GINECOLOGIA A cura di Amilcare Spinapolice * Il prolasso uterino ieri e oggi eziologiche della “fuoriuscita dall’utero”. Dopo la scuola ippocratica, fu Sorano di Efeso a trattare questo argomento con conoscenza anatomiche più precise, ma si deve all’arabo Albucasis la descrizione non solo della patologia, ma anche della possibile terapia chirurgica. Il grande chirurgo arabo nel “Tasrif”, monumentale opera di chirurgia, farmacologia e psichiatria, propone per il prolasso con scirro del collo, l’uso del cauterio o l’escissione utilizzando per sutura un filo di seta cruda. L’intraprendenza chirurgica del grande arabo fu un episodio, poiché era difficile per quei tempi tentare interventi chirurgici, nacquero così pessari di ogni foggia, ne veniva descritta la forma e la modalità di utilizzo. Ieri Ambroise Parè, magnifica figura di ingegno rinascimentale e, a buon diritto, considerato uno dei più La ricerca storica è interessantissima sia per la ricchezza grandi chirurghi della storia, descrive le alterazioni della delle iconografie, sia perché testimone della evoluzione statica uterina sia nella eziologia che nella terapia medica del pensiero ginecologico. e chirurgica ipotizzando persino l’intervento di isterectomia. È risultato che gli antichi ritenevano l’utero capace di Al capitolo XLVI del 23° libro, egli descrive la vagare nel corpo. Tale convinzione è dovuta alla descrizione sintomatologia: “La donna avverte un dolore alle parti che ne fa Platone nel “Timeo” (XLIV, b,cd): cui la matrice è unita e attaccata, vale a dire ai fianchi, “…e perciò l’organo genitale degli uomini, ai lombi e all’osso sacro e può con le dita palpare un naturalmente docile e imperioso, come animale sordo alla tumore al collo della matrice; se questa è maggiormente ragione spinto da furiose passioni si sforza di dominare abbassata la si vede uscire dalla natura della donna come su tutti: e per questa stessa cagione nelle donne la una carne rosata di forma ovale… la donna proverà cosiddetta matrice e la vulva somigliano a un animale difficoltà ad andare di corpo e ad urinare, inoltre avverte desideroso di fare figli, che, quando non produce frutto nella natura pesantezza e un per molto tempo dopo la stagione grande disturbo che le impedisce si affligge e si duole, ed errando di camminare e praticare il gioco qua e là per tutto il corpo e di Venere”. chiudendo i passaggi dell’aria e non Nel capitolo successivo il lasciando respirare, getta il corpo Parè descrive l’uso delle ventose nelle più grandi angosce e genera per le malposizioni, poi così altre malattie di ogni specie…” riporta la terapia con pessari: La concezione platonica fu poi “Bisogna ungere il collo della adottata da Ippocrate alla sua teoria matrice e tutta la parte che da sugli umori, gettando le basi del questo fuoriesce con olio di giglio pensiero ginecologico, influenzando o burro fresco, grasso di gallina tutti gli autori successivi. Infatti, il e altri simili cose; poi spingendo concetto della migrazione uterina le dita la parte fuoriuscita sarà è riportato sempre tra le cause © Istituto e Museo di Storia della Scienza ncora oggi la patologia della statica uterina occupa un posto percentualmente importante nella pratica quotidiana del ginecologo, sia come prassi chirurgica riparativa (colpoperineo plastiche, interventi di sospensione), sia come chirurgia demolitiva (colpoisterectomia). Una grande percentuale di questo tipo di intervento viene eseguita per prolasso genitale. Dai dati attuali emerge quanto sia numericamente rilevante questo tipo di patologia e l’importanza storica che essa ha sempre avuto. pugliasalute - trentatre - dicembre 2004 collocata in situ non con brusca pressione ma un po’ alla volta con l’aiuto di un panno fine…fatto ciò si faranno fomenti con decotti di sostanza astringente come il seguente: corteccia di mela granata e di noce, galle di cipresso, allume di rocca, equiseto, berbero con acqua marziale, sia fatto un decotto. Di questa sostanza si farà anche una polvere per cospargere le parti interessate; verrà poi applicato un pessario di grossezza media lungo otto nove dita circa…”. L’innovazione più rivoluzionaria è però la descrizione di un intrevento di estirpazione della matrice il giorno dell’Epifania del 1575. Minuziosamente egli descrive la storia clinica di una giovane donna abitante nel borgo di Saint Germain des Prés che si confidò con il barbiere chirurgo del borgo di nome Cristophe Monbeau. Ella sin dal 1573 avvertiva tutti i sintomi del prolasso e il 27 dicembre del 1574 assunse dell’antimonio che la fece vomitare ripetutamente e con grandi sforzi. Il Parè fu chiamato il 6 gennaio del 1575 e insieme a Jacques Guillemeau, chirurgo giurato di Parigi, e Antonio Du Vieux operò la paziente decidendo di intervenire per gradi tanto che l’intervento durò per due giorni. All’esame dei dottori Gaudin e Le Fevre il pezzo fu giudicato essere la matrice. La donna sopravvisse per tre mesi, poi morì di pleurite febbrile. L’opera del grande chirurgo francese rimane un esempio di capacità chirurgica. Bisognerà aspettare l’800 prima che ci siano descrizioni e innovazioni della terapia chirurgica. Vennero eseguite varie tecniche fra cui ricordiamo l’obliterazione della vagina di Vidal Dicassis (1856), la sutura delle grandi labbra di Fricke (1833), Platt e altri, l’elitroraffia inferiore di Malgaigne (1837), l’episioperineoraffia di Stolls (1859). Tutti questi interventi non ebbero esito positivo tanto che difficilmente le pazienti vi si sottoponevano. Il solco però era stato tracciato. La svolta si ebbe con James Simd che propose il rimpicciolimento della parete vaginale anteriore per dare un punto di appoggio alla vescica. Dopo molti tentativi per chiudere la rima vulvare anche con mezzi chirurgici si giunse all’intervento di Lefort che riesce per primo a soddisfare le esigenze ottenendo un buon colpocleisi. Si ricorse inoltre all’isterectomia sopravaginale con accorciamento dei ligamenti larghi proposta da Jacobs e da Regueu con fissazione del moncone cervicale all’angolo inferiore della ferita addominale. Cioppin nel 1867 eseguendo per la prima volta una isterectomia vaginale aprirà la strada della modernità fino a giungere ai collaudati interventi che oggigiorno vengono ancora eseguiti nelle nostre sale operatorie. Oggi La statica pelvica è, quindi, il risultato dell’equilibrio solidale dei tre organi pelvici maggiori: utero, vescica e retto che, intimamente collegati tra di loro, partecipano pugliasalute alla dinamica del diaframma pelvico attraverso i loro rapporti con la vagina. Il deterioramento dell’insieme dei dispositivi che regolano i rapporti tra questi organi è alla base della etiologia del prolasso nei diversi gradi, cioè gli organi possono “esternarsi” in maniera anomala: quando a discendere è il solo utero si ha il quadro del prolasso uterino semplice, se invece, si accompagna con una delle pareti vaginali, abbiamo il cistocele, se ad essere interessati sono la vescica e la parete vaginale anteriore, o il rettocele, se sono coinvolti la parete vaginale posteriore ed il retto. Quando l’utero discende gradualmente lungo l’asse della vagina coinvolgendo la parete vaginale stessa, si riconoscono vari gradi di prolasso uterino: • I grado: la cervice è conservata ancora in vagina ed affiora alla rima vulvare solo dopo uno sforzo; • II grado: la cervice è visibile fuori della rima vulvare ed è spesso ulcerata e congesta; • III grado: il viscere uterino è completamente esteriorizzato. Complicanze Il prolasso cronico causa “l’appiattimento” delle rughe vaginali, l’epitelio si ispessisce e si cheratinizza. Compaiono ulcerazioni, congestione e anche perdite ematiche causate dalle ulcerazioni. Il cistocele determina: un incompleto svuotamento vescicale, causa, spesso, di cistiti recidivanti. Inoltre lo stiramento degli ureteri derivante dalla trazione che viene a crearsi può provocare patologie a carico dell’apparato urinario assai gravi, quali l’idronefrosi e la dilatazione degli ureteri. Sintomatologia I disturbi lamentati sono in genere legati alla riduzione della qualità della vita. • La stazione eretta produce la sensazione di “qualcosa che scende come se si perdesse”; • Lombalgia dovuta allo stiramento dei legamenti utero sacrali, ma anche spesso al soprappeso; • Sensazione di premito dovuta alla congestione venosa pelvica e alla pressione che i visceri addominali esercitano su un pavimento pelvico insufficiente; • Aumentata frequenza della minzione dovuta, come detto, all’incompleto svuotamento; • Difficoltà alla defecazione; - trentaquattro - dicembre 2004 In generale, questo quadro sintomatologico, appare gradatamente e più frequentemente con il cessare della fertilità in cui i tessuti del tratto genitale iniziano a perdere il loro trofismo per la carenza degli estrogeni. Diagnostica La diagnostica clinica è sufficiente per evidenziare un prolasso uterino. Nei casi in cui vi è implicazione della vescica è opportuno prima di proporre qualsiasi terapia studiare l’angolo del collo vescicale per poter scegliere il migliore intervento. Terapia Consiste nell’utilizzo di presidi protesici e nella chirurgia. Presidi protesici: con questo termine intendiamo il classico pessario da inserire in vagina per distenderne le pareti ed impedire la fuoriuscita del viscere. non sono mai molto grandi, si accompagna spesso alla ricostruzione di tutta la statica vaginale completandolo con la plastica vaginale anteriore e posteriore e nei casi in cui è possibile, con una colpocleisi. Oggi è possibile eseguire questo intervento in maniera combinata facendosi assistere anche laparoscopicamente. In laparoscopia si eseguono i primi tempi liberando il viscere dai suoi legamenti e si prosegue poi l’intervento per via vaginale sotto controllo laparoscopico. Ma non sempre è d’obbligo sacrificare l’utero, la tecnica di Manchester ad esempio corregge il prolasso senza asportare l’organo in toto ma solo il collo e la tecnica di Le Fort, oggi in via di abbandono per i progressi delle tecniche anestesiologiche, prevede l’inglobamento dell’utero con la chiusura della vagina a “canna di fucile”. Esistono numerose varianti a questi interventi principali, ma sono raramente eseguite; la maggior parte dei ginecologi, grazie ai progressi della antibioticoterapia e delle metodiche anestesiologiche, preferisce risolvere il problema del prolasso con il sacrificio dell’utero mediante una colpoisterectomia. Le complicanze in alcuni casi possono essere la recidiva con prolasso della cupola vaginale. Interventi per via addominale Questa via di accesso per le riparazioni ha indicazioni limitate che servono o a fissare un “ancora alta”, mediante l’uso di benderelle, o a riparare delle complicanze o recidive di un precedente intervento per via vaginale. Esempi di pessario Le indicazioni a questo presidio sono: • età fertile e desiderio di ulteriori gravidanze; • paziente inidonea all’atto chirurgico; • come propedeutica all’intervento; • scelta della paziente. Le indicazioni principali a questa chirurgia sono: Oggigiorno i pessari più utilizzati sono di polietilene semirigido, che viene compresso tra le dita dell’operatore ed introdotto in modo che ritorni circolare appoggiandosi alle pareti vaginali impedendo, di fatto, la fuoriuscita dell’utero. La terapia chirurgica volta a correggere i difetti della statica pelvica, è caratterizzata da una vasta tipologia di interventi, a volte anche combinati tra loro, per cui molto spesso il chirurgo sceglie in base alla propria esperienza ed alle condizioni della paziente. Bisogna distinguere gli interventi in base alla via di accesso vaginale o addominale. • prolasso associato a patologie uterine o annessiali tali da richiedere la via alta; • prolasso recidivante; • prolasso con elitroce; • prolasso associato ad incontinenza uterina; • prolasso del moncone residuo dopo una isterectomia sopracervicale; • in tutti quei casi in cui la paziente rifiuta la mutilazione vaginale. * Dirigente dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia della Casa di cura privata Villa Serena Bibliografia Interventi per via vaginale Trattamenti chirurgici del prolasso, Perniceni, Hattab, Engelmann, E.M.C. 41825 Chirurgia ginecologica, Greenhill, Edizioni Piccin Colpoisterectomia semplice È l’intervento classico per la risoluzione di un prolasso uterino, prevede l’asportazione dell’utero attraverso l’ostio vaginale, in genere nei casi di prolasso le dimensioni uterine pugliasalute Ginecologia illustrata, Garrey –Hodge-Callander, Pensiero scientifico editore Chirurgia ginecologica conservativa, G.Candiani –M.Candiani, Edizioni Masson - trentacinque - dicembre 2004