Guida alla corretta potatura degli alberi

LE SERATE DELL AMBIENTE
Comune di Crespellano
Assessorato Ambiente
Centro Agricoltura Ambiente G. Nicoli
Crevalcore (BO)
ELEMENTI DI POTATURA
indicazioni tecniche per la corretta potatura delle piante ornamentali
20 GENNAIO 2009
Relatore
Dott. Luca Boriani
Centro Agricoltura Ambiente G. Nicoli
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Indice
Premessa.........................................................................................................4
Come reagiscono le piante alla potatura .........................................................5
Uso del mastice ...............................................................................................6
Quando potare ? ..............................................................................................7
Perché potare ? ...............................................................................................8
Come potare ..................................................................................................10
Capitozzatura ? No, grazie! ...........................................................................13
Potare le conifere...........................................................................................14
Potare gli arbusti da fiore ...............................................................................15
Normativa di riferimento.................................................................................16
Per saperne di più..........................................................................................17
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Premessa
In condizioni normali, un albero collocato nel posto giusto e
correttamente coltivato, in assenza di problematiche specifiche, non
necessita di potature, se non di minima entità.
In città spesso le condizioni normali sono spesso disattese, per diversi
motivi:
scelta di specie poco adatte;
piante confinate in spazi inadeguati alle loro dimensioni e con poco
terreno a disposizione;
impedimenti e limitazioni allo sviluppo (piante vicine, fabbricati, ecc.);
precedenti interventi errati di potatura;
particolari situazioni fitosanitarie.
La corretta tecnica per potare le piante rappresenta un argomento molto
dibattuto, con diverse scuole di pensiero, tra i sostenitori della potatura
drastica e quelli dell autoregolazione delle piante.
In ogni caso, non esistono regole universali adatte per tutti gli alberi di
tutte le specie: ogni pianta rappresenta un individuo a sé stante, con la
sua storia e le sue problematiche.
Pertanto, i modi e i tempi d intervento saranno diversi secondo la specie,
l età della pianta, le condizioni di salute, il luogo dove è collocata e le
finalità che si intende perseguire.
In tutti i modi, fine ultimo della potatura degli alberi in città è non solo
rimediare agli eventuali danni che essi subiscono, ma di regolarne lo
sviluppo, la durata, la resistenza alle malattie, la stabilità e il valore
ornamentale attraverso interventi cesori finalizzati e, allo stesso tempo,
minimizzare le dimensioni dei tagli rispettando il più possibile la naturale
architettura della pianta.
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Come reagiscono le piante alla potatura
potatura = tagli = ferite alla pianta = penetrazione microrganismi patogeni
= rischio di infezioni
la pianta è in grado di reagire a ferite e infezioni isolando le zone infette
o danneggiate con opportuni meccanismi di difesa, al fine di ostacolare
l accesso e la diffusione dei microrganismi patogeni:
1. Rafforzamento di barriere cellulari già esistenti (zone di reazione)
mediante meccanismi chimici.
2. Creazione di nuove barriere cellulari (prodotte dal cambio) di tipo
anatomico e chimico;
3. Isolamento dei tessuti morti e/o infetti dal nuovo tessuto sano;
4. Produzione di callo di cicatrizzazione (sempre dal cambio) che
tenderà a ricoprire la ferita partendo dai bordi;
Qualsiasi lesione alle barriere rappresenta una via ottimale di
penetrazione per organismi patogeni.
La zona strategica per la produzione di callo è rappresentata dal colletto
di corteccia (o collare) in corrispondenza del punto di inserzione del
ramo sul tronco.
La posizione del collare varia a seconda della specie. Nelle latifoglie, in
particolare, la posizione del colletto è identificata da un caratteristico
rigonfiamento dei tessuti.
La cicatrizzazione è influenzata da:
specie (e tipo di legno) e individuo;
condizioni generali della pianta;
epoca di potatura;
dimensioni della ferita;
attrezzi utilizzati per la potatura e loro affilatura.
Attenzione: nelle piante, a differenza che negli animali, cicatrizzazione e
guarigione della ferita non sono la stessa cosa! In questo caso, la
cicatrizzazione è, di fatto, un isolamento dei tessuti colpiti.
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Uso del mastice
L applicazione di mastice alle ferite non garantisce di per sé la
protezione dai patogeni, anzi a volte (specialmente per i mastici
tradizionali) li protegge e ne agevola lo sviluppo.
Altri problemi sono rappresentati dalla causticità di alcuni prodotti e,
con il passare del tempo, dalla fessurazione della pellicola protettiva,
tale da creare vie ottimali di penetrazione.
In commercio esistono mastici attivati con principi attivi fungicidi,
permeabili all aria ma non all acqua, da applicarsi tuttavia soltanto in
casi particolari (rischi di infezione).
Questi nuovi prodotti sono consigliabili specialmente per tagli grossi
(più di 7 centimetri di diametro), mentre i tagli piccoli riescono a
cicatrizzare bene anche senza mastice.
Peraltro i tagli grossi sono da considerarsi eventi di carattere
eccezionale e devono essere il più possibile evitati, prevenendo
quindi il problema.
Negli altri casi, l applicazione di prodotti fungicidi a base di rame (ad
es. Ossicloruro di rame) può essere più utile per la pianta contro molti
patogeni secondari.
Sicuramente l utilizzo del mastice non basta a proteggere la pianta in
caso di potatura drastica e non ottimale: è molto più importante (ed
efficace) effettuare la potatura nel modo giusto e al momento giusto.
Non va applicato mastice dove è presente legno già alterato, ma
soltanto un prodotto fungistatico.
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Quando potare ?
La potatura va effettuata in genere nel periodo di minima attività
vegetativa della pianta, e comunque dopo la caduta delle foglie e prima
dell apertura delle gemme. L epoca ottimale varia a seconda della
specie:
Specie caducifoglie
inizio novembre
fine febbraio.
Specie sempreverdi indicativamente metà dicembre
inizio luglio fine agosto (ma varia secondo la specie).
Branche e rami secchi
fine febbraio e
tutto l anno.
Periodi sconsigliati:
Potatura autunnale precoce, prima o durante la caduta delle foglie.
Si andrebbe a colpire la pianta in un periodo molto delicato
(trasferimento di sostanze di riserva dalle foglie agli organi legnosi),
provocando delle ferite proprio quando i principali funghi patogeni
emettono le spore.
Potatura invernale in periodi troppo freddi. Si rischierebbero infatti
danni da gelo alle superfici di taglio, nel periodo in cui i rami sono
particolarmente fragili.
Potatura primaverile tardiva (da marzo), in fase di apertura delle
gemme. Si andrebbe infatti a colpire la pianta in periodi
estremamente delicati (emissione della nuova vegetazione e
fioritura), provocando gravi stress fisiologici. Da evitarsi specialmente
in caso di caldo anticipato e in specie caratterizzate da fioritura
precoce (pioppi, salici, aceri, ecc.) e/o da cospicua emissione di linfa
(aceri, betulle, carpini, noci, ecc.).
Potatura verde (estiva) quasi sempre sconsigliata, se non per
interventi di minima entità, in quanto deprime la vitalità della pianta.
In genere, il momento più indicato è quindi alla fine
dell inverno.
Sconsigliato infine ogni intervento di potatura (o abbattimento) nel
periodo di riproduzione dell avifauna, esclusi i casi di piante a rischio di
stabilità, al fine di non arrecare eccessivo disturbo agli uccelli nidificanti.
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Perché potare ?
E comunque errato ritenere che le piante non vadano mai potate. Le
piante vanno potate periodicamente, ma con moderazione e avendo ben
chiari gli obiettivi per cui le si pota.
Le piante vanno potate, ad esempio, in questi casi:
Potatura di formazione e Potatura di trapianto
effettuate in vivaio per impostare forma e portamento della chioma e
prima della messa a dimora per ridurre lo stress da trapianto.
Potatura di allevamento
effettuata su piante giovani dopo la messa a dimora per formare una
chioma ben equilibrata e consentire un armonico sviluppo della pianta, in
relazione allo spazio disponibile.
In questo tipo di potatura andrebbe sempre assecondata la forma
naturale nella pianta.
Potatura di mantenimento su piante ormai adulte
potatura di rimonda (eliminazione di rami secchi, danneggiati o
malati);
potatura di contenimento (o riduzione) della chioma;
potatura di alleggerimento (o sfoltimento) della chioma;
potatura di innalzamento delle parti basse della chioma (non oltre il
terzo inferiore), in caso di intralcio al passaggio di pedoni o veicoli;
potatura di rinnovo
ristrutturazione (piante danneggiate da eventi
atmosferici o da errate potature);
spollonatura (eliminazione dei polloni basali) ed eliminazione dei
giovani getti su tronco e branche (succhioni).
Potatura fitosanitaria
per eliminare porzioni di pianta infette o infestate da parassiti;
Potatura di mantenimento ringiovanimento
su alberi vecchi o senescenti;
Una corretta progettazione (scelta della specie e del luogo dove
collocare la pianta) e una corretta potatura di allevamento
prevengono quasi tutte le problematiche future ed evitano
successivi interventi.
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Non sopportano le potature...
Piante a legno dolce ad es. pioppo, salice, catalpa, paulonia, ecc.
In questi casi, il legno è in grado di produrre barriere meno efficaci e
viene attaccato più facilmente dai microrganismi patogeni e colonizzato
dai funghi agenti della carie.
Scarsa reazione ad es. faggio, noce, frassino, quercia, ecc.
In questi casi, la pianta reagisce male alle potature: la cicatrizzazione è
lenta e incompleta e lo sviluppo di nuovi germogli assai limitato: potature
pesanti possono portare, col tempo, anche al deperimento dell intera
pianta.
Problemi fitosanitari ad es. olmo e platano
Queste piante possono essere attaccate da pericolose malattie fungine,
quali la Grafiosi dell olmo (Ceratocystis ulmi) e il Cancro colorato del
platano (Ceratocystis fimbriata), in grado di portare rapidamente a morte
gli esemplari colpiti. Queste malattie penetrano all interno della pianta
attraverso ferite di qualsiasi tipo, compresi i tagli di potatura.
Ripresa vegetativa precoce
ad es. acero, betulla, carpino, noce,
ecc.
Alla fine dell inverno, queste piante manifestano un cospicuo flusso di
linfa. Temperature insolitamente elevate possono inoltre portare a
germogliamenti e fioriture precoci.
La potatura tardiva potrebbe provocare un abbondante emissione di linfa
dalle ferite con gravi stress fisiologici e difficoltà di cicatrizzazione.
In tutti questi casi, la potatura dovrà essere effettuata soltanto se
strettamente necessario, e sempre con interventi di entità limitata,
senza tagli di diametro eccessivo e nei giusti periodi dell anno.
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Come potare
In una pianta adulta, il rapporto legno / foglie cresce progressivamente a
favore del legno. Pertanto, in una pianta adulta è consigliabile limitare le
potature al fine di non diminuire troppo la superficie vegetante e
accelerare il deperimento della pianta.
In condizioni normali, la potatura su piante adulte e in buone condizioni,
non deve asportare più del 25 % delle ramificazioni vive.
Vanno evitati interventi più pesanti al fine di non diminuire troppo la
superficie vegetante e accelerare il deperimento della pianta.
Le tipologie principali di intervento sono due:
Minimizzare le dimensioni dei tagli.
Rispettare la naturale architettura della pianta.
Due tipologie principali di intervento cesorio:
raccorciamento dei rami
diradamento (= asportazione completa) dei rami in sovrannumero
in genere si applica una combinazione delle due:
un raccorciamento eccessivo porta alla formazione di vegetazione
molto densa nella parte più esterna della chioma, ma troppo rada
all interno;
un diradamento eccessivo porta alla formazione di rami lunghi, sottili
e più fragili.
Nei due interventi citati è importante la scelta
del punto dove raccorciare;
dei rami / branche da eliminare e lasciare.
Il raccorciamento dei rami va sempre eseguito secondo la tecnica del
cosiddetto taglio di ritorno, ovvero tagliando in corrispondenza
dell inserimento di una branca laterale, ovvero a livello dei nodi o
biforcazioni, in modo tale da non lasciare porzioni di branca o ramo prive
di giovani vegetazioni apicali (monconi).
Il moncone è infatti destinato a morire senza formazione di callo (non vi è
il collare), rappresentando una via ottimale di penetrazione per i
patogeni.
I due rami, devono avere inoltre dimensioni simili: il ramo di sostituzione
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deve avere un diametro di almeno 1/3 rispetto a quello asportato.
Il raccorciamento di un ramo, anche se eseguito con taglio di ritorno, non
dovrebbe mai interessare più di 1/3 della sua lunghezza.
Nel diradamento vanno eliminati i rami lesionati, quelli male inseriti e/o
male orientati (che crescono in direzione indesiderata) e quelli troppo
appressati al tronco (ovvero aventi un angolo d inserzione troppo
piccolo), al fine di prevenire la formazione di branche codominanti e con
corteccia interclusa (punti di debolezza strutturale della pianta, più facili a
rotture in caso di neve o forte vento
I rami in soprannumero e quelli troppo ravvicinati fra loro (ad es. partenti
dallo stesso punto) vanno opportunamente selezionati.
Le dimensioni dei tagli dovrebbero essere il più possibile limitate e non
superare i 7 centimetri di diametro (ovvero 21 centimetri di
circonferenza), altrimenti difficilmente la ferita riuscirà a cicatrizzare entro
l anno.
Per lo stesso motivo, i tagli praticati non devono mai ledere il collare del
ramo. Il taglio va quindi praticato non a filo del tronco, ma appena sopra
il collare (1 3 centimetri), con andamento parallelo ad esso.
Vanno anche evitati tagli troppo in alto, in maniera tale da lasciare
moncherini di ramo, destinati a seccarsi e a favorire l ingresso di
microrganismi patogeni.
In caso di tagli su piante già potate o danneggiate, non si devono mai
ledere le barriere di cicatrizzazione esistenti. Per questo motivo, i nuovi
tagli non vanno mai praticati a livello delle vecchie ferite.
I bordi del taglio vanno sempre ben rifilati e pareggiati, evitando
sfilacciature, lacerazioni della corteccia o altre irregolarità, in maniera
tale da facilitare la crescita del callo di cicatrizzazione. E quindi
importante sia il tipo di attrezzo utilizzato che il suo grado di affilatura.
In caso di interventi su esemplari malati, gli attrezzi di taglio andranno
opportunamente disinfettati nel passaggio da una pianta all altra.
Il turno di potatura (= ogni quanto potare la pianta) varia a seconda
della pianta e delle sue problematiche. In genere si va da 2 3 anni
(turno corto) a 8 10 anni (turno lungo).
turno lungo = necessità di tagli più energici = minore specializzazione
richiesta = minori costi di esecuzione = maggiori problemi per la pianta
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E sconsigliabile infine eseguire il raccorciamento dei rami sempre nello
stesso punto, al fine di prevenire la formazione e l ingrossamento delle
cosiddette teste di salice , formate dall accumulo disordinato dei
successivi calli di cicatrizzazione, sulle quali si sviluppa un gran numero
di ricacci.
Queste formazioni oltre a influire negativamente sull aspetto estetico
della pianta, rappresentano altrettanti punti di debolezza strutturale
(quindi sono più facili a rotture) e sono più esposte agli attacchi dei
patogeni in caso di tagli e lesioni.
E quindi sufficiente spostare il taglio ogni volta di alcuni centimetri verso
l estremità del ramo.
Nota 1: la corretta scelta della specie e del luogo dove collocare la
pianta evita molti problemi di potatura negli anni successivi
Nota 2: è meglio effettuare molti tagli piccoli piuttosto che pochi
tagli grossi.
Nota 3: la potatura migliore è quella che non si vede !
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Capitozzatura ? No, grazie!
Capitozzatura = drastico raccorciamento di tronco e branche principali
con tagli di grosso diametro o tali da interrompere la crescita apicale del
fusto.
La reazione vigorosa al taglio (emissione di un gran numero di nuovi
germogli) favorisce l erronea convinzione che la pianta si rafforzi .
Intervento assolutamente da evitare per i seguenti motivi:
1. Creazione di grosse ferite non cicatrizzabili, via ottimale di
penetrazione per microrganismi patogeni, e conseguenti gravi rischi di
carie, con formazione di marciumi e cavità, ed altre infezioni
secondarie.
2. Produzione di un gran numero di nuovi rami avventizi (detti scopazzi o
succhioni), più fragili e inseriti molto più debolmente rispetto al ramo
tagliato, con maggiori rischi di stabilità per il futuro.
3. Asportazione di gran parte delle sostanze di riserva, accumulate in
inverno negli organi legnosi della pianta.
4. Drastica riduzione della parte vegetante negli anni successivi e minor
superficie fogliare: di conseguenza: minore disponibilità di sostanze
nutritive (= stress energetico) per le parti residue della pianta. Nel
lungo periodo, la vitalità della pianta può risultare seriamente
compromessa.
5. Riduzione dell apparato radicale in seguito all eliminazione della
chioma sovrastante e alla perdita di sostanze nutritive.
6. Morte dei tessuti della corteccia nei rami più interni a causa
dell improvvisa esposizione diretta alla radiazione solare.
7. Forte diminuzione del valore ornamentale e paesaggistico della
pianta.
Capitozzatura = attacchi di carie al legno + stress energetico +
perdita apparato radicale + nuovi rami più deboli = minore stabilità
della pianta !
Per correggere le alterazioni alla forma della chioma dovute alla
capitozzatura, sono necessari molti anni (anche 10) con continui
interventi di potatura di riforma.
Le alterazioni del legno (carie) non potranno invece mai essere
eliminate.
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Potare le conifere
Dal punto di vista della potatura, le Conifere presentano le seguenti
caratteristiche:
chioma disposta in palchi (abeti, cedri) o in maniera irregolare
(cipressi, tuie);
spoliazione interna: la parte vegetante è concentrata nelle porzioni più
esterne della chioma, mentre all interno le piante tendono a seccarsi;
reagiscono peggio alla potatura rispetto alle latifoglie;
non emettono nuovi rami dal punto di taglio;
il collare di corteccia è assai meno evidente e non presenta
rigonfiamenti.
Per tutti questi motivi, la potatura delle Conifere deve essere il più
possibile limitata, e riguardare, in genere, i seguenti interventi:
rimonda del secco;
diradamento dei rami male orientati;
innalzamento della chioma (eliminazione rami bassi o vicini a terra);
eliminazione dei rami deboli o malati.
Va invece evitato il taglio di raccorciamento sui palchi esistenti (non
nascono nuovi getti e il palco rimarrebbe per sempre mozzato).
Da evitare la cimatura di abeti e cedri, ovvero la drastica asportazione
della cima e della parte terminale del tronco (che risulterebbe mozzato
ad una certa altezza), per le stesse ragioni indicate riguardo alla
capitozzatura.
Per le Conifere è quindi particolarmente importante effettuare un attenta
scelta del sito d impianto, in quanto sarà poi assai difficile effettuare
potature di contenimento.
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Potare gli arbusti da fiore
In questi casi, la potatura è finalizzata a:
eliminare rami secchi, deboli o malati (rimonda);
contenere un eccessivo sviluppo della vegetazione;
ripulire e sfoltire (arieggiamento) esemplari senescenti;
incrementare una fioritura ricca e costante;
incrementare la crescita di nuovi germogli;
mantenere una forma equilibrata.
Gli arbusti autoctoni da siepe generalmente non richiedono interventi
annuali, ma solo una rimonda periodica al fine di eliminare i rami secchi,
malati, o cresciuti in maniera disordinata e, se necessario, una leggera
potatura di contenimento per limitare un eccessivo sviluppo della
vegetazione.
Gli arbusti ornamentali da fiore richiedono invece interventi più frequenti.
Queste specie possono essere suddivise in due grandi categorie
secondo la loro biologia:
Specie a fioritura invernale primaverile
es. forsizia, filadelfo, gelsomino invernale, lillà
si sviluppano in estate e fioriscono sui rami dell anno precedente;
potatura non in primavera (si eliminerebbe gran parte dei fiori) ma
dopo la fioritura, sul verde;
raccorciamento dei rami di circa 2/3 della lunghezza in prossimità di
una gemma, al fine di favorire lo sviluppo estivo di nuovi rami fioriferi
per l anno successivo.
Specie a fioritura estiva autunnale
es. buddleia, ibisco, lagerstroemia
si sviluppano in primavera e fioriscono sui rami dell anno;
potatura sul secco (rami dell anno precedente) alla fine dell inverno;
raccorciamento dei rami più robusto rispetto alle precedenti, con taglio
di ritorno su un ramo secondario o su una gemma.
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Normativa di riferimento
Regolamenti Comunali del Verde
In genere, nei Regolamenti del verde dei Comuni dell area bolognese,
la potatura degli alberi è regolamentata dalle seguenti norme:
1. Divieto di effettuare tagli di diametro superiore ai 7 cm e obbligo di
adottare il taglio di ritorno.
2. Definizione dei periodi nei quali è ammessa la potatura.
3. Limitazioni alla potatura estiva (luglio agosto), solo per interventi
di minima entità, tali da non coinvolgere più del 10 % delle parti
vive della chioma.
4. Divieto di effettuare capitozzatura (equiparata ad abbattimento).
5. Richiesta di autorizzazione per interventi di natura straordinaria.
In particolare, il Regolamento comunale del verde pubblico e
privato approvato e vigente nel Comune di Crespellano, norma la
potatura all art. 7 che si riporta integralmente:
Art. 7 - Potature
Un albero correttamente piantato e coltivato, in assenza di patologie specifiche, non
necessita di potature.
La potatura quindi è un intervento che riveste un carattere di straordinarietà.Fatti
salvi casi particolari debitamente documentati (quali: tutori vivi delle piantate, gelsi,
arte topiaria)o in casi di eventi eccezionali, o valutazioni tecniche che giustifichino
interventi particolari (potature a tutela della sicurezza pubblica o dovute a precedenti
interventi che hanno modificato in modo particolare la struttura arborea), le potature
devono essere effettuate sull esemplare arboreo interessando branche e rami di
diametro non superiore a cm. 7 e praticando tagli all inserimento della branca o ramo
di ordine superiore su quella inferiore, e cioè ai nodi o biforcazioni, in modo da non
lasciare porzioni di branca e di ramo privi di più giovane vegetazione apicale; tale
tecnica risulta comunemente definita potatura a tutta cima tramite tagli di ritorno .
Durante la potatura devono essere lasciati gli anelli di cicatrizzazione.
Gli interventi potranno essere effettuati:
- per le specie decidue: nel solo periodo autunno/inverno (indicativamente da
Novembre a Febbraio);
- per le specie sempreverdi: nei soli periodi di riposo vegetativo (indicativamente nei
periodi compresi dal 15 Dicembre al 15 Febbraio e dal 1 Luglio al 31 Agosto);
interventi sulle branche morte: tutto l anno.
Gli interventi di capitozzatura, cioè i tagli che interrompono la freccia dell albero e
quelli praticati sulle branche, superiori a cm. 20 di diametro, sono considerati, agli
effetti del presente Regolamento, abbattimenti e pertanto assoggettati alle norme di
cui al precedente art. 6, abbattimenti. Tale norma deve essere rispettata per tutti gli
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interventi di capitozzatura.
Gli interventi di potatura non eseguiti secondo le indicazioni del precedente articolo,
comportano, l applicazione di quanto previsto dall art.3, Sanzioni, del presente
Regolamento.
DM 17/4/1998
Disposizioni sulla lotta obbligatoria al cancro
colorato del platano (Ceratocystis fimbriata)
Richiedere l autorizzazione al Servizio Fitosanitario Regionale
(SFR) per qualsiasi intervento riguardante il platano (potatura,
abbattimento, rottura radici), compilando apposito modulo.
Effettuare le potature nel periodo di riposo vegetativo delle piante e
comunque non oltre il 31 marzo.
Disinfettare le superfici dei tagli più grossi con principi attivi
fungistatici (Tiofanate metile).
Disinfettare gli attrezzi di potatura nel passaggio da una pianta
all altra, utilizzando sali quaternari di ammonio, ipoclorito di sodio
(varechina commerciale all 1%) o benzalconio cloruro.
Comunicare tempestivamente al SFR l inizio delle operazioni.
Per saperne di più...
A.A.V.V. (1998)
La qualità del verde. Disciplinare per la migliore
gestione dell ambiente. Il Divulgatore. Anno XXI n. 9 10. Provincia di
Bologna, Centro Divulgazione Agricola: 155 pp.
A.A.V.V. (2005) La qualità del verde. Manuale per la gestione biologica
di parchi e giardini. Il Divulgatore. Anno XXVIII n. 1. Provincia di
Bologna, Centro Divulgazione Agricola: 77 pp.
ANTONAROLI R., GALLERANI N., NEGRONI B. (1996) La potatura
delle piante ornamentali. Alberi e arbusti. Il Divulgatore. Anno XIX n. 1.
Provincia di Bologna, Centro Divulgazione Agricola: 91 pp.
17
Legno compatto
Collare
Parte interna del ramo
Midollo
Il ramo vivo è separato dal tronco da una formazione esterna detta
collare e da un compartimento interno costituito da legno
compatto (da Il Divulgatore, modificato).
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Microrganismi che causano carie
Barriera
In caso di ferite, le barriere create dalla pianta riescono a confinare
al collare i microrganismi fungini in grado di attaccate il legno e
provocare carie (da Il Divulgatore, modificato).
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Se il ramo viene potato in modo errato (ledendo il collare)
l infezione (in rosso) si può allargare a tutto il legno presente al
momento del taglio (da Il Divulgatore, modificato).
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Il collare è evidenziato dal rigonfiamento di corteccia all inserzione del ramo.
Esempi di branche codominanti, più facili a potenziali rotture. Notare la
corteccia inclusa a livello delle biforcazioni, sintomo di fragilità strutturale.
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Taglio di raccorciamento: parziale asportazione di rami con taglio di
ritorno (da Il Divulgatore, modificato).
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Esempi di taglio di ritorno, all inserzione di un altro ramo. Il taglio
eseguito in posizione sbagliata (a livello degli internodi) origina un
moncone che può morire.
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Taglio di diradamento: completa asportazione di rami o branche (da
Il Divulgatore, modificato).
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Il taglio va effettuato appena al disopra dell inserzione del ramo,
rispettando il collare.
La pianta capitozzata (o sottoposta a potature drastiche) emette un
gran numero di nuovi rami avventizi inseriti debolmente sui rami a
livello dei vecchi tagli.
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Esempi di taglio corretto, sopra un ramo laterale (taglio di ritorno) e
a livello del collare).
Esempi di taglio errato, troppo lontano dal collare (lasciando un
moncone), oppure a filo del tronco (lesionando il collare).
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