CHIESA CRISTIANA MILLENARISTA PESCARA CORSO DI STUDI BIBLICI (AD USO INTERNO) ())))))))))))(((((((((((() LEZIONE XI ())))))))))))(((((((((((() “IO TI SCRIVO QUESTE COSE AFFINCHĔ TU SAPPIA COME BISOGNA COMPORTARSI NELLA CASA DI DIO, CHE Ĕ LA CHIESA DELL’ IDDIO VIVENTE, COLONNA E BASE DELLA VERITĂ” ( 1. Timoteo cap. 3 vss. 14/15 ). LEZIONE XI Terza Parte ------- L A C H I E S A ------- ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ I I grandi capovolgimenti politici dei secoli XIX e XX hanno modificato profondamente la struttura della Società, portando le masse popolari alla conquista del potere in molte nazioni, mentre in altre le forze del lavoro, organizzate in potenti sindacati, sono in grado di condizionare l’equilibrio economico e politico dello Stato, determinando il crollo delle strutture feudali della Società. Due conflitti mondiali hanno inoltre provocato il crollo di potenti imperi coloniali, determinando il sorgere di numerosi stati indipendenti in Africa ed in Asia, i quali si affacciano per la prima volta alla ribalta della storia. Il secolo XX si caratterizza in particolar modo per il progresso scientifico che tocca tutti gli altri campi dell’attività umana. Oltre alla scoperta ed al controllo dell’energia nucleare ed alle mirabolanti conquiste spaziali, le quali da sole hanno inaugurato una nuova epoca, non vi è ramo dell’attività umana che non venga studiato e sviluppato, né settore della produzione che non venga potenziato e sfruttato al massimo. Ciò ha provocato l’abbandono di vecchi sistemi e di concetti patriarcali della vita, lo spopolamento graduale delle campagne, il sorgere della civiltà industriale, che ha portato grandi masse verso le città. La Società odierna si trasforma continuamente; rimette in discussione e rigetta tutti quei principî etici e spirituali che per millenni guidarono il cammino dell’umanità; distrugge tutti i miti del passato, indirizzando l’individuo verso più realistiche concezioni di vita. L’uomo oggi non si interessa più di problemi spirituali, non ama la speculazione teologica, rimane indifferente davanti al sentimento religioso, sottoponendosi solo all’osservanza formale di alcuni riti praticati dalle Chiese, più che altro per quieto vivere o per una vaga superstizione non ancora scomparsa. Se la Società odierna ha una religione, essa è rappresentata dalla scienza e dal tecnicismo; se ha un Dio, esso è il “dio macchina”. Ma vi è anche un’altra forma di religione che ha conquistato le masse oggidì; una religione con migliaia di idoli, molto più numerosi di quelli dell’antico Egitto, di Babilonia, della Grecia e di Roma, anzi di tutti essi messi insieme, costituiti dalle varie “stelle” del firmamento cinematografico, musicale, sportivo, i cui altari sono costituiti dalla celluloide, dai dischi a non so quanti “giri” o prese in giro, dagli stadi entro i quali folle immense vanno ad “adorare”. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ DOMANDE: a) Quali trasformazioni hanno portato in seno alla Società del nostro tempo i capovolgimenti di questi ultimi due secoli? b) In che cosa si caratterizza questo ventesimo secolo? c) Quali sono gli indirizzi della Società odierna? d) Qual è la nuova professione “religiosa” delle masse? ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ II Preso atto di questo processo evolutivo della Società, i vari conduttori della Cristianità si chiedono se sia lecito che la “Chiesa” vi rimanga assente o se una sua partecipazione alle attività secolari possa correggere certe storture, evitare o limitare alcune degenerazioni pur senza impedirne il progresso, ma indirizzandolo verso concezioni più cristiane della vita. L’argomento è di attualità ed interessa più o meno tutte le Chiese della Cristianità, molte delle quali (Cattolicesimo romano, Ortodossìa, Anglicanesimo, Protestantesimo) già da diversi secoli collaborano attivamente con il potere civile, mentre le altre, vissute sino ad ora in una condizione di isolamento, si pongono per la prima volta il problema della loro unificazione e del loro inserimento nelle attività secolari, sotto lo specioso pretesto di far sentire la “presenza” della Chiesa ovunque. Prima di esaminare la Parola di Dio, sarà bene tuttavia tracciare una breve sintesi della cooperazione tra lo Stato e la Chiesa, nel corso dell’età del Vangelo. Diciamo subito senza equivoci che tale cooperazione iniziò dopo l’editto di Milano, allorché si avviò quel processo di trasformazione e mondanizzazione della Società cristiana. Questa aveva tentato, con successo, di conquistare l’Impero alla fede di Cristo; questa fede si sparse ovunque, trionfando sul paganesimo che, dopo una lenta agonìa, cesso di esistere. Ma, come scrive uno scrittore contemporaneo, più che la conversione di Cesare al Cristianesimo, avviene la conversione del Cristianesimo al cesarismo, che è come dire al paganesimo, risorto sotto la vernice cristiana. Questa collaborazione portò a maturazione l’episcopato monarchico (che nel linguaggio apocalittico viene chiamato “nicolaismo”), il quale sfociò inevitabilmente nel cesaro-papismo prima e nel papato poi. D’altra parte, come non vedere nella conversione della Roma pagana al Cristianesimo una manifestazione dell’avvento del regno di Cristo? Agostino, nel “De Civitate Dei” sostenne che la “Città di Dio” e la “Città terrena” o “Città di Satana”, nel corso dei secoli, si sarebbero strettamente legate e mescolate l’una all’altra, in modo che cittadini dell’una città amministrino le cose dell’altra, rimanendo così intricate e confuse fino alla loro separazione, nel giudizio finale (Libro 1°, cap. xxxv). Questa tesi, in contrasto con la Scrittura, fornì la piena giustificazione teologica alla collaborazione ed al connubio tra la Chiesa e lo Stato. Per diversi secoli l’imperatore viene considerato come colui che viene subito dopo Dio “poiché non lo Stato è nella Chiesa, ma la Chiesa è nello Stato, cioè nell’Impero romano, che Cristo nel Cantico dei Cantici chiama Libano” (Ottato, vescovo di Mileto, in “De Schismate Donatistarum” III, 3). ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ DOMANDE: a) Qual è la domanda che si pongono oggi molte Chiese cristiane, di fronte al processo evolutivo della Società? b) Quando iniziò la cooperazione tra la Chiesa e lo Stato? Di fatto che cosa significò questa cooperazione? Quali conseguenze produsse? c) Chi pose le basi dottrinali a questa cooperazione? Come ? ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ III Durante tutto il medio evo, la Chiesa e lo Stato legarono assieme i loro destini appoggiandosi a vicenda nei periodi più tenebrosi della storia. Spada e pastorale, mitra e corona si divisero il potere politico e quello religioso, con la prevalenza or dell’una or dell’altra; una cooperazione, un connubio non scevro da momenti drammatici. Due istituzioni caratterizzarono e monopolizzarono la vita politica e quella religiosa del medio evo: Sacro Romano Impero e Papato, così come nei secoli IV,V, VI, l’Impero Romano Cristiano – con i suoi imperatori che assumevano il titolo di Pontefice massimo – aveva fatto altrettanto. Tuttavia, mentre nell’Impero Romano Cristiano, iniziato con Costantino, i vescovi di Roma si trovavano in una condizione di soggezione e di sottomissione alla massima autorità imperiale, con il Sacro Romano Impero la sede di Roma è sede papale ed il Papa in primo momento si affianca all’Impero da pari a pari e poi tende gradualmente (e per un certo tempo ci riesce) a dominarlo. Il Sacro Romano Impero sorge nell’anno 800, con la dinastia Carolingia, allorché Carlo Magno viene incoronato a Roma Imperatore da Papa Leone III, nel giorno di Natale. Questa cooperazione fu funesta per il popolo di Dio, perché significò perdita della libertà, persecuzioni, morte. si rinnovarono così le terribili persecuzioni pagane, in una società che si diceva cristiana! L’esperienza del passato insegna che la cooperazione tra Stato e Chiesa porta sempre di tali frutti! Sopraggiunse la Riforma Protestante e si sperava che essa avrebbe potuto rimediare agli errori della Chiesa madre, ma circostanze storiche vollero che il nuovo corso religioso dell’Europa venisse tenuto a battesimo proprio da quel braccio secolare (Federico il Saggio, principe elettore di Sassonia), già manifestatosi come deleterio per la libertà e la spiritualità della Chiesa. Si ripeterono così esattamente gli stessi errori del passato, si tollerarono i medesimi abusi e si perpetrarono le stesse violazioni. Se Agostino, vescovo d’Ippona, fornì al Cristianesimo del suo tempo ed a quello successivo la base teologica per una stretta cooperazione tra Chiesa ed Impero, anche Lutero fece altrettanto (non per niente egli era un ex monaco agostiniano), spingendosi fino a sostenere che la cooperazione tra il regno di Dio ed il regno della terra “si accorda magistralmente” al punto che il cristiano, allorché l’autorità dello Stato viene disprezzata, se difettano i carnefici, sbirri, giudici e principi, può espletare questi incarichi” (Lutero: “Sull’autorità secolare”, dagli “Scritti Politici”, pagg. 401/409, Torino 1949). Per Lutero il Cristiano può partecipare solo ad una guerra giusta o ad una guerra di cui non sia in grado di capire le motivazioni. In guerre siffatte “è opera cristiana, è opera dell’amore, uccidere di buon animo i nemici, predare e bruciare e fare tutto quello che arreca danno affinché li si vinca” (ibidem, p. III, pag. 438). Guerre giuste! Ma quando una guerra può dirsi giusta? ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ DOMANDE: a) Quali furono le due massime istituzioni della società medioevale? Come si chiamava l’istituzione precedente sorta dalla collaborazione tra l’Impero e la Chiesa? b) Quale fu la posizione del Vescovo di Roma nel periodo dell’Impero Romano Cristiano ed in quello successivo del Sacro Romano Impero? c) Che cosa significò questa cooperazione per il popolo di Dio nel medio evo? Chi aveva posto le basi teologiche per quella cooperazione? d) Quale reale beneficio apportò la Riforma Protestante ai fini della cessazione del connubio tra Chiesa e Stato? Chi ne perpetuò l’errore anche in campo protestante? Come giustifica Lutero la cooperazione tra la Chiesa e lo Stato e fino a qual punto? ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ IV Esaminiamo brevemente l’insegnamento dei Pontefici romani e del Concilio Vaticano II, sui rapporti tra la Chiesa e lo Stato. “La spada temporale è posta nella mano dei re e dei soldati, ma al comando ed agli ordini del sacerdote” (Bonifacio VIII – Bolla Unam, Sanctam, Ecclesiam Catholicam – 1302). “I re .....sono i figli più cari della Chiesa e i suoi protettori; a loro spetta mantenere i suoi diritti e difendere i suoi interessi” (Clemente XIV – Enciclica “Inscrutabili divinae 1769). “La regia podestà è a loro conferita non solamente per governare il mondo, ma socialmente per sostegno della Chiesa” (Pio IX, Enciclica “Qui Pluribus” – 1846). Il Concilio Vaticano II ha espresso in termini meno compromettenti, ma non biblicamente esatti, i rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Nella costituzione pastorale “Gaudium et spes”, che tratta della Chiesa nel mondo contemporaneo, si legge: La Chiesa... è composta da uomini i quali appunto sono membri della città terrena, chiamati a formare già nella storia dell’umanità la famiglia dei figli di Dio, che deve crescere costantemente fino all’avvento del Signore. Unita in vista di beni celesti e da essi arricchita, tale famiglia fu da Cristo “costituita ed ordinata come Società in questo mondo”, e fornita di “convenienti mezzi di unione visibile e sociale”...“La Comunità politica e la Chiesa sono indipendenti ed autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono al servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti, in maniera tanto più efficiente, quanto meglio coltiveranno una sana collaborazione tra di loro.....”. Questa costituzione conciliare non è in armonia con la Parola di Dio e ripresenta in termini più aggiornati e moderni le vecchie e stantie formule medioevali di connubio tra Stato e Chiesa. La Chiesa infatti, non dev’essere costituita da uomini che sono membri della città terrena, perché il Cristiano ha una sola cittadinanza, quella celeste, come vedremo nei successivi capitoli. Ma poiché il Cattolicesimo romano e tante altre Chiese cristiane sono uscite fuori del loro alveo spirituale, divenendo grandi, potenti, numericamente forti e ricche, il dover stringere alleanze con i governatori ed i potenti della Città terrena è divenuta una necessità umana. La Cristianità ufficiale ha totalmente dimenticato che la Chiesa è costituita da un “piccolo gregge” ed è profeticamente paragonata ad una donna che fugge nel deserto; perciò essa è divenuta la Babilonia. Questa è una realtà obiettiva e non affermiamo ciò con acerbità, ma con pacatezza ed amore. Anche questo stato di cose può trovare la sua giustificazione nel Piano di Dio: è necessario che ci sia una Cristianità nominale, mondana, perché il Signore possa chiamar fuori da essa coloro che dovranno formare la sua Sposa: il piccolo gregge. Quanto alla collaborazione che il Cattolicesimo romano intende coltivare con la Città terrena, la verità è che essa, pur avendo dovuto rinunziare – costretta dalla forza degli eventi – al potere temporale, domina ugualmente la politica di molti Stati del mondo a mezzo di partiti confessionali e di una miriade di associazioni laiche, pure confessionali. Noi esaminiamo serenamente questo stato di cose esclusivamente allo scopo di trarre insegnamento onde vivere in armonia con la volontà di Dio, espressa nella Sua Parola. E questa divina Volontà ci dice che l’atteggiamento del Cristiano e della Chiesa nei riguardi dello Stato deve essere un atteggiamento di rispettosa neutralità e di non collaborazione e sempreché lo Stato non costringa il Cristiano a violare le leggi del Regno di Dio alle quali, in ultima analisi, deve sottostare. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ DOMANDE: a) Esaminate brevemente la dottrina di alcuni Pontefici romani sui rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Quali sono state le determinazioni del Concilio Vaticano II? b) In che cosa questo Concilio, nella costituzione “Gaudium et spes”, ha riconfermato di essere lontano dall’insegnamento della Parola di Dio? c) In che modo il Cattolicesimo romano ricalca i pesanti errori del medioevo? Da che cosa è stata imposta ieri ed oggi questa cooperazione? d) Quale dev’essere l’atteggiamento del Cristiano singolo e della Chiesa di fronte allo Stato? ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ -v – Per il popolo di Dio rimangono più che mai validi i motivi che determinarono la sua separazione dal mondo e questa decisa presa di posizione affonda le radici nella vocazione e nel ministerio profetico da Dio affidata alla Chiesa, la cui formazione costituisce un “mistero” per il mondo e tale sarà fino a quando la sua glorificazione non sarà un fatto compiuto: “il mistero che è stato occulto da tutti i secoli e da tutte le generazioni è stato manifestato ai santi di Lui ai quali Iddio ha voluto far conoscere qual sia la ricchezza della gloria di questo ministerio fra i gentili, che è Cristo in noi speranza di gloria”(Coloss. 1: 26,27). Durante l’età del Vangelo non esistono “nazioni cristiane” nel senso vero della parola, né Iddio elegge le Nazioni così come elesse Israele, e perciò la chiamata per l’“alta”, la “celeste”, la “superna” vocazione in Cristo Gesù viene rivolta esclusivamente agli individui e problema individuale rimane pure l’accettazione dell’Evangelo. Se tale è la posizione del Cristiano di fronte al mondo, quale deve essere la posizione della Chiesa, costituita da coloro che sono morti al mondo ed alle sue concupiscenze? Non crediamo alla presenza ed alla missione storica della Chiesa nel mondo perché questa concezione porta al giuridismo ecclesiastico, alla chiesa dei “canonisti” e dei “teologi”, al clericalismo, alla mondanizzazione. Crediamo invece alla missione profetica della Chiesa, crediamo allo “spirito di profezia” nella Chiesa, Spirito il quale costituisce “la testimonianza di Gesù” (Apocalisse 19:10). La Chiesa agisce nella Società dal di fuori, con spirito profetico, con la preghiera, con l’esortazione, affinché, in attesa della instaurazione del regno di Cristo sulla terra, la Città terrena attui la giustizia sociale, la pace, l’elevamento morale ed intellettuale dei suoi cittadini. Questa tesi trova numerose conferme nella Parola di Dio, come vedremo. Per ora citiamo la profezia riportata in Apocalisse 12:1-17, che presenta la Chiesa di Cristo come una “donna” che fugge nel deserto, alla quale fanno guerra le potestà malefiche del cielo e della terra (il dragone dalle sette teste e dalle dieci corna). Il piano di Dio prevede la conversione di tutti i popoli durante la dispensazione millenaria del regno di Cristo e non oggi: “Iddio – afferma Giacomo nella prima assemblea di Gerusalemme – ha primieramente visitato i Gentili per trarre da questi un popolo per il suo nome”, dopo di che Egli riedificherà la “tenda di Davide” dalle sue rovine e chiamerà a ravvedimento tutte le nazioni (Atti 15:14-17; Matteo 24:30). ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ DOMANDE: a) Quale giustificazione biblica trova la netta separazione che il popolo di Dio attua nei riguardi del mondo? b) Perché durante l’età del Vangelo Iddio non elegge “nazioni cristiane”, come fece per Israele naturale? c) Perché non crediamo alla “missione storica” della Chiesa? Qual è la vera missione che Dio ha assegnata alla Chiesa? d) In che tempo Iddio attuerà la conversione di tutti i popoli della terra? Riassumete il concetto espresso da Giacomo nella prima assemblea di Gerusalemme. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ VI La conversione del cristiano segna il punto di rottura con gli elementi del mondo, il rinnegamento di tutto un passato e trova la sua efficace espressione nel battesimo che simbolizza la morte del vecchio uomo e la nascita dell’uomo nuovo ad immagine di Cristo: “O ignorate voi che quanti siamo stati battezzati in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi siamo dunque stati con Lui seppelliti mediante il battesimo nella sua morte affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita” (Romani 6:3-4). Con la conversione i rapporti tra il cristiano ed il mondo subiscono un radicale cambiamento: egli da quel momento vive come straniero e pellegrino sulla terra, avendo assunto la nuova cittadinanza, quella della “Gerusalemme celeste”, la “Città dell’Iddio vivente”, la “madre di tutti noi” (Filippesi 3:20; Ebrei 11:13; 12:22; 13:14; Galati 4:26; 1 Pietro 1:1; 2:11). In tal modo il Cristiano muore al mondo e la sua vita rimane nascosta con Cristo in Dio (Giovanni 17:11; Colossesi 3:1-4), diviene un “soldato di Cristo” che combatte “la buona guerra” con le armi spirituali della verità, della giustizia, della pace, dell’amore, “non contro carne e sangue”, ma “contro i principati, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (1 Timoteo 1:18; Efesini 6:12). E poiché va alla “guerra”, egli “non s’impaccia delle faccende della vita ; e ciò affin di piacere a colui che l’ha arruolato” (2 Timoteo 2:4). Questa separazione tra il Cristiano ed il mondo dev’essere dunque netta e definitiva: “non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo; se alcuno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui.. .il mondo passa via con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio dimora in eterno” (1 Giovanni 2:15-17). Qual è il motivo di una separazione così netta tra noi ed il mondo? Perché “noi sappiamo che siamo da Dio, e che tutto il mondo giace nel maligno (1 Giovanni 5:19). ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ DOMANDE: a) Quale significato ha la conversione del Cristiano e con quali efficaci parole la descrive Paolo? b) Quali conseguenze implica questa sua morte e qual è la sua nuova posizione di “morto al mondo”, ma “vivente a Cristo”? c) Qual è la nuova divisa del Cristiano e quale guerra, con quali armi e contro chi egli combatte? d) Quale valida giustificazione dà la Sacra Scrittura alla separazione del Cristiano dal mondo? ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ VII Sia la Chiesa apostolica sia quella successiva del secondo e terzo secolo attuarono questa linea di rigida separazione con il mondo e le sue istituzioni e Gesù stesso, quando disse: “rendete a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio” (Matteo 22:21), non intese assolutamente dettare norme per una collaborazione tra la Chiesa e lo Stato. “Bisogna restituire a Cesare quello che è di Cesare e, come opportunamente fu aggiunto, “a Dio quello che è di Dio”. Che cos’è dunque che appartiene a Cesare? Il tributo, evidentemente, intorno al quale si faceva questione se dovesse essere pagato a Cesare o no... Altrimenti che cosa sarebbe di Dio, se tutto fosse di Cesare? (Tertulliano: “De Idolatria” 15, 3/4). La Chiesa può meglio esercitare la sua benefica influenza sul mondo vivendo fuori da esso e dalle sue istituzioni; conveniamo che, seguendo una tale linea d’azione, l’apparato organizzativo, la potenza finanziaria di molte grosse confessioni religiose, che annoverano nelle loro file milioni di fedeli, verrebbero ridotti ai minimi termini ed esse diverrebbero povere, nascoste, partecipanti veramente alle sofferenze di Cristo. Ma appunto per questo Gesù chiama la sua Chiesa “piccolo gregge”. Tale conclusione appare tanto più logica se si pensa che le istituzioni politiche e religiose del mondo, costituenti i “vecchi cieli e la vecchia terra”, devono passar via, “consumati dal fuoco” dell’ira dell’Eterno, e cedere così il posto ai “nuovi cieli ed alla nuova terra” (2 Pietro 3:11-14; Sofonia 3:8-9). Origène, vescovo di Alessandria, che caratterizzò il terzo secolo con la vastità del suo pensiero e la profondità della sua dottrina, così giustifica l’assenteismo del Cristiano dalla vita pubblica: “Ricusando le pubbliche cariche i cristiani non rifuggono dai pesi della vita pubblica, ma si dedicano ad un servizio più alto e più necessario per la salvezza degli uomini, al ministerio della Chiesa. E il loro compito è necessario e giusto. Essi si prendono cura di tutti: di quelli che son dentro, affinché diventino migliori, di quelli che son fuori, affinché arrivino a parlare e ad agire santamente, secondo la fede” (“Contra Celsum” - VIII, 75). Da un opuscolo scritto alla fine del secondo secolo, per fini apologetici, da un autore ignoto, leggiamo: “I Cristiani non si distinguono dal resto degli uomini né per paese, né per lingua, né per maniera di vestire... Pur abitando città greche e barbare... conformandosi agli usi locali per quanto concerne il vestire e il vitto e la maniera del vivere, essi rivelano le leggi meravigliose e concordemente paradossali della loro società. Essi abitano ciascuno la propria patria, ma come stranieri; come cittadini partecipano a tutti i doveri, e come stranieri tutto sopportano; ogni terra straniera è per essi una patria ed ogni patria è ad essi straniera.. Sono nella carne, ma sono cittadini del cielo” (Ad Siognetum V, 1/10). ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ DOMANDE: a) Che cosa volle insegnare Gesù con le famose parole: “Date a Cesare quel ch’è di Cesare ed a Dio quel ch’è di Dio”? Quale efficace interpretazione ne dà Tertulliano? b) Quale vantaggio ha la Chiesa nel vivere fuori del mondo? Se le grosse confessioni religiose cristiane seguissero tale linea, quale profondo cambiamento avverrebbe in esse? c) Riassumete il pensiero di Origène e dell’ignoto autore del secondo secolo sull’assenteismo del Cristiano dalla vita pubblica dell’epoca. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^