Fico d’India
Opuntia Ficus-indica
cactaceae
Etimologia: Il nome della antica capitale azteca Tenochtitlan (la odierna Città del Messico) deriva da
nocthli, il nome azteco del frutto del ficodindia, e significa letteralmente ficodindia su una roccia.
Provenienza: originaria del Messico si è naturalizzata in
tutto il bacino Mediterraneo.
Habitat: terreni aridi e rocciosi.
Portamento: Pianta legnosa, spinosa, succulenta con rami articolati (cladodi) obovati o ellittici,
provvisti di lunghe spine solitarie o accoppiate. Fiori gialli disposti ai margini dei cladodi. Frutti carnosi,
ovoidi, eduli.
Morfologia della specie:
Fusto: Il fusto è composto da cladodi, comunemente denominati pale: si tratta di fusti modificati, di
forma appiattita e ovaliforme, lunghi da 30 a 40 cm, larghi da 15 a 25 cm e spessi 1,5-3,0 cm, che, unendosi gli uni agli altri formano delle ramificazioni. I cladodi assicurano la fotosintesi clorofilliana, vicariando la funzione delle foglie. Sono ricoperti da una cuticola cerosa che limita la traspirazione e rappresenta una barriera contro i predatori. I cladodi basali, intorno al quarto anno di crescita, vanno incontro a
lignificazione dando vita ad un vero e proprio tronco. Le spine su tutta la superficie dei cladodi sono
biancastre, sclerificate, solidamente impiantate, lunghe da 1 a 2 cm. Esistono anche varietà di Opuntia
inermi, senza spine.
I glochidi sono invece sottili spine lunghe alcuni millimetri, di colore bianco o brunastro, che si staccano
facilmente dalla pianta al contatto. Essendo muniti di minuscole scaglie a forma di uncino, si impiantano
solidamente nella cute e sono molto difficili da estrarre, in quanto si rompono facilmente quando si cerca
di toglierle. Sono sempre presenti, anche nelle varietà inermi.
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fico d'india photo by black jenny read - www.flickr.com
Foglie: Le foglie hanno una forma conica e sono lunghe appena qualche millimetro. Appaiono sui cladodi giovani e sono effimere. Alla base delle foglie si trovano le areole (circa 150 per cladode) che sono
delle ascelle modificate, tipiche delle Cactaceae.
Fiori: I fiori sono a ovario infero e uniloculare. Il pistillo è sormontato da uno stimma multiplo. Gli stami
sono molto numerosi. I sepali sono poco vistosi mentre i petali sono ben visibili e di colore giallo-arancio. I fiori si differenziano generalmente sui cladodi di oltre un anno di vita, più spesso sulle areole situate sulla sommità del cladode o sulla superficie più esposta al sole. All'inizio, per ogni areola, si sviluppa un unico fiore. I fiori giovani portano delle foglie effimere caratteristiche della specie. Un cladode fertile può portare sino a una trentina di fiori, ma questo numero varia considerevolmente in base alla
posizione che il cladode occupa sulla pianta, alla sua esposizione e anche in base alle condizioni di
nutrizione della pianta.
Frutti: Il frutto è una bacca carnosa, uniloculare, con numerosi semi (polispermica), il cui peso può variare da 150 a 400 g. Deriva dall'ovario infero aderente al ricettacolo fiorale. Certi autori lo considerano
un falso arillo. Il colore è differente a seconda delle varietà: giallo-arancione nella varietà sulfarina, rosso
porpora nella varietà sanguigna e bianco nella muscaredda. La forma è anch'essa molto variabile, non
solo secondo le varietà ma anche in rapporto all'epoca di formazione: i primi frutti sono tondeggianti,
quelli più tardivi hanno una forma allungata e peduncolata. Ogni frutto contiene un gran numero di semi,
nell'ordine di 300 per un frutto di 160 g.
fiore di Opuntia photo by Seweryn Olkowicz - wikipeda
Ambiente di coltura:
Terreno: È una pianta molto adattabile alle diverse condizioni pedologiche. I suoli idonei alla coltura
hanno una profondità di circa 20-40 cm, sono terreni leggeri o grossolani, senza ristagni idrici, e con
valori di pH che oscillano tra 5.0 e 7.5 (reazione acida, neutra o leggermente subalcalina). Dal punto di
vista altimetrico, le superfici destinate alla coltivazione possono andare dai 150 ai 750 metri sul livello
del mare.
Esposizione alla luce: predilige zone costantemente illuminate. Specie eliofila.
Acqua: L' Opuntia ficus-indica, per la sua capacità di svilupparsi anche in presenza di poca acqua, si
rivela una pianta di enormi potenzialità per l'agricoltura e l'alimentazione dei paesi aridi.
Temperatura: È una tipica pianta aridoresistente che richiede temperature superiori a 0 °C, al di sopra
di 6 °C per uno sviluppo ottimale. Temperature invernali prolungate al di sotto di 0 °C, pur non costituendo un fattore limitante per le piante selvatiche, deprimono l’attività vegetativa e la produttività delle
fico d'india photo by black jenny read - www.flickr.com
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piante in coltura e possono portarle al deperimento.
Cura e trattamento:
Semina: I frutti ricchi di semi possono essere interamente sotterrati a 5 cm e in qualsiasi periodo dell’anno.
Propagazione: La propagazione si attua per talea, si preparano tagliando longitudinalmente in due parti
cladodi di uno due anni, che vengono lasciati essiccare per alcuni giorni e poi immessi nel terreno, dove
radicano facilmente.
Impollinazione: entomofila, ornitofila, chiroterofila.
Potatura: La potatura, da eseguirsi in primavera o a fine estate, serve ad impedire il contatto tra i cladodi, nonché ad eliminare quelli malformati o danneggiati. Per migliorare la resa è opportuna una concimazione fosfo-potassica, preferibilmente organica.
La tecnica della scozzolatura, il taglio cioè dei fiori della prima fioritura, da eseguirsi in maggio-giugno,
consente di ottenerne una seconda fioritura, più abbondante, con una maturazione più ritardata, in
autunno. In base a tale consuetudine si distinguono i frutti che maturano già in agosto, cosiddetti
agostani, di dimensioni ridotte, e i tardivi o bastardoni, più grossi e succulenti, che arrivano sul mercato in autunno.
La produzione degli agostani non necessita di irrigazione, che invece è richiesta per la produzione dei
bastardoni.
Parassiti e malattie: l’Opuntia è soggetta a frequenti attacchi da cocciniglia.
Ricettario:
In Messico la O. ficus-indica è utilizzata per l'allevamento del Dactylopius coccus, una cocciniglia che
parassita i cladodi, da cui si ricava un pregiato colorante naturale, il carminio. I tentativi di importare l'allevamento anche nel Mediterraneo non hanno avuto successo per la evenienza, nei mesi invernali, di
temperature eccessivamente basse e di piogge frequenti che impediscono la sopravvivenza dell’insetto. L'allevamento si è affermato, invece, nelle Isole Canarie, soprattutto nell'isola di Lanzarote, dove
costituisce una fiorente attività economica.
Peculiari della tradizione messicana sono il miel de tuna, uno sciroppo ottenuto dall'ebollizione del
succo, il queso de tuna, una pasta dolce ottenuta portando il succo alla solidificazione, la melcocha, una
gelatina ricavata dalle mucillagini dei cladodi, ed il colonche una bevanda fermentata a basso tenore
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fico d'india photo by Paride63 - www.flickr.com
alcolico.
In Sicilia si produce tradizionalmente uno sciroppo, ottenuto concentrando la polpa privata dei semi, del
tutto simile come consistenza e gusto allo sciroppo d'acero, ed utilizzato nella preparazione di dolci.
È utilizzata inoltre per la produzione di adesivi e gomme, fibre per manufatti e carta.
Proprietà medicinali:
Nella medicina popolare:
I frutti sono considerati astringenti; per la loro ricchezza in vitamina C sono stati usati in passato dai naviganti per la prevenzione dello scorbuto
I giovani cladodi, riscaldati al forno, vengono utilizzati come emollienti, applicati in forma di cataplasma.
L'applicazione diretta della "polpa" dei cladodi su ferite e piaghe costituisce un ottimo rimedio antiflogistico, riepitelizzante e cicatrizzante su ferite e ulcere cutanee; è un vecchio rimedio della tradizione siciliana, utilizzato ancor oggi nella cultura contadina isolana (Paolo Campagna, corso di fitoterapia, Univ.
della Tuscia di Viterbo)
Il decotto di fiori ha proprietà diuretiche.
Evidenze mediche recenti:
I frutti di O. ficus-indica hanno marcate proprietà antiossidanti.
L'efficacia di un estratto di O. ficus-indica nella cura dei postumi della intossicazione alcolica è stata
dimostrata in uno studio clinico controllato randomizzato.
La notevole concentrazione della frazione polisaccaridica presente nei cladodi del ficodindia, così come
in altre specie di Opuntia, costituita prevalentemente da un polimero di galattosio,arabinosio e altri zuccheri denominato opuntiamannano,comporta la capacità di legare i grassi e gli zuccheri ingeriti (resi pertanto non assorbibili) con risultati positivi sul metabolismo glico-lipidico e nella sindrome metabolica.
Le mucillagini e le pectine presenti nei cladodi di O. ficus-indica hanno dimostrato un effetto gastroprotettivo negli animali da esperimento
Opuntia photo by flrnt - www.flickr.com
Nella leggenda:
Presso gli Atzechi era considerata una pianta sacra e la si menzionava accanto alle grandi divinità.
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