Capitolo 1 L’oscillatore armonico nella meccanica Tratto da L. Pauling, E.B. Wilson, Introduzione alla Meccanica Quantistica, Piccin Editore. 1.1 Risoluzione dell’equazione d’onda Come primo esempio della risoluzione dell’equazione d’onda di Schrödinger per un sistema dinamico sceglieremo l’oscillatore armonico monodimensionale, non solo perché tale sistema fornisce una buona illustrazione dei metodi usati nell’applicazione dell’equazione d’onda, ma anche perché esso è di notevole importanza in applicazioni che saranno discusse in seguito, come il calcolo dell’energia vibrazionale delle molecole. L’energia potenziale può essere scritta, nella forma V (x) = 1/2kx2 = 1/2mω 2 x2 = 2π 2 mν02 x2 dove x è lo spostamento della particella di massa m dalla sua posizione di equilibrio x = 0. Introducendo questa funzione energia potenziale nell’equazione d’onda generale per un sistema monodimensionale − h2 d2 ψ + V (x)ψ = W ψ 8π 2 m dx2 (1.1) si ottiene l’equazione d2 ψ 8π 2 m + (W − 2π 2 mν02 x2 )ψ = 0 dx2 h2 (1.2) che, ponendo per comodità λ = 8π 2 mW/h2 (1.3) α = 4π 2 mν0 /h (1.4) d2 ψ + (λ − α2 x2 )ψ = 0 dx2 (1.5) e diviene 1 2 CAPITOLO 1. L’OSCILLATORE ARMONICO NELLA MECCANICA Vogliamo ora trovare le funzioni ψ(x) che soddisfino tale equazione per tutti i valori di x fra -∞ e +∞ e che siano funzioni d’onda accettabili, e cioè continue, univoche e finite ovunque. Un metodo di risoluzione diretto è l’impiego di uno sviluppo di ψ in serie di potenze di x, i cui coefficienti vengono determinati mediante sostituzione della serie rappresentativa di ψ nell’equazione d’onda. Esiste tuttavia un procedimento molto utile, che può essere utilizzato in questo ed in altri problemi, e che consiste nel determinare la forma di ψ nelle regioni dei valori elevati, positivi e negativi, di x, e nel discutere poi il comportamento di ψ per |x| piccolo introducendo un fattore sotto forma di una serie di potenze (che si riduce poi ad un polinomio). Questo procedimento può essere chiamato il metodo polinomiale. Il primo stadio consiste nella risoluzione asintotica dell’equazione d’onda per |x| molto grande. Per qualsiasi valore della costante W si può trovare un valore di |x| tale che per valori di |x| eguali o maggiori di tale valore, λ sia trascurabile nei confronti di α2 x2 . La forma asintotica dell’equazione d’onda diviene quindi d2 ψ = α 2 x2 ψ dx2 (1.6) Questa equazione è soddisfatta asintoticamente dalle funzioni esponenziali α 2 ψ = e± 2 x in quanto le derivate di ψ hanno come valore α 2 dψ = ±αxe± 2 x dx e α 2 α 2 d2 ψ = α2 x2 e± 2 x ± αe± 2 x dx2 2 e il secondo addendo di ddxψ2 è trascurabile rispetto al primo nella regione considerata. α 2 α 2 Delle due soluzioni asintotiche e− 2 x e e+ 2 x , la seconda non è una funzione d’onda soddisfacente dato che tende rapidamente ad infinito al crescere di |x|: la prima invece consente una trattazione soddisfacente del problema. Per ottenere una soluzione esatta dell’equazione d’onda basata sulla soluzione asintotica e valida nell’intero spazio delle configurazioni (−∞ < x < +∞) introduciamo ora come fattore una serie di potenze di x e determiniamone i coefficienti introducendo la funzione cosı̀ ottenuta nell’equazione d’onda. α 2 Sia ψ = e− 2 x f (x). Allora α 2 d2 ψ = e− 2 x {α2 x2 f − αf − 2αxf 0 + f 00 } 2 dx dove f 0 e f 00 rappresentano rispettivamente α 2 dividendo per e− 2 x , si ottiene df dx e d2 f dx2 . f 00 − 2αxf 0 + (λ − α)f = 0 Sostituendo in 1.5 e (1.7) (i termini in α2 x2 f si elidono). Conviene ora introdurre una nuova variabile ξ, legata a x dall’equazione √ ξ = αx (1.8) 1.1. RISOLUZIONE DELL’EQUAZIONE D’ONDA 3 √ e rappresentare la funzione f ( αx) con il simbolo H(ξ). L’equazione differenziale 1.7 diviene allora dH d2 H λ − 2ξ + −1 H =0 (1.9) dξ 2 dξ α Rappresentiamo ora H(ξ) come una serie di potenze e calcoliamone le derivate X H(ξ) = aν ξ ν = a0 + a1 ξ + a2 ξ 2 + a3 ξ 3 + ... ν X dH = νaν ξ ν−1 = a1 + 2a2 ξ + 3a3 ξ 2 + ... dξ ν X d2 H = ν(ν − 1)aν ξ ν−2 = 1 · 2a2 + 2 · 3a3 ξ + ... 2 dξ ν Sostituendo queste espressioni, l’equazione 1.9 assume la forma 1 · 2a2 + 2 · 3a3 ξ + 3 · 4a4 ξ 2 + 4 · 5a5 ξ 3 + ... −2a1 ξ − 2 · 2a2 ξ 2 − 2 · 3a3 ξ 3 − .... λ λ λ λ + − 1 a0 + − 1 a1 ξ + − 1 a2 ξ 2 + − 1 a3 ξ 3 + .... = 0 α α α α Perché questa serie si annulli per tutti i valori di ξ, cioè perché H(ξ) sia una soluzione di 1.9, i coefficienti di ciascuna potenza di ξ devono annullarsi separatamente: λ 1 · 2a2 + − 1 a0 = 0, α λ − 1 − 2 a1 = 0, 2 · 3a3 + α λ − 1 − 2 · 2 a2 = 0, 3 · 4a4 + α λ 4 · 5a5 + − 1 − 2 · 3 a3 = 0, α o, in generale, per il coefficiente di ξ ν , (ν + 1)(ν + 2)aν+2 + o anche aν+2 λ α λ − 1 − 2ν aν = 0 α − 2ν − 1 ν =− a (ν + 1)(ν + 2) (1.10) Questa espressione è una formula ricorrente che permette di calcolare successivamente i coefficienti a2 , a3 , a4 , ... in funzione di a0 e a1 , che sono arbitrari. Se si pone a0 eguale a zero, compaiono solo potenze dispari: con a1 eguale a zero, solo potenze pari. Per valori arbitrari del parametreo λ le serie cosı̀ trovate contengono un numero infinito di termini e non corrispondono a funzioni d’onda soddisfacenti perchè, 4 CAPITOLO 1. L’OSCILLATORE ARMONICO NELLA MECCANICA Figura 1.1: Livelli energetici per l’oscillatore armonico secondo la meccanica ondulatoria. come vedremo, il valore delle serie cresce troppo rapidamente con x e quindi la funzione completa, pur contenendo come fattore l’esponenziale negativo, cresce oltre ogni limite al crescere di x. Per dimostrare questa affermazione si confronti 2 la serie che rappresenta H con quella per eξ , 2 eξ = 1 + ξ 2 + ξ4 ξ6 ξν + + ... + ν + 2! 3! 2 ! ξ ν+2 + ... +1 ! ν 2 (1.11) Per valori di ξ elevati i primi termini delle due serie sono trascurabili. Indichiamo con c il rapporto fra i coefficienti del termine ν-esimo nello sviluppo di H(ξ) e 2 dell’analogo termine ξ ν nello sviluppo di eξ , cioè aν /bν = c. Per valori di ν abbastanza grandi da 1.10 e 1.11 si ottengono le relazioni asintotiche aν+2 = cosicché 2 aν ν e bν+2 = 2 bν ν aν+2 aν = =c bν+2 bν se ν è abbastanza grande. Pertanto i termini superiori dello sviluppo in serie 2 di H differiscono da quelli dello sviluppo di eξ solo per un fattore costante e quindi per valori elevati di |ξ|, quando i primi termini sono trascurabili, H si 2 2 comporterà come eξ e il prodotto e− ξ2 H si comporterà in tale regione come 2 e+ ξ2 , dando quindi luogo a una funzione d’onda inaccettabile perché divergente. Dobbiamo quindi scegliere quei valori del parametro λ che fanno sı̀ che lo sviluppo di H si interrompa dopo un numero finito di termini, dando luogo ad un polinomio. Si ottiene in questo modo una funzione d’onda soddisfacente 2 perchè il fattore esponenziale negativo e− ξ2 fa tendere la funzione a zero per valori di |ξ| elevati. Dall’equazione 1.10 risulta che il valore di λ che provoca l’interruzione della serie dopo il termine n-esimo è λ = (2n + 1)α (1.12) 1.2. LE FUNZIONI D’ONDA PER L’OSCILLATORE ARMONICO 5 è inoltre necessario porre uguale a zero il valore di a0 o di a1 , a seconda che n sia dispari o pari, dato che la scelta opportuna del valore di λ può provocare l’interruzione della serie pari o dispari, ma non di entrambe. Le soluzioni sono quindi o funzioni pari o funzioni dispari di ξ. Questa condizione è sufficiente a garantire che l’equazione d’onda 1.5 abbia soluzioni soddisfacenti ed è anche una condizione necessaria: nessun altro valore di λ conduce a soluzioni soddisfacenti. Per ogni valore intero 0, 1, 2, 3,... di n, che possiamo chiamare il numero quantico del corrispondente stato dell’oscillatore, esiste una soluzione soddisfacente dell’equazione d’onda. Il modo diretto nel quale il numero quantico compare nella trattazione dell’equazione d’onda, come grado di polinomio H(ξ), è particolarmente soddisfacente, mentre non lo è l’arbitraria introduzione di multipli interi o semi-interi di h per l’integrale d’azione della vecchia teoria quantistica. La condizione per l’esistenza della funzione d’onda n-esima diviene W = Wn = (n + 1/2)hν0 , n = 0, 1, 2, ... (1.13) se al posto di λ e di α si sostituiscono i rispettivi valori (vedi equazioni 1.3 e 1.4). La sola differenza rispetto al risultato W = nhν0 ottenuto mediante la vecchia teoria quantistica consiste nel fatto che tutti i livelli energetici sono spostati verso l’alto, come mostrato in fig. 1.1, di una quantità pari alla metà della separazione fra i livelli stessi, la cosiddetta energia del punto zero 1/2hν0 . Si vede quindi che anche nel suo stato più basso il sistema possiede un’energia superiore a quella che avrebbe se si trovasse a riposo nella sua posizione di equilibrio. L’esistenza di un’energia del punto zero, che conduce ad un miglior accordo con i dati sperimentali, è un aspetto importante della meccanica quantistica, e si presenta in numerosi problemi. Esattamente come nella trattazione della vecchia teoria quantistica, la frequenza emessa o assorbita in una transizione fra livelli energetici adiacenti è uguale alla frequenza di vibrazione classica ν0 . 1.2 Le funzioni d’onda per l’oscillatore armonico e la loro interpretazione fisica Per ognuno degli autovalori Wn dell’energia è possibile costruire mediante la formula ricorrente 1.10 una soluzione soddisfacente dell’equazione d’onda 1.2. I livelli energetici di questo tipo, ad ognuno dei quali corrisponde solo una funzione d’onda indipendente, vengono detti non degeneri per distinguerli dai livelli energetici degeneri, ai quali corrisponde più d’una funzione d’onda indipendente. La soluzione dell’equazione 1.2 può essere scritta nella formula ψn (x) = Nn e− ξ2 2 Hn (ξ) (1.14) √ dove ξ = αx. Hn (ξ) è un polinomio di grado n nella variabile ξ e Nn è una costante il cui valore viene scelto in modo da normalizzare la ψn , cioè in modo tale che ψn soddisfi la relazione Z +∞ −∞ ψn∗ (x)ψn (x)dx = 1 (1.15) 6 CAPITOLO 1. L’OSCILLATORE ARMONICO NELLA MECCANICA Figura 1.2: La funzione d’onda ψ0 (ξ) per lo stato fondamentale dell’oscillatore armonico (a sinistra) e la funzione d’onda di distribuzione della probabilità |ψ0 (ξ)|2 (a destra). La funzione di distribuzione classica per un oscillatore armonico avente la stessa energia totale è data dalla curva tratteggiata. dove ψn∗ è la complessa coniugata di ψn (in questo caso identica a ψn ). Nel prossimo paragrafo discuteremo più particolareggiatamente la natura e le proprietà di queste soluzioni ψn . La prima soluzione, che corrisponde allo stato di minima energia per il sistema, è α 14 α 14 ξ2 α 2 e− 2 = e− 2 x (1.16) ψ0 (x) = π π ed è rappresentata in fig. 1.2. In base al postulato discusso in precedenza, ψ0∗ ψ0 = ψ02 , anche questa rappresentata in fig. 1.2, e costituisce la funzione di distribuzione della probabilità per la coordinata x. In altre parole la quantità ψ02 (x)dx in un qualsiasi punto x dà la probabilità di trovare la particella nell’intorno dx di quel punto. Si vede dalla figura che in questo caso il risultato della meccanica quantistica è in completo disaccordo con la distribuzione di propabilità che si calcola secondo la meccanica classica per un oscillatore armonico avente la medesima energia. Dal punto di vista classico è più probabile trovare la particella ai punti estremi del suo moto (dove la particella rallenta, si ferma, riprende il suo moto in senso inverso), che sono punti esattamente definiti (la distribuzione di probabilità classica è data dalla linea tratteggiata in fig. 1.2), mentre ψ02 possiede un massimo nell’origine delle x e inoltre si ha una probabilità rapidamente decrescente ma finita di trovare la particella al di fuori della regione consentita classicamente. Questo sorprendente risultato, e cioè la possibilità di una particella di penetrare in una regione in cui la sua energia totale è inferiore all’energia potenziale, è strettamente connesso col principio di indeterminazione di Heisenberg, che conduce alla conclusione che non è possibile misurare esattamente tanto la posizione quanto la velocità di una particella nel medesimo istante. Si può tuttavia dire fin d’ora che il fatto che la funzione di distribuzione della probabilità si estenda nella regione delle energie cinetiche negative non comporta l’abbandono della legge della conservazione dell’energia. La forma di ψn per valori di n più elevati è mostrata in fig. 1.3. Dato che Hn è un polinomio di grado n, ψn avrà n zeri (punti in cui ψn attraversa l’asse delle ascisse). La probabilità di trovare la paticella in tali punti è nulla. Dall’esame della fig. 1.3 si vede che tutte le soluzioni rappresentate hanno un comportamento generale: all’interno della regione del moto consentita classicamente (nella quale V (x) è minore di Wn ) la funzione d’onda oscilla e possiede n zeri, mentre al di fuori di tale regione la funzione d’onda tende rapidamente a zero 1.2. LE FUNZIONI D’ONDA PER L’OSCILLATORE ARMONICO 7 Figura 1.3: funzione d’onda ψn (ξ), n = 1 ÷ 6 per l’oscillatore armonico. La linea orizzontale a tratto grosso indica in ciascun caso la regione percorsa da un oscillatore armonico classico avente la stessa energia totale. in modo esponenziale e non possiede zeri. In questo esempio si vede anche l’illustrazione di un altro principio generale: quanto più il valore di n è elevato, tanto più strettamente la funzione di distribuzione della probabilità data dalla meccanica ondulatoria si approssima all’espressione classica per una particella con la medesima energia. La fig. 1.4 confronta ψ 2 (x) per lo stato con n = 10 con la curva di probabilitá classica per l’oscillatore armonico avente il medesimo valore 21 2 hν0 per l’energia. Si vede che, a parte la rapida fluttuazione della curva data dalla meccanica ondulatoria, l’accordo generale fra le due funzioni è buono. Questo accordo ci permette di visualizzare il moto della particella in un oscillatore armonico quantomeccanico con un moto simile a quello classico, avanti e indietro, con una velocità che è massima al centro dell’orbita e che diminuisce a mano a mano che questa si avvicina alla posizione di massimo scostamento dalla posizione di equilibrio. L’ampiezza dell’oscillazione non può essere considerata costante, come per l’oscillatore classico; possiamo invece immaginarci che la particella oscilli talora con ampiezza molto grande e talora con ampiezza molto piccola, ma di solito con un’ampiezza prossima al valore classico per un oscillatore avente la medesima energia. Anche altre proprietà dell’oscillatore sono compatibili con questa rappresentazione; ad esempio il valore medio quadratico del momento dato dalla meccanica ondulatoria è uguale al valore classico. Una rappresentazione di questo tipo è utile per sviluppare una visione intuitiva delle equazioni della meccanica ondulatoria ma non deve essere presa troppo sul serio in quanto non è completamente soddisfacente. Ad esempio tale rappresentazione non può essere riconciliata con l’esistenza di zeri nella funzione d’onda per gli stati stazionari, che corrispondono a punti nei quali la funzione di distribuzione della probabilità si annulla. 8 CAPITOLO 1. L’OSCILLATORE ARMONICO NELLA MECCANICA Figura 1.4: Funzione di distribuizone della probabilità |ψ10 (ξ)|2 per lo stato n = 10 dell’oscillatore armonico. Si osservi che il valore medio della funzione è molto prossimo alla funzione di distribuzione della probabilità per l’oscillatore armonico classico avente la stessa energia totale (curva tratteggiata). 1.3 Proprietà matematiche delle funzioni d’onda per l’oscillatore armonico ξ2 I polinomi Hn (ξ) e le funzioni e− 2 Hn (ξ) ottenute nella risoluzione dell’equazione d’onda per l’oscillatore armonico non hanno avuto origine dal lavoro di Schrödinger ma erano ben note ai matematici in relazione ad altri problemi e le loro proprietà sono state studiate a fondo. Per il nostro scopo invece di sviluppare la teoria dei polinomi Hn (ξ), detti polinomi di Hermite, dalla relazione fra i coefficienti successivi data dall’equazione 1.10, è più conveniente definirli mediante un’altra relazione: dn e−ξ Hn (ξ) = (−1) e dξ n 2 n ξ2 (1.17) Dimostreremo nel seguito che questa definizione conduce alla medesima funzione che si ricava dall’equazione 1.10. Una terza definizione comporta l’impiego di una funzione generatrice, un metodo utile in molti calcoli e che è applicabile ad altre funzioni. La funzione generatrice dei polinomi di Hermite è S(ξ, s) ≡ eξ 2 −(s−ξ)2 ≡ ∞ X Hn (ξ) n s n! n=0 (1.18) 2 2 Questa identità nella variabile ausiliaria s significa che se la funzione eξ −(s−ξ) viene sviluppata in serie di potenze di s, i coefficienti delle successive potenze di s sono proprio i polinomi di Hermite Hn (ξ) moltiplicati per 1/n!. Per mostrare l’equivalenza delle due definizioni 1.17 e 1.18 deriviamo n volte rispetto a s e facciamo quindi tendere a zero s usando una e poi l’altra espressione per S. I 1.3. PROPRIETÀ MATEMATICHE DELLE FUNZIONI D’ONDA 9 termini con ν < n si annullano nella derivazione e quelli con ν > n si annullano per s → 0 lasciando solo il termine con ν = n: ! n ∂ S ∂ n X Hν (ξ)sν = = Hν (ξ) ∂sn s→0 ∂sn ν ν! s→0 e ∂nS ∂sn 2 = s→0 ∂ n eξ −(s−ξ) ∂sn 2 ! =e s→0 2 ξ2 = e (−1) n 2 ∂ n e−(s−ξ) ∂ξ n ξ2 ∂ n e−(s−ξ) ∂(s − ξ)n ! = (−1)n eξ s→0 2 ! dn e−ξ dξ n = s→0 2 Confrontando queste due equazioni vediamo che si ottiene l’equazione 1.17: le due definizioni di Hn (ξ) sono quindi equivalenti. L’equazione 1.17 è utile per ottenere le singole funzioni mentre l’equazione 1.18 è spesso utile per ricavare le loro proprietà, come nel caso che discuteremo ora. Per dimostrare che le funzioni ora definite sono identiche a quelle usate nella risoluzione del problema dell’oscillatore armonico cerchiamo l’equazione differenziale soddisfatta dalle Hn (ξ). E’ conveniente innanzitutto ottenere alcune relazioni tra i polinomi di Hermite successivi e le loro derivate. Si osservi che, 2 2 essendo S = eξ −(s−ξ) , la sua derivata parziale rispetto a s è data dall’equazione ∂S = −2(s − ξ)S ∂s P Hn (ξ) n derivando analogalmente la serie S = n! s ed eguagliando le due diverse espressioni per ∂S/∂s , si ottiene l’equazione X Hn (ξ) X Hn (ξ) sn−1 = −2(s − ξ) sn (n − 1)! n! n n o, raccogliendo i termini corrispondenti alla medesima potenza di s: X Hn+1 (ξ) Hn−1 (ξ) Hn (ξ) +2 − 2ξ sn = 0 n! (n − 1)! n! n Dato che questa equazione è vera per tutti i valori di s, i coefficienti di ciascuna potenza di s devono essere zero; si ottiene cosı̀ la seguente formula ricorrente per i polinomi di Hermite Hn+1 (ξ) − 2ξHn (ξ) + 2nHn−1 (ξ) = 0 Analogalmente, derivando rispetto a ξ, si ottiene l’equazione ∂S = 2sS ∂ξ che dà, esattamente nello stesso modo visto più sopra, l’equazione X H 0 (ξ) Hn (ξ) n+1 n n s −2 s =0 n! n! n (1.19) 10 CAPITOLO 1. L’OSCILLATORE ARMONICO NELLA MECCANICA o anche Hn0 (ξ) = dHn (ξ) = 2nHn−1 (ξ) dξ (1.20) che contiene la derivata prima dei polinomi di Hermite. Questa equazione può essere ulteriormente derivata rispetto a ξ per ottenere espressioni contenenti derivate superiori. Le equazioni 1.19 ed 1.20 conducono all’equazione differenziale per Hn (ξ): dalla 1.20 si ottiene infatti 0 Hn00 (ξ) = 2nHn−1 (ξ) = 4n(n − 1)Hn−2 (ξ) (1.21) mentre la 1.19 può essere trascritta nella forma Hn (ξ) − 2(ξ)Hn−1 (ξ) + 2(n − 1)Hn−2 (ξ) = 0 (1.22) che facendo uso delle equazioni 1.20 e 1.21, diviene Hn (ξ) − 1 00 2ξ 0 H (ξ) + H (ξ) = 0 2n n 2n n o anche Hn00 (ξ) − 2ξHn0 (ξ) + 2nHn (ξ) = 0 (1.23) Se si pone 2n al posto di αλ − 1, come risulta dall’equazione 1.12, la 1.23 risulta identica all’equazione 1.9 ottenuta nella trattazione del problema dell’oscillatore armonico. Dato che questa equazione ha per ogni valore di n un’unica soluzione che si comporta correttamente all’infinito, i polinomi Hn (ξ) sono proprio polinomi di Hermite. Le funzioni √ ξ2 Ψn (x) = Nn · e− 2 · Hn (ξ), ξ = αx (1.24) sono chiamate funzioni ortogonali di Hermite; come si è visto esse sono le funzioni d’onda per l’oscillatore armonico. Il valore di Nn che fa sı̀ che sia R +∞ ψn2 (x)dx = 1, cioè che normalizza ψn , è −∞ 1/2 α 1/2 1 Nn = π 2n n! (1.25) Le funzioni sono mutuamente ortogonali se l’integrale del prodotto di due qualsiasi di esse esteso all’intero spazio delle configurazioni si annulla: Z +∞ ψn (x)ψm (x)dx = 0 n 6= m (1.26) −∞ Per dimostrare l’ortogonalità delle funzioni e per calcolare la costante di normalizzazione data dall’equazione 1.25, è conveniente considerare due funzioni generatrici: X Hn (ξ) 2 2 S(ξ, s) = sn = eξ −(s−ξ) n! n T (ξ, s) = X Hm (ξ) m m! tm = eξ 2 −(t−ξ)2 1.3. PROPRIETÀ MATEMATICHE DELLE FUNZIONI D’ONDA 11 Utilizzando tali funzioni si ottengo le relazioni +∞ Z 2 ST e−ξ dξ = XX −∞ Z +∞ e n −s2 −t2 +2sξ+2tξ−ξ 2 sn tm Z +∞ Hn (ξ)Hm (ξ) −ξ2 e dξ n!m! −∞ m dξ = e 2st Z +∞ 2 e−(ξ−s−t) d(ξ − s − t) = −∞ −∞ √ πe2st = √ π 1+ 2st 22 s2 t2 2n sn tn + + .... + + ..... 1! 2! n! considerando i coefficienti di sn tm nei due sviluppi in serie equivalenti si vede che R +∞ 2 H (ξ)Hm (ξ)e−ξ dξ si deve annullare per n 6= m e deve prendere il valore −∞ √ n 2n n! π per m = n; di conseguenza le funzioni sono ortogonali e la costante di normalizzazione ha il valore prima visto. I primi polinomi di Hermite sono (provare a ricavarli dalla 1.17, o dalla 1.19 ponendo H0 (ξ) = 1): H0 (ξ) =1 H1 (ξ) = 2ξ H2 (ξ) = 4ξ 2 − 2 H3 (ξ) = 8ξ 3 − 12ξ H4 (ξ) = 16ξ 4 − 48ξ 2 + 12 H5 (ξ) = 32ξ 5 − 160ξ 3 + 120ξ 6 4 (1.27) 2 H6 (ξ) = 64ξ − 480ξ + 720ξ − 120 H7 (ξ) = 128ξ 7 − 1344ξ 5 + 3360ξ 3 − 1680ξ H8 (ξ) = 256ξ 8 − 3584ξ 6 + 13440ξ 4 − 13440ξ 2 + 1680 H9 (ξ) = 512ξ 9 − 9216ξ 7 + 48384ξ 5 − 80640ξ 3 + 30240ξ H10 (ξ) = 1024ξ 10 − 23040ξ 8 + 161280ξ 6 − 403200ξ 4 + 302400ξ 2 − 30240 La lista può facilmente essere estesa facendo uso della formula ricorrente data dall’equazione 1.19. La fig. 1.3 mostra alcune delle prime funzioni d’onda, cioè le funzioni date dall’equazione 1.24. Mediante le funzioni generatrici S e T possiamo calcolare alcuni importanti integrali implicanti ψn . possiamo ad esempio studiare l’integrale che, come si vedrà, determina la probabilità della transizione dallo stato n allo stato m. Tale integrale è Z +∞ xnm = Nn Nm α ψn ψm xdx = −∞ Usando S e T si ottiene la relazione Z +∞ XX 2 ST e−ξ ξdξ = −∞ = e2st Z +∞ −∞ n 2 m e−(ξ−s−t) ξdξ = e2st Z +∞ −∞ 2 Hn Hm e−ξ ξdξ (1.28) −∞ 1 n m s t n!m! Z +∞ Z +∞ 2 Hn Hm e−ξ ξdξ −∞ 2 e−(ξ−s−t) (ξ − s − t)d(ξ − s − t) 12 CAPITOLO 1. L’OSCILLATORE ARMONICO NELLA MECCANICA +e 2st Z +∞ (s + t) 2 e−(ξ−s−t) d(ξ − s − t) −∞ √ Il primo integrale si annulla e il secondo vale π. Sviluppando l’esponenziale si ottiene √ 22 s3 t2 2n sn+1 tn π s + 2s2 t + + .... + + .... 2! n! 22 s2 t3 2n sn tn+1 +t + 2st2 + + ..... + + .... (1.29) 2! n! Confrontando i coefficienti di sn tm si vede quindi che xnm deve essere zero tranne che per m = n ± 1 (nella 1.29 compaiono solo termini con potenze m = n ± 1, questo significa che tutte le altre potenze con m 6= n ± 1 hanno coefficiente nullo); in quest’ultimo caso il suo valore è r n+1 (1.30) xn,n+1 = 2α r n xn,n−1 = (1.31) 2α Si vedrà nel seguito che questo risultato comporta che per l’oscillatore armonico sono possibili solo transizioni fra livelli energetici adiacenti.