comunicazione istituzionale e pari opportunità linee guida per orientarsi comunicazione istituzionale e pari opportunità linee guida per orientarsi Progetto finanziato dalla Regione Lombardia con il contribuito del Fondo Sociale Europeo e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Misura E1, Dispositivo Azioni di Sistema per lo Sviluppo e la Partecipazione Femminile al Mercato del Lavoro, FSE Obiettivo 3 Anno 2002 D.D.G. 10321 del 24 giugno 2003 COVER.indd 1 03/09/2004 15.11.55 Progetto Comunico Donna n. 157568 Misura E1- Dispositivo Azioni di Sistema per lo Sviluppo e la Partecipazione Femminile al Mercato del Lavoro FSE Obiettivo 3 - Anno 2002 D.D.G. 10321 del 24 giugno 2003 Partnership di progetto Ce.svi.p. soc. Coop. r.l. - Centro Sviluppo Piccola e Media Impresa CdIE - Centro di Iniziativa Europea Domus Academy Lega delle Autonomie locali Comitato di pilotaggio Stefano Zanaboni, Cesvip Barbara Belzini, Cesvip Sabrina Dell’Anese, Cesvip Anna Catasta, CdIE Silvana Mura, CdIE Anna Olita, CdIE Elena Pacenti, Domus Academy Chiara Diana, Domus Academy Maurizio Lozza, Lega delle Autonomie locali Lorenza Lozza, Lega delle Autonomie locali Editing e redazione testi Anna Catasta, CdIE Silvana Mura, CdIE Anna Olita, CdIE Elena Pacenti, Domus Academy Progetto grafico e impaginazione Chiara Diana, Domus Academy Stampa Eredi Gutemberg scrl, Piacenza comunicazione istituzionale e pari opportunità linee guida per orientarsi Progetto finanziato dalla Regione Lombardia con il contribuito del Fondo Sociale Europeo e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Misura E1, Dispositivo Azioni di Sistema per lo Sviluppo e la Partecipazione Femminile al Mercato del Lavoro, FSE Obiettivo 3 Anno 2002 D.D.G. 10321 del 24 giugno 2003 Si ringraziano tutte le persone del Cesvip, CdIE, Lega delle Autonomie locali e Domus Academy che hanno partecipato alla realizzazione del progetto Comunico Donna. Si ringraziano per aver collaborato alla realizzazione del progetto i componenti del Comitato Tecnico Scientifico: Claudio Maffei, Società Comunico, Presidente del CTS; Fiorella Ferrario, Dirigente Unità Organizzativa Politiche Femminili e Pari Opportunità Regione Lombardia, Direzione Generale Giovani, Sport e Pari Opportunità; M.A. Vercellotti Moffa, Presidente della Consulta Femminile Regionale del Piemonte; Silvia Balocco, progetto Eikon; Cristina Bombelli, docente Università Bocconi e Presidente Laboratorio Armonia, Ricerche e confronti sulle differenze di genere; Marcella Logli e Marussia Ciriaci, Formazione Corporate Telecom Italia; Chiara Dino, Giornalista di D di Repubblica; Milka Pogliani, Presidente dell’Associazione Pubblicitari Italiani e Presidente e Direttore Creativo Esecutivo Agenzia McCann-Erickson; Valentina Ventrelli, Future Concept Lab. Si ringraziano i promotori delle campagne di comunicazione e le agenzie pubblicitarie che hanno gentilmente concesso le interviste e/o l’uso delle immagini: Agenzia pubblicitaria McCann-Erickson, Milano; A. Manzoni & C.; Rosalba Azzali, Responsabile URP Provincia di Cremona; Pia Benci, Responsabile settore comunicazione Provincia di Milano; Carlo Bianchessi, DG Sanità Regione Lombardia; Cristina Bianchi, Responsabile Comunicazione Settore Formazione Lavoro Provincia di Varese; Sonia Cantoni, Assessore all’ambiente e alle pari opportunità, Comune di Sesto San Giovanni (MI); Cinzia Cecconi, Bates Italia, Roma; Fulvio Ceroni, Agenzia Nouvelle, Minerbio (BO); Barbara Colson, Agenzia Sudler&Hennessey Milano; Francesco Donadini, Donadini Impresa di Pubblicità e Comunicazione, Treviso; Patrizia Faggi, Luciano Consolini & Artmachine Associati, Milano; Famiglia Cristiana, Redazione e Direzione pubblicità; Alessandro Fiori, Ufficio Comunicazione DG Presidenza Regione Lombardia; Giorgio Gaspari, Dirigente settore comunicazione Provincia di Varese; Io Donna, Direzione; Marilena Lafratta, DG Giovani, Sport e Pari Opportunità, U/O Politiche Femminili e Pari Opportunità Giunta Regionale della Lombardia; Roberto Lambicchi, Dirigente Struttura Pubblicità e New Media DG Presidenza Regione Lombardia; Duccio Pedercini, Ufficio Comunicazione Ministero del Lavoro; RCS Pubblicità; Barbara Rosenberg e Patrizia Zambelloni, Ufficio Comunicazione DG Industria, Piccola e Media Impresa e Cooperazione e Turismo Regione Lombardia; Lorenzo Rossignoli, DG Giovani, Sport e Pari Opportunità, U/O Politiche Femminili e Pari Opportunità Giunta Regionale della Lombardia; Maurizio Terruzzi e Monica Dispari, Ufficio Comunicazione DG Formazione, Istruzione, Lavoro Regione Lombardia; Chiara Tiberi, Ufficio Comunicazione della Provincia di Milano. Si ringraziano inoltre tutti i responsabili degli Enti, dei progetti e dei servizi che hanno collaborato alla ricerca. 00 premessa 08 01 introduzione 11 02 LINEE GUIDA 20 021 linee guida per l’introduzione della prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale 22 022 linee guida per la costruzione dell’identità e per la comunicazione dei servizi orientati alle pari opportunità 34 03 LETTURE DI APPROFONDIMENTO 50 031 modelli di genere nella comunicazione commerciale 52 032 la comunicazione istituzionale e la rappresentazione di genere 64 033 i servizi attivati in una prospettiva di promozione delle pari opportunità di genere 77 04 BIBLIOGRAFIA 86 linee guida per la comunicazione istituzionale chiara ed efficace orientata alle pari opportunità INDICE 00 premessa Anna Catasta, Progetto Comunico Donna PRM 8 La comunicazione sviluppata dalle amministrazioni pubbliche ha acquistato nel tempo sempre maggiore importanza e ruolo non solo per facilitare e favorire un rapporto attivo tra Enti e cittadinanza, ma anche per disegnare modalità di partecipazione e di democrazia in tutte le fasi dell’attività istituzionale. La comunicazione pubblica può rappresentare ciò che accade nel Paese, diventare un veicolo di messaggi che possono favorire il cambiamento nei modelli e negli stili di vita, riequilibrare, a favore di chi ha meno risorse, le possibilità di accesso a servizi e opportunità. Il progetto Comunico Donna ha sviluppato un percorso di ricerca, di cui forniamo in questa pubblicazione le conclusioni operative, per comprendere quali possano essere le potenzialità della comunicazione pubblica nel favorire, in un’ottica di genere, la crescita di una società con ruoli equilibrati e non discriminatori tra uomini e donne. Il manuale “Comunicazione istituzionale e pari opportunità” nasce dall’esigenza di definire semplici Linee Guida di orientamento per potenziare il ruolo della comunicazione delle amministrazioni pubbliche in questa direzione e ridurre, nello stesso tempo, i rischi di utilizzazione di messaggi direttamente o indirettamente discriminatori. La pubblicazione si compone di tre parti principali. L’introduzione evidenzia in modo particolare le principali trasformazioni in atto nella società lombarda che riguardano il lavoro femminile, i modelli familiari, la presenza delle donne nei ruoli pubblici: ne emerge un quadro in rapido mutamento che mette in discussione le rappresentazioni maschili e femminili comunemente utilizzate. La comunicazione istituzionale può giocare un ruolo importante nel rappresentare e favorire i cambiamenti positivi, così come nel sottolineare i problemi nuovi che si presentano nella vita quotidiana di uomini e donne; oppure al contrario può, a volte inconsapevolmente, contribuire a rendere invisibili e distanti le trasformazioni in corso utilizzando immagini stereotipate. Le Linee Guida costituiscono il cuore del manuale: si tratta di raccomandazioni puntuali ad uso degli operatori della comunicazione che agiscono nelle amministrazioni pubbliche. Scopo delle Linee Guida è quello di accompagnare, nel concreto lavoro di progettazione della comunicazione istituzionale, sia realizzata all’interno dell’ente o in rapporto con agenzie e competenze esterne, gli operatori per favorire una rappresentazione più diretta delle trasformazioni sociali in corso e, quindi, una maggiore efficacia della comunicazione rivolta in particolare al target femminile. Le Linee Guida possono inoltre rappresentare uno strumento utile per ridurre i rischi di rappresentazione stereotipata, o peggio discriminatoria, nella comunicazione istituzionale. L’approccio proposto non è quello di controllo o di supervisione dall’esterno, ma è quello di promozione di un processo positivo di inserimento organico e trasversale del tema delle pari opportunità nella comunicazione istituzionale, favorendo quindi un cambiamento politico, culturale e professionale, che appare possibile. Le Linee Guida sono articolate in due ambiti: raccomandazioni per la comunicazione istituzionale in generale e raccomandazioni per la comunicazione dei servizi che in particolare si rivolgono alle donne. Due mappe di orientamento alla progettazione (comunicazione e servizi) rappresentano in forma sintetica e immediata le Linee Guida e costituiscono una sorta di percorso guidato o di check list. La terza parte, infine, rende disponibili i materiali e le riflessioni elaborati nel corso delle ricerche sviluppate nell’ambito della comunicazione istituzionale, della comunicazione commerciale e della comunicazione dei servizi rivolti in particolare alle donne. Si tratta di approfondimenti e elaborazioni nati dalla sinergia tra le azioni di ricerca, i dibattiti realizzati con gli Enti locali e le riflessioni del Comitato Tecnico Scientifico, su cui si basano le Linee Guida, che possono fornire spunti utili e stimoli per ulteriori suggerimenti e ricerche. PRM 9 Il manuale, come sopra ricordato, si rivolge in modo particolare agli operatori della comunicazione istituzionale, ma come è evidente è disponibile anche per tutti coloro che si occupano in generale di pari opportunità e per chi ha responsabilità politiche e amministrative negli Enti pubblici. Ci auguriamo che, anche chi svolge attività creativa nelle agenzie di comunicazione e in generale i professionisti del settore, possa trovare utili spunti di riflessione. PRM 10 01 introduzione INT 11 Prima di presentare il cuore di questo manuale (le Linee Guida) ricordiamo sinteticamente alcuni dati che aiutano a ricostruire l’articolazione del progetto Comunico Donna e il quadro di riferimento nel quale si inserisce. L’attualità delle questioni affrontate dal progetto Comunico Donna è confortata dai dati sulle condizioni delle donne, in particolare nel mercato del lavoro, e dagli orientamenti normativi sulla rappresentazione di genere nella comunicazione. Consapevoli delle evidenze illustrate, abbiamo cercato di capire se e come la comunicazione dia visibilità a modelli e ruoli che rispecchiano i profili sociali e culturali femminili emergenti. Ci siamo dunque interrogati sull’asimmetria tra i modelli di genere presenti nella comunicazione e le identità reali. Le risposte debbono considerarsi indicative, semplicemente utili ad aprire una riflessione che merita, malgrado il suo carattere controverso, di essere sviluppata. 01 l’articolazione del progetto Comunico Donna Il progetto Comunico Donna, realizzato da una partnership composta da Centro Sviluppo Piccola e Media Impresa, Centro di Iniziativa Europea, Domus Academy, Lega delle Autonomie Locali della Lombardia01 e finanziato attraverso la NOTE 01 / Per approfondimenti sulla partnership si vedano i siti internet: www.cesvip.it, www. cdiecoop.it, www.domusacademy.it, www.lombardia. legautonomie.it Misura E102 del FSE Regione Lombardia, ha sviluppato nell’arco di un anno (ottobre 2003 - settembre 2004) un’indagine qualitativa sulla comunicazione istituzionale, commerciale e dei servizi, nel contesto delle istituzioni lombarde. In particolare l’attenzione è stata rivolta alle rappresentazioni maschili e femminili e all’evoluzione dei ruoli di genere legati sia al mercato del lavoro, sia alla conciliazione dei tempi di vita. L’obiettivo perseguito dal progetto è quello di introdurre una prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale per promuovere una rappresentazione maschile e femminile coerente e in linea con l’evoluzione dei ruoli nel mercato del lavoro e nella società, superando gli stereotipi di genere. Le azioni di ricerca e sensibilizzazione sono state articolate come descritto in seguito. Un’indagine in prospettiva di genere sulle campagne di comunicazione attivate da un campione significativo di Enti pubblici ed istituzioni lombarde. L’analisi qualitativa ha riguardato le azioni di marketing dei servizi e delle politiche del lavoro. Ha incluso in particolare l’analisi della comunicazione relativa alla promozione professionale e occupazionale delle risorse umane, il suo livello di integrazione e coerenza rispetto alle politiche adottate e l’efficacia delle soluzioni proposte, evidenziando buone pratiche. Il tema è stato inoltre approfondito attraverso interviste rivolte ai responsabili comunicazione delle istituzioni coinvolte. Una ricerca in prospettiva di genere sulla comunicazione commerciale finalizzata a riflettere sulle tendenze emergenti nella rappresentazione di modelli di ruolo professionale e sociale La ricerca ha considerato la pubblicità come indicatore culturale03 e ha preso in esame un campione rappresentativo della stampa periodica italiana, sviluppando l’analisi testuale di alcuni annunci commerciali. Il tema degli stereotipi e dell’evoluzione dei modelli di identità di genere è stato inoltre affrontato nel corso delle interviste rivolte a responsabili e giornaliste interne/i ad alcune redazioni, concessionarie pubblicitarie e agenzie di pubblicità. INT 12 NOTE 02 / Misura E1, Dispositivo Azioni di Sistema per la Partecipazione Femminile al Mercato del Lavoro, FSE Obiettivo 3 Anno 2002, progetto n.157568 03 / I messaggi pubblicitari possono fornire indizi sulla cultura di una società in un dato periodo. Per approfondimenti si rimanda al capitolo “modelli di genere nella comunicazione commerciale”a p.52 Una ricerca sui servizi attivati da Enti locali a favore delle donne finalizzata all’elaborazione di parametri per aumentare la loro efficacia comunicativa e la loro capacità di risposta ai bisogni. La ricerca ha coinvolto un campione significativo di siti e servizi on-line dedicati alle pari opportunità o all’utenza femminile secondo parametri di visibilità e accessibilità del servizio, caratteristiche e utilità della prestazione, usabilità, attualità e aggiornamento delle informazioni, grado di innovazione della soluzione. Ha comportato quindi l’elaborazione di proposte progettuali di servizi, modelli di interazione e/o proposte comunicative che rispondono alle aspettative e requisiti. Diffusione e sensibilizzazione La partnership di Comunico Donna, al fine di promuovere le proprie attività, ha previsto e realizzato: un incontro di lancio del progetto (febbraio 2004); due seminari di piccola formazione e sensibilizzazione rivolti ai/alle responsabili comunicazione di Enti locali e istituzioni lombarde (aprile e giugno 2004); un convegno finale (settembre 2004) per la divulgazione dei risultati della ricerca e delle Linee Guida sperimentali proposte. 02 il contesto di riferimento Comunico Donna si inserisce in un contesto di riferimento che ne conferma l’attualità e che comprende: alcuni dati statistici relativi alla presenza e alle condizioni delle donne nel mercato del lavoro e l’evoluzione dei ruoli di genere; la volontà più volte espressa in sede politica, e particolarmente evidente nelle misure (auto) disciplinari adottate sia a livello nazionale che europeo, di integrare la prospettiva di genere nella comunicazione, ovvero di superare una visione discriminatoria delle differenze sessuali, favorendo il cambiamento culturale. 02 1 il Mercato del Lavoro e le donne Riportiamo di seguito l’elaborazione di alcuni dati statistici che offrono uno spaccato dell’evoluzione e delle tendenze del mercato del lavoro in Italia, con un occhio di riguardo al contesto lombardo. Si tratta di dati Istat relativi al periodo 1994-2002. I dati evidenziano l’affermarsi della presenza femminile come componente fondamentale della dinamicità del mercato del lavoro e delle trasformazioni nei modelli familiari. Evoluzione nelle strategie e tipologie familiari Cresce l’età al primo matrimonio e si diversificano i percorsi di costituzione della famiglia. Le donne diventano madri più tardi e fanno meno figli, con una conseguente incidenza nella partecipazione al mercato del lavoro. Le donne sperimentano più che in passato separazioni e divorzi ed emergono quindi nuovi modelli familiari (es. convivenze, famiglie monoparentali) . Emerge inoltre una nuova e rappresentativa soggettività femminile: le donne anziane (il 68,8% degli ultraottantenni è costituito da donne; cfr. TAB. 01) che vivono sempre più spesso sole, in famiglie senza nuclei oppure come membri aggregati ad un’altra famiglia. Donne peraltro sempre più istruite, le cui condizioni di salute migliorano, e che si mostrano più dinamiche sia sul piano culturale che sociale. INT 13 TABELLA 01 Popolazione di 65 anni e più residente in famiglia per sesso e classe di età / 2001 maschi femmine totale unità % unità % unità % da 65 a 69 1.426.778 46,3% 1.653.170 53,3% 3.079.948 100,0% da 70 a 71 1.229.113 43,8% 1.574.339 56,2% 2.803.452 100,0% da 75 a 79 913.342 39,9% 1.373.434 60,1% 2.286.776 100,0% da 80 816.131 33,0% 1.659.507 67,0% 2.475.638 100,0% totale 4.385.364 41,2% 6.260.450 58,8% 10.645.814 100,0% Fonte: Istat, Censimento della popolazione 2001 Il lavoro diventa una dimensione sempre più importante dell’identità femminile Aumentano i tassi di scolarità femminile, che superano quelli maschili almeno per quanto riguarda l’istruzione medio-alta, così come aumenta l’inserimento delle donne in corsi universitari tradizionalmente maschili [cfr. TAB. 02]. Permangono tuttavia criticità nella transizione dall’Università al lavoro. TABELLA 02 Tassi di femminilizzazione04 per gruppo di corsi universitari / anni 1950/51- 2001/02 gruppi di corsi INT 14 NOTE 04 / Rapporto percentuale tra il numero di donne e il numero totale degli iscritti per corsi universitari femmine su 100 iscritti variazione (a) 50 / 51 60 / 61 70 / 71 80 / 81 90 / 91 00 / 01 01 / 02 % scientifico 46,6 36,9 35,6 54,1 50,5 55,5 53,8 15,4% medico 8,2 11,0 17,8 34,6 45,0 55,7 59,0 621,3% ingegneria 2,1 3,7 5,0 14,2 22,1 26,4 25,7 1145,1% agrario (b) 1,7 4,5 21,3 32,4 45,6 45,0 2550,4% economico 4,4 9,6 21,8 30,4 41,8 46,8 46,9 955,6% politico - sociale (c) (c) (c) 38,6 48,6 57,8 59,7 54,7% giuridico 11,0 15,8 20,3 41,0 52,8 58,9 58,5 431,4% letterario 60,7 73,4 74,5 75,6 79,8 79,9 79,5 31,0% scienze strategiche (c) (c) (c) (c) (c) (c) 13,8 - diplomi (d) (c) 42,8 44,1 54,4 51,7 50,4 52,1 21,7% a / La variazione percentuale è calcolata rispetto al primo anno disponibile: 1960/61 per il gruppo agrario, 1980/81 per il gruppo politico sociale. Il gruppo scienze strategiche è stato istituito nell’a.a. 2001/02. b / Nell’a.a. 1950/51 i corsi di laurea del gruppo agrario erano inclusi nel gruppo scientifico c / Non ancora istituiti d / Sono incluse le scuole dirette a fini speciali Fonte: Istat ed elaborazione dati Istat su Miur Cresce l’occupazione femminile e diminuisce la disoccupazione, soprattutto nel Centro- Nord (TAB. 03). Si affermano nuovi modelli di lavoro: per le donne cresce il lavoro a tempo determinato, il lavoro part-time e altre forme di lavoro flessibile. La posizione lavorativa migliora: aumentano le donne in posizioni dirigenziali, le libere professioniste, le imprenditrici, quelle impiegate nel settore terziario. TABELLA 03 Tassi di attività, di occupazione e di disoccupazione per sesso e ripartizione geografica / anni 19962002 anno centro nord mezzogiorno tasso di tasso di tasso di attività occupazione disoccupa15 - 65 anni 15 - 64 anni zione tasso di tasso di tasso di attività occupazione disoccupa15 - 65 anni 15 - 64 anni zione m m f m f m f f m f m f 1996 73,9 48,8 70,2 43,4 5,0 11,1 70,0 32,7 58,1 23,0 16,7 29,4 1997 73,7 49,3 70,0 43,9 4,9 11,0 70,1 33,2 58,0 23,1 17,1 30,0 1998 73,9 50,1 70,4 44,8 4,7 10,6 71,2 34,8 58,5 24,0 17,5 30,8 1999 74,4 51,3 74,1 46,3 4,3 9,7 71,1 35,2 58,6 24,1 17,3 31,3 2000 74,8 52,4 71,9 48,0 3,9 8,4 71,3 35,5 59,5 24,6 16,3 30,4 2001 75,0 53,4 72,4 49,6 3,5 7,2 71,0 36,4 60,4 26,1 14,8 28,1 2002 75,4 54,2 72,9 50,5 3,3 6,8 71,4 36,8 61,2 27,0 14,1 26,4 2003 76,1 55,1 73,7 51,5 3,2 6,5 71,4 36,6 61,4 27,1 13,8 25,3 Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro Emergono tuttavia delle criticità legate all’accesso e permanenza nel Mercato del Lavoro e ai problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia. Persistono barriere all’inserimento lavorativo di donne con carichi familiari [cfr. TAB. 04] o comunque ostacoli alla loro permanenza in seguito alla nascita di più figli (tabella con dati). A questo si aggiunge la difficoltà ad affermarsi nei luoghi decisionali alti (cd. soffitto di cristallo che rappresenta in immagine le barriere invisibili che ostacolano l’ingresso delle donne nei ruoli decisionali) e in particolare a livello economico e politico [cfr. TAB. 05]. INT 15 TABELLA 04 Tassi di occupazione delle donne tra 35 e 44 anni single, in coppia, in coppia con figli e per numero di figli / anno 2003 nord ovest nord est centro sud isole italia single 91,4 93,2 84,6 70,4 75,5 86,5 coppie senza figli 79,7 83,6 72,2 45,2 47,8 71,9 coppia con figli 66,5 66,4 57,0 32,4 31,7 51,5 1 figlio 73,1 73,9 64,8 38,8 38,3 63,8 2 figli 64,3 64,8 53,9 33,9 33,6 49,9 3 figli o più 51,9 53,0 47,8 25,5 21,5 35,5 in coppia con Fonte: Istat. Rilevazione trimestrale sulle forze lavoro TABELLA 05 Occupati per posizione nella professione, sesso e settore di attività economica- Anni 1993, 2003 (valori in migliaia e variazioni percentuali) 1993 INT 16 2003 variazioni m f m f m f imprenditore 284 50 502 140 76,6 180,4 libero professionista 521 120 807 288 54,9 140,3 lavoratore in proprio 2.668 906 2.400 775 -16,3 -14,5 socio di cooperativa 103 43 124 72 19,9 68,5 coadiuvante 382 596 414 486 8,5 -18,4 indipendenti 4.158 1.715 4.246 1.762 2,1 2,7 dirigente 277 48 265 79 -4,5 64,9 direttivo 492 234 648 374 31,6 60,0 impiegato 3.089 2.842 3.406 3.768 10,3 32,6 operaio 5.267 2.126 5.018 2.296 -4,7 8,0 apprendista 122 63 101 65 -17,4 2,6 lavoratore a domicilio 11 43 7 21 -40,9 -51,7 dipendenti 9.258 5.356 9.444 6.603 2,0 23,3 Fonte: Istat. Rilevazione Trimestrale sulle forze lavoro 02 2 Rappresentazioni di genere e stereotipi: gli orientamenti normativi europei, internazionali e nazionali La necessità di superare la presenza di stereotipi che ancora permangono nella comunicazione e di utilizzare le potenzialità dei media per favorire un cambiamento culturale orientato alle pari opportunità, è ormai da tempo presente nel dibattito politico e nelle normative internazionali, europee e nazionali. Orientamenti internazionali “Promuovere una raffigurazione equilibrata e non stereotipata di uomini e donne nei media” così recita l’Obiettivo strategico J2 – Sezione J della Piattaforma d’Azione di Pechino approvata dalla Conferenza Mondiale sulle donne nel 1995. Orientamenti europei “Promuovere l’evoluzione dei ruoli e il superamento degli stereotipi sociali trasmessi dai mezzi di comunicazione” così indica l’Obiettivo 3.5 della Strategia Quadro Comunitaria in materia di parit parità tra donne e uomini (2001-2005) Obiettivo 3.5 ripreso come tema prioritario del 2004 dal V Programma Azione per le pari opportunit opportunità tra uomini e donne (2001-2005 (2001-2005) Il tema della discriminazione contro le donne nella pubblicità, e più in generale dell’immagine di donne e uomini ritratti dalla pubblicità e dai media, è presente in numerose Raccomandazioni delle istituzioni comunitarie e nella Direttiva CE 89/552 Television Without Frontiers Directive (TVWF) che regola le attività televisive, attualmente oggetto di una proposta di modifica che include la discussione sulla questione delle rappresentazioni di genere nei media, principalmente come esigenza di tutela dei minori. Autodisciplina pubblicitaria Rilevanza crescente hanno acquistato nel tempo le norme di autodisciplina pubblicitaria, fatte proprie da organismi internazionali o nazionali, che contengono indicazioni relative alle forme di discriminazione, incluse quelle basate sul sesso, che possono essere veicolate dalla pubblicità, così come l’utilizzo di immagini, che possono violare la dignità delle persone, ed essere contrarie al senso di decenza. Sono nati di conseguenza numerosi organismi (enti, istituti, autorità) che vigilano sulla effettiva applicazione delle norme di autodisciplina. Codice della Camera di Commercio Internazionale (ICC Code 1997) in particolare gli art. 2 “la pubblicità non deve contenere situazioni o immagini che offendano gli standard della decenza” e art. 4 “la pubblicità non dovrebbe permettere alcuna forma di discriminazione, inclusa quella basata sul sesso”. European Advertising Standard Alliance, 1996, Survey on Self-Regulation for Advertising INT 17 and the Portrayal of Women and Men in Europe, EASA Report, Bruxelles (www.easa-alliance.org) L’EASA è stata fondata nel 1992 ed è stata coinvolta nelle consultazioni che hanno prodotto la risoluzione del Parlamento europeo adottata nel 1997. Nel 1996 l’EASA ha condotto un’indagine comparativa, per il momento unica nel suo genere, sul trattamento delle raffigurazioni di uomini e donne sul piano normativo e autodisciplinare che ha coinvolto 21 membri (14 Stati membri dell’UE e 5 altri stati). Bureau de Vérification de la Publicité, Francia (www.bvp.org) Il BVP, istituto di autodisciplina francese, ha adottato nel 2001, la Reccomandation “Image de la Personne Humaine” che evidenzia alcune considerazioni circa il trattamento degli stereotipi sessuali, sociali e razziali ( ad es. la pubblicità non deve ridurre la persona umana, in particolare la donna, a funzione di oggetto (chosification); Dalla lettura di un’indagine del BVP (2003: 58-59) emerge che con stereotipi sessisti si indicano le espressioni che veicolano un’idea di inferiorità di una persona in virtù della sua appartenenza al sesso maschile o femminile. Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP www.iap.it) Vigila sull’applicazione di alcune regole ispirate al Codice della Camera di Commercio Internazionale, contenute nel Codice dell’Autodisciplina Italiana (CAP, 35a edizione, 2003). Gli articoli di cui il Giurì, organo giudicante dello IAP, si serve per valutare le rappresentazioni di genere sono: l’Art. 9 “Violenza, Volgarità e Indecenza” e l’Art. 10 “Credenze Morali, Civili e Religiose”. L’art. 9 recita: “la pubblicità non deve contenere affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto e la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti”; l’art. 10 afferma che “la pubblicità non deve offendere le convinzioni morali, civili, religiose dei cittadini” e “deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni”. Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Comitato Nazionale degli Utenti - 2 marzo 2004 “La rappresentazione della donna in televisione”. Il documento relativo alla rappresentazione femminile nei media invita le emittenti perché si presti maggiore attenzione ai modi in cui vengono rappresentate le donne, soprattutto nella pubblicità e nei programmi di intrattenimento. INT 18 Orientamenti nazionali La normativa italiana (definita dall’art. 10 del Codice Civile e dall’art. 21 della Costituzione Italiana) è orientata in particolare alla salvaguardia della dignità delle persone e dei cittadini in generale e può essere impugnata in caso di comunicazioni offensive dell’identità sessuale e della sensibilità delle cittadine e dei cittadini. Art. 10 del Codice Civile che stabilisce “una pubblicazione che non è consentita dalla legge o è lesiva della reputazione di un cittadino, può essere interrotta da un giudice”. Questo articolo può essere invocato nel caso di comunicazioni offensive dell’identità sessuale e della sensibilità delle cittadine e dei cittadini. Art. 21 Costituzione italiana non fa esplicito riferimento alla parità tra donne e uomini, ma salvaguardando la libertà di espressione e di stampa, pone principi di carattere generale a tutela del buon costume. L’articolo recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione […]. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure […]. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e reprimere le violazioni”. 02 linee guida per la comunicazione istituzionale chiara ed efficace orientata alle pari opportunità Le Linee Guida seguenti, documento di indirizzo ad uso degli Enti pubblici per l’introduzione di un’ottica di pari opportunità nella comunicazione, hanno come obiettivi: promuovere un modello di buona comunicazione istituzionale per la valorizzazione del ruolo sociale ed economico della donna; migliorare la qualità della comunicazione e rendere accessibili i servizi in favore delle donne a partire dalla loro analisi e valutazione. Le raccomandazioni proposte rappresentano il prodotto finale di una riflessione che ha esaminato diversi aspetti tra di loro sinergici e complementari. Partendo dal tema degli stereotipi e dei modelli di ruolo e di identità di genere presenti nella comunicazione (in particolare quelli legati, direttamente o indirettamente, al mondo del lavoro), si è approdati alla proposta di alcuni concetti chiave e suggerimenti per una comunicazione orientata alle pari opportunità, passando attraverso i principi della comunicazione chiara ed efficace. L’approccio empirico che ha animato, almeno in parte, il percorso metodologico delle linee di ricerca del progetto, si basa su alcuni presupposti. In particolare: la comunicazione istituzionale può svolgere un ruolo importante nel sostenere il cambiamento e la rimozione di pregiudizi e stereotipi legati al sesso, promuovendo modelli sociali, lavorativi e culturali in cui riconoscersi e verso i quali tendere; la promozione di una visione non rigida dei ruoli di genere nella società e nel lavoro può svolgere un ruolo fondamentale nell’incentivare la partecipazione femminile alla vita economica, contribuendo a combattere i fattori culturali che rafforzano la segregazione occupazionale di genere (orizzontale e verticale)01; la comunicazione e i servizi promossi in ottica di pari opportunità possono contribuire alla soluzione di problemi di conciliazione dei tempi che gravano in particolare sulle donne. NOTE 01 / Per segregazione occupazionale di genere si intende la concentrazione di donne e uomini in diversi tipi e livelli di attività e occupazione che vede le donne confinate in una gamma più ristretta di occupazioni (segregazione orizzontale) rispetto agli uomini e ai livelli più bassi (segregazione verticale). Commissione Europea, DG Occupazione e Affari Sociali, 100 Parole per la parità, Lussemburgo, 1998 LINEE GUIDA 02 1 linee guida per l’introduzione della prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale LNG 22 Le Linee Guida che seguono rappresentano uno strumento destinato alle persone responsabili della comunicazione degli Enti pubblici per guidarle nell’ideazione di messaggi istituzionali che tengano conto della prospettiva di genere. La comunicazione istituzionale, che promuove principalmente servizi e attività dell’Ente, è orientata a soddisfare bisogni e aspettative di cittadini e cittadine. Una comunicazione che rappresenti modelli di uomini e donne coerenti e in linea con l’evoluzione dei ruoli nel mercato del lavoro e nella società può rendere accessibili diritti e opportunità ad entrambi i sessi. Le Linee Guida sono applicabili a tutti i settori e servizi che sviluppano comunicazione istituzionale dell’ente e sono valide per tutte le tipologie di campagne, non solo per quelle che promuovono politiche e servizi di pari opportunità. Per la natura e la tipologia del progetto all’interno del quale nascono (“promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro”), le Linee Guida sono rivolte in particolare agli uffici di comunicazione centrale e alle direzioni formazione e lavoro con l’intento di incidere sulle campagne per la promozione delle risorse umane nel mercato del lavoro. La continua e rapida evoluzione del mercato del lavoro richiede anche alla comunicazione istituzionale di rivedere e adeguare i modelli professionali rappresentati. Una chiave sempre più importante per l’analisi e la rappresentazione dei cambiamenti sociali ed economici è quella di genere: dare visibilità ad entrambi i sessi, rappresentare la complessità dei modelli, veicolare immagini di donne e uomini rappresentative di target reali sono principi e indicazioni utili per introdurre l’ottica di pari opportunità nella comunicazione istituzionale. importante per introdurre e diffondere modelli di parità nella società e nel lavoro. Per avvicinare le istituzioni ai cittadini e alle cittadine, è necessario parlare in maniera trasversale a uomini e donne impegnati nella formazione, nel lavoro, nella cura della casa e della famiglia, nei problemi di conciliazione dei tempi. Le Linee Guida sono quindi utili ai responsabili comunicazione per: ripensare e adeguare all’ottica delle pari opportunità strategie e strumenti di comunicazione dell’ente pubblico; individuare e valorizzare il target delle campagne di comunicazione partendo dalla distinzione uomo-donna; rappresentare la complessità legata alla molteplicità dei modelli maschili e femminili nella società e nel lavoro; rispondere in maniera adeguata alle aspettative e ai bisogni dell’utenza, sia essa maschile o femminile. Le Linee Guida esortano a dare visibilità anche a quei modelli di donne e uomini, minoritari ma reali, che stentano ad affermarsi e che la comunicazione sembra non riconoscere. Le Linee Guida hanno l’obiettivo di inserire l’ottica delle pari opportunità nella realizzazione delle campagne di comunicazione e, di riflesso, sensibilizzare ad una cultura di parità l’Ente pubblico. Una comunicazione attenta al rispetto delle pari opportunità tra i sessi può rappresentare un veicolo LNG 23 trasversalità di genere (mainstreaming) adozione dell’ottica delle pari opportunit opportunità tra uomo e donna come valore culturale da promuovere e condividere all’interno dell’ente LNG 24 integrare la prospettiva di genere in maniera trasversale nelle strategie e pratiche di comunicazione dell’ente pubblico in coerenza con le fonti normative esistenti NOTE 01 / Documento che indica gli obiettivi di una campagna pubblicitaria o di un’azione promozionale, le caratteristiche dei target ed altre informazioni ritenute necessarie per definire in termini più precisi un’iniziativa ad esempio Inserire la prospettiva di genere tra gli strumenti (siano essi strumenti operativi, corsi di formazione, azioni di informazione e sensibilizzazione) rivolti agli operatori interni delle strutture di comunicazione di Enti e istituzioni (siano essi uffici centrali di comunicazione che dipendono dalla presidenza, commissioni istituite per controllo e parere sulle campagne, i responsabili dei singoli settori di attività dell’ente). inserire la comunicazione orientata alle pari opportunità tra i principi ispiratori dell’ente ed all’interno degli obiettivi e delle strategie comunicative contemplati dal piano annuale della comunicazione ad esempio Nel piano di comunicazione annuale inserire le tematiche di pari opportunità nella messa a fuoco degli obiettivi e prevedere il target “donna” come trasversale. inserire tra gli obiettivi indicati nel brief 01 il rispetto del principio di non discriminazione tra i sessi ad esempio Considerare la prospettiva di genere tra i parametri da valutare nel redigere i brief nei capitolati di gara. LNG 25 LNG 26 considerare i dati disaggregati per sesso nella lettura delle proiezioni socioeconomiche e di mercato ad esempio Valutare condizioni e aspettative di uomini e donne nell’individuazione dei destinatari di campagne pubblicitarie e servizi. equità estensione della promozione di servizi tradizionalmente rivolti alle donne al target maschile e inserimento del target femminile in modo trasversale nei messaggi e nelle campagne IMG 01 + IMG 02 / Provincia di Milano, campagna multisoggetto “Centri per l’impiego”. distribuire in modo equilibrato la rappresentazione maschile e femminile sul totale dei messaggi Rappresentare in maniera equilibrata immagini di uomini e di donne come destinatari di politiche e di campagne di comunicazione allarga i diritti e le opportunità a cittadine e cittadini e non rischia di escludere dal godimento degli stessi parti importanti della societàIMG 01 + IMG 02. LNG 27 IMG 03 + IMG 04 / Regione Lombardia, DG Sanità. Campagna “Infermiere laureato. Informati su una professione di valore”. Agenzia Sudler&Hennessey, Milano. LNG 28 uso del linguaggio per immagini / declinare al maschile e al femminile i soggetti delle campagne di comunicazione che promuovono servizi e politiche per il lavoro, la formazione e la professione Dare visibilità ad entrambi i sessi nella promozione del lavoro incentiva e favorisce la partecipazione femminile al mercato del lavoro, soprattutto se la comunicazione veicola le donne in ruoli professionali non tradizionaliIMG 03 + IMG 04. ad esempio Un certo orientamento attento alle pari opportunità emerge in alcune campagne di comunicazione per il lavoro che sono declinate sia al maschile che al femminile, oppure multi soggetto. uso del linguaggio verbale / privilegiare l’uso del raddoppiamento di forme maschili e femminili al posto del maschile generico, quando i destinatari del messaggio sono sia uomini che donne; eventualmente utilizzare immagini e iconografia per togliere ambiguità al significato di un termine al maschile Permane l’uso di un linguaggio sessista, in particolare attraverso l’uso del maschile generico anche quando sarebbe opportuno indirizzare la comunicazione sia a uomini che donne (es. cittadine e cittadini). ad esempio Una campagna istituzionale recita: “Ti senti creativ ? C’è un bando che finanzia la tua impresa. Il vo bando è rivolto a: aspiranti imprenditori, ori, piccole e ori IMG 05 / Regione Lombardia, Presidenza. Copertina della “Guida pratica per il cittadino 2004”. medie imprese”. Il bando è rivolto sia ad imprenditori che imprenditrici ma dal messaggio sembra finanziare solo imprese a conduzione maschile. uso del linguaggio verbale / preferire l’uso di forme non marcate dal punto di vista semantico quando i soggetti cui si fa riferimento sono sia uomini che donne Utilizzare una forma non marcata dal punto di vista semantico allarga la comunicazione in modo inclusivo, intendendo sia le persone di sesso maschile che femminile (es. la classe politica al posto di gli uomini politici)IMG 05. LNG 29 complessità rappresentazione diversificata e realistica delle identit di genere evitando il ricorso a modelli identità semplificati e stereotipati IMG 01 + IMG 02 / Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Campagna multisoggetto “Centro per l’Impiego, il posto per te”. Agenzia Bates Italia, Roma. LNG 30 rappresentare le donne in tipologie professionali non tradizionali, emergenti e non prevalentemente legate al ruolo di cura All’interno dei ruoli professionali emerge una differenza tra tipologia di professioni maschili e femminili rappresentate. Le professioni maschili sono varie ed eterogenee, mentre quelle femminili sono prevalentemente legate ai ruoli di curaIMG 01 + IMG 02. IMG 03 / Agenzia Luciano IMG 04 / I consigli del casalingo, Guida on line ai consigli domestici, Laboratorio del tempo di Prato. Consolini & Artmachine Associati, Milano. cogliere e rappresentare l’evoluzione dei modelli familiari e dei ruoli di cura; promuovere l’utilizzo di modelli maschili che denotano ruoli di cura della famiglia e della casa Rappresentare sia uomini sia donne in ruoli familiari e promuovere modelli familiari emergenti. Associare il ruolo di cura dei figli anche all’immagine maschileIMG 03. dare visibilità ai temi della conciliazione tra lavoro e famiglia e della distribuzione dei carichi familiari sia per le donne che per gli uomini Includere sia uomini che donne nella rappresentazione di esempi di conciliazione dei tempi di vita e di lavoroIMG 04. LNG 31 rappresentatività presenza di modelli che riflettono bisogni e aspettative reali e target emergenti IMG 01 / Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Campagna “Nuovo Part-time”. Agenzia Nouvelle, Minerbio (Bo). LNG 32 constatare il livello di rappresentatività dei modelli maschili e femminili veicolati rispetto al target da raggiungere e i bisogni effettivi Individuare gli elementi caratterizzanti del modello professionale da rappresentare e renderli espliciti nella comunicazione. Rappresentare le donne nei molteplici ruoli professionali e in posizioni di responsabilitàIMG 01. IMG 02 / Donna al centro dell’azienda, Pubblicità Commerciale promuovere l’utilizzo di modelli maschili e femminili minoritari ma reali, in particolare rappresentare modelli professionali femminili e maschili in settori in cui sono sottorappresentate/i* Promuovere immagini di uomini impegnati in professioni tipicamente femminili e di donne impegnate in professioni tipicamente maschili apporta un valore aggiunto alla comunicazione nella promozione di una cultura di paritàIMG 02. * Prestare particolare attenzione a questo aspetto nella realizzazione delle campagne sulle politiche per il lavoro. Utilizzare inoltre immagini femminili nelle campagne sulla comunicazione politica e sulle quote. LNG 33 02 2 linee guida per la costruzione dell’identità e per la comunicazione dei servizi orientati alle pari opportunità LNG 34 L’attivazione di servizi a favore delle donne è uno degli strumenti più efficaci per promuovere le pari opportunità tra uomo e donna attraverso risposte concrete ai bisogni delle cittadine. Servizi di supporto all’inserimento nel mondo lavorativo e professionale, oltre che di aiuto ai problemi di conciliazione dei tempi, possono favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro in modo diretto ed efficace. I servizi sono vere e proprie prestazioni a cui uomini e donne accedono a fronte del riconoscimento di un valore percepito. Per essere percepito, il valore deve essere visibile, riconoscibile, chiaro. Attivare servizi rivolti alle donne significa promuovere pari opportunità tra uomo e donna come valore fondamentale per la realizzazione di nuovi modelli di vita e di lavoro. Per affermarsi e raggiungere un campione significativo di utenza, tali servizi vanno dunque promossi con chiarezza ed efficacia comunicativa. Per loro natura, i servizi presentano un problema di visibilità, sono difficili da comprendere e, dunque, difficili da comunicare. Chi eroga il servizio ha una proposizione chiara: mette in campo competenze, procedure, persone, supporti, motivazioni. L’utente può comprendere la prestazione unicamente da quello che vede. Le Linee Guida che seguono costituiscono una serie di principi e indicazioni utili per gli Enti, le associazioni, le organizzazioni o i gruppi di progetto che vogliono attivare servizi e prestazioni in ottica di pari opportunità. I principi esposti rappresentano un contributo per riflettere sull’identità del servizio e la sua utilità per il target femminile, per aumentarne la chiarezza e l’efficacia e garantire una maggiore visibilità presso le cittadine e i cittadini. Le Linee Guida possono essere utili in sede di stesura dei brief per la realizzazione di una buona comunicazione del servizio e delle campagne pubblicitarie necessarie alla sua promozione. Le Linee Guida sono utili per progettare un’immagine coordinata, consistente ed efficace su tutti i materiali e gli strumenti di diffusione del servizio e di relazione con l’utenza, per esempio: materiali comunicativi e promozionali (brochure, pieghevoli, spot, pagine pubblicitarie, pagine web); insegne, manifestini, locandine; carte, biglietti e altre evidenze del servizio (strumenti consegnati per l’attivazione o l’affiliazione a un servizio o a una serie di servizi). LNG 35 identità definizione del nome, del marchio, e dello stile generale di presentazione del servizio come elementi che caratterizzano la natura e la vocazione della prestazione, in modo coerente e consistente LNG 36 definizione dell’identità / costruire il profilo del servizio La costruzione dell’identità del servizio parte da una proposizione chiara di cosa è il servizio, cosa offre, a chi si rivolge e su quali valori si fonda. Definire chiaramente la prestazione aiuta la definizione del nome da attribuire al servizio e a comporre i messaggi di descrizione del servizio. Definire chiaramente il target aiuta a definire il linguaggio e a capire meglio le utilità del servizio da mettere in primo piano. Definire chiaramente i valori su cui si fonda il servizio aiuta a strutturare i messaggi e lo stile complessivo della comunicazione in modo coerente e pregnante. IMG 01 / Infodonna, Periodico di informaizone al femminile, Regione Marche definizione dell’identità / denominare il servizio ed elaborare il marchio Al servizio deve essere assegnato un nome distintivo. Al nome può essere associato un marchio cioè un’identità visiva. significatività Il nome del servizio deve rispecchiare chiaramente la prestazione da esso erogata, per aiutare gli utenti potenziali a capire e a ricordare il servizio. Spesso i servizi che nascono da azioni o progetti finanziati (ad esempio nei programmi a sostegno delle pari opportunità) mantengono la denominazione del progetto, che in genere non è adatto a descrivere in modo chiaro la prestazione e dunque l’utilità del servizio che viene erogato verso le sue utenti. Ne è un esempio la proliferazione di servizi di assistenza o di consulenza che sono denominati “osservatorio”: per un utente che non sa nulla del servizio un osservatorio è qualcosa che osserva, dunque che raccoglie dati e informazioni per usi di ricerca o statistici. Oppure la permanenza di diciture “tecniche” legate al territorio di afferenza del progetto (ad esempio “Alto Milanese”). Esistono delle denominazioni che meglio di altre anticipano il tipo di servizio reso, esplicitando la natura del servizio cioè dichiarando se la prestazione erogata ha valenza informativa, di aiuto, di supporto, di accompagnamento. Diciture come “Sportello Informa Donna” o “Infodonna” dichiarano espressamente la valenza informativa del servizio, facilitando la comprensione della prestazione da parte delle utenti, che così si formano delle aspettative adeguateIMG 01. LNG 37 IMG 02 / Flyer promozionale, Madre Segreta, Provincia di Milano LNG 38 carattere Il nome del servizio e il marchio, oltre ad aiutare la comprensione della prestazione erogata, devono rispecchiare e trasmettere i valori, l’immaginario e i significati su cui si fonda la prestazione stessa. La maggior parte dei servizi attivati in materia di pari opportunità contengono il sostantivo “donna” o “femminile” a sottolineare la vocazione di sostegno alle donne e alle problematiche specifiche del genere femminile. I più comuni sono Sportelli donna, Sportelli Rosa, Centri per l’Occupabilità Femminile, Comitati Impresa Donna, ma anche Casa Internazionale delle Donne, Pink Card. Altre prestazioni, che pure hanno un’utilità concreta in termini di conciliazione o di promozione delle pari opportunità, mantengono una dicitura generica di non esclusione di genere. Per esempio Centri per l’Impiego, il Laboratorio del Tempo, Spazio Neutro della Provincia di Milano. A volte il nome del servizio esplicita la problematica che affronta in modo molto diretto ed efficace: “Madre Segreta” è un buon esempio di denominazione che attira l’attenzione anticipando la problematicità della maternità difficile e, indirettamente, allude al fatto che offre aiuto e assistenzaIMG 02. IMG 03 / Sportello Rosa, COmune di MIlano IMG 04 / ParityPOintNet, Provincia di Pavia IMG 05 / Irma, Portale di servizi e informazione, Comune di Torino definizione dell’identità / scegliere uno stile distintivo Al nome del servizio e al suo marchio deve corrispondere un linguaggio iconografico e verbale che aiuti il servizio ad esprimersi (sui diversi materiali di comunicazione) con precise scelte estetiche e di atmosfera. personalità gli elementi di visibilità del servizio (immagini e testi) devono esprimere il carattere e l’atmosfera del servizio. Lo stile e l’atmosfera sono molto importanti nella costruzione della relazione tra il servizio e i suoi utenti. Un servizio può avere un carattere molto istituzionale e formale oppure adottare un linguaggio comunitario e informale. Può scegliere un tono di serietà o tentare di essere ironico e spiritoso per rendere più friendly la relazione. Scelte diverse in questo senso sono visibili negli esempi che seguono: i siti web dello Sportello Rosa del Comune di MilanoIMG 03 o del Parity Point della Provincia di PaviaIMG 04 esprimono il loro carattere istituzionale mettendo in primo piano l’identità dell’ente/istituzione, mentre Il portale Irma o lo sportello InformaDonna della regione Marche privilegiano l’aspetto di informalitàIMG 05. LNG 39 IMG 06 / Pink Card, Provincia di MIlano LNG 40 consistenza dell’identità / costruire la coerenza consistenza dell’identità / perseguire la permanenza del marchio Affinché il servizio sia riconoscibile, occorre declinare l’immagine del servizio in modo coordinato su tutti gli strumenti che lo veicolano, a partire dal marchio. Affinché il servizio sia riconoscibile nel tempo, occorre che la sua identità mantenga nel tempo i caratteri essenziali, almeno nel nome e nel marchio, ma possibilmente anche nello stile del linguaggio e nella costruzione dei materiali comunicativi. L’utilizzo del colore o di simboli ricorrenti in tutti i materiali di comunicazione (dall’insegna alle locandine, dalle brochure a inviti e locandine, dalla segnaletica alle tessere di riconoscimento del personale) basta a dare continuità visiva e cognitiva. I principi della costruzione dell’immagine coordinata sono fondamentali per costruire un’identità solida e consistente al servizio. La Pink Card è un buon esempio di immagine coordinata che ruota intorno all’uso del codice cromatico (il rosa)IMG 06. visibilità utilizzo di tutti i materiali di comunicazione del servizio per aiutare la comprensione della prestazione erogata (che cos’è, èè, cosa offre, come funziona), promuoverla e renderla disponibile al momento del bisogno ricercare la comprensibilità Per dare visibilità al servizio occorre utilizzare i supporti comunicativi in modo efficace: la denominazione del servizio gioca un ruolo fondamentale nella comprensione della prestazione; immagini e testi aggiuntivi devono essere utilizzati per spiegare cosa fa il servizio e come funziona. In genere supporti comunicativi come manifesti o locandine, che possono contenere un numero limitato di informazioni, hanno lo scopo di rendere chiara la prestazione di servizio e come accedervi, mentre brochure e depliant possono anche contenere indicazioni più precise sul funzionamento del servizio. Nei messaggi sintetici è bene esplicitare le utilità del servizio, in modo che le utenti potenziali possano riconoscere facilmente in essi l’eventuale risposta a loro bisogni concreti. LNG 41 IMG 01 / Osservatorio Servizi Per La Donna, Provincia di MIlano + IMG 02 / Osservatorio Donna Alto Milanese LNG 42 Testare il messaggio su persone che non sanno nulla del servizio può rappresentare un esercizio utile a superare eventuali limiti di chiarezza. Per spiegare il funzionamento del servizio e mettere gli utenti a proprio agio, è bene utilizzare strumenti di racconto,visualizzazione, rappresentazione adatti a descrivere il servizio. Le locandine dell’Osservatorio sui servizi per la donna della Provincia di MilanoIMG 01 e dell’Osservatorio Donna Alto MilaneseIMG 02 mostrano come, nonostante la breve spiegazione sia sintetica e chiara, non risulti del tutto evidente il tipo di informazioni o consulenze rese dal servizio, cioè l’utente non ha informazioni sul tipo di domande che può rivolgere al numero indicato. Questo tipo di incertezza funge da deterrente per chi avesse un problema non contemplato dal testo o accennato dall’immagine. IMG 03 / Fumetto di presentazione dei servizi forniti dal centro, Sportello Informadonnna, Regione Marche L’uso di strumenti di rappresentazione adatti a descrivere il servizio sono visibili in alcuni tentativi di racconto o di simulazione di una prestazione, come nel caso dello Sportello Informa Donna della Regione Marche, dove è stato realizzato un fumettoIIMG 03. IMG 04 / Camper, Centro Per l’Occupabilità Femminile, Comune di Caserta progettare la diffusione per assicurare la reperibilità al momento del bisogno Aumentare la capacità di promozione del servizio attraverso l’uso di media diversificati, moltiplicando, ove possibile, i canali di diffusione del servizio (cartelloni pubblicitari, campagne stampa su quotidiani o riviste, radio, tv, web). Un’idea chiara del target di riferimento permette di fare delle scelte appropriate sul luogo e il mezzo da utilizzare per rintracciare i possibili utenti. Gli annunci posti sulle vetture della metropolitana sono un modo efficace per raggiungere un target di persone ampio e diversificato. Non è un caso che servizi come Madre Segreta o l’Osservatorio Servizi per la Donna abbiano scelto anche questo canale di diffusione. Gli spot pubblicitari dello Sportello Donna di Milano, trasmessi in tv e quelli radiofonici di Viola.net IMG 05 / Pronto Servizio Anziani, Regione Lombardia rappresentano un tentativo di allargamento ulteriore dell’audience potenziale sfruttando media di grande diffusione. Per una penetrazione a livello locale e di quartiere è molto utile individuare i luoghi di frequentazione quotidiana: il Centro per l’Occupabilità Femminile di Caserta si reca con un banchetto al mercato rionale andando incontro a molte donne potenzialmente interessate al servizioIMG 04. Infine va ricordata l’importanza di estendere il più possibile gli strumenti di reperibilità della prestazione, specie se si tratta di servizi nell’ambito di assistenza e cura o di primo soccorso. Buona pratica in questo senso è Pronto Servizio Anziani, promosso da Auser e Regione Lombardia, che oltre a diffondere la brochure informativa presso le farmacie e alcuni negozi della città, ha introdotto nella brochure un adesivo da staccare e applicare al telefonoIMG 05. LNG 43 accessibilità garantire l’accessibilit l’accessibilità fisica e cognitiva al servizio attraverso l’utilizzo di un linguaggio semplice e strumenti di accesso consistenti; la negoziazione del linguaggio comune è spesso ostacolata dalla permanenza di linguaggi tecnico-procedurali o specialistici IMG 01 / Depliant di informazione multilingua, Centro per l’impiego comune di Firenze LNG 44 accessibilità cognitiva / utilizzare un linguaggio condiviso Utilizzare linguaggi che comprendono l’interlocutore che non possiede competenze specialistiche abolendo in primo luogo linguaggi specialistici, tecnico-burocratici o procedurali, ma anche utilizzando simboli universalmente riconosciuti, moltiplicando le lingue, utilizzando immagini esplicative. L’interazione con i servizi, anche in rete, mostra come ancora oggi persistano linguaggi e definizioni “specialistiche”, che sono note e condivise tra gli operatori dell’ufficio di competenza, ma che rappresentano veri scogli per l’utenza che non ne comprende il significato. I servizi che rappresentano vere e proprie funzioni di relazione con il pubblico devono invece adottare linguaggi semplici, adatti a tutti i tipi di utenza e cercare di moltiplicare l’accessibilità al servizio attraverso la traduzione in più lingue e l’uso di simboli universalmente riconosciutiIMG 01. accessibilità fisica / favorire l’orientamento E’ la capacità del servizio di condurre l’utente ad interagire in maniera corretta, a partire dal proprio bagaglio di capacità e competenze. La possibilità di accesso fisico al servizio deve essere solido e consistente. Il luogo dove viene erogata la prestazione, come il numero telefonico di riferimento, devono funzionare negli orari di servizio comunicati e qualificarsi come tali sia nell’identità del luogo (coerenza dell’identità) sia nella relazione telefonica. Sono sconsigliati numeri di telefono mobile per una prestazione da “sportello”, cioè fissa e “localizzata”, mentre tutte i supporti come segreterie telefoniche o messaggi pre-registrati operanti 24/24 ore danno una impressione di solidità del servizio. LNG 45 IMG 02 / Locandina di promozione del Portale Internet della Provincia di MIlano LNG 46 IMG 03 / Portale Internet della Provincia di MIlano accessibilità fisica / moltiplicare le possibilità di accesso accessibilità fisica / facilitare la rintracciabilità on-line Ampliare l’accesso al servizio moltiplicando le modalità di interazione e diversificando supporti e media (numero verde, sito web, sportello fisico). Aumentare la possibilità di reperire l’informazione sull’esistenza del servizio, individuando parole chiave semplici ed esplicative della funzione erogata. E’ molto utile che ogni strumento di comunicazione del servizio riporti le varie possibilità di accesso, evidenziando – ove esistano – sia il numero verde, sia il numero telefonico convenzionale, l’indirizzo web e l’indirizzo dell’eventuale sede fisicaIMG 02. Spesso le prestazioni di servizio a favore delle donne o in materia di pari opportunità sono reperibili all’interno dei portali istituzionali e a fronte di ricerche per parole chiave generiche come: “donne”, “lavoro”, “pari opportunità”. Per facilitare la reperibilità delle funzioni e per permettere alle persone di trovare risposte ai loro bisogni in tempi più rapidi, è opportuno assegnare ai servizi parole chiave più specifiche e più dirette alle utilità specifiche offerte, oppure estrapolare profili di utenza cui i servizi sono rivolti, sia all’interno dei singoli portali che nei motori di ricercaIMG 03. trasparenza rendere espliciti gli elementi di garanzia e di affidabilit dabilità del funzionamento del servizio. La trasparenza ha come obiettivi la giusta predisposizione mentale dell’utente nei confronti della prestazione, l’aumento di consapevolezza sulla funzione resa e la conseguente capacit capacità di controllo e aumento dei margini di partecipazione essere chiari Il primo elemento per la costruzione della fiducia nei confronti del servizio è qualificare il soggetto erogatore. Dare informazioni sulla natura del servizio, la motivazione, le sue qualità, aiuta le persone a fidarsi e rivolgere le giuste domande. Per aumentare il senso di fiducia è possibile poi esplicitare le competenze e l’esperienza del servizio e degli operatori, dare un volto alle persone che operano nel servizio e dietro le quinte, fornire esempi di attività svolte e dei risultati conseguiti, ma anche dare voce ad altri utenti che si sono rivolti al servizio. LNG 47 LNG 48 fornire feed-back Letteralmente il feed-back è la capacità del sistema di dare conferme o smentite all’utente nell’esecuzione delle operazioni. In senso più ampio e propositivo, si intende promuovere la capacità del servizio di fornire informazioni sul suo operato e di aiutare l’utente ad esprimere meglio i propri bisogni. Fornire messaggi di conferma alle persone che spediscono una richiesta o sottopongono una domanda, dare informazioni sull’andamento di una pratica o sui tempi di svolgimento di una attività avviata. 03 L’intento degli approfondimenti è quello di concentrare l’attenzione sulle rappresentazioni maschili e femminili in rapporto ai ruoli professionali e, ove possibile, a quelli familiari e di cura. Il tema da cui parte la riflessione è quello dei modelli di ruolo presenti nella comunicazione. Emergono alcune domande le cui risposte coincidono, in gran parte, con le riflessioni che hanno accompagnato e sostenuto l’elaborazione delle Linee Guida presentate. L’elaborazione dei dati relativi alla pubblicità commerciale, alla comunicazione istituzionale, e alla promozione dei servizi apre, ma non esaurisce, la riflessione su alcune delle tendenze nella rappresentazione dei modelli emergenti. Le riflessioni sviluppate in questo capitolo nascono da alcuni quesiti di base così sintetizzabili: quali sono i modelli maschili e femminili di ruolo professionale e/o sociale presenti nella comunicazione? Esistono dei modelli di ruolo che caratterizzano l’identità di genere? La risposta a queste domande è complessa e rimanda al tema degli stereotipi e dell’evoluzione dei ruoli e dell’identità di genere che costituisce una questione aperta, alla quale tentiamo di dare un contributo. LETTURE DI APPROFONDIMENTO 03 1 modelli di genere nella comunicazione commerciale Anna Olita, Centro di Iniziativa Europea LTT 52 La ricerca sulla comunicazione commerciale, centrata su un campione rappresentativo della stampa periodica italiana, ha comportato l’analisi testuale di alcuni annunci. La pubblicità non cade mai nel vuoto ma in un contesto culturale strutturato C. McDonald (1987: 100) La stampa periodica è stata scelta come campione da analizzare per la sua staticità e per la sua “ridotta articolazione comunicativa”. L’annuncio a stampa si presta cioè, meglio del testo audiovisivo, “al processo di scomposizione che è sempre necessario effettuare nel corso di qualsiasi analisi testuale” (Codeluppi, 1997: 66). Infine utilizza molto frequentemente stereotipi per esigenze di sintesi e di efficacia comunicativa01. Per quanto riguarda il campione selezionato sono stati analizzati i settimanali più letti per genere editoriale, ma appartenenti a gruppi editoriali eterogenei, lungo un arco di tempo di 15 mesi (gennaio 2003-marzo 2004). Il campione è costituito dalle seguenti testate giornalistiche: IO DONNA (supplemento femminile de IL CORRIERE DELLA SERA – R.C.S) IL VENERDI’ (supplemento di attualità de LA REPUBBLICA – Gruppo ed. L’ESPRESSO) DONNA MODERNA (settimanale femminile – ed. MONDADORI) PANORAMA (settimanale di attualità – ed. MONDADORI) FAMIGLIA CRISTIANA (settimanale di attualità – ed. S. PAOLO) GENTE (settimanale familiare-generalista – ed. RUSCONI-HACHETTE) La selezione si è basata sulla valutazione dei dati presentati nella ricerca Audipress della Primavera 2003. I dati riguardano il lettorato dell’ultimo periodo (medio) per la cui definizione si rimanda all’introduzione dell’indagine citata reperibile on line al sito www.audipress.it. Le riflessioni emerse vengono sinteticamente riportate e illustrate da alcuni esempi (attraverso la descrizione di campagne e annunci pubblicitari ritenuti particolarmente significativi ai fini dell’indagine)02. 01 le riflessioni L’analisi del significato di alcune campagne consente di affrontare la questione controversa e discussa della rappresentazione stereotipata di uomini e donne e della necessità di rendere sempre più visibile l’evoluzione dei ruoli di genere, nella e attraverso la comunicazione istituzionale. i ruoli professionali delle donne sono complessivamente marginali e la rappresentazione dell’immagine femminile prevale sui periodici femminili La donna, incluso l’uso del corpo e/o parti del corpo femminile, rappresenta un soggetto di cui la pubblicità si serve molto. Senza voler approfondire la questione del diffuso utilizzo di alcune immagini (ad esempio l’uso coerente o meno della nudità in rapporto al prodotto o servizio pubblicizzato), abbiamo concentrato l’attenzione sulla rappresentazione di ruoli professionali e di cura rivestiti da soggetti maschili e femminili. Ai fini di una valutazione quantitativa sono stati rilevati: tutti gli annunci visionati e gli annunci che presentano una qualsiasi immagine femminile; gli annunci che presentano soggetti femminili in ruoli professionali; la distribuzione dei ruoli professionali e di cura rivestiti dagli uomini. Ai fini di una valutazione qualitativa (che consiste nella descrizione del significato del messaggio in termini di denotazione e connotazione) sono stati rilevati: ruoli professionali e di cura (inclusa quella domestica) rappresentati da uomini; ruoli professionali e di cura domestica rappresentati da donne. La presenza di donne che rivestono ruoli professionali è marginale rispetto all’uso complessivo dell’immagine femminile che viene utilizzata nella promozione della più ampia gamma di prodotti e settori merceologici (dalla moda, all’arredamento, dalle bevande alcoliche, alla cosmesi, i servizi e prodotti per la salute, la cura dei bambini, i prodotti di largo consumo, ma anche quelli per il tempo libero e il lavoro). La presenza di rappresentazioni femminili sembra quasi inesistente rispetto alla promozione di prodotti di pulizia della casa: la tendenza è piuttosto quella di usare l’immagine del prodotto (packshot). I pochi annunci che impiegano l’immagine femminile sembrano rappresentare due estremi: da un lato belle donne accostate a prodotti per la casa (come detergenti per i piatti o per il bucato) presentati come fossero prodotti di bellezza o di cura, dall’altro donne di mezza età che rappresentano casalinghe “tradizionali” o forse collaboratrici domesti- NOTE 01 / Gli aspetti iconografici dell’annuncio presentano particolari difficoltà di analisi, si prestano cioè con maggior probabilità ad una interpretazione soggettiva, ma gli annunci a stampa sono di solito dei testi sincretici, cioè dei testi che ospitano, oltre a un’immagine (visual) anche parti scritte o verbali. Ad esempio compaiono un titolo (headline), un testo esplicativo più o meno consistente (bodycopy), un marchio (trademark), uno slogan o promessa che accompagna quest’ultimo, di solito definito payoff o baseline o claim (Volli 2003: 63). L’analisi del linguaggio verbale consente pertanto di chiarire il significato fondamentale dell’immagine e di cogliere il significato complessivo del messaggio. 02 / La pubblicità analizzata viene qui intesa come una sorta di indicatore culturale, pertanto nessuno dei commenti alle campagne analizzate ha l’obiettivo di censurarne i contenuti. LTT 53 che. Questo dato sembra rivelare che l’associazione dell’immagine femminile ai prodotti per la casa non è più così frequente, forse per una consapevole volontà di evitare certi stereotipi. ALCUNI DATI Oltre il 40% degli annunci visionati (23.649) utilizza una qualche rappresentazione femminile, mentre il resto degli annunci presenta principalmente l’immagine del prodotto reclamizzato o altre immagini, inclusa quella maschile. La presenza dell’immagine femminile è maggiore nei periodici femminili03. Questo perché i femminili e i familiari ospitano principalmente le pubblicità dei settori moda, cosmesi, arredamento, farmaci. Si tratta principalmente di una funzione estetica, di cura e qualche volta seduttiva del corpo o di parti del corpo femminile. TABELLA 01 Distribuzione delle rappresentazioni femminili rispetto agli annunci totali visionati testate campione LTT 54 totale ricorrenza dell’immagine femminile unità unità % Donna Moderna 5374 2928 54,5% Famiglia Cristiana 3796 1516 39,9% Gente 2287 871 38,1% Il Venerdì 3422 915 26,7% Io Donna 4480 2364 52,8% Panorama 4290 1155 26,9% Totali 23649 9749 41,2% TABELLA 02 Distribuzione per testata dei soggetti femminili per ruoli professionali rispetto al totale degli annunci che presentano l’uso dell’immagine femminile testate campione NOTE 03 / Si confrontino i dati in TAB. 1 e 2, relativi alla testata Io Donna e Donna Moderna e ai familiari Gente e Famiglia Cristiana. ricorrenze totali dell’immagine femminile ricorrenza di modelli professionali femminili unità unità % Donna Moderna 2928 55 1,9% Famiglia Cristiana 871 22 2,5% Gente 1516 24 1,6% Il Venerdì 915 28 3,1% Io Donna 2364 15 0,6% Panorama 1155 48 4,2% Totali 9749 192 2,0% i modelli rappresentati sembrano riflettere un gender gap occupazionale La presenza di donne che rivestono ruoli professionali è inferiore rispetto a quella degli uomini rappresentati negli stessi ruoli, quasi a rispecchiare quei dati relativi al mercato del lavoro cui abbiamo fatto cenno nell’introduzione04. La tipologia dei ruoli rappresentati sembra riflettere, ma anche semplificare, una condizione reale: la segregazione occupazionale di genere. I soggetti femminili rimandano a professioni legate a ruoli tradizionali ovvero a lavori di cura (settore sociale, cucina, insegnamento, cura e assistenza medica). I soggetti femminili infatti impersonano: infermiere, medici, professioniste del sociale e della cura degli animali, insegnanti, cuoche e donne d’affari. I soggetti maschili rimandano ad una gamma più eterogenea di ambiti professionali: impersonano soprattutto uomini d’affari, ma anche tecnici, commessi, camerieri, magazzinieri, operai, cuochi. ALCUNI DATI La denotazione (o designazione) di ruoli professionali, sia maschili che femminili, ricorre maggiormente nei periodici di attualità e nei familiari (Panorama, Il Venerd Venerdì, Famiglia Cristiana) e l’immagine maschile domina. Infatti su 23.649 annunci pubblicitari visionati (molti dei quali sono naturalmente costituiti dalle medesime campagne pubblicitarie che si ripetono su diverse testate, nell’arco temporale analizzato), i ruoli indagati compaiono 572 volte. Si tratta per lo più di ruoli professionali impersonati da soggetti maschili (nel 66,4% dei casi), mentre i ruoli professionali impersonati da soggetti femminili sono attestati intorno al 34% (33,6%) [cfr. TAB. 02, TAB. 03]. Va notato che la ricorrenza delle rappresentazioni femminili , rispetto a quelle maschili, presenta uno scarto complessivo che supera il 30%. Sui settimanali di attualità e i femminili (Famiglia Cristiana, Il Venerd Venerdì, Panorama, Donna Moderna e Io Donna) questo scarto è tendenzialmente ampio ad eccezione dell’unico familiare-generalista del campione in cui sembra ridursi a poco più di un punto percentuale (Gente) [cfr. TAB. 03]. Volendo escludere le ripetizioni dei medesimi annunci lungo l’arco di tempo analizzato precisiamo che: i ruoli professionali rappresentati da soggetti maschili compaiono in 211 annunci differenti. Di fatto si presentano in appena 100 campagne differenti (una campagna multi soggetto può comprendere a sua volta più annunci differenti essendo costituita da soggetti diversi). i ruoli professionali attraverso modelli femminili compaiono in 112 annunci differenti. Di fatto si presentano in poco più della metà di quelle che utilizzano soggetti maschili (59) [cfr. TAB. 04] LTT 55 VEDI LINEE GUIDA / RAPPRESENTATIVITÀ NOTE 04 / Si confrontino nell’introduzione i dati di contesto relativi alla condizione delle donne nel Mercato del Lavoro e relative tabelle. TABELLA 03 Distribuzione della ricorrenza di ruoli professionali denotati attraverso modelli maschili e femminili nelle testate campione testate campione LTT 56 […] la pubblicità, per ottenere i suoi effetti persuasivi, si appoggia a sistemi di senso già dati, afferma dei modelli sociali precisi, ha insomma un forte carattere ideologico. […] Comprendere in profondità i testi pubblicitari vuol dire procurarsi uno strumento essenziale per valutare l’impatto politico e ideologico di questa immensa massa comunicativa che attraversa il corpo sociale […]. Significa anche poter cogliere, nella rappresentazione più diffusa e più programmaticamente neutra, i grandi mutamenti della vita sociale: fenomeni giganteschi come il cambiamento del ruolo delle donne o la trasformazione della condizione giovanile o la mutazione del lavoro si colgono, analizzando nel tempo il flusso dei testi pubblicitari, con una chiarezza che è difficile ricostruire altrove U. Volli (2003: VIII-IX) modelli femminili modelli maschili totale unità % unità % unità % Donna Moderna 55 9,6% 100 17,5% 155 27,1% Famiglia Cristiana 24 4,2% 38 6,6% 51 10,8% Gente 22 3,8% 29 5,1% 62 8,9% Il Venerdì 28 4,9% 62 10,8% 90 15,7% Io Donna 15 2,6% 28 4,9% 43 7,5% Panorama 48 8,4% 123 21,5% 171 29,9% Totali 192 33,6% 380 66,4% 572 100,0% TABELLA 04 Distribuzione per testata di ANNUNCI differenti che presentano modelli professionali maschili e femminili testate campione modelli femminili modelli maschili totale unità unità unità Donna Moderna 43 52 95 Famiglia Cristiana 13 40 53 Gente 7 16 23 Il Venerdì 24 36 60 Io Donna 4 14 18 Panorama 21 53 74 Totali 112 211 323 persistono modelli tradizionali che rappresentano in modo semplificato l’identità di genere ll ruolo professionale sembra tipizzare i soggetti maschili: l’impressione generale è che il modello utilizzato per rappresentare il lavoro retribuito sia squisitamente maschile. Il ruolo domestico, più che quello professionale, accanto a bellezza e seduzione, sembra tipizzare i soggetti femminili. Questa riflessione non emerge tanto dall’apprezzamento dei dati quantitativi quanto dal confronto dei ruoli attribuiti a soggetti maschili e femminili in annunci o campagne multisoggetto che presentano entrambe le immagini. ALCUNI ESEMPI Nel contrapporre due distinte personalità in una stessa persona, una campagna multisog- IMG 01 + IMG 02 / anno 2002 getto rappresenta i soggetti maschili e femminili denotandoli con dei ruoli e stili di vita apparentemente opposti tra loro. Nella versione maschile compaiono: magistrato e rockettaro (il rispetto delle regole contrapposto a una forma di trasgressione)IMG 01; presunto uomo d’affari rappresentato in giacca e cravatta e poi a torso nudo e tatuato (la coesistenza di due stili di vita opposti). Nella versione femminile compaiono i ruoli di: casalinga e miss (coesistenza di due “personalità” femminili solo apparentemente opposte)IMG 02; donna “classica” e donna sportiva (la coesistenza di due stili di vita solo apparentemente opposti). Il soggetto che oppone donna casalinga e miss illustra l’esempio di una divisione tradizionale dei ruoli di genere. Illustra una caratterizzazione dell’identità femminile attraverso due estremi: il ruolo domestico o quello legato alla bellezza, una forma di seduzione come uscita dalla sfera privata, cioè quella domestica. Questo esempio suggerisce inoltre che il ruolo professionale caratterizza più facilmente l’identità maschile. Un esempio simile è riprodotto in una campagna05 che oppone il ruolo professionale per il soggetto maschile e il ruolo domestico per il soggetto femminile per promuovere un complemento per la casa. Nel visual dei due annunci compaiono due figure speculari: l’uomo è in giacca e cravatta, con borsa da lavoro e quotidiano sotto braccioIMG 03, una giovane donna ha un piumino per spolverare in manoIMG 04. IMG 03 + IMG 04 / anno 2003 LTT 57 VEDI LINEE GUIDA / EQUITÀ NOTE 05 / Gente Casa (Suppl. al n. di Gente) del 5 dicembre 2003, pp. 2-3; Panorama, 17 luglio 2003, pp. 186- 187 La pubblicità contribuisce cioè insieme all’esperienza e alle abitudini a creare quella tappezzeria mentale ripiena di associazioni, conoscenze ed opinioni che generalmente rimane sullo sfondo e agisce come un modello allo stato latente di cui l’individuo non è consapevole se non quando è portato a riflettere su di esso V. Codeluppi (1997: 17) VEDI LINEE GUIDA / COMPLESSITÀ modelli emergenti: sono visibili modelli professionali di responsabilità e di flessibilità impersonati da soggetti femminili L’utilizzo di immagini femminili affianca in modo simmetrico l’uso di immagini maschili in diversi annunci che pubblicizzano prodotti e servizi legati al mondo dell’azienda. Compaiono donne e uomini d’affari che lavorano al computer o con strumenti di telefonia mobile, sia per pubblicizzare prodotti e servizi di comunicazione in ufficio che in altri luoghi. Negli annunci si allude alla possibilità di conciliare tempo per sé e tempi per il lavoro. Difficilmente emergono indizi rilevanti per poter distinguere la tipologia delle mansioni femminili (ad esempio tra segretarie, consulenti e dirigenti) ad eccezione dei pochi casi in cui la raffigurazione di un modello professionale è accompagnata da una parte verbale che ne specifica il significato. Alcuni di questi casi rivelano modelli professionali di prestigio impersonati da soggetti femminili, oppure associano alla donna il tema della flessibilità lavorativa. ALCUNI ESEMPI In una campagna multisoggetto il percorso di carriera è rappresentato da un soggetto femminile: una donna che esulta impersona il Direttore Marketing. L’headline specifica l’uso di questo modello: la donna rappresenta chi “ha fatto molta strada”. La metafora del viaggio o il cammino caratterizza il messaggio che utilizza i soggetti maschili che impersonano professioni un po’ particolari: “architetto internazionale” e “collaudatore di calzature”06. Un annuncio utilizza come modello imprenditoriale una donna, verso la quale il fornitore del servizio pubblicizzato assicura “cura e attenzione”. “La cura che […] dedica a tutti gli utenti aziendali perché “lavori e vivi meglio se circondato di cura e attenzione” recita il bodycopy07. Infine è la donna a rappresentare il modello di flessibilità in un annuncio la cui headline dice: “dimezza il lavoro, dimezzano i costi, la chiamano flessibilità”. Ed è inoltre una donna ad impersonare, nella stessa campagna, una professione tipicamente maschile: l’agente di sicurezza (l’headline dice: “la sicurezza, il mio forte”)08. LTT 58 il problema, irrisolto, della conciliazione famiglia-lavoro NOTE 06 / Il Venerdì, 6 giugno 2003, p. 21 07 / Panorama, 26 febbraio 2004, pp. 2-3 08 / Gente, 16 ottobre 2003, pp. 88-89; Donna Moderna, 8 ottobre 2003, p. 257 La comunicazione commerciale rivela e rappresenta, seppure in maniera marginale, la problematicità legata alla conciliazione dei tempi. Conciliare lavoro e famiglia tuttavia appare come un problema tipicamente femminile. La sovrapposizione di ruoli lavorativi (inclusi quelli di cura) sembra quindi connotare l’identità femminile. La rigida frattura tra lavoro e famiglia invece sembra connotare l’iden- tità maschile anche se si tratta di una frattura che l’evoluzione della società, dei ruoli e delle identità di genere tentano di ricucire. ALCUNI ESEMPI Il problema irrisolto della conciliazione appare nella pubblicità che ritrae una donna ai fornelli in abiti da lavoro, il computer acceso, e un bimbo in braccio che piange. La soluzione proposta dal prodotto reclamizzato allude alla necessità di ri-trovare la calma e la serenità09. Un ultimo esempio rappresenta chiaramente la frattura famiglia-lavoro: nella pubblicità di un prodotto maschile, l’immagine di un bimbo appeso alla gamba del presunto papà… che scappa al lavoro allude all’assenza dell’uomo dallo spazio di cura familiare10. segnali emergenti: la condivisione o redistribuzione dei ruoli di cura, una visione più elastica della divisione dei ruoli Come già evidenziato, gli uomini sono spesso rappresentati prevalentemente al centro della scena lavorativa. Emergono però alcuni segnali che sembrano proporre l’uomo in altri contesti: impegnati nel lavoro in cucina (cucinare, apparecchiare ecc.) oppure in ruoli tradizionalmente femminili, anche se queste rappresentazioni sono spesso connotate da allusioni ironiche. L’uso dell’ironia marca da un lato l’eccezionalità dell’evento (l’uomo che stira, l’uomo che cucina) e dall’altro segnala un cambiamento che sembra basarsi sulla volontà di superare uno stereotipo (l’idea che gli uomini non possano svolgere certi compiti o che debbano essere le donne ad occuparsene). Emergono rappresentazioni marginali di soggetti maschili che si occupano della cura dei figli, che sembrano estendere la responsabilità dei ruoli di cura anche agli uomini. LTT 59 ALCUNI ESEMPI Un annuncio ritrae un soggetto maschile nel tentativo di conciliare lavoro e famiglia: l’immagine ritrae un uomo sorridente in un contesto non lavorativo, in compagnia di una bimba. L’immagine è meglio specificata dai testi del messaggio che alludono alla possibilità di lavorare con maggiore flessibilità anche per un uomo11. Per quanto riguarda la condivisione dei ruoli, in altri annunci compare: una famiglia al completo intenta a preparare il pasto e ad apparecchiare12; un uomo che cucina per farsi perdonare dalla donna, presentato con una chiara allusione all’eccezionalità dell’evento13. La redistribuzione dei ruoli domestici compare anche in un annuncio in cui l’attività di stirare è affidata all’uomo, supportato dalla facilità di utilizzo del prodotto reclamizzato14. Sempre a proposito di ruoli di cura rivestiti da soggetti maschili, in occasione della promozione di un modello di automobile per cui la donna rappresenta il target pubblicitario privilegiato, una campagna multi soggetto utilizza l’ironia per rappresentare un possibile scambio di ruoli: uomini a casa e donne in giro15. NOTE 09 / Donna Moderna, 28 maggio 2003, p. 266 10 / Panorama, 25 marzo 2004, p. 91 11 / Panorama, 26 febbraio 2004, pp. 4-5 12 / Il Venerdì, 1 maggio 2003, p. 136 13 / Il Venerdì, 19 settembre 2003, p. 104 14 / Gente, 13 marzo 2003, pp. 120-121; vedi IMG 03 p. 31 15 / Io Donna, 1 marzo 2003, pp. 239-243 il mondo della comunicazione: alcuni spunti di riflessione sui modelli di genere Quello degli stereotipi e dell’evoluzione dei modelli di identità di genere è stato uno dei temi toccati nel corso di alcune interviste rivolte a responsabili e giornaliste interne/i ad alcune redazioni, concessionarie pubblicitarie e agenzie di pubblicità. Anche in questo caso l’elaborazione dei dati più significativi viene esposta sotto forma di concetti e riflessioni cui fa seguito la citazione di alcuni passi delle interviste01. Per quanto riguarda il controllo dei contenuti pubblicitari pubblicati sui giornali, non c’è un meccanismo di controllo formale. Il posizionamento dei messaggi pubblicitari sulla stampa periodica mira a rispettare un principio di compatibilità tra contenuti pubblicitari e politiche editoriali. Ma il target editoriale e target pubblicitario non rappresentano che la diversa lettura di un unico dato (il lettorato), di conseguenza non coincidono necessariamente e quindi alcune LTT 60 NOTE 01 / Sono state rivolte alcune domande alla Presidente dell’API e ad alcuni responsabili presso i seguenti gruppi editoriali e concessionarie pubblicitarie: R.C.S QUOTIDIANI e R.C.S. PUBBLICITA’, EDIZIONI S. PAOLO, GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO-A. MANZONI & C., Presidente dell’API pubblicità possono apparentemente contrastare con i valori impliciti o le politiche editoriali, salvo casi eccezionali. La concessione degli spazi pubblicitari è prevalentemente parallela, ma distinta dall’attività redazionale. Si ammette un generale rispetto dei principi etici del buon gusto, decenza, dignità umana (previsti nel Codice di Autodisciplina Pubblicitaria agli artt. 9 e 10) e l’attenzione all’ottica della parità e delle pari opportunità nella valutazione dei messaggi si riduce di fatto alla modifica o censura di immagini ritenute “eccessivamente volgari” ovvero di un uso inappropriato della nudità e delle allusioni sessuali. In questo senso i controlli interni, sia pur informali, dipendono dalle regole che ciascuna direzione si è posta, dai valori di una testata giornalistica (forti per esempio nel caso di Famiglia Cristiana), ma soprattutto dalla sensibilità dei responsabili. Per quanto riguarda la questione di modelli stereotipati emergono alcune riflessioni. La presenza di una certa tipologia pubblicitaria sembra dipendere dalla presenza di un reale interesse da parte di donne e uomini a identificarsi in certi stereotipi, ovvero l’interesse verso determinati consumi e settori merceologici. Tanto reale da essere definito “naturale”, ma gli interessi variano… “I femminili raccolgono per l’80/85% pubblicità proveniente dal settore moda e cosmetica. Questa non è una scelta che viene dal giornale, ma dal mercato, perché ovviamente i clienti tendono a scegliere i mezzi in base al target che raggiungono. […] esiste una selezione naturale per cui, di per sé i femminili si vanno a prendere una quota di campagne moda, […] di cosmetica… per poi passare attraverso altri settori, anche in questo caso, associati in modo naturale a un target femminile: arredamento, una parte di largo consumo… ora stiamo assistendo ad un processo di forte avvicinamento del mondo dell’auto al target femminile, perché aumentano i lanci di auto che si rivolgono a un target femminile, e una parte di settori affari inteso come telefonia, assicurazioni, banche. Questi giornali hanno come loro mission quella di far sognare la lettrice, di parlare di moda, di cosmetica, di parlare di un’attualità un po’ sofisticata oppure di una donna intellettualmente intelligente, soprattutto i magazine (supplementi ai quotidiani), di conseguenza la prima parte di questi giornali è una parte che accoglie, a livello pubblicitario, campagne di immagine.” [Responsabile presso R.C.S. Pubblicità] “Nei contenuti editoriali e in copertina è capitato di voler operare una rottura con l’andamento normale di un settimanale di moda, un femminile. E’ stata una grossa sfida che stravolge completamente il femminile. Riportare un servizio fotografico che denuncia la diffusione della poliomielite, di come sia ancora diffusa in Africa e vari altri paesi del mondo… rappresenta una sfida nella misura in cui assume un carattere politico, un’accusa sociale. Questo è un esempio, ci sono stati altri casi e ogni volta abbiamo comunque raccolto consensi. Poi non è possibile rendere sistematica questa pratica per la copertina, perché significherebbe stravolgere completamente un femminile e ‘cannibalizzarmi’, cioè fare concorrenza ad altri prodotti di attualità dello stesso gruppo editoriale. […] I valori della testata sono quelli che attirano certi investimenti pubblicitari, dati inserzionisti. Questi valori sono sicuramente la qualità, ma anche, e per certi versi anzitutto, la quantità...” [Responsabile presso A. Manzoni & C.] “Una lettrice di testate specifiche di moda forse ha caratteristiche diverse, ma la nostra lettrice è un tipo di donna ancorata a valori di cui tiene maggior conto rispetto ad altri che sono, per così dire, più edonistici. Una ricerca di mercato ci ha confermato questo dato: la neo-mamma, rispetto a una donna di pari età e non mamma, cambia alcuni atteggiamenti e stili di vita. Ad esempio legge più attentamene le etichette, legge di più se deve acquistare prodotti alimentari per sé o per il figlio, volendo leggere il giornale abbandona l’area gossip o moda estrema e si rivolge di più a un’area valoriale, più pratica e preferisce alla pubblicità televisiva quella a stampa perché le consente di leggere con più attenzione” [Direzione pubblicità Famiglia Cristiana] L’esasperazione delle allusioni sessuali, la libertà sessuale e una certa commistione tra i generi sono percepite come modelli che in qualche modo finiscono col contrastare o evadere il perseguimento di una sostanziale parità, come pure il modello della donna che ha difficoltà di conciliazione. In questo ultimo caso però il modello riflette un dato di fatto… “…Sicuramente in questo momento i media estremizzano certi modelli. Attualmente vedo un modello di donna un po’ virago, che utilizza la provocazione sessuale come punto di forza. Come tutti gli estremi questa è una tendenza discutibile. Sicuramente ci stiamo muovendo verso un modello femminile più forte, ma dubito che la bandiera di questa forza debba essere l’aggressività sessuale. Ci sono altri punti di forza in realtà, l’aggressività è uno dei canoni estetici col quale viene rappresentata. D’altra parte esistono due canoni estetici maschili, anch’essi estremizzati. Da una parte i modelli di uomo-macho, dove spicca l’orgoglio o la paura sessuale e sono modelli che appartengono a un certo tipo di stampa (sto pensando alla stampa for men). Dall’altra i modelli di uomo orgoglioso della propria fragilità e con una sessualità ambigua dichiarata. Ecco... mi sembra che sia l’elemento della sessualità esasperata a caratterizzare gli stereotipi sessuali di oggi” [Responsabile presso R.C.S. Pubblicità] “Percepisco l’esasperazione di certi modelli femminili nella comunicazione commerciale: l’uso per esempio del corpo femminile e delle allusioni sessuali abbinati al consumo di superalcolici. Si tratta probabilmente di consumatori più edonistici. Sulla questione della parità è difficile esprimersi, perché la pubblicità da un punto di vista creativo rispetta le esigenze di comunicazione definite per taluni target di riferimento. Ci sono motivazioni che a volte sfuggono da una spiegazione razionale e sfuggono a chi si occupa semplicemente di concedere degli spazi pubblicitari, dal momento che noi conosciamo il nostro mezzo, ma non sappiamo come, chi sceglie di fare comunicazione, sceglie di utilizzare certi modelli. […] In ogni caso il ruolo della pubblicità è quello di raggiungere un target e comprendere con che mezzi farlo. E’ difficile pensare che faccia altro: promuovere un ruolo femminile nuovo. La tendenza è quella di utilizzare concetti generali che variano secondo i prodotti, per quelli di élite per esempio si tende ora a fuggire verso atteggiamenti, valori, sensibilità diverse, basti pensare ai vaghi accenni all’omosessualità presenti in certe campagne” [Direzione pubblicità Famiglia Cristiana] “Alcune tendenze sono scomparse: ad esempio l’uso dello stereotipo della donna distesa, discinta sul divano con il bicchiere di whiskey piuttosto che la sigaretta accesa… A proposito di sigaretta è stata eliminata da tutti i nostri servizi fotografici, perché anche nella sigaretta accesa c’è una gestualità e comunque la sigaretta non va nella pubblicità. Tornando allo stereotipo: sta scomparendo quello della donna seducente nelle pubblicità dei divani…, questo è apprezzabile. […] L’uso del corpo nudo poi non è di per sé volgare, soprattutto se coerente con il prodotto pubblicizzato. Dipende inoltre dalla capacità del fotografo di cogliere la sensualità senza cadere nella volgarità o LTT 61 LTT 62 nell’eccesso. Ma qui ci sono sensibilità differenti… e anche in redazione si discute, […] gli eccessi non vengono pubblicati. Per quanto riguarda poi lo stereotipo della conciliazione, non è un pregiudizio, non è uno stereotipo, ma è un dato di fatto che la gestione della cura familiare è ancora sulle spalle delle donne e l’evoluzione su questi fronti è lenta. […] La comunicazione può farsi carico della trasmissione di nuovi modelli, ma il ruolo delle istituzioni è fondamentale. Se non accoglie questa pressione è inutile discutere di queste tematiche, anche se uno stimolo si può dare, soprattutto nella parte redazionale. […] un’attenzione alla parità e alle pari opportunità c’è: tutte le polemiche che puntualmente accompagnano la nostra vita da anni, ad esempio sul fatto che le donne guadagnano meno degli uomini, sul fatto che in Parlamento non ci sono abbastanza donne, sulle polemiche e riflessioni sulle quote. E’ chiaro che tutto quello che riguarda il mondo femminile noi lo trattiamo […]. Il giornale offre veramente un ventaglio molto ampio, per quanto riguarda tutte le tematiche legate al lavoro, lavoro-famiglia che è il nodo grosso di cui possiamo continuare a parlarne per anni, perché poi ci sono dei piccoli spostamenti, delle evoluzioni, ma resta un nodo importante per la vita professionale, per le scelte professionali di una donna…” [Direzione IO DONNA] seguiamo i mutamenti della società e un po’ li anticipiamo, nel senso che la condivisione fa parte della nostra fede, è qualcosa che il nostro direttore insegnava 50 anni fa quando si era molto schematici: il marito andava a lavorare e la moglie invece… restava a casa… La responsabilizzazione nei carichi di tutti e due è sempre stata sottolineata dalla famiglia, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare… Se si considera il concetto cristiano di condivisione questo è chiaro, anche se nel corso dei decenni la nozione ha assunto significati diversi. Adesso i nostri padri sono dei padri coinvolti… genericamente, poi ci saranno senz’altro dei padri che non lo sono…” [giornalista della redazione di Famiglia Cristiana] “Io penso che gli stereotipi siano presenti sia nei contenuti pubblicitari che editoriali. L’immagine più evidente in questo senso è la donna appariscente, l’uso del nudo che fa vendere… I supplementi ai quotidiani possono permettersi di evitare questa strategia. Bisognerebbe dare maggior visibilità alle donne ‘vere’, quelle che contribuiscono attivamente all’andamento della nostra società. Non si tratta di evitare l’uso dell’immagine femminile, ma di evitare certi stereotipi. Le cose potrebbero cambiare, ma è pur vero che alcune donne e uomini si identificano in certi modelli e in pubblicità l’uso degli stereotipi è funzionale alla necessità di colpire il target.” [responsabile presso A. Manzoni & C.] “Il CAP funziona e la vigilanza è attiva. Le pari opportunità sono un obiettivo politico spesso disatteso. Su un possibile trattamento sessista stiamo tutti molto attenti, attenti a non ledere la dignità dei ruoli. Le agenzie medio-grandi lavorano attraverso un continuo approfondimento di quelle che sono le caratteristiche del target femminile, che si è evoluto molto negli anni. Questo fenomeno è preso seriamente in considerazione altrimenti il rischio è quello di avere un linguaggio che è obsoleto oppure troppo avanzato e rischia di non essere recepito. […]. Nei profili di target spicca ormai “donne che lavorano”. C’è consapevolezza del fatto che devono conciliare e riconciliare qualcosa. Per quanto riguarda l’uomo c’è sicuramente una femminilizzazione del target maschile. Si pensi al lancio di tutta la linea cosmetica per l‘uomo, la moda. Gli uomini si stanno riscattando da un’antica condizione di virilità intesa come scarsa attenzione verso se stessi, che li vedeva un po’ rudi… D’altra parte le donne sono molto più attente, più critiche, più padrone dei loro movimenti e non vogliono più essere mostrate nel loro ruolo più antico. La rappresentazione della modella, della donna carrierista, sfrenata “rispetto alla redistribuzione dei ruoli ecco… la pubblicità magari ne da’ visibilità in tono scherzoso…c’è la macchietta… […] certo non potremmo mai censurare una campagna che ritrae una casalinga che pulisce, perché tra l’altro riflette la realtà… A livello editoriale si cerca di superare lo stereotipo della conciliazione come problema esclusivo delle donne, nel senso che la famiglia, che poi non è un problema, non riguarda solo le donne. […] Noi Le agenzie di pubblicità sono consapevoli della necessità di considerare l’evoluzione dei ruoli di genere e consapevoli della necessità di rispettare le regole del CAP (Codice di Autodisciplina Pubblicitaria) che vengono sottoscritte da tutti, essendo uno strumento normativo endogeno. La pubblicità se usa degli stereotipi lo fa nel rispetto delle tendenze culturali del momento. Non fa che attingere a qualcosa che c’è nella realtà socio-culturale. Salvo il ricorso eccessivo ad allusioni sessuali, sembra evidente la volontà di abbandonare una visione rigida delle identità di genere. era più frequente prima. […] Mi sembra che per quanto riguarda i ruoli tradizionali le cose stiano cambiando… si stanno intrecciando. Capita sempre più spesso di vedere uomini che accudiscono i figli, anche a livello pubblicitario si sta cercando di creare una famiglia diversa, dove c’è una condivisione[…] La pubblicità non è in grado di creare dei nuovi stereotipi, può prendere quello che c’è e cercare di interpretarlo al meglio. […] Il sogno dei pubblicitari è quello di essere un po’ più all’avanguardia, di far emergere tendenze di cui ci sono ancora piccoli segnali. E’ difficile… ci sono prodotti che permettono di fare anche questo, altri no. […] Sicuramente la moda non riflette un modello di parità nella misura in cui tende a ricercare la provocazione attraverso l’uso del corpo. Alcuni ricorrono a campagne volgari per cercare di colpire il committente e il mercato, ma ci sono comunque rifiuti da parte del pubblico. C’è un ricorso eccessivo alle allusioni sessuali anche nei mass media. In generale, penso alle copertine dei giornali, alla televisione. Quello del corpo femminile è lo stereotipo più usato e più abusato. Di donne oggetto ce ne sono ancora soprattutto in tv. L’uomo è stato meno toccato da questo fenomeno. Credo che i modelli alternativi siano quelli che consentono di riaprire il discorso di socialità, di voglia di stare insieme, non semplicemente fare una campagna su una donna e una campagna sull’uomo… il fenomeno della famiglia allargata è davvero rilevante. Una pubblicità che dia visibilità a questi ruoli è davvero desiderabile, essere più attenti alla rappresentazione del reale, magari un po’ patinato, perché c’è già abbastanza orrore altrove, ma più vicina alla visione reale.” [Milka Pogliani, Presidente dell’Associazione Pubblicitari Italiani e Presidente e Direttore Creativo Esecutivo Agenzia McCann-Erickson] LTT 63 03 2 la comunicazione istituzionale e la rappresentazione di genere Silvana Mura, Centro di Iniziativa Europea LTT 64 La riflessione che segue è centrata sulla comunicazione istituzionale che, per sua natura, promuove principalmente servizi e iniziative attivate dall’ente instaurando un dialogo diretto con cittadini e cittadine. Attraverso la promozione di servizi e opportunità, essa può svolgere un ruolo importante nel sostenere il cambiamento e incentivare la partecipazione femminile alla vita economica, contribuendo allo stesso tempo a promuovere modelli sociali, lavorativi e culturali in cui le donne si riconoscano. Le riflessioni e la rielaborazione del lavoro di ricerca qualitativa, in particolare quella relativa al contesto lombardo, hanno sostenuto l’elaborazione delle Linee Guida per la comunicazione istituzionale in un’ottica di pari opportunità. L’obiettivo dell’analisi è rilevare e analizzare se la comunicazione istituzionale, oltre ad essere efficace e arrivare al target, si pone in un’ottica di pari opportunità di genere e quali modelli di ruolo sociali e professionali rappresenta. Viene qui presentata una sintesi dei risultati dell’indagine qualitativa relativamente alle dinamiche che legano comunicazione istituzionale, mercato del lavoro e pari opportunità. Riflessioni queste che costituiscono uno dei punti di partenza da cui nascono le Linee Guida per l’introduzione della prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale. La ricerca qualitativa ha analizzato la comunicazione istituzionale attivata da un campione di Enti locali e istituzioni lombarde, andando ad analizzare in particolare quelle campagne di comunicazione promosse negli ultimi due anni e che rispondessero ad alcuni criteri di riferimento. Il campione di 30 Enti lombardi è stato selezionato sulla base dei seguenti criteri: ente comune, città o provincia; Enti che possiedono un ufficio di comunicazione/URP- Ufficio relazioni con il pubblico/ personale responsabile della comunicazione istituzionale; posizione geografica: montagna- collinapianura, per effettuare un confronto; dimensione del comune: piccolo -medio- grande, per effettuare un confronto; precedenti attività/sensibilità/servizi attivi a supporto delle pari opportunità; membro della Lega delle Autonomie Locali Lombardia; presenza di un sindaco o assessore donna; comuni non coinvolti nel rinnovo degli organi amministrativi nella tornata 2004; comuni con un Centro per l’impiego attivo. I criteri di selezione delle campagne attivate dagli Enti e istituzioni sono: 1 / campagne di comunicazione realizzate nel periodo 2002-2004; 2 / campagne riprodotte su manifesti, depliant, locandine o inserzioni su stampa; 3 / campagne contenenti messaggi che veicolano, attraverso immagini o testo, il ruolo lavorativo e/o pubblico della donna e dell’uomo; 4 / immagini che contengono figure umane o antropomorfe; 5 / campagne che, pur non rappresentando figure umane, contengono riferimenti a situazioni, relazioni, comportamenti legati indirettamente al ruolo lavorativo dell’uomo e della donna. I messaggi delle campagne di comunicazione selezionate sono stati analizzati attraverso i seguenti indicatori: 1 / riferimento al ruolo professionale maschile e femminile: si intende il profilo lavorativo cui fa riferimento il messaggio; 2 / riferimento al ruolo pubblico maschile e femminile: si intende il ruolo pubblico cui fa riferimento il messaggio, ossia la rappresentanza istituzionale, politica, governativa e religiosa (es. magistrato, una carica politica o religiosa); 3 / riferimento al ruolo familiare maschile e femminile: si intende la relazione familiare cui fa riferimento il messaggio (i rapporti affettivi e parentali esistenti all’interno di un nucleo familiare inteso nella sua accezione più ampia); 4 / riferimento al ruolo di cura, delle persone e della casa, maschile e femminile. Sono stati inoltre rilevanti ai fini dell’analisi delle campagne di comunicazione istituzionale i seguenti fattori: il contesto della formazione (donne e uomini impegnati nella formazione) e uso delle nuove tecnologie; presenza di donne e uomini immigrate; fasce d’età rappresentate (presenza di donne e uomini anziani); presenza di modelli corrispondenti ad identità reali Per contestualizzare e interpretare meglio i dati quantitativi, all’analisi empirica è stata affiancata un’analisi qualitativa con interviste dirette ai responsabili comunicazione del campione di Enti presi in esame. La lettura dei dati quantitativi è sostenuta da considerazioni e riflessioni dirette dei responsabili pubblici della comunicazione che curano quelle campagne01. Dall’analisi in ottica di genere dei messaggi istituzionali su campione lombardo emergono le seguenti riflessioni: gender gap nei ruoli professionali rappresentati; NOTE 01 / Gli Enti pubblici lombardi che, in diverso modo, entrano a far parte di questa analisi sono gli uffici comunicazione della Regione Lombardia (Presidenza, DG Formazione Lavoro, DG Sanità, DG Turismo), della Provincia di Milano, della Provincia di Cremona, della Provincia di Varese, della Provincia di Pavia, della Provincia di Sondrio, della Provincia di Brescia, del Comune di Milano, del Comune di Sesto San Giovanni, del Comune di Bresso, Comune di San Donato Milanese, Comune di Monza. Un certo campione di immagini è stato poi selezionato tra le campagne del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e altri Enti pubblici o a partecipazione pubblica. LTT 65 invisibilita’ del target; scarsa rappresentazione di ruoli pubblici maschili e femminili; riferimenti deboli al ruolo familiare maschile e femminile; invisibilità della conciliazione per donne e uomini. 01 gender gap nei ruoli professionali rappresentati LTT 66 la comunicazione istituzionale fatica a veicolare rappresentazioni di ruoli/ modelli professionali maschili e in particolare femminili Alla luce dell’analisi di genere dei ruoli professionali rappresentati, il lavoro emerge come peculiarità che accompagna più il genere maschile che femminile. Questi dati si inseriscono in un contesto istituzionale in cui la comunicazione pubblica promuove prevalentemente servizi, politiche, progetti, opportunità che riguardano direttamente o indirettamente la sfera del lavoro, dell’inserimento professionale, dei servizi per l’impiego. Nell’ambito del campione analizzato solo il 27,9% delle immagini rappresenta ruoli professionali. Tra questi solo il 10,6% sono donne in ruoli professionali, mentre la percentuale maschile è del 17,3% [cfr. TAB. 01]. La differenza di 7 punti percentuali tra i sessi diventa ancora più significativa se rapportata al totale di immagini rilevate per sesso: la distribuzione di ruoli professionali femminili rapportata al totale delle immagini femminili è del 29,3% mentre quella maschile è del 43,8% rispetto al totale delle immagini maschili [cfr. TAB. 02]. TABELLA 01 Distribuzioni percentuali rispetto al totale dei messaggi donne uomini altre immagini totale % % % % ruoli professionali 10,6% 17,3% 0,0% 27,9% ruoli pubblici 0,9% 0,4% 0,0% 1,3% ruolo familiare 4,0% 3,1% 0,0% 7,1% ruolo di cura 0,9% 0,0% 0,0% 0,9% formazione 4,4% 6,2% 0,0% 10,6% indefinito 15,5% 12,4% 0,0% 27,9% altre immagini 0,0% 0,0% 24,3% 24,3% totale 36,3% 39,4% 24,3% 100,0% Il totale delle immagini analizzate è stato di 226 distribuite su diverse campagne di comunicazione pubbliche (periodo 2002-2004). TABELLA 02 Distribuzioni percentuali per indicatori di analisi rispetto al campione maschile e femminile donne uomini % % ruoli professionali 29,3% 43,8% ruoli pubblici 2,4% 1,1% ruolo familiare 11,0% 7,9% ruolo di cura 2,4% 0,0% formazione 12,2% 15,7% indefinito 42,7% 31,5% altre immagini 0,0% 0,0% totale 100,0% 100,0% Il totale delle immagini analizzate è stato di 226 distribuite su diverse campagne di comunicazione pubbliche (periodo 2002-2004). i modelli professionali rappresentati sono spesso vaghi e non è identificabile la tipologia e il ruolo All’interno dei ruoli professionali rappresentati emerge una differenza tra le tipologie di professioni maschili e femminili. Dal punto di vista dei modelli professionali femminili, è spesso difficile identificarne la tipologia. La professione non tradizionale maggiormente rappresentata riguarda la donna impegnata in una professione intellettuale e il cui impiego si deduce dalla presenza di un computer o dall’abbigliamento formale da lavoro. Gli altri modelli lavorativi femminili identificabili all’interno del campione di analisi sono le professioni di casalinga, infermiera, operatrice di call center center, operaia, cassiera, parrucchiera, pensionata, commerciante, arredatrice. Dal punto di vista dei modelli professionali maschili rappresentati, oltre alla professione intellettuale (anche qui vaga), emergono ruoli più vari e diversificati non solo dal punto di vista orizzontale ma anche verticale02. Le professioni rappresentate sono operaio, panettiere, cameriere, muratore, tipografo, falegname, magazziniere, saldatore, pensionato, infermiere, carpentiere, pizzaiolo, generico professionista ma anche medico, responsabile selezione del personale di un’azienda, manager, architetto, professoreGRA 01 + IMG 01. LTT 67 NOTE 02 / A causa della segregazione occupazionale del mercato del lavoro, le donne si ritrovano spesso confinate in una gamma di occupazioni più ristretta rispetto agli uomini, cd. segregazione orizzontale e ai livelli di responsabilità più bassi cd. segregazione verticale GRAFO 01 Confronto distribuzione di immagini maschili e femminili per classi di indicatori [DATI IN PERCENTUALE] 17,3 15,5 12,4 10,6 f m f 0,0 m f m f indistinto m 0,9 formazione f 6,2 4,4 ruolo di cura 0,4 3,1 ruolo familiare m 0,9 ruoli pubblici f ruoli professionali 4,0 m 02 invisibilità del target LTT 68 la strategia di comunicazione utilizzata nelle campagne istituzionali è spesso evasiva del target Le campagne di comunicazione rappresentano spesso simboli o immagini astratte non riferite alla persona o al servizio/attività che si promuove. Sul totale dei messaggi analizzati in ottica di genere, il 24,3% dei messaggi rappresenta immagini simboliche che sembrano evadere il tema e il target da raggiungere. Il 27,9 % dei messaggi utilizza immagini maschili o femminili indefinite, non identificabili o riconducibili a determinate tipologie d’utenzaGRP 02. GRAFO 02 Confronto distribuzione di immagini maschili, immagini femminili e altre immagini sul totale delle classi di indicatori [DATI IN PERCENTUALE] donne 36,3 uomini 39,4 altre immagini 24,3 il target femminile è spesso un soggetto debole del mercato del lavoro che necessita di supporto e aiuto La maggior parte delle delle campagne di comunicazione analizzate promuove servizi, opportunità, iniziative relative all’inserimento lavorativo di donne e uomini in cerca di occupazione o con difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro. Il target di donna che sembra emergere è spesso un soggetto debole del mercato del lavoro e della società, rappresentato con modelli femminili che necessitano di un supporto, un aiuto per inserirsi nel mondo del lavoro. E’ invece difficile rilevare tra le campagne di comunicazione immagini o messaggi di donne vincenti, forti, affermate e con un ruolo di responsabilità nel lavoro, nella famiglia e nella società, modelli a cui le donne possano ispirarsi e in cui riconoscersi. 03 scarsa rappresentazione di ruoli pubblici maschili e femminili Nell’ambito del campione analizzato è praticamente assente il riferimento e la rappresentazione di cariche e ruoli pubblici sia femminili (0,9%) ma anche maschili (0,4%). L’anomalia dei risultati della nostra analisi, in cui risulta maggiore la rappresentazione di ruoli pubblici femminili, è relativa al fatto che nel campione una donna è la presidente di uno degli Enti pubblici. La scarsa rappresentazione di donne e uomini in ruoli pubblici si può collegare alla natura stessa della comunicazione istituzionale che, nel dialogo con cittadini e cittadine, tende a rappresentare immagini in cui possano riconoscersi il più ampio numero di persone. La comunicazione pubblica difficilmente rappresenta persone con cariche pubbliche per veicolare messaggi “di servizio”, se non quando si tratta del presidente/ della presidente dell’ente che ne incarna l’immagine e si fa garante dell’iniziativa e del messaggio veicolato. Le cariche pubbliche maggiormente rappresentate sono quella di presidente dell’istituzione o l’immagine di un ragazzo e un ragazza impegnati nel servizio civile che sono stati annoverati in questa categoria. 04 riferimenti deboli al ruolo familiare maschile e femminile scarsa rappresentazione di uomini e donne in ruoli familiari La rappresentazione di uomini e donne in ruoli familiari è quasi assente nella comunicazione istituzionale che sembra non riconoscere e non rappresentare i modelli familiari sia di uomini sia di donne. I messaggi del campione d’analisi sembrano prescindere dalle relazioni parentali, una componente fondamentale della vita femminile che è strettamente legata non solo all’ambito professionale e lavorativo (problemi ad inserirsi nel mercato del lavoro) ma anche a quello della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. LTT 69 le famiglie rappresentate sono quelle di tipo tradizionale La rappresentazione della famiglia rimane prevalentemente quella di tipo tradizionale, i cui componenti ricorrenti sono padre, madre, due figli, una bambina e un bambino. Il riferimento alla vita familiare e al rapporto genitori–figli viene veicolato con immagini di donne che giocano o si prendono cura dei bambini. Non compaiono esempi rilevanti di padri che si prendono cura dei figli se non di persone anziane, presumibilmente nonni, che giocano con bimbi. All’interno del campione di ricerca, il 4% delle donne e il 3,1% degli uomini è rappresentata in un contesto familiare. La differenza che emerge tra uomini e donne non è marcata, soprattutto in relazione al fatto che l’immagine della famiglia riprodotta è in genere composta da tutti i componenti tradizionaliIMG 02. 05 invisibilità della conciliazione per donne e uomini LTT 70 non visibilità della conciliazione per uomini e donne Il problema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sembra non essere presente nelle immagini maschili e femminili analizzate nel campione, nonostante molte campagne siano relative a politiche e servizi che mirano a favorire la conciliazione per le donne e quindi il loro inserimento nel mercato del lavoro. Nell’ambito del campione di ricerca lo 0,9% delle donne e lo 0% degli uomini fa riferimento alla conciliazione dei tempi. la rappresentazione del ruolo di cura dei bambini è marginale e generalmente associata alla figura femminile Le immagini risultano spesso astratte e rappresentano volti femminili pensierosi o immagini di donne non legate al contesto. E’ fortissima e frequente la rappresentazione di immagini femminili stilizzate. La comunicazione rispecchia ancora in maniera forte la divisione rigida del lavoro di cura in famiglia affidandone alle sole donne la responsabilità. il ruolo di cura è soltanto accennato dall’utilizzo di immagini astratte e stilizzate Nell’ambito del campione emerge che le campagne che promuovono servizi di supporto alla maternità e/o al lavoro di cura utilizzano metafore o immagini astratte non immediatamente collegate al valore della maternità. IMG 01 / Regione Lombardia, DG Sanità campagna “Usiamo i farmaci in modo sano”. IMG 02 / Regione Lombardia, DG Sanità Campagna “Un sistema libero, un sistema sano”. 06 maggiore visibilita’ a modelli maschili nella comunicazione sulla formazione e uso delle nuove tecnologie la comunicazione sulla formazione e uso delle nuove tecnologie da maggiore visibilità a modelli maschili Nel comunicare i temi della formazione prevale la rappresentazione di immagini maschili, nonostante le statistiche segnalino che la formazione diventa un settore in cui sono sempre più presenti le donne. Dall’analisi del campione in ottica di genere emerge che il 4,4% di messaggi sulla formazione rappresenta immagini femminili mentre il 6,2 % immagini maschili. Gli Enti pubblici sono oggi sempre più impegnati sul fronte della formazione nel promuovere attività e corsi rivolti a donne e uomini. Diventa quindi fondamentale comunicare in maniera efficace per raggiungere i potenziali utenti, uomini e donne, a cui erogare la formazioneIMG 03. In sintesi, i dati generali sulla distribuzione degli indicatori di analisi, per target maschile e femminile, sono sintetizzati nel diagramma che segueGRP 03. LTT 71 GRAFO 03 Confronto della distribuzione di ruoli maschili e femminili rappresentati nelle immagini del campione [DATI IN PERCENTUALE] ruolo familiare 11,0 ruoli pubblici 2,4 ruoli professionali ruolo di cura 2,4 formazione indefinito 12,2 42,7 29,3 43,8 ruoli professionali 1,1 ruoli pubblici 15,7 31,5 formazione indefinito 7,9 ruolo familiare 07 tendenze emergenti LTT 72 emerge una certa sensibilità alle pari opportunità Un certo orientamento attento alle pari opportunità emerge in alcune campagne di comunicazione per il lavoro, in particolare quelle multi-soggetto che rappresentano sia uomini che donne nello stesso messaggio. Dare rappresentazione ad entrambi i sessi nella promozione professionale incentiva e favorisce la partecipazione femminile al mercato del lavoro, soprattutto se la comunicazione veicola le donne in ruoli professionali non tradizionali. rappresentazione di donne e uomini immigrati/e e utilizzo di più lingue straniere nei messaggi Si diffonde sempre di più l’attenzione ad utilizzare immagini di uomini e donne straniere, alcuni dei quali ricoprono anche ruoli professionali non tradizionali. Le campagne di comunicazione istituzionale, non solo nei servizi rivolti agli immigrati, confermano la tendenza a rappresentare soggetti stranieriIMG 04 e tradurre i messaggi di testo nelle principali lingue straniereIMG 05. emergono nuove fasce d’età sempre più rappresentante: donne e uomini anziani Gli anziani e le anziane vengono sempre più rappresentati nella comunicazione che sembra rilevare il cambiamento demografico in corso nella società e veicolar- IMG 03 / Campagna della Regione Lombardia “Formiamo il tuo futuro“. IMG 05 / AEM campagna istituzionale anno 2003. Agenzia ap&b - pubblicità e comunicazione, Milano. IMG 04 / Campagna della Regione Lombardia “Formiamo il tuo futuro“. lo sia nei messaggi relativi a servizi di aiuto e assistenza per gli anziani, sia nella comunicazione su altre attività. presenza di modelli corrispondenti ad identità reali All’interno del campione d’indagine la comunicazione istituzionale sembra veicolare prevalentemente modelli di uomini e donne rispondenti ad identità reali, in cui cittadini e cittadine possano riconoscersi. E’ diffuso l’utilizzo di fotografie che ritraggono immagini di donne e uomini impegnati in attività reali: ad es. donne che consultano materiale informativo presso i centri per l’impiego, uomini che seguono un corso presso un centro di formazione professionale, una coppia di anziani che passeggia nel nuovo parco cittadino inaugurato, giovani che usufruiscono dei servizi offerti dalla provincia. LTT 73 la comunicazione istituzionale in Lombardia: alcuni spunti di riflessione In seguito alla riforma delle attività di comunicazione e informazione negli Enti pubblici introdotta dalla legge quadro 150/00 e successive direttive e dispositivi di legge01, la comunicazione pubblica diviene una delle attività strategiche della pubblica amministrazione. La legge definisce cosa si intende per attività di informazione e comunicazione, a chi è rivolta e per quali finalità; introduce nuove strutture e figure professionali a ciò dedicate, prevede attività di formazione professionale del comunicatore pubblico. All’interno di questo quadro normativo si sviluppa l’attività di comunicazione e informazione degli Enti locali ed istituzioni lombarde, di cui riportiamo solo alcuni elementi di riflessione emersi nel corso della ricerca. Questi elementi non intendono indagare e rilevare aspetti di carattere tecnico e di efficacia della riforma, ma sono funzionali a LTT 74 NOTE 01 / Legge 7 giugno 2000, n. 150, “Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni”, G.U. n. 136 del 13 giugno 2000; Regolamento di attuazione del 21 settembre 2001, n. 422; Direttiva sulle attività di comunicazione delle pubbliche amministrazioni, 7 febbraio 2002 02 / Regione Lombardia, Strategie di Comunicazione, 2002, p. 26 03 / Le amministrazioni pubbliche elaborano annualmente il programma delle iniziative di comunicazione che intendono realizzare nell’anno successivo, il cd. Piano di Comunicazione annuale delineare un quadro delle strutture e meccanismi di comunicazione esistenti grazie ai quali poter introdurre la prospettiva di genere nella comunicazione istituzionale. Le strategie di comunicazione istituzionale infatti sono strettamente collegate e sviluppano in maniera diretta i principi e le politiche di un’amministrazione pubblica. All’interno degli Enti pubblici lombardi complessi l’attività di comunicazione è sviluppata da strutture centrali ad hoc in capo alla Direzione Generale Presidenza che collaborano con i referenti della comunicazione delle Direzioni Generali dell’Ente. Le strutture centrali hanno compiti consulenziali e di coordinamento dell’articolata attività di comunicazione dei vari settori dell’Ente e funzioni di iniziativa e controllo sulle campagne più rilevanti. Le attività riguardano inoltre la gestione dell’immagine coordinata dell’Ente, degli strumenti informativi utilizzati e delle attività di marketing e comunicazione interna, in affiancamento agli altri settori e direzioni generali. L’iniziativa sulle campagne di comunicazione affidate ad agenzie pubblicitarie esterne, in conformità con il regolamento dei contratti, è generalmente lasciata ai dirigenti di settore che vi ricorrono principalmente per importanti campagne di comunicazione e informazione. Negli Enti più complessi esiste inoltre una Commissione per la Comunicazione, l’Editoria e l’Immagine02 che fissa i criteri per l’ammissione dei progetti nel Piano di Comunicazione annuale03 e valuta i progetti esecutivi delle iniziative approvate nel Piano. Il parere espresso dalla Commissione è obbligatorio ma non vincolante. In questo quadro le singole Direzioni Generali e i loro uffici o responsabili della comunicazione sviluppano le singole iniziative di comunicazione come parti coordinate di un’attività più ampia. La composizione degli uffici di comunicazione e l’assenza di formazione sulle pari opportunità. Dall’analisi delle strutture che si occupano di comunicazione all’interno degli Enti pubblici lombardi emerge che un’alta percentuale delle risorse umane è costituita da donne, alcune delle quali rivestono ruoli di responsabilità. Questo elemento di riflessione conferma quella tendenza alla femminilizzazione del mondo della comunicazione e del marketing che tuttavia non trova riscontro nel modo di fare comunicazione. All’interno delle strutture di comunicazione oggetto di indagine, la sensibilità all’ottica della parità e delle pari opportunità, laddove esiste, è comunque personale/soggettiva e non strutturata. La formazione del personale degli uffici di comunicazione riguarda tematiche strettamente tecniche come previsto dall’articolo 4 della Legge 150/00 e viene erogata da strutture esterne all’Ente. Solo alcune istituzioni prevedono dei corsi interni di formazione e aggiornamento del personale sulla cultura e meccanismi di comunicazione e/o partecipano a corsi specialistici, non obbligatori per legge, promossi da strutture esterne. La formazione sulle pari opportunità di genere è sostanzialmente assente negli Enti oggetto di analisi; solo alcuni di questi hanno fatto accenno al tema in occasione di percorsi di formazione interna promossi in collaborazione con il settore pari opportunità. L’allocazione delle risorse per le campagne di comunicazione. Il budget previsto per le iniziative di comunicazione, suddiviso per Direzioni Generali e per progetti, viene inserito e reso noto nel Piano di Comunicazione annuale dell’Ente, laddove previsto. Le istituzioni che non predispongono un Piano di Comunicazione, demandano la pianificazione del budget per l’attività di comunicazione ai singoli settori/Direzioni Generali che sarà poi approvato dal PEG, Piano Economico Generale. Negli Enti oggetto di indagine i settori che in linea generale investono di più nelle attività di informazione e comunicazione risultano essere le Direzioni Lavoro/Formazione, Cultura/Turismo, Sanità e Ambiente. Queste infatti svolgono attività che, per natura e tipologia, necessitano di dialogo continuo e diffusione di informazioni diretta verso cittadine e cittadini. L’affidamento delle campagne di comunicazione ad agenzie esterne. L’affidamento di alcune campagne di comunicazione ad agenzie pubblicitarie esterne è disciplinata ai sensi del regolamento dei contratti ed è quindi soggetto ai criteri quali-quantitativi stabiliti per legge. In linea generale, le istituzioni affidano ad agenzie esterne quelle iniziative più rilevanti per la promozione dell’imma- gine dell’Ente e su cui sono allocati dei budget molto alti. Le agenzie pubblicitarie inoltre sono incaricate di curare iniziative che richiedono particolari competenze e know how di cui l’ente non dispone al proprio interno. Tuttavia nella gestione delle gare d’appalto gli Enti incontrano una sostanziale difficoltà nel trasformare il brief in un capitolato di gara. Il controllo che il committente esercita sull’idea creativa delle agenzie di pubblicità è generalmente rigoroso e l’approvazione definitiva delle immagini passa al vaglio dell’ente. Non esistono d’altra parte regolamenti o linee-guida specifiche che gli Enti forniscono alle agenzie di pubblicità per indirizzare e guidare il lavoro creativo. I piani annuali di comunicazione. VEDI LINEE GUIDA / TRASVERSALITÀ Nei piani di comunicazione annuale degli Enti oggetto di indagine non emerge alcun riferimento all’ottica della delle pari opportunità nella promozione dei progetti di comunicazione. E’ inoltre assente qualunque cenno al rispetto del principio di non discriminazione tra i sessi. Comunicazione istituzionale e pari opportunità? VEDI LINEE GUIDA / TRASVERSALITÀ Emerge una certa sensibilità degli addetti alla comunicazione verso il tema delle pari opportunità, seppure personale e non strutturata e direttamente proporzionale alla presenza di donne nell’ufficio di comunicazione. Si riconosce tuttavia che all’interno degli Enti pubblici le pari opportunità rischiano di diventare un tema specialistico della Direzione Generale con competenze in materia. Nessuno tra gli Enti ha avuto occasione istituzionale di riflettere sul rapporto esistente tra comunicazione, pari opportunità e mercato del lavoro seppure venga riconosciuta l’importanza che riveste la rappresentazione di genere nella comunicazione. Si riflette inoltre sul fatto che le iniziative istituzionali per la promozione delle pari opportunità necessitino talvolta di una comunicazione più efficace e di un’analisi in termini strategici per capire se ciò che viene fatto è abbastanza o si potrebbe fare di più. Le campagne istituzionali di promozione delle politiche di pari opportunità sono generalmente marginali o insistenti, anche in relazione al fatto che l’obiettivo principale della comunica- LTT 75 zione istituzionale è promuovere servizi e attività più che politiche dell’Ente. Il monitoraggio e la valutazione delle campagne di comunicazione. VEDI LINEE GUIDA / EQUITÀ L’unità responsabile per la comunicazione esegue generalmente il monitoraggio sulle campagne di comunicazione e l’analisi sul target d’utenza attraverso indagini di mercato. Per le iniziative più rilevanti viene inoltre eseguita una valutazione sull’efficacia delle stesse e si tende a rilevare i dati disaggregati per sesso. L’approccio sugli stereotipi. VEDI LINEE GUIDA / COMPLESSITÀ Emerge negli Enti la consapevolezza che la comunicazione pubblica difficilmente veicola immagini stereotipate negative della donna e riconosce invece quanto questo avvenga nella comunicazione commerciale. Se le iniziative di comunicazione pubbliche rappresentano talvolta immagini stereotipate, queste rispondono all’obiettivo di raggiungere in maniera più efficace determinati target d’utenza. LTT 76 Quanta attenzione si presta a promuovere il ruolo lavorativo della donna? VEDI LINEE GUIDA / RAPPRESENTATIVITÀ Questa attenzione specifica è quasi assente e viene posta solo per quelle iniziative che promuovono servizi o attività per l’inserimento lavorativo delle donne. Il target femminile esiste come target specifico di determinati settori, tra i quali quello formazione e lavoro, ma solo nel momento in cui si promuovono iniziative rivolte esclusivamente alla donna. La comunicazione pubblica rappresenta spesso intenzionalmente target vaghi, non segmentati con il preciso intento di raggiungere un’utenza il più vasta possibile. Segmentare eccessivamente il target nei messaggi pubblici rischia di precludere la comunicazione a determinati cittadini e cittadine mentre è nella natura dell’ente pubblico raggiungere e rappresentare la cittadinanza nel suo complesso. L’analisi del target d’utenza: che importanza riveste la donna? VEDI LINEE GUIDA / EQUITÀ Il target d’utenza rappresenta l’elemento fondamentale intorno al quale vengono strutturate le campagne di comunicazione e, in generale, le politiche dell’Ente pubblico. Le iniziative di comunicazione riguardano tutti i settori in maniera trasversale e sono sempre più orientate verso la persona, l’utente finale. Il target donna riveste importanza soprattutto in quelle iniziative, di diversa natura, che sono rivolte specificamente e in maniera esclusiva alla donna. Non è invece concepito in maniera trasversale ai messaggi e alle campagne, seppure si riconosca che la trasversalità potrebbe essere utile per accrescere l’efficacia delle campagne. La donna viene definita come un target complesso, poliedrico e quindi difficile da rappresentare, soprattutto nelle campagne veicolate su stampa. I piani di comunicazione degli Enti, che segmentano i target a cui si rivolgono le campagne, prevedono tra questi la donna, inteso quindi sempre in maniera verticale e non trasversale. I codici di condotta deontologici / le linee guida / i principi etici e indicazioni: qual è la rilevanza e l’efficacia? Sono assenti all’interno degli Enti linee guida o codici di condotta formali che ne disciplinano l’attività di comunicazione. E’ altresì assente qualunque riferimento formale alla dimensione di genere e alle pari opportunità nella comunicazione. Gli strumenti che indirizzano i contenuti delle iniziative di comunicazione sono la Carta dei principi ispiratori dell’Ente e/o il piano di comunicazione annuale, nonché il Programma della Giunta. Il buonsenso e l’efficacia dei messaggi rappresentano comunque i parametri di riferimento essenziali per chi cura le iniziative di comunicazione. 03 3 i servizi attivati in una prospettiva di promozione delle pari opportunità di genere Elena Pacenti, Domus Academy 01 perché parlare di servizi? E’ sufficiente condurre alcune ricerche sul web su temi come pari opportunit opportunità, donne e lavoro, donne e servizi, per rendersi conto che la maggior parte di ciò che viene prodotto e pubblicato in materia di pari opportunità è un insieme di informazioni relative a dibattiti istituzionali e legislativi. La prima domanda che ci poniamo è: chi sono i destinatari di tutte queste informazioni? La gran parte dei contenuti e dei servizi sulle pari opportunità sembrano destinati e fruibili principalmente dalle istituzioni e dagli operatori che si occupano di pari opportunità: norme e regolamenti, aggiornamenti legislativi, campagne a difesa dei diritti delle donne, dibattiti culturali e letteratura sul tema. Oppure è semplicemente troppo difficile distinguere le informazioni destinate agli organi decisionali e istituzionali stessi, da quelle destinate all’utenza finale di tutte queste attività, cioè le donne e gli uomini nella loro esistenza quotidiana, professionale e familiare. LTT 77 All’interno della grande mole di informazioni esistono però anche servizi con utilità specifiche: informazioni e bandi ministeriali scaricabili a supporto dell’imprenditoria femminile, centri di informazione e di orientamento sui diritti, funzioni specificamente dedicate alle donne. La proposta di lavoro che ne è seguita è di incentrare l’attenzione proprio su quelle attività di servizio, siano esse informative o attività di supporto all’espletamento di funzioni della vita quotidiana, che si rivolgono prevalentemente o esclusivamente alle donne come utenti finali. Al centro dell’analisi sono i servizi per l’utenza femminile, dunque, e in particolare quelli finalizzati a promuoverne l’ingresso nel mondo del lavoro e servizi per la conciliazione dei tempi cioè prestazioni, informazioni, strumenti a servizio delle donne che lavorano, che facilitano la gestione dei tempi, il superamento delle fasi critiche della vita, che aiutano a conciliare la vita professionale e quella familiare. L’intento è quello di verificare l’efficacia delle politiche sui cittadini e le cittadine e rispondere, seppure in modo parziale e incompleto a domande come: i servizi rivolti alle donne operano nella direzione di una effettiva sensibilizzazione di donne e uomini sulle pari opportunità? come rispondono le politiche ai problemi che gravano in particolare sulle donne, ostacolando il raggiungimento di una effettiva condizione di parità? i servizi si comunicano in modo chiaro ed efficace e arrivano al target? LTT 78 02 perché parlare di servizi? Al centro della ricerca ci sono dunque i servizi (siano essi informativi, di sensibilizzazione o di aiuto) che dalle politiche derivano e che sono dimostrazione e risultato dell’attività che viene svolta per favorire l’inserimento della donna nella vita professionale, veri laboratori di sperimentazione e di verifica delle politiche stesse. Quali sono questi servizi? A quali bisogni rispondono? Come si fa a riconoscerli? Sono effettivamente utili? Sono usabili? Quale immagine propongono della donna? La ricerca condotta a tutto campo sul tema dei servizi per le donne ha rivelato una realtà variegata e diversificata di prestazioni distribuite sul territorio nazionale. Se si omettono i servizi di cura e assistenza ospedaliera o dedicati a problemi sociali troppo peculiari (droga, handicap gravi, carcere, immigrazione clandestina) – troppo lontani dagli obiettivi primari della ricerca – il resto dei servizi rilevati possono essere classificati in almeno 4 categorie. A - Lavoro, formazione, imprenditorialità Servizi di informazione, consulenza, assistenza, formazione e accompagnamento delle donne nel mondo del lavoro. Sostegno delle problematiche di esclusione o di emarginazione delle donne nel mondo del lavoro attraverso aggiornamento legislativo e supporto legale. B - Cura (assistenza e salute) Servizi di assistenza e sostegno alle difficoltà specifiche della donna, come l’aiuto nei confronti delle donne che vivono una maternità problematica o indesiderata, donne vittime di violenze e soprusi, prevenzione nelle patologie tipicamente femminili come il tumore al seno o all’utero. C - Supporto alla vita quotidiana Servizi di supporto al disbrigo delle faccende quotidiane della sfera domestica a sostegno dei problemi di conciliazione dei tempi: asili nido e scuole per l’infanzia, educazione dei figli, facilitazioni negli spostamenti e nell’accesso ai servizi comuni, servizi che aiutano le donne a liberare tempo. D - Cultura e sensibilizzazione Servizi culturali come laboratori per l’apprendimento delle lingue straniere, librerie e cineforum, laboratori del tempo, luoghi per imparare forme d’arte e di cultura oppure servizi specifici di promozione e di sensibilizzazione delle problematiche al femminile e di genere. Le prestazioni di servizio erogate non hanno tutte la stessa natura e il tipo di attività svolte dagli operatori di servizio, di conseguenza, sono eterogenee. Rispetto alle prestazioni offerte, i servizi analizzati possono essere distinti (indipendentemente dalla categoria di riferimento) a loro volta in: servizi di informazione (sportelli, magazine, newsletter o siti web); servizi di assistenza (centri, sportelli, numeri verdi); servizi di consulenza (centri, sportelli, numeri verdi); servizi di formazione (luoghi o siti web); centri o circoli (luoghi che ospitano attività); carte e promozioni. L’analisi dei servizi condotta sul territorio nazionale si è poi ristretta ad un numero limitato di servizi che sono stati selezionati secondo parametri finalizzati alla rilevazione di aspetti comunicativi, e in funzione e della individuazione delle Linee Guida per la comunicazione chiara ed efficace in ottica di pari opportunità. I criteri di selezione adottati nell’analisi dei servizi ai fini dell’elaborazione delle Linee Guida sono stati: - presenza di un nome e di un logo del servizio rivolto alle donne; - operatività del servizio al momento della ricerca; - reperibilità on-line del servizio (almeno come notizia della sua esistenza); - presenza di materiale comunicativo. [cfr. TAB. 01] LTT 79 TABELLA 01 Distribuzioni delle tipologie di prestazione offerte dai servizi analizzati, ripartite in funzione dell’area di attività. lavoro quotidiano cura cultura totale informazione 15 4 2 4 25 assistenza 3 1 2 0 6 consulenza 7 2 2 0 11 attività 5 1 1 1 8 strumenti 7 4 2 2 15 totale 37 12 9 7 Il totale dei servizi analizzati analizzate è stato di 20, distribuiti su tutto il territorio nazionale; ciascun servizio può offrire allo stesso tempo, differenti tipologie di prestazione afferenti a differenti aree di attviità. LTT 80 le tipologie di servizi prevalenti rivelano un’attenzione alla promozione della donna nel mondo nel lavoro Dalla letteratura esistente sul tema e dall’indagine condotta sulla presenza in rete dei servizi rivolti alle donne emerge innanzitutto che la vocazione prevalente di tali prestazioni è l’accompagnamento e il supporto alle donne per l’ingresso nel mondo del lavoro o per l’avvio di attività imprenditoriali. Il dato non stupisce se si considera che la maggior parte dei servizi attivati sono l’esito naturale dei finanziamenti e delle politiche promosse dall’Unione Europea, dal Ministero e nell’ambito dei finanziamenti pubblici in generale. Si tratta di una mole interessante di servizi a supporto del lavoro, della formazione e dell’imprenditorialità, distribuiti equamente sul territorio nazionale e con punte di eccellenza in alcune regioni. Il dato suggerisce che il bisogno primario associato alle donne in materia di promozione della cultura di genere è legato al loro inserimento nella vita professionale e lavorativa. il supporto per l’inserimento nella vita professionale sembra rivolto in particolare alla donna intesa come soggetto debole I servizi di orientamento al lavoro sembrano particolarmente indicati per donne che hanno difficoltà di inserimento ed una bassa scolarità, o poca autonomia per la permanenza di condizioni familiari e sociali penalizzanti. Ad eccezione dei servizi di supporto alla nascita di imprese e all’imprenditoria femminile, la maggior parte delle strutture come sportelli donna, centri per l’impiego, centri per l’occupabilità sembra infatti rivolgersi ad un orientamento di primo livello ed essere meno finalizzata a promuovere il raggiungimento di alte qualifiche professionali o cariche istituzionali. servizi di orientamento e informazione sembrano riflettere la necessità emergente di strutture di sostegno e aiuto per la gestione della vita quotidiana Molti servizi nascono con l’intento di aiutare le donne ad orientarsi nell’offerta di servizi presenti sul territorio, aiutandole a focalizzare i propri bisogni e dunque ad individuare le strutture che possono dare loro una risposta. I responsabili dei servizi contattati sembrano confermare che un numero abbastanza ampio di donne, di varie fasce di età, classi sociali e diversa formazione, ha bisogno di strutture di aiuto e sostegno per affrontare problematiche emergenti come la separazione, la cura dei figli, il re-inserimento nel mondo del lavoro a causa della separazione, aiuti economici. il target invisibile: i servizi sembrano non esplicitare i profili di donne e i bisogni specifici cui si rivolgono La maggior parte dei servizi si rivolge genericamente alla donna, come se si trattasse di un’unica e indifferenziata categoria sociale da supportare, promuovere, aiutare. In nessuna delle categorie di servizi rilevate si fa esplicito riferimento a ruoli professionali definiti, a situazioni familiari o personali definite, a problematiche definite di conciliazione dei tempi (ad eccezione di servizi come Madre Segreta o Telefono Rosa). Se si osservano le figure femminili riprodotte nei materiali di comunicazione dei servizi, o sui portali di accesso dei servizi esaminati, si vedono volti di donne o immagini femminili, più o meno definiti, di diverse età e, qualche volta, di diverse provenienze geografiche, ma quasi mai l’immagine riproduce indizi legati alla professione, alla situazione familiare o altro. Ciò rende più difficile comprendere le utilità stesse dei servizi e le necessità specifiche cui i servizi possono dare risposta. L’ampio settore dei servizi di supporto al lavoro e di formazione allude spesso a profili di donne con problemi di inserimento nel mondo del lavoro, con necessità di arricchimento formativo, donne senza un diploma o una qualifica professionale o in possesso di un titolo di studio poco spendibile sul mercato del lavoro. Pochi sono i riferimenti diretti invece a profili di donne con problematiche di conciliazione dei tempi (magari perché rimaste sole con i figli a carico), donne che devono essere aiutate emotivamente e psicologicamente ad affrontare ruoli professionali di responsabilità (che spesso devono abbandonare a fronte dei figli), donne che devono affrontare modelli di famiglia inediti e emotivamente pesanti, funzioni di aiuto collegate alle realtà aziendali. LTT 81 Il tema apre una seconda riflessione che riguarda la definizione stessa dei bisogni e dunque dei profili di donne che sta alla base della progettazione dei servizi stessi: i servizi nascono da un attento ascolto delle problematiche di gruppi di donne definite? Come viene individuato il target? Quanto la definizione del target si basa sulle proiezioni socio-demografiche e sui mutamenti effettivi della società? una risposta ancora debole alla conciliazione dei tempi, che grava ancora in particolare sulle donne Servizi di supporto alla vita quotidiana rivolti alle donne sembrano confermare lo stereotipo che assegna alla donna le mansioni di cura e lavoro informale della famiglia. Non emergono veri e propri modelli alternativi (come servizi interamente rivolti alla famiglia per la gestione della conciliazione) ma esistono alcuni segnali deboli di servizi che tentano di promuovere una redistribuzione dei compiti tra uomini e donne come laboratori per ridistribuire meglio i lavori domestici fra donne e uomini, per aiutare le donne ad affrontare da sole le “emergenze” della casa, per supportare gli uomini in mansioni di casalinghi oppure rivolti all’intero nucleo familiare, come per esempio laboratori del tempo, dibattiti sulla conciliazione, spazi neutri per l’incontro di genitori separati con i figli. LTT 82 alcune riflessioni sui profili di donne A conclusione delle riflessioni sui servizi, proponiamo la lettura di alcuni “profili di donne” come rappresentazione diretta delle trasformazioni sociali in corso e come stimolo verso una comprensione (indagine) più profonda del target femminile per l’ideazione di nuovi servizi e per una maggiore efficacia comunicativa nelle campagne di promozione. I “profili di donne” non sono descrizioni di persone reali, con le loro peculiarità e singolarità, ma sono piuttosto descrizioni di ideal-tipi di donne, cioè rappresentazioni che uniscono una serie di caratteristiche e problematiche emergenti per la donna nella società. dai dati statistici. La costruzione dei profili di utenza nasce infatti dalla lettura e interpretazione dei dati statistici e delle proiezioni socio-demografiche, che offrono indicazioni sull’evoluzione dei ruoli e dei modelli professionali e di vita. NOTE 01 / Cfr. al paragrafo “Il mercato del lavoro e le donne” dell’introduzione. 02 / Si escludono volutamente dalla ricerca profili di persone con caratteri “eccezionali” (ovvero lontani dalla norma) perché obiettivo della ricerca è ampliare accessibilità dei servizi comuni verso le donne comuni (cioè con normali capacità cognitive e di apprendimento, normali abilità fisiche). I profili non includono situazioni limite come: aver subito violenze, essere portatori di handicap o malattie gravi, avere problemi con la giustizia. La costruzione dei profili o “ideal-tipi” è da considerarsi uno strumento di progetto, cioè aiuta a intuire, focalizzare e sintetizzare le problematiche dei potenziali utenti di riferimento, in questo caso le donne in un’ottica di conciliazione dei tempi e di inserimento nel mondo del lavoro, ai fini della progettazione di risposte/soluzioni. Lo scopo dei profili è quello di ispirare, orientare, suggerire indicazioni progettuali (sia per la costruzione di idee di servizio, che per la loro comunicazione). I profili contengono informazioni sensibili, cioè oltre che descrivere caratteristiche funzionali delle persone (età, sesso, livello di studio, professione, abilità fisiche, attività svolte, condizioni economiche…), devono descrivere situazioni ambientali, affettive ed emotive: stati d’animo, attitudini, inclinazioni psicologiche, stili di vita e di relazione. Nella scelta ed elaborazione dei profili al femminile per il progetto, ci si è basati su alcune evidenze (che provengono dalla lettura delle statistiche, da studi demografici e di settore, dalla lettura dei giornali e dei media), lette alla luce di alcuni fattori principali: l’evoluzione della famiglia e della condizione della donna; il livello di impiego-occupazione delle donne; i vincoli reali in materia di conciliazione dei tempi; livello di studio e di professione01. Alcune evidenze socio-demografiche sono, per esempio: aumento delle donne single (divorziate, separate) che hanno figli e necessità di lavorare; il diminuito reddito delle famiglie e dunque la donna che sempre più lavora oltre a mantenere la famiglia; aumento delle professioni flessibili; aumento dell’immigrazione come problematica di inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Alcune evidenze in materia di conciliazione dei tempi sono: avere e crescere figli; l’assenza di un compagno; la scarsità e il prezzo dei servizi; l’assenza di aiuti informali nelle vicinanze. I profili includono donne tra i 21 e i 64 anni con diverse situazioni familiari e lavorative e con diverse problematiche attinenti la vita professionale, la sfera personale, quella delle relazioni, e quella della salute02. Il profili includono la descrizione di aspetti emotivi ed esistenziali, che possono avere implicazioni dirette sulla LTT 83 capacità di relazione o di accesso della persona ai servizi (come, per esempio, la barriera della lingua straniera, la sensazione di emarginazione, la sensazione di abbandono, le difficoltà e la solitudine legate ad una separazione…). i profili Katia 21 anni, italiana vive in casa con i genitori neo-diplomata, diploma di istituto tecnico livello scolare medio / basso, non è mai stata occupata, solo poche esperienze occasionali accesso all’informazione medio, guarda la TV e ascolta la radio. accesso alle tecnologie medio / basso, accede ad internet solo saltuariamente poco dinamica / legata al contesto provinciale in cui vive. LTT 84 i suoi bisogni interessata al reperimento di informazioni su possibili impieghi, all’affiancamento e alla consulenza per la definizione delle sue aspirazioni e delle opportunità di lavoro, alla segnalazione di corsi per il miglioramento della proprio propria formazione . Valentina 27 anni, italiana single, condivide la casa con una amica neo laureata, laurea in Scienze Politiche con indirizzo internazionale. alto livello scolare, oltre agli ottimi risultati universitari ha fatto corsi di lingue e di perfezionamento. alto accesso alle tecnologie, ha un computer portatile con connessione ad internet da casa. cittadina metropolitana, dinamica, mobile, spera di andare all’estero. non ha legami sentimentali in Italia, avendo chiuso una relazione di recente, dunque ha molta voglia di fare esperienze di vita che valorizzino il suo profilo professionale. i suoi bisogni interessata al reperimento di informazione in merito a opportunità di lavoro all’estero, strumenti per la presentazione e valorizzazione all’interno del mondo del lavoro, consulenza sull’avvio di libere professioni, opportunità di stage retribuiti, anche all’estero. Charis 32 anni, straniera comunitaria, tedesca fidanzata, convivente, è venuta in italia per ragioni sentimentali. laureata, laurea in Economia e Commercio. alto/medio livello scolare, oltre alla laurea, ha conseguito un Master in gestione dei beni culturali. accesso all’informazione medio: accede all’informazione da giornali, internet, tv; ha solo qualche problema con la lingua italiana. accesso alle tecnologie alto, in casa ha computer ma non la connessione internet, che condivide con il compagno. Ha piena dimestichezza con le tecnologie multimediali, pc, internet. dinamica/mobile, si muove per la città, ed è disposta a spostarsi in giornata per lavoro. metropolitana / cittadina metropolitana / cittadina Era occupata in un’azienda, prima del trasferimento in Italia. Cerca un lavoro che valorizzi la sua specializzazione nella gestione dei beni culturali. i suoi bisogni cerca informazioni specifiche per l’inserimento professionale nel settore di suo interesse. Vorrebbe anche capire se esistono supporti economici e servizi gratuiti per bambini in caso avesse figli. Elisa 37 anni, Italiana Convivente, ha un figlio di pochi mesi. Laureata. Libero professionista, giornalista e critica di teatro, lavorava presso una testata giornalistica prima della gravidanza. Ottimo accesso alle tecnologie, è dotata di computer, connessione web e tutti i programmi. Dinamica, mobile: non riesce però a riprendere i ritmi di vita professionale con il bambino piccolo e cerca di entrare gradualmente in contatto con diverse riviste, per lavorare come freelance. i suoi bisogni interessata a costituirsi come figura professionale autono- ma e al lavoro da casa; cerca servizi di informazione che la aiutino ad essere aggiornata sugli spettacoli e gli eventi. Cerca supporti per il lavoro da casa e ad un aiuto per le faccende domestiche. Monica 45 anni, italiana Divorziata, senza figli. Ha una relazione a distanza. Laurea in ingegneria gestionale. Occupata in una società di consulenza a livello dirigenziale. Piena dimestichezza con le tecnologie multimediali, pc, internet. Legge i quotidiani e si aggiorna. È combattuta tra la ricerca della maternità, che comporterebbe un allontanamento dalla città in cui vive e dalla ottima posizione professionale, oppure l’apertura di una nuova avventura professionale con un’impresa autonoma, magari approfittando di finanziamenti, purché abbastanza qualificanti. i suoi bisogni informazione sui bandi e finanziamenti per l’imprenditoria femminile, ma anche una consulenza psicologica specifica per affrontare temi legati alla famiglia e alla maternità. Maria 52 anni, italiana. Divorziata, con un figlio di 23 anni. Vive con il figlio. Laurea in architettura. Ha collaborato con uno studio professionale, anni prima. Non ha nessuna dimestichezza con le tecnologie multimediali, pc, internet. Legge i quotidiani, guarda la tv, ascolta la radio. Ha dovuto subire il dolore della separazione e del divorzio, appena arrivato, ed ora si trova anche nella necessità di procurarsi un introito economico maggiore, e dunque deve rientrare nel mondo del lavoro. i suoi bisogni Informazione su realtà professionali affini al mondo dell’architettura. Aggiornamento sull’uso delle tecnologie e del computer. Informazioni su nuove figure professionali e sul lavoro part-time. LTT 85 BIBLIOGRAFIA legislazione internazionale, europea e nazionale BBL 88 Codice Civile, 1942, art. 10 Costituzione Italiana, 1948, art. 21 Piattaforma d’Azione di Pechino (IV Conferenza mondiale sulle donne), ONU, 1995, obiettivo strategico J Direttiva CE 89/552 Television Without Frontiers (TVWF (TVWF) Directive. Informazioni reperibili sul sito dell’Ue: http:// www.europa.eu.int V Programma Azione per le pari opportunit opportunità tra uomini e donne (2001-2005) Decisione 2001/51/CE. 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