Crescita, produttività e occupazione: le sfide che l`Italia ha di

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Crescita, produttività e occupazione:
le sfide che l’Italia ha di fronte
DOCUMENTI
2013
DOCUMENTI ABI 2013
Premessa
1.
Sul quadro istituzionale gravano rilevanti incertezze. Se una
situazione di incertezza è preoccupante in sé, lo è ancor di più in una
fase in cui la recessione economica e il disagio sociale continuano a
permanere acuti e l’intera Europa è impegnata in un difficile sforzo
volto a coniugare l’obiettivo del risanamento con quello del rilancio
della crescita e dell’occupazione.
2.
L’azione dell’Italia è cruciale e non può essere disgiunta da quella
europea, imperniata su tre pilastri: a) la costruzione di una Unione
bancaria che, con norme uniche e prassi regolamentari, rafforzi la
stabilità e il mercato unico; b) la realizzazione di una vera Unione
fiscale; c) la costruzione del Patto per la crescita.
3.
L’Italia non può permettersi che siano vanificati i grandi sacrifici fatti:
ha dunque urgente bisogno di autorevoli vertici istituzionali nella
pienezza delle responsabilità, per evitare che un’attesa prolungata
possa nuocere alla credibilità internazionale e innescare una nuova
fase di crisi dell’intera Area dell’euro.
I problemi del Paese
4.
L’Italia ha due grandi emergenze interconnesse:
•
la sfera istituzionale richiede azioni urgenti per riforme in
grado di assicurare stabilità e ravvivare quei principi di
civismo e di etica che rappresentano il collante
indispensabile di ogni società e il presupposto del suo
successo in tutti gli ambiti di attività;
•
la sfera economica e sociale richiede riforme in grado di
coniugare il risanamento dei conti pubblici con il rilancio della
crescita economica.
Occorre un Governo autorevole che sappia operare efficacemente su
entrambi i fronti, nella consapevolezza che dare risposte alla prima
emergenza è in qualche modo anche precondizione per affrontare la
seconda.
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5.
6.
L’emergenza istituzionale richiede azioni in grado di rigenerare il
funzionamento della democrazia italiana attraverso interventi
che assicurino:
•
un sistema in grado di garantire che dalla competizione
elettorale emerga un esito certo in termini di governabilità e la
selezione degli eletti da parte dei cittadini;
•
la riduzione dei costi della politica e l’avvio di un indispensabile
processo di riavvicinamento tra la società e i suoi strumenti di
rappresentanza democratica;
•
il rafforzamento della moralizzazione e la lotta contro la
corruzione e tutte le forme di illegalità.
Sull’emergenza economica e sociale, l’Italia ha bisogno di riforme
strutturali per rilanciare la produttività, la competitività, per
accrescere il tasso di sviluppo dell’economia, presupposti questi
anche per la tutela dell'occupazione, per ridare fiducia alle famiglie e
alle imprese. Le grandi direttrici di politica economica si sostanziano
in due grandi percorsi: quello finalizzato al risanamento dei
conti pubblici e quello per il rilancio della crescita economica.
La sfida è impegnativa tenuto conto delle specifiche fragilità di cui
l’Italia è portatrice, a partire dall’essere un grande paese ad elevato
debito, ma il percorso è stato avviato e occorre valorizzare i progressi
fatti a partire dal 2011.
I principi guida
7.
E’ dunque necessario che la politica economica sia saldamente
ancorata a pochi ma chiari principi di ispirazione e metodo. In
particolare serve l’ancoraggio a due principi guida:

Riaffermazione del ruolo dell’Europa e dell’euro, consapevoli
che nella nuova geografia mondiale solo una realtà aggregata,
forte e coesa come quella europea, potrà giocare un ruolo da
protagonista;

Piena adesione all’idea che solo un adeguato quadro di regole,
a garanzia di concorrenza, trasparenza e stabilità, può
assicurare la massimizzazione del benessere dei cittadini (il più
alto rapporto tra qualità e prezzo dei beni e servizi resi).
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Proposte
8.
Sui contenuti, obiettivo del Governo deve essere quello di stabilire le
premesse per ritornare sul sentiero della crescita1. Precondizione è il
rigore finanziario, strumento e non obiettivo di politica economica.
1. Rispetto degli equilibri della finanza pubblica così come disegnati nel
Documento di Economia e Finanza (DEF) sia sul deficit, sia sul debito
(stock).
•
In particolare, messa in sicurezza dell’obiettivo di riduzione
del rapporto debito/pil secondo la regola prevista dal Fiscal
Compact (almeno 3 punti l’anno) anche attraverso
l’accelerazione del piano di privatizzazioni specie sul fronte
delle partecipazioni degli Enti locali.
•
Attuazione della Golden Rule (scomputo degli investimenti
produttivi dal calcolo del deficit pubblico) e revisione del
patto di stabilità interno.
2. Forte azione volta a mutare la composizione del bilancio con:
•
misure dal lato del fisco (recupero dei contenuti presenti
nella delega fiscale; interventi a riduzione del cuneo fiscale;
taglio dell’Irap con deducibilità del costo del lavoro specie
per alcune tipologie contrattuali – es. apprendistato, anche
dopo la trasformazione del contratto; lotta all’evasione
attraverso una decisa guerra al contante);
•
riduzione
della
spesa
corrente
(spending
review
permanente e generalizzata a tutti i livelli di governo) e, a
parità di saldi, incremento della spesa in conto capitale;
3. tempestivo pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni nei
confronti delle imprese sia con misure emergenziali (anche con
decreto legge per saldo debiti arretrati della PA verso imprese), sia
con misure strutturali anche volte ad agevolare l’intervento delle
imprese bancarie nel processo di smobilizzo;
1
Nel breve termine la crescita dovrà approcciare il sentiero di sviluppo potenziale
presente nell’economia italiana prima della crisi (aumento medio annuo del Pil potenziale
1998-2007 =1,2-1,3%). Nel più lungo periodo dovrà puntare alla chiusura del gap
rispetto alla media dell’Area euro (crescita media del Pil potenziale 1998-2007 dell’Area
euro=2%).
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4. rafforzamento
delle
infrastrutture
materiali
(riqualificazione
patrimonio abitativo scolastico finalizzato al risparmio energetico ed
alla digitalizzazione) e immateriali (riforma della giustizia civile);
5. istruzione, innovazione e ricerca, anche migliorando le relazioni tra
imprese, università e sistema della ricerca pubblica;
6. misure per stimolare il mercato del lavoro, con particolare attenzione
all’occupazione giovanile e femminile;
7. produttività e competitività;
8. liberalizzazioni e semplificazioni;
9. valorizzazione del risparmio a medio e lungo termine per incentivare
gli investimenti.
10.rilancio del mercato immobiliare;
11.ridefinizione, attraverso la revisione del titolo V della Costituzione,
delle competenze tra Stato e Regioni al fine di semplificare e
velocizzare
i processi decisionali relativi alla realizzazione delle
infrastrutture strategiche per il Paese.
9.
Per quanto riguarda più specificatamente il mercato bancario italiano,
con la finalità di creare le condizioni di poter far svolgere alle banche
a pieno il loro ruolo di supporto alle famiglie e alle imprese, occorre:
1. predisporre misure volte a riattivare la domanda di finanziamenti a
medio e lungo termine, che per le famiglie riguardano
prevalentemente i mutui per l’acquisto di abitazioni e per le imprese
prestiti per finanziare gli investimenti;
2. agire, da un lato, su fattori macro (spread, aspettative, incentivare il
risparmio a medio e lungo termine, ecc.) e, dall’altro, anche su fattori
più strettamente connessi con l’operatività bancaria che possono
comunque svolgere un ruolo importante. In particolare, rilanciare il
mercato delle cartolarizzazioni, dare piena operatività o attivare fondi
di garanzia che permettano di attenuare in questa fase il grado di
rischio delle operazioni di finanziamento. Nello specifico, istituire un
Fondo di garanzia dello Stato che garantisca i rischi dei mutui per
l’acquisto di abitazioni erogati dalle banche alle famiglie appartenenti
a categorie disagiate. Inoltre, sarebbe opportuno creare, all’interno
del Fondo di Garanzia per le PMI, un plafond dedicato alle imprese di
costruzioni che realizzano immobili ad alte prestazioni energetiche
(classi A e B) ovvero compiono operazioni di ristrutturazione
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completa e di retrofitting di asset esistenti, in modo da migliorarne le
performance energetiche (almeno classe energetica D);
3. rimuovere alcuni problemi strutturali che rendono oggi difficile per le
banche sviluppare la propria operatività nel comparto del credito
ipotecario, quali le regole prudenziali particolarmente rigide per il
calcolo dei coefficienti patrimoniali ai fini di vigilanza e i lunghi tempi
della Giustizia Civile che creano ostacoli al recupero dei crediti
deteriorati;
4. rimuovere le difficoltà delle banche di collegare i costi di raccolta a
quelli di impiego per tutta la vita dei finanziamenti ipotecari, e quindi
appare, tra l’altro, fondamentale rivedere l’attuale normativa
sull’estinzione anticipata, ripristinando la possibilità – come d’altra
parte è previsto in tutti i paesi Europei – di richiedere le commissioni
per
l’estinzione
anticipata
ovvero
prevedere
un
periodo
(proporzionale alla durata del mutuo) nel quale non è possibile
l’opzione di prepayment (come ad esempio accade in Germania);
5. modificare le odierne regole di riconoscimento fiscale delle rettifiche
su crediti e degli interessi passivi per ridurre gli svantaggi competitivi
rispetto alle banche degli altri paesi europei. In particolare, vanno
rimosse le attuali penalizzazioni previste per il trattamento delle
rettifiche di valore (ai fini Ires: limite annuale di deducibilità e
recupero in 18 quote dell’eccedenza, ai fini Irap: indeducibilità totale
rettifiche di valore) e per il trattamento degli interessi passivi (ai fini
Ires e Irap: indeducibilità del 4%).
Le priorità dei primi cento giorni
10.
Il documento sintetizza un insieme di misure necessarie affinché
l’economia italiana torni a crescere e a essere effettivamente
competitiva.
La negativa fase ciclica rende necessario focalizzare l’azione del
futuro Governo su alcuni provvedimenti che si debbono considerare
come prioritari per dare quella scossa che permetta in tempi rapidi di
spezzare la spirale di negatività che si sta scaricando sulle imprese, le
famiglie, le banche e l’intera economia.
In particolare, è urgente che nei primi cento giorni il nuovo Governo:
1.
emani
un decreto legge che contenga un tempestivo ed
efficace piano per consentire il pagamento dei debiti delle
Pubbliche Amministrazioni nei confronti delle imprese;
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2.
promuova iniziative volte a far superare all’Eurozona le attuali
criticità, sia attraverso una rimodulazione dei programmi di
austerità, ad esempio dando attuazione alla Golden Rule, sia
attraverso una maggiore integrazione, anche tramite l’Unione
Bancaria;
3.
si ponga l’obiettivo di un rilancio del mercato immobiliare (con
interventi di stimolo alla domanda, ad es. revisione dell’IMU
sullo stock di invenduto e sui capannoni dismessi, con una
rimodulazione dell’IMU sulla prima casa, ad es. con un
innalzamento della franchigia);
4.
adotti misure per alleggerire il carico fiscale su lavoro e
impresa anche attraverso la tempestiva ripresa dei contenuti
della delega fiscale. In quest’ambito la modifica del trattamento
fiscale degli accantonamenti sui crediti delle banche
consentirebbe di liberare ulteriori risorse per il finanziamento
dell’economia;
5.
indentifichi strumenti volti a facilitare l’inserimento dei giovani
nel mondo del lavoro e a dare definitiva soluzione al problema
degli esodati/salvaguardati;
6.
si impegni a riformare la legge elettorale, a ridurre i costi della
politica e a combattere la corruzione.
La pronta attuazione di queste misure contribuirebbe in modo determinante
a sviluppare il circuito del credito, consentendo alle banche di svolgere
appieno il loro ruolo di volano nella ripresa economica e dell’occupazione in
Italia .
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