186 Focus on... SINDROME PSEUDOESFOLIATIVA: UN AGGIORNAMENTO Francesco Paolercio*, Francesco Verdoliva, Laura Paolercio *Associazione Campana Glaucoma Introduzione: la Sindrome Pseudoesfoliativa (PEX) è una malattia sistemica correlata all'età, caratterizzata dal progressivo accumulo e deposizione di materiale extracellulare, biancogrigiastro, all'interno di vari tessuti ed organi, dei quali l'occhio costituisce una sede privilegiata e più facilmente evidenziabile. Descritta inizialmente da Lindberg nel 1917, tale affezione fu definita Pseudoesfoliativa solo nel 1954 da Dvorak Theobald per distinguerla dalla più rara e vera forma esfoliativa che colpiva i soffiatori di vetro. Epidemiologia: la PEX è una malattia diffusa in tutto il mondo che colpisce all'incirca 60-70 milioni di persone con un tasso di prevalenza che varia ampiamente tra i diversi gruppi etnici analizzati. È più frequente nei Caucasici che negli Africani; ha una prevalenza tra il 20% al 25% in Finlandia ed Islanda, mentre nessun caso è stato riscontrato tra gli Eschimesi della Groenlandia; in Cina è piuttosto rara nel sud e molto più frequente nelle regioni del nord dove raggiunge picchi del 5,8%; è abbastanza comune in Giappone e Mongolia; nel New Mexico, i maschi ispanici hanno un rischio 6 volte maggiore di sviluppare una PEX rispetto agli americani nonispanici; in Francia la prevalenza complessiva nei soggetti over-70 è del 5.5%, con oscillazioni locali che vanno dal 20.6% a Brest al 3.6% a Tolone. Le ragioni di tali ampie variazioni vanno ricercate non solo nelle diversità di sesso, età o razza dei campioni esaminati, ma anche nei differenti criteri clinico-diagnostici adottati e nella precisione ed abilità dell'esaminatore a riconoscere gli stadi iniziali della PEX. Tuttavia, la prevalenza della PEX cresce enormemente con l'avanzare dell'età in tutte le popolazioni con un tasso di incidenza che si stima raddoppiarsi ogni decade dopo i 50 anni, mentre non sembra esserci una significativa predilezione per il sesso maschile e femminile. Genetica: nel corso degli anni sono stati compiuti numerosi tentativi di fornire un preciso modello di trasmissione genetico della PEX. Si ritiene, tuttavia, che l'affezione venga ereditata come tratto autosomico dominante, nonostante l'insorgenza tardiva e la penetranza incompleta pongano ancora numerosi interrogativi. Un recente studio genetico eseguito da Thorleifsson e coll ha evidenziato la correlazione tra 3 polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs) del gene lysyl oxidase- like 1 (LOXL1) con l'aumentato rischio di sviluppare la PEX nella popolazioni svedesi e islandesi. Tale evidenza è stata rafforzata da successivi studi condotti negli Stati Uniti, in Australia e in Europa. In particolare, l'enzima LOXL1 è codificato sul cromosoma 15q24.1 ed è parte di una famiglia di 5 lisil-ossidasi ( LOX, LOXL1, LOXL2, LOXL3 e LOXL4) che collettivamente giocano un ruolo chiave nel cross-linking tra il collagene e l'elastina nel tessuto connettivo. LOXL1 catalizza il cross-linking della tropoelastina e regola la formazione, nonché il rimodellamento delle fibre di elastina, uno dei principali componenti delle lesioni della PEX. Eziopatogenesi: la specifica patogenesi e l'esatta composizione del materiale esfoliativo (XFM) non sono ancora conosciuti. Nella PEX si verifica tipicamente un accumulo cronico e patognomonico di materiale fibrillare extracellulare anomalo che, sulla base di dati immunoistochimici, risulta costituito da una complessa struttura glicoproteica/ proteoglicanica che espone antigeni sia della membrana basale che dei tessuti elastici. Tale struttura è stata confermata da recenti studi di cromatografia liquida-spettrometria di massa 187 Focus on... che hanno evidenziato costituenti quali LTBP-1, LTBP-2, fibrillina-1, fibulina-2, vitronectina, sindecano, versicano, clusterina, proteina LOXL1, APO E, C3, e altre proteine. Tali evidenze danno sostegno alla teoria elastica microfibrillare secondo cui, data la somiglianza strutturale tra il XFM e i principali componenti del sistema elastico (es. fibre zonulari ), la PEX può essere considerata come una forma di elastosi che colpisce selettivamente le microfibrille elastiche. In particolare, l'ulteriore riscontro di un'aumentata espressione di geni coinvolti nello stress cellulare e nel metabolismo della matrice cellulare a livello dei tessuti del segmento anteriore di occhi con PEX, suggerisce che la sottostante fisiopatologia sia associata ad un'eccessiva produzione di componenti elastici microfibrillari che si aggregano in fibrille mature attraverso un'anomala attività enzimatica di cross-linking; tale processo conferisce stabilità alla XFM, prevenendone la degradazione e facilitandone l'accumulo nel tempo. L'iperespressione di TGF-`1, lo squilibrio proteolitico tra le metalloproteinasi della matrice (MMPs) e i loro inibitori tissutali (TIMPs), l'aumentato stress cellulare ed ossidativo favoriscono, in ultimo, l'intensificarsi di tale processo patologico. Glaucoma: la PEX costituisce la più comune causa identificabile di glaucoma ad angolo aperto a livello mondiale, rappresentando circa il 20-25% di tutti i casi. La stretta correlazione tra PEX e rischio di sviluppare glaucoma è stata ampiamente dimostrata da numerosi studi scientifici; in particolare, si stima che circa il 25% dei pazienti affetti da PEX sviluppi un'ipertensione oculare ed un terzo di questi evolva verso un glaucoma. Il meccanismo alla base di tale correlazione, probabilmente, va ricercato in un blocco trabecolare al deflusso di umor acqueo da parte dello XFM. Studi morfometrici ed ultrastrutturali hanno evidenziato la presenza di XFM nello spazio subendoteliale del canale di Schlemm e nel tessuto iuxtacanalicolare, il sito anatomico di maggiore resistenza al passaggio di umor acqueo. Tale area si ispessisce per il graduale deposito di XFM, la cui entità si correla proporzionalmente sia con i livelli di pressione intraoculare che con l'eventuale presenza e severità del danno glaucomatoso al nervo ottico. Sebbene in molti aspetti questa forma di glaucoma assomigli al POAG, sussistono importanti differenze clinico-prognostiche. Il Glaucoma Pseudoesfoliativo (XFG), infatti, si differenzia per il decorso clinico più grave, minore responsività alla terapia medica, migliore risposta alla trabeculoplastica argon-laser, maggiore fluttuazione tonometrica durante le ore diurne, minor incidenza di soggetti “corticoresponder” e coinvolgimento tipicamente asimmetrico, sebbene numerosi studi dimostrino un interessamento occulto degli occhi “sani” controlaterali. Clinica: la PEX coinvolge attivamente tutti i tessuti del segmento anteriore e le alterazioni cliniche sono principalmente correlate all'accumulo del XFM e alla dispersione di pigmento. Il più importante reperto diagnostico è rappresentato dalla deposizione di materiale biancogrigiastro sulla capsula anteriore del cristallino dove, si possono distinguere 3 zone, ben visibili in midriasi farmacologica: un disco centrale omogeneo, una zona paracentrale chiara e una zona periferica granulare; aspetti clinici intermedi, sono apprezzabili nelle fasi iniziali. Si definisce, invece, “mini-PEX” uno stadio molto precoce di tale affezione caratterizzato dalla sola presenza di un difetto focale dello strato precapsulare, localizzato tipicamente nel quadrante superonasale. 188 Focus on... Oltre al cristallino, l'XFM è ben evidente lungo il bordo pupillare dove si presenta sotto forma di accumuli furfuracei. Il riscontro di XFM sui corpi ciliari e sull'apparato zonulare assume importanza clinico-prognostica in quanto, oltre a costituire un segno precoce di malattia, influenza negativamente la stabilità di tale regione anatomica, favorendo l'insorgenza di complicanze quali la sublussazione o il dislocamento del cristallino. Ulteriori reperti clinici sono correlati alla perdita di pigmento irideo e alla sua successiva deposizione sulle strutture della camera anteriore. In circa il 74% dei soggetti affetti da PEX è possibile osservare la scomparsa dell'orletto pupillare associato o meno a difetti di transilluminazione “tarmati” dello sfintere irideo secondari allo sfregamento tra il XFM lenticolare e le cellule pigmentate iridee delle aree interessate. La deposizione di pigmento si apprezza comunemente sulla superficie iridea, su cui assume disposizione spiraliforme e a livello angolare, dove la pigmentazione appare più irregolare e meno definita rispetto alla sindrome da dispersione di pigmento. Infine, l'endotelio corneale può essere sede sia di depositi di XFM che di pigmento. Associazioni oculari: sebbene non siano ancora del tutto chiare le cause, esiste una forte associazione tra PEX e cataratta. Tale correlazione andrebbe spiegata ipotizzando l'esistenza di uno scompenso del sistema antiossidante oculare, come sottolineato dai ridotti livelli di acido ascorbico presenti nell'umor acqueo di soggetti con PEX e dalla coesistenza di un'aumentata concentrazione di 8-iso-PGF2_, noto marker di stress ossidativo. Anomalie vascolari oculari, in particolare quelle iridee, costituiscono la regola nella PEX. La riduzione di calibro e/o l'obliterazione del lume dei vasi oculari favoriscono l'instaurarsi di fenomeni ipossico-ischemici rilevabili attraverso indagini angiografiche, istopatologiche e polarografiche. Tali alterazioni comportano l'insorgenza di una vera e propria iridopatia pseudoesfoliativa caratterizzata da una scarsa dilatazione pupillare, da un irregolare microneovascolarizzazione stromale e da un'aumentata incidenza di sinechie posteriori secondarie al leakage proteico da rottura cronica della barriera emato-acquosa. Inoltre, lo stimolo ipossico sembrerebbe favorire la proliferazione e la migrazione delle cellule endoteliali sul trabecolato, contribuendo all'innalzamento cronico della IOP e allo sviluppo di glaucoma. Associazioni sistemiche: la PEX è una malattia sistemica della matrice extracellulare. Studi di microscopia ottica ed elettronica, hanno riscontrato la presenza di depositi di XFM nei setti interstiziali fibrovascolari di organi quali cuore, rene, cute, fegato, polmone e colecisti di pazienti affetti da PEX oculare. Una chiara e diretta correlazione tra la presenza di PEX e l'insorgenza di una specifica malattia sistemica non è stata ancora confermata.