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Cooperativa
Padri filippini
Cattolico-democratica di Cultura
della Pace
LEZIONI DI FILOSOFIA 2016
Brescia, Sala Bevilacqua, via Pace n. 10, ore 18
Il problema della libertà
4 aprile
René Descartes
Emanuela Scribano
(Professore ordinario di storia della filosofia moderna
nell’Università Ca’ Foscari di Venezia)
15 aprile
Immanuel Kant
Gian Luigi Paltrinieri
(Professore associato di ermeneutica filosofica
nell’Università Ca’ Foscari di Venezia)
22 aprile
Georg Wilhelm
Friedrich Hegel
Maurizio Pagano
(Professore ordinario di filosofia della comunicazione
nell’Università del Piemonte Orientale)
www.ccdc.it
Emanuela Scribano è Professore ordinario di Storia della filosofia moderna presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Nei suoi lavori si è occupata della storia della metafisica nel trapasso dal pensiero filosofico medievale a quello moderno,
dedicando particolare attenzione allo sviluppo della “teologia razionale” e ai modelli di teoria della conoscenza. Tra le
sue pubblicazioni: L’esistenza di Dio. Storia della prova ontologica da Descartes a Kant (Laterza, Roma-Bari 1994); Guida
alla lettura delle «Meditazioni metafisiche» di Descartes (Laterza, Roma-Bari 1997); Angeli e beati. Modelli di conoscenza
da Tommaso a Spinoza (Laterza, Roma-Bari 2006); Guida alla lettura dell’«Etica» di Spinoza (Laterza, Roma-Bari 2008);
Macchine con la mente. Fisiologia e metafisica tra Cartesio e Spinoza (Carocci, Roma 2015).
Gian Luigi Paltrinieri è Professore associato di ermeneutica filosofica presso l’Università Cà Foscari di Venezia. Le
sue ricerche sono incentrate su due versanti: il pensiero che apre e istituisce la modernità (Descartes, Hobbes, Locke,
Rousseau, Hume, e, in particolare, Immanuel Kant) e l’ambito ermeneutico-filosofico (Heidegger, Gadamer, Ricoeur,
includendo a ritroso Nietzsche). Tra le sue pubblicazioni: la traduzione di I. Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica
che vorrà presentarsi come scienza, Bruno Mondadori, Milano 1997; L’uomo nel mondo. Libertà e cosa in sè nel pensiero
di Immanuel Kant (Carocci, Roma 2001); Kant e il linguaggio. Autocritica e immaginazione (Cafoscarina, Venezia 2009);
La natura come giustificazione. Kant e la fallacia naturalistica di George Edward Moore (Mimesis, Milano-Udine, 2011).
Maurizio Pagano è Professore ordinario di Filosofia della Comunicazione presso l’Università del Piemonte Orientale.
Ha dedicato le sue ricerche alla filosofia classica tedesca, con particolare riferimento al pensiero di Hegel, e ad alcune
questioni nodali del dibattito contemporaneo, tra cui il pluralismo culturale e religioso e il tema dei conflitti e della violenza
nell’età globale. Tra le sue pubblicazioni: Storia ed escatologia nel pensiero di W. Pannenberg (Mursia, Milano 1973);
Hegel: la religione e l’ermeneutica del concetto (Esi, Napoli 1992); la traduzione (con introduzione e analisi del testo) di
G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito. Prefazione, Introduzione, Il sapere assoluto (Sei, Torino 1996); Lo spirito. Percorsi
nella filosofia e nelle culture, ed. (Mimesis, Milano-Udine 2011).
René Descartes (Renato Cartesio, 1596-1650) propone, in particolare nella quarta delle sue Meditazioni
metafisiche, una filosofia della libertà in cui si assiste al passaggio da un orizzonte problematico di ordine
teologico-filosofico ad un orizzonte di impianto filosofico-scientifico. Per Cartesio, a differenza dell’intelletto
che è finito, la libertà mostra di non essere limitata e in questo essa rappresenta il fatto che l’uomo è creato a
immagine e somiglianza di Dio. La libertà, a suo modo di vedere, si articola in tre piani: quello più basso che
implica “il poter fare e non fare senza costrizione e ad arbitrio”, quello dell’adesione al vero e al bene indicati
dall’intelligenza e quello della spontaneità assoluta che “trascende la misura sempre limitata della ragione
umana e che non coincide però con l’indifferenza, essendo invece vertice della perfezione umana e sigillo
della sua somiglianza con Dio”. Proprio l’eccedenza della libertà rispetto alla ragione costituisce “il principio
del possibile errore gnoseologico” che si verifica quando la volontà dà il proprio assenso ad un “giudizio sopra
una cosa” non concepita con “sufficiente chiarezza e distinzione” intellettuali. La libertà è anche “condizione
per la formulazione dello stesso dubbio metodico” attraverso cui facciamo esperienza di una libertà così
grande che “ci permette di sospendere il giudizio” (F. Botturi).
Immanuel Kant (1724-1804) sostiene che, “se si dà libertà, questa ha la sua esclusiva condizione di possibilità
a livello trascendentale, come capacità causale di una ragione” che è “pura attività spontanea, indipendente
dalla sensibilità”. Per Kant è possibile accedere all’idea positiva di libertà solo mediante il “concetto pratico”
della libertà. Nella Critica della ragion pratica egli parla in proposito del “fatto della ragione” costituito dalla
legge morale che è strettamente connessa con la libertà. Infatti la volontà “per poter aderire alla legge morale,
deve poter essere libera di farlo e anche di non farlo” (“Devi, dunque puoi”). La libertà poi “è la condizione
della legge morale, la quale a sua volta è il segno rivelatore della libertà”. Per Kant infatti “la libertà è causa
essendi (‘causa che fa essere’) della legge morale, mentre la legge morale è causa cognoscendi (‘causa che
fa conoscere’) della libertà”. In questa prospettiva l’uomo “si sottrae al determinismo delle leggi naturali e si
rivela appartenente ad un altro mondo, il mondo della libertà, che è il noumeno”. Secondo Kant così l’uomo in
quanto noumeno “risulta essere egli stesso causa delle proprie volizioni. Egli può essere, infatti, condizionato
da mille fattori esterni e interni, fisici e psichici, a compiere o a non compiere una certa azione, può cioè essere
costretto con la forza a fare o a non fare una certa cosa, ma nessuna forza al mondo può costringerlo a volere
o a non volere una certa cosa” (E. Berti).
Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) supera il dualismo moderno tra spirito e natura attribuendo
la libertà a una soggettività identificata col movimento dialettico del processo logico-metafisico. Come egli
sostiene nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, l’“idea non resta in se stessa, ma con la libertà
di un’assoluta necessaria spontaneità s’estranea da sé come natura” per poi tornare a se stessa, inaugurando
“una forma superiore dell’assoluto e della sua libertà come spirito”. Per questo la libertà non è il libero arbitrio
che ha “come contenuto determinate inclinazioni ed è privilegiamento di una tendenza rispetto a un’altra”.
Per Hegel nello spirito soggettivo la “verità dell’‘arbitrio’ è la ‘libertà’, che non è più appagamento particolare,
ma ‘appagamento universale’ della volontà, che è ‘felicità’”. La libertà poi si realizza nel mondo come spirito
oggettivo in cui essa è “piena solo nella sua realizzazione storica” che si concretizza nell’eticità (le istituzioni) la
quale “è l’idea della libertà, idea intesa come il bene vivente” e come “il concetto della libertà divenuto modo
sussistente e natura dell’autocoscienza”. In questa prospettiva la libertà concreta è “appartenenza a ciò che ci
dà vita ed è il senso dello stesso liberto arbitrio (libertà astratta) come capacità di adesione al bene”. Infine,
secondo Hegel, la pienezza della libertà “non avviene nella storia, ma è solo nello spirito assoluto, libero insé e per -sé, in cui la libertà dello spirito soggettivo, che è libero ‘per sé’, e quella dello spirito oggettivo che è
libero ‘in sè’ (nelle forme storiche e istituzionali) si sintetizzano” (F. Botturi).