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Rammohun Roy - In difesa dell’induismo
La massiccia presenza inglese nel subcontinente indiano originò nelle popolazioni locali, violate
nelle proprie istituzioni e consuetudini, un forte sentimento di ostilità, alimentato da gruppi di
intellettuali i quali elaborarono gli elementi costitutivi dell’ideologia anticolonialista, che diverrà
una componente fondamentale della futura coscienza nazionale indiana. Uno dei motivi di costante
attrito era rappresentato dalla religione, costituita da una pluralità di confessioni variamente
riconducibili all’induismo. A partire dagli anni venti le controversie religiose tra gli intellettuali
induisti e gli inglesi ferventi cristiani assunsero una notevole intensità, fino a divenire uno dei
motivi dominanti dell’opposizione indigena nei confronti degli europei.
Se per “raggio di intelligenza” – per cui il Cristiano dice che noi siamo indebitati agli Inglesi – egli
intende l’introduzione di utili arti meccaniche, sono pronto ad esprimere il mio consenso ed anche
la mia gratitudine; ma rispetto alla scienza, alla letteratura o alla religione, io non ammetto che noi
siamo posti sotto alcun obbligo. Perché con riferimento alla Storia può essere dimostrato che il
mondo era indebitato con i nostri antenati per i primi albori del sapere, che è nato nell’Est, e grazie
agli dei della Saggezza, noi abbiamo ancora un idioma vasto e filosofico per conto nostro, che ci
distingue dalle altre nazioni che non possono esprimere idee scientifiche o astratte senza prendere in
prestito il linguaggio degli stranieri. [...]
Prima che “un Cristiano” si lasci andare in invettive sulle persone che sono “degradate dalla
effeminatezza Asiatica” egli dovrebbe ricordare che quasi tutti gli antichi profeti e patriarchi
venerati dai Cristiani, anche Gesù Cristo stesso, incarnazione Divina e fondatore del Cristianesimo,
erano Asiatici. Così che se un cristiano trova degradante essere nato in Asia, dovrebbe rifletterci
sopra. [...]
È ingiusto che un cristiano discuta con gli Indù perché – egli dice – essi non riescono a
comprendere il mistero sublime della sua religione (la dottrina della Trinità); dal momento che egli
è altrettanto incapace di comprendere i nostri misteri sublimi e dal momento che questi misteri
trascendono ugualmente il comprendere umano, uno non può essere preferito ad un altro.
W. Theodore de Bary, Sources of Indian tradition, Oxford University Press, London-New York
1956, p. 580.