Unificazione nazionale tedesca

Unificazione nazionale tedesca
“Fatti i tedeschi, bisogna fare la Germania”
Congresso di Vienna post guerre napoleoniche
(1815)
Dopo la scomparsa del Sacro Romano Impero nel 1806,
al posto dei 360 stati che lo componevano, nel contesto
del Congresso di Vienna fu creata la Confederazione
Germanica Deutscher Bund composta da 39 stati
sovrani presieduta dall’Austria ma caratterizzata dalla
crescente importanza della Prussia.
Con la sola eccezione dello Schleswig Holstein, soggetto
all’autorità della corona danese, nessuna delle
componenti del Bund era assoggettata a governi
stranieri.
Per cui ai suoi interni non c’era un problema di
rivendicazione di indipendenza come in Italia.
Tale conferederazione, che comprendeva i 5 regni di
Prussia, Baviera, Hannover, Sassonia, Würtemberg,
nonché principati, granducati, città libere) era posta
sotto la presidenza onorifica dell’Austria ed esisteva
la Dieta Federale, organo permanente con sede a
Francoforte presieduta dall’Austria ma che aveva solo
compiti di ordinaria amministrazione.
Nel 1834 viene fondato lo Zollverein, unione
doganale per il libero scambio interno.
Essa interessava la Prussia e altri stati germanici ma
NON l’Austria.
Nel 1838 viene realizzata l’unità monetaria tedesca.
Lo Zollverein fu soprattutto lo strumento economico di
cui si servì la Prussia per unificare politicamente la
Germania.
Sorto su base nazionale, lo Z. creò un mercato unitario
tedesco e soprattutto rafforzò la coscienza nazionale
tedesca.
Pur non assumendo mai l’importanza di un organo
politico, assicurò alla Prussia l’egemonia economica
preparando il terreno al Reich bismarckiano.
Biennio rivoluzionario in Germania ‘48-’49
(insurrezioni a Vienna e Berlino) ha come
conseguenza il fatto che i sovrani degli stati,
Austria e Prussia compresa, furono costretti
a concordare le costituzioni.
A Francoforte, 585 deputati (conservatori,
democratici e liberali moderati, che erano in
maggioranza) eletti a suffragio universale si
ritrovano in assemblea costituente.
L’iniziale entusiasmo svanì ben presto per il
declino del movimento rivoluzionario
proprio nello stato più importante,
la Prussia.
Nell'assemblea si scontravano i grandi tedeschi
che volevano comprendere nella futura federazione anche l'Austria ( e
quindi porla sotto la corona Austriaca)
e i piccoli tedeschi,
che la escludevano per affidare un ruolo egemone alla Prussia.
Questa tesi prevalse e il 28 marzo 1849 fu approvata la nuova costituzione.
Ma quando l'assemblea offrì a Federico Guglielmo IV di Prussia la nuova
corona egli rifiutò, non riconoscendone la legittimità.
Fu la fine politica dell'assemblea. I democratici, rimasti soli, dopo uno
spostamento a Stoccarda, furono costretti a sciogliersi definitivamente
anche per l’intervento militare del re del Württemberg (18 giugno 1849).
Il biennio rivoluzionario aveva esaurito la sua spinta e cedette al ritorno
all’ordine decretato dall’Austria come dagli altri stati che annullarono le
concessioni fatte dal 1848 in avanti.
Gli anni ‘50 in Germania furono caratterizzati da un quieto
consolidamento di costituzioni che, pur sancendo l’esistenza
di rappresentanze parlamentari elettive, non consegnavano a
queste ultime la capacità di imporre le proprie deliberazioni ai
sovrani e recavano al tempo stesso forti tracce di un modello
di rappresentanza corporativa.
Ad esempio la Prussia articolava la rappresentanza politica in
uno schema bicamerale:
-Senato (Herrenhaus) : ereditario e vitalizio dominato dalla
grande nobilità semifeudale (Junker)
- Camera (Landtag) : dove per la legge elettorale erano
sovrarappresentati le elites economiche e dal quale scaturì
l’egemonia di forze reazionarie vicine al re.
Il movimento nazionale riprende vigore anche grazie a quanto
avvenuto in Italia nel 1861.
Nasce così l’associazione Deutsche Nationalverein che rilancia
la soluzione piccolo-tedesca.
Parallelamente in Prussia nonostante un sistema elettorale
praticamente per classi dove il voto di un grande proprietario
valeva più di tanti piccoli proprietari o contadini, la vita politica
si orienta in maniera liberale contestando l’autorità del
monarca.
1861: il nuovo sovrano Guglielmo I di Hohenzollern si insedia
sul trono ma il parlamento si oppone ai piani di rafforzamento
militare.
In quegli anni così il re governò il paese
praticamente contro la maggioranza del
parlamento ( “conflitto costituzionale”)
1862: inizia il cancellierato (primo ministro) di Otto
Von Bismarck, Junker e conservatore ma che
concepì il proprio servizio nei confronti del re
come missione volta ad ottenere l’unificazione
tedesca sotto le insegne della Prussia.
Più che di slancio unificatore, si deve parlare più
che altro di devozione per la corona votata a fare
della Prussia una potenza europea.
1862- 1866: politica di rafforzamento militare
che nel 1864 portò alla Prussia
lo Schleswig.
È dalla vittoria del 1864 che Bismarck si pone
l’obiettivo unificatore.
Nel 1866 per sconfiggere la concorrenza
all’interno del Deutsche Bund, dichiara guerra
all’Austria (impegnata sul fronte italiano).
Trattato di pace successivo decretò lo
scioglimento del Deutscher Bund e la
ridefinizione dei confini tedeschi:
A Nord si formava il Norddeutscher Bund
composto da 21 stati minori e dalla Prussia.
Gli stati a sud del Meno (Baviera, Baden,
Württemberg) stringevano una lega doganale
e militare con la Prussia, divenuta la potenza
dominante dell’intero mondo tedesco.
Dopo la vittoria del 1866 la figura di Bismarck ne esce
rafforzata a danno dei liberali che persero consenso
elettorale, dando così il via libera alle spese militari e
ponendo fine al “conflitto costituzionale”.
Negli stati della Germania meridionale, invece, l’ascesa
prussiana veniva vista in maniera contrastante: i
democratici paventavano l’autoritarismo prussiano,
mentre i cattolici temevano la forte caratterizzazione
protestante della Prussia.
(NB! Baviera profondamente cattolica: la CSU, il partito dei cristiano sociali di
Baviera, la governa dal 1945)
Guerra franco-prussiana
Unico avversario rimasto ancora all’unificazione
tedesca era la Francia di Napoleone III.
Bismarck nel 1870 induce Napoleone III a
dichiarare guerra alla Prussia sollevando una
corale mobilitazione patriottica soprattutto
in Alsazia e Lorena, regioni a popolamento
tedesco ma sottoposte all’autorità francese.
Nella battaglia di Sedan (Champagne-Ardenne)
Napoleone viene sconfitto e fatto prigioniero.
Guerra franco-prussiana
Impero francese viene dichiarato decaduto
mentre nasce con la proclamazione di Versailles
occupata dai prussiani
l’Impero tedesco e Guglielmo I proclamato
imperatore.
L’unificazione “a ferro e sangue” è conclusa.
Impero tedesco
Nasceva così una federazione di principi composta da 25 Stati
e che recava con se i segni di un processo condotto dall’alto e
sotto la guida – egemonia della Prussia.
Diversamente dall’Italia, il Deutsches Reich non procedette
all’estromissione delle dinastie territoriali attraverso la cessione
dei loro possedimenti al regno egemone ma questa federazione di
principi si presentava come un macro stato federale al quale gli
stati membri delegavano determinati doveri e diritti sovrani:
- potere di guerra e di pace,
- comando delle forze armate,
- conduzione trattative diplomatiche,
- amministrazione doganale.
Impero tedesco
Le istituzioni centrali del potere federale erano
- l’imperatore (Kaiser)
- il cancelliere dell’Impero (Reichskanzler) nominato dal Kaiser
e che non rispondeva di quanto faceva al parlamento federale
ma solo al Kaiser.
- Il consiglio federale dei rappresentanti degli stati –Länder(Bundesrat): 58 rappresentanti eletti dai singoli governi
regionali, di cui 17 in rappresentanza della Prussia
- Il parlamento (Reichstag): eletto a suffragio universale
maschile.
Quale idea di nazione?
Il primato dello Stato, su base della legittimazione tradizionale,
implicava un federalismo in opposizione all’indivisibilità della
nazione fondata su di una volontà generale.
Federico Chabod ne “L’idea di nazione” (1961) distingue due
modelli ideali di nazione :
- volontaristico, rousseauiano, rivoluzionario francese e
risorgimentale italiano.
- naturalistico herderiano-germanico
Ideale volontaristico, rousseauiano, rivoluzionario
francese e risorgimentale italiano.
J. J. Rousseau (1712-1778) fa appello alla volontà generale che
fa di una nazione che già c’era e di cui si constata l’esistenza
uno Stato nazionale.
La nazione, prima semplicemente “sentita”, ora sarà anche
voluta.
Il pensiero italiano (es. Mazzini) svolge l’idea di nazione su basi
volontaristiche traducibile nell’espressione di Ernest Renan
“nazione come un plebiscito di tutti i giorni”:
“Una nazionalità comprende un pensiero comune, un diritto
comune, un fine comune: questi sono gli elementi essenziali…
Dove gli uomini non riconoscono un principio comune,
accettandolo in tutte le sue conseguenze, dove non è identità
d’intento per tutti, non esiste Nazione, ma folla ed
aggregazione fortuita, che una prima crisi basta a risolvere.”
(G. Mazzini, 1835)
Ideale naturalistico herderiano-germanico
In Germania, diversamente, sin dall’inizio la valutazione si fa etnica
(naturalistica).
J. G. Herder (1744-1803):
"Ciò che lega le genti in una nazione è la lingua, espressione del carattere,
della maniera di pensare e di agire: è ciò che individua una Nazione".
“Un popolo è una pianta della natura proprio come una famiglia, soltanto
che ha più rami”.
Friedrich Schlegel (1772-1829):
“Quanto più antico e puro è il ceppo, tanto più lo sono i costumi; e quanto
più lo sono i costumi, quanto maggiore e più vero è l’attaccamento ad essi,
tanto più grande sarò la Nazione” (“Lezioni filosofiche”, 1804-1806).
Nella costituzione tedesca non si parla mai di “nazione tedesca”. Non
compare proprio la parola “nazione” ma si parla di “popolo” e di “Tedeschi”.
Impero tedesco
Caratteristiche dell’impero:
- impronta monarchico autoritaria
- cultura militarista
(art. 57 costituzione: Ogni Tedesco è soggetto al servizio militare e
non può farsi sostituire in quest'obbligo)
- propensione antiparlamentare e antidemocratica
- peso sociale di aristocrazia fondiaria e grande industria che
vedeva nella committenza bellica statale il lievito naturale per la
propria espansione.
Impero tedesco
Il Reichstag poteva:
- rifiutarsi di approvare il bilancio presentato dal
cancelliere
- proporre e approvare leggi
- non poteva votare la sfiducia al cancelliere
- nessuna competenza in materia di politica
estera o militare
Il Bundesrat aveva il compito di approvare o non
approvare le leggi votate dal Reichstag.
L’ Impero di Otto (1862-1890)
Dal 1873 al 1878 dal punto di vista della politica interna, Bismarck
si appoggiò al raggruppamento nazional-liberale a dominante
confessione protestante, combattendo due forze politiche
considerate Reichsfeinde:
Il Zentrum e l’SPD.
- il Zentrum, il partito cattolico nato nel 1870 e secondo partito del
Reich contando sul fatto che un terzo della popolazione era di
confessione cattolica.
Contro il Zentrum Bismarck scatena il Kulturkampf per limitare
l’influenza delle strutture ecclesiastiche sui territori del Reich
(scioglimento congregazioni cattoliche, controllo sulle scuole
affidate ad elementi laici, attribuito allo Stato la sorveglianza sulla
preparazione e sulle nomine dei sacerdoti).
L’ Impero di Otto (1862-1890)
Tale politica fu abbandonata nel 1878, dovendo ottenere
l’appoggio del Zentrum per la sua politica di repressione del
movimento socialista, in particolare del Partito Socialdemocratico
Tedesco (SPD), sorto nel 1875 , le cui finalità di trasformazione
economico sociali del Reich facevano del Partito un nemico del
Reich agli occhi di Bismarck.
Due attentati di matrice anarchica all’imperatore offrirono a
Bismarck l’occasione per varare leggi antisocialiste considerando i
membri e i dirigenti della SPD dei pericolosi agitatori.
Ciononostante l’SPD aumentò i propri consensi (da 550.000 voti
nel 1884 al 1.500.000 nel 1890).
L’ Impero di Otto (1862-1890)
Per contrastare i progressi del socialismo Bismarck varò alcune
norme di carattere sociale come l’introduzione di un sistema
assicurativo per malattia, infortuni, invalidità e vecchiaia dei
lavoratori basato sul versamento da parte dei datori di lavoro e dei
dipendenti e su di un’integrazione da parte dello stato.
L’ Impero di Otto (1862-1890)
Sul piano economico, Bismarck nel 1879 ruppe l’assetto
liberoscambista del commercio introducendo misure
protezionistiche per proteggere i prodotti tedeschi agricoli e
industriali, trovando il consenso degli Junker e degli industriali.
Ciò provocò una spaccatura in seno al partito nazionaliberale.
Il protezionismo temporaneo
Tali misure erano ispirate alla teoria del “protezionismo
temporaneo “ del tedesco Friedrich List che nel suo “Il Sistema
nazionale di economia politica” (1841), riecheggiando alcune idee
già enunciate nel 1800 da J.G. Fichte nello “Stato commerciale
chiuso” , costituì la prima critica organica dei principi del free
trade (libero scambio).
List , economista e uomo politico di simpatie liberal-democratiche,
era stato un sostenitore dell’abolizione delle barriere doganali
interne alla confederazione tedesca ma durante la sua
permanenza in USA (emigrò per motivi politici nel 1825) aveva
modificato la sua impostazione libero scambista teorizzando il
fatto che per i paesi che si affacciavano all’industrializzazione, i
cosiddetti second comers, fosse necessaria una fase
protezionistica.
Politica estera
Obiettivi centrali della diplomazia Bismarckiana furono
l’isolamento della Francia e la sopravvivenza dell’Austria-Ungheria
per contenere l’impero zarista.
1871-1873 : Lega dei 3 imperatori: austriaco, tedesco e russo.
Mutua promessa di astensione da qualsiasi alleanza con la Francia.
Assieme alla Triplice alleanza (Germania, Austria, Italia) Bismarck
potè così imbrigliare la situazione europea approfittando
dell’isolazionismo della GB rispetto alle vicende continentali.
Politica estera
Zona potenzialmente delicata erano i Balcani, dove nel luglio del
1875 la Bosnia si era ribellata al dominio turco.
Stessa cosa fece la Bulgaria, alla cui sollevazione l’impero
ottomano rispose in maniera violenta spingendo la Russia, che si
atteggiava a potenza protettrice delle popolazioni slave
(panslavismo) a dichiarare la guerra
(guerra russo-turca, 1877-1878).
Con il trattato di Pace di Santo Stefano del marzo 1878 la Russia
impone alla Turchia la creazione di una grande Bulgaria autonoma
comprendente anche la Macedonia e la Rumelia (Balcani
meridionali).
Con il Congresso di Berlino (1878) lo stato bulgaro fu ridotto alla
sola parte a nord della catena dei Balcani mentre l’Austria ottenne
l’amministrazione della Bosnia Erzegovina
Politica estera
Gli accordi di Berlino (1884-1885), una conferenza internazionale
convocata per discutere eminentemente di questioni legate alla
libertà di commercio nei bacini dei grandi fiumi del continente
(istanza sostenuta dalla Gran Bretagna e contraddetta dal
protezionismo dei nuovi aspiranti imperiali) costituì la svolta verso
una precisa e determinata logica di spartizione del continente
africano.
La fine di Otto
Nel 1888 sale al trono Guglielmo II succedendo al padre Federico
III rimasto al trono per soli 99 giorni.
Il nuovo sovrano (1888-1918) si mostrò subito deciso, impulsivo,
irrequieto, dando molto peso agli affari militari.
Sentendosi investito di una personale missione storica , egli sentì
di dover governare da solo o servendosi di primi ministri
alquanto modesti.
La fine di Otto
Egli inaugurò quindi il nuovo corso (Neuer Kurs) della politica tedesca.
All'interno diede un forte impulso alla produzione industriale (all'inizio del XX
secolo la Germania divenne una delle grandi potenze economiche mondiali), ma
si mostrò incapace di risolvere le questioni sociali che agitavano l'impero, pur
tentando aperture liberali e abolendo le leggi antisocialiste.
In politica estera si alienò l'appoggio della Russia (nodo centrale della
precedente politica di Bismarck); non seppe riavvicinarsi alla Francia ed entrò in
contrasto con la Gran Bretagna a causa delle mire coloniali della politica
mondiale tedesca (Weltpolitik), concretizzata dal rafforzamento della marina da
guerra.
In tale nuovo corso, Bismarck entrò in contrasto con il nuovo
sovrano e rassegnò le dimissioni.