OMERO
ODISSEA
OMERO: ODISSEA
Presero fiato gli eroi, fiduciosi nei segni del
dio.
Ordinò ad essi il profeta di gettarsi sui remi,
annunciando dolci speranze...
L'opera prende il titolo dal protagonista
Odisseo, Ulisse per i Latini, l'eroe greco
famoso per la sua intelligenza e la sua
astuzia.
Il poema racconta il suo lungo viaggio
per ritornare a Itaca, la sua isola, dopo la
caduta di Troia. L'Odissea appartiene
dunque al ciclo di narrazioni chiamate
nostoi che, sullo sfondo della guerra di
Troia, furono composte dagli aedi
per raccontare gli avventurosi ritorni in
patria degli eroi greci.
VITALITA' E ATTUALITA' DEI POEMI OMERICI
L'Iliade e l'Odissea costituiscono i modelli originari
dell'arte narrativa di tutti i secoli successivi. Con essi
Omero ha saputo cogliere, infatti, alcuni aspetti
fondamentali dell'esperienza umana:
L'Iliade rappresenta il modello di una situazione
statica,
di
perenne
conflitto
senza
conclusione
(l'interminabile assedio di Troia). Tale modello si
ripresenterà sempre in letteratura, come rappresentazione
di contrasti di forze avverse o come conflitto individuale
all'interno della coscienza.
L'Odissea costituisce, invece, il modello dinamico, che
si presenta sotto la forma del viaggio di ritorno, della
necessità di ricordare e ritrovare ciò che è stato perduto:
la felicità, le origini, l'amore, gli affetti familiari.
Il lungo e pericoloso viaggio di Ulisse verso Itaca è anche
simbolicamente ricerca interiore e sarà presente sotto
forme diverse nella letteratura di ogni tempo.
L'ODISSEA, RICERCA INFINITA
Il viaggio di Ulisse è all'origine di tutta la cultura
occidentale.
Compiuto da un uomo che desidera solo tornare a casa
dopo una guerra durata dieci anni, esso contiene in sè i
simboli della contraddizione umana:
il desiderio della scoperta e la nostalgia del ritorno.
Le circostanze avverse e la capricciosa volontà degli dei
spingono Ulisse ad affrontare inenarrabili avventure e a
vivere esperienze drammatiche in un mondo popolato da
mostri e privo di riferimenti certi. Così egli attraversa i
mari e si spinge nelle regioni più remote finchè, giunto agli
estremi confini del mondo, resta come sospeso per sette
lunghi anni nell'isola della divina Calipso, esule nostalgico
che sente sempre vivo il richiamo della patria e degli
affetti familiari.
Torna infine nella sua amata Itaca, da cui era rimasto
lontano da vent'anni, grazie alla sua ostinazione e alla sua
lucidità, che gli hanno permesso di opporsi alla sorte
avversa.
ULISSE:
3000 ANNI, MA NON LI DIMOSTRA!
Quando Calipso gli offre l'immortalità, Ulisse la rifiuta. Perchè?
Per lui ha maggior valore la condizione umana, malgrado i suoi limiti
temporali, o forse proprio per questi. Eppure è proprio grazie a
questo rifiuto orgoglioso che Ulisse si è conquistato un'immortalità
ben più grande: non quella elargita dagli dei, ma quella conquistata
con la sua inesausta ricerca della conoscenza e con la
consapevolezza del valore inestimabile della vita.
Che vita? Ulisse è profondamente diverso dai suoi compagni:
A Ulisse preme "vivere", ai suoi compagni "sopravvivere";
Ulisse cerca di apprendere il nuovo, i suoi compagni cercano
la sopravvivenza fisica;
In ogni luogo Ulisse cerca notizie, i suoi compagni cercano
cibo.
Paradossalmente, i suoi compagni muoiono, mentre Ulisse, il
curioso, il paziente, il saggio, si salva.
Come intendere tutto questo?
Vivere pienamente, sperimentare tutte le ramificazioni della vita,
significa sperimentare la gioia.
L'immortalità, eliminando la fragilità e la transitorietà, nega alla
vita il suo valore supremo.
LA STRUTTURA
L'Odissea, come l'Iliade, è composta di 24 canti in esametri,
raccolti intorno a tre nuclei tematici fondamentali:
•La telemachia
(libri I-IV): è dedicata a Telemaco,
figlio di Ulisse, che parte alla ricerca di notizie del padre;
•I viaggi di Odisseo
(libri V- XII): contiene il
racconto delle peregrinazioni dell'eroe nel
Mediterraneo;
•Il ritorno e la vendetta
(libri XIII- XXIV): vi si
racconta il ritorno di Ulisse a Itaca e la sua vendetta sui
Proci.
Mapp
a
IL TEMPO DELL'AZIONE
I fatti narrati nel poema durano 34
giorni, durante i quali si
intrecciano le due diverse vicende
di Ulisse e di Telemaco, che fino a
un certo punto (31 gg.) procedono
parallelamente e solo nel
trentunesimo giorno confluiscono
nello stesso solco.
Inoltre il racconto delle sue
avventure che Ulisse fa al re
Alcinoo (dal IX al XII libro)
costituisce una lunga ANALESSI.
Col ritorno di Ulisse ad Itaca si
ritorna infine al piano del
presente. Come si può ben
vedere, il poema presenta una
complessa struttura ad anello
(presente/ passato/ presente),
nuova rispetto all'Iliade.
Mapp
a
I LUOGHI
Lo scenario entro cui si svolgono i fatti narrati è il Mediterraneo,
nelle cui acque e sulle cui sponde si snoda l'itinerario di Ulisse.
I primi libri vengono occupati dal viaggio di Telemaco a Pilo e
Sparta e dai racconti sui vari nostoi che, prima Nestore, poi
Menelao ed Elena, fanno al figlio di Ulisse.
Con la comparsa di Ulisse sulla scena, la vicenda si sposta prima
nell'isola di Ogigia,
poi, dopo il naufragio, a Scheria,
isola dei Feaci, dove l'eroe, attraverso il racconto di tutte le sue
avventure dalla caduta di Troia al suo arrivo nell'isola, ci permette
di allargare lo sguardo a tutto il Mediterraneo.
L'ultima parte si svolge unicamente ad Itaca.
Mapp
a
LA REALTA' STORICA
Al di là delle vicende fiabesche che vi sono narrate,
l'Odissea è una fonte preziosa di informazioni sul
Medioevo ellenico,
età sulla quale non si possiedono
peraltro testimonianze scritte.
La base storica del poema si
collega con i primi viaggi nel
Mediterraneo ad opera di Cretesi,
Micenei, Fenici.
La società appare più complessa di quella dell'Iliade:
l' aristocrazia guerriera
che detiene il potere
presenta caratteristiche e comportamenti diversi rispetto
a quella rappresentata nell'Iliade;
compare il mondo quotidiano
con le varie
attività economiche e la stratificazione sociale
(artigiani, medici, aedi, indovini, braccianti, servi);
è molto più rilevante la presenza di figure
femminili
Mapp
a
Ulisse, l'eroe dai mille volti
L'uomo ricco d'astuzie raccontami, o
Musa, che a lungo errò dopo ch'ebbe
distrutto la rocca sacra di Troia;
di molti uomini le città vide e conobbe la
mente,
molti dolori patì in cuore sul mare,
lottando per la sua vita e pel ritorno dei
suoi.
Libro I, vv.1-10
Trad. di Rosa Calzecchi Onesti
I MILLE VOLTI DI UN EROE
Ulisse è uno dei personaggi più affascinanti di tutti i tempi.
Definito da Omero polytropos, cioè "che si volge da molte
parti", è una figura poliedrica e complessa, emblematica di
molti valori e ideali.
ricco d'astuzie: : intelligente e astuto, scaltro e
menzognero (componente caratteriale)
a lungo errò: : Ulisse è il prototipo di tutti i viaggiatori e
di tutti i viaggi, anche di ordine psicologico e mentale
(componente avventurosa)
ebbe distrutto: : anch'egli ha dato il suo contributo di
coraggio, astuzia, sofferenza alla conquista di Troia
(componente guerriera).
vide e conobbe: : Ulisse è il prototipo di chi ha sete di
conoscenza e sente il bisogno di fare esperienza
(componente psicologico-simbolica).
patì lottando: : Ulisse è il prototipo di tutti gli esuli
costretti a errare lontano dalla propria patria: egli è
capace di sopportare qualsiasi difficoltà e sventura per la
salvezza sua e dei suoi compagni (componente
Mapp
a
romantico- sentimentale).
IL MONDO DEGLI DEI
Gli dei di Omero sono raffigurati antroporficamente sia
nell'aspetto fisico, sia nella dimensione psicologica. Ma essi
sono anche immortali. Ogni giorno l'uomo muore un poco,
mentre gli dei non possono: l'uomo è nato per morire, gli dei
no. La serietà, l'impegno dell'eroe mortale, la sua energia, la
sua passione derivano dall'essere di fronte alla morte. Gli
dei, avendo dinanzi a sè l'eternità, non fronteggiano nulla,
non si mettono mai alla prova, non scelgono mai, non sono
capaci di mutamento. Perciò essi appaiono vuoti e
inconsistenti, tanto più in quanto contrapposti all'intensità di
eroi come Achille, Ettore, Ulisse, etc.. L'uomo, quindi, è
superiore al dio perchè, essendo destinato a morire, sceglie,
agisce, si impegna.
Gli dei intervengono nel mondo degli uomini in alcuni casi
secondo un arbitrio crudele, in altri favorendo in modo
sfacciato i loro prediletti. In tal senso essi rappresentano le
forze, inconoscibili per la razionalità umana, che
Mapp
promuovono, condizionano e limitano l'azione degli uomini.
a
IL MONDO DEGLI EROI
Gli eroi dell'Odissea appaiono molto diversi da quelli
dell'Iliade.
Gli eroi dell'Iliade, come Achille ed Ettore, combattono mossi
da ragioni di onore, di gloria e di difesa della propria gente:
essi affrontano con determinazione e coraggio il loro destino.
Nell'Odissea si combatte poco e solo per ristabilire l'ordine
violato: è ciò che accade ad Itaca con la strage dei Proci,
violenta e feroce, ma necessaria e, in un certo senso, giusta: in
tale prova Ulisse si impone, oltre che per il suo coraggio e per
la sua destrezza, grazie all'abilità del suo piano e all'astuta
trappola che ha saputo tendere.
Alla forza e alla prestanza fisica si sono sostituite abilità e
astuzia. E' cambiato il mondo dell'eroe e sono cambiate le
sue armi: agli eroi che avanzano coraggiosamente sul
campo di battaglia, pronti allo scontro con il nemico o a
misurare la loro grandezza in un duello, subentrano altri
eroi e altre armi che si identificano sempre più con le
qualità intellettive dell'eroe.
Mapp
a
IL RUOLO DELLE
DONNE
Afferma C. R. Beye: "L'Odissea è un
poema di molte donne e di un sol
uomo": dalla vigile dea Atena
all'affettuosa Calipso, dalla seducente
Circe alla tenera Nausicaa, da Elena ad
Arete alla nutrice Euriclea alla perfida
ancella Melanto. E infine c'è Penelope,
oggetto del desiderio dei Proci e dei
sogni nostalgici di Ulisse, la stabilità al
termine dei viaggi avventurosi
dell'eroe.
Le donne, insomma, fanno parte di ogni aspetto della
narrazione e, al di là di alcune variazioni minime, sono
simili tra loro, cioè tipiche, come se il poeta avesse voluto
sviluppare attraverso di loro certi valori e associazioni.
Queste donne hanno in comune una certa superiorità nel
rapporto coi maschi. L'Odissea coglie superbamente due
Mapp
forze contrastanti nell'essere dell'uomo: il bisogno delle
a
donne da una parte e la paura di sottomettersi a questo
bisogno dall'altra.
...e ora... ridiamoci un po' su in compagnia
di U. Eco!
A me personalmente il libro piace. La storia è bella,
appassionante, piena di avventure. C'è quel tanto di amore
che basta, la fedeltà coniugale e le scappatelle
adulterine...Ci sono colpi di scena, giganti monocoli,
cannibali, e persino un po' di droga...Le scene finali sono
della migliore tradizione western, la scazzottatura è
robusta, la scena dell'arco è tenuta da maestro sul filo della
suspense. Che dire? Si legge di un fiato, meglio del primo
libro dello stesso autore, troppo statico...In questo secondo
libro, invece, tutto marcia a meraviglia...E poi il montaggio,
il gioco dei flash back, le storie ad incastro... insomma, alta
scuola, questo Omero è veramente molto bravo. Troppo
bravo direi...Mi chiedo se sia tutta farina del suo sacco.
Anzitutto l'autore non si trova più. Chi lo aveva conosciuto
dice che ...è orbo come una talpa, non segue il manoscritto
e dava persino l'impressione di non conoscerlo bene. Citava
a memoria, non era sicuro di avere scritto proprio così. Lo
aveva scritto proprio lui o era un prestanome?
Mapp
a
tratto da "Diario minimo" di U. Eco
Colonne Sonore - Sigla - Ciao Darwin - madre natura - Enya Adiemus
IL VIAGGIO CONTINUA...
...ma adesso tocca a voi
remare!
Mapp
a
I personaggi principali
Gli
uomini
Gli
dei
I personaggi
straordinari
Le
donne
Mapp
a
GLI UOMINI
ODISSE
O
TELEMACO
EUME
O
PROCI
Mapp
a
GLI DEI
EOLO
ATENA
ERME
S
ZEU
S
POSEIDON
E
Mapp
a
LE DONNE
Penelop
e
Nausicaa
Euriclea
Mapp
a
I personaggi
straordinari
Polifemo
Le
Sirene
ARGO
Calips
o
Scilla e
Cariddi
Circe
Mapp
a
AEDI E RAPSODI
Demodoco, io t'onoro al di sopra di tutti i mortali.
Certo Apollo o la Musa, figlia di Zeus t'istruirono,
perchè troppo bene cantasti la sorte degli Achei,
quanto subirono e fecero, quanto penarono gli Achei,
come se fossi stato presente o te l'avesse narrato
qualcuno.
Odissea, l.VIII (vv.487
sgg.)
La parola “aedo” viene dal greco"aδειν" e significa cantore. Gli aedi erano cantori professionisti
che componevano e cantavano i loro versi con l'accompagnamento della cetra, attingendo a un
patrimonio epico costituitosi in un lungo arco di tempo. Essi facevano parte della “società
orale-aurale”, cioè del parlare e dell’udire. L’aedo cantava a memoria ed era solito narrare i
poemi non per intero ma, per ragioni di tempo, a pezzi, con riferimento a singoli episodi.
La parola "rapsodo" viene dal greco“ràptein” e significa cucire. Infatti il rapsodo era “cucitore
di canti”. I rapsodi appartengono a una fase successiva: erano cantori professionisti che si
limitavano a recitare e cantare, di solito a memoria, brani del materiale epico ereditato dalla
tradizione. A differenza degli aedi, essi ripetevano semplicemente ciò che era stato loro
trasmesso dalle generazioni precedenti, recitando con l’accompagnamento della lira.
In una società in cui la trasmissione della cultura era affidata alla oralità, la poesia diventava
così lo strumento capace di educare le nuove generazioni. Infatti gli aedi e i rapsodi, attraverso i
caratteri degli eroi e delle eroine proposti come modelli positivi o negativi di comportamento,
trasmettevano i valori della loro civiltà e le norme di comportamento civile, politico, morale.
Mapp
a
I NOSTOI
"Nostos" in greco vuol dire "ritorno". E' andato per noi
perduto un poema greco, appartenente al ciclo epico,
intitolato appunto "Nostoi", attribuito ad Agia di
Trezene, in cui si narrava il ritorno in patria di singoli
eroi della guerra di Troia. Esso raccoglieva canti in
parte più antichi, in parte più recenti
dell'Odissea, che è
il nostos di Ulisse.
Due esempi di
nostoi troviamo
nell'Odissea quando
Nestore a Pilo e
Menelao a Sparta
narrano a Telemaco
il loro ritorno in
patria dopo la
guerra.
Mapp
a
L'ITINERARIO DI ULISSE
Per quanto ci abbiano provato in tanti, la pretesa di tracciare sulla
carta geografica l'itinerario dettagliato di Ulisse appare assurda.
In realtà il fondamento storico delle peregrinazioni dell'eroe è
piuttosto di natura culturale. Esse sono infatti il riflesso e la
proiezione nell'immaginario dei viaggi compiuti in regioni nuove e
remote dai naviganti cretesi, micenei, fenici, che ritornavano
portando, oltre alle mercanzie, racconti straordinari di strane
usanze e fantastiche avventure.
Mapp
a
Mitica isola definita da Omero l'ombelico del
mare. Posta a Occidente nel Mediterraneo, sede
di Calipso, a 18 giorni dall'isola dei Feaci. Per
alcuni va identificata con Malta, per altri con
Ceuta, città del Marocco settentrionale.
OGIGIA
SCHERIA
Favolosa isola ricordata da Omero come
sede dei Feaci, di cui è re Alcinoo, che
vive in una reggia adorna di oro e di
giardini meravigliosi. E' stata identificata
con Corcira, oggi Corfù, isola dello Ionio.
ITACA
Isola greca del mare Ionio che fa parte dell'arcipelago
delle isole Ionie. L'antica Itaca, regno di Ulisse, fu
identificata fin dal V sec. a.C. con quest'isola; ma alcuni
studiosi hanno messo in dubbio tale identificazione
ritenendo che le descrizioni di Omero si adattino molto
meglio all'isola di Leucade. Gli scavi archeologici hanno
tuttavia portato alla luce resti del Medievo ellenico e
tracce di un culto ad Ulisse.
Mapp
a
LA TELEMACHIA
La TELEMACHIA, costituita dai libri I-IV, è
dedicata al viaggio di Telemaco,figlio di Odisseo.
Essa inizia in medias res. Mentre gli dei sono
riuniti in concilio per decidere il ritorno in patria
di
Ulisse,Telemaco
è
ormai
impotente
a
contenere l'arroganza dei centootto Proci, cioè
dei principi che si erano insediati nella reggia
come pretendenti alla mano di Penelope e lì
vivevano dilapidando il patrimonio del re
assente. Su esortazione di Atena, che gli appare
sotto l'aspetto del vecchio Mentore, egli parte
perciò con una nave alla ricerca di notizie del
padre e si reca dagli amici paterni, Nestore
e Menelao, dai quali apprende l’epilogo della guerra di Troia e la notizia
che Odisseo è prigioniero di Calipso. Intanto i Proci, venuti a conoscenza
della spedizione di Telemaco, organizzano un agguato per eliminare il
legittimo erede al trono. Penelope, avvisata di quanto sta succedendo,
invoca l’aiuto della dea Atena che, in sogno, la rassicura sulla sorte del
figlio.
Il viaggio di Telemaco si configura per lui come necessario, per ricostruire
quel modello da imitare, rappresentato dalla figura paterna, che finora gl
è mancato e di cui, giovane com'è, ha bisogno per orientare la sua azione
Mapp
a
IL RACCONTO DI ODISSEO
Vecchio, i tuoi affanni raccontami, e questo
rispondimi vero, perchè lo sappia: chi e donde
sei tra gli uomini? Dov'è la tua città, i tuoi
genitori? Su che nave sei giunto?
Nella seconda parte (libri V-XII)
appare sulla scena l'eroe che,
partito finalmente da Ogigia, viene
sbattuto da una tempesta nell'isola
dei Feaci, dove viene accolto
benevolmente. Subentra qui un
narratore omodiegetico di II grado,
che è l'eroe stesso, il quale,
attraverso una lunga analessi o
flash back, narra su invito del re
le sue
avventure
Mapp
a
IL RITORNO E LA VENDETTA
Tornato a Itaca grazie all’aiuto dei Feaci, Ulisse, travestito da mendicante, si rivela
prima al fedele porcaro Eumeo, poi a Telemaco, che nel frattempo è rientrato a Itaca.
Insieme progettano di vendicarsi dei Proci. Giunto al palazzo, Ulisse viene riconosciuto
dal vecchio cane Argo, che muore subito dopo, e dalla vecchia nutrice Euriclea.
Penelope confida al falso mendicante che l’indomani intende sottoporre i proci a una
prova nella quale il marito era campione: far passare una freccia attraverso gli anelli di
dodici scuri messe in fila; al vincitore darà se stessa come trofeo. Il giorno successivo
Penelope propone la gara, ma nessuno dei Proci riesce a tendere l’arco di Ulisse. Il
finto mendicante, tra lo scherno generale, chiede di tentare l’impresa e riesce a superare
la prova senza fatica. Subito dopo si rivela ai Proci ormai terrorizzati e ne fa strage.
Penelope non riesce a credere al ritorno del marito e lo mette alla prova chiedendogli di
trasportare il loro letto nuziale, ma Ulisse conosce il segreto del letto, che non può
essere trasportato perché lui stesso lo ha intagliato nel tronco di un albero di ulivo.
Avuta la prova certa della sua identità, Penelope, in lacrime, lo abbraccia. Mentre le
anime dei proci scendono nell’Ade e Ulisse ritrova il padre Laerte, i parenti dei Proci
chiedono vendetta contro Ulisse, ma l’intervento di Atena riporta definitivamente la
pace sull’isola di Itaca.
Mapp
a
L'ARISTOCRAZIA GUERRIERA
Il crollo della civiltà
micenea fu causato
dall'insediamento dei Dori.
Al loro interno emerse ben
presto la forza sociale delle
aristocrazie guerriere, che
finirono per esercitare un
dominio
incontrastato sul resto della popolazione. Gli aristocratici
condividevano stili di vita e ideali; inoltre erano uguali dal
punto di vista sociale ed economico. Essi esprimevano al
loro interno un re, il basileus. Si trattava di un sovrano
diverso da quello miceneo: quest'ultimo, infatti, esercitava
un potere assoluto, mentre il basileus era un "primo fra
uguali" e le sue funzioni si svolgevano in armonia con la
volontà degli aristocratici, fino a ridursi gradualmente a
quelle di re-sacerdote.
Mapp
a
IL MEDIOEVO ELLENICO
Nell' XI sec. a.C. i centri di potere
miceneo crollarono sotto i colpi dell'
invasione dorica. I Dori, popolo di
origine indoeuropea, si sovrapposero ai
micenei, cancellando le tracce della loro
civiltà.
•Cominciò così un lungo periodo di
arretratezza durante il quale crollò
l'organizzazione palatina, scomparve la
scrittura e diminuirono gli scambi
commerciali. Esso durò fino all'inizio dell'VIII sec. e fu chiamato
<età buia>.
In questi secoli "bui" si registrano tuttavia alcuni fenomeni nuovi:
•l'introduzione del ferro;
•la ceramica geometrica;
•la fondazione di colonie in Asia Minore (Ionia d'Asia);
•la gestazione della polis
Mapp
a
ANALESSI
L'analessi o flashback o retrospezione è una figura retorica che
consiste nell'evocazione più o meno ampia di un evento anteriore al
punto della storia in cui ci si trova.
Più precisamente, in un testo, quando l'autore vuole spiegare
qualcosa avvenuto in tempo passato rispetto a quello narrativo del
brano, sceglie di interrompere la narrazione nel tempo presente e di
retrocedere nel passato, narrando così eventi passati come se stesse
narrando eventi al presente. Il flashback è di grande effetto nei
romanzi.
Ad esempio, nell'Iliade il narratore, dopo aver evocato la contesa fra
Achille e Agamennone, punto di partenza del suo racconto, ritorna
indietro di una decina di giorni per esporne la causa in una
quarantina circa di versi retrospettivi.
Nell'Odissea, l' analessi, che occupa un blocco di otto canti,
viene introdotta quando Ulisse, ospite alla corte di re Alcinoo,
narra in prima persona le mirabolanti avventure da lui vissute
dalla partenza da Troia fino all'arrivo nell'isola dei Feaci.
Il contrario dell'analessi, cioè la narrazione di eventi collocati nel
futuro, è detto prolessi.
Mapp
a
PENELOPE
Ludovico Einaudi - 01 - Melodia
Omero
Africana
I - Odissea - Egli usci dalla
vasca
...Ma smetti questo cantare
...e a lei di colpo si sciolsero le ginocchia e il cuore,
straziante, che sempre in petto il mio cuore
perchè conobbe il segno sicuro che Odisseo le
spezza, perchè a me venne pazzo dolore;
diceva;
così cara testa rimpiango, sempre pensando a e piangendo corse a lui, dritta, le braccia
gettò intorno al collo a Odisseo, gli baciò il capo...
quell'uomo...
Libro I, vv.329
sgg.
Libro XXIII,
vv.205 segg.
Figlia di Icaro e di Peribea, di origine spartana,
sposò Ulisse e, secondo il racconto dell’Odissea, lo
attese fedelmente durante i venti anni della sua
assenza, amministrando i suoi beni e respingendo i
pretendenti alla sua mano.
Celebre lo stratagemma da lei escogitato per prendere tempo e rimandare la scelta
del nuovo sposo: affermando di dovere finire di tessere un lenzuolo funebre per il
suocero Laerte, lavorava di giorno e disfaceva di notte il lavoro che aveva fatto. In
tal modo Penelope non attende passivamente il ritorno del marito, ma è
attivamente fedele. Oltre che sposa fedele, Penelope è anche madre premurosa nei
confronti di Telemaco e donna saggia e accorta. Così, quando Ulisse ha ormai
rivelato a tutti la propria identità, ella appare ancora diffidente nei suoi confronti,
ma in realtà conferma le doti di prudenza e scaltrezza attraverso lo stratagemma
del letto nuziale che spinge l'eroe a svelare un segreto ignoto a tutti e a dimostrare
la sua vera identità.
Mapp
a
Ludovico Einaudi - 09 - La Nascita Delle Cose
Segrete
Omero - Odissea - Alla sua casa andava la
dea
Luigi Einaudi - I Giorni
Omero - Odissea - Ma quando giunse il
momento
NAUSICAA
...chè sulla terra umana creatura
-uomo nè donna- non m'apparve mai,
che di sembianza a te rassomigliasse:
sicchè, pur riguardandoti, m'incanto...
Libro VI, vv.220 segg.
Figlia del re dei Feaci Alcinoo. Nell’Odissea è descritto il suo
incontro con il naufrago Odisseo per intervento della dea Atena. Vi si
narra che Nausicaa, con il consiglio di Atena, apparsale in sogno, va
a giocare nella riva del fiume con la palla insieme alle sue ancelle.
Quando Odisseo all’improvviso sbuca nudo da dietro un cespuglio, le
ancelle scappano per la paura; la bella ragazza, invece, accoglie il
naufrago con grande cortesia, mostrandosi sensibile alle sue
suppliche, gli regala delle vesti e lo invita nella casa del padre, che lo
accoglie calorosamente nel suo palazzo. La bella Nausicaa si
innamora perdutamente di Ulisse perché vede in lui l’uomo di grande
esperienza e di illimitata conoscenza più simile agli dei che agli
uomini, il condottiero o il re che ha visto nel suo sogno.
Sebbene rappresenti un personaggio minore del poema omerico, il
poeta ha infuso in lei una profonda liricità, che la rende speciale, e
ne ha sottolineato l'intelligenza, la sensibilità e l'abilità verbaleMapp
come
a
doti che stanno al di sopra di tutti gli altri attributi umani.
EURICLEA
Euriclea nondimen, che già da presso
fatta gli s'era ed il suo re lavava,
il segno ravvisò della ferita
dal bianco dente d'un cinghiale
impressa...
gaudio a un'ora e duolo
la prese, e gli occhi le s'empier di
pianto,
e in uscir le tornò la voce indietro...
Libro XIX, vv.478
segg.
Era la nutrice di Ulisse. Quando Ulisse, tornato a Itaca,
non ha ancora rivelato la sua vera identità, Penelope,
che lo crede un mendicante, chiede a Euriclea di
accudirlo e di provvedere a lui. La vecchia nutrice, nel
lavarlo, riconosce una vecchia ferita sul ginocchio
provocata da un cinghiale e non riesce a trattenere le
lacrime. Ma Ulisse, avendo capito di essere stato
riconosciuto, la prega di non rivelare a nessuno la sua
identità, per non fare fallire il suo piano.
Mapp
a
03 Traccia 3
CIRCE
Si fermarono nell'atrio della dea trecce belle,
e Circe dentro cantare con bella voce sentivano,
tela tessendo grande e immortale, come sono i lavori
delle dee, sottili e splendenti e graziosi.
Libro X, vv. 220 segg.
Circe era una maga figlia di Elio e della ninfa Perseide. Viveva nell’isola d’Eea e tramite
magie e pozioni trasformava gli uomini in animali.
Durante il ritorno ad Itaca, Ulisse e i suoi compagni capitarono nell’isola della maga.
Circe, usando filtri magici mescolati al vino, trasformò tutti i compagni d’Ulisse in maiali,
mentre costui, avendo ricevuto dal dio Ermes un’erba miracolosa, rimase immune agli
incantesimi della maga. Egli ottenne poi che Circe restituisse sembianze umane ai
compagni e rimase per un anno con lei, divenuta da nemica amica e benevola consigliera
Ella, infatti, lo mise in guardia contro i pericoli rappresentati dalle Sirene e da Scilla e
Cariddi. Grazie al suo aiuto, infine, Ulisse potrà visitare
il regno dei morti
Circe è un personaggio complesso, potente e terribile, ma anche saggio e umano.
Proiettata in un'atmosfera magica e fiabesca, essa rappresenta molte paure e desideri
dell'uomo della Grecia antica nei confronti della donna: innanzitutto la paura che la donna
potesse far cadere l'uomo in suo potere con la seduzione o con filtri magici e pozioni,
facendogli perdere la sua identità e riducendolo ad uno stato di natura passivo e Mapp
a
animalesco.
Ludovico Einaudi - Luce dei miei
occhi
ARGO
Quando Ulisse finalmente viene ricondotto a Itaca da una nave dei Feaci,
non viene riconosciuto da nessuno, tranne che dalla vecchia nutrice
Euriclea e dal vecchio cane Argo, che un tempo lui stesso aveva
addestrato per la caccia. Davanti alla porta della reggia, l'animale,
abbandonato in mezzo al letame e pieno di zecche, avverte la presenza
del padrone e lo riconosce nonostante siano passati vent'anni. Agita la
coda, ma non ha la forza di alzarsi e subito dopo muore. L'episodio viene
descritto con accenti fortemente patetici, che sottolineano da una parte
la condizione di totale abbandono dell'animale, dall'altra il rapporto tra il
fedele animale e l'amatissimo e atteso padrone.
Mapp
Netta appare la contrapposizione tra un passato felice, armonioso, a
ordinato, e un presente dominato dal caos, dall'incuria e dalla sofferenza.
Luigi Einaudi - I Giorni
Omero - Odissea - E la ninfa udito il
messaggio
CALIPSO
Dopo aver vagato per i mari ed aver perduto
tutti i compagni, Ulisse approda all'isola di
Calipso, ninfa solitaria dalle lunghe trecce.
Figlia di Atlante, che reggeva il mondo sulle
sue spalle, immortale come tutti gli dei,
Calipso non abitava sull'Olimpo, poiché non
apparteneva alla schiera degli eletti che vi
hanno dimora.
Calipso aveva accolto, curato e amato con tutta se stessa il naufrago,
sperando in cuor suo di far dimenticare ad Ulisse la nostalgia della
sua Itaca. Ma invano: egli non faceva che sospirare il ritorno.
Quando Atena ottiene dal padre Giove di ingiungere alla ninfa di
lasciar partire il suo protetto, Calipso si piega alla decisione del re
degli dei e permette ad Ulisse di costruirsi una zattera e di riprendere
il mare in direzione della sua isola.
Dopo tanti anni trascorsi insieme, è dolcissimo l'addio tra la ninfa e
l'uomo che ha amato e che ora Zeus le toglie.
Mapp
a
POLIFEMO
Halloween Horror Movie Themes - The
Shining
Omero - Odissea - Dopo che ebbe sbrigato
...d'un balzo allungò sui compagni le mani,
ne afferrò due a un tempo e li sbattè come cuccioli
a terra: sprizzò a terra il cervello, e bagnò il suolo.
Li squartò membro a membro e apprestò la sua
cena:
mangiava come un leone cresciuto sui monti,
niente lasciava,
interiora, carni e ossa con il midollo.
Noi piangendo alzammo a Zeus le mani,
vedendo l'atroce misfatto: eravamo impotenti.
Libro IX, vv. 288 e segg.
Famosissimo Ciclope con un solo occhio in mezzo alla fronte, era figlio della ninfa Toosa e di
Poseidone. Quando Ulisse sbarca in un'isola e, curioso di conoscere la misteriosa creatura che
vi abita, penetra nella sua spelonca con dodici compagni, si trova ad assistere al rientro del
Ciclope e del suo gregge. Polifemo, che colloca un macigno davanti all’ingresso, respinge le
preghiere di Ulisse e non intende tenere conto delle sacre leggi dell’ospitalità. Comincia
perciò a far strage dei Greci, cibandosi delle carni di alcuni compagni di Ulisse, che ghermisce
e stritola contro una parete. Ulisse escogita però uno stratagemma: fa ubriacare il Ciclope
con un otre di vino rosso che aveva portato con sé e lo acceca durante il sonno con un palo
aguzzo ed infuocato.
Quando il Ciclope, svegliatosi per il dolore, si mette ad urlare chiedendo soccorso agli altri
Ciclopi che abitano nelle caverne vicine, alla domanda rivoltagli da lontano se mai c’era
qualcuno che gli stesse facendo del male, egli risponde “Nessuno”, perché così, in previsione
di quanto sarebbe accaduto, gli aveva detto di chiamarsi l'astuto Ulisse. Al far del giorno poi,
approfittando della cecità di Polifemo, Ulisse e i suoi, attaccandosi sotto il ventre dei
montoni, lasciano finalmente la grotta e si avviano precipitosamente verso le navi per fuggire
da quel luogo maledetto.
L'accecamento di Polifemo provoca la collera vendicativa di Poseidone, che costituisce uno
degli elementi fondamentali nello sviluppo narrativo del poema.
Nell'episodio emergono con evidenza due caratteristiche dell'eroe:
1. la curiosità irrefrenabile, che lo spinge ad affrontare l'ignoto e a fare ogni tipo di
esperienza;
2. l'intelligenza e l'astuzia, grazie alle quali riesce a trionfare sulla forza bruta e a salvare se
Mapp
stesso e i compagni.
a
Apocaliptica - Castlevania - Requiem of the
gods
LE SIRENE
Qui presto vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli
Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la
voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose...
LIbro XII, vv. 260 segg.
Nate dal sangue di Acheloo, dio dei fiumi, esse erano molto diverse da come oggi le
immaginiamo. Il loro corpo era infatti costituito per metà dal corpo di una donna e per
l’altra metà da quello di un uccello. A dimostrazione di ciò l’Odissea narra che in
seguito all’inganno subito da Ulisse, esse decisero di togliersi la vita gettandosi in
acqua, cosa decisamente impossibile per un essere per metà pesce.
Le Sirene furono interpretate come simbolo dei pericoli che i naviganti potevano
incontrare sulle loro rotte; in particolare, esse simboleggiavano la bonaccia che
abbandonava lo scafo in balìa delle onde e delle correnti.
L’incontro di Odisseo con le Sirene è immerso in un'atmosfera magica e fiabesca,
determinata dal fatto che le Sirene non compaiono alla vista: se ne ode soltanto la
melodia dolce e seducente della voce, mentre il loro aspetto rimane misterioso. Esse
sfoderano un’arma senz’altro vincente, se l’eroe non fosse saldamente legato
all’albero della nave e non fosse quindi materialmente impedito a soddisfare
l’irresistibile impulso ad abbandonarsi alle loro lusinghe. Le Sirene, infatti, tentano di
attirarlo con il canto di quelle imprese epiche che l’eroe ha vissuto in prima persona e
legano l'ascolto del canto con l'acquisizione della conoscenza, facendo leva su Mapp
uno dei
a
punti deboli dell'eroe, cioè il desiderio irresistibile di sapere.
ZEUS
Dio supremo,dotato di sapienza e di saggezza,
abita sull’Olimpo, monte della Tessaglia,con la
moglie Era. Zeus veniva rappresentato
solennemente seduto su un trono d’oro con in
mano l'Egida, uno scudo su cui erano raffigurate le
più grandi calamità, e i fulmini, dono dei
Ciclopi,che egli usava per distruggere tutto ciò che
non gli era gradito. Il suo animale preferito era
l’aquila, simbolo della regalità e del potere
assoluto.
Quando nacque, sua madre Rea dovette nasconderlo, poichè il
marito Saturno (Crono in greco) divorava tutti i figli nati da lei.
Crebbe nell'isola di Creta, nascosto in una grotta e nutrito da una
capra. Divenuto grande, abbattè il padre e divenne "padre degli dei
e degli uomini" dai quali pretendeva obbedienza e rispetto. Nulla
avveniva sulla terra senza il suo volere, al quale nessuno avrebbe
osato opporsi.
Nell'Odissea è rappresentato mentre presiede il Concilio degli Dei
nel quale si decide di aiutare Ulisse a ritornare finalmente in patria,
nonostante l'opposizione di Poseidone.
Mapp
a
POSEIDONE
Fratello di Zeus, quando vennero
divisi i grandi domini dell'universo,
ottenne la signoria delle terre e delle
acque. Da lui provenivano i terremoti
e le tempeste. Era rappresentato
armato di un tridente, col quale
scuoteva terra e acque; quando sul
cocchio veloce, tratto da cavalli a lui
sacri, attraversava i suoi domini, lo
accompagnavano le minori divinità
marine, come le Nereidi e i Tritoni.
Poseidone perseguitò tutti gli eroi greci che avevano partecipato
alla guerra di Troia durante il loro ritorno in patria: parecchi di
loro trovarono infatti la morte nelle onde del mare. La sua
avversione contro i Greci era dovuta al fatto che egli aveva
costruito le mura di Troia, città che gli era particolarmente cara e
che i Greci avevano distrutto. Ma l'eroe che egli perseguitò più a
lungo fu Ulisse, costretto a peregrinare per dieci lunghi anni prima
di rivedere la sua Itaca, perchè gli aveva accecato il figlio
Polifemo.
Mapp
a
ERMES
Subito sotto i piedi legò i sandali belli,
ambrosii, d'oro, che lo portavan sul mare
e sulla terra infinita, insieme col soffio del
vento.
E prese la verga con cui gli occhi degli uomini
affascina.
Questa tenendo in mano, volò il potente
Argheifonte,
e si slanciò sull'onde, come il gabbiano...
Libro V, vv.4451
Figlio di Maia e Zeus, era una delle divinità più
importanti della mitologia greca. Appena nato,
si liberò dalle fasce e per primo costruì con un
guscio di tartaruga la lira, con cui cominciò
presto a suonare.
Veniva raffigurato con in testa un berretto a
punta, il "petaso", e con ai piedi i sandali alati,
i "talari". Portava sempre una verga d'oro,
donatagli da Apollo.
Era il dio dei viaggiatori, dei pastori e dei
mandriani, degli oratori e dei poeti, della
letteratura, dell’atletica, dei pesi e delle
misure, del commercio e dell’astuzia
Mapp
caratteristica di ladri e bugiardi. Ma era
a
soprattutto il messaggero degli dei e
l'accompagnatore dei morti nell'oltretomba.
ATENA
"Il mio cuore si spezza e io soffro pensando
all'infelice Odisseo. Egli giace in un'isola e
patisce nell'animo aspri tormenti trattenuto
da Calipso, che lo obbliga a restar con lei e
gli impedisce di raggiungere la sua patria".
Figlia di Zeus e della sua prima moglie
Metide, era la dea dell' intelligenza, della
sapienza, della saggezza, della tessitura,
delle arti e degli aspetti più nobili della
guerra, mentre la violenza e la crudeltà
rientravano nel dominio di Ares. Era
rappresentata armata di egida (una pelle
di capra su cui era fissata la testa della
Gorgone, che impietriva chi la guardava).
Era nata, già armata, dalla testa di Zeus,
aperta con un colpo d'ascia da Efesto,
chiamato a liberare il re degli Dei dai
dolori di un "parto" molto particolare.
Atena amava tutti i Greci, ma in
particolare gli Ateniesi, della cui città era
la protettrice. Nell'Odissea è la dea cheMapp
a
protegge e assiste costantemente Ulisse.
SCILLA E CARIDDI
Sleepy Hollow
Theme
Scilla, dal lato calabro, e Cariddi
dal lato siculo, furono
rappresentate dal mito greco come
due mostri che terrorizzavano i
naviganti al loro passaggio. Scilla
(colei che dilania) e Cariddi (colei
che risucchia) rappresentavano per
i Greci le forze distruttrici del
mare.
Un tempo Scilla era conosciuta come una bellissima
donna, figlia di Ecate, la quale fu poi trasformata in un
orrendo mostro di forma canina, dalle sei orrende teste
e dalle dodici zampe. Cariddi, figlia di Poseidone e della
Madre Terra, era considerata come una donna vorace,
che Giove scagliò sulla terra insieme ad un fulmine: ella
beveva enormi quantità di acqua che poi ributtava in
mare. Queste due divinità, pur essendo state localizzate
tra le due rive dello stretto di Messina, dove le coste
sono più vicine, furono intese entrambe a rappresentare
i pericoli del mare dove questo è ristretto dalla presenza
delle terre.
Mapp
a
IL MONDO QUOTIDIANO
Sappiamo con certezza che il mondo
descritto nei poemi omerici non è quello
dei secoli VIII e VII, in cui sembra
venissero fissati per iscritto. Essi si
riferiscono a un'età anteriore, che coincide
in parte con l'età micenea, in parte col
Medioevo ellenico, periodo in cui
scomparve la scrittura. Mentre il mondo
degli eroi viene descritto attraverso le
vicende narrate, i riferimenti alla vita
quotidiana di quei secoli bui sono presenti
nelle similitudini come un altro aspetto
della esperienza umana.
I contadini rappresentati nelle loro attività quotidiane, la
gente minuta colta nei particolari della sua esistenza,
costituiscono un mondo parallelo a quello degli eroi e sono
la prova della visione globale del poeta, che riesce a
creare una sorta di contrasto tra l'eccezionalità dell'azione
eroica e la consuetudine di un'esistenza normale,
fornendoci un'immagine complessiva della realtà.
Mapp
a
EOLO
...della
pelle
di bue novenne appresentommi un
otre,
che imprigionava i tempestosi venti:
poichè de' venti dispensier supremo
fu da Giove nomato; ed a sua voglia
stringer lor puote, o rallentare il
freno...
Il nome Eolo deriva dal greco aiolos e significa veloce. Secondo la
mitologia
greca,
Libro
X, vv. 28
Eolo, dio dei Venti, era figlio di Poseidonesegg.
e Arne. Eolo li dirigeva e li liberava
custodendoli dentro le caverne e dentro un otre a Lipari, una delle isole Eolie, il piccolo
arcipelago a nord della Sicilia, isola nella quale aveva la sua reggia.
Eolo ebbe dodici figli, sei femmine e sei maschi, che si unirono tra loro creando altri
venti.
Quando Ulisse, reduce dalla guerra di Troia, approdò alle isole Eolie, Eolo lo ospitò e,
commosso dal racconto dell’eroe greco, gli fece dono dell’otre di pelle dentro il quale
erano rinchiusi i venti contrari alla navigazione. Durante il viaggio Ulisse fece soffiare
solo il dolce Zefiro ma, mentre l’eroe dormiva, i compagni di navigazione, credendo
che l’otre regalato da Eolo fosse pieno di tesori, l’aprirono, liberandone i venti che
scatenarono una terribile tempesta dalla quale si salvò solo la nave di Ulisse.
Mapp
a
14 - Road
trippin
LE AVVENTURE DI ULISSE
Città di Troia: In questa città Ulisse combattè per dieci anni la famosa
guerra tra Greci e Troiani.
Terra dei Ciconi: Ulisse e i suoi compagni, partiti da Troia con dodici
navi, furono ben presto sorpresi da una tempesta ed approdarono nella
terra dei Ciconi (Tracia), con i quali furono costretti a combattere.
Terra dei Lotofagi: Salvatisi con la fuga, veleggiarono poi verso sud,
ma un violento vento li spinse fino alla terra dei Lotofagi, possessori di un
cibo che faceva dimenticare il ritorno, da cui furono accolti con ospitalità.
Terra dei Ciclopi: Passarono poi nel paese dei Ciclopi, creature
mostruose con un solo occhio, tra cui il terribile Polifemo, figlio di
Poseidone, che divorò alcuni dei suoi compagni. Ulisse e i compagni
superstiti, dopo aver accecato il Ciclope, riuscirono infine a fuggire grazie
a un abile stratagemma.
Isola di Eolo: Giunti nell'isola Eolia, furono benevolmente accolti da
Eolo, dio dei venti, che regalò loro un otre in cui erano rinchiusi tutti i vent
tranne Zefiro. Ormai si vedevano i fuochi accesi dei pastori nell’isola di
Itaca e Ulisse, stanco e sereno, si addormentò. I compagni, credendo che
l'otre contenesse un tesoro, lo aprirono. Si scatenò così una violenta
tempesta, che li risospinse a Eolia, da cui stavolta furono cacciati via.
14 - Road trippin
Terra dei Lestrigoni: A Ulisse e ai suoi compagni non rimase che
riprendere la navigazione a caso. Arrivarono così nella terra dei
Lestrigoni, che distrussero le loro navi tranne una, con la quale
fuggirono.
Isola di Eea: Giunsero poi all'isola di Eea, abitata dalla maga Circe,
dalla quale i compagni mandati in avanscoperta furono trasformati in
porci. Ulisse invece, grazie a un'erba donatagli da Ermes, si salvò dagli
incantesimi della maga che, dopo averlo accolto nel proprio palazzo,
restituì sembianze umane ai suoi compagni e li trattenne per un anno
presso di sè.
Discesa nell'Averno: Quando ottenne di ripartire, Circe lo inviò prima
nel paese dei Cimmeri, da cui discese nel regno dei morti ad interrogare
l'indovino Tiresia. Qui rivide, oltre a tanti compagni caduti a Troia, la
madre Anticlea che egli aveva lasciato viva ad Itaca.
Isola delle sirene; Scilla e Cariddi; Isola del Sole: Ripreso il
proprio viaggio, Ulisse con la sua furbizia riuscì prima a sfuggire al canto
delle Sirene, poi all'orrido gorgo di Scilla e Cariddi, ma, quando la nave
approdò all'isola di Trinacria, non potè evitare che gli stolti compagni si
cibassero della carne delle mandrie del dio Sole, che li punì del sacrilegio
scatenando contro di loro una tempesta.
Isola di Ogigia: Unico sopravvissuto, dopo nove giorni Ulisse giunse
nell’isola di Ogigia, dove rimase per sette lunghi anni, quasi prigioniero
della ninfa Calipso, innamoratasi di lui.
Mapp
Qui termina il racconto delle sue avventure narrato da Ulisse alla corte
a
di re Alcinoo.
LA DISCESA DI ULISSE NELL'ADE
11-Porcupine Tree - light mass
prayers
Omero - Odissea - Ma io rimasi
la'
E mi slanciai tre volte, il cuore mi obbligava ad
abbracciarla;
tre volte dalle mie mani, all'ombra simile o al
sogno,
volò via: strazio acuto mi scese più in fondo,
e a lei rivolto parole fugaci dicevo:
"Madre mia, perchè fuggi mentre voglio
abbracciarti,
che anche nell'Ade, buttandoci al collo le braccia,
tutti e due ci saziamo di gelido pianto?
O questo è un fantasma che la lucente Persefone
manda perchè io pianga e singhiozzi di più?".
Libro XI, vv.206 segg.
Lasciata l'isola di Eea, dove la maga Circe lo aveva trattenuto per un anno, Ulisse si
spinge con una sola nave fino ai confini dell'Oceano e giunge nel paese dei Cimmeri,
sempre avvolto nella nebbia, da dove discende nel regno dei morti per incontrare
l'indovino Tiresia e interrogarlo sul proprio futuro. Qui rivede in un incontro
struggente la madre Anticlea, che egli aveva lasciato viva ad Itaca, e incontra i
grandi eroi che avevano combattuto con lui a Troia: Agamennone, Achille, Patroclo,
Aiace ed altri. L'atmosfera inquietante del luogo è caratterizzata dall'oscillare dei
sentimenti dell'eroe tra la "pallida paura" che lo coglie all'apparire degli spettri e il
desiderio di conoscenza che lo anima sempre.
Il canto XI dell'Odissea, la cosiddetta nekia (evocazione dei morti), costituisce il
principale modello per tutte le successive elaborazioni letterarie che hanno per tema
la catabasi, cioè la discesa agli Inferi.
L'incontro di Ulisse con la morte rappresenta l'indispensabile coronamento della sua
eccezionale esistenza. Dopo aver sperimentato i diversi aspetti della vita, dal dolore
alla gioia, egli è chiamato a svolgere una necessaria riflessione sul mondo dei morti.
Mapp
L'incontro con le anime dei defunti assume perciò il significato di una nuova ea più
completa conoscenza del mondo.
I PRIMI VIAGGI NEL MEDITERRANEO
Le prime esperienze di navigazione si verificarono nel
Vicino Oriente. Nel Mediterraneo la navigazione si
svolgeva solitamente lungo le coste e in ore diurne. Era
quindi una navigazione a vista, che collegava tra loro
località non troppo distanti. La navigazione commerciale
si concentrava soprattutto nel periodo compreso tra
marzo e ottobre, quando le condizioni climatiche erano
migliori. Per le distanze maggiori si praticava la
navigazione di lungo corso. Anche in questo caso si
cercava di non perdere di vista la terra. Di notte, se le
condizioni atmosferiche lo consentivano, ci si orientava
grazie all'Orsa maggiore.
Nelle società antiche tutti i popoli di mare praticavano la pirateria. Le ciurme
delle navi erano dotate di armi per assalire e per difendersi. I marinai erano
uomini coraggiosi, pronti ad affrontare i rischi della navigazione d'alto mare:
erano quindi per metà mercanti e per metà guerrieri. La loro attività non
consisteva solo nello scambiare merci, ma anche nell'assalire altre navi o nel
saccheggiare città costiere. I più abili nel praticare questa attività erano
considerati i Fenici.
In società che si aprivano gradualmente ai traffici, la figura del mercante
marittimo trasmetteva quindi emozioni contrastanti. Le comunità erano
attratte da quegli uomini che venivano da lontano, portavano beni preziosi e
ricercati e raccontavano quello che accadeva negli altri paesi. Ne erano, però,
anche intimorite: in quanto straniero, il mercante suscitava inquietudine
perchè era diverso per l'aspetto, per la lingua, per i costumi, e costituiva
potenzialmente una minaccia. Lo storico greco Erodoto raccontava che marinai
Mapp
a
fenici giunti ad Argo, col pretesto di vendere il loro carico, avevano rapito
delle donne venute ad acquistare le loro merci.
"Su,torna
TELEMACO
alle tue stanze e pensa all'opere tue,
telaio e fuso; e alle ancelle comanda
di badare al lavoro; al canto pensino gli uomini
tutti, e io sopra tutti: mio qui in casa è il
comando"
Libro I, vv.356
e segg.
Figlio di Odisseo e di Penelope, è il
personaggio principale dei primi quattro
libri dell’Odissea.
Abbandonato dal
padre quando era ancora in fasce e privo
della sua guida sicura, una volta
cresciuto, cerca di difendere la propria
casa dalle pretese dei Proci, senza
riuscirvi.
Inizialmente
incerto,
addolorato per l'assenza del padre e
l'impotenza di fronte all'arroganza dei
Proci, dopo il colloquio con Atena si
trasforma e decide di assumere il ruolo
di capo e la responsabilità che ne deriva.
Inizia così in lui un processo di maturazione che lo porta prima
ad affrontare un viaggio a Pilo e Sparta alla ricerca di notizie
del padre, poi, al ritorno di quest'ultimo, a schierarsi al suo
Mapp
fianco per vendicare l'oltraggio dei Proci e ripristinare l'ordine
a
violato.
EUMEO
Servo di Ulisse, anzi, il migliore e il più
fedele tra i suoi servi, era addetto alla
cura dei suoi maiali (è ben noto l'epiteto
di "divino porcaro" con cui Omero lo
descrive). Egli accoglie con molta
ospitalità il vecchio mendicante, senza
però riconoscere in lui Ulisse. A lui
racconta tutti i suoi dispiaceri per la
perdurante assenza del re, ormai dato per
morto, per la sorte di Telemaco, partito
alla ricerca del padre, e della regina
Penelope, assediata dai Proci. La sua
capanna sarà il luogo dove Telemaco
rivedrà e riconoscerà il padre. E da lì
prenderà le mosse la vendetta di Ulisse,
che si consumerà di lì a poco anche grazie
all'aiuto del fedele porcaro.
Nel libro XV (vv. 389-484) Eumeo narra la propria storia: figlio del re dell'isola di Sirìa,
nei pressi di Ortigia, venne rapito ancora fanciullo da predoni fenici. Approdati ad
Itaca, essi lo vendettero a Laerte, padre di Ulisse, nella cui casa crebbe, allevato con
molta umanità.
Esempio di ospitale accoglienza, egli offre a Ulisse tutto quello che ha in base alle sue
condizioni di vita. Nell'antica Grecia, infatti, si riteneva che l'ospite fosse mandato da
Zeus: non accogliere uno straniero rappresentava perciò il rifiuto di un dono divino.
Mapp
a
(Colonne Sonore) Profondo
Rosso
...e vibrò contro Antinoo il rigido strale.
Stava egli levando e portando alle labbra
una splendida tazza a due anse
d'oro, con ambe le mani stringendola,
per bere del vino; nè certo pensava alla morte:
come infatti temere che in mezzo al convito
un uomo fra tanti, solo, anche fortissimo,
gli recasse la morte, trista, nera, improvvisa?
Ma in lui Ulisse mirò e lo colse alla gola col dardo:
la punta trafisse diritta il tenero collo. Piegò
riversa la testa il ferito, di mano gli cadde
la tazza, un gran fiotto di sangue gli venne
subito su dalle nari: sbattè, respinse col piede
lontana la mensa, si sparsero a terra
gli avanzi del pasto, il sangue inzuppava
il pane, le carni arrostite. Gridarono i Proci
vedendo quell'uomo cadere, dai
seggi balzarono, andaron qua e là per la sala di
corsa...
Libro XXII, VV.8 e
segg.
"O cani, voi certi eravate ch'io mai più
tornassi
dalla terra troiana...non gli dei
paventando
nè pensosi di alcuna umana futura
vendetta:
ed ecco arriva la morte e tutti vi stringe".
Questo disse, e una verde paura li prese
tutti. Ciascuno guardava all'intorno,
cercava uno scampo alla morte sospesa.
Libro XXII, vv.39
segg.
I PROCI
Erano centootto principi di Itaca e
delle isole vicine che, insediatisi nella
reggia di Ulisse come pretendenti alla
mano di Penelope, dilapidavano il
patrimonio del re assente e
trattavano con arroganza sia la donna
che il figlio Telemaco. I più prepotenti
erano Antinoo ed Eurimaco.
Al suo ritorno Ulisse, con l'aiuto del
fedele Eumeo e del figlio, consuma
senza pietà la sua vendetta contro gli
usurpatori. L'episodio della strage dei
Proci rappresenta il momento più
drammatico di tutto il poema.
Il senso dell'episodio è quello della
giusta punizione che gli Dei infliggono
a tutti coloro che trasgrediscono i loro
decreti. La strage viene infatti
presentata come la giusta esecuzione
di una condanna, realizzata da un
eroe astuto contro un gruppo di
prevaricatori che vengono puniti della
loro malvagità.
E' l' affermazione di valori morali che
porta a distinguere personaggi
positivi, che agiscono in nome di
Mapp
norme divine e umane, e personaggi
a
negativi, arroganti e inetti.