Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola Il contesto di riferimento Con il presente documento si intende evidenziare alcune dimensioni culturali e alcune possibili linee di sviluppo per la diffusione della cultura della Qualità nella Scuola. Nel quadro del rinnovamento che coinvolge da alcuni anni le pubbliche amministrazioni, importanti strutture di erogazione di servizio al cittadino, sono state direttamente implicate in dibattiti sul loro funzionamento e in riorganizzazioni. I temi trattati a questo proposito, se visti l'uno indipendentemente dall'altro potrebbero sembrare tutt'altro che nuovi, ma gli aspetti innovativi appaiono immediatamente se si considerano nel loro complesso: l'ambito più ampio dal quale questo dibattito prende le mosse, la dimensione culturale alla base delle singole proposte, il potenziale di riorganizzazione funzionale in esse presente. Due aspetti centrali: trasversalità delle innovazioni nella P.A. e orientamento al cliente Due le caratteristiche di questo quadro, che ritengo opportuno sottolineare per procedere nel discorso in oggetto: 1. la trasversalità esplicitata di alcune iniziative, nel senso che oggi come cittadini sappiamo che una serie di strumenti di facilitazione del rapporto con le pubbliche amministrazioni - e non solo - sono presenti in tutte le pubbliche amministrazioni. Siano esse scuole, municipi, anagrafi. Assistiamo ad un graduale processo di omogeneizzazione per cui anche uffici postali, banche, servizi di consumo, fanno propri o (se già ne utilizzavano) esplicitano, strumenti analoghi. 2. l'attenzione al cliente come dimensione strategica di orientamento e sviluppo aziendale, organizzativo, professionale. Un cliente da conoscere, da non dare per scontato, da interrogare per trarre informazioni e feedback sugli sviluppi da perseguire e promuovere Ecco qualche riferimento di quanto sto proponendo: La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emanato il 27 Gennaio 1994 una direttiva con la quale ha fissato i principi generali per uniformare, progressivamente, l'erogazione del servizio pubblico. La Pubblica Istruzione, per fare un esempio, viene considerata uno di tali Servizi, essendo un luogo in cui è garantito il godimento di un diritto della persona - costituzionalmente garantito - quale appunto Pag. 1/8 XXI CONVEGNO NAZIONALE AICQ - QUALITA’ OGGI: COSA CAMBIA - CONTRIBUTI PER CAPIRE – Novembre 2003 Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola l'istruzione. La Presidenza del Consiglio dei Ministri (in attuazione dell'art.2, comma 1 del decreto legge 12\5\95 n.163 recante: "Misure urgenti per la semplificazione dei procedimenti amministrativi e per il miglioramento dell'efficienza delle pubbliche amministrazioni") ha emanato il 7 Giugno 1995 lo schema generale di riferimento denominato Carta dei Servizi della Scuola, predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica d'intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione. Procedimento analogo è avvenuto per diverse amministrazioni, come ad esempio la sanità. Due strumenti a supporto (non scontato) della Qualità: carta dei servizi e U.R.P. Dal punto di vista normativo in Italia sono già presenti da alcuni anni diversi interessanti proposte. Faccio riferimento ad esempio all'introduzione nella pubblica amministrazione, in ogni suo servizio, dei principi cui deve esser progressivamente uniformata l'erogazione dei servizi pubblici (direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 gennaio 1994: principi sull'erogazione dei servizi pubblici). Documento che si tradusse di lì a poco in schemi generali di riferimento per diversi contesti: scolastico, sanitario, etc. Ed ecco lo sviluppo e il gran da fare in cui abbiamo visto impegnati Comuni, Aziende Sanitarie territoriali ed ospedaliere, istituti scolastici relativamente all'elaborazione di Carte dei Servizi e Uffici di Relazione con il Pubblico. Nella carta è possibile rintracciare una dimensione socialmente condivisa di miglioramento qualitativo dell'offerta specifica, il cui impatto nella realtà specifica va rilevato perché condizionante le modalità di realizzazione di quanto promosso dalla Carta stessa. I punti enucleati dalla Carta dei Servizi (scolastici, sanitari, etc) possono essere facilmente ricondotti ad uno specifico modello di funzionamento ed operatività. Si tratta di un modello che rivisita le modalità tipiche di erogazione di un certo servizio in funzione del rapporto tra ente erogatore e suoi interlocutori. L'orientamento al cliente diviene strategicamente, in tal modo, una prassi che orienta le modalità di erogazione del servizio stesso. Ed ecco ad esempio, che già nella proposta di un'attenzione agli utenti del servizio Scuola (utenti esterni: genitori, allievi; utenti interni: insegnanti, A.T.A., ecc.), si avverte la complessità di un processo di conoscenza da parte della Scuola del contesto in cui opera e con il quale interagisce. Conoscenza che consenta di costruire un rapporto e un prodotto ad hoc, piuttosto che dare per acquisita la necessità di un rapporto. Nel caso della Scuola, ad esempio, i citati processi di verifica e valutazione dei percorsi didattici richiedono una rinnovata attenzione alla stretta interazione tra mandato sociale, modalità con cui la Scuola sceglie di farsene carico, funzione docente, funzione di committenza, funzione di diretta fruizione del servizio. Diviene cioè fondamentale per ogni struttura implicata nella formulazione della carta dei Pag. 2/8 XXI CONVEGNO NAZIONALE AICQ - QUALITA’ OGGI: COSA CAMBIA - CONTRIBUTI PER CAPIRE – Novembre 2003 Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola servizi la conoscenza e la successiva presa in carico della specifica domanda, la conseguente ottimizzazione delle risorse di cui dispone per raggiungere gli obiettivi che si è posta in rapporto alla domanda ed in coerenza con il suo mandato sociale, l'attivazione di processi di verifica che le consentano di cogliere - se presente - la necessità di ri-orientare e mettere a punto i modelli di intervento scelti. La competenza ad una progettualità con articolati processi di verifica e di interlocuzione con i fruitori dei propri interventi, diviene estremamente funzionale all'ottica qui presentata. Una competenza che si realizzi attraverso: gli aspetti tecnici dell'applicazione di capacità professionali; gli aspetti strategici dell'individuazione di obiettivi realizzabili. La verifica dell'azione complessiva consisterebbe quindi in una verifica integrata sul senso dell'azione, con un ripensamento sulle strategie oltre che sull'adeguato utilizzo delle tecniche. Il fenomeno carta dei servizi, anche connesso all'apertura degli uffici di relazione col pubblico, o all'avvio di processi di certificazione di Qualità si è tradotto essenzialmente in due situazioni, di cui abbiamo riscontro come cittadini e come professionisti. La prima è caratterizzata dalla realizzazione di un lavoro su obiettivi e processi di verifica, perseguito attraverso la contestualizzazione e la traduzione delle finalità in obiettivi traguardabili. La seconda situazione si definisce per l'assunzione degli obiettivi e delle finalità proposte dalla normativa, in valori. E lì si esaurisce. Pensiamo alla trasparenza, alla buona educazione, al cliente a qualsiasi altra dimensione che possa facilmente essere assunto come criterio orientante una prassi o come dato scontato di una prassi. Quale Qualità nella Scuola Ed eccoci a chiarire il contesto entro cui ci muoviamo per trattare le questioni suddette. Innanzitutto, di quale Qualità parliamo, pensandoci entro la Scuola? Propongo di rispondere a questa domanda facendo appello all’esperienza. Oggi di Qualità entro la Scuola si può trattare da almeno quattro punti di vista diversi. Il primo fa riferimento al senso comune del concetto di Qualità, al valore evidentemente positivo del concetto, che potremmo dire coincide con l’idea che evoca sentir parlare di Scuola di Qualità; il secondo fa riferimento all’introduzione entro la Scuola di alcuni concetti tipici della normativa UNI, ad esempio quelli che più facilmente possono essere utilizzati entro quello specifico contesto: pensiamo ai concetti di obiettivo, indicatore, processo, verifica, e così via; il terzo fa riferimento all’utilizzo entro la Scuola di alcune metodologie/tecniche/strumenti spesso correlati alla diffusione della Qualità nei termini delle UNI, come ad esempio il miglioramento continuo, la tecnica del plan-do-check-act, il diagramma di Ishikawa, etc.; Pag. 3/8 XXI CONVEGNO NAZIONALE AICQ - QUALITA’ OGGI: COSA CAMBIA - CONTRIBUTI PER CAPIRE – Novembre 2003 Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola il quarto fa riferimento all’organizzazione della Scuola in termini di Sistema Qualità. Sento di poter affermare che già questi 4 punti di vista, così abbozzati, sono estremamente confusi oltre che poco noti entro l’ambiente scolastico. Dirò di più. Ho l’impressione che i 4 concetti facciano anche riferimento a specifiche modalità dei singoli istituti di far proprie le potenzialità presenti dentro la cultura della Qualità. Ritengo anche che i 4 punti potrebbero costituire una strada da percorrere per l’introduzione della cultura della Qualità entro la Scuola. Ma come facilitare il passaggio della Scuola da un funzionamento tradizionale ad un’ottica di Qualità, più vicina ai Sistemi Qualità? questo è un punto centrale della questione. E soprattutto quali strumenti e metodologie abbiamo in mano, per farlo, quali professionisti, quali domande soprattutto? Sono stati attivati processi di integrazione tra risorse/competenze per proporre percorsi funzionali alle strutture scolastiche, perché esse abbiano riscontri efficaci dall’incontro con la Qualità? Sono interrogativi che sento ancora attuali, e che spesso mi pongo quando incontro le scuole e i suoi interlocutori. Culture e normative: quale rapporto per lo sviluppo della Qualità? Sembrerebbe che la Scuola italiana non si sia ancora resa del tutto autonoma da alcune delle dimensioni organizzative e culturali che per molti anni l’hanno caratterizzata. Quell’approccio individualista ai problemi didattici, organizzativi, educativi, può ad esempio rendere complesso lo sviluppo dei recenti orientamenti alla Qualità. Quella modalità adempitiva di porsi e rapportarsi sembrerebbe poco coerente con una funzionalità per obiettivi, per processi. Quella difficoltà ad interagire costruttivamente con il territorio piuttosto che subirlo, giustificarlo, ignorarlo – trova ancora forti resistenze in molte scuole, nel loro proporsi ed organizzarsi come vettori della convivenza. Quella cultura dell’assenza del cliente, espressione di una Scuola che troppo scontatamente produce, verifica, monitora, delega ci mette di fronte a situazioni complesse da trattare, quando si propone un lavoro sulla Qualità. E soprattutto ci fa trovare di fronte a scuole con domande d’intervento per il consulente, che ripropongono comunque anche tali ottiche, che vanno riconosciute, affrontate, esplorate, al fine di studiarne vincoli e potenzialità per uno sviluppo della Qualità. Le parole hanno il loro peso e parlare di prodotto, di cliente, di verifica, di soddisfazione, non è sempre facile. Risulta spesso utile, ad esempio, esplicitare e porsi l'obiettivo di convenire con gli interlocutori degli interventi il senso delle parole sopra citate. Sono termini che evocano ciò che non sempre e ovunque può essere evocato. Perché? La risposta a questa domanda non è scontata, a meno che non si decida di assumere un modello interpretativo del fenomeno, che ne dia una spiegazione. Pag. 4/8 XXI CONVEGNO NAZIONALE AICQ - QUALITA’ OGGI: COSA CAMBIA - CONTRIBUTI PER CAPIRE – Novembre 2003 Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola Tutta la questione relativa alla accentuazione della dimensione di servizio della pubblica amministrazione, viene spesso risolta nella teoria e nella pratica, con interventi che - indipendentemente dalla lettura dei contesti - propongono valori nuovi ed altisonanti, che non producono cambiamenti organizzativi, piuttosto creano appartenenze, rivalità, esclusioni. Le modalità con le quali strumenti, anche normativi, vengono acquisiti, influenza notevolmente l'utilizzo in una direzione di sviluppo o in una dimensione di mantenimento dello status quo, della struttura in questione. In altre parole, come da più fronti è stato rilevato, non basta dire o proporre strumenti per assicurarsi il raggiungimento di certi obiettivi di funzionamento. Ed ecco che alla domanda "perché alcuni concetti sono difficilmente condivisibili entro certi contesti" è possibile ipotizzare un risposta ricorrendo ad esempio allo studio delle dimensioni culturali che caratterizzano le scuole. Lo studio delle culture locali per sviluppare Qualità, a partire dalla conoscenza dei clienti. La Scuola come servizio, con clienti, prodotti, processi, verifiche, indagini di customer satisfaction: ma – insieme alla conoscenza di ciò - quali premesse culturali possono facilitare uno sviluppo della Scuola in tale direzione? Propongo qui di integrare all’ottica del funzionamento organizzativo, alle logiche intenzionali, le dimensioni culturali che caratterizzano i diversi contesti scolastici italiani. Con dimensioni culturali faccio riferimento alle simbolizzazioni affettive condivise entro un certo contesto – quello scolastico in questo caso - che ne organizzano la convivenza e ne definiscono la cultura locale. Sto pensando alle rappresentazioni che hanno della Scuola alunni, famiglie, docenti, ma anche quelle di tutti quegli interlocutori “meno diretti” che con la Scuola hanno comunque a che fare: dai cittadini alle aziende sanitarie, ai servizi del comune, etc. Le culture locali sono oggetto di rilevazione e studio, si individuano con precisi strumenti. Tramite l’analisi delle culture locali è possibile individuare linee di sviluppo, risorse, presenti entro l’organizzazione scolastica, vettori di implementazione della Qualità. Come si sa non è sufficiente introdurre una normativa o insegnare una tecnica per avere garanzia di un uso efficace di quanto proposto: le culture locali ci consentono di formulare ipotesi sulla fruizione di quanto proposto, di ipotizzare attività per promuoverne l’utilizzo, di definire indicatori per monitorare gli sviluppi di ciò che assumiamo ad oggetto di studio, ad esempio lo sviluppo della cultura della Qualità. Le culture locali ci permettono di formulare ipotesi di sviluppo per l’organizzazione scolastica a partire dagli interlocutori della Scuola, dalle loro attese, dalla loro capacità di investire su progetti formativi e professionali, dalle loro potenzialità e criticità. Certo la spinta ad interventi che orientino la Scuola al proprio cliente, e che fondino sulla conoscenza criteriata del cliente la possibilità di ipotizzare obiettivi di miglioramento è connessa a fenomeni di più Pag. 5/8 XXI CONVEGNO NAZIONALE AICQ - QUALITA’ OGGI: COSA CAMBIA - CONTRIBUTI PER CAPIRE – Novembre 2003 Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola ampia portata che, stanno attraversando il nostro Paese. Penso in particolare all'avvio delle privatizzazioni, alla fine dei monopoli, al rapporto con la comunità europea e a tutta una normativa che ci ha sollecitato - anche come professionisti - in questa direzione, insieme alle ovvie ripercussioni in termini di mass media, dibattiti culturali in merito. Un progetto in corso, un confronto in ambito Europeo ... Ecco dunque, in sintesi, delineati gli aspetti che riteniamo funzionali allo sviluppo della Qualità nella Scuola: supportare la Scuola a sviluppare competenze a leggere le domande dei cuoi interlocutori, supportarla a riconoscere e insieme a promuovere, nei suoi interlocutori, una funzione cliente. Mi sembra opportuno proporre un’esemplificazione operativa di quanto scritto; essa è rappresentata da un progetto europeo, presentato nell’ambito dei progetti Socrates-Comenius 2.1, ed attualmente in corso. Interessante anche rilevare che il settore “Qualità della formazione” nel quale è stato inserito vede prevalentemente progetti su autovalutazione e valutazione, oltre che formazione a capi d’istituto; nessuno implica direttamente gli alunni, i fatidici clienti della formazioni, nel piano progettuale, se non come destinatari finali. In tale ambito il dipartimento di Psicologia Clinica della Facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma (con il quale la scrivente collabora), è capofila di un progetto che vede coinvolte anche scuole Francesi e Spagnole, innovativo per quanto riguarda metodologia ed obiettivi. Ed innovativo soprattutto per la proposta di utilizzare come premesse per l’intervento in aula, le informazioni sulla cultura locale dei clienti della Scuola, degli alunni. Il progetto da titolo La classe scolastica come committente della formazione e come risorsa per l'apprendimento, intende proprio mettere a punto una metodologia per la formazione degli insegnanti delle scuole medie superiori, volta ai seguenti obiettivi: 1. Motivare il gruppo classe ad assumere un ruolo committente nella formazione scolastica al fine: a) di attivare le risorse di gruppo e facilitare il processo di apprendimento. b) di integrare la formazione scolastica con la domanda formativa del contesto entro il quale la Scuola opera. 2. Superare il paradigma individualista che considera la classe come somma di individui, al fine: a) di fornire agli insegnanti indicatori più efficaci di gestione del processo di apprendimento. b) di prevenire il disagio nel gruppo classe e le sue implicazioni nel comportamento giovanile. Pag. 6/8 XXI CONVEGNO NAZIONALE AICQ - QUALITA’ OGGI: COSA CAMBIA - CONTRIBUTI PER CAPIRE – Novembre 2003 Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola Il progetto si articola in tre anni, caratterizzati da tre fasi di lavoro. I fase: Formazione alla logica dei modelli culturali, alle loro potenzialità, alla loro rilevazione e conoscenza, entro il contesto scolastico. Attività: Individuazione della cultura locale della classe scolastica tramite Analisi Emozionale del Testo (metodologia di rilevazione delle culture locali). Identificazione degli indicatori di sviluppo basati sulle risorse culturali della classe stessa. II fase: Acquisizione di strumenti e tecniche per l'uso dei modelli culturali entro la classe, per promuovere un cambiamento dei modelli culturali. Attività: Si interviene, con strumenti e modelli appositamente costruiti, sulla cultura locale, lavorando con gli studenti nella direzione degli indicatori di sviluppo rilevati. III fase: Implementazione di strumenti e modelli per il monitoraggio e la valutazione dei risultati. Attività: Verifica delle variazioni nella cultura locale, a seguito del lavoro svolto con gli studenti - tramite riapplicazione dell'AET. Ci auguriamo che ciò costituisca una premessa per un dibattito sulla Qualità della Scuola, che certamente oggi non può prescindere da un confronto con i processi e le linee di lavoro sui quali la Comunità Europea investe sia culturalmente che economicamente. Bibliografia Carli R. , 2000, Culture giovanili, ed. Franco Angeli, Milano Carli R., Paniccia R. M., 1999, Psicologia della formazione, Il Mulino Bologna Cavalieri P., 1996, La competenza psicologica nella gestione della Qualità nei servizi di assistenza sanitaria, in Psicologia Clinica, 1, genn-apr. pp. 87-103 Cavalieri P., Vavalà F. 1997, Attenzione alla Qualità nella carta dei servizi della Scuola, in Il Giornale degli Psicologi, pp 1-10 Cavalieri P., (2002) L’intervento psicologico: servizio o prestazione? Psicologia Scolastica 1,1, pp 53-63 Cavalieri P., Schede Qualità (2002) pubblicate sul sito www.spsonline.it Pag. 7/8 XXI CONVEGNO NAZIONALE AICQ - QUALITA’ OGGI: COSA CAMBIA - CONTRIBUTI PER CAPIRE – Novembre 2003 Culture locali e orientamento al cliente: premesse per un lavoro sulla Qualità nella Scuola Cavalieri P., (1996) La gestione della Qualità nei servizi sanitari, in Rivista di Psicologia Clinica Cavalieri P. , Lombardo G.P. (1994), La Psicologia della Personalità nello Sport, La Nuova Italia Scientifica, Roma. Cavalieri P. Santisi A. (1992), Educazione alla Salute ed Istituzione Scolastica, in Il Giornale degli Psicologi, 1,2 Di Ninni Anna, 1989, L'intervento psicosociologico e i suoi strumenti, Rivista di Psicologia Clinica, 3 sett-dic pg 307-316 Giuli M. 1993, Qualità e produttività nei servizi, ISEDI Torino Gramma (a cura di) 1987, Gestire la Qualità nei servizi, ISEDI Torino Negro G. (1995), Qualità Totale a Scuola, Il Sole 24 Ore, Milano Normann R. 1987, Qualità, produttività e strategia, in Gestire la Qualità nei servizi, ISEDI Torino Paniccia R.M., 2000, La verifica della soddisfazione del cliente come integratore di professionalità e servizi, Documento in formato elettronico pubblicato sul sito www.spsonline.it sezione letture Principali riferimenti legislativi 1. Legge del 24 dicembre 1993, n.537-"Interventi correttivi di finanza pubblica", art. 4. 2. Dlvo 29/1993, art.12 istituzione degli URP 3. Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27/1/94, relativa ai Principi cui deve essere progressivamente uniformata l'erogazione dei Servizi pubblici 4. Decreto Legislativo del 16 aprile 1994, numero 297, Testo Unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione relative alle scuole di ogni ordine e grado, supplemento ordinario alla "Gazzetta Ufficiale" n.115 del 19 maggio 1994. 5. Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 giugno 1995, Schema generale di riferimento della "Carta dei Servizi Scolastici", Gazzetta Ufficiale. n.138 del 15 giugno 1995. 6. Normativa UNI EN ISO 9000 e VISION 2000. Nome PAOLA e Cognome CAVALIERI Via DEI CROCIFERI 41 Città ROMA cap 00187 Prov. ROMA E-Mail [email protected] Telefono/ fax 06 97612667 Pag. 8/8 XXI CONVEGNO NAZIONALE AICQ - QUALITA’ OGGI: COSA CAMBIA - CONTRIBUTI PER CAPIRE – Novembre 2003