i bambini delle stelle

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I BAMBINI DELLE STELLE.
TRA MITO E DISCRIMINAZIONE
di Cornelie Unger-Leistner (1)
Nessun tema divide il mondo psico-pedagogico contemporaneo come la “Sindrome da deficit di
attenzione” (ADS), più nota nel linguaggio comune come iperattività, sebbene ne siano affetti anche
bambini silenziosi e trasognati. Mentre parte degli esperti è giunta alla conclusione che questa
sindrome non esiste, i medici ricorrono sempre più spesso a farmaci, per adeguare i bambini affetti
da ADS alle aspettative del mondo degli adulti. La vendita di Ritalin, un’anfetamina che rientra nel
gruppo dei sedativi, è aumentata in Germania negli ultimi cinque anni di quaranta volte, nonostante
si levino voci critiche contro questo farmaco.
Il neurologo di Gottinga, Gerald Hüther, ha ad esempio messo in guardia in un intervento sul
settimanale “Spiegel” dal pericolo del morbo di Parkinson come effetto a lungo termine della
massiccia assunzione di Ritalin (2).
Al coro delle voci sul tema ADS si aggiungono anche le tesi tratte dal movimento New Age oppure
il punto di vista antroposofico come contenuto nel nuovo libro di Georg Kühlewind. Secondo tali
concezioni, buona parte dei bambini affetti da ADS sono persone nate per compiere una missione
particolare sulla Terra. Questi piccoli sarebbero dotati di grandi forze di amore e di comprensione
che caratterizzano gli “Indigo children” (“bambini indaco”) o “bambini delle stelle”. I numerosi
problemi nella vita quotidiana dei bambini colpiti e delle loro famiglie - che nemmeno i fautori di
questa tesi negano - sarebbero a loro avviso dovuti al fatto che questi piccoli non vengono trattati in
modo adeguato alle loro speciali caratteristiche. Alcuni “bambini delle stelle” divengono quindi
degli autentici piccoli demoni rendendo impossibile la loro missione sulla Terra, sostiene Georg
Kühlewind (3).
I genitori di bambini ADS sono vittime di sempre maggiore confusione: o il bambino viene
stigmatizzato come caso problematico e trattato con farmaci oppure si propongono “terapie degli
angeli” (come contenuto del nuovo “Libro pratico per genitori Indigo” della psicologa americana
Doreen Virtue). C’è poi anche la tesi di Kühlewind, secondo la quale la risposta adeguata a questi
nuovi bambini “spirituali” dovrebbe essere “l’adulto spirituale”. C’è da chiedersi che cosa succeda
dei bambini e dei genitori che non trovano accesso a questa via.
Quasi chiunque conosce nella sua cerchia i drammi legati all’ADS che ruotano intorno a genitori
impotenti, alle scuole, ai centri di consulenza, agli studi medici fino ai reparti psichiatrici pieni di
bambini e di giovani, probabilmente l’ultimo porto quando il problema non è stato affrontato
correttamente. Non stupisce quindi che il “National Health Department” degli Stati Uniti consideri
l’ADS e i suoi effetti come uno dei grossi problemi sociali del nostro tempo. In America un
genetista si è spinto addirittura ad affermare che la riproduzione di persone con questa sindrome
dovrebbe essere vietata per i problemi sociali connessi. È comprensibile quindi che il pioniere
americano dell’ADS Thom Hartmann (autore del libro “ADS - un altro modo di vedere il mondo”)
abbia tracciato paralleli con la dittatura nazista e l’eutanasia che in quel periodo veniva praticata (4).
L’ADS come compito sociale
In Germania il problema ADS non è finora stato affrontato a livello ufficiale. Non vi sono né
commissioni di esperti né interrogazioni parlamentari o altre attività pubbliche sulla questione.
Niente indica che a livello ufficiale si sia notato quale interessante sviluppo socio-politico si
nasconda dietro questa sindrome. Finora, il tema ADS è stato trattato come fatto privato dei
genitori, spesso abbandonati a se stessi e senza speranza.
È invece evidente che, senza una adeguata rete di aiuto, una percentuale sempre maggiore di
persone affette da questa sindrome non potrà più essere integrata nella società. Già ora i centri di
riabilitazione degli uffici di collocamento riferiscono delle cosiddette persone con difficoltà di
apprendimento che i centri sociali e gli uffici di lavoro si rimpallano perché per loro non si trova
spazio sul mercato occupazionale regolare. In una città di medie dimensioni si contano almeno 500
ragazzi o giovani adulti in queste condizioni.
Considerando ciò, definire i bambini e gli adolescenti come una specie di “superuomini” secondo le
teorie esoteriche è di scarso aiuto perché rende più difficile un dibattito oggettivo su ciò che bisogna
fare per queste persone. Allo stesso tempo considerare i bambini ADS casi patologici non ha portato
ad elaborare strategie sociali per affrontare efficacemente il fenomeno. Al contrario, più
pubblicazioni appaiono e più si allunga la lista delle definizioni di ADS e dei suoi presunti deficit e
disturbi collaterali, più cresce la perplessità.
“La nostra società si sente bene se può chiamare le cose con il loro nome, questo ci dà un senso di
controllo”, scrive Thom Hartmann (5). Inoltre, poiché la nostra società è costruita in modo
gerarchico, la diversità diventa una malattia e quindi un’inferiorità. La nostra psichiatria e la nostra
pedagogia considerano l’ADS come qualcosa di negativo. Questo modo di valutare comportamenti
ribelli e ‘non normali’ ha una lunga tradizione. Secondo Hartmann, normale è ciò che serve ai
governi e alle multinazionali. Tipologie caratteriali ADS vengono spesso mostrate in televisione ma
quasi mai in luce positiva e sono spesso oggetto di barzellette. In realtà - questa la tesi dell’autore –
nell’affrontare il tema dell´ADS bisogna occuparsi anche della “differenza fra persone” (6).
La “personalità da emisfero destro”
Appoggio alle tesi di Thom Hartmann arriva dal terapeuta americano Jeffrey Freed, autore del libro
“Right brain children in a left brained world”. Sulla base di anni di esperienza nel trattamento di
bambini ADS, l’autore parte dal presupposto che essi siano persone in cui prevale l’emisfero destro
del cervello e che sviluppano un modo di apprendimento visivo. I problemi di questi bambini nella
vita quotidiana sono quindi il risultato del loro modo di percepire e della loro ipersensibilità. In
questo senso devono essere analizzati la loro estrema inclinazione alla distrazione, l’impulsività, i
numerosi problemi di coordinamento oppure le difficoltà a leggere e scrivere correttamente. A
fronte di tutti questi problemi, i bambini ADS sono dotati di grande creatività, forte empatia,
enorme memoria e tendenza al perfezionismo. Nel suo lavoro con i bambini, Freed punta
apparentemente con grande successo sui lati positivi di questo loro modo di essere. Freed ha
sviluppato la teoria di un continuum nell’attività dei due emisferi cerebrali. A seconda del modo di
elaborare le informazioni si può definire con quale metà cerebrale la persona lavori principalmente.
Per le persone con un lato sinistro sviluppato, il nostro normale sistema scolastico è ideale: “Le
personalità da emisfero sinistro fioriscono durante una lezioni in cui si debba ascoltare molto ma
non sia richiesta una collaborazione diretta. Adorano parlare e scrivere. In genere non hanno
difficoltà ad apprendere le regole di ortografia, di grammatica e della punteggiatura. Anche
imparare lingue straniere non è un problema per loro. Persone di questo tipo danno il loro meglio
di fronte ad esami con a disposizione un tempo limitato o a problemi che richiedono pensiero
logico e consequenziale” (7).
Quanto più una persona utilizza l’emisfero destro tanto più intuitiva e più soggettiva sarà la
rielaborazione degli stimoli che vengono registrati sotto forma di immagini. A fronte della buona
memoria visiva, la sua capacità di risolvere problemi di tipo logico o verbale-linguistico è minore:
“La persona da emisfero destro ha un vantaggio nel mondo delle immagini, è invece in difficoltà in
quello delle parole. La sua sfortuna è che le nostre scuole sono prevalentemente dei mondi di
parole”, dice Freed.
Anche Freed, come già Ronald Davis nel suo libro “Legastenia come segnale di talento”, ritiene
che i bambini ADS abbiano un altro modo di percepire la realtà. Davis paragona le loro capacità
alla percezione globale dei delfini, Freed parla di una specie di “super-radar” che permette loro di
vedere, sentire e percepire più degli altri. A questo proposito, Freed riferisce una sua impressionante
esperienza con un ragazzino tredicenne che da una distanza di quattro metri poteva riferire che cosa
il terapeuta stesse scrivendo. Mentre Freed ritiene che il ragazzino potesse “udire” a distanza che
cosa il terapeuta stesse annotando, si tratta invece probabilmente di un fenomeno riconducibile a
quanto sostiene la concezione esoterica: molti bambini ADS hanno capacità di percezione che non
sono legate ai sensi. Questo non è necessariamente un “dono”. Poiché i bambini non sanno
consapevolmente utilizzare queste capacità, esse possono alla lunga diventare un fattore di disturbo
nel quotidiano. A questo punto bisogna anche chiedersi come l’osservazione di Freed possa essere
valutata sulla base degli orientamenti antroposofici che partono dal presupposto di una connessione
di tutti e dodici i sensi. Un ipersviluppo di un senso specifico dovrebbe avere conseguenze su tutti
gli altri (8).
Discriminazioni contro un nuovo tipo di uomo?
Se la tesi della “personalità da emisfero destro” venisse empiricamente provata allora anche la
medicina tradizionale dovrebbe accettare il fatto che ci troviamo davanti alla crescente
discriminazione di persone con nuove strutture mentali, le cui esigenze non vengono
sufficientemente riconosciute e considerate. Negli Usa si ritiene che sia legastenica il 20 per cento
della popolazione, quindi tutt’altro che una minoranza. Si trova così confermata la tesi di Henning
Köhler - in Germania uno dei pionieri nel campo dei “bambini speciali” (9) - che già negli anni
Novanta sosteneva che questi bambini diventano un problema soprattutto perché le strutture intorno
a loro non sono in grado di reagire alle loro necessità.
Buona parte dei bambini ADS sono minacciati dalla nostra società anche a causa della loro
ipersensibilità. Lo dimostrano statistiche che evidenziano la connessione tra l’ADS, la dipendenza
da droghe e le malattie psichiche conseguenti all’abuso di sostanze stupefacenti (10).
Solo a causa dell’insicurezza e della paura di fondo dei genitori si comprende perché i gruppi di
aiuto creati negli ultimi anni non siano ancora diventati un vero movimento che possa richiedere
pubblicamente aiuto per i bambini affetti. In America, il movimento di genitori CHADD è molto
attivo e organizza congressi ad alto livello. Da questo movimento vengono forti impulsi che hanno
diffuso nel paese le conoscenze sul problema ADS. Questi bambini hanno diritto che la società
fornisca loro cure adeguate e i loro genitori devono essere appoggiati con tutti i mezzi disponibili.
Esistono molti elementi che indicano che la vita dei bambini ADS può essere molto migliorata
anche senza farmaci, come dimostrano i libri di Köhler o anche di Cordula Neuhaus. Molto utili
sono in questo senso i libri sui bambini Indigo, anche se non si condivide la concezione sulla quale
si fondano.
In ogni caso vale la pena almeno tentare di adeguare le condizioni di vita all’interno della famiglia
alle particolari esigenze dei bambini ADS. La premessa è tuttavia che essi vengano accettati nei loro
comportamenti dai genitori, cosa non facile, visto che a differenza degli anni Sessanta vige oggi una
forte pressione ad adeguarsi alla cosiddetta normalità. La crescita nelle prescrizioni di Ritalin è
anche da attribuire al fatto che non esistono a livello capillare centri di consulenza per i genitori.
I centri di aiuto per bambini ADS sono necessari
I genitori di bambini ADS devono impegnarsi ad ottenere finanziamenti per centri di aiuto che
possano supportarli nella loro azione educativa. Sono anche necessarie istituzioni che intervengano
in caso di crisi, quando le famiglie o le strutture scolastiche non siano temporaneamente più in
grado di gestire la situazione. In questi centri dovrebbe trovare spazio anche un altro tema cui viene
dedicato ampio spazio nei nuovi libri sull’ADS: la guarigione di bambini traumatizzati. “Ho
l’impressione che la vita sulla Terra in quanto tale sia già di per sé traumatica”, scrive la psicologa
americana Doreen Virtue (11).
A questo proposito la psicologa si trova sulla stessa lunghezza d’onda di Thom Hartmann, che pone
il tema “guarigione” al centro del suo libro: “Le ferite inferte alla maggior parte dei bambini ADS
non deriva dalla sindrome in sé ma dall’esterno. È il mondo intorno a loro ad emettere sentenze e
critiche come quelle che in passato colpivano i mancini. E quando tali giudizi implicano parole
come ‘cattivo, pigro, stupido, pazzo, non funzionale, disturbato o disabile’, allora la ferita può
lasciare cicatrici molto profonde. In questo senso, l’etichetta ‘Sindrome da deficit di attenzione’ è
già un modo per ferire una persona, è un marchio. Nessuno può immaginare che sia bello
presentarsi agli amici dicendo: ‘Io sono quello disturbato’” (12).
Nel processo di guarigione di bambini ADS traumatizzati, Hartmann punta su tecniche di autoguida sviluppate dalla Programmazione neuro-linguistica (Nlp). Sono indicate prima di tutto per
adulti e fanno parte di programmi di auto-aiuto. Gli esperimenti con queste tecniche sono
sicuramente utili se si considera il crescente numero di persone affette e la forte carenza di centri di
terapia. Bisogna aggiungere che, a causa della carenza di autocontrollo, l’aggressività costituisce un
problema per le persone affette da ADS che devono venire a patti con questo aspetto della loro
personalità. Se si vuole combattere la prescrizione di Ritalin bisogna saper indicare nuovi, efficaci
metodi di autocontrollo. In questo contesto è bene valutare gli effetti del cosiddetto “Training
Davis”, di cui si dice che abbia aiutato diversi bambini ADS a controllarsi meglio. Questa tecnica
aiuta a ridurre il disorientamento che l’eccesso di percezioni provoca (13).
Sintomi ADS anche per lo stress?
Tutti gli autori ritengono che i sintomi da ADS appaiano anche dopo esperienze traumatiche vissute
dai bambini. Questi vengono chiamati disturbi post-traumatici (Posttraumatic Stress Disorder, Ptsd).
Esistono anche studi scientifici su famiglie socialmente penalizzate, nelle quali si registra una
percentuale maggiore di casi ADS: Freed cita a tale proposito Xavier Castellano, responsabile di
una ricerca ADS del National Institute for Mental Health: “È quasi certo che in alcune persone i
disturbi dell’attenzione non hanno alcuna origine genetica, nessuno nella loro famiglia ha mai
avuto problemi di questo genere. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, sembra che il disturbo abbia
origine nella famiglia e vi sia una forte componente genetica. Ma in questo caso non sempre
emergono i sintomi… In altre parole, esiste probabilmente una predisposizione genetica, anche se
l’influsso dell’ambiente è decisivo nello stabilire se la predisposizione si manifesterà effettivamente
come disturbo” (14).
Questa affermazione corrisponde alle nuove osservazioni presentate nel corso del Primo Congresso
Internazionale sui Problemi Psico-sociali nell’Infanzia tenutosi l’anno scorso all’Università di
Mainz. Durante il Congresso è emerso che lo stress vissuto nei primi anni di vita può causare
cambiamenti irreversibili nel sistema ormonale. Se fino a un decennio fa gli scienziati ritenevano
che il cervello umano fosse completo al momento della nascita, le nuove ricerche stanno portando
ad altre conclusioni: il cervello si forma e si modifica attraverso gli stimoli. Oltre a maltrattamenti
fisici e a pesanti conflitti familiari, anche l’essere trascurati a livello emotivo costituisce un fattore
di rischio per il resto della vita che spesso non viene sufficientemente tenuto in considerazione.
Queste persone si troveranno per tutta la vita in difficoltà nell’affrontare situazioni di stress psichico
e biologico, si legge in un articolo scritto dagli scienziati Egel, Hardt, Franz e Hoffmann per la
rivista “Psychotherapeut” (15).
È interessante che la scienza sottolinei che fattori animico-spirituali possano condizionare lo
sviluppo organico e che quindi l’essere umano abbia bisogno oltre che del cibo fisico anche di altro
“nutrimento” per il suo sviluppo. Bisogna partire allora dal presupposto che genitori che non
trattano i loro bambini in maniera adeguata possano favorire l’insorgere dell’ADS e che il
progressivo peggioramento delle condizioni di vita nelle famiglie possa contribuire in buona parte
alla crescente sintomatologia.
Cambiando le condizioni sociali potrebbe essere che questi “bambini di un nuovo tipo” portino
nuovi impulsi ad una civiltà irrigidita, come sostiene l’impostazione esoterica. Purtroppo, però,
nella nostra società essi necessitano soprattutto di cure speciali. Senza aiuto e consulenza per i
genitori, i bambini ADS non affronteranno la loro vita con sufficiente autostima.
È sicuramente tragico che i bambini ADS debbano vivere in un tempo in cui si è convinti che essi
possano essere cresciuti così, mentre si è impegnati in molte altre attività, e che gli adulti
antepongano altre priorità alla loro funzione di genitori. È questo ciò che sottolinea Jeffrey Freed,
quando rivolgendosi a genitori impegnati nell’educazione di un bambino ADS sottolinea: “Posso
assicurarvi che non sarà un’impresa facile, ma con molto tempo, amore, incoraggiamento e
sostegno incondizionato potrete aiutare il vostro bambino a scoprire i suoi particolari talenti.
Imparerete che non potrete investire il vostro tempo in modo più produttivo. Cambierete il mondo
se cambiate la vita di un bambino” (16).
Dal punto di vista sociale c’è da rilevare anche un altro aspetto: una società in cui gli interessi
economici sono la misura di tutto e in cui i valori dell’aiuto e della solidarietà vengono sempre più
ignorati produce, a causa delle sue strutture stressanti e unilaterali, persone che non riescono più a
svilupparsi. Autori americani hanno sottolineato che l’acronimo ADD, formula inglese per ADS,
può anche essere letto come la parola “add” (aggiungere) e venir quindi riferito alle qualità che
questi bambini altamente sensitivi possono apportare alla nostra società. Questo punto coincide con
le argomentazioni di Henning Köhler che in un’anticipazione di una sua pubblicazione dedicata al
tema ADS sottolinea che tra i bambini affetti si trovano “anime di ricercatori, di poeti, persone
capaci di consolare, viaggiatori nel mondo delle fiabe e guardiani della realtà” (17). C’è grande
aspettativa per questo suo nuovo lavoro che rappresenta un’evoluzione rispetto al suo libro
“Bambini tristi, irrequieti e spaventati”. Bisogna diventare consapevoli del fatto che la società
rinuncia a grandi qualità quando non considera le necessità di questi bambini e adolescenti
ultrasensitivi.
Misure per limitare i danni
“Se demistifichiamo l’ADS e superiamo la fase di emergenza possiamo passare ad un momento
successivo, quello del ‘cosa possiamo fare’ e lì possiamo trovare un terreno fertile”, sottolinea
Thom Hartmann (18).
Nonostante i diversi punti di vista sul tema, esistono misure che possono essere immediatamente
adottate per arginare i danni che subiscono i bambini ADS. Oltre al già citato cambiamento delle
condizioni ambientali è necessario soprattutto modificare il metodo educativo nelle famiglie e nelle
scuole. Di questo parla espressamente anche Georg Kühlewind: “Trattateli come se fossero un
adulto molto speciale”, consiglia Kühlewind, per il quale ciò non significa comunque che non si
debbano porre loro dei limiti. Sono indispensabili grandi qualità di improvvisazione poiché nessuna
situazione è simile ad un’altra. “La capacità di improvvisare può essere chiamata anche empatia”,
scrive a questo proposito Kühlewind (19).
Esercizi di concentrazione devono aiutare a sviluppare questa capacità. Kühlewind indica una via
non diversa da quella di Henning Köhler, che pone al centro degli sforzi l’incontro dell’educatore
con l’essere del bambino.
In questo contesto potrebbe risvegliare nuovo interesse un vecchio “classico” dell’educazione
alternativa: “La conferenza di famiglia” di Thomas Gordon (20). Da decenni Gordon propugna tra il
sarcasmo del mondo scientifico americano nuovi modi di trattare con i bambini che ben si adattano
alle persone affette da ADS. Sono metodi che non si discostano molto dai consigli contenuti nei
libri sugli “Indigo children”. L’autore sostiene che né con i severi metodi degli anni Cinquanta né
con l’anti-autoritarismo sviluppatosi come reazione negli anni Sessanta si può ottenere qualche
risultato con i bambini ADS e in fondo neanche con tutti gli altri piccoli del nostro tempo. Sono
invece richiesti integrità morale, umorismo, autocritica e condivisione democratica se si vuole
trattare con loro. Dove questi principi non vengano considerati si sommano eventi tragici sia nelle
famiglie sia nelle scuole. Gli asili di infanzia e le scuole sono infatti un altgro elemento da
considerare. Quanto prima questi bambini altamente sensibili verranno riconosciuti tali, tanto prima
sarà possibile adottare misure per stimolare, armonizzare e stabilizzare il loro carattere. Molto
importanti sono gli stimoli di tipo psico-motorio. Nel centro SCAP in Lussemburgo (21) si
propongono terapie basate su vecchi giochi d’infanzia, dal dondolo al circo. In ogni scuola
dovrebbe essere creato un gruppo di lavoro che si ponga la domanda: come si possono organizzare
le lezioni in modo che raggiungano anche gli allievi che pensano in modo visivo? Alle scuole
Waldorf con il loro metodo pedagogico globale e la loro autonomia formativa non dovrebbe
risultare difficile rispondere alle necessità di questi bambini di un nuovo tipo (22).
Pedagogia Curativa come compito del futuro
Il tema ADS tratta del compito di educare bambini sempre più sensibili in un mondo le cui
condizioni sono sempre meno indicate a rispettare tale loro modo di essere. Quasi per forza di cose
questi piccoli subiscono ferite di ogni tipo.
E poiché il sistema sociale non reagisce a questo loro sviluppo e si rifiuta sistematicamente di
fornire aiuto, i bambini affetti finiscono nelle pieghe dello stato sociale: nei reparti psichiatrici, nei
settori riabilitativi degli uffici di collocamento, dagli assistenti sociali. Oppure, quando anche queste
reti di protezione non reggono più, sulla strada, tra i drogati o nei riformatori minorili (23).
La Pedagogia Curativa appare quindi il grosso compito da affrontare nel presente. Dalla complessità
del tema si capisce che la cautela è assolutamente necessaria e torna alla memoria una citazione di
Gandhi: “il cammino è la meta”. Ogni giorno va affrontato per sé. È ovvio che un lottatore solitario
si sente a volte inadeguato a svolgere questo compito. Solo grazie a incontri cui i genitori coinvolti
possano partecipare, in cui possano discutere e adottare decisioni collegialmente, è possibile agire
in modo adeguato. Per il mondo degli adulti si pone la sfida di trovare nuove forme di
collaborazione. L’acuirsi del dibattito sull’ADS è anche dovuto al fatto che le varie discipline che la
materia coinvolge cooperano molto poco tra di loro (24).
Come scrive Gerald Hüther (25) nel suo ultimo libro, alcuni anni fa sarebbe stato ancora
inconcepibile che uno scienziato che studia il cervello e un terapeuta avrebbero unito le loro
conoscenze sul tema in un’unica pubblicazione. Un secondo motivo di grande confusione è che
nell’attuale concezione scientifica le componenti fisiche e animiche si contrappongono, ognuna
rappresentate dalle rispettive scienze. Si attende quindi con ansia di vedere quali impulsi verranno
dati dal mondo antroposofico alla discussione sull’ADS. Sulla base della concezione delle parti
costitutive dell’essere umano si potrà affrontare da nuovi punti di partenza il problema finora
descritto.
Anche in questo caso si registrano forti divergenze come emerge dalla controversia sulla
classificazione dei fenomeni ADS e sulla prescrizione di Ritalin portata avanti anche sulle pagine
della rivista Das Goetheanum, che vede fronteggiarsi da un lato i medici dell’ospedale di Herdeck e
dall’altro Henning Köhler e Georg Kühlewind (26).
In via di principio, la controversia riguarda ciò che si è già affrontato nella discussione generale
sull’ADS: i bambini affetti presentano talenti particolari, che richiedono sostegno pedagogico e un
nuovo approccio da parte degli educatori, oppure manifestano comportamenti patologici che in caso
di necessità devono essere trattati con il Ritalin per dare alla persona la possibilità di condurre una
vita propria?
È un peccato che queste diverse concezioni non abbiano portato ad un dialogo a tutto campo. Per i
genitori e i bambini con problemi di ADS la disputa è scoraggiante. Il fatto che ad una conferenza
di Georg Kühlewind a Francoforte sul tema “Bambini delle stelle” abbiano partecipato circa 600
persone dimostra quanto bisogno di orientamento ci sia anche negli ambienti Waldorf.
Fintanto che gli esperti non forniranno consigli, ai genitori non rimarrà altro che muoversi nella
giungla di informazioni e filtrare per sé e il proprio bambino una via da percorrere. La
collaborazione gioca in questo campo un ruolo decisivo. Perciò è assolutamente necessaria la
creazione di gruppi di auto-aiuto anche in ambienti Waldorf.
Alla fine dell’osservazione di questo tema tanto complesso rimane un desiderio: che tutte quelle
istituzioni o singole persone che nel quadro del movimento antroposofico hanno a che fare con
bambini ed esperienze legati all’ADS si incontrino per scambiarsi i loro punti di vista. La lista degli
invitati dovrebbe comprendere Kühlewind, i medici di Herdeck, i rappresentanti dell’istituto
Korczak di Köhler, i gruppi di genitori che esistono già nelle scuole Waldorf, i pionieri di Hugo
Kükelhaus e del movimento Camphill come base della Pedagogia Curativa antroposofica. In questa
visione è incluso anche uno sguardo verso l’estero, per esempio a Schlössli Ins in Svizzera o ai
successori di Bernard Lievegoed in Olanda.
E se si dovesse litigare sul fatto se si debba parlare di bambini con disturbi comportamentali o solo
con comportamenti “originali”, c’è da sperare che un esponente del movimento Camphill si alzi e
ponga una domanda che molti di coloro che si occupano di bambini ADS vorrebbero fare: “Perché
non parlare semplicemente di bambini che richiedono cure dei sensi?”.
NOTE
(1) - Quest’articolo è stato pubblicato su Info3 nº 5, maggio 2002.
(2) - Der Spiegel 11/2002. V. anche Info3 10/2001 e Mensch Nr.2, Neue Wege in der Pädagogik. I
numeri sono tratti da G. Hüther e H. Bonney (nota 24), pag. 13.
(3) - Kühlewind Georg, „Sternkinder“, Stoccarda 2001.
(4) - Hartmann Thom, „ADD - Veränderungen selbst bewirken“ (ADS: attivare da soli il
cambiamento), Lubecca-Berlino 2002, pag. 35.
(5) - Ibidem, pag. 33.
(6) - Ibidem, pag. 22.
(7) - Freed J. - Parsons L., „Right brain children in a left brained world“, Weinheim 2001, pag. 63.
(8) - V. Karl König e Albert Soesmann, “Die zwölf Sinne” (I dodici sensi), Stoccarda 1998.
(9) - V. Henning Köhler, “Es gibt keine schwierige Kinder” (Non ci sono bambini difficili),
Stoccarda 1978.
(10) - Tra i pazienti ADS trattati in età giovanile e adulta si manifestarono i seguenti disturbi
collaterali: attacchi di ansia (50%), problemi di dipendenza da alcool (20-30%), da droghe
(20-50%), disturbi del comportamento sociale (10-30%). Questi dati sono citati da Thomas
Fitzner/Stark: “ADS - verstehen, akzeptieren, helfen” (ADS - comprendere accettare, aiutare),
Weinheim 2001, pag. 259.
(11) - Virtue Doree, “Praxisbuch für Indigo-Eltern”, Brugrain 2002, pag. 209.
(12) - Hartmann, cit., pag. 48.
(13) - Ronald Davis: „Legasthenie als Talentsignal“ (Legastenia come segno di talento),
Kreuzlingen 1998.
(14) - V. nota 7.
(15) - Egle T. Ulrich, Hardt J. in Psychoterapeut 2/02.
(16) - V. nota 7, pag. 87.
(17) - Henning Köhler nell’intervista a Das Goetheanum, 11.3.2001, pag. 193. Il libro “Bambini
difficili, paurosi, tristi ed irrequieti” è stato pubblicato in Italia dall’Editrice Natura e Cultura,
Alassio 2000.
(18) - Hartmann, cit., pag. 79.
(19) - Kühlewind, cit., pag. 88.
(20) - Gordon Thomas, “Teaching children selfdiscipline”, Monaco 2001.
(21) - V. l’articolo di S. Everling sul centro Scap di Lussemburgo in Fizner Thomas Stark pag.
296.
(22) - V. Freed-Parson, cit., pag. 188; “Indigo-Kinder”, Burgrain 2000, pag. 93-96; Biegert H.,
“Damit Schule nicht zum Alptraum wird” (Perché la scuola non diventi un incubo) in FitznerStar.
(23) - Hallowell e Ratey J., “Zwanghaft zerstreut“ (Compulsivamente distratto), Reibek 1998.
(24) - Hüther G. e Bonney H, „Neues vom Zappelphilipp“, Düsseldorf-Zurigo 2002.
(25) - Interessante è a questo proposito un testo di Bernard Lievegoed, che è circolato a lungo
come pubblicazione privata nelle scuole Waldorf ed è apparso solo nel 1994 sotto forma di
libretto: “Die Heilpädagogischen Betrachtungen”. In questo testo, Lievegoed sviluppa sulla
base delle teorie dello psicologo evolutivo francese Sigaud e delle concezioni di Rudolf Steiner
una nuova tipologia costituzionale. Lievegoed vuole fornire agli insegnanti un modo per
riconoscere il più presto possibile i bambini “problematici” per poterli aiutare. Molti dei
cosiddetti disturbi comportamentali che oggi vengono analizzati dal punto di vista dell’ADS
erano già stati descritti nel testo di Lievegoed scritto nel 1952. Laddove si parla del “bambino
propulsivo-motorio” si legge per esempio: “Il bambino è di incredibile attività, carica di una
forza aggressiva che porta in breve qualsiasi adulto legato affettivamente a lui
all’esaurimento”. All’insegnante Lievegoed consiglia di cercare in caso di bambini di questo
tipo un “aiuto specialistico”. Questo tipo di bambino viene definitivo “propulsivo” perché
tende ad un ritmo di sviluppo accelerato che è anche dovuto a cause costituzionali. La tanto
discussa domanda: “Malattia o stranezza” non viene posta da Lievegoed perché possono
essere le unilateralità della costituzione a portare in determinate condizioni alla malattia.
(26) – V. Das Goetheanum, 21/2001, pag. 388.
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