Coordinate astronomiche LA LEZIONE Introduzione L’immagine del cielo stellato può essere descritta proiettando ogni corpo su una sfera ideale di raggio arbitrario, chiamata sfera celeste, della quale l’osservatore occupa il centro. Quest’approssimazione è resa possibile dal fatto che le stelle sono così lontane dalla Terra che possono considerarsi tutte a una stessa distanza arbitraria, fissata dal raggio della sfera. In questo modo, così come la posizione di un punto sul globo terrestre è identificata dalle sue coordinate (longitudine e latitudine geografiche), un astro può essere individuato sulla sfera celeste da una coppia di coordinate curvilinee opportunamente scelte che fanno riferimento a un cerchio massimo (intersezione della sfera con un piano che passa per il suo centro), detto cerchio base, sul quale si fissano un’origine P e un verso di percorrenza. Per ogni punto S della sfera celeste, si traccia la minima distanza sferica di esso dal cerchio base, che incontra quest’ultimo in S, assumendo come positivo uno dei due emisferi in cui il cerchio base divide la sfera: in generale (Fig.1), si definisce ascissa sferica di S l’ampiezza dell’arco PS (contata con segno positivo nel verso che va da P a S) e ordinata sferica di S l’ampiezza dell’arco SS (contata con segno positivo nell’emisfero assunto come tale). Fig.1 Elementi di base per un sistema di coordinate astronomiche Il cerchio base è scelto in funzione degli elementi astronomici di riferimento utilizzati (orizzonte, eclittica, equatore celeste ecc.), che stabiliscono i diversi sistemi di coordinate. L’uso della sfera celeste, per come è definita, permette d’individuare soltanto le direzioni di osservazione dei corpi contenuti in essa e non la loro distanza dall’osservatore; è invece possibile misurare la distanza angolare tra gli astri (ma non quella lineare). I sistemi di coordinate si distinguono in locali e assoluti, in base alla definizione degli elementi di riferimento. Le coordinate locali dipendono dalla posizione dell’osservatore e dall’istante di osservazione, mentre le coordinate assolute ne sono indipendenti e pertanto hanno una maggiore validità e una più diffusa applicazione. Nella descrizione degli elementi astronomici che seguono e dei corrispondenti sistemi di coordinate astronomiche è conveniente fare ripetutamente riferimento alle figure inserite, che consentono di alleggerire il peso delle definizioni elencate mediante la loro visualizzazione. Elementi astronomici di riferimento Tali elementi sono collegati ai moti di rotazione della Terra su sé stessa e di rivoluzione attorno al Sole, nonché all’appartenenza del Sole alla nostra galassia. La rotazione della Terra avviene attorno a un asse immaginario detto asse del mondo, che, prolungato, interseca la sfera celeste in due punti, ossia nei poli celesti: il polo Nord celeste (opposto al polo Sud) è quello per il quale la rotazione apparente della sfera celeste, dovuta alla rotazione terrestre, avviene, rispetto all’asse del mondo, nel verso orario. Il piano passante per il centro della sfera celeste e perpendicolare alla linea che congiunge i due poli interseca la sfera celeste lungo un cerchio massimo detto equatore celeste (Fig.2): esso appartiene al piano che contiene l’equatore terrestre e separa l’emisfero settentrionale (boreale) da quello meridionale (australe). I piani perpendicolari alla linea dei poli identificano sulla sfera celeste dei cerchi paralleli all’equatore celeste e decrescenti procedendo verso i poli detti paralleli celesti, mentre i piani che passano per la linea dei poli e sono perpendicolari all’equatore celeste individuano come cerchi massimi i meridiani celesti (o cerchi orari, perché ogni ora ciascuno di essi passa davanti a un osservatore). La linea verticale che passa per un osservatore posto sulla superficie terrestre (individuata fisicamente dalla direzione che assume il filo a piombo) incrocia la sfera celeste nei due punti zenit e nadir, rispettivamente dalla parte della testa e dei piedi dell’osservatore. Il piano perpendicolare alla verticale che contiene l’osservatore (piano Fig.2 Orizzonte astronomico (horizon), eclittica (ecliptic, in rosso) ed equatore celeste (in arancione), con due paralleli celesti (in giallo). L’asse del mondo (linea immaginaria) individua il polo Nord celeste (NCP) e il polo Sud celeste (SCP). L’eclittica incrocia l’equatore celeste nei due equinozi, di primavera (vernal equinox) e d’autunno (autumnal equinox). Sono indicati i due solstizi, d’estate (summer solstice) e d’inverno (winter solstice) orizzontale) interseca la sfera celeste nel cerchio massimo detto orizzonte celeste (o orizzonte astronomico). I cerchi massimi passanti per lo zenit e il nadir perpendicolarmente all’orizzonte celeste sono detti cerchi verticali: di questi, quello passante anche per i poli celesti è il meridiano celeste (o cerchio meridiano) e quello perpendicolare al cerchio meridiano (primo cerchio verticale) interseca l’orizzonte celeste in due punti corrispondenti all’Est e all’Ovest. Fissato il meridiano celeste di un punto della superficie terrestre preso come riferimento (generalmente l’Osservatorio di Greenwich, G), detto meridiano fondamentale, la longitudine astronomica di un osservatore O è l’angolo formato dai due piani meridiani di G e di O, misurato da 0 a 360° a partire da G in verso orario, mentre la latitudine astronomica di O è l’angolo formato dalla linea dei poli con il piano orizzontale (o dalla verticale con il piano equatoriale), misurato da 0 a 90° a partire dall’orizzonte e con valori positivi o negativi a seconda, rispettivamente, che il polo Nord sia sopra o sotto l’orizzonte. L’eclittica è il cerchio massimo sulla sfera celeste che il Sole percorre apparentemente in un anno, lungo le dodici costellazioni dello Zodiaco. È inclinata di circa 23° 27 sull’equatore celeste, che interseca nei due punti equinoziali (o equinozi): l’equinozio di primavera (punto gamma o punto vernale o primo punto d’Ariete) – in corrispondenza del quale il Sole, nel suo moto lungo l’eclittica, passa da sotto a sopra l’equatore –, e di autunno. I due punti sull’eclittica a 90° dagli equinozi sono detti punti solstiziali (o solstizi). Di seguito sono presentati i diversi sistemi di coordinate astronomiche, con le relative rappresentazioni grafiche. La Fig.3 illustra nel loro insieme, a titolo di confronto, le coordinate che assumono come cerchio base rispettivamente l’orizzonte astronomico, l’equatore celeste e l’eclittica. Fig.3 Sistemi di coordinate astronomiche Il sistema di coordinate orizzontali (o azimutali o altazimutali) Si tratta di un sistema di coordinate locali. Cerchio base è l’orizzonte visivo dell’osservatore (Fig.4), origine è il punto Sud dell’orizzonte, il verso positivo è quello orario o retrogrado (da levante a ponente) e l’emisfero positivo contiene lo zenit; in alcuni sistemi l’origine può essere fissata nel punto Nord dell’orizzonte. L’ascissa sferica prende il nome di azimut ed è definita come l’arco di orizzonte che va dal punto Sud al punto in cui il cerchio verticale che passa per l’astro interseca l’orizzonte; si misura in gradi sessagesimali, da 0° a 360°. L’ordinata sferica è detta altezza ed è l’arco di cerchio verticale che va dall’astro all’orizzonte, ossia la distanza angolare dell’astro dall’orizzonte, positiva quando l’astro si trova Fig.4 Sistema di coordinate orizzontali L'azimut dell'astro nella posizione A' è l'arco di orizzonte NH rispetto all'osservatore C; A'H è l'altezza dell'astro nell'istante considerato; A A' A'' A''' è il percorso apparente dell'astro sopra l’orizzonte; si misura anch’essa in gradi sessagesimali, da 0° a 90°, valori che assume, rispettivamente, quando l’astro si trova all’orizzonte e allo zenit (ossia sulla verticale dell’osservatore). L’angolo complementare dell’altezza è detta distanza zenitale. Il polo Nord ha azimut nullo e altezza uguale alla latitudine dell’osservatore. Un certo numero di stelle (stelle circumpolari), che dipendono dalla posizione dell’osservatore, resta sopra l’orizzonte tutto il giorno (Fig.4a). Fig.4a Stelle circumpolari Ai poli tutte le stelle sono circumpolari e percorrono cerchi coincidenti con i paralleli celesti, mentre all’equatore (dove la Stella polare viene a trovarsi sul piano dell’orizzonte) si muovono lungo archi perpendicolari al piano dell’osservatore, sopra e sotto l’orizzonte. Se ci si sposta dall’equatore ai poli, gli archi percorsi dalle stelle, sempre paralleli tra loro, sono via via più inclinati e aumenta il numero di stelle sopra l’orizzonte. Questo sistema di coordinate serve per determinare le circostanze locali del sorgere e tramontare degli astri, riferite all’orizzonte e alla verticale dell’osservatore, ma non può essere usato per la determinazione delle posizioni assolute delle stelle, dal momento che, a causa dell’apparente rotazione della sfera celeste, azimut e altezza variano con continuità dipendendo dalla posizione geografica e dal tempo, indipendentemente dal moto proprio delle stelle. Sistema di coordinate equatoriali locali Cerchio base è l’equatore celeste (Fig.5), origine è il mezzocielo (per un dato luogo, l'intersezione dell'equatore celeste con il meridiano del luogo, ossia il punto dell'equatore celeste che ha la massima altezza sull'orizzonte del luogo), il verso di percorrenza è orario. L’ascissa sferica è l’angolo orario, ossia la distanza angolare tra il mezzocielo e il meridiano dell’astro; si misura in ore, minuti e secondi, da 0 a 24h. L’ordinata sferica è la declinazione, vale a dire la distanza angolare dell’astro dall’equatore celeste, misurata su un Fig.5 Sistema di coordinate equatoriali locali arco di meridiano celeste in gradi sessagesimali da 0 a 90° positivamente sopra l’equatore. Mentre l’angolo orario dipende dalla posizione geografica e nel giro di un giorno assume tutti i valori da 0 a 24 h, la declinazione è una coordinata assoluta, che unita all’ascensione retta definisce il sistema di coordinate equatoriali assolute seguente. Sistema di coordinate equatoriali assolute Anche in questo caso, il cerchio base è l’equatore celeste, mentre l’origine è il primo punto d’Ariete (punto gamma) e il verso di percorrenza è antiorario (verso Est), contrario quindi a quello dell’angolo orario (Fig.6). L’ascissa sferica è l’ascensione retta , definita come la distanza angolare tra il meridiano che passa per l’astro e il meridiano che passa per il primo punto d’Ariete; si misura in ore, minuti e secondi, da 0 a 24h. L’ordinata sferica è la declinazione , descritta nel sistema precedente. Questo sistema di coordinate assolute è usualmente utilizzato nei cataloghi stellari che riportano le posizioni degli astri nel cielo. Il punto gamma, origine del sistema, non si mantiene tuttavia fisso nel corso del tempo, a causa di una lenta variazione delle posizioni dell’equatore celeste e dell’eclittica dovuta Fig.6 Sistema di coordinate equatoriali assolute al moto di precessione dell’asse terrestre per effetto dell’attrazione esercitata dal Sole e dalla Luna (precessione degli equinozi, Fig.7). Per ovviare alla corrispondente lenta variazione delle coordinate equatoriali, negli atlanti celesti è necessario fare riferimento alla posizione del punto gamma a una data epoca. Fig.7 Precessione degli equinozi. Il piano dell’eclittica coincide con il piano della figura, in modo che la circonferenza rappresenta il percorso ciclico che il polo Nord celeste N compie attraverso le costellazioni indicate (con un periodo di circa 26.000 anni) in seguito alla precessione dell’asse terrestre attorno all’asse passante per il centro della Terra O e perpendicolare al piano dell’eclittica: la freccia indica il verso di rotazione della precessione e lo zero sulla circonferenza corrisponde alla posizione di N all’inizio dell’era cristiana. Attualmente N è diretto verso la stella α (stella polare) dell’Orsa Minore; tra circa 14.000 anni, sarà diretto verso la stella α (Vega) della costellazione della Lira Sistema di coordinate eclitticali ( di Per questo sistema di coordinate assolute il cerchio base è l’eclittica e l’origine il punto gamma Fig.8), con verso di percorrenza antiorario (verso Est). L’ascissa sferica è la longitudine celeste (o eclitticale) , misurata in gradi da 0 a 360° o in ore (tenendo presente che 1h=15°) a partire dal punto gamma. L’ordinata sferica è la latitudine celeste (o eclitticale) , ossia la distanza angolare un astro dall’eclittica, misurata in gradi sessagesimali da 0 a 90°, positivamente sopra l’eclittica. Tale sistema di coordinate è particolarmente utile per la determinazione delle posizioni dei pianeti del Sistema solare, dal momento che essi si muovo attorno al Sole lungo orbite che risultano quasi complanari con Fig.8 Sistema di coordinate eclitticali. L'equatore celeste è inclinato di circa 23° 27' rispetto al piano dell'eclittica l’eclittica. Se indichiamo con l’angolo di inclinazione dell’eclittica con l’equatore celeste (circa 23° 27), si ha che il polo Nord ha longitudine celeste di 90° e latitudine celeste di 90°-. Anche l’angolo varia lentamente nel tempo (e conseguentemente le coordinate eclitticali) a causa della lenta variazione delle posizioni dell’equatore celeste e dell’eclittica, per cui bisogna fare riferimento all’eclittica di una data epoca. Sistema di coordinate galattiche Il cerchio base di questo sistema di coordinate assolute è l’equatore galattico (Fig.9), mentre l’origine è nel centro della Via Lattea, nella costellazione del Sagittario (anticamente l’origine era data dall’intersezione dell’equatore galattico con l’equatore celeste, nella costellazione dell’Aquila) con verso di percorrenza antiorario. Il piano galattico è convenzionalmente individuato dal piano mediano della distribuzione dell’idrogeno neutro nel disco galattico. L’ascissa sferica è la longitudine galattica, misurata in gradi sessagesimali da 0 a 360° a partire dall’origine. L’ordinata sferica è la latitudine galattica, vale a dire la distanza angolare di un astro Fig.9 Sistema di coordinate galattiche Il centro della Via Lattea, nella costellazione del Sagittario, ha coordinate equatoriali α (ascensione retta) e δ (declinazione) dall’equatore galattico, misurata in gradi sessagesimali da 0 a 90°, positivamente sopra l’equatore galattico. L’uso di questo sistema è particolarmente utile per la localizzazione di corpi celesti nella Via Lattea e per l’astronomia stellare statistica. Il tempo La variabile tempo è definita prendendo come riferimento il moto apparente del Sole e delle stelle sulla volta celeste e la rotazione della Terra attorno al suo asse. Con riferimento al moto apparente del Sole, si definisce anno solare (o tropico) e giorno solare l’intervallo di tempo che intercorre fra due successivi passaggi del Sole rispettivamente all’equinozio di primavera (punto vernale) e al meridiano superiore del luogo di osservazione. Poiché il Sole si muove lungo l’eclittica con velocità variabile, il giorno solare varia durante l’anno; per eliminare il problema che ne deriva nella misurazione del tempo, si considera un Sole fittizio, detto Sole medio, che percorre con velocità costante l’equatore celeste (non l’eclittica) in un anno tropico. Il giorno solare medio è allora l’intervallo di tempo fra due successivi passaggi, al meridiano superiore del luogo d’osservazione, del Sole medio; un anno tropico comprende 365,242198 giorni solari medi. Il giorno solare medio è suddiviso in 24 parti uguali (ore), l’ora in 60 parti (minuti) e il minuto a sua volta in 60 parti. L’origine del tempo solare medio si fissa, per ogni giorno, all’istante in cui il Sole medio culmina superiormente, cioè transita al meridiano superiore del luogo d’osservazione (mezzogiorno medio). Tempo siderale Il tempo siderale, ts, è definito come l’angolo orario del punto vernale; l’angolo orario ω e l’ascensione retta α di una qualsiasi stella sono legati a ts dalla relazione ts=ω+α, dove gli angoli ω e α sono misurati in ore, minuti, secondi (1h = 15°). Il tempo siderale è perciò di facile e accurata determinazione, dovendosi solo osservare il passaggio al meridiano delle stelle fondamentali, di cui è nota l’ascensione retta: per esse risulta, infatti, in tali condizioni, ω=0, sicché è ts=α. L’intervallo di tempo tra due successivi passaggi del punto vernale al meridiano, detto giorno siderale, è più corto del giorno solare medio: 23 h 56 min 4 s, invece di 24 h. Ciò è dovuto al fatto che mentre la Terra compie una rotazione completa si muove anche attorno al Sole, spostandosi ogni giorno di circa 1° (Fig.10). Questo spostamento è trascurabile quando si ha come riferimento una stella fissa, molto distante dalla Terra, ma non lo è più se invece il punto di riferimento è il Sole. Il giorno siderale può ritenersi quindi corrispondente esattamente al tempo impiegato dalla Terra per compiere una rotazione completa su sé stessa. Fig.10 Confronto fra il giorno siderale e il giorno solare medio Il meridiano di O deve ruotare di circa 1° in più nel giorno solare per trovarsi nuovamente in congiunzione con il Sole (S, Sole; T, Terra) L’istante di passaggio del Sole al meridiano locale non coincide, in genere, con il mezzogiorno medio; si dice equazione del tempo il valore (in minuti e secondi) dell’angolo orario del Sole vero, all’istante del mezzogiorno medio. Essa, differenza tra tempo solare medio e tempo solare vero (indicato dalle meridiane), varia durante l’anno (Fig.11) e i suoi valori, lievemente variabili di anno in anno, si trovano negli annuari astronomici e nelle tavole di effemeridi nautiche, che riportano Fig.11 Andamento annuale dell'equazione del tempo (E, differenza tra tempo solare medio e tempo solare vero) anche, per ogni giorno, l’ora siderale a mezzanotte media, il che facilita la conversione del tempo siderale in tempo medio, e viceversa. Tempo civile Sia il tempo solare (medio e vero) sia il tempo siderale sono tempi locali, dipendenti dalla longitudine del luogo d’osservazione; il tempo medio può differire di vari secondi tra due punti di una grande città e di vari minuti tra due di una stessa nazione. Per evitare l’inconveniente, si è divisa la superficie terrestre in 24 fusi orari, delimitati da meridiani spaziati tra loro di 15°, cioè di un’ora, e si è posto il tempo, in tutti i punti di uno stesso fuso, pari al tempo solare medio del meridiano centrale del fuso (il meridiano centrale del primo fuso orario è quello fondamentale delle longitudini, cioè il meridiano di Greenwich). In realtà, la suddivisione dei fusi orari non segue rigorosamente ovunque l’andamento dei meridiani e inoltre in alcune nazioni si adotta talora un tempo (tempo legale) diverso da quello civile del fuso di appartenenza.