caratteristica peculiare di un liquido di Luttinger è la soppressione della larghezza spettrale in corrispondenza dell’energia di Fermi che fa intuire la possibilità dell’apertura di uno pseudo-gap. Una soppressione della larghezza spettrale è stata già osservata in molti composti 1D mediante esperimenti di fotoemissione come nei composti organici TTF-TCNQ, (TMTSF)2X e (TMTTF)2X (X=PF4, ClO4, etc.). Poiché questi composti tendono ad essere soggetti ad instabilità di Peierls o a transizioni conduttore-isolante, le caratteristiche predette dei liquidi di Luttinger non possono essere provate senza ambiguità. L’instabilità di Peierls in sistemi di elettroni 1D è indotta dalla forte interazione elettronefonone dovuta alla topologia caratteristica della superficie di Fermi nei composti monodimensionali. Per una singola catena monodimensionale di atomi la superficie di Fermi consiste di due punti k=+kF e k=-kF; per una sequenza periodica tridimensionale di catene non interagenti i punti di intersezione della banda di energia con l’energia di Fermi giacciono su due piani paralleli perpendicolari alla direzione della catena e possono essere shiftati l’uno sull’altro mediante una traslazione |k|=2kF. La sovrapposizione di parti della superficie di Fermi come risultato di una traslazione è detto “annidamento” (nestling). La superficie di Fermi e l’annidamento per sistemi di elettroni di diverse dimensioni sono illustrate in figura 5: nel caso monodimensionale la sovrapposizione o “annidamento” è perfetta mentre per un sistema bidimensionale la sovrapposizione si riduce a una linea 8 della superficie di Fermi cilindrica; per un sistema tridimensionale si riduce a un punto singolo sulla sfera di Fermi. Figura 5 Superficie di Fermi e annidamento di sistemi di elettroni di diverse dimensioni. Solo nel caso monodimensionale l’annidamento, per una traslazione |k|=2 kF è perfetto. Un conduttore monodimensionale è instabile nei confronti di distorsioni periodiche statiche del reticolo cristallino al disotto di una temperature detta di Peierls a causa della proprietà di annidamento della superficie di Fermi (instabilità di Peierls-figura 6). Figura 6Instabilità di Peierls: un sistema di elettroni monodimensionale può abbassare la sua energia totale mediante una distorsione del reticolo cristallino. Per una banda mezza-piena (a) un gap di energia si apre in corrispondenza della nuova zona di contorno (c) a causa della distorsione del reticolo. Questa distorsione apre un gap di energia nella nuova zona di contorno e così l’energia complessiva si riduce. La distorsione del reticolo provoca una modulazione della densità di carica; il nuovo stato che si forma è chiamato stato di onda di densità di carica (CDW). 9 L’annidamento della superficie di Fermi nei metalli 1D favorisce pure lo sviluppo di onde di densità di spin (SDW) ovvero una modulazione spaziale della densità di spin elettronico. In contrasto con la transizione di Peierls non si verifica nessuna modulazione della densità totale degli elettroni di conduzione o distorsione del reticolo cristallino. In relazione allo sviluppo di densità di spin si apre un gap energetico in corrispondenza di EF, e quindi si ha una transizione da conduttore a semiconduttore. Un tipico esempio di conduttore che subisce questa transizione SDW è il sale (TMTSF)2PF6. 1.3 Superconduttività non convenzionale nei materiali organici Il meccanismo della superconduttività nei superconduttori convenzionali è quello proposto da Bardeen, Cooper, e Schrieffer (teoria BCS), per il quale gli elettroni superconduttori sono accoppiati (coppie di Cooper) in uno stato di minima energia con vettore d’onda totale nullo (cioè momento totale uguale a zero) e spin totale nullo (cioè stato di singoletto) da una interazione debole degli elettroni di conduzione con i fononi cioè i modi normali di vibrazione del reticolo cristallino (si parla di accoppiamento debole). Il momento angolare orbitale relativo delle coppie può avere valore 0"("onda-s") ma anche 1"("onda-p"), 2"("onda-d"), e così via. Per massimizzare l’attrazione tra gli elettroni e i fononi, le coppie di Cooper nelle teoria BCS si muovono nel più semplice canale di onda-s. Pochi anni dopo che la teoria BCS fu formulata, Walter Kohn e Quin Luttinger esaminarono la possibilità che si generasse un’attrazione debole residua tra gli elettroni accoppiati in contrasto con l’insorgere della repulsione Colombiana. Trovarono che questa attrazione si ha principalmente in un canale ad elevato momento angolare in cui agli elettroni delle coppie di Cooper è impedito un avvicinamento eccessivo dalla presenza di una barriera centrifuga. In alcuni materiali pesanti (ad esempio contenenti uranio) la superconduttività può essere di onda-p (Heavy Fermion Systems). In generale tutti quegli stati superconduttivi con deviazioni dal tipo convenzionale di accoppiamento degli elettroni previsto dalla teoria BCS sono descritti dal termine “superconduttori non convenzionali”. La natura del meccanismo di accoppiamento nei superconduttori organici rimane ancora una questione aperta; evidenze sperimentali mostrano che la superconduttività organica è molto sensibile alla presenza di impurità ed anche a difetti reticolari, che possono portare alla formazione di un gap anisotropo nello stato superconduttivo. L’accoppiamento di 10 tripletto delle cariche attraverso lo scambio tra catene molecolari vicine è una possibile causa dell’apertura di un gap anisotropo nella serie dei sali (TMTSF)2X. Nel caso di un metallo tridimensionale dove la superficie di Fermi consiste di due punti a kF e -kF sono possibili due stati per gli elettroni accoppiati con momento netto q=0: superconduttivo con accoppiamento di singoletto con spin totale nullo e superconduttivo di tripletto con spin totale pari a 1. L’accoppiamento di tripletto può essere possibile nei metalli monodimensionali a causa della forte interazione di scambio ferromagnetico tra gli elettroni. Al contrario della superconduttività di singoletto, le impurità influenzano significativamente la superconduttività di tripletto e possono distruggerla completamente. Analisi sul (TMTSF)2PF6 usando radiazione X per creare difetti nella struttura, mostrano che la superconduttività svanisce quando la concentrazione dei difetti raggiunge un certo valore limite. Un aspetto della superconduttività nel (TMTSF)2X è il confine comune esistente tra la fase superconduttiva e quella magnetica. Tipicamente i campi magnetici distruggono la superconduttività perché l’energia che generano perturba la stretta interazione tra gli elettroni delle coppie di Cooper, ma quando entrambi gli elettroni hanno spin di uguale verso, quando mostrano il fenomeno dello spin di onda-p, il campo magnetico non può distruggere la superconduttività. Questo avviene perché mentre il campo magnetico può far variare l’energia totale degli elettroni, non può cambiare la differenza di energia tra di loro. Il campo magnetico critico più alto nel (TMTSF)2PF6 supera il limite paramagnetico di più del 200%. La forma anomala di Hc(T) è coerente con le più recenti previsioni del comportamento non convenzionale dei superconduttori anisotropi, inclusa la possibilità di accoppiamento di tripletto. Esaminando le proprietà elettrodinamiche dei superconduttori possiamo imparare qualcosa sull’eccitazione di elettroni dallo stato superconduttore a quello normale metallico e sulla simmetria e dimensione del gap superconduttivo, per esempio attraverso la dipendenza del gap dalla temperatura. La scala di energie pertinente con la temperatura critica in accordo con la teoria BCS è E =2 (0 K)=3,53 kBTC (con gap energetico superconduttivo); ciò vuol dire che una temperatura critica di 1 K porta a un gap energetico di circa 70 GHz. Quindi per lo studio del gap superconduttivo si usano tecniche alle microonde e metodi ottici nel range spettrale del lontano infrarosso. 11 1.4 Sali di Bechgaard (TMTSF)2X e (TMTTF)2X I sali di Bechgaard (TMTSF)2X con X- anione monovalente (PF6-, AsF6-, SbF6- o ClO4-) sono sistemi quasi-monodimensionali composti da molecole organiche disposte lungo catene a zig-zag in direzione a, separate dagli anioni X- in direzione c (figure 7 e 8). Si tratta di conduttori con una banda di conduzione riempita formalmente per ¾. Il riempimento reale è pari a ½ a causa della debole dimerizzazione delle distanze intermolecolari lungo le catene che divide la banda di conduzione in una banda piena a energia minore separata da una banda mezza piena di energia più alta da un gap detto di dimerizzazione. Figura 7 Struttura del (TMTSF)2PF6. Le molecole organiche planari sono disposte lungo l’asse a mentre in direzione c sono separate dagli anioni PF6- Figura 8 Vista lungo i piani del (TMTSF)2PF6. Le molecole del TMTSF sono orientate lungo l’asse c; nella direzione b gli atomi di selenio interagiscono a formare piani bidimensionali. 12 Questi composti oltre a mostrare proprietà superconduttive alle basse temperature, sono interessanti per diverse ragioni: molti di questi sistemi sono buoni conduttori alle basse temperature prima di diventare superconduttori; nonostante siano fondamentalmente monodimensionali, le interazioni tra le catene (la dimensionalità del sistema) possono essere modificate applicando una pressione esterna o sostituendo gli anioni; molti di questi sali presentano una transizione ad uno stato elettronico fondamentale di onda di densità di spin o di onda di densità di carica; la natura dell’anione può causare cambiamenti strutturali. Mentre il (TMTSF)2ClO4 è il solo composto che a pressione atmosferica resta conduttivo al di sotto della temperatura di 1 K, quando diventa superconduttivo, molti degli altri sali di Bechgaard vanno incontro a transizione conduttore-isolante a temperature di circa 10 K; in taluni casi la transizione può essere evitata con l’applicazione di una pressione esterna. L’applicazione di una pressione esterna provoca una variazione della dimensione prevalente delle molecole (dimensional crossover) e di conseguenza forti cambiamenti delle proprietà elettroniche. Se un materiale è formato da catene conduttive singole e ben distanziate (e dunque non interagenti) applicando una pressione esterna è possibile diminuire la distanza tra le catene causando un accrescimento delle interazioni tra le catene stesse. La dimensione da 1D diventa 2D passando attraverso la quasi-1D e infine 3D. Con il cambiamento dimensionale si verificano grossi cambiamenti nella fisica del sistema: mentre i sistemi 1D possono essere descritti come liquidi di Luttinger per i sistemi 2D e 3D ci si aspetta un comportamento da liquido di Fermi. La trasformazione dimensionale porta a variazioni delle correlazioni tra gli elettroni e delle eccitazioni fononiche, in definitiva provoca transizioni di fase, e in alcuni materiali può indurre la transizione superconduttiva. Molti dei sali di Bechgaard (TMTSF)2X diventano superconduttivi sotto una pressione esterna, con una temperatura massima di transizione superconduttiva di 1-2 K. La stessa transizione dovuta agli effetti della pressione può essere indotta dalla pressione chimica ovvero dalla eventuale sostituzione di atomi: la sostituzione dell’anione X- (-PF6-, AsF6-, SbF6- o ClO4-) porta alla formazione di sistemi conduttori alcuni dei quali mostrano proprietà superconduttive; anche dalla sostituzione degli atomi di selenio nelle molecole di 13 TMTSF è possibile ottenere altri sali a trasferimento di carica, in particolare la serie isostrutturale dei sali (TMTTF)2X. La grande varietà di stati fondamentali dei composti del (TMTSF)2X e del (TMTTF)2X con diversi anioni X- può essere descritta da un diagramma di fase (T-P) (figura 9). Figura 9 Diagramma di fase (T-P) dei sali quasi-1D (TMTSF)2X e (TMTTF)2X. A seconda della pressione esterna o chimica (dimensioni dell’anione X-), c’è una grande varietà di stati fondamentali: stato isolante con localizzazione di carica (LOC), stato d’ordine di carica (CO), stato di spin-Peierls (SP), antiferromagnetico (AFM), stato di onde di densità di spin (SDW) e stato superconduttivo(SC). Come mostra il diagramma di fase, i composti alla sinistra del diagramma sono isolanti al disotto della temperatura ambiente mentre quelli alla destra del (TMTTF)2Br mostrano un esteso intervallo di temperature nel quale hanno comportamento conduttivo. La causa del comportamento isolante in molti di questi composti deve essere ricercata nel ruolo comune che svolgono la repulsione elettronica e la bassa dimensionalità. Un aspetto fondamentale del diagramma è l’esistenza di una grande varietà di stati fondamentali esistenti al disotto dei 20 K. Per esempio, il composto (TMTSF)2PF6 mostra un comportamento conduttivo sopra la temperatura TP=12 K, con un crossover da 1D a 2D al crescere della temperatura; sotto TP si assiste alla formazione di onde di densità di spin. Applicando una pressione esterna P le proprietà del (TMTSF)2PF6 possono essere variate sistematicamente: variando la pressione esterna questo composto può esplorare tutta la serie di stati fondamentali. Per P>=7 kbar il composto è conduttivo fino a circa 1 K, con un crossover dimensionale da 1D a 2D, e infine a 3D al decrescere della temperatura; 14 sotto circa 1 K il materiale diventa superconduttivo. Riportiamo in figura 10 l’andamento della resistività elettrica del (TMTSF)2PF6 con la temperatura a diverse pressioni. Figura 10 Resistività del (TMTSF)2PF6 a diverse pressioni (la corrente percorre il campione in direzione parallela alle catene molecolari) Effetti simili a quelli indotti dalla pressione esterna sono provocati dalla sostituzione dell’anione X- con atomi di grandezze differenti cioè dalla pressione chimica. Ad esempio (TMTSF)2ClO4 si comporta come (TMTSF)2PF6 sotto una pressione esterna: è conduttivo fino a temperature basse mentre diventa superconduttivo a TC=1,2 K. Comparati ai composti (TMTSF)2X, i sali (TMTTF)2X sono più monodimensionali poiché le interazioni tra catene molecolari vicine sono più deboli. La dimensionalità ridotta porta ad instabilità del sistema elettronico e influisce sulle proprietà di trasporto di carica e su quelle magnetiche. Comunque, applicando una pressione esterna o una pressione chimica avviene un crossover dimensionale verso dimensioni maggiori. I parametri cruciali che determinano lo stato fondamentale restano quindi la pressione chimica da un lato e la pressione esterna dall’altro. Diversi studi hanno stabilito che questi materiali sono superconduttivi nel senso convenzionale di esibire sia resistenza nulla al trasporto di carica che espulsione del flusso magnetico (effetto Meissner). Comunque il meccanismo della superconduttività risulta ancora incompreso. Come mostrato dal diagramma di fase, il (TMTSF)2ClO4 se raffreddato rapidamente diventa superconduttivo a 1,2 K; il (TMTSF)2PF6 d’altro canto necessita di una pressione 15 esterna di 6,5 kbar per diventare superconduttivo. Focalizzeremo la nostra attenzione sul (TMTSF)2ClO4 perché è il solo composto sul quale sono stati condotti un gran numero di esperimenti come le misure del calore specifico. Figura 11 Andamento del calore specifico con la temperatura per il (TMTSF)2ClO4 La curva C(T) (figura 11) mostra infatti una evidente anomalia in corrispondenza di una temperatura di circa 1,2 K. Sopra gli 1,22 K il calore specifico obbedisce alla relazione classica valida per i metalli: C/T = + T2 dove = 10,5 mJmol-1K-2. Il calore specifico subisce un salto quando si ha: C/Tc = 1,67. L’andamento di C(T) nello stato superconduttivo porta alla determinazione di un campo critico termodinamico Hc= 44 ± 2 Oe e ad un gap di singola particella 2 = 4 K che si deprime alla velocità di 1,1 mK/Oe-1 quando un campo magnetico viene applicato lungo l’asse c. Il carattere anisotropo della struttura elettronica di questo composto, noto per l’anisotropia dei dati ottici, si riflette in una severa anisotropia dei campi critici HC2 misurati lungo le tre direzioni principali della struttura. 1.5 Conduttori organici bidimensionali: i sali (BEDT-TTF)2X I conduttori organici bidimensionali sono cristalli molecolari conduttivi a temperatura ambiente. Per raffreddamento alcuni di questi cristalli diventano superconduttivi sotto i 13 K, alcuni restano conduttivi, altri vanno incontro a transizione conduttore-isolante. 16 Figura 12 Struttura cristallina schematica di un conduttore organico basato sul BEDT-TTF. In rosso è evidenziata una singola molecola di BEDT-TTF. I cristalli sono composti di strati di molecole di BEDT-TTF (bisetileneditiotetratia-fulvalene) (figura 12) disposti tra due strati di anioni. Gli orbitali elettronici degli anelli aromatici del BEDT-TTF si sovrappongono formando una banda di conduzione. Lo strato di anioni dona elettroni alle molecole di BEDT-TTF, fornendo una carica negativa di circa 0,5 e- per molecola di conseguenza la banda di conduzione risulta solo parzialmente piena e il materiale diventa conduttivo. Le proprietà di conduzione si osservano solo all’interno degli strati mentre in direzione perpendicolare lo strato isolante di anioni blocca il trasferimento di carica; per questa ragione questi materiali sono chiamati conduttori bidimensionali. La storia di questi materiali è un esempio eccitante di come una teoria fisica può aprire un nuovo campo della fisica dello stato solido e portare alla scoperta di nuovi materiali. Nel 1964 fu pubblicato da Little lo studio che prediceva la superconduttività a temperatura ambiente nelle molecole organiche (polimeri a quel tempo) ricche di elettroni; ironicamente lo scritto era fondamentalmente sbagliato in quanto riguardava strutture monodimensionali, che possono essere conduttive alle alte temperature ma che presentano sempre uno stato fondamentale isolante. Comunque, gli scienziati dei materiali cominciarono a lavorarci sopra, e nel 1979 fu scoperta la superconduttività nei cristalli quasi monodimensionali (i sali di Bechgaard ) e nel 1984 apparve il primo conduttore organico bidimensionale a pressione atmosferica: il -(BEDT-TTF)2I3. Cambiando i parametri chimici e fisici dei cristalli la temperatura della transizione superconduttiva è cresciuta fino a 12 K per il -(BEDT-TTF)2Cu[N(CN)2]Br. Questi materiali sono di grande interesse sia per i fisici teorici che sperimentali non solo per le proprietà superconduttive, ma anche perché sono modelli ideali di superconduttori bidimensionali. E’ stato proposto recentemente, che gli stati fondamentali osservati nei 17 conduttori basati sul BEDT-TTF cioè la superconduttività, uno stato isolante d’ordine di carica, e le deviazioni dal comportamento di Drude nello stato conduttivo, sono tutti legati allo stesso effetto: forti interazioni elettrone-elettrone. Come risultato, un piccolo cambiamento della distanza di correlazione tra gli elettroni che formano le coppie, porta a un cambiamento dello stato fondamentale del sistema. Un esempio è il diagramma di fase in figura 13, dove è mostrata una dipendenza dello stato fondamentale dal rapporto tra la repulsione elettronica e la larghezza di banda; le frecce suggeriscono le posizioni dei materiali studiati più di recente. Figura 13 Diagramma di fase proposto per un conduttore organico con una banda di conduzione riempita per ¼. Le frecce indicano i composti: -(BEDT-TTF)2MHg(SCN)4 (M=Tl, K, NH4) e -(BEDTTTF)2I3. Gli aspetti caratteristici di ciascuno stato fondamentale si osservano bene negli spettri di conducibilità ottica (figura 14) ottenuti attraverso misure di riflettanza. Nello spettro dell’ (BEDT-TTF)2I3 è presente uno stato isolante a temperature inferiori a T=135 K. Un gap superconduttivo di 25 cm-1 si osserva sotto Tc=8 K per l’ t-(BEDT-TTF)2I3. Nello spettro di questo materiale e del superconduttore (Tc~1 K) -(BEDT-TTF)2NH4Hg(SCN)4 è presente un evidente picco di Drude nello spettro dello stato normale a bassa frequenza. Di maggior interesse sono i sistemi -(BEDT-TTF)2MHg(SCN)4 (M=K, Tl): la conducibilità in corrente continua mostra che sono conduttivi sotto i 4 K, mentre nello spettro ottico appare uno pseudo-gap in corrispondenza di 300 cm-1 sotto i 100 K. Questo viene interpretato come una evidenza delle fluttuazioni dell’ordine di carica legate alla transizione di fase; parte del sistema elettronico diventa ordinato, mentre uno stretto picco di Drude è responsabile della conducibilità metallica. Quindi questi risultati supportano il diagramma di fase ipotizzato. 18 Figura 14 Conducibilità ottica di alcuni composti organici con banda di conduzione riempita per ¼. Anche più di 10 anni dopo la loro scoperta la questione se lo stato superconduttivo è del tipo convenzionale BCS rimane controversa. Vari esperimenti volti a esaminare lo stato superconduttivo dei sali del BEDT-TTF indicano deviazioni da quanto ci si aspetta dall’accoppiamento debole tra gli elettroni. Il campo critico mostra un comportamento inaspettato alle basse temperature mentre molte misure del calore specifico esibiscono una strana dipendenza dalla temperatura (come T3), tuttavia altri esperimenti trovano il calore specifico in accordo alla teoria BCS. Questi esperimenti sono stati interpretati in termini di accoppiamento di tripletto, transizioni di onde di densità di spin sotto TC, e transizioni vetrose di vortice come ci si aspetta da uno stato fondamentale con un accoppiamento elettronico a più alto momento. Misure di magnetizzazione a bassa frequenza con Hac parallela agli strati molecolari, portano ad una inusuale profondità di penetrazione lungo il piano bc, e una dipendenza da T2 suggerisce un maggiore accoppiamento dei momenti. Studi della magnetizzazione reversibile, comunque, mostrano l’evidenza di un accoppiamento convenzionale alla Cooper. I modi più diretti per valutare il gap superconduttivo sono esperimenti di tunneling e ottici. Mentre le prime misure degli spettri da tunneling nello stato superconduttivo mostrano chiaramente una struttura a gap, nonostante questo sia più largo di quanto ci si aspetta, 19 misure di assorbimento ottico del (BEDT-TTF)2Cu(NCS)2 a temperature di circa 6 K non mostrarono alcuna indicazione di una transizione superconduttiva per frequenze basse (approssimativamente di 10 cm-1). Questa discrepanza non è stata risolta fino ad adesso e ulteriori indagini sono necessarie. Sarebbe molto interessante studiare la dipendenza dalla temperatura del gap e la sua dipendenza dal campo magnetico esterno. Recentemente sono state condotte misure di riflettanza nel vicino infrarosso del superconduttore organico at-(BEDT-TTF)2I3 fino a frequenze di 10 cm-1 (figure 15 e 16). Nello stato superconduttivo si apre un gap energetico a 25 cm-1 che corrisponde a 2 /kBTc=4,4 in accordo con un accoppiamento moderato. Figura 15 Conducibilità relativa dell’at-(BEDT-TTF)2I3 Figura 16 Riflettanza e conducibilità dell’ at-(BEDT-TTF)2I3 20 2 Fullereni e nanotubi 2.1 Fullereni Si è ritenuto a lungo che diamante e grafite fossero le uniche forme allotropiche del carbonio, tuttavia era noto da tempo che alcune particolarità degli spettri di assorbimento delle regioni interstellari erano da attribuire alla presenza di grosse molecole di carbonio. Allo scopo di generare tali molecole in laboratorio, Kroto et al. (1985) hanno studiato gli spettri di massa di vapori di carbonio ottenuti da cristalli di grafite con laser ad alta energia. Con sorpresa furono osservati picchi di massa da attribuirsi a varie specie di carbonio in fase vapore: la più abbondante tra queste specie era un cluster costituito da 60 atomi di carbonio in una struttura regolare ed elegante. Questo cluster C60 ha la forma di una gabbia sferica cava, di diametro 7.1 Å, formata da atomi di carbonio triconnesso (approssimativamente ibridizzato sp2) uniti a formare una rete chiusa di 12 pentagoni e 20 esagoni (figura 1), esattamente come un pallone da football. Figura 1 Disposizione degli atomi di carbonio nella molecola di C60. Per la somiglianza di tali molecole con le cupole geodetiche disegnate in precedenza dal famoso architetto americano Buckminster Fuller la nuova forma allotropica del carbonio fu denominata fullerene (il nome completo è in realtà buckminsterfullerene) o più semplicemente “buckyball”. Oggi sappiamo che essa è solo uno dei costituenti di una più grande famiglia di molecole a gabbie di atomi di carbonio del tipo Cn chiamate genericamente “fullereni”. Questi, in generale, si presentano come "poliedri sferici " che 21 contengono sulla superficie cicli a sei membri e cicli a cinque membri (questi ultimi sempre isolati, cioè completamente circondati da anelli a sei membri). Assieme alla molecola di C60, la seconda specie a gabbia predominante nei vapori di grafite è C70, con 70 atomi di carbonio a forma di palla da rugby (figura 2). Figura 2 Due modalità di rappresentazione della molecola di C70. Altre specie interessanti della famiglia (e.g. C76, C78, C84) sono state identificate di recente. Si possono poi ipotizzare fullereni sempre più grandi come, ad esempio, le tre gigantesche molecole (C240, C540 e C960) illustrate in figura 3. Figura 3 Fullereni giganti C240, C540 e C960. Pur essendo C60 una specie stabile, inizialmente non fu possibile studiarla in laboratorio fino al 1990, poiché non c’era ancora modo di ottenere quantità sufficienti di materiale. Un completo cambiamento della situazione si verificò nel 1990, quando W. Krätschmer e D. 22 Huffmann trovarono un semplice metodo di laboratorio per preparare in poche ore milligrammi di C60 e C70. Data la disponibilità del materiale, le ricerche nell’area si sono sviluppate in modo esplosivo, con un entusiasmo nel mondo scientifico paragonabile solo a quello per la scoperta dei superconduttori ad alta Tc nel 1987. Gli studi sono stati focalizzati in particolare sulle molecole di C60 e C70 che sono state caratterizzate dal punto di vista della struttura cristallina, delle spettroscopie UV-visibile, NMR, IR e Raman, nonché della microscopia elettronica ad alta risoluzione. A temperatura ambiente, lo spettro 13 C NMR di C60 mostra un solo segnale, indicando l’equivalenza di tutti gli atomi di carbonio. Le distanze di legame nel fullerene cadono in due gruppi, 1.40 Å per i legami C-C che uniscono (che sono in comune tra) due esagoni, e 1.45 Å per i legami che uniscono (che sono in comune tra) un esagono e un pentagono; tutti i pentagoni in C60 sono isolati (in quanto completamente circondati da esagoni). Confrontando questi valori con normali legami singoli e doppi in composti organici, 1.54 Å e 1.33 Å, rispettivamente, osserviamo che i legami C-C in C60 sono di ordine di legame intermedio. Queste distanze di legame, sono anche intermedie tra quelle del diamante e quelle della grafite (C-C 1.39 Å). Il diamante è un perfetto isolante mentre la grafite è un conduttore; C60 è un isolante con gap di banda di 2.2 eV. Non è sorprendente che nel C60 cristallino le molecole si dispongano secondo i principi degli impacchettamenti compatti. A temperatura ambiente, C60 ha una struttura fcc, con a = 14.17 Å, in cui le molecole C60 mostrano un certo disordine orientazionale, legato alla forma sferica delle molecole che possono orientarsi casualmente. La simmetria icosaedrica, Ih, di C60 rappresenta la massima simmetria puntuale possibile per la molecola. La separazione tra molecole di C60 adiacenti si può calcolare come metà della diagonale di faccia della cella cubica, cioè a 2/2 = 10.0 Å. Il “diametro da sfera rigida” della molecola C60 è calcolato pari a 7.1 Å, il che lascia un gap di 2.9 Å tra molecole adiacenti per le interazioni di van der Waals. 23 Figura 4 Struttura cristallina cubica a facce centrate del C60. Poiché le molecole C60 non sono esattamente sferiche, esse si dispongono in modo più ordinato ad una temperatura al di sotto dei 249 K, dando luogo ad una fase più cristallina. La forza spingente che porta alla situazione ordinata è l’ottimizzazione del legame tra molecole di C60 adiacenti. In particolare, considerando la struttura in una data direzione [110] dell’impacchettamento compatto, un legame corto C-C (elettron-ricco) che unisce due esagoni in una molecola C60 punta direttamente al centro di un pentagono (elettrondeficiente) su una seconda molecola C60 (figura 5). Questa disposizione delle molecole da un lato minimizza le sovrapposizioni dirette C-C, ma dall’altro rende massime le interazioni donatore-accettore tra molecole adiacenti. Figura 5 Lunghezze di legame nella molecola di C60. Anche altri fullereni, come C70, formano strutture compatte, anche se le molecole non hanno forma sferica. La molecola C70 è ellissoidale (con un asse lungo di 8.34 Å e un asse corto di 7.66 Å), ma nei cristalli, a temperatura ambiente, gli ellissoidi sono in grado di ruotare liberamente generando entità mediamente quasi-sferiche, che formano una struttura fcc con a = 15.01 Å. 24 I fullereni dal punto di vista tecnico rientrano in una categoria più ampia di superconduttori detti appunto superconduttori organici, che fanno parte della famiglia dei conduttori organici comprendente: • • • sali molecolari; polimeri; nanotubi al carbonio e composti a base di C60. Figura 6 I risultati raggiunti nello studio della superconduttività nel secolo scorso Il grande fascino dei fullereni e derivati nasce dalla vasta gamma di possibilità che essi offrono. Oltre alla superconduttività ad alta Tc, sono di interesse per l’impiego come ferromagneti molecolari e come trappole molecolari. C60 offre immense possibilità nella sintesi organica. Sono inoltre di interesse l’impiego in catalisi e in chimica organometallica e come parti di strutture polimeriche. 25 2.2 Nanotubi Oltre ai fullereni esistono molte altre strutture di carbonio, formate da anelli a 5, 6 e 7 membri (principalmente 6). Di fatto in seguito al C60, furono presto scoperte nuove forme. Speciale menzione si deve fare dei nanotubi di carbonio scoperti in maniera fortuita nel 1991 dal ricercatore giapponese S. Iijima, che ne ha osservato la presenza tra i prodotti secondari di fullereni. E'estremamente difficile dare una definizione precisa dei nanotubi di carbonio, soprattutto a causa dell' enorme varietà di taglie e conformazioni che essi possono avere. In generale è possibile dividere i nanotubi in due grandi famiglie: i nanotubi a parete singola (single-walled nanotubes, o SWNT) e i nanotubi a parete multipla (multi-walled nanotubes, o MWNT). I SWNT possono essere considerati, per conformazione e struttura, come degli appartenenti alla famiglia dei fullereni, mentre i MWNT sono più prossimi alla famiglia dei nanofilamenti, di cui rappresentano un caso particolare. I primi nanotubi scoperti erano essenzialmente costituiti da strati arrotolati di grafite (anelli a 6 membri) multipli concentrici, con un numero variabile di strati grafitici. Di recente sono stati anche trovati nanotubi a parete singola. I tubi sono chiusi a entrambe le estremità da anelli a cinque membri (figura 7). Figura 7 Schematizzazione di nanotubi a parete singola I tubi possono essere aperti alle estremità per ossidazione, se scaldati con piombo o bismuto all’aria, e i metalli vengono risucchiati all’interno. In assenza di ossigeno tutto ciò 26 non si verifica (l’ossigeno sembra attaccare selettivamente le estremità). L’ossidazione con acido nitrico a 900 °C apre i tubi molto selettivamente. I tubi aperti possono facilmente inglobare molte specie, come AgNO3 e AuCl3 da soluzioni acquose concentrate. Anche composti organometallici come Co(C5H5)2 sono stati introdotti all’interno di tali nanostrutture. I primi SWNT sono stati prodotti nel 1993 per mezzo di un sistema ad arco elettrico con elettrodi composti da una miscela carbone-cobalto. Un SWNT ideale può essere descritto come un tubo in carbonio formato da uno strato di grafite arrotolato su se stesso a formare un cilindro, chiuso alle due estremità da due calotte emisferiche; in base alle direzioni di arrotolamento degli strati di grafite i SWNT prendono i nomi di "armchair" e "zig-zag" (figure 8 e 9). Il corpo del nanotubo è formato da soli esagoni, mentre le strutture di chiusura (le due semisfere) sono formate da esagoni e pentagoni, come i normali fullereni. Per questa ragione i SWNT possono essere considerati come una sorta di "fullereni giganti", e sono per questo motivo chiamati anche "buckytubes". Nella realtà i nanotubi presentano spesso dei difetti strutturali o delle imperfezioni nella struttura geometrica (ad esempio la presenza di strutture pentagonali o ettagonali nel corpo del tubo) che deformano il cilindro. Figura 8 Nanotubo "armchair" Figura 9 Nanotubo "zig-zag" 27 I MWNT sono nanotubi formati da più SWNT concentrici, e vengono perciò chiamati nanotubi "a parete multipla". Possono essere presenti dei legami tra le varie pareti (lip-lip interactions) che sembra stabilizzino la crescita di questi nanotubi (figura 10). Il diametro dei MWNT è di norma maggiore di quello dei SWNT, e cresce con il numero di pareti, potendo arrivare fino a qualche decina di nanometri. Il confine tra i nanotubi a pareti multiple e i nanofilamenti non è molto ben definito, e un MWNT di grandi dimensioni può essere considerato come un caso particolare di fibra tubolare. L' eventuale presenza di un grande numero di difetti strutturali o di interazioni tra pareti all' interno del tubo rende ancora più labile questa separazione. I MWNT hanno spesso un grande numero di imperfezioni nella loro struttura, e mostrano un' estrema varietà di forme nella loro zona terminale. Figura 10 Immagini di DWNT (double wall nanotube) con e senza interazioni tra pareti. La struttura elettronica dei nanotubi è molto simile a quella della grafite, dotata di buone capacità di conduzione in direzione planare, e sarebbe quindi lecito aspettarsi un comportamento simile da parte dei nanotubi. I nanotubi hanno invece mostrato delle sorprendenti proprietà di conduttività che cambiano secondo la loro geometria: i SWNT "armchair" mostrano un comportamento metallico, gli altri un comportamento da metallo o da semiconduttore a seconda dei casi. E' stato anche notato che, in determinate condizioni, gli elettroni possono passare all' interno di un nanotubo senza scaldarlo (fenomeno chiamato "conduzione balistica"). Queste proprietà rendono i nanotubi molto interessanti per lo sviluppo di "nanocavi" o "cavi 28 quantici", che potrebbero sostituire il silicio nel campo dei materiali per l' elettronica, e consentire il passaggio dalla microelettronica alla nanoelettronica. Per fare ciò occorrerebbe però sviluppare una tecnica di produzione di nanotubi di forme e dimensioni diverse e strettamente controllabile, cosa che al momento è ancora impossibile. Le proprietà di conduzione dei nanotubi può essere variata "drogandoli", ovverosia inserendo nella loro struttura degli atomi di azoto e di boro (figura 11). Figura 11 Immagine di un nanotubo formato di atomi di azoto e boro. Tra i risultati più interessanti in questo campo c' è un nanodiodo formato da due nanotubi (di cui un conduttore e un semiconduttore) fusi tra loro, che agisce come un normale diodo, facendo passare la corrente in un senso e non nell' altro. Un' altra possibile applicazione della proprietà di conduzione dei nanotubi è il loro uso come cannoni elettronici per la produzione di schermi al plasma ad altissima definizione. 2.3 Struttura elettronica della molecola di C60 Prima di approfondire le proprietà elettroniche del solido è importante dare uno sguardo alla struttura elettronica di una singola molecola di C60 . Una molecola di fullerene ha 240 elettroni di valenza, ma ciascun atomo di carbonio ha tre legami con gli atomi vicini, utilizzando 180 elettroni per questo scopo. L’energia di questi elettroni è ben al di sotto del livello di Fermi: essi stabilizzano la struttura ma non contribuiscono alla conduzione. I restanti 60 elettroni sono sistemati sulla molecola negli orbitali elettronici che scaturiscono dagli orbitali molecolari nei legami C-C. Ci troviamo in una situazione molto simile al caso della grafite con due importanti differenze. 29 Prima di tutto i tre legami attorno all’atomo di carbonio nel C60 (così come in ogni altra molecola di fullerene) non formano un piano. Quindi se nella grafite gli elettroni hanno la stessa probabilità di trovarsi sopra o sotto il piano, nei fullereni gli elettroni tendono a passare più tempo fuori che dentro la gabbia. Inoltre nel C60 le lunghezze di legame C-C non sono uguali; gli elettroni non sono esattamente delocalizzati intorno ai sei membri dell’anello di carbonio (come nel benzene o nella grafite), ma sono distribuiti su 30 orbitali elettronici che sporgono dalla molecola di C60. Le altre 60 orbite a minor densità elettronica collegano coppie carbonio –carbonio con lunghezze di legame più ampie. La sovrapposizione tra questi orbitali su molecole adiacenti determina le proprietà della banda elettronica di conduzione tipiche dei solidi drogati. Dieci elettroni dei 60 non interagenti vengono sistemati negli orbitali hu, f1u e f1g (in ordine di energia crescente). Le degenerazioni di questi livelli energetici sono rispettivamente 10, 6 e 6. Ciò significa che lo stato hu è completamente occupato dagli ultimi 10 elettroni che è dunque il più alto orbitale molecolare occupato HOMO (Highest Occupied Molecular Orbit), e il livello f1u diventa il più basso orbitale molecolare non occupato LUMO (Lowest Unoccupied Molecular Orbit). Il gap tra i due livelli energetici è di circa 2eV. Nello stato solido le bande che si originano dalla sovrapposizione degli orbitali molecolari HOMO e LUMO sono le più importanti, per ciò che riguarda il fenomeno della conduzione, poiché sono i più prossimi alla superficie di Fermi. Nel solido di C60 la banda LUMO ha un ampiezza di circa 0.5 eV, inferiore di molto all’ampiezza del gap HOMO-LUMO. Il materiale puro è dunque un isolante con una banda derivante dal livello HOMO completamente piena. Nei composti di metalli alcalini MnC60 o in altri materiali drogati gli elettroni donati vanno a collocarsi nella banda LUMO consentendo il fenomeno della conduzione. Secondo il modello delle bande tali composti dovrebbero avere un comportamento metallico per ogni 0<n<6 (corrispondenti ad una banda parzialmente piena). Diversi esperimenti contraddicono tale assunzione teorica. L’interazione tra elettroni e fononi e quella elettrone-elettrone possono modificare o cambiare drasticamente i risultati della teoria delle bande. E’ possibile studiare l’evoluzione delle proprietà elettroniche dei fulleruri a base di elementi alcalini a partire dagli andamenti della resistività di un cristallo di C60 drogato con atomi di potassio in funzione della temperatura ricavati sperimentalmente. 30 Kn C60 con n=1 ed n=3 ha un comportamento metallico in un ampio intervallo di temperature. Per n=4 e n=6 il materiale è un semiconduttore. La semplice teoria delle bande prevedeva invece un comportamento metallico per 0<n<6. 2.4 C60 e i suoi derivati In un solido a impacchettamento compatto costituito da grandi molecole organiche, come le molecole di C60 le cui dimensioni lineari sono all’incirca dieci volte più grandi di un qualsiasi atomo, c’è di solito molto spazio vuoto a disposizione: altri atomi, ioni o molecole più piccole possono dunque posizionarsi facilmente in questi vuoti. Le strutture compatte hanno infatti cavità ottaedriche e tetraedriche, e nei cristalli molecolari di fullerite questi siti sono abbastanza grandi da poter essere occupati dai cationi alcalini di grandi dimensioni. La molecola C60 reagisce con i metalli alcalini a dare fulleruri (cristalli di fullerite drogati con elementi alcalini e alcalino-terrosi tipo Na, K, Rb, Cs, Ca, Sr e Ba) di formula generale M3C60 in cui tutti i siti interstiziali T+, T- e O sono occupati (figura 12). Figura 12 Schematizzazione dei fulleruri. La molecola di fullerene può essere quindi considerata un’unità costruttiva per i conduttori organici in quanto consente di preparare, a partire da uno stesso composto organico, una grande varietà di materiali (veri e propri metalli molecolari) con una struttura di base simile ma con differenti proprietà elettroniche. Il fullerene C60 risulta stabile, ha una struttura vibrazionale ed elettronica piuttosto ricca e gli orbitali molecolari parzialmente vuoti possono formare bande elettroniche nello stato solido, il che è alla base dei fenomeni di conduzione. Poiché i legami C-C nel fullerene 31 sono insaturi, ci sono numerosi stati elettronici pronti ad accettare elettroni provenienti da opportuni donori: i metalli alcalini e alcalino-terrosi appunto. Questi materiali sono metallici poiché gli elettroni dei metalli sono trasferiti alla banda di conduzione della rete di atomi in C60, che per esempio nel caso di M3C60 risulta semi-occupata. A basse temperature molti di questi materiali diventano superconduttori. La scoperta della superconduttività nei fulleruri a base di metalli alcalini risale al 1991 anno in cui Robert Haddon e Bell Labs riscontrarono la transizione a superconduttore K3C60 alla temperatura di 18 K. Uno dei valori più alti di temperatura critica Tc (a cui si ha la transizione da metallo a superconduttore) nei fulleruri è stato osservato di recente (1999) nel composto Tl2RbC60 ed è pari a circa 45 K. Questi cristalli così ottenuti, sono superconduttori a una temperatura molto maggiore degli analoghi intercalati di grafite: fra 30 e 40 K (fra –230° e –240° C), meno dei superconduttori ad alta Tc, ma molto più della grafite intercalata (che diventa superconduttrice a meno di 1 K) e anche del miglior superconduttore tradizionale (23 K). Esistono altri fulleruri con diversi patterns di occupazione dei siti intersiziali, che portano a strutture tipo NaCl o sfalerite in MC60 e tipo fluorite in M2C60. E’ anche possibile aumentare il numero di ioni M per C60 oltre 3; in M4C60 (M = Na), si hanno clusters Na4 in siti ottaedrici. Si arriva anche a M6C60, in cui l’impacchettamento delle molecole C60 cambia da fcc a bcc (infatti la struttura bcc ha un gran numero di siti interstiziali disponibili). E’ molto interessante il fatto che nella famiglia MnC60 le proprietà elettroniche variano da isolanti a metalliche, fino alla superconduzione, in funzione del valore n. La struttura a gabbia della molecola di C60 offre due altre possibilità di drogaggio (figura 13): • mediante inserimento di un atomo M estraneo all’interno della gabbia (endohedral doping); • mediante sostituzione di uno o più atomi di carbonio nella gabbia di C60 con atomi aventi una diversa struttura elettronica (exohedral doping). 32 Figura 13 Esempi di endohedral ed exohedral doping nella molecola di fullerene Nel primo caso si ottiene una supermolecola MC60, nel secondo caso il composto C59M. Uno degli aspetti che ha suscitato subito interesse è il tentativo di incorporare un atomo estraneo nella cavità sferoidale. In via di principio, si può pensare di intrappolare un’ampia varietà di atomi metallici in queste cavità. Per la preparazione della supermolecola MC60 (dove M sta per N, P, Li, Ca, Na, K, Rb) bisogna ricorrere a metodi che implicano forze notevoli in cui gli ioni o atomi vengono accelerati e impiantati nella gabbia. Gli ioni devono avere energia sufficiente ad aprire la gabbia ed entrarvi. La prima collisione dovrebbe assorbire e ridistribuire gran parte dell’iniziale energia cinetica così che l’atomo una volta entrato nella gabbia non ne può più uscire. Con tecniche di questo tipo si possono preparare solo piccole quantità di prodotto, quantità maggiori possono essere preparate mediante co-evaporazione (tipica tecnica utilizzata per la produzione del fullerene). Ricerche e studi hanno dimostrato che l’atomo introdotto all’interno della molecola di fullerene non sempre trasferisce la sua carica alla gabbia (se tale atomo resta neutro allora resta al centro della gabbia come nel caso di NC60). Composti come LaC60 sono molto interessanti in quanto il completo trasferimento di carica da La alla gabbia di C60 porta alla formazione di una molecola carica trivalente (secondo alcuni studiosi il cristallo di LaC60 dovrebbe essere un superconduttore stabile in aria). Un esempio di fulleruro ottenuto per “exohedral doping” è il C59N (azafullerenes) in cui un atomo di carbonio viene sostituito da un atomo di azoto con conseguente addizione di un elettrone sulla gabbia. Ciò comporta localmente un cambiamento della struttura, riduce la simmetria della molecola e separa gli orbitali elettronici degeneri; inoltre questa sostituzione chimica rende la molecola molto reattiva grazie alla sua alta affinità elettronica. 33 2.4.1 Superconduttività in M 3 C60 L’importanza della struttura sulle proprietà di superconduzione è ben dimostrata nel caso dei metalli molecolari, che includono i solidi C60 drogati da metalli alcalini, di stechiometria M3C60. Il solido M3C60 presenta un impacchettamento cubico compatto, con gli atomi M in tutte le cavità ottaedriche e tetraedriche. Memori della stabilità di C5H5-, ci si può attendere che C60, che contiene anelli a cinque, abbia notevole tendenza ad attirare elettroni. Di fatto, il sistema di livelli secondo il metodo di Hückel (figura 14, i numeri a destra indicano le degenerazioni) permette di accomodare facilmente sei elettroni aggiuntivi, a dare un semiconduttore (banda piena f1u). Con tre elettroni si ottiene una banda semi-piena per M3C60 che rende il materiale non solo metallico ma anche superconduttore, con un’alta Tc di 35 K nel caso M3 = Rb2Cs. Figura 14 Il sistema dei livelli energetici secondo il metodo di Hückel. Sin dalla scoperta della superconduttività nei fulleruri gli studi sono stati focalizzati in particolare su M3 C60. Un notevole impegno è stato posto per la determinazione della resistività intrinseca e della sua dipendenza dalla temperatura attraverso misure sia su di un film sottile che su di un singolo cristallo. I più bassi valori di resistività per il sistema K3 C60 è di circa 1m ·cm, da cui si ricava un valore del cammino libero medio del trasportatore di carica di circa 3.5 , valore inferiore alla distanza C-C tra due molecole adiacenti di C60. Procedendo verso le alte temperature (T>500K) la resistività intrinseca non mostra una tendenza alla saturazione e inoltre il cammino libero medio raggiunge valori prossimi alla distanza di legame C-C. Un comportamento apparentemente metallico con un libero cammino medio più piccolo della distanza reticolare è uno dei problemi 34 irrisolti della fisica dello stato solido (anche altri sistemi come i cuprati e i manganati presentano questo comportamento anomalo). A partire dal 1991 sono stati effettuati numerosi progressi nel comprendere il fenomeno della superconduzione nei composti M3 C60. Con successo è stata condotta una linea di studi sulla relazione esistente tra la temperatura di transizione superconduttiva e la distanza reticolare. In accordo con i risultati sperimentali le variazioni sostanziali del parametro reticolare per azione di modeste pressioni (10-20 kbar) sono accompagnate da una variazione significativa della temperatura di transizione. Inoltre anche mediante inserimento di differenti elementi metallici si ottiene una variazione del parametro di cella. Combinando l’azione della pressione con quella dell’inserimento di metalli alcalini è possibile ottenere variazioni continue del parametro di cella da 13.9 a 14.5 . In figura15 è illustrata la dipendenza di Tc dal parametro di cella (lato della cella cubica) che varia al variare dei droganti alcalini. Figura 15 Andamento della temperatura critica con il parametro di cella. Questo comportamento può essere ricondotto ad una semplice dipendenza della struttura a bande dalla struttura cristallina. Al crescere delle dimensioni medie del metallo M, le unità C60 vengono allontanate tra di loro. Ciò comporta, oltre all’aumento delle dimensioni di cella, una diminuzione dell’integrale di sovrapposizione tra molecole adiacenti (figura 16) che determina l’ampiezza delle bande. 35 Figura 16 Variazione dell’integrale di sovrapposizione con la distanza intermolecolare Rimanendo costante la densità integrata totale degli stati nella banda (l’area della banda), se l’ampiezza diminuisce aumenta la densità degli stati al livello di Fermi. Effetti analoghi possono essere ottenuti variando la pressione sul campione solido, per una data composizione. La riduzione della temperatura di transizione per valori sempre più piccoli del parametro di cella è in generale attribuita all’aumento dell’ampiezza della banda che comporta una diminuzione della densità degli stati al livello di Fermi. Il comportamento può essere compreso almeno qualitativamente prendendo in considerazione l’equazione che esprime la Tc nella teoria BCS: k BTC ≈ ωD 1.45 exp − 1 λ = ωD 1.45 exp − 1 ρ ( EF )V In questa equazione = (EF)V è la costante di accoppiamento elettrone-fonone, (EF) è la densità degli stati al livello di Fermi e V è il potenziale attrattivo elettrone-elettrone al livello di Fermi, Dè la frequenza di Debye. Considerando che V e D sono indipendenti dalla distanza intermolecolare e che la densità degli stati elettronici è inversamente proporzionale all’ampiezza di banda ( (EF) 1/W) e aumenta quando il parametro reticolare decresce possiamo concludere dicendo che la temperatura Tc diminuisce se il reticolo subisce una compressione. In figura 17 è riportato il grafico di lnTc contro 1000/ (EF). 36 Figura 17 Andamento di lnTc in funzione di 1000/ (EF). In termini dei parametri della teoria BCS, la superconduttività nei composti del tipo A3 C60 è caratterizzata da una costante di accoppiamento intermedia * = 1, un discreto valore del parametro di repulsione elettrone-elettrone * = 0.2 ed una frequenza fononica caratteristica individuabile nella parte più bassa dello spettro molecolare vibrazionale 200-1000 cm ln = -1 L’alta temperatura critica è quindi dovuta al fatto che, al contrario di un semplice metallo, in questo solido molecolare gli elettroni possono accoppiarsi in misura notevole ai modi vibrazionali ad alta frequenza dei fononi. Diminuendo l’ampiezza di banda al crescere della distanza tra le unità C60, vi sarà una separazione limite alla quale il modello delocalizzato diviene inappropriato e gli elettroni tenderanno a localizzarsi. Una tale instabilità elettronica tenderà non solo a distruggere la superconduttività ma anche lo stato metallico. In termini più generali, si può dire che la superconduttività, normalmente associata con una alta densità degli stati elettronici al livello di Fermi (EF), si trova spesso nei solidi in competizione con altri processi guidati dalla struttura elettronica. La cosa più interessante è che se si fanno entrare cationi alcalini di diametro maggiore nella struttura fcc del fullerene, conseguentemente si fa aumentare il parametro di cella (che risulta essere inversamente proporzionale al fattore d’impacchettamento), aumenta anche la temperatura critica, Tc, a cui avviene la trasformazione in superconduttore. Ciò è dovuto all’aumento della densità dei livelli di Fermi all’aumento della costante reticolare. 37 Figura 18 Temperatura di passaggio a superconduttore T (°K) in funzione del parametro reticolare a0 ( ) per varie composizioni del M C . La correlazione tra Tc e la costante reticolare a0 (figura 18)fa pensare che si possano ottenere materiali a più alta Tc immettendo nella struttura cristallina cationi sempre più grossi. Ci sono due potenziali problemi nell’applicare questa strategia: • Se lo ione di C60 si sposta, il flusso di elettroni si interrompe; • Se il catione diviene troppo largo per entrare negli interstizi ottaedrici e tetraedrici della cella fcc allora struttura si riorganizza, ciò porta alla perdita della superconduttività. 2.4.2 Superconduttività nel C60 puro E’ possibile osservare la superconduttività nel C60 anche senza drogaggio chimico, così come è stato dimostrato recentemente da Batlogg e collaboratori. Un elevato campo elettrico applicato perpendicolarmente alla superficie del cristallo è in grado di portare sulla superficie del cristallo un numero sufficiente di elettroni per produrre la superconduttività. L’esperimento è stato effettuato mediante un transistor ad effetto di campo FET (Field Effect Transistor). Gli elettroni all’interfaccia tra il cristallo di C60 e lo strato isolante di allumina Al2O3 diventano conducenti se il cristallo e l’interfaccia sono di elevata purezza. Il valore di Tc dipende dalla polarità e intensità del campo elettrico applicato. I risultati ottenuti per l’applicazione di voltaggi negativi hanno portato ad una temperatura critica 38 piuttosto alta di circa 52K. Poiché l’applicazione di un voltaggio negativo comporta un “hole doping” della superficie del cristallo diciamo che si è ottenuto un esempio di superconduttività nel C60 per drogaggio con buche elettroniche. La più alta temperatura critica è stata ottenuta con un drogaggio mediante tre buche elettroniche per banda HOMO nel C60. Per voltaggi positivi si ha un “electron doping” che porta a risultati del tutto in accordo con la superconduttività nel C60 drogato con metalli alcalini: la più alta temperatura critica in questo caso viene raggiunta per una banda LUMO semipiena (tre elettroni per C60), e il valore della temperatura critica è di circa 11K. 39 3 Aceni 3.1 Introduzione London fu il primo a sostenere nel 1937 che i composti aromatici, in presenza di campi magnetici, potessero esibire una corrente superconduttiva circolante lungo gli anelli aromatici, anche se il concetto di un metallo sintetico era stato precedentemente lanciato da McCoy e Moore quando proposero “di preparare sostanze composte metalliche a partire da costituenti non metallici”. Come si evince dal loro nome, l’applicazione di materiali elettronici è basata sullo speciale comportamento degli elettroni in tali mezzi. Per i materiali elettronici organici (molecolari), il comportamento di un singolo elettrone, incluso il trasporto/trasferimento di un elettrone, i processi di doping n/p, e così via, dipende principalmente dall’energia dei livelli dell’orbitale molecolare più alto occupato (HOMO) e dell’orbitale molecolare più basso non occupato (LUMO), e dalle interazioni tra orbitali. Progettando molecole con livelli HOMO e LUMO adattabili, si può aver il controllo sulle proprietà dei materiali e quindi sul comportamento dei dispositivi elettronici basati su di essi. Le molecole con bassi gap HOMO/LUMO sono di particolare importanza per la loro abilità di essere facili donatori (da HOMO) o accettori (da LUMO) di un elettrone, che è il processo basilare in tutti i dispositivi elettronici. Ci sono due strategie fondamentali per ottenere un basso gap HOMO/LUMO nelle sostanze organiche: 1) estendere la congiunzione covalenti D-A (D è un donatore di elettroni nelle molecole, 2) costruire composti , e A è un accettore di elettroni ) in cui gli orbitali HOMO/LUMO possono essere regolati in maniera relativamente indipendente. Entrambi i principi sono stati realizzati con successo nella progettazione di polimeri - coniugati. Per piccole molecole ad orbitali completi (closed-shell) un gap HOMO/LUMO stretto è una caratteristica rara, sebbene sia stato ottenuto con la prima strategia in oligo(aceni) e fullereni. Ci sono molti esempi di HOMO/LUMO gap adattabili secondo il secondo principio, come i vari derivati del tetrathiafulvalene (TTF). 40 3.2 TTF-TCNQ Il TTF-TCNQ è il prototipo dei composti a trasferimento di carica (charge-transfer) dove le bande HOMO e LUMO, rispettivamente dei donatori e accettori con orbitali non completi (open-shell), contribuiscono alla conduzione. Questo è stato anche il primo conduttore organico a presentare una larga conduttività in un ampio dominio di temperature al di sotto dei 59 K, dove si osserva una brusca transizione da metallo a isolante. Il TTF-TCNQ è un materiale comprendente pile (stacks) uniformi, parallele e isolate con orbitali che contribuiscono alle due bande di conduzione (figura 1). La sovrapposizione degli orbitali molecolari, che è più larga lungo la direzione delle pile e più debole tra di loro, rende la dispersione degli elettroni mono-dimensionale. In una prima approssimazione, l’energia dipende solo dal vettore d’onda dell’elettrone lungo la direzione b* nello spazio invertito. Figura 1 Vista laterale lungo l’asse a dell’impacchettamento molecolare lungo l’asse b. L’energia più bassa si ha nel TCNQ quando tutti gli orbitali molecolari sono in fase (a k=0 nello spazio invertito); invece la struttura a bande delle pile di TTF è al massimo dell’energia nella zona centrale (figura 2). Tale andamento a croce fa si che le bande si intersechino in un singolo vettore d’onda di Fermi, ± kf, in modo da preservare la completa neutralità. Conseguentemente tutti gli stati tra – /b e + /b sono occupati con la restrizione che tra kf e + kf gli stati occupati appartengono alla banda del TCNQ, mentre al di fuori di questo dominio appartengono alla banda del TTF. 41 Figura 2 Struttura a bande invertite del TTF-TCNQ. L’annuncio fatto nel 1973 da Heeger e il gruppo Pennsylvania della scoperta di un gigantesco picco di conduttività dell’ordine di 5x104 o 105 ( cm)-1 a 60 K, proprio sopra la brusca transizione verso lo stato isolante a temperature più basse, innescò un grande interesse in questi composti e nella conducibilità organica. Gli autori di questa scoperta suggerirono addirittura che questo enorme valore della conducibilità (superiore a quella del rame a temperatura ambiente con un numero di portatori di carica più piccolo di centinaia di volte) potesse essere ascritto tra i segni precursori di un incipiente comportamento da superconduttore. Questo primo lavoro suggerì che la transizione metallo-isolante dovesse essere la manifestazione dell’instabilità dovuta alla distorsione spontanea del reticolo con vettore d’onda 2kf, come era stato predetto da Peierls nel 1955 per un conduttore monodimensionale. Mentre l’enorme picco di conducibilità annunciato nel 1973 non sopravvisse alle indagini sperimentali effettuate da altri gruppi, si promossero i lavori nella ricerca nel campo di conduttori mono-dimensionali e conduttori organici che portarono alla scoperta della superconducibilità organica nel 1979. 3.3 Gli aceni Gli idrocarburi policiclici aromatici (PAHs) sono tra i materiali organici -funzionali più ampiamente studiati. La conducibilità intrinseca della grafite così come la scoperta negli 42 anni settanta della conducibilità in trans-poliacetilene dopato, ha stimolato l’indagine sulle proprietà elettroniche dei poliaceni (PAs); per i poliaceni più larghi, ad esempio, è stato predetto un piccolo HOMO/LUMO gap cioè un comportamento simile a quello dei conduttori organici mono-dimensionali (zero band gap semiconductor). Particolare attenzione è stata posta ai PAHs lineari composti di anelli benzenici lateralmente fusi e chiamati aceni lineari o semplicemente aceni, per la loro importanza come materiali semiconduttori organici. Nel periodo 2000-2002 l’attenzione rivolta agli aceni fu dovuta soprattutto alle diverse asserzioni sulla superconduttività degli antraceni, tetraceni, e pentaceni (Tc= 4, 2.7, e 2 K rispettivamente), alla estremamente alta mobilità nel pentacene sia delle buche (fino a 1200 cm2 V-1 s-1) che degli elettroni (fino a 320 cm2 V-1 s-1), all’iniezione laser allo stato solido basata su tetraceni e all’osservazione di un “fractional quantum hall effect” per il tetracene e il pentacene con mobilità di buche ed elettroni che supera i 104 cm2 /V*s a 2 K. 3.3.1 La struttura e le proprietà Il benzene, il più piccolo membro della famiglia degli aceni e il più stabile composto aromatico conosciuto, è stato scoperto nel 1825 ed ha dato origine a ad una famiglia di composti aromatici che rappresenta uno dei maggiori campi della chimica. Gli oligoaceni sono molecole aromatiche, ma il loro grado di aromaticità è stato oggetto di recenti dibattiti, che sembrano essere così reattive da poter esser indagate solo in teoria. Il più basso omologo, dal benzene all’antracene, può essere estratto dal carbone, mentre il più alto omologo, come il pentacene o l’esacene, può essere ottenuto solo mediante sintesi a più stadi. L’accessibilità sintetica degli oligoaceni è limitata all’esacene (figura 3-136.6), e una completa conoscenza delle proprietà elettroniche arriva al pentacene (figura 3-136.5). Alcuni risultati inerenti la sintesi di più altri omologhi, specialmente eptacene, sono stati pubblicati ma la loro sintesi rimane comunque controversa. 43 Figura 3 Aceni e oligoceni conosciuti. 3.3.2 Struttura degli oligoaceni Per descrivere la struttura elettronica dei poliaceni sulla base della determinazione degli orbitali molecolari e delle energie del monomero corrispondente – naftaline - fu usata la teoria quantitativa degli orbitali molecolari, MO. Le alte temperature per la superconducibilità e il ferromagnetismo dei poliaceni furono proposte teoricamente da Kivelson e Chapman nel 1983. Le prime indagini si incentrarono sulla predizione di quale delle tre strutture dei poliacheni - non distorta, cis-distorta o transdistorta - fosse energeticamente favorita (figura 4); ovviamente le proprietà elettroniche, la struttura della banda e le proprietà di conducibilità dei poliaceni dipendono dalla struttura preferita. Figura 4 Le tre strutture dei poliaceni. 44 3.3.3 Struttura dei poliaceni I poliaceni (così come i cicloaceni) furono descritti da Houk e coll. come costituiti da due nastri non alternati completamente delocalizzati e uniti da legami relativamente lunghi. Per i poliaceni sono stati predetti gap di banda più piccoli dei corrispondenti polieni e un livello zero (ground state) triplo per nove o più anelli benzenici. Le strutture, le energie e le altre proprietà di una serie di oligoaceni furono paragonate con quelle delle corrispondenti serie di oligoareni ad anelli del tipo fenantrene e si trovò che i composti di quest’ultima serie avevano un’energia totale più bassa di quella dei loro isomeri della prima serie. Figura 5 Esempi di oligoaceni tipo fenantrene. 3.3.4 Esempi di oligoareni ad anelli del tipo fenantrene L’aumento del numero di anelli nelle strutture PAs risulta nella successiva riduzione del gap della banda (riflessa nello spettro UV), nella riduzione del potenziale di ionizzazione e nell’aumento delle affinità nei protoni ed elettroni, che si riflette anche nella diminuita stabilità. Queste progressioni nelle proprietà dei PAs furono spiegate con la perdita sequenziale del carattere benzoidico (aromaticità). Poiché solo un anello in ogni acene può essere assegnato a tre doppi legami senza duplicazione, il numero di anelli non esagonali aumenta lungo le serie di aceni. Un altro punto di vista è stato presentato recentemente da Schleyer e coll.. Malgrado l’aumento nella reattività come risultato della benzoinanellazione (dal benzene all’eptacene), fu predetto che l’energia di risonanza degli aceni per -elettroni fosse all’incirca costante. J. Aihara analizzò la stabilità cinetica degli oligoaceni usando alcuni indici convenzionali definiti dalla teoria degli orbitali molecolari di Huckel (HMO); egli concluse che i membri più alti della serie di oligoaceni sono aromatici e spiegò la loro alta reattività usando indici convenzionali della stabilità cinetica, come l’energia di localizzazione e l’energia di separazione HOMO-LUMO. È ben noto che, eccezionalmente, tutti gli aceni, dal benzene al pentacene, così come diversi olgotiofeni e oligofenileni, cristallizzano nelle strutture a spina di pesce (figura 6). 45 Figura 6 Struttura a spina di pesce del pentacene (in alto) e del benzene (in basso). Gavezzotti e coll. analizzarono la struttura di numerosi PAHs e trovarono che tutti i composti esaminati cristallizzano in strutture a strati e che le strutture tra gli strati dipendono dalla relativa abbondanza delle interazioni C-H e C-C. Se predominano le interazioni C-H (o se il PAs contiene un numero relativamente grande di H), si trova una struttura a spina di pesce mentre con un aumento relativo di C-C, la struttura diviene più simile a quella della grafite. Generalmente gli idrocarburi aromatici mostrano una grande propensione al polimorfismo, infatti sono state scoperte diverse forme polimorfe del pentacene e per tre strutture sono disponibili i valori completi ottenuti ai raggi X. Venuti e coll. dimostrarono, in base ai calcoli sulla dinamica del reticolo, che la fase PENTACENE02 coincide con quella PENTACENE01 e confermarono che la fase PENTACENE è significativamente differente; inoltre essi suggerirono che il fattore determinante per ottenere l’una o l’altra struttura non è il metodo di crescita dei cristalli (da fase vapore o soluzione), più critiche sono la purezza del campione o la temperatura di crescita. Della Valle e coll. predissero diverse centinaia punti di minimo nella superficie di energia potenziale del pentacene cristallino che potrebbero corrispondere alle diverse strutture polimorfe, con due minimi di profondità corrispondenti alle strutture dei due tipi di polimorfi conosciuti. Calcoli effettuati da Tiago e coll. mostrarono che i gap di energia per le diverse strutture polimorfe sono leggermente differenti. Le interazioni intermolecolari sono maggiormente favorite nella crescita della struttura in fase vapore. 46 Dai risultati ottenuti con calcoli della teoria di Huckel delle strutture elettronica delle bande dei progenitori e dei derivati dei pentaceni sostituiti, si è trovato che i progenitori delle forme polimorfe del pentacene sono bidimensionali nella loro struttura elettronica della banda con dispersioni moderate. Le ampiezze di banda nell’intervallo polimorfo 14.1 Å d (la crescita in fase vapore) sono notevolmente più larghe (0.09-0.28 eV) di quelli per l’intervallo polimorfo 14.5 Å d (0.07-0.18 eV, crescita in soluzione), in accordo con le proprietà fisiche superiori trovate per l’intervallo polimorfo 14.1 Å d. Si è calcolato che la dispersione situata nella più alta banda di valenza dell’intervallo polimorfo 14.1Å d è circa 0.2 eV lungo la direzione X. La conoscenza del mezzo di trasporto dei portatori di carica nei materiali semiconduttori organici come il pentacene, è un aspetto importante e non solo d’interesse accademico, ma anche di grande rilevanza tecnica in campi promettenti come quello degli organic field effect transitors, dei diodi organici emettenti luce (OLED) o delle celle fotovoltaiche. A livello microscopico, il meccanismo di trasporto di carica può essere descritto come un processo implicante il trasferimento di un elettrone da una molecola carica ad una adiacente neutra. La mobilità dei portatori di carica, , determina il mezzo di trasporto dei portatori di carica per un dato solido semiconduttore. Le proprietà del trasporto di carica dipendono dal grado di ordine delle molecole, dalle energie e dalla sovrapposizione intermolecolare degli orbitali molecolari e dai difetti chimici o strutturali. Secondo calcoli semiempirici, in assenza di impurità o difetti, gli elettroni possono essere mobili come le buche nei cristalli di pentacene perché le funzioni d’onda sono molto simili sia per gli elettroni che per le buche (~47 meV). Si è anche concluso che il trasporto di carica nel pentacene ha un carattere dominante bidimensionale e avviene all’interno degli strati nelle direzioni che sono quasi perpendicolari ai lunghi assi molecolari. Si è stimato che le ampiezze delle bande di conduzione e di valenza nei cristalli di pentacene sono circa 588 e 608 meV, rispettivamente. Recentemente sono state calcolate le ampiezze di banda del naftalene, antracene, tetracene e pentacene e si è trovato che sono dell’ordine di 0.1-0.5eV. 47 3.4 Da isolanti a superconduttori: il caso della superconduttività indotta mediante iniezione di carica in cristalli molecolari In condizioni normali, l’antracene, il tetracene e il pentacene sono isolanti ma secondo Battlogg e coll. possono essere convertiti in superconduttori mediante un’iniezione di carica e l’abbassamento della temperatura. I cristalli organici studiati da Battlogg e coll. sono composti da 3 (antracene) a 5 (pentacene) anelli legati tra loro di atomi di carbonio. Come parti di un transistor questi materiali possono condurre elettricità, e alle basse temperature di 2-4 K la loro resistenza elettrica cade a zero. Questo comportamento superconduttivo è distrutto con l’applicazione di un campo magnetico. La resistenza nulla e l’espulsione dei campi magnetici sono le caratteristiche intrinseche di un vero stato superconduttivo. Da un articolo dello stesso Battlogg e coll. si legge: ” qui presentiamo una nuova classe di superconduttori: cristalli molecolari organici isolanti che sono resi metallici mediante iniezione di carica. I primi esempi sono il pentacene, il tetracene e l’antracene, quest’ultimo avente la più alta temperatura di transizione a 4 K”. L’approccio sperimentale seguito è quello di iniettare un’alta concentrazione di portatori di carica nei cristalli molecolari organici di alta qualità, usando una geometria tipo transistor a effetto campo (figura 7). Figura 7 Struttura schematica di un transistor field effect a singolo cristallo organico. Battlogg continua: “I nostri studi sui semiconduttori organici molecolari, come il pentacene, hanno rivelato che basse densità di difetti possono essere raggiunte in dispositivi FET e che, in aggiunta, l’energia di Fermi può essere spostata attraverso il gap di banda portando a un trasporto ambipolare. Da ciò si deduce che il segno e la concentrazione dei portatori di carica può essere variata in un ampio range. La struttura elettronica dei cristalli di poliacene è caratterizzata da un gap di energia di diversi elettron volt tra gli stati 48 derivanti da HOMO e da LUMO: antracene, 4.1 eV; tetracene, 3.1 eV; pentacene, 2.5 eV. Inoltre, si è proposto su basi teoriche, che la superconducibilità in diversi semiconduttori molecolari grazie all’accoppiamento elettrone-fonone. Qui è riportata l’osservazione di uno stato superconduttivo in un FET basato su aceni lineari, pentacene, tetracene e antracene. L’aumento della temperatura di transizione da 2 a 4 K passando dal pentacene all’antracene è in linea con l’accoppiamento elettrone-fonone che aumenta al diminuire della lunghezza della congiunzione e, perciò, sostiene l’idea della superconduttività mediante le interazioni elettrone-fonone. I superconduttori organici conosciuti possono essere classificati come composti trasportatori di carica (charge transfer compounds) e consistono di entità elettronegative ed elettropositive. In contrasto, i cristalli indagati qui sono costituiti da molecole organiche neutre, e sono isolanti quando vengono preparati altamente puri. Abbiamo trovato che il trasporto di carica nei cristalli di acene, come il naftalene, l’antracene, il tetracene o il pentacene, è dominato dall’interazione elettrone-fonone. Inoltre è stato suggerito che l’acene infinito lineare, poliacene, può mostrare superconduttività. Nel nostro approccio, abbiamo ottenuto il trasporto di carica mediante l’applicazione di una tensione di sblocco in una geometria FET piuttosto che mediante interazioni chimiche. Questo permette un preciso controllo della carica per molecola senza cambiare l’arrangiamento molecolare con i dopanti. Grazie alle loro buone prestazioni come FETs, l’antracene, il tetracene, e il pentacene sono i materiali che abbiamo scelto. Facciamo notare tra parentesi che lo strato metallico prodotto nel canale del mezzo è nel più stretto contatto con un materiale isolante (la parte isolante dello stesso materiale); questo offre l’opportunità di studiare come il dielettrico può influenzare l’accoppiamento superconduttivo”. La scoperta significante di questo studio è mostrata in figura 8: per un più alto voltaggio di sblocco, la resistenza sotto i 2 K cade a zero entro i limiti sperimentali, suggerendo una transizione a uno stato superconduttivo. 49 Figura 8 Resistenza di sblocco di uno strumento field-effect con voltaggi ai due gate in funzione della temperatura. Per alti voltaggi ai gate (Vg), quasi un elettrone per molecola il materiale diventa metallico. La resistenza decade con il diminuire della T portando ad un aumento della mobilità degli elettroni. Per una concentrazione di portatori di carica più alta (più alti voltaggi ai gate) la resistenza scende a zero sotto i 2 K, indicando così la superconduttività. Una simile transizione è osservata nel tetracene e nell’antracene alla temperatura critica di Tc=2.7 K e 4 K, rispettivamente (figura 9). Figura 9 Resistenza di sblocco di strumenti field-effect di pentacene, tetracene e antracene in funzione della temperatura. La densità di elettroni per ogni canale è all’incirca di un elettrone per molecola. 50 La figura 10 mostra un diagramma dettagliato della resistenza in funzione della temperatura e della polarizzazione del gate -gate bias- (o densità degli elettroni per molecola). Alla concentrazione di circa un elettrone per molecola, il canale FET diventa superconduttivo al di sotto dei 2 K. Dopo un brusco onset, la temperatura di transizione diventa significativamente indipendente dalla concentrazione. Comunque non è possibile raggiungere attendibilmente concentrazioni più alte a causa della rottura del dielettrico. Figura 10 Resistenza di sblocco di uno strumento field-effect di pentacene in funzione della temperature e del voltaggio del gate. Si osserva chiaramente la transizione allo stato superconduttivo al di sotto dei 2 K e per voltaggi ai gate di circa 12V. la densità elettronica per molecola è calcolabile assumendo un densità omogenea solo nel primo strato molecolare. Sul meccanismo di accoppiamento microscopico si possono solo far congetture, ma sembra che la polarizzabilità del cristallo molecolare sia un primo candidato. Assumendo un meccanismo convenzionale Bardeen-Cooper-Schrieffer con interazioni elettronefonone, e la stessa densità di stati al livello di Fermi, l’aumento di Tc dal penatcene all’antracene può essere attribuito all’aumento dell’accoppiamento elettrone-fonone con la diminuizione della lunghezza di coniugazione (o con il numero di elettroni delocalizzati), in accordo con i calcoli teorici.” Tale articolo, insieme ad altri sottoscritti sempre dal gruppo di Batlogg è stato recentemente soggetto di una indagine condotta per ordine dei Bell Laboratories, Lucent Technologies. Una commissione ha esaminato la validità dei dati associati ai dispositivi di misura descritti e in seguito ai risultati gli articoli di Batlogg sono stati ritirati. Il primo autore di tali articoli (J.H. Schon), che è il responsabile per la maggior parte degli esperimenti, desidera essere dissociato da questa ritrazione perché egli crede nella scienza presentata nei suoi manoscritti. 51 4 Materiali molecolari organici – Applicazioni 4.1 Introduzione Sali di Bechgaard, aceni e fullereni appartengono ad una classe di materiali ben più ampia la cui caratteristica fondamentale è quella di essere costituiti da molecole organiche isolate che, allo stato solido, possono ordinarsi in cristalli; questi nella generalità dei casi non sono di grandi dimensioni, inoltre, il loro insieme si presenta spesso come polvere incoerente (si pensi ad esempio al saccarosio, sostanza cristallina incapace di auto supportare una forma). E’ chiaro dunque che un uso di tali composti in ambito strutturale è totalmente da escludere; d’altra parte, i materiali funzionali emergenti a base organica sono innumerevoli essi comprendono, per citarne solo alcuni: a) I materiali conduttori, sia a base di complessi a trasferimento di carica, sia a base di polimeri conduttori ottenuti da vari monomeri eterociclici (pirrolo, tiofene, etc.) variamente funzionalizzati; b) I materiali elettroluminescenti per LED (Light Emitting Diodes), impiegati per la realizzazione di display e schermi televisivi ultrapiatti; c) I materiali emettitori nell’infrarosso, per l’industria delle telecomunicazioni; d) I materiali per la fotonica. 4.2 Materiali conduttori a base organica Le plastiche, una classe di materiali polimerici, vengono comunemente utilizzate per le loro eccellenti proprietà meccaniche, quali resistenza e flessibilità, e per il loro comportamento da isolanti elettrici. Tutti i giorni si ha modo di sfruttare queste caratteristiche: dai sacchetti per la spesa e le sedie da giardino ai rivestimenti dei fili elettrici. Il largo utilizzo dei materiali plastici è essenzialmente dovuto al loro elevato rapporto qualità-prezzo. Le unità chimiche (i monomeri) costituenti questa tipologia di materiali sono molecole organiche più o meno semplici. 52 Alla luce di quanto detto, può sorprendere che alcuni composti organici conducano la corrente elettrica, sia completamente (conduttori) sia parzialmente (semiconduttori). Figura 1 Intervallo di conduttività dei polimeri conduttori confrontato con quello dei materiali organici. Si noti che lo stesso materiale polimerico può fungere sia da semiconduttore che da conduttore a seconda del livello di drogaggio (ossidazione). La classe più ampia di questi sistemi non isolanti è quella dei polimeri coniugati conduttori (fra cui il politiofene) che, opportunamente trattati (processo di ossidazione o riduzione del polimero o -impropriamente- drogaggio), possono presentare conduttività comparabili a quelle di noti sistemi inorganici (figura 1). Figura 2 Politiofene. Figura 3 Esempi di polimeri coniugati conduttori a) Poliacetilene, b) Poli-p-fenilenvinilene, c) Derivato del politiofene. I polimeri conduttori di nuova generazione sono tecnologicamente molto interessanti perché dotati sia di elevata conduttività sia di buona processabilità (simile a quella del polipropilene). 53 Accanto ai polimeri conduttori, esistono anche altre classi di composti organici, non polimerici, capaci di condurre corrente e alcuni in particolare lavorabili come fossero materie plastiche. Tra i sistemi più importanti vi sono i complessi a trasferimento di carica, gli oligomeri del tiofene, alcuni tipi di ftalocianine e gli idrocarburi benzenoidi polinucleati (figura 4). Figura 4 Esempi di composti organici conduttori non polimerici (a sinistra: oligomero del tiofene, a destra: ftaloantocianina). Prima di procedere è opportuno capire come la peculiare struttura elettronica di questi materiali, pur così diversi dai metalli, consenta il trasporto di corrente. 4.2.1 Trasporto di carica nei materiali organici Secondo la teoria delle bande, due sono i requisiti affinché un materiale sia conduttore I. Deve presentare un sistema continuo di orbitali p interagenti tali da portare alla formazione di una struttura elettronica a bande; II. Deve possedere un numero di elettroni insufficiente per riempire tali bande completamente. La banda ad energia più bassa, completamente occupata, è detta di valenza (VB), mentre quella a più alta energia è detta di conduzione (CB). Dal punto di vista elettronico metalli, semiconduttori e isolanti possono essere classificati in base a quanto queste due bande sono separate in termini energetici ovvero in funzione di quanto facilmente alcuni elettroni della banda di valenza possono raggiungere quella di conduzione. Nei metalli le due bande sono sovrapposte a formarne una sola semipiena, quindi gli elettroni di valenza che non sono “ancorati” ai nuclei possono facilmente muoversi permettendo il trasporto di carica. Per gli isolanti, il gap è così elevato che in condizioni normali gli elettroni risultano “imprigionati” nella VB. I semiconduttori hanno proprietà intermedie. 54 Nel caso di sistemi polimerici è possibile immaginare una struttura a bande tipica di un isolante, il drogaggio ha dunque la funzione di creare nuove bande di conduzione nella zona tra la VB e la CB, con conseguente riduzione del gap energetico (figura 5). Figura 5 Il meccanismo della conduzione secondo la teoria delle bande. La differenza tra metallo, semiconduttore e isolante è evidenziata dal gap tra banda di valenza (VB) e banda di conduzione (CB) Nei metalli e nei semiconduttori convenzionali, il trasporto di carica ha luogo in stati delocalizzati, ed è limitato dallo scattering dei portatori, principalmente a causa dei fononi, deformazioni del reticolo cristallino indotte termicamente. Questo modello non è più valido in materiali a bassa conducibilità come i semiconduttori amorfi e quelli organici, in cui si stima che il libero cammino medio dei portatori sia più piccolo della distanza interatomica media. In questi materiali, il trasporto ha luogo grazie all’hopping ovvero al salto delle cariche attraverso stati localizzati. Una differenza fondamentale fra il trasporto delocalizzato e quello localizzato, è che il primo è ostacolato dall’interazione con i fononi mentre l’altro ne è favorito. In accordo con ciò, nei semiconduttori convenzionali la mobilità delle cariche diminuisce all’aumentare della temperatura mentre nella maggior parte dei materiali organici è vero il contrario. Sono stati proposti diversi modelli per interpretare il meccanismo dell’hopping, nella maggior parte dei casi, la dipendenza della mobilità dalla temperatura segue una legge del tipo µ = µ0 exp[−(T0 / T )1/ α ] Dove è un intero compreso fra 1 e 4. Il confine fra il meccanismo delocalizzato e quello localizzato viene usualmente fissato per valori di mobilità compresi fra 0.1 e 1 cm2V-1s-1. Nei cristalli molecolari altamente ordinati la mobilità è vicina a questo limite cosicché vi sono ancora controversie sul meccanismo di conduzione in tali materiali. 55 La localizzazione nelle molecole organiche coniugate ha luogo attraverso la formazione di un polarone. Un polarone deriva dalla deformazione della catena coniugata sotto l’azione della carica. In altre parole, in una molecola coniugata, una carica viene intrappolata dalla deformazione che essa stessa induce nella catena. Questo meccanismo è spesso descritto assumendo la comparsa di stati localizzati con energie comprese nel gap che separa la banda di valenza e quella di conduzione (figura 6). Figura 6 Un polarone nel tiofene. In alto: distribuzione della carica nella struttura chimica. In basso: diagramma dell’energia corrispondente. L’esistenza di tali livelli in polimeri coniugati drogati ed oligomeri è stata realmente osservata mediante spettroscopia UV-visibile. 4.2.2 Applicazioni Tra le possibili applicazioni di questa classe di materiali organici una delle più attraenti riguarda la fabbricazione di transistor. L’effetto transistor ha rappresentato una delle maggiori scoperte del Novecento: non c’è apparecchio elettronico, TV, computer che non sia provvisto di questo dispositivo. Il principio di funzionamento del transistor a effetto campo (FET) fu per la prima volta proposto da Lilienfeld nel 1930. Fondamentalmente, un FET opera come un condensatore in cui un piatto funge da canale di conduzione fra due contatti ohmici, gli elettrodi source (sorgente) e drain (pozzo). La densità dei portatori di carica viene modulata dal voltaggio applicato al secondo piatto, l’elettrodo gate. Fu solo nel 1960 che Kahng ed Atala fabbricarono il primo MOSFET (Metal-OxydeSemiconductor FET). Questi dispositivi vengono oggigiorno realizzati in silicio monocristallino grazie alla eccellente qualità dell’interfaccia silicio-ossido di silicio. 56 Esiste tuttavia un mercato in espansione che richiede di poter utilizzare transistor con particolari caratteristiche meccaniche (flessibilità, leggerezza) e di lavorabilità. Esempi sono i flexible display (schermi flessibili), le smart card, le electronic label (etichette elettroniche), i circuiti integrati polimerici. Figura 7 Dispositivo TFT a base di pentacene sul suo supporto in policarbonato. Sebbene le prime descrizioni dell’effetto campo nei semiconduttori organici risale al 1970, gli OFET (Organic FET) sono stati identificati come potenziali costituenti di dispositivi elettronici solo nel 1987 a seguito delle esperienze condotte da Koezuka et al. su di una struttura a base di politiofene polimerizzato per via elettrochimica. Da allora le prestazioni degli OFET sono state incrementate continuamente tanto che alcuni di essi competono con i transistor a base di silicio amorfo, preferiti a quelli in silicio monocristallino per applicazioni su larga scala perché meno costosi. Il “transistor di plastica” è già una realtà. La Philips Research ne ha realizzato uno in cui i tre elettrodi sono in polianilina (PANI), il semiconduttore è in politienilvinilene (PVT), ed il materiale isolante è il polivinilfenolo (PVP), il tutto su di un supporto poliimmidico. Inoltre è stata dimostrata la fattibilità di circuiti integrati, cioè strati impilati e sovrapposti di transistor, costituiti completamente di materiali polimerici. Figura 8 Scema di un transistor realizzato esclusivamente con materiali organici. 57 4.2.2.1 TFT (Thin Film Transistor) LCD Display Il primo display a cristalli liquidi fu sviluppato dalla RCA Laboratories nel 1968, da allora gli LCD sono stati istallati su quasi tutti i tipi di dispositivi elettronici, dagli orologi ai computer agli schermi per TV. Un tale schermo opera come una “valvola” bloccando la luce o permettendone il passaggio. L’immagine viene formata applicando un campo elettrico che altera le proprietà chimiche di ciascuna LCC (Liquid Crystal Cell) del display in modo da cambiare le proprietà di assorbimento del pixel. La LCC trasforma l’immagine prodotta dalla sorgente nell’output richiesto dal dispositivo di controllo dello schermo. Le celle sono in genere monocromatiche, la luce acquista il colore desiderato mediante appositi processi di filtraggio. Per capire come funziona un LCD, è più agevole descrivere il percorso di un raggio luminoso dalla retro illuminazione all’utente. La sorgente è disposta immediatamente dietro il display e può essere costituita da LED o da dispositivi convenzionali a fluorescenza. Il raggio attraversa inizialmente un polarizzatore in modo da poter interagire con la matrice liquido cristallina, questa stabilisce se il pixel sarà acceso o spento. Se il pixel è acceso la matrice viene attivata elettricamente così da allineare le molecole presenti nella fase liquido cristallina lasciando passare la luce indisturbata. Se il pixel è spento il campo è rimosso cosicché le molecole non allineate danno luogo a fenomeni di diffusione, ciò riduce drasticamente l’intensità luminosa che attraversa lo schermo. In un display a colori il raggio attraversa, oltre che la matrice, anche un filtro (vetro di solito); questo blocca tutte le lunghezze d’onda eccetto quelle di interesse. In un tipico display RGB, il filtro cromatico è integrato nel vetro superiore, questo risulta colorato a livello microscopico per rendere ciascun pixel rosso, verde o blu. Le zone comprese fra i vari pixel sono rese nere in modo da aumentare il contrasto. All’uscita dal filtro cromatico il raggio passa attraverso un altro polarizzatore in modo da conferire all’immagine maggiore nitidezza e così da eliminare il riverbero. 58 Figura 9 Percorso di un raggio luminoso all’interno di un display LCD. In uno schermo a cristalli liquidi a matrice attiva (AMLCD) ciascuna LCC è stimolata individualmente da un transistor, a tal proposito la tecnologia predominante, anche se costosa, prevede l’impiego di TFT. 4.2.2.2 Il Thin Film Transistor Il concetto di transistor a film sottile fu introdotto per la prima volta da Weimer nel 1962. La struttura è particolarmente indicata per materiali a bassa conducibilità ed è attualmente utilizzata nei transistor a base di silicio amorfo. Gli elettrodi source e drain costituiscono contatti ohmici direttamente innestati sul canale di conduzione. A differenza dei MOSFET e dei MESFET non vi è zona di svuotamento (depletion region) che separa il dispositivo dal substrato (figura 11). La bassa conduttività del semiconduttore, da sola, garantisce correnti poco intense. Un’altra differenza cruciale rispetto al MISFET è che, sebbene il TFT sia un dispositivo con gate isolato, esso opera in regime di accumulazione e non di inversione. L’assenza della zona di svuotamento porta ad una caratteristica del tipo: Id = V Z µ Ci Vg − Vt − d Vd L 2 Dove: ID: corrente all’elettrodo drain; Z: larghezza del canale di conduzione; L: lunghezza del canale di conduzione; µ: mobilità dei portatori; Ci: capacità dell’isolante; Vg: differenza di potenziale fra source e gate; 59 Vt: voltaggio di soglia; Vd: differenza di potenziale fra source e drain. Qui il voltaggio di soglia è il potenziale a cui deve trovarsi l’elettrodo gate affinché la conduttanza del canale sia uguale a quella dell’intero strato semiconduttore. Vale la seguente relazione: Vt = qNd Ci Dove N è la densità dei centri di drogaggio (donori o accettori a seconda che il semiconduttore sia di tipo n o p), q la carica dell’elettrone e d lo spessore del canale di conduzione. L’equazione appena scritta è valida nell’ipotesi per cui tutti i centri di drogaggio siano ionizzati, tuttavia, questa evenienza è lontana dall’essere soddisfatta nei semiconduttori organici. Nel regime di saturazione la corrente è data dalla relazione: I d , sat = Z µC i (V g − Vt ) 2 2L Ancora una volta questa espressione è valida in ipotesi non sempre verificate nel caso dei semiconduttori organici, in particolare quella di mobilità costante. Figura 10 Caratteristica per un dispositivo TFT a base di pentacene. 60 Fin dalla scoperta nel 1987 le prestazioni dei TFT e più in generale degli OFET sono state incrementate in modo continuo tanto che oggigiorno possono competere con i dispositivi a base di silicio amorfo. I passi in avanti sono stati compiuti principalmente grazie alla possibilità di ottenere film altamente ordinati e sono certamente più significativi per le piccole molecole che per polimeri. Figura 11 Configurazione di un dispositivo OTFT: a) Top contact, b) Bottom contact. 4.3 Materiali organici elettroluminescenti L’elettroluminescenza è il fenomeno di emissione della luce da parte di un materiale sottoposto ad una differenza di potenziale. L’emissione di luce da parte di materiali organici non è molto comune. E’ ben noto, tuttavia, che alcune creature viventi come le lucciole, sono in grado di emettere luce per mezzo di un pigmento naturale organico con straordinaria efficienza. A confronto, apparecchi di uso comune come le lampade fluorescenti e a filamento e gli schermi televisivi sono molto meno efficienti. L’emissione da cristalli organici è stata studiata sin dagli anni sessanta ma l’elevato potenziale richiesto per generare la luce (1000 Volt o più) ne ha ostacolato le applicazioni fino all’avvento di dispositivi a film sottile. 61 Figura 12 Dimostrazione pratica del funzionamento di un OLED. Un dispositivo organico elettrofluorescente viene detto OLED (Organic Light Emitting Diode) ed è costituito da un film sottile di materiale organico disposto a sandwich tra due elettrodi. I trasportatori di carica, gli elettroni (e-) di molecole cariche negativamente e le lacune (hole, h+) di molecole cariche positivamente, vengono iniettate dal campo elettrico, migrano dagli elettrodi e si ricombinano nella porzione centrale del dispositivo per formare molecole energeticamente eccitate, il cui decadimento allo stato fondamentale genera la luce emessa. Di solito il catodo è costituito da un metallo elettropositivo come il calcio, il magnesio o l’alluminio, mentre l’anodo è un vetro conduttore come l’ITO (Indium – Tin Oxide) per permettere l’uscita della luce dal sistema. Il materiale organico può essere un singolo composto o, più comunemente, due o tre composti disposti a strato in modo da incrementare l’efficienza globale del dispositivo (figura 13). Figura 13 Rappresentazione schematica di un OLED. Nel caso in cui venga utilizzato un singolo materiale organico è necessario che questo sia in grado di trasportare elettroni e lacune, e che sia un buon emettitore. In generale, possono essere utilizzati nei dispositivi materiali organici sia molecolari che polimerici. I primi sono costituiti essenzialmente da piccole molecole (peso molecolare circa 500-2000) che si possono depositare sul supporto per formare il film tramite deposizione sotto vuoto. Film polimerici si formano per immersione del supporto in una soluzione del polimero (dipping) o per spin-coating, dove qualche goccia della soluzione 62 viene depositata sul supporto in rapida rotazione. Il film si forma per evaporazione del solvente. Figura 14 Principali materiali molecolari organici utilizzati per la realizzazione di LED. Il primo importante successo nella produzione di OLED si è avuto nel 1987 da parte di un gruppo della Eastman – Kodak. Il materiale impiegato fu il tri(8-idrossichinolinato) di alluminio (AlQ3) il quale, con potenziale applicato di 10 V, emette luminescenza nel verde con intensità paragonabile a quella dei tubi catodici e delle lampade a fluorescenza. Risultati decisamente migliori furono ottenuti nel 1990 da Richard Friend dell’Università di Cambridge, che riportò emissione di luce dal poli(p-fenilenvinilene) (PPV). Di recente lo stesso gruppo ha ottenuto per questi sistemi efficienze apprezzabili, tempi di vita di migliaia di ore e valori estremamente elevati di luminosità. Figura 15 Spettro di emissione di un materiale elettroluminescente. I display sono una delle più importanti applicazione dei materiali organici elettroluminescenti. Lo scopo è ottenere schermi con elevate prestazioni e particolari proprietà di leggerezza e flessibilità. Il primo display a OLED ad alta risoluzione è stato 63 introdotto dalla Pioneer nel 1997. Questo display monocromatico presenta un’elevata efficienza e una vita media di 10 000 ore. Figura 16 Display flessibile realizzato integralmente con materiali polimerici. Stanno per essere immessi sul mercato display policromatici ottenuti combinando micro OLED che emettono ciascuno nel rosso, verde e blu in modo da ottenere tutti i colori dello spettro (figura 17). Figura 17 Struttura di un OLED RGB. 4.4 Materiali per la fotonica Da alcuni anni è diventato obiettivo comune della ricerca di carattere sia fondamentale sia applicativo la sostituzione del maggior numero possibile di applicazioni che coinvolgono la conduzione elettronica con analoghe basate sul trasporto e la modulazione di segnali luminosi. Infatti, i fotoni, veri e propri “carriers” della luce, sono i vettori di informazione più veloci che esistano, assai più veloci degli elettroni che sono limitati nel loro cammino anzitutto dalla reciproca repulsione, oltre che da vari ostacoli o “trappole”. I composti organici offrono pressoché infinite possibilità di risposte ottiche in quanto le proprietà di emissione e di assorbimento dipendono dalla natura più o meno coniugata 64 della molecola, cioè dalla presenza di doppi legami carbonio-carbonio messi in serie. Si tenga conto che con il termine “luce”, non ci si riferisce solo a quella naturale ma anche a quella dei laser, treni di fotoni estremamente intensi, coerenti, unidirezionali e monocromatici e che possono viaggiare con intervalli anche brevissimi. Accanto alla fotonica lineare ci sono interessanti sviluppi per quella non lineare sia del 2° sia del 3° ordine1. La sintesi organica permette oggi di modulare opportunamente la risposta fotonica. Un materiale con proprietà ottiche non lineari del 2° ordine ha la capacità di raddoppiare la frequenza della radiazione incidente. In questi sistemi le molecole devono essere altamente polarizzabili e si devono disporre in modo da costituire un sistema non centrosimmetrico2. Per essere fortemente polarizzabili le molecole NLO-fore, cioè portatrici di proprietà Non Linear Optical (di ottica non lineare), devono contenere legami delocalizzabili ossia caratterizzati da elettroni “mobili” lungo l’intera struttura. Figura 18 Nel caso di transizioni ottiche lineari, un elettrone assorbe un fotone dalla luce incidente e subisce una transizione verso il più vicino stato permesso non occupato a più alta energia. Quando l’elettrone “rilassa” emette un fotone con frequenza minore o uguale a quella della luce incidente (a sinistra). La generazione di seconda armonica, d’altra parte, è un processo a due fotoni in cui l’elettrone eccitato assorbe un ulteriore fotone transendo così verso uno stato ad energia ancora superiore. La particella, tornando allo stato fondamentale, emette un fotone con frequenza doppia rispetto a quella della luce incidente (a destra). Legami delocalizzabili sono presenti in molecole costituite da un insieme di doppi legami carbonio-carbonio fra loro adiacenti (sistemi coniugati) e aventi in testa e in coda alla catena gruppi elettron-donatori D (donors) cioè capaci di donare una certa quantità di densità elettronica ed elettron-attrattori EW (electron withdrawing): la donazione elettronica del donatore D verso l’accettore EW fa sì che ai doppi legami competa parziale carattere di legame semplice e, viceversa, ai legami semplici competa parziale carattere di legame doppio conferendo una certa polarità alla molecola. La donazione elettronica dal 1 La polarizzazione P indotta da un campo elettrico applicato E può essere espansa in serie di potenze del vettore campo elettrico: P = χ E + χ EE + χ EEE + etc. dove le (i) sono le suscettibilità ai vari ordini. Si può dimostrare che in un sistema centrosimmetrico i termini del tipo (2n) dell’espansione in serie di P sono nulli. (1) (2) (3) 2 65 donatore all’accettore conferisce inoltre alla molecola la necessaria polarizzabilità: la molecola così concepita si dice essere un sistema push-pull (il donatore “spinge”, l’accettore “tira”). A che cosa serve l’incontro di una radiazione luminosa con un sistema molecolare push – pull? Ad esempio a trasformare un laser poco costoso, che emette luce rossa, in uno che emette luce blu, quindi con raddoppio della frequenza. Meno facile è costruire l’architettura molecolare non centrosimmetrica necessaria per avere un sistema di ottica non lineare del 2° ordine. Se la molecola dotata di attività ottica è incorporata in una opportuna matrice è possibile iso-orientare tutte le molecole sotto l’influsso di un campo elettrico esterno (poling) sfruttando il momento dipolare non nullo posseduto dalle molecole push-pull. Alternativamente, nel caso sia necessario depositare uno o più strati di molecole su una superficie, è possibile sfruttare forze cooperative fisiche intermolecolari come nel caso dei film di Langmuir-Blodgett, o funzionalizzare le molecole in modo che si leghino con forti legami chimici agli atomi esposti della superficie di un opportuno supporto. L’attività ottica non-lineare delle molecole organiche non si limita al 2° ordine ma può essere anche del 3° ordine. In analogia con quanto fanno le molecole dei materiali del 2° ordine, quelle dei materiali del 3° ordine possono triplicare la frequenza della radiazione incidente. All’ottica lineare del terzo ordine sono associati, tuttavia, molti altri fenomeni, talvolta anche complessi. Fra questi va citata la capacità della molecola di raggiungere lo stesso stato elettronicamente eccitato non solo assorbendo un fotone di una certa energia, ad esempio a 400 nanometri, ma anche assorbendo due fotoni di energia dimezzata, quindi a 800 nanometri. Si hanno quindi sistemi molecolari che assorbono a due fotoni (Two Phonons Absorption Molecules, Molecole TPA). Lo stato eccitato può successivamente evolvere riportandosi allo stato fondamentale o in modo radiante, per esempio emettendo fluorescenza, o in modo non radiante con svolgimento di calore. Perché è importante questo fenomeno? Per almeno due ragioni. 66 La prima ragione è legata al fatto che la maggior parte dei materiali organici, compresi quelli biologici, nell’assorbire un fotone sono opachi per esempio a 400 nm, ma sono trasparenti a 800 nm. E’ quindi possibile eccitare con due fotoni “deboli” una molecola dotata di proprietà ottiche non lineari del 3° ordine, anche se “schermata” da “normali” molecole organiche che assorbono fotoni ad alta energia: è quindi possibile eccitare una molecola dispersa in una matrice che sia trasparente a 800 nm ma opaca a 400 nm, penetrando con un laser a 800 nm. La seconda ragione è legata al fatto che la radiazione a 800 nm è assai meno energetica (e quindi praticamente non distruttiva) di una radiazione a 400 nm: è quindi possibile osservare molecole attive al 3° ordine ospitate in una matrice biologica senza che questa venga distrutta. E’ facile immaginare una potente applicazione di questo fenomeno: ottenere delle immagini di reperti biologici senza che questi vengano danneggiati. Questo fenomeno viene sfruttato ad esempio per l’osservazione di sistemi cellulari con una tecnica avanzata nota come microscopia confocale a due fotoni. Il risultato è simile a quello di una radiografia a raggi X ma di qualità fotografica. Un’altra importante applicazione delle molecole otticamente attive al 3° ordine è l’ottenimento di limitatori ottici. Questi materiali hanno la prerogativa di essere molto meno trasparenti di quanto atteso se colpiti da una radiazione di grande potenza. A differenza dei normali filtri, essi permettono di limitare la trasmissione di radiazioni con lunghezza d’onda compresa in un certo intervallo, svolgendo quindi un’azione selettiva. Si osserva che l’intensità della radiazione trasmessa è considerevolmente minore rispetto a quella incidente e precisamente, a saturazione, il rapporto è di 1 a 16. La struttura delle molecole che danno assorbimento bifotonico e che in particolare rispondono ai requisiti di limitatori ottici è coniugata: presenta una serie di doppi legami intervallati da legami semplici e può essere di tipo push-pull o push-push o ancora pull-pull. Un possibile impiego di tali materiali riguarda il campo militare, i sistemi di protezione della retina dalle radiazioni molto intense e interruttori ottici. 67 Bibliografia 1) G. Horowitz, Organic Field-Effect Transistors, Adv. Materials 1998, 10, No. 5. 2) A. Facchetti, G. Pagani, Nuovi materiali da molecule organiche, Le Scienze quaderni 2000, 09, No. 115. 3) Chen, Sheau and I. C. Hsieh. "Polysilicon TFT Technology will solve problems of mobility, pixel size, cost, and yield." Solid State Technology. January 1996 (pp 113120). 4) Chinnock, Chris. "Color to go." Byte. June 1995 (pp115-121). 5) Takahashi, Seiki et al. "Optimum design of Color Pixel Arrangement for 5-in Diagonal TFT-LCD Suitable for Character and TV Images" IEEE Transactions on Electron Devices Vol. 39 No. 5. May 5, 1992 (pp 1115-1121). 6) van Duijnhoven, F.; Bastiaansen, C. Adv. Mater.1999, 11, 567. 7) H. E. Katz, Organic molecular solids as thin film transistor semiconductors, J. Mater. Chem., 7(3), 369-376. 8) W. 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