il vicario - Liceo Cantonale Bellinzona

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IL VICARIO
di Rolf Hochhuth
progetto di e con Matteo Caccia, Marco Foschi, Enrico Roccaforte, Cinzia Spanò, Rosario
Tedesco, Nicola Bortolotti, Giuseppe Lanino
adattamento e regia Rosario Tedesco
luci Giuliano Almerighi
in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand
Un’opera che fin dalla sua prima messa in scena ha suscitato asprissime polemiche.
Un testo scomodo, che interrogandosi sull’atteggiamento tenuto da Pio XII nei confronti
dalla Shoah, ci pone di fronte al problema dell’informazione sugli orrori delle guerre e sulle
nostre responsabilità.
“Un testo teatrale deve essere breve e aggressivo come una dichiarazione di guerra”
Rolf Hochhuth
La storia, i suoi orrori, il silenzio e la responsabilità. Un soldato tedesco e un prete italiano,
s'incontrano nel teatro della storia. Di fronte alle atrocità del lager, scoprono l'ipocrisia
delle loro esistenze, la follia del mondo. Così intraprendono la missione di portare al Papa
notizia dell'Olocausto. Spogliandosi dalle loro divise, scoprono che è possibile essere
uomini soltanto accettando le proprie responsabilità. Nonostante questa dolorosa
acquisizione, la Chiesa rimarrà muta davanti al sacrificio degli innocenti.
Il progetto prende spunto dal lavoro di Rolf Hochhuth e si presenta come una mise en
espace delle scene più significative del testo. Le parole vengono offerte nella loro nudità,
invito alla riflessione sulle conseguenze del silenzio. Assumersi la responsabilità del
proprio tempo. Scegliere: silenzio o grido.
L’opera, resa nota al grande pubblico anche grazie al successo del film Amen del regista
greco Costa-Gavras, ha suscitato fin dalla prima messa in scena, di Erwin Piscator nel
1963, asprissime polemiche che hanno costretto la Chiesa ad aprire gli archivi vaticani e
fare luce sull'atteggiamento di Pio XII durante seconda guerra mondiale. In Italia venne
messa in scena nel 1965 da Gianmaria Volontè e Carlo Cecchi, ma lo spettacolo venne
subito interrotto dalla censura e mai ripreso fino al 2007 quando Matteo Caccia, Marco
Foschi, Enrico Roccaforte, Cinzia Spanò, guidati alla regia da Rosario Tedesco, lo portano
in scena allo Spazio MIL di Sesto San Giovanni, con grande successo di pubblico e di
critica, riuscendo così a portare a conoscenza del pubblico italiano un testo, quasi
sconosciuto di qua delle Alpi, ma che in Germania ha venduto un milione di copie e viene
letto nelle scuole.
A dieci anni di distanza dal debutto, lo stesso gruppo di bravissimi attori attori – che fin
dagli inizi ha partecipato e contribuito in maniera determinante ai progetti e spettacoli di
Antonio Latella, affrontando autori come Genet e Pasolini, Shakespeare e Marlowe,
Goldoni e Kafka – ha deciso di rimettere in scena i dubbi e le contraddizioni di una storia
che non può essere dimenticata e, come una ferita aperta, ha la capacità di coinvolgere
ogni volta pubblico e attori. Nel 2015, in occasione della Giornata della Memoria, e nel
2016, per dieci repliche pubbliche e alcune scolastiche (scuole medie superiori) ha fatto
registrare il tutto esaurito presso il Teatro Elfo Puccini di Milano.
Rassegna stampa
Non è in verità una messinscena vera e propria, e neppure una semplice lettura [...].
Quello che conta, in questo caso, è comunque l'impatto del testo che in un'esposizione
spoglia, prosciugata sembra acquisire ulteriore forza.
Renato Palazzi, il Sole 24 Ore
Rosario Tedesco ha tagliato e adattato il lungo, denso testo originale ma non ci sembra
che ciò ne abbia diminuito la forza. La mise en espace, per forza di cose, vede prevalere
la parola sui chiaroscuri psicologici, azzerando i personaggi al loro grado di contenitori di
tesi, e le voci si fanno sempre più concitate, quasi un urlo collettivo a riparare l'umanità del
silenzio del Vicario di Cristo.
Nicola Signorile, Gazzetta del Sud
Questo testo discusso ma molto documentato, senza paura per le sovrabbondanze (...),
continua a impressionare (...) mirando a una visione storica e non romanzesca, che
consideri l'insieme degli umani comportamenti.
Franco Quadri, la Repubblica
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