L e 3 n u o v e f r o n t i e r e Nelle puntate precedenti …. • L’adattamento è una struttura anatomica, un processo fisiologico o un tratto comportamentale, che accresce il successo riproduttivo e le probabilità di sopravvivenza dell’individuo portatore (nelle determinate condizioni ambientali in cui esso si trova). • Sono state avanzate tre ipotesi per spiegare l’esistenza dell’adattamento: la creazione soprannaturale, il lamarckismo e la selezione naturale. Solo quest’ultima funziona come teoria scientifica. • La selezione naturale è l’unico processo che causa l’adattamento. …. ma attenzione! • L’impiego adattativo attuale (più o meno soddisfacente) di un carattere (struttura anatomica, processo fisiologico o tratto comportamentale) non implica che questo sia stato costruito gradualmente e selettivamente per quell’impiego: l’utilità attuale e l’origine storica di un carattere devono essere distinte. • Darwin introdusse un principio di ridondanza funzionale e sostenne che in natura un organo può svolgere più funzioni o, viceversa, una funzione può essere assolta da più organi. • Questa caratteristica viene chiamata pre-adattamento. Dal “pre-adattamento” all’“exattamento” • Un organo può dunque avere un “pre-adattamento” per una certa funzione e poi essere cooptato per un’altra. • Inoltre, nel caso di molti caratteri, non è evidente in che modo (e se) essi siano adattativi (es.: il bianco delle ossa, il rosso del sangue, i capezzoli vestigiali maschili dei mammiferi). • Stephen J. Gould, insieme ad alcuni colleghi, negli anni Ottanta e Novanta del Novecento riprese e valorizzò questa intuizione darwiniana, proponendo di sostituire il termine pre-adattamento con quello di exattamento (exaptation ). Il concetto di“exattamento” • L’exattamento è quindi un carattere formatosi per una determinata ragione, o anche per nessuna ragione funzionale specifica all’inizio (un’accezione radicale che non era prevista nella teoria del pre-adattamento darwiniano), e poi resosi disponibile per la funzione attuale. • Un classico esempio è costituito dalle piume degli uccelli, comparse nei dinosauri presumibilmente per scopi di isolamento termico e poi rivelatesi utilissime per il volo. Nella specie umana, le pieghe laringee, comparse per impedire che il rigurgito del cibo entrasse nei polmoni, sono state successivamente cooptate per produrre suoni e si sono trasformate nelle corde vocali, pur mantenendo la loro funzione originaria. Yutyrannus huali, grande predatore "cugino" del T-Rex, era lungo almeno 9 m per un peso di circa 1,4 tonnellate. Le piume ritrovate sono dei semplici filamenti che ricordano più la “peluria” dei pulcini che quelle dei moderni uccelli adulti. Beipiaosaurus inexpectatus, scoperto nel 1999, era lungo 220 cm e alto 90 cm, pesava 85 kg ed era coperto da protopiume filamentose lunghe 7 cm. Exattamento e selezione naturale • Il concetto di exattamento non sostituisce quello di adattamento, ma lo integra aggiungendo altre possibilità di sviluppo, né pregiudica in alcun modo il ruolo della selezione naturale, la quale in ogni caso ha il compito di fissare nella specie la conversione funzionale exattativa. adattamento, dal latino “ad” e “apto” = realizzato per exattamento, dal latino “ex” e “apto” = realizzato da Selezione sessuale e deriva genetica • Se da una parte è incontestabilmente vero che la selezione naturale è l’unico processo che causa l’adattamento, dall’altra è altrettanto vero che essa non è l’unico processo che causa l’evoluzione. • La Sintesi Moderna riconosce almeno altri due processi, molto diversi tra loro, e cioè la selezione sessuale e la deriva genetica. La selezione sessuale • La selezione sessuale è un processo evolutivo scoperto dallo stesso Darwin ed oggetto della sua opera The descent of man, and selection in relation to sex (1871). “La selezione sessuale dipende dal successo di certi individui sopra altri dello stesso sesso in relazione alla propagazione delle specie, mentre la selezione naturale dipende dal successo di entrambi i sessi, a tutte le età, in relazione alle condizioni generali di vita. La lotta sessuale è di due tipi; una è la lotta tra individui dello stesso sesso, generalmente maschi, onde allontanare e uccidere i rivali, mentre le femmine rimangono passive; l'altra è pure tra individui dello stesso sesso per attrarre od eccitare quelli del sesso opposto, e qui le femmine non sono più passive, ma scelgono il compagno più piacevole”. La selezione sessuale • La selezione sessuale opera attraverso due meccanismi: 1. la competizione fra i maschi 2. la scelta femminile • I due meccanismi determinano caratteri sessuali secondari diversi: 1. armi (corna, palchi, zanne, artigli, mole corporea, ecc.) 2. ornamenti (colori, dimensioni, comportamenti, ecc.) • La pressione selettiva a favore di adattamenti che consentano ai maschi di guadagnarsi l’accesso alle femmine è più forte nelle specie poliginiche (diverse femmine si accoppiano con un unico maschio, mentre altri maschi non si riproducono affatto) che in quelle monogame. La selezione sessuale: competizione fra i maschi Combattimento tra maschi di Stambecco (Capra ibex). La selezione sessuale: competizione fra i maschi Combattimento tra maschi di Leone marino della Nuova Zelanda (Phocarctos hookeri) La selezione sessuale: la scelta femminile Maschio di Pavone comune (Pavo cristatus) in parata La selezione sessuale: la scelta femminile Agitando la vistosa cresta rosa e tenendo nel becco un seme arancione, un maschio di Grande giardiniere grigio (Ptilonorhynchus nuchalis) si mette in mostra tra pezzi di vetro, conchiglie e altri ornamenti. Durante il corteggiamento emette anche versi simili a schiocchi e pigolii, mentre la femmina assiste dal "vialetto d'ingresso". La selezione sessuale: la scelta femminile • La selezione sessuale per competizione fra i maschi non implica difficoltà teoriche. • Al contrario, la preferenza manifestata dalle femmine per i maschi con ornamenti “esagerati” è teoricamente sconcertante. • Tali ornamenti sono infatti “deleteri” (o “costosi”), in quanto riducono la sopravvivenza del portatore (maggiori costi energetici e maggiore esposizione alla predazione). • Esistono due teorie: 1. la teoria della selezione galoppante (Fisher, 1930) 2. la teoria dell’handicap (Zahavi, 1975) La teoria della selezione galoppante 1. All’inizio ♂♂ con code +/- lunghe, ma “normali”, però maggiore lunghezza → maggiore capacità di sopravvivenza 2. Compare ♀ mutante con predilezione per coda lunga 3. La mutazione si diffonde perché ♀ mutante ha più prole 4. Cresce il n di ♀♀ amanti della coda lunga → i ♂♂ con code + lunghe si accoppiano di più → hanno più prole 5. Il gene ♂ “codalunga” si associa al gene ♀ “preferenza codalunga”; i due caratteri si rinforzano a vicenda in un processo di “selezione galoppante” (runaway selection) 6. Tale processo termina solo quando il tasso di mortalità dei ♂♂ non compensa più il successo nell’accoppiamento La teoria della selezione galoppante La teoria dell’handicap • Se solo i ♂♂ dotati di “geni buoni” possono sopravvivere nonostante l’handicap (es.: coda lunga), allora una ♀ che si unisca preferenzialmente con ♂♂ “handicappati” si accoppierebbe con portatori di geni buoni. • Se il vantaggio assicurato dai geni buoni supererà il costo dell’handicap, la scelta sarà favorita dalla selezione: in tal caso, la qualità netta della prole della femmina “schizzinosa” sarà più elevata di quella della femmina che si accoppia scegliendo il partner a caso. • L’handicap funzione dunque come un indicatore di qualità genetica. La teoria dell’handicap La deriva genetica • Variazione casuale delle frequenze geniche di una popolazione, chiamata anche evoluzione neutrale. • Se una popolazione, prima estesa su vasti spazi, si frammenta in piccoli gruppi isolati, si può creare un effetto di deriva genetica, ovvero un cambiamento evolutivo indipendente dalla selezione naturale, sottoposto unicamente alle leggi del calcolo delle probabilità. Il limitato numero di individui e il loro isolamento permettono oscillazioni delle frequenze geniche estremamente ampie e totalmente casuali, cosicché nelle generazioni successive si può avere la prevalenza di alcuni alleli e la scomparsa di altri, indipendentemente dal fatto che ciò sia favorevole per gli individui. La deriva genetica • Il fenomeno detto collo di bottiglia identifica un particolare tipo di deriva genetica. Si verifica quando il n. di individui appartenenti ad una popolazione viene ridotto drasticamente da forze atipiche nella selezione naturale (eruzione, meteorite, ecc.) o ne viene isolata definitivamente una parte (migrazioni anomale, barriere geografiche). • Di conseguenza la frequenza di un allele può aumentare o addirittura azzerarsi per effetto del caso. Dalla Sintesi Moderna alla Sintesi Estesa • “Capita ciò che dovrebbe essere ovvio – cioè che le teorie scientifiche si aggiornano, senza ortodossie dogmatiche” (T. Pievani, 2007) • La teoria dell’evoluzione non è infatti “un sistema autoritario di credenze che ci racconta in termini assolutistici il perché ed il percome dell’universo” (I. Tattersall, 2003), ma una teoria vitale in continuo aggiornamento. • Se il Darwinismo era una teoria di forme e la Sintesi Moderna una teoria di geni, la Sintesi Estesa si propone come una teoria di geni e di forme. La Sintesi Estesa • Un sacco di “cose” nuove, tra cui: 1. la biologia evoluzionistica dello sviluppo (evo-devo) 2. il concetto di evolvibilità 3. la plasticità fenotipica 4. l’eredità epigenetica 5. la capacità evolutiva 6. l’innovazione fenotipica 7. la variazione facilitata 8. la selezione multi-livello (in grassetto gli argomenti trattati qui di seguito) Evo-devo • L’interazione tra le problematiche dello sviluppo embrionale e quelle dell’evoluzione è stata così proficua e intensa da generare – nei primi anni Novanta – una nuova disciplina, la biologia evoluzionistica dello sviluppo, o brevemente “evo-devo” (da evolution e development). • Alla base, vi è la scoperta che molti dei geni coinvolti nello sviluppo degli organismi animali sono evolutivamente conservati: si ritiene perciò che tali geni siano omologhi, cioè derivino da uno stesso gene ancestrale, presente in un progenitore comune alle specie considerate. I geni HOM/Hox • Questo dato rappresenta una delle dimostrazioni più significative della discendenza comune degli organismi: geni che hanno un ruolo chiave nel generare la forma biologica (geni “architetti”) operano dagli invertebrati ai mammiferi. • Il caso più eclatante è probabilmente quello dei geni omeotici (HOM/Hox), che in tutti gli animali eucarioti pluricellulari sono i responsabili dell’organizzazione delle strutture lungo l’asse antero-posteriore: uno per la zona cervicale, uno per la zona toracica, uno per la zona sacrale e così via. Nel DNA sono dunque presenti “istruzioni” fortemente vincolanti per la polarizzazione del tronco. Foto al SEM, artificialmente colorata, di capo di Foto al SEM, artificialmente colorata, di capo di moscerino della frutta con zampe al posto delle antenne, crescita “anomala” ottenuta per mezzo dell’ingegneria genetica su i geni HOM. La parsimonia dell’evoluzione dello sviluppo • Quando gli arti dei vertebrati si sono evoluti, invece di “comparire” ex novo un sistema di organizzazione della polarità (in quanto, per esempio, il braccio deve essere diverso dall’avambraccio e dalla mano), sono stati cooptati i geni “architetti” già preposti all’organizzazione del tronco. • Di conseguenza, la morfologia degli arti risulta essere limitata (vincolo interno) a causa della cooptazione del sistema genetico, che organizza il tronco, per l’organizzazione delle appendici. • Da questo punto di vista, la morfologia dei nostri arti (incl. mani e piedi) è stata vincolata pesantemente e non si è evoluta liberamente. Sopra o sotto? Schema idealizzato di artropode • Negli Artropodi il cordone nervoso è ventrale, mentre nei Vertebrati il sistema nervoso è in posizione dorsale (al contrario, il sistema circolatorio è dorsale nei primi e ventrale nei secondi). Cordone/sistema nervoso Intestino Sistema circolatorio Schema idealizzato di vertebrato Sopra o sotto? • In Drosophila e nei Vertebrati, geni antagonisti, dorsalizzanti e ventralizzanti, interagiscono a definire la polarità dorso-ventrale. • Ebbene, tali geni sono omologhi e la loro funzione è conservata, ma viene svolta in posizioni invertite rispetto all’asse dorso-ventrale: i geni dorsali nei Vertebrati hanno un corrispettivo ventrale negli Artropodi e viceversa, in accordo con l’inversione delle strutture anatomiche. La plasticità fenotipica • La possibilità che nell’organismo, a parità di genotipo, si producano caratteristiche fenotipiche (cioè morfologiche, fisiologiche, comportamentali) molto diverse, o molto variabili, in rapporto all’ambiente. • La plasticità fenotipica, molto diffusa nelle piante, può giocare un ruolo importante nell’evoluzione. Ad esempio, attenuare l’effetto della selezione naturale sul genotipo (considerato la sede di tutte le caratteristiche ereditabili, quindi rilevanti per l’evoluzione). La plasticità fenotipica Mesembryanthemum crystallinum, capace di alterare i propri percorsi fotosintetici per usare meno acqua quando essa è carente o troppo ricca di sali. La specie Nella pratica, le specie sono definite mediante caratteri morfologici facilmente riconoscibili (non sempre!), in base ai quali un individuo viene attribuito in modo attendibile ad una certa specie anziché un’altra. Leptura aurulenta F. Leptura annularis F. (Coleoptera Cerambycidae) Cantharellus subpruinosus Eyssartier & Buyck Cantharellus cibarius Friese Gentiana alpina Vill. Gentiana acaulis L. I diversi concetti di specie • Il concetto morfologico (o fenetico) definisce una specie come un insieme di organismi sufficientemente simili gli uni agli altri dal punto di vista morfologico. È il concetto più antico; risale al XVII sec. e attraverso la sistematica linneana è tuttora alla base della classificazione. • Il concetto biologico definisce una specie come un insieme di forme interfeconde. L’incrocio fra individui di specie diverse è impedito da meccanismi di isolamento riproduttivo (pre-accoppiamento e post-accoppiamento). • Il concetto ecologico definisce una specie come un insieme di organismi adattati a una particolare nicchia ecologica. ATTENZIONE! Per semplicità, nelle slide “morfologico” è stato usato come sinonimo di “fenetico”. I diversi concetti di specie • Negli ultimi anni, con l’avvento delle tecniche basate sull’utilizzo del DNA sono state identificate alcune regioni del genoma comuni agli appartenenti a una stessa specie e/o a specie affini; si è così scoperto che alcune di queste potevano essere considerate veri e propri “contrassegni” molecolari (marcatori), cioè sequenze in grado di identificare univocamente una specie. • L’utilizzo di queste tecniche sta rivoluzionando il modo di determinare funghi, piante, insetti, ecc., prima basato quasi esclusivamente sull’osservazione e lo studio dei caratteri morfologici (anche microscopici). I diversi concetti di specie • In conclusione, i concetti di specie morfologico, biologico ed ecologico (insieme a diversi altri) sono tutti molto simili e in larga misura mirano a spiegare o a descrivere la stessa cosa: il fatto cioè che il mondo dei viventi sembra presentarsi nella forma di specie distinte. • Esiste tuttavia un generale consenso sul fatto che la sola distinzione morfologica non sia adeguata. • I processi esplicativi fondamentali del perché in natura la variazione si presenti organizzata nei raggruppamenti che noi riconosciamo come specie sono l’interfecondità e il modello delle risorse ecologiche. Saprinus semistriatus Scriba Saprinus subnitescens Bickhardt Saprinus planiusculus Motschulsky Queste tre specie di Coleotteri Isteridi sono presenti anche in provincia di Sondrio e si distinguono per leggere differenze nella striatura elitrale (frecce rosse). SICURAMENTE MASCHI E FEMMINE DELLE TRE SPECIE NON SI RICONOSCONO PER QUESTE DIFFERENZE, MA GRAZIE A DIFFERENTI SEGNALI CHIMICI. La speciazione • Il processo che porta alla formazione di una nuova specie prende il nome di speciazione. Il fenomeno opposto è l’estinzione. • Si forma una nuova specie quando i componenti di una popolazione* hanno subìto cambiamenti genetici (divergenza) tali per cui non possono più accoppiarsi tra loro o comunque dare prole feconda (isolamento riproduttivo). * gruppo di individui interfecondi che coesistono in uno stesso spazio e tempo, condividendo un insieme di geni in comune I diversi meccanismi dell’isolamento riproduttivo • L’isolamento riproduttivo può avvenire con meccanismi: 1. prezigotici (pre-accoppiamento), cioè che impediscono l’accoppiamento 1. Isolamento geografico, quando vi è una barriera fisica. 2. Isolamento ecologico, quando vi è un preciso adattamento a nicchie ecologiche diverse. 3. Isolamento comportamentale, quando due popolazioni della stessa specie che vivono nello stesso luogo sviluppano un diverso comportamento riproduttivo (diverso periodo riproduttivo, diversi richiami o rituali di corteggiamento). 4. Incompatibilità meccanica, quando due popolazioni sviluppano differenze morfologiche delle strutture riproduttive (es.: la posizione di stami e pistilli nei fiori). 2. postzigotici (post-accoppiamento), cioè che impediscono di generare prole feconda 1. Incompatibilità genetica, quando lo spermatozoo non può raggiungere la cellula uovo. 2. Debolezza degli ibridi, che non sopravvivono. 3. Sterilità degli ibridi, che non si riproducono. I meccanismi della speciazione • I meccanismi della speciazione che favoriscono la divergenza sono ricollegabili a: 1. isolamento geografico 2. radiazione adattativa 3. poliploidia La speciazione per isolamento geografico • Due popolazioni di una stessa specie rimangono separate da una barriera fisica per lungo tempo. • Questa barriera può essere dovuta a eventi geologici di grande portata (es.: la deriva dei continenti) o di portata minore (es.: la presenza di una catena montuosa, di un fiume o di una colata lavica). • Se l’isolamento persiste per lungo tempo, ogni popolazione accumula mutazioni differenti e quindi una differente evoluzione e, anche se ricongiunte, non saranno più in grado di accoppiarsi tra loro. La speciazione per radiazione adattativa • Diverse popolazioni di una specie invadono nicchie ecologiche differenti e adattandosi si evolvono in nuove specie in tempi relativamente brevi. • La radiazione adattativa avviene, per esempio, nel caso di colonizzazione di nuovi ambienti o quando si perfeziona un adattamento nuovo (es.: endotermia dei Mammiferi). La speciazione per poliploidia • La poliploidia si osserva piuttosto frequentemente nelle piante ed è costituita dalla presenza in alcuni individui di copie multiple di cromosomi (es.: 3n, 4n, ecc. anziché 2n). • Gli individui poliploidi sono ibridi in genere più vigorosi dei genitori, ma sono sterili. Infatti la progenie derivata dalla fecondazione di un gamete poliploide con numero doppio di cromosomi e un gamete “normale” aploide con un numero singolo di cromosomi avrà un numero dispari di cromosomi; questi non riescono ad appaiarsi, non possono portare a compimento la meiosi e di conseguenza produrre gameti. • Gli individui poliploidi possono tuttavia riprodursi in modo asessuato e dare così origine piuttosto velocemente a una nuova specie. Meccanismi e modalità di speciazione ISOLAMENTO GEOGRAFICO speciazione allopatrica (speciazione peripatrica) (speciazione parapatrica) RADIAZIONE ADATTATIVA POLIPLOIDIA Speciazione simpatrica SPECIAZIONE ALLOPATRICA per isolamento geografico SPECIAZIONE PARAPATRICA La divergenza avviene all’interno di popolazioni che non sono totalmente isolate geograficamente, ma possiedono una ristretta zona di contatto. Passera europea Passera d’Italia Passera sarda Le migrazioni tra popolazioni sono tuttavia limitate, poiché queste ultime si perpetuano all’interno di condizioni ambientali differenti (per esempio gradienti climatici). SPECIAZIONE SIMPATRICA per radiazione adattativa Nel Lago Victoria, nel corso degli ultimi 14.000 anni circa, a partire da 5 specie ancestrali si sono differenziate circa 400 nuove specie di Ciclidi, ognuna adattata ad una nicchia ecologica differente. SPECIAZIONE SIMPATRICA per poliploidia Tragopogon dubius 2n = 12 T. porrifolius 2n = 12 Tragopogon mirus 4n = 24 Tragopogon dubius 2n = 12 T. pratensis 2n = 12 Tragopogon miscellus 4n = 24 Le prove dell’evoluzione • Su piccola scala è possibile osservare l’evoluzione nel corso del suo svolgimento in natura. Esempi: la resistenza agli insetticidi, che spesso insorge a seguito della comparsa di mutazioni che riducono l’affinità tra l’insetticida ed il suo target molecolare; la variazione della frequenza fenotipica in una popolazione, come quella osservata in Biston betularia: la comparsa di nuove specie vegetali per poliploidia, come nel caso di Tragopogon mirus e T. miscellus, originatesi più di una volta nella parte orientale dello stato di Washington negli ultimi 60-70 anni; gli esperimenti di selezione artificiale, come quelli utilizzati per ottenere varietà vegetali di interesse agricolo. Le prove dell’evoluzione • Le numerose omologie che si osservano negli organismi viventi trovano una spiegazione solo alla luce della “discendenza con modificazione”. Esempi: il codice genetico, presente in tutti gli esseri viventi nella stessa “lingua” (la corrispondenza tra le triplette di basi, per esempio GCG, e gli aminoacidi delle proteine è universale), indica che tutte le specie discendono da un singolo progenitore comune; i geni omeotici (HOM/Hox), che in tutti gli animali eucarioti pluricellulari sono i responsabili dell’organizzazione delle strutture lungo l’asse antero-posteriore; l’arto pentadattilo (con cinque dita) dei tetrapodi moderni; infatti, non c’è nessuna ragione funzionale o ecologica perché le specie attuali di Anfibi, Sauropsidi (Rettili+Uccelli) e Mammiferi abbiano tutte un arto con cinque dita, invece di tre, sette o dodici. Le prove dell’evoluzione • Lo studio dei fossili (paleontologia) fornisce numerosissime prove della trasformazione delle specie in funzione del tempo. Esempi: l’ordine in cui i principali gruppi compaiono nella documentazione fossile indica l’esistenza di una relazione evolutiva; la fossilizzazione conserva nel tempo i caratteri fenotipici e permette di confrontane la “stato” in specie diverse e lontane nel tempo, come ad esempio la forma delle foglie, le dimensioni degli insetti, la tipologia dei nidi dei dinosauri, la struttura scheletrica, ecc.. • ATTENZIONE! La “presunta” mancanza dei cosiddetti “anelli mancanti” è un falso problema. Ogni individuo è generato da un individuo (o una coppia) progenitore e quindi non apparirà mai radicalmente diverso da questo. . L’ampiezza del grafico relativo a ciascun gruppo indica la sua diversità al tempo corrispondente. L’esame della forma dei vertebrati moderni ci mette in condizione di dedurre la sequenza con cui essi evolsero: Pesci, Anfibi, Sauropsidi (Rettili+Uccelli) e Mammiferi. Tale sequenza può essere verificata esaminando le testimonianze fossili, che infatti la confermano: i diversi gruppi compaiono nella documentazione fossile nello stesso ordine con il quale devono essere comparsi. Uova fossili di una specie ignota di dinosauro, trovate nella disposizione originale (nido al suolo). Annularia stellata, pianta del Carbonifero (359-299 Ma) strettamente imparentata agli attuali Equiseti. Meganeura sp., libellula fossile del Carbonifero (359-299 Ma) con un’apertura alare di oltre 75 cm. In conclusione Darwin scrisse “Vi è qualcosa di grandioso in questa visione della vita con i suoi poteri di crescita, assimilazione e riproduzione, in origine infusa nella materia in poche o in un’unica forma, e mentre il nostro pianeta ha seguitato a girare secondo leggi immutabili, e la terra e l’acqua, in un ciclo di cambiamento, hanno proseguito a sostituirsi l’una all’altra, da un’origine così semplice, attraverso il processo di selezione graduale di cambiamenti infinitesimali, si sono evolute infinite forme splendide e meravigliose”. Nulla in biologia ha senso, se non alla luce dell’evoluzione (Theodosius Dobzhansky, 1973) Cosa dici? Avranno capito qualcosa? Boh?! Basta che non pensino che ci siamo allungate il collo per brucare le foglie in alto … Appendice Il fenotipo “esteso” • Il concetto di “fenotipo esteso”è stato formulato da Richard Dawkins e divulgato in un suo omonimo saggio del 1982. • Esempi di fenotipi estesi sono quelli delle friganee e dei castori, che con i loro comportamenti predeterminati dal proprio patrimonio genetico, sono in grado di modificare a proprio vantaggio il loro habitat. Per esempio, i geni che determinano nei castori la funzionalità dei denti e l’istinto a costruire dighe non hanno come fenotipo solo questi due aspetti, ma anche la diga ed il lago che si forma. Tutti questi elementi sono determinati dal genotipo e hanno ricadute benefiche sulle probabilità del genotipo stesso di riuscire a replicarsi nella successiva generazione (successo riproduttivo). Esempio di fenotipo esteso: gli “astucci” larvali dei Tricotteri (Insetti) della fam. Phryganeidae. Esempio di fenotipo esteso: le dighe del castoro (Castor spp.), Mammifero Roditore della fam. Castoridae. Il fenotipo “esteso” • Dawkins, però, va oltre ed osserva che in numerosi casi il comportamento di una specie animale riesce a condizionare a proprio vantaggio addirittura il comportamento di altre specie, come nel caso del parassitismo del cuculo (Cuculus canorus). Esempio di fenotipo esteso: il “parassitismo” del cuculo. Nidiaceo imbeccato da una cannaiola (a sn.) e uovo (azzurro) nel nido con uova di tottavilla (sopra). Il fenotipo “esteso” • Da questi fatti Dawkins afferma che il concetto di “fenotipo” deve essere esteso ad includere anche gli effetti che il genotipo di un individuo opera sia sul suo habitat, sia sul comportamento di individui con genotipi differenti (specie diverse). • In altre parole, le conseguenze “estese” dei geni possono essere tanto forti da indurre un altro organismo, che questi geni non possiede (e che quindi è programmato per massimizzare la diffusione di altri geni, i propri), a favorire proprio la sopravvivenza di questi geni estranei. Siti consigliati The Complete Work of Charles Darwin Online http://darwin-online.org.uk/ Understanding evolution for teachers http://evolution.berkeley.edu/evosite/evohome.html Evolution http://blackwellpublishing.com/ridley/ Società Italiana di Biologia Evoluzionistica http://www.sibe-iseb.it/ Pikaia – il portale dell’evoluzione http://www.pikaia.eu/homepage.htm/ Marco Ferraguti – homepage http://users.unimi.it/~ferragu/ RichardDawkins.net: The Official Richard Dawkins Website http://richarddawkins.net/