Le ferite del sito di uscita made easy Volume 3 | Numero 2 | giugno 2012 www.woundsinternational.com Introduzione In disegni egiziani risalenti addirittura al 3600 AC1 sono raffigurate tracheotomie cruente, mentre gli antichi siriani realizzavano cateteri con le canne vegetali. I dispositivi percutanei sono oggi comunemente utilizzati in una vasta gamma di aree terapeutiche. Questi dispositivi creano una ferita (sito di uscita) che deve essere gestita in modo appropriato per prevenire complicanze, quali infezione o eccesso di tessuto di granulazione. La gestione elettiva di un sito di uscita può essere complessa, sebbene sia possibile ridurre i rischi adottando alcuni principi di cura basilari, un’attenta osservazione e un’appropriata preparazione del paziente e di chi lo assiste. Autori: Spruce P, Warriner L, Keast D, Kennedy A. Le informazioni complete sugli autori sono riportate a pagina 6. Che cos’è una ferita del sito di uscita? Nella pratica clinica attuale si utilizzano diversi dispositivi percutanei, tra cui cateteri per la dialisi peritoneale (DP), tubi per gastrostomia endoscopica percutanea (PEG), tubi per tracheostomia, cateteri sovrapubici e dispositivi di accesso vascolare. Questi dispositivi sono indicati per i pazienti che non sono in grado di mantenere le normali funzioni corporee in conseguenza a una malattia o una disabilità e che richiedono una terapia supplementare per essere mantenuti in vita. I dispositivi percutanei vengono introdotti attraverso una fessura praticata chirurgicamente nella cute per fornire un accesso alle strutture, agli organi e ai tessuti sottostanti per la somministrazione o la rimozione di liquidi o di gas. L’apertura sulla cute prende il nome di sito di uscita: in alcune specialità e/o in alcuni Paesi è nota anche come sito di ingresso o di inserzione. Inoltre, nell’ambito del trattamento di traumi o di terapie ortopediche si possono utilizzare dispositivi di fissaggio esterni per tenere in sede fili o perni ossei. Nel punto di contatto tra un perno o un filo e la cute si forma una ferita percutanea: in questo caso si parla anche di “sito del perno”2. Diversamente dalle ferite acute o croniche, dove l’obiettivo ultimo è la guarigione della ferita, nel caso di un sito di uscita lo scopo è mantenere sana l’apertura, con un livello minimo di essudato. La ferita tende naturalmente a chiudersi attorno al tubo3, ma tutti i dispositivi percutanei oppure i perni o i fili dei fissatori esterni si comportano come un corpo estraneo nel tessuto, impedendo alla ferita di chiudersi. La guarigione può avvenire solo dopo la rimozione del una dispositivo al termine del trattamento. Riquadro 1 Rischio di complicanze nelle ferite del sito di uscita n Si stima che i cateteri venosi centrali causino circa 250.000-400.000 infezioni del circolo sanguigno all’anno a livello mondiale, con una mortalità associata del 10-35%4. n Le infezioni del sito di uscita nella dialisi peritoneale aumentano di sei volte il rischio di peritonite e nel 50% dei casi impongono la rimozione del catetere5. n L’infezione del sito di inserzione del perno rappresenta una delle principali complicanze del fissaggio esterno in caso di fratture complesse e deformità degli arti2. I tassi di infezione riferiti oscillano dall’1% per le infezioni maggiori (ad esempio osteomielite) all’80% per le infezioni minori6. n La gastrostomia endoscopica percutanea (PEG) è il metodo d’elezione per la nutrizione/idratazione artificiale per via enterale. Un’infezione locale si sviluppa nel 2-39% circa delle procedure7. La durata della permanenza in sede di un dispositivo percutaneo o un dispositivo di fissaggio esterno dipende dall’area da trattare e dal trattamento richiesto. Più a lungo è presente una ferita al punto di uscita, maggiori sono le probabilità che il paziente sviluppi complicanze2. Ad esempio, un perno o un filo ortopedici non potranno essere rimossi che alla guarigione della frattura. E un paziente che non è in grado di mangiare o bene potrebbe richiedere un supporto per la nutrizione mediante PEG per tutto il resto della vita. Perché i siti di uscita sono così problematici? Le ferite dei siti di uscita sono a maggior rischio di infezione e i pazienti che necessitano di questi dispositivi possono presentare delle comorbosità associate che li espone a un rischio aumentato di complicanze della ferita. È importante adottare un approccio olistico per mantenere la pervietà del sito di uscita il più a lungo possibile e per prevenire le complicanze. Ciascun dispositivo ha dei requisiti di gestione specifici. Una ferita del sito di uscita non adeguatamente gestita può aumentare il rischio di complicanze, con conseguente riduzione della qualità di vita, morte o interruzione della terapia (Riquadro 1). Sviluppare procedure ottimali Per la gestione del sito di uscita le linee guida di miglior pratica incentrate sulla gestione delle ferite acute e croniche potrebbero non rivelarsi appropriate. Sono necessari ulteriori sforzi per sviluppare una guida alla gestione del sito di uscita per i medici, che si basi sulle evidenze e le migliori procedure correnti. Principi basilari per la gestione del sito di uscita Ogni dispositivo ha requisiti di gestione specifici ed è importante seguire le istruzioni del produttore e i protocolli locali. Questi possono essere inseriti in linee guida cliniche, ma vi sono alcuni principi di base che sono comuni a tutte le ferite del sito di uscita. 1 Le ferite del sito di uscita I principi di gestione basilari includono: n Garantire la pervietà e l’efficacia del dispositivo n Mantenere la cute circostante integra2 n Prevenire infezioni e altre complicanze. Gestione efficace del dispositivo Il rischio di sviluppo di complicanze all’interno e attorno a un sito di uscita dipendono dalle condizioni generali del paziente e dal tipo di dispositivo utilizzato. Il rischio può essere ridotto utilizzando un buon livello di cure di base, attuando un’attenta osservazione e istruendo adeguatamente il paziente per garantire la corretta gestione del dispositivo. Tutti i dispositivi devono posizionati, immobilizzati e fissati in modo adeguato8,9. Ciò può implicare l’utilizzo di medicazioni appropriate per coadiuvare l’immobilizzazione del dispositivo2. I movimenti del paziente o un posizionamento subottimale possono però far sì che il dispositivo danneggi la cute circostante mediante pressione o attrito. Laddove sia necessario usare medicazioni o nastri, questi non devono causare un trauma aggiuntivo al sito e devono essere sostituiti quando divengono umidi o sporchi per ridurre il rischio di infezione10. È inoltre opportuno verificare che i dispositivi siano alloggiati correttamente e che non presentino rotture o incrinature, che potrebbero lasciar fuoriuscire del liquido nella cute circostante. Questa ispezione può essere eseguita durante le normali procedure di detersione. Mantenere la cute integra La cute che circonda il sito di uscita deve essere mantenuta pulita e asciutta per prevenire la crescita di batteri. Nel periodo immediatamente successivo all’intervento, si raccomanda spesso di mantenere l’ambiente clinicamente pulito e a riposo per promuovere l’epitelizzazione del tratto sinusale8,9. L’uso di una crema protettiva non è comunemente indicato per la gestione della cute che circonda un sito di uscita. Se è necessario trattare un’irritazione o un’escoriazione della cute, il medico deve accertarsi che il prodotto non possa causare made easy danni al dispositivo, e che non vi sia il rischio di liquefazione del prodotto, con conseguente penetrazione lungo l’apertura del sito di uscita. Prevenire l’infezione del sito di uscita Tutti i siti di uscita sono colonizzati da batteri; un’elevata colonizzazione batterica può provocare l’infezione del sito di uscita. Staphylococcus aureus, compreso MRSA, Pseudomonas aeruginosa ed Escherichia coli sono i patogeni più comuni. Le infezioni fungine sono spesso problematiche quando i dispositivi sono realizzati in poliuretano o elastomero, ad esempio quelli utilizzati per le procedure PEG e nei cateteri sovrapubici11. L’infezione può essere superficiale, attorno al sito di uscita, oppure progredire lungo il tratto o tunnel, aumentando il rischio di invasione batterica delle strutture sottostanti. Questo problema può essere particolarmente pressante se il dispositivo è lasso o malposizionato. Detersione della ferita mediante approccio asettico Per alcuni dispositivi, ad esempio le linee centrali o i cateteri centrali endovenosi percutanei (PICC), si utilizza una tecnica asettica12 per l’intera durata della terapia, cui fa seguito l’applicazione di una medicazione a pellicola trasparente che consenta di osservare il sito di uscita. Questa procedura deve essere ripetuta a cadenza settimanale13, ma il sito di uscita deve essere deterso più frequentemente se si sospetta un’infezione.2 Lo scopo della detersione della ferita è ridurre il numero di microorganismi presenti e rimuovere attorno al sito e dal dispositivo essudato, sangue e residui, che potrebbero rappresentare un mezzo per la crescita batterica14. Generalmente si utilizzano semplice soluzione fisiologica e agenti antisettici, quali iodopovidone, clorexidina e poliesametilene biguanide (PHMB)6,15. Detersione della ferita mediante approccio di pulizia sociale Per alcune ferite al sito di uscita si può usare un approccio di “pulizia sociale” per mantenere il sito libero da contaminanti e ridurre la carica batterica. Nelle terapie che prevedono l’uso di questo approccio, si raccomanda spesso una detersione quotidiana, anche se la frequenza può variare in base alle condizioni della ferita, al livello di essudato e alle raccomandazioni del medico principale. Stabilire una routine di detersione regolare può aiutare il paziente o chi si occupa di lui a osservare il sito e riconoscere precocemente l’insorgenza di complicanze. Questa procedura si basa su un semplice metodo in tre fasi: 1. Pulire la pelle attorno al dispositivo con sapone delicato e acqua calda 2. Pulire il dispositivo secondo le istruzioni del produttore, rimuovendo eventuali accumuli di essudato o sangue e sapone residuo 3. Asciugare bene la zona con un panno pulito. Durante qualsiasi procedura di detersione, occorre esercitare la debita cautela per evitare la penetrazione di liquido nel tubo. Idealmente il sito di uscita e il dispositivo devono essere asciugati bene con un panno adatto. Tessuti come la garza possono lasciare delle fibre sul sito di uscita e vanno evitati, poiché possono aumentare il riscio di aumentare l’irritazione e l’infiammazione. Tra i consigli di carattere generali vi sono i seguenti: n I pazienti devono preferire la doccia al bagno, anche se ciò dipende dal tipo di dispositivo. Può essere raccomandata una doccia subito prima del cambio della medicazione o il giorno del cambio della medicazione2 n I pazienti devono essere informati che il docciaschiuma o lo shampoo possono causare una reazione al sito di uscita16. Ruolo delle medicazioni Le medicazioni possono essere usate per fornire un’efficace barriera all’ingresso di batteri e altri contaminati nella ferita del sito di uscita. Le guide all’uso delle medicazioni tendono a concentrarsi sul loro utilizzo e sui loro vantaggi, piuttosto che raccomandare un prodotto rispetto a un altro. Ad esempio, da un recente consenso sulla 2 gestione di siti di inserzione di perni è emerso che la maggior parte delle persone interrogate (76%) si diceva d’accordo sull’opportunità di indossare delle medicazioni, ma vi era un chiaro disaccordo sulla tipologia di medicazione da usare. I più si trovavano d’accordo sulla necessità di evitare un’umidità eccessiva nella ferita (86,7%) e di mantenere la medicazione pulita e sostituirla settimanalmente o più di frequente in caso di ferite infette2. Si è assistito a un aumento dell’uso di medicazioni impregnate di agenti antisettici nella gestione dei siti di uscita. In una recente analisi, Hadaway ha discusso l’uso del PHMB per ridurre le infezioni del sito chirurgico (SSI)17. Poiché gli stessi organismi che si trovano nelle SSI sono presenti anche nelle infezioni del circolo sanguigno correlate a cateteri, l’autore suggerisce che l’uso del PHMB potrebbe rivelarsi utile in questo tipo di ferita. L’infezione come complicanza attorno alle ferite del sito di uscita Il rischio di infezione va sempre considerato ed è importante riconoscere i fattori di rischio associati ai diversi dispositivi e alle diverse terapie. Si raccomanda di effettuare una valutazione esaustiva del paziente e della sua ferita per identificare i rischi e adottare le debite misure per ridurre l’infezione. La frequenza della rivalutazione dipende dal tempo di utilizzo del dispositivo: breve periodo o uso permanente. Quali sono i fattori di rischio associati? Vi sono diversi fattori che possono aumentare il rischio di infezione del sito di uscita. Tali fattori possono essere correlati alle seguenti situazioni: n Le condizioni generali del paziente e fattori dell’organismo ospite, ad esempio comorbosità (ad es. diabete, anemia e malnutrizione), ma anche scelte di vita come il fumo n L’uso di medicinali che pregiudicano la guarigione della ferita, come steroidi o agenti citotossici n Se la procedura era stata programmata e l’uso di una profilassi antibiotica al momento dell’inserzione. Come trattare un’infezione del sito di uscita Una identificazione e una diagnosi precoci dell’infezione sono importanti per un trattamento tempestivo ed efficace. Ogni area terapeutica ha delle linee guida specifiche per l’individuazione e la gestione di un’infezione, che si basano sull’osservazione del paziente, sull’esecuzione di colture microbiologiche e sull’uso di un trattamento adeguato (per es. antibiotici per via sistemica) quando indicato. Quando si sospetta un’infezione localizzata è possibile usare medicazioni impregnate di agenti antisettici come argento, iodio, PHMB, clorexidina e miele che fungano da barriera. Un piccolo studio randomizzato controllato che ha utilizzato medicazioni impregnate di PHMB ha dimostrato una riduzione del tasso di colonizzazione da Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA) attorno ai siti di tracheostomia20, mentre in una piccola valutazione non comparativa una medicazione all’argento è risultata efficace nel ridurre la presenza di MRSA attorno ai siti di PEG21. Oggi sono disponibili diverse medicazioni antimicrobiche specificamente concepite per essere usate attorno ai siti di uscita e tra queste vi sono medicazioni fenestrate o a forma di disco (per es. le medicazioni antimicrobiche in schiuma KendallTM AMD) (Figura 1). In alternativa, è possibile ritagliare medicazioni antimicrobiche adeguate per applicarle attorno al dispositivo. Biofilm e siti di uscita Un biofilm si sviluppa quando microorganismi liberi aderiscono a una superficie, replicandosi rapidamente e formando colonie che sono tolleranti ad antibiotici, antisettici e disinfettanti22. La formazione del biofilm è un rischio specifico sui dispositivi percutanei, in particolare i dispositivi realizzati in lattice o silicone, che una volta inseriti sono soggetti allo sviluppo di biofilm sulle superfici interne o esterne11. Più a lungo il dispositivo rimane inserito, maggiore è la tendenza di questi organismi a sviluppare biofilm e il biofilm è oggi riconosciuto come uno dei principali fattori che contribuiscono all’infezione batterica e all’infiammazione cronica. Il legame tra contaminazione da parte del biofilm e sviluppo di infezione non è però ancora chiaro11. Identificare un’infezione del sito di uscita Dopo l’inserzione del dispositivo, è normale che attorno al sito di uscita si sviluppino segni di infiammazione (per es. calore, perdite di sangue o giallognole, dolore ed eritema), ma tali segni dovrebbero scomparire entro 72 ore18,19. Si tratta di una risposta normale che non deve essere scambiata per un’infezione. I segni e sintomi di infezione includono dolore, aumento dell’essudato, calore ed eritema. L’apertura può allargarsi o possono esservi segni di degradazione dei tessuti3 e il paziente può presentare febbre. Perdite sierose (macchiate di sangue) o purulente indicano la presenza di batteri e il possibile sviluppo di un ascesso o un’infezione del tunnel. Per confermare questi sospetti si possono eseguire un’ecografia o altre indagini (per es. microbiologiche). Anche se la presenza di un biofilm su un dispositivo non rappresenta un’infezione clinica, può portare alla sostituzione o alla rimozione del dispositivo. Gestione dei biofilm e dei siti di uscita Per impedire la formazione del biofilm esistono diverse misure di gestione generale della ferita, incluso l’uso di una tecnica antisettica per prevenire infezioni nosocomiali o crociate al sito. Per danneggiare il biofilm si raccomanda di detergere con soluzione fisiologica o agenti antisettici associando un’adeguata tecnica di sbrigliamento23. L’eradicazione è però difficile vista la tolleranza degli organismi che compongono il biofilm presente su questi dispositivi24. 3 Figure 1: Eccesso di tessuto di granulazione in un bambino di quattro anni con un dispositivo a basso profilo. Osservare l’evidenza di sanguinamento recente e l’eccesso di tessuto di granulazione che provoca un alloggiamento non idoneo del “bottone” della gastrostomia (immagine per gentile concessione di A. Kennedy). Figure 2: Tessuto di ipergranulazione esofitico attorno al sito della PEG di un bambino di 12 mesi (immagine per gentile concessione di A. Kennedy). Figure 3: Il disco antimicrobico in schiuma Kendall™ AMD può essere usato attorno ai dispositivi percutanei per la protezione e la gestione del sito di uscita (foto per gentile concessione di G Totten, Renal Unit, Antrim, NI). Alcuni dispositivi possono ostacolare la formazione del biofilm, o perché sono impregnati di agenti antimicrobici oppure perché la superficie del materiale è in grado di ridurre l’aderenza di microorganismi25,26. un’eccessiva umidità derivante da perdite di fluidi con conseguente degradazione della cute potrebbe essere un fattore contribuente33. n L’ipergranulazione come complicanza attorno alle ferite del sito di uscita Lo sviluppo di tessuto eccessivamente granulare (ipergranulazione) attorno al sito di uscita è relativamente comune, sebbene non siano ancora del tutto chiare le motivazioni di tale evento. Nelle ferite croniche si ritiene che ciò possa essere dovuto all’infiammazione prolungata27,28, all’attrito esterno o a un trauma minore continuativo29,30, e al sovrautilizzo o all’utilizzo scorretto di medicazioni occlusive.31 n Lo sviluppo di tessuto di ipergranulazione può provocare un aumento dell’essudato, che a sua volta può causare la macerazione della cute circostante e sporcare i vestiti34. Quando questa situazione si associa a un aumento della carica batterica, la ferita può divenire maleodorante. Questo, unitamente al sanguinamento e all’aumento di essudato, può avere ripercussioni negative sulla qualità di vita del paziente26 ed è importante identificare e correggere la causa sottostante. Se non rilevato o non trattato, il tessuto di ipergranulazione rischia di portare alla sostituzione o alla rimozione del dispositivo. Ipergranulazione“sana”: una struttura a forma di cavolfiore, umida e di un rosso rosato35 che può sanguinare, ma non presenta altri sintomi.34 Tessuto di granulazione“non sano”: una massa di colore rosso acceso o bluastro che si estende sopra la superficie della ferita e può essere disidratata, friabile e facilmente lesionabile27. È importante individuare il tessuto di granulazione in fase iniziale, così da poter attuare un trattamento prima che si sviluppino ulteriori complicanze attorno al sito di uscita. Poiché molte ferite sono abitualmente gestite dai pazienti e da chi si occupa di loro, questi vanno istruiti adeguatamente, anche con supporti visivi, per essere mesi in grado di riconoscere questa complicanza. Per quanto concerne i siti di uscita, si ritiene che l’ipergranulazione sia la conseguenza di un costante attrito tra il dispositivo e la cute, provocato da un alloggiamento o un fissaggio inadeguati del dispositivo32. Anche Come riconoscere l’ipergranulazione? Come gestire l’ipergranulazione? Lo sviluppo di tessuto di ipergranulazione può passare inosservato al paziente ed è generalmente indolore. Può presentarsi come: La prevenzione dell’ipergranulazione si fonda su una cura regolare e sistematica del sito di uscita, che preveda la detersione della cute Figure 4: un sito PEG sano (foto per gentile concessione di L. Warriner). Figure 5: eccesso di tessuto granulare attorno a un sito PEG (foto per gentile concessione di L. Warriner). Figure 6: escoriazione attorno a un sito PEG (foto per gentile concessione di L. Warriner). 4 Medicazioni in schiuma circostante e del dispositivo per prevenire infezione e macerazione della cute. Le medicazioni in schiuma sono sempre più utilizzate come metodo atraumatico per ridurre l’eccesso di granulazione. Se applicata attorno alla ferita, la medicazione esercita una pressione locale, che può aiutare a ridurre l’edema e appiattire il tessuto interessato27. È stato ipotizzato che per aumentare la pressione si potrebbero usare due pezzi di schiuma32. È raccomandabile far controllare il sito di uscita dal paziente o da chi si occupa di lui quotidianamente, o anche con una frequenza superiore se si rilevano complicanze. Esistono scarse evidenze di qualità sul modo migliore di gestire l’ipergranulazione e le opzioni possono dipendere dalla conoscenza e dalla disponibilità dei prodotti e dai protocolli locali. Il medico deve valutare l’efficacia dell’intervento, il comfort per il paziente e il rischio per il dispositivo e i tessuti circostanti. Obiettivi di trattamento Lo scopo del trattamento è gestire l’eccesso di essudato e la carica batterica che si accompagnano a questa situazione e applicare una pressione lieve, ma sufficiente a ridurre il tessuto di ipergranulazione33. Se la causa dell’ipergranulazione è l’infiammazione, occorre valutare l’opportunità di fissare il dispositivo in modo da ridurre al minimo l’attrito attorno al sito della ferita32. Rimozione fisica e chimica L’eccesso di tessuto granulare può essere asportato mediante sbrigliamento chirurgico o raschiamento. Si tratta di una procedura singola che richiede un elevato livello di esperienza clinica e deve pertanto essere effettuata unicamente da uno specialista adeguatamente preparato36. Viene generalmente eseguita in sala operatoria e può essere dolorosa per il paziente. Il trattamento con nitrato d’argento è un rimedio di lunga data per l’eccesso di tessuto granulare26. Può essere applicato con un bastoncino dalla punta composta per il 95% da nitrato d’argento e per il 5% da potassio. Si è dimostrato efficace se usato quotidianamente o due volte al giorno fino a un massimo di quattro giorni37. Può essere necessario proteggere la cute circostante con una semplice crema o unguento protettivi per prevenire ustioni chimiche e gestire l’aumento di essudato Figure 7: neonato con eruzione micotica e ipergranulazione trattate con nitrato d’argento per uso topico da un medico non specializzato e inesperto (foto per gentile concessione di A Kennedy). associato a questa tecnica35. L’uso di questo metodo è però sconsigliato a medici che non dispongono di un adeguato livello di preparazione e conoscenze poiché può causare un trauma alla ferita e un aumento dell’infiammazione27 (Figura 7). Steroidi topici Gli steroidi topici possono essere applicati per ridurre la risposta flogistica26, ma devono essere utilizzati con cautela in dispositivi a elevato rischio di infezione micotica. Gli steroidi topici devono essere applicati seguendo le istruzioni del produttore e possono richiedere una copertura con schiuma o medicazione non aderente. Haelan® Tape (Typharm) è un nastro chirurgico trasparente, impregnato con una bassa dose di steroide e commercializzato specificamente per il trattamento dell’ipergranulazione. Ha il vantaggio di esercitare la giusta pressione per ridurre l’ipergranulazione e può essere tagliato a misura attorno al sito26,32. Medicazioni antimicrobiche Le medicazioni antimicrobiche per uso topico possono essere utilizzate per ridurre la carica batterica nel tessuto e la conseguente risposta flogistica. L’uso di poliesametilene biguanide (PHMB) per questa indicazione è di introduzione relativamente recente, ma questo agente è efficace contro diversi batteri e funghi38 e non è inattivato in presenza di sostanze organiche, quali sangue o pus39. Una recente analisi indipendente su 24 pazienti con eccesso di tessuto granulare attorno al sito di uscita ha valutato un approccio convenzionale al trattamento, che ha previsto: n Una procedura quotidiana di detersione del sito di uscita e controllo del dispositivo n Cambi di medicazione quotidiani utilizzando una medicazione in schiuma impregnata di PHMB (medicazione antimicrobica in schiuma KendallTM AMD) La medicazione deve essere tagliata a forma di buco della serratura e coperta con una medicazione standard in schiuma di poliuretano n Controllo dopo due settimane e successivamente ogni due settimane per sei settimane. Dai risultati dell’analisi è emerso che l’uso della medicazione in schiuma impregnata di PHMB e della schiuma convenzionale per due settimane ha portato alla risoluzione dell’eccesso di tessuto di granulazione nel 33% dei pazienti. Una risoluzione completa dell’eccesso di tessuto di granulazione è stata osservata a sei settimane in 16 pazienti su (66,6%)24. Il ruolo della formazione Per garantire la miglior cura dei pazienti è importante che i medici si mantengano al passo con le tecnologie e le procedure più recenti9. Molti pazienti con dispositivi a lungo termine vengono incoraggiati ad auto-gestire la ferita al proprio domicilio. Il personale sanitario deve fornire un supporto adeguato ai pazienti, affinché possano gestire in modo adeguato il proprio dispositivo e contribuire alla prevenzione di complicanze. È importante che i pazienti siano d’accordo a occuparsi della cura del dispositivo e dei tessuti circostanti. 5 In caso contrario, verrebbe pregiudicato il successo del dispositivo. I pazienti che auto-gestiscono la ferita devono: n Essere in grado di dimostrare di saper gestire il sito di uscita prima delle dimissioni e ricevere istruzioni scritte per la gestione abituale del dispositivo e della cute circostante per prevenire complicanze. n Sapere riconoscere i segni e sintomi di infezione e ipergranulazione. Le istruzioni date ai pazienti e a chi si occupa di loro devono essere semplici, coerenti e supportate da informazioni chiare, che includano immagini e diagrammi. Se opportuno, le informazioni devono essere fornite nella lingua del paziente. Riferimenti bibliografici 1. Sittig E, Pringnitz JE. Tracheostomy: evolution of an airway. AARC Times 2001. 2. Royal College of Nursing. Guidance on pin site care. Report and recommendations from the 2010 Consensus Project on Pin Site Care. RCN, London 2011. 3. McClave SA, Neff RL. Care and long-term maintenance of percutaneous endoscopic gastrostomy tubes. J Parenter Enteral Nutr 2006; 30(1): S27-S38. 4. Altman S. Showering with central venous catheters: experience using the CD-1000 composite dressing. Dial Transpl 2006; 35(5): 320–27. 5. 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È importante mantenere pulito e asciutto il sito di uscita e controllare abitualmente il dispositivo per accertasi che sia posizionato correttamente, fissato adeguatamente e che non presenti rotture o incrinature. Per molti pazienti con dispositivi a lungo termine è possibile l’autogestione domiciliare. Oltre a essere messi nelle condizioni di gestire adeguatamente il dispositivo e la cute circostante, i pazienti devono imparare a riconoscere tempestivamente le complicanze e sapere come comportarsi in questi casi. Per citare questa pubblicazione: Spruce P, Warriner L, Keast D, Kennedy A. Le ferite dei siti di uscita Made Easy. Wounds International 2012; 3(2): Disponibile all’indirizzo: http://www.woundsinternational.com © Wounds International 2012 6