La palestra per il cervello

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INE DI PIÙ
LA PALESTRA PER
IL CERVELL
MANTENERE VIVE L'INTEUJGENZA E LA MEMORIA È QUESTIONE
DI ARENAMENTO, CHE DEVE INIZIARE DA PICCOLJ E PROSEGUIRE POI
PER TUTTA LA VITA. IN CHE MODO? SEGUENDO ALCUNE REGOLE
E SOPRATTUTTO NON PERDENDO MAI LA VOGLIA DI IMPARARE
GLI
ESPERTI
II professor Alessandro Treves insegna basi neurali dell'apprendimento nei corsi di dottorato di neuroscienze cognitive
della Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste, dove svolge anche la sua
attività di ricerca. Nei suoi studi
cerca di capire come funziona il
sistema nervoso e di scoprire perché solo gli esseri umani hanno
alcune facoltà, come il linguaggio. Ha scritto "Come funziona
la memoria. Le basi neurali della capacità di ricordare" (Bruno
Mondadori Editore).
Il dottor Walter Neri è direttore dell'Unità operativa di neurologia del Presidio ospedaliero
Ausi di Forti, Ospedale G. B. Morgagni - L. Pierantoni. È esperto
di neurofisiologia clinica e si occupa in particolare di sclerosi
multipla e neuroimmunologia.
S
e l'amore vive nel cuore, la ragione sta bella
salda in testa. Sta
dentro assieme alla
memoria, alla capacità d'apprendimento, all'attenzione e a
tutto quanto compone quell'attività complessa e misteriosa
che chiamiamo intelligenza,
anche se dietro al nome non
sappiamo bene che cosa davvero si nasconda.
LE REALI POSSIBILITÀ
DI SVILUPPO
II cervello non è un muscolo e
misurare la sua vera forza è
molto più difficile di quanto si
pensi. Ma, ciò nonostante, sa-
rebbe possibile svilupparne le
capacità? E se non si allena
con costanza, il cervello corre il rischio di atrofizzarsi,
proprio come un bicipite mai
usato per sollevare pesi? «Per
anni e anni» afferma il professor Alessandro Treves, docente di basi neurali dell'apprendimento alla Sissa di Trieste
«gli studiosi descrivevano il
cervello come una sorta di
motore che funzionava tutta la
vita, nonostante perdesse pezzi lungo la strada. Era risaputo, infatti, che i neuroni, a
differenza di altre nostre cellule, non erano in grado di rigenerarsi. Danneggialo e nulla potrà farlo guarire. E ogni
neurone che muore di vecchiaia non sarà più rimpiazzato. Oggi sappiamo che le cose
non stanno proprio così, anche
se ancora non abbiamo gli
strumenti per sfruttare questa
nuova conoscenza».
IL VIAGGIO DELLA
RIGENERAZIONE
La scoperta di una possibile
rigenerazione dei neuroni
avvenne nel 1999, grazie a uno
studio di due neurobiologi di
Princeton, Elizabeth Gould e
Charles Gross. I due scienziati
americani hanno scoperto che
un flusso di nuove cellule ancora indifferenziate (staminali)
migra quotidianamente da una
zona al centro del cervello, i
ventricoli cerebrali. E si dirige, con un viaggio che dura
alcuni giorni, verso l'area più
esterna del cervello, la corteccia cerebrale, la regione più
moderna e complessa, da cui
dipendono le funzioni intellettuali superiori e che è cruciale
nella formazione delle memorie, del pensiero e dell'identità
personale. Nel corso del viag-
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LESTRA PER IL CERVELLO
gio i neuroni maturano e, una
volta giunti nella corteccia,
creano nuove connessioni
con le altre cellule del cervello.
11 quale, di conseguenza, cresce e si modifica giorno dopo
giorno, anziché rimanere con i
medesimi neuroni per tutta la
fase adulta della vita. Questa
ricerca, insomma, smentisce
l'idea che lo sviluppo cerebrale
avvenga solo dalla nascita ai
tre anni di età, dopo i quali i
giochi sarebbero fatti. Al contrario, anche le esperienze dell'adolescenza e dell'età adulta
avrebbero un'influenza diretta sulla struttura fisica del
cervello, la cui interazione
plastica con l'ambiente rimarrebbe quindi intatta per tutta la
vita. «Questa scoperta può
senza dubbio definirsi
epocale per lo stu-
dio sul cervello» commenta il
professor Trevis. «Innanzitutto
apre alla speranza di poter
curare, un giorno non troppo
distante, malattie degenerative
del cervello come il Parkinson e l'Alzheimer. Ma, oltre
a questo, ci dice che le facoltà
intellettuali possono essere
aumentate, perché il nostro
cervello è più plastico di
quanto si presupponeva. Come, però, non lo sappiamo
ancora».
QUESTIONE DI
ALLENAMENTO
Basta una sorta di allenamento
intellettuale per sviluppare
l'intelligenza? «Non credo che
i soli stimoli esterni possano
bastare per renderci davvero
più intelligenti» prosegue il
nostro esperto. «Possiamo allenare la memoria, la capacità
di apprendimento, l'attenzione,
la concentrazione. Difficile poi
dire se tutto questo allenamento ha globalmente cambiato
qualcosa. Ma, di certo, la nostra mente diventerà senza
dubbio più ricettiva. E questo è un buon risultato».
«Sappiamo di sicuro una cosa» prosegue il dottor Walter
Neri, direttore dell'Unità operativa di neurologia dell'ospedale G. B. Morgagni- L. Pierantoni di Forlì «ogni nuovo
dato che impariamo modifica la chimica del cervello.
Quindi, più impariamo, più
modifichiamo l'organo da cui
origina l'intelligenza».
MODIFICAZIONI
PROFONDE
Affinchè un dato sia immagazzinato nella mente, occorre che
l'informazione si propaghi co-
N O N È UGUALE
PER TUTTI
Ludwig van Beethoven sapeva comporre musiche immortali, che hanno profondamente
influenzato lo sviluppo culturale della civiltà
umana. Ciò nonostante, questo stesso genio
era incapace di eseguire una semplice moltiplicazione: per trovare il risultato di 100 x
3, era costretto a sommare 100 tre volte
di seguito. Albert Einstein, considerato una delle più grandi menti conosciute, cominciò a parlare soltanto
a quattro anni d'età. La storia dei
grandi uomini è piena zeppa di
questi aneddoti, quasi a voler consolare i poveri normodotati. Eppure, in mezzo a tante storielle, qualcosa di vero c'è senz'altro: l'intelligenza non è uguale per tutti. Anche perché,
forse, non tutti possiedono il medesimo tipo
d'intelligenza.
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me un debole impulso elettrico
attraverso il filamento di un
assone, una specie di lungo
braccio del neurone, fino alla
sinapsi, ossia al punto di collegamento con un'altra cellula
cerebrale. Perché questo flusso
elettrico passi, la sinapsi spruzza, proprio come se stesse starnutendo, alcune goccioline di
una sostanza speciale che permette questa trasmissione fra
le due cellule: non per nulla si
chiama neurotrasmettitore.
Il neurone spruzzato a sua volta fa ripartire l'impulso elettrico lungo Passone fino alla sinapsi e così via, finché il dato,
ormai definibile come ricordo,
non viene depositato nel posto
assegnato. «Il bello è che questi meccanismi non si limitano
a trasportare informazioni da
un punto all'altro del cervello,
ma finiscono anche per modificarne la struttura. Quando
un'informazione, attraverso la
ripetizione, s'impianta nella
cosiddetta memoria a lungo
termine, noi assistiamo alla
creazione di veri e propri contatti sinaptici, ossia di contatti fra un neurone e l'altro»
spiega l'esperto.
L'AMBIENTE È IL PUNTO
DI PARTENZA
«Se si comprende tutto ciò»
suggerisce il dottor Neri «si
capisce anche che se si vuole
modificare la nostra mente e
renderla più ricettiva dobbiamo
collezionare sempre più contatti sinaptici». Fino all'età di
quattro anni, il nostro cervello
è un prodigio della natura. La
sua capacità di apprendere pare quasi senza limiti. Se non
esistono problemi fisici, la
mente di un bambino è come una spugna che immagazzina informazioni, che eia-
• interagire
con il bambino
e offrirgli
continui stimoli
lo aiuta a
sviluppare
l'intelligenza •
Le favole eh insegnan
Leggere ad alta voce le fiabe ai propri figli stimola le capacità d'apprendimento. Lo dice anche una ricerca
coordinata dal pediatra Barry Zuckerman,
docente alla Boston University: i figli dei genitori che avevano quest'abitudine hanno acquisito
capacità linguistiche superiori, già riscontrabili
nei primi anni di scuola. L'iperstimolazione, insomma, a quest'età serve eccome, tanto da
essere indispensabile per formare quei mattoni sui cui si costruirà la casa di
una futura intelligenza.
bora dati, che costruisce centinaia di nuovi contatti sinaptici.
In soli pochi mesi, da essere
del tutto dipendente dalla madre, il bimbo si trasforma in un
individuo autonomo, capace
già di comprendere e farsi
comprendere. «Sono gli stimoli che sviluppano la già
fervida intelligenza di un
bambino» afferma il nostro
esperto. «Un ambiente che ne
è privo atrofizza le capacità
mentali. Per questo i genitori
devono sforzarsi di creare attorno al figlio un luogo ricco di
cose e oggetti che lo incuriosiscono». Ma se il posto in cui
vive il piccolo deve essere pieno di cose che può toccare e
indagare, non bisogna dimenticare che il genitore stesso è
parte attiva dell'ambiente. Interagire con il bambino, rac-
contare storie, giocare e ballare: ogni azione costruirà nella
piccola mente nuovi ponti tra
un neurone e l'altro.
IL CERVELLO EMOTIVO
«Nell'adolescenza, invece, assistiamo alle prime avvisaglie
di un nemico che ci accompa-
gnerà per tutta la vita: l'emotività» dice il dottar Neri. «La
condizione psicologica di una
persona è importantissima per
poter sfruttare appieno le capacità di apprendimento. Si apprende perché ci si concentra,
ma si fa fatica a esser concentrati se le nostre emozioni ci
distraggono». Attraverso una
costante pratica fisica, il ragazzo riesce spesso a trovare una
valvola di sfogo alle sue tensioni e un certo equilibrio interiore. L'attività fisica dovrebbe
anche costituire un modo per
alleviare emozioni che potrebbero trovare canali diversi,
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'•
L
PER IL CERVELLO
IN LI UltimiliA
MENTE IN FORMA A OGNI ETÀ
DANIEL G. AMEN
I I PUNTO D'INCONTRO EDITORE
Basandosi sulle
ricerche più
avanzate, il dottor Amen, psichiatra e neuroscienziato clinico, propone alcune tecniche,
semplici ed efficaci, per potenziare la memoria,
l'attenzione e la concentrazione e
ottenere il massimo dalle proprie
potenzialità.
BRAIN TRAINING
R. KAWASHIMA
MONDADORI EDITORE
I libro del neuroscienziato
giapponese
Kawashima è
stratturato come un vero e
proprio programma di allenamento che
segue passo
passo con tanto di esercizi matematici e mnemonici durante i due
mesi che secondo l'autore servono
per far ringiovanire il cervello.
IL GRANDE LIBRO
DELLA MEMORIA
G. GOLFERA - E. ROSATI - P. GARZIA
SPERLING & KUPFER EDITORE
II metodo proposto prevede l'associazione di
un'emozione a
ciò che si vuole
memorizzare, stabilendo legami
indissolubili che
fisseranno nella
mente le informazioni. Diventerà
così facile ricordare qualsiasi cosa
torni utile nel lavoro e nello studio.
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