Cervello ed evoluzione Nella storia dell’evoluzione il diverso sviluppo del sistema nervoso ha avuto un ruolo determinante nella differenziazione delle specie viventi. Il comportamento di un animale, infatti, è determinato dalla complessità, dalle dimensioni del suo cervello e dal grado di acutezza dei suoi sensi. Il sistema nervoso di una medusa, ad esempio, è a rete diffusa, cioè “sparso” in tutto il corpo e senza un organo di controllo, e si muove perlopiù lasciandosi trascinare dalle onde, senza movimenti efficaci. È impensabile che un sistema simile permetta movimenti rapidi e coordinati come quelli di un calamaro, che ha un sistema nervoso più complesso. Un lungo processo di evoluzione ha portato il sistema nervoso dei vertebrati a essere il più complesso di tutte le specie viventi. L’evoluzione, partendo da un sistema molto semplice, a rete diffusa, in invertebrati come l’Hydra, è passata a una forma più organizzata nella Planaria (verme piatto). Una planaria. Si è passati poi a strutture via via più evolute in molluschi e artropodi con un vero e proprio encefalo, con organi di senso specializzati nel raccogliere le informazioni e con nervi per poterle trasmettere. Un mollusco. Nei Vertebrati l’evoluzione ha portato a un sistema centralizzato con un’unica, importante struttura, l’encefalo. Il cervello dell’uomo è di notevoli dimensioni, se paragonato al corpo, ed è la sintesi di un sistema notevolmente complesso. Immagina il cervello come una grande casa, una casa in cui gli spazi, dal piano terra al piano più alto, si vanno via via ampliando. Immagina una costruzione che nel tempo ha subito numerose trasformazioni: dal piccolissimo cervello, non più grande di un occhio, di un pesce, presente 500 milioni di anni fa, a quello di un anfibio; da quello, un po’ più grande, di un uccello al cervello di un gatto e poi a quello molto più grande di una scimmia, comparsa molto tempo dopo; per arrivare poi all’uomo di oggi dove in una massa di soli 1400 grammi è racchiusa la struttura in assoluto più sofisticata e organizzata presente sulla Terra. La sua complessità è tale che forse sarà impossibile scoprirla fino in fondo. Immagina di entrare in questa casa e di visitarla. All’esterno è nascosta da una grande impalcatura, la scatola cranica. È una casa a tre livelli, molto diversi tra loro. L’insieme dei tre piani prende il nome di encefalo (interno della testa). 1° piano: Per localizzare questo piano devi mettere le mani dietro la testa, sotto le orecchie. Quella che ora tieni tra le dita è la parte più antica del cervello, cioè quella che si è evoluta per prima. È il cervello posteriore, un rigonfiamento che si trova sopra il midollo spinale. Un rigonfiamento già presente nei grandi rettili 300 milioni di anni fa, come ad esempio nello Stegosaurus, dove più cervelli, presenti sul dorso e sulle spalle, agiscono per coordinare i movimenti della coda e delle membra. Nell’uomo il cervello posteriore regola, come un pilota automatico, alcune funzioni vitali, come la respirazione, i battiti cardiaci, la pressione del sangue. Qui troviamo anche il cervelletto che controlla l’equilibrio del corpo. 2° piano: Più o meno all’altezza delle orecchie e più internamente rispetto al cervello posteriore, si trova il mesencefalo, un insieme di organi complessi. Il 2° piano si sviluppa 150 milioni di anni fa. Si sviluppa soprattutto nei pesci e ancor più nei primi mammiferi che, grazie a questo meccanismo nervoso, controllano la propria temperatura interna e possono avere successo in ambienti dove i rettili non hanno potuto. È una specie di “stanza dei bottoni” che controlla il normale funzionamento del corpo. Qui arrivano i segnali che provengono dalla periferia; da qui partono messaggi a centri superiori. Qui troviamo l’ipotalamo che regola la fame, la sete, il sonno, la sessualità, le emozioni. Qui troviamo l’ipofisi che regola la crescita, troviamo anche l’ippocampo, responsabile della memoria. 3° piano: è la parte più estesa del cervello. Se stringi i pugni puoi avere un’idea delle sue dimensioni: i due pugni vicini rappresentano i due emisferi cerebrali. È la parte che durante l’evoluzione si è maggiormente ampliata: nella rana i due emisferi sono appena visibili, mentre sono più evidenti nel gatto. I due emisferi sono avvolti da un sottile strato di sostanza grigia: è la corteccia cerebrale (dal latino cortex, cioè “scorza”) non più spessa di 3-4 mm.