Metalli tossici e Terapia chelante Un approccio funzionale alla salute Da una trentina di anni la ricerca scientifica riporta costantemente segnali di progressiva tossicità ambientale, che interessano e minacciano la vita sul Pianeta, quali la diminuzione del numero e della varietà delle specie vegetali ed animali e la diffusione di malattie cronico degenerative nella società globalizzata. Nell’arco di 30 anni, l’autismo è passato da una incidenza di 1 caso su 2.500 ad 1 caso su 68, mentre i disturbi dello sviluppo e dell’apprendimento interessano 1 bambino su 6 (CDC: Marzo 2014). Il livello di tossicità che caratterizza ogni aspetto della nostra vita quotidiana supera sistematicamente i limiti analitici delle più sofisticate tecnologie a nostra disposizione per quattro ragioni elementari: 1. Il numero astronomico di sostanze inquinanti prodotte dall’uomo ed immesse nell’ambiente: oltre 71Milioni di nuove sostanze, organiche ed inorganiche, prodotte dall’industria a partire dal 1957 (www.CAS Registry). Attualmente, ogni giorno vengono aggiunte, in media, 12.000 nuove sostanze! 2. La lacunosa certificazione relativa ai rischi per la salute. 3. La incapacità di valutare il potere detossicante del singolo individuo, nei confronti di specifiche tossine. 4. La impossibilità di valutare nel tempo la sommatoria biologica dell’azione esercitata dalle diverse sostanze tossiche nel singolo individuo. Siamo, dunque, tutti quanti preda di una aggressione xenobiotica, incontrollata e incontrollabile, che non risparmia nessuno e non perde un attimo della nostra quotidianità, eludendo l’attenzione dei meno attenti con le arti di una informazione troppo spesso mascherata e bugiarda. L’inquinamento ambientale, la tossicità alimentare e la farmaco dipendenza che caratterizzano la attuale Società Globalizzata sono in larga parte caratterizzati dalla presenza di Metalli Tossici (MT), che possiamo distinguere in: 1. Metalli “comunque tossici”: non partecipano ad alcuna attività biologica e l’organismo non possiede alcun meccanismo omeostatico che ne regoli l’assorbimento, il deposito e l’eliminazione. I più comuni comprendono: alluminio, antimonio, arsenico, bario, bismuto, cadmio, cesio, cobalto, cromo, gadolinio, gallio, mercurio, nickel, niobio, piombo, platino, rubidio, stagno, tallio, titanio, torio, tungsteno, uranio. 2. Metalli funzionali, che manifestano attività tossica in relazione a concentrazioni non fisiologiche, o per via della somministrazione, o forma chimica del composto metallico assorbito. Tra questi ricordiamo, ad esempio, il ferro (anemia ferro priva; iperferritinemia e stress ossidativo), lo iodio (gozzo tiroideo, da deficiente assunzione), il calcio (osteoporosi, da alterato assorbimento), lo zinco (ridotta funzione immunitaria, da insufficiente assorbimento). I MT penetrano in maniera insidiosa nel nostro organismo attraverso aria atmosferica, materiali di contatto, ambienti di lavoro, alimenti, bevande, amalgami dentali al mercurio, vaccini contenenti mercurio e alluminio (Thimerosal), protesi ed impianti endo ossei, farmaci, prodotti cosmetici. Dal 2003, nei Paesi della Comunità Europea viene applicato un protocollo per il monitoraggio delle emissioni nell’aria di Cadmio, Piombo e Mercurio ed un report dettagliato della situazione è stato pubblicato nel 2007 da parte di una task force di esperti selezionati dai Governi europei, che descrive le tecnologie disponibili per controllare la emissione di questi metalli, indica i programmi, le strategie e le politiche per contenere la emissione entro i limiti concordati. Le emissioni nell’aria derivano dalle attività industriali, dal traffico degli automezzi e dalla produzione di energia. Tra il 1990 ed il 2003 le emissioni nell’aria in Europa si sono ridotte in media del 50%. Questa riduzione significativa non è però in grado di contrastare il continuo e progressivo accumulo nei terreni, dove i MT costituiscono il principale inquinante. La ricerca tossicologica ha recentemente dimostrato l’estrema pericolosità della esposizione cronica a bassi dosaggi, perché essi si accumulano lentamente all’interno dei nostri tessuti, non partecipano ad alcuna attività funzionale biologica e la loro azione consiste nel bloccare l’attività di numerosi complessi enzimatici, con effetto cumulativo e di reciproco rinforzo nel tempo. In particolare, i metalli tossici inibiscono gli enzimi e le molecole che assicurano l’attività antiossidante, bloccando i gruppi sulfidrilici (glutatione, metallotioneine, cisteina, acido alfalipoico) con conseguente aumento dello stress ossidativo, alterano la omeostasi ionica (calcio, sodio, potassio), la funzione mitocondriale, interferendo in modo selettivo con il ciclo di Krebs e con il circuito della metilazione-sulfossidazione. Occorre ricordare che da quest’ultimo circuito dipende la sintesi della creatina (per i processi di ricarica dell’energia), dei neuromediatori, della melatonina, il blocco della istamina (reazioni allergiche), la modulazione del DNA (sintesi proteica), la sintesi della mielina (conduzione dell’impulso nervoso) ed infine la sintesi della cisteina e del glutatione (attività detossificante ed antiossidante). In altre parole, i MT entrano nella “cassaforte” del nostro metabolismo e lo alterano profondamente, per cui la formulazione di intervalli di sicurezza è comunque sempre puramente convenzionale! Nel cervello, fegato, rene, sistema immunitario, ossa, polmoni, i MT creano reazioni localizzate di tipo infiammatorio e reazioni generalizzate, con genesi tossica e/o immunitaria, che ci predispongono ad una lunga serie di disturbi e di malattie: stress ossidativo, insulino-resistenza, ipertensione, aritmie ventricolari, bronchiti e polmoniti, asma, calcolosi, nefropatie, anemia, diarrea, affezioni infiammatorie croniche dell’intestino, ulcera duodenale, epatite, sensibilità chimica multipla, sindrome della fatica cronica, cefalea, disturbi dell’umore e del comportamento, psicosi, autismo e disturbi dello sviluppo, dipendenze, sclerosi a placche, parestesie, paralisi, deficit motori, Alzheimer, Sclerosi Laterale Amiotrofica, Parkinson, ototossicità, rinite cronica, dermatite da contatto, cancro. L’assorbimento dei MT a livello gastrointestinale ed a livello polmonare varia a seconda delle condizioni dell’ospite, della composizione (inorganica od organica) e dello stato di valenza (elementare o ionico) del metallo. Il sangue è il principale mezzo di trasporto dei metalli secondo cinetiche dipendenti da: diffusibilità, forma di legame, velocità di bio-trasformazione e disponibilità di ligandi intracellulari. Le principali vie di escrezione dei metalli sono quella renale e quella biliare-intestinale. In minima parte l’eliminazione può avvenire per salivazione, traspirazione, esalazione, allattamento, esfoliazione della pelle e perdita di unghie e capelli. Alcuni organi (ossa, cervello, fegato e rene) sequestrano determinati metalli in concentrazione relativamente elevate e cronicamente per anni. L’assorbimento di origine lavorativa avviene in prevalenza attraverso la via respiratoria; la via digestiva è secondaria ed in genere legata a scarse misure igieniche o incidenti. L’assorbimento percutaneo è stato dimostrato per il cromo esavalente e per alcuni composti organo metallici, quali il piombo tetraetile ed il metilmercurio. La distribuzione dei metalli nell’organismo può avvenire in forma libera o legata a proteine plasmatiche, quali l’albumina, la transferrina, la metallotioneina, la ceruloplasmina, per raggiungere l’organo critico. critico. È detto organo critico quello che per primo raggiunge la concentrazione critica, alla quale si osservano i primi effetti tossici, o che rappresenta un deposito preferenziale del metallo in questione; ogni metallo, infatti, si deposita in modo specifico nei diversi organi e tessuti in base ad affinità selettive. In generale i metalli non vanno incontro a processi metabolici, tranne che le forme organometalliche, quali gli alchil-derivati alchil del piombo e gli organo-mercuriali. INQUINANTI DEL SUOLO Paesi della Comunità Europea Cadmio (Cd) Nell’Artico la vita atmosferica di una particella di 1micron di Cd è di 3-7 giorni durante l’estate e di 3-7 settimane in inverno. Se il vento è di 5m/sec in tre giorni quella particella percorre 1.300 chilometri. Questa semplice riflessione ci spiega come nell’ambiente in cui viviamo tutto sia intimamente connesso. Il 90% del Cd é concentrato nei primi 15cm della superficie del suolo, la sua concentrazione aumenta se il suolo è argilloso, con l’aumentare del pH ed in rapporto alla percentuale di materia organica presente. Le foglie attraverso l’aria e le radici attraverso il contatto con il suolo costituiscono le vie di contaminazione dei raccolti. Per il Cd la contaminazione dell’aria varia tra 0,05 e 0,5 ng/metro cubo, mentre nell’acqua potabile risulta inferiore a 3mcg/litro. In Europa l‘acqua potabile contiene un valore medio di 1mcg di Cadmio per litro, per cui si ritiene che il rischio sia contenuto e comunque assai inferiore rispetto a quello rappresentato dalla quota presente negli alimenti. Le patologie prodotte dal Cd comprendono: insufficienza renale, osteoporosi, osteomalacia e cancro al polmone. Particolarmente a rischio sono le persone che vivono nella vicinanza delle industrie, le donne che presentano bassi depositi di Ferro, gli anziani, i fumatori e chi consuma alimenti contaminati (grano, riso, patate, verdure a foglia larga). Ogni sigaretta contiene 1-2 microgrammi di Cadmio; per chi fuma 20 sigarette al giorno si calcola che l’assorbimento di Cadmio sia di 2-3mcg. Nel sangue si registrano in media valori inferiori a 0,5mcg/litro e nei fumatori 1,5mcg /litro; nelle urine vengono tollerati valori <2mcg/g di creatinina. Per chi non fuma il 90% del Cadmio assorbito deriva dagli alimenti e viene calcolato come valore medio in 7microgrammo/kg/settimana. Valori superiori aumentano sensibilmente il rischio di danno renale. Negli animali il Cadmio si concentra soprattutto nel fegato e nel rene. La concentrazione media nel latte è di 1 mcg/litro, mentre nella carne, pesce e frutta: 1-5mcg/kg. Nei tessuti il Cd si concentra nel rene e nel fegato ed è legato alle metallotioneine.Viene eliminato lentamente con le feci e le urine e l’emivita del carico è stata calcolata in 16 anni. Osteoporosi ed osteomalacia sono secondari al danno renale, probabilmente per mancata attivazione della vitamina D e per azione diretta sul metabolismo del Calcio e del Fosforo. Il rischio di cancro polmonare risulta non definitivamente documentato. Il Piombo (Pb) Il Pb è neurotossico e la sua azione risulta particolarmente dannosa per il feto ed i primi anni dello sviluppo. Il Pb atmosferico è alimentato da fonti naturali come le eruzioni dei vulcani e gli incendi delle foreste e da fonti antopogeniche, quali: il traffico stradale, le industrie delle costruzioni , dell’acciaio e del ferro, la produzione di elettricità e del calore e le industrie chimiche. Le particelle sospese nell’atmosfera sono in forma di cloruri, ossidi e solfati. Anche per il Pb tra il 1990 ed il 2003 le emissioni sono calate di 8-10 volte in Europa, mentre i livelli di soli 2-3 volte. Il trasporto aereo su lunghe distanze, ben oltre i confini politici dei vari paesi, unifica i valori medi di inquinamento dell’aria, che in Europa risultano di 2-15ng/metro cubo (2003). Nel suolo il Pb si deposita nei primi 2-5 centimetri, ad una concentrazione di 10-70mg/kg di terreno, con un valore medio di 22,6. Nei terreni attorno alle fabbriche raggiunge valori di 60.000mg/kg e attorno alle case con tinture contenenti Pb si registrano valori fino a 10.000mg/kg. Il Pb arriva all’uomo attraverso una mappa articolata di passaggi che comprendono: 1. sorgenti: erosioni della crosta terrestre, , traffico stradale, industrie, pitture al Pb, lattine; 2. stazioni intermedie: aria, piante, animali, tabacco, acqua; 3. fonti di esposizione: suolo, aria, polvere, alimenti, acqua potabile. Le particelle aeree superiori a 5micron vengono espulse dall’apparato ciliare dei bronchi e vengono deglutite; le particelle comprese tra 0,01 e 5 micron raggiungono gli alveoli, attraverso cui vengono assorbite. La principale fonte per l’adulto sono gli alimenti e l’acqua potabile; per i bambini, anche la polvere ed il terreno, in relazione alla abitudine di portare le mani e gli oggetti in bocca. Dal 2013 il limite europeo per il suolo è di 10mg/kg. Il terreno cede il Pb con difficoltà alle piante e la contaminazione viene principalmente dall’aria: verdure a foglia larga, frutta, cereali. Nei latticini la concentrazione risulta: 3-83mg/kg; nella carne, pesce e pollame: 2-159mg/kg; nel latte ad uso infantile il limite di legge è di 0,02mg/litro. La maggiore concentrazione si ha nei prodotti da forno, zuppe, frutta, cereali e nell’acqua. Una madre con tassi elevati di Pb lo cede al feto durante la gravidanza e l’allattamento; il test dei metalli tossici è una attenzione preziosa in fase di preconcepimento. Il Pb nel vino deriva dai trattamenti fungicidi all’uva e dai contenitori; il vasellame e le ceramiche lo rilasciano a contatto con frutta e bevande. Nelle cellule del sangue il Pb è legato alla porfobilinogeno sintetasi (ALAD). L’aumento di 1mg/metro cubo nell’aria produce un aumento di 16mcg/litro nel sangue dell’adulto e di 19 nel bambino. Nelle cellule del sangue e dei tessuti molli rimane temporaneamente per qualche settimana e poi si distribuisce nell’osso corticale per il 69% e per il 23% nell’osso trabecolare. Nei bambini gli aumenti e le diminuzioni della concentrazione sono sincroni con quelle dell’ambiente, mentre nell’adulto la capacità di eliminare il Pb si riduce rapidamente con l’età. La radiografia a fluorescenza consente di valutare i depositi ossei, che rappresentano oltre il 90% del carico tossico e attualmente risulta tre volte superiore a quella dell’uomo preistorico. La punta massima si è avuta negli anni 70: allora 80% dei bambini aveva una concentrazione ematica superiore a 100 mcg /litro che oggi è scesa a 1,6% ! In Italia nell’adulto si è avuta una diminuzione del 58% tra il 1985 ed il 1993. Massimi livelli attuali vengono registrati in Egitto, Marocco, Pakistan, Nigeria, Indonesia, Tailandia, Sudamerica. Le vie di assunzione comprendono: placenta, latte materno, aria, alimenti. Le patologie causate dal Pb comprendono: ritardo mentale e dello sviluppo, inibizione di ALAD, riduzione dello sviluppo fisico, ritardo della conduzione nervosa, calo dell’udito, ittero, anemia, ipertensione, proteinuria, insufficienza renale, riduzione della conta spermatica, ridotti valori di vitamina D, valori elevati delle proto porfirine, neuropatia periferica, coliche intestinali. Nel feto e nel neonato il deposito nel tessuto cerebrale è facilitato dalla immaturità della barriera emaotoencefalica. L’assorbimento dell’adulto è dell’1% mentre nel bambino è del 30%. In USA il limite è di 1,5mcg/ metro cubo di aria, mentre in Europa è di 0,5. Il Mercurio (Hg) Il Mercurio viene disperso attraverso la litosfera, per evaporazione degli oceani e l’attività geotermica. Le fonti antropogeniche alimentano la dispersione dei due terzi del totale e comprendono la combustione del carbone e di fossili, la produzione di elettricità e del calore, la produzione di metalli, del cemento, il trattamento dei rifiuti (inceneritori), la cremazione, la produzione dell’oro. Tra il 1990 ed il 2003 la riduzione delle emissioni è compresa tra il 17 ed il 92% a seconda dei diversi paesi europei; in Spagna, Cipro e Lituania è aumentato di 2-26 volte. La vita del mercurio elementare nell’aria varia da alcune settimane ad alcuni mesi; mentre quella del mercurio ossidato da qualche giorno a qualche settimana; la concentrazione atmosferica è abbastanza bassa: 1,3-2ng/metro cubo. Nelle precipitazioni il mercurio varia tra 6 e 40 ng/litro; solo un terzo del mercurio depositato in Europa deriva dalla emissioni locali, mentre i due terzi derivano da aree non europee. Il mercurio elementare è stabile per cui si distribuisce su ampie regioni prima di venire ossidato nell’atmosfera e successivamente depositato sui terreni e nelle acque. Il Mercurio elementare atmosferico attualmente è superiore a quello preindustriale di 2-3 volte. Il MetilMercurio si forma nelle acque per metilazione batterica del mercurio inorganico ed entra nella catena alimentare. Nel suolo il livello di Hg varia tra 20 e 625 mcg /kg e si combina rapidamente in forma organica; nelle acque la concentrazione è bassa: 0,5-15ng/litro. La concentrazione atmosferica è la fonte principale di inquinamento. Metil Mercurio e dimetil Mercurio sono le due forme più tossiche per l’uomo; sono presenti soprattutto nel pesce, nelle creme e nei saponi. Dagli amalgami dentali viene inalato per valori pari a 3-17ng/die. Nell’acqua potabile si registrano 25ng/litro e nel suolo 20-625 mcg /chilo. I bovini nel rumine demetilano il metilmercurio, per cui la loro carne ha una bassa concentrazione di metil mercurio. Nelle acciughe si registrano fino a 0,085mg/kg, mentre nel pesce spada e nel tonno 1,2-6,5. I limiti ammessi comprendono: 1mg/kg in USA e 0,5mg in Europa. La ritenzione di Mercurio in una popolazione non professionalmente esposta comprende: Mercurio elementare da Amalgami: 1.000-22.000 ng/die; Mercurio inorganico: 330ng/die ed infine MetilMercurio da Pesce: 2.300ng/die. Il Hg elementare non si assorbe attraverso la pelle e l’intestino, ma attraverso i polmoni, come 80% di quello inalato e si distribuisce soprattutto nel rene e nel cervello, attraverso la barriera ematoencefalica e la placenta. Il mercurio inorganico non attraversa la barriera ematoencefalica e la placenta e si deposita nel rene. La percentuale di Hg nel sangue fetale è diminuito di 10 volte tra 1983 e 1996. In Europa, tra il 1978 ed il 1996, un tasso di 100 microgrammi/litro nel sangue, è passato dal 2,54% allo 0,3% della popolazione. Il Hg inorganico ed elementare vengono eliminati con le urine, le feci e la evaporazione. Il metil mercurio viene asorbito per il 95%, diffonde negli eritrociti e nel plasma e da questi al rene, muscoli ed al cervello, dove si trasforma in mercurio inorganico; viene eliminato come inorganico soprattutto nelle feci. Nel sangue si registrano valori medi di 1-8mcg /litro; per chi consuma molto pesce può raggiungere 200mcg /litro; nei capelli i livelli sono comunemente inferiori a 0,25mcg/g e in chi consuma molto pesce possono salire fino 389. Gli effetti sulla salute del Mercurio elementare ed inorganico comprendono, in caso di avvelenamento acuto a concentrazioni di 1mg/metro cubo di aria: polmonite, edema polmonare, sofferenza cerebrale, dei nervi, renale e della tiroide con tremore, debolezza muscolare, depressione, alterazioni della personalità, della memoria, rash cutanei, arrossamento mani e piedi, gusto metallico, eccessiva salivazione, orticaria, proteinuria, necrosi tubulare, atassia, ipertensione. Il mtilmercurio, dopo una incubazione di qualche settimana produce: parestesie, atassia, alterazioni del campo visivo, udito, equilibrio, parola, confusone mentale, fatica cronica, alterazioni del tatto e dell’odorato, turbe cardio vascolari. Nei bambini gli effetti comprendono: microcefalia, paralisi cerebrale, ritardo mentale, cecità, sordità, alterazioni dello sviluppo cerebrale; anche bassi livelli nella madre hanno una amplificazione nel feto e nel neonato. Metalli Tossici e Sanità I metalli tossici vengono somministrati attivamente anche all’interno di alcune pratiche mediche: 1)Vaccini • Contenenti Mercurio e Alluminio, come nel vaccino MMR (morbillo-parotite-rosolia- thimerosal) e nel vaccino antinfluenzale. 2)AMALGAMI AL MERCURIO Composizione: • MERCURIO 50% • LEGA: 50% : Argento 69,5% + Stagno: 17,7% + Rame: 11,8% + Zinco: 1% Amalgami al Mercurio sono presenti in una larga percentuale della popolazione adulta e costituiscono una sicura concausa di una serie numerosa di disturbi e patologie croniche. A fronte di una incomprensibile indifferenza da parte della autorità sanitaria e della comunità medica, la rimozione sistematica degli amalgami con tecnica protetta e la successiva detossificazione rappresentano oggi indicazioni preventive assolute, che vengono applicate da una stretta minoranza degli odontoiatri nel nostro Paese. Una madre portatrice di amalgami scarica sul proprio feto un terzo del Mercurio che quotidianamente solleva. Nel caso documentato la madre durante la gravidanza aveva 10 amalgami e, il figlio, all’età di 4 anni, presentava un livello di Mercurio:832,8 (<2,19mcgHg/g Creatinina), e autismo di grado severo. 3)Il Gadolinio (Gd) Il Gadolinio è il mezzo di contrasto sistematicamente utilizzato in campo internazionale durante la Risonanza Magnetica. Non si comprende perché, dopo aver somministrato questo metallo tossico il servizio di radiologia non si preoccupi di assicurare un adeguato trattamento chelante. Il caso riportato riguarda una bambina di anni 10 affetta da ritardo mentale; a distanza di alcuni mesi il livello del Gadolinio risulta 28,903(<0,019mcg/g Creatinina). Occorre ricordare che nelle affezioni neurodegenerative, in particolare nella sclerosi multipla, e nelle patologie neoplastiche il paziente viene ripetutamente sottoposto ad una risonanza magnetica con il contrasto una volta all’anno. Contrariamente a quanto dichiarato dalle ditte produttrici, non tutto il Gadolinio viene eliminato nelle 24 ore successive alla somministrazione, perché una quota rimane all’interno dei tessuti per anni, come dimostrano le due tabelle, che si riferiscono a 17 casi. Permanenza del Gadolinio dopo Risonanza Magnetica con contrasto: o Test da carico con DMPS: mcg/g creatinina (<0,019) 1 mese: 18,045 5 mesi: 0,901 5 mesi: 1,257 7 mesi: 0,236 8 mesi: 7,6952 2 anni: 0,092 2,5 anni: 1,079 6 anni: 0,038 10 anni: 0,279 o Test da carico con EDTA* 5mesi : 12 mcg/100ml (< 0,02) 8mesi : 14,5 8mesi : 25 >1 anno: 20 >1 anno: 5,2 >18mesi: 18 >3 anni: 2,0 >3 anni: 5,3 *Per gentile concessione del dottor Alessandro Salvatore Mammana La intossicazione cronica da metalli oggi interessa una larga percentuale della popolazione, in relazione alla loro ubiquità e colpisce tutte le fasce di età, fin dalla primissima infanzia. Gli ambienti di lavoro in cui possono verificarsi le intossicazioni da metalli sono numerosissimi e comprendono: odontotecnica, odontoiatria, oreficeria-gioielleria, ceramica, vetreria, carrozzerie (auto, treni, aerei), reattori nucleari, rottamazione, edilizia, concerie, industria dei cappelli, industria del legno, vernici, tipografia, fotografia, litografie, radiologia, prodotti farmaceutici, erbicidi, batterie, accumulatori nastri magnetici, estrazione e trattamento dei minerali, leghe metalliche, industria elettrica, elettronica, impianti di soda caustica, plastica, munizioni, industria petrolifera. Le manifestazioni comprendono quadri clinici complessi, multifattoriali e multisistemici, che la medicina specialistica, primariamente dedicata alla patologia e terapia d’organo, il più delle volte non sospetta, quanto meno nelle fasi iniziali e, a quadro conclamato, si limita necessariamente alla soppressione dei sintomi, non riconoscendone le cause. Per queste ragioni l’accertamento della eventuale intossicazione cronica da metalli deve rappresentare una delle prime attenzioni preventive, in fase di pre-concepimento, di attività lavorativa a rischio (prevenzione primaria); sistematicamente, quando la diagnosi è incerta e, sempre, in caso di una malattia cronica degenerativa (prevenzione secondaria e terziaria). Il livello dei metalli nel sangue e nelle urine riflette la esposizione recente e praticamente risulta elevata solo in caso di esposizioni acute, per un periodo di poche settimane, mentre è del tutto insignificante per la valutazione della intossicazione cronica. Il contenuto dei metalli nei capelli è in rapporto alla quantità del metallo presente nel sangue al momento in cui il capello veniva formandosi e non riflette l’accumulo a lungo termine che si è verificato a livello degli organi; inoltre solo determinate forme del metallo si accumulano nel capello, come, ad esempio, avviene per il mercurio organico (pesce contaminato), ma non per quello inorganico (vapori dall’amalgama). L’analisi delle porfirine urinarie offre una valutazione indiretta. Il metodo più obiettivo e scientificamente valido per la determinazione della tossicità è rappresentato dal test di chelazione, che consiste nel confronto tra i valori di metallo tossico presente nelle urine prima e dopo la somministrazione di un agente chelante. La chelazione è un meccanismo chimico utilizzato nel mondo vegetale e animale attraverso il quale una molecola biologica incorpora all’interno della propria struttura un minerale, usualmente uno ione metallico. Una volta chelato, il minerale perde le sue proprietà fisiologiche o tossiche, in quanto viene sequestrato all’interno della struttura dell’agente chelante e con esso viene eliminato. La Detossificazione da metalli La detossificazione da metalli oggi si avvale di farmaci e di nutrienti. (1) Farmaci Acido etilendiaminotetracetico (EDTA). L’EDTA è un agente chelante, caratterizzato da elevata affinità per i cationi divalenti e trivalenti: cromo, ione ferrico, mercurio, rame, piombo, zinco, alluminio, ione ferroso, manganese, calcio e magnesio. La via di somministrazione elettiva è endovenosa per fleboclisi: 25-30 mg/kg/infusione, che può essere ripetuta settimanalmente, oppure ogni 15-30 giorni. La fleboclisi contiene soluzione fisiologica, calcio gluconato, magnesio solfato e vitamina C. La flebo va effettuata dopo un pasto sostanzioso per evitare ipoglicemia e durante l’infusione il paziente viene monitorato per la pressione arteriosa e la glicemia. L’eliminazione di EDTA avviene prevalentemente per via renale ed il 50% della dose somministrata viene eliminata dopo un’ora. La somministrazione di EDTA può avvenire anche per via trans-rettale, in alternanza con altri agenti chelanti (DMSA, DMPS). La somministrazione di EDTA per via orale non trova indicazioni nella pratica clinica, giacché la maggior parte del chelante resta nel lume intestinale, senza entrare in circolo. L’EDTA è incluso nella lista di sostanze con minimi effetti collaterali, GRAS (Generally Recognized As Safe) formulata dall’FDA ed è largamente usato come additivo alimentare. Acido meso-2,3 dimercaptosuccinico (DMSA). Il DMSA è una molecola idrosolubile ad azione chelante, caratterizzata da una forte azione antiossidante. L’azione chelante del DMSA va attribuita ai suoi due gruppi sulfidrilici (-SH). Nel 1991, grazie alla sua bassa tossicità, il DMSA è stato approvato dalla FDA per il trattamento pediatrico delle intossicazioni da piombo a partire dal compimento del primo anno di vita. Il DMSA ha dimostrato un’ottima affinità per mercurio e piombo; chela anche cadmio, arsenico, stagno, nichel e antimonio, mentre l’affinità per l’alluminio è ridotta. La somministrazione può avvenire per via orale, trans-dermica e rettale. Quando l’assunzione avviene per via orale l’assorbimento è di circa il 20% e nel sangue i valori più elevati vengono raggiunti dopo 2-4 ore. La somministrazione per via orale prevede dosi non superiori a 10 mg/kg/dose e non più di 30 mg/die, con dose massima di 500 mg/dose e 1.500 mg/die. Viene raccomandata una somministrazione ogni otto ore, allo scopo di ottimizzare la distribuzione del farmaco nell’arco della giornata. Generalmente si eseguono cicli di 14 giorni, con tre giorni consecutivi di somministrazione (giorni ON) ed 11 di pausa (giorni OFF). Il rispetto del protocollo è associato ad una bassa incidenza di effetti collaterali, peraltro lievi. Occasionalmente possono insorgere rash cutanei, alterazione della funzione intestinale, con gonfiore addominale, irregolarità dell’alvo. La via trans-dermica e per supposte sono caratterizzate da una minore incidenza di disturbi intestinali. La via endovenosa non viene consigliata e non è approvata dall’FDA. Il DMSA aumenta la escrezione di: piombo, stagno, mercurio, tallio, antimonio e uranio, mentre ha un effetto ridotto su arsenico e cadmio. Il DMSA aumenta anche la escrezione di potassio e cromo. Acido 2,3-dimercaptopropano-1-sofonico (DMPS) Il DMPS è una molecola idrosolubile, caratterizzata dalla presenza di due gruppi sulfidrilici (-SH) vicini, che sono in grado di formare complessi stabili (chelati) con una grande varietà di metalli tossici. Ideato in Cina e successivamente introdotto in Unione Sovietica, giunge in Europa dopo il 1978, dove in Germania viene approvato per il trattamento dell’avvelenamento da mercurio e piombo. In USA non è ancora stato approvato dall’FDA come farmaco, mentre è permesso come ingrediente. La somministrazione può avvenire per via orale, trans-dermica, endovenosa, intramuscolare, trans-rettale. Nella somministrazione orale si registra una minore incidenza di effetti collaterali gastrointestinali rispetto al DMSA. Per somministrazione orale i dosaggi consigliati sono di 8-10 mg/kg/die in cicli di due settimane: 11 giorni OFF e tre giorni ON. La somministrazione endovenosa-intramuscolare prevede dosaggi di 5-10 mg/kg/dose, da effettuarsi ad intervalli di 7 giorni. È efficace soprattutto per il mercurio; l’affinità per l’alluminio è media, mentre è più ridotta per piombo, cadmio, argento, stagno. Le testimonianze cliniche dimostrano che il DMPS è superiore rispetto al DMSA nel chelare mercurio ed arsenico. L’escrezione del DMPS avviene principalmente per via urinaria. La somministrazione per via trans-dermica è seguita da una progressiva e costante estrazione dei metalli tossici, con una incidenza assai bassa di effetti collaterali. Attualmente viene utilizzato anche in supposte con cadenza settimanale o bisettimanale. Tiamina tetraidrofurfuril disulfide (TTFD) Il TTFD, un derivato della vitamina B1, migliora il metabolismo energetico, in particolare nelle cellula del sistema nervoso, ed esercita un’azione chelante con i suoi due gruppi sulfidrilici, con particolare riguardo ad arsenico, cadmio, nichel, piombo, mercurio. I migliori risultati si ottengono per via trans-dermica, soprattutto quando lo si associa al GSH transdermico. La somministrazione orale può occasionalmente provocare costipazione e feci chiare. (2) Nutrienti Glutatione (GSH): gamma-glutamil-cisteinil-glicina. Il GSH svolge un ruolo centrale nel controllo dello stress ossidativo della cellula, nella detossificazione epatica, nella risposta immunitaria, nei processi infiammatori, nella regolazione del metabolismo della insulina e del glucosio e nel trasporto endocellulare di alcuni nutrienti (vitamina B12). Il GSH lega, inattivandoli, in ordine decrescente: mercurio, ferro, cadmio, nichel, rame, piombo, cobalto, zinco e selenio. Livelli particolarmente depressi di glutatione endocellulare sono comuni in chi presenta problemi intestinali cronici, depressione immunitaria, displasia del collageno, lassità delle giunture, unghie fragili. Fattori che riducono le riserve di glutatione comprendono: infezioni virali, tossicità ambientale, malassorbimento, alcol, fumo, radiazioni, ionizzanti, valori elevati di ferritina. Il ripristino dei livelli ottimali di GSH è affidato alla somministrazione per via orale, trans-dermica e soprattutto endovenosa. Una via indiretta, ma efficace, per aumentare i livelli di GSH endocellulare è il potenziamento del circuito della metilazione-sulfossidazione, mediante: acido folinico, vitamina B12, DMG, magnesio, riboflavina e vitamina B6. N-acetilcisteina (NAC) NAC è caratterizzata da elevate proprietà antiossidanti, conferendo alla cellula protezione nei confronti di alcuni radicali liberi (radicale idrossilico, idrogeno perossido e ione superossido). La somministrazione di NAC può aumentare i livelli endocellulari di glutatione. NAC può esacerbare uno stato di disbiosi fungina, inoltre lega i metalli tossici, mobilizzandoli, senza però favorirne l’escrezione. Per questo NAC e cisteina possono essere usati solo in contemporanea con agenti chelanti. Acido R-lipoico (R-LA) R-LA presenta due gruppi sulfidrilici, é idrosolubile, interviene nel ciclo di Krebs e nel catabolismo degli amino acidi ramificati. E’ un potente antiossidante ed esercita una forte azione chelante soprattutto nei confronti di mercurio e arsenico. Viene sintetizzato dall’organismo in quantità adeguate. Somministrato per via orale tende a favorire la disbiosi fungina, come NAC. R-LA filtra attraverso la barriera ematoencefalica, per cui viene utilizzato preferibilmente nella parte conclusiva di un trattamento chelante, dopo aver registrato l’efficacia degli altri chelanti. Il Trattamento chelante Il trattamento di detossificazione va personalizzato in rapporto alle esigenze individuali, attraverso una visita medica, l’analisi del Questionario Bio-Comportamentale e dei risultati delle analisi di laboratorio, che comprendono il test da carico con iniezione endovenosa di DMPS o di EDTA o somministrazione orale di DMSA e raccolta delle urine. Prima di iniziare il trattamento chelante è fondamentale osservare alcune attenzioni: • • • • ridurre la esposizione ai metalli tossici: rimozione delle amalgame dentali contenenti mercurio e argento, esclusione dei pesci di grandi dimensioni, dei crostacei e dei molluschi, assunzione di acqua purificata, consumo di alimenti biologici, esclusione dei vaccini, in particolare quelli contenenti thimerosal e alluminio. formulare un programma alimentare personalizzato e integrato con nutrienti ed antiossidanti. ottimizzare la funzione intestinale, eliminando disbiosi da candida, batteri patogeni, parassiti, reintroducendo pre- e pro-biotici, rinforzando l’attività digestiva con enzimi vegetali, nutrendo la mucosa intestinale con vitamina A, glutammina, antiossidanti: vitamina C, vitamina E e glutatione. controllo dei parametri laboratoristici per accertare lo stato di salute, con particolare riguardo alla funzione epatica, renale ed ai minerali. Il trattamento di detossificazione, che si protrae in genere per diversi mesi, viene monitorato con regolari controlli mensili e ogni 6 mesi prevede un secondo test dei metalli con prova da carico. I Protocolli di Terapia Chelante sono stati messi a punto attraverso una esperienza intensa di oltre trenta anni in campo internazionale e possono essere applicati in una vasta percentuale della popolazione, a partire dai primissimi anni di vita. Riferimenti bibliografici: -Aas W, Breivik K (2005). Heavy metals and POP measurements 2003. Kjeller, Norwegian Institute for Air Research (EMEP-CCC Report #9/2005). -ACGIH (2005). Threshold limit values (TLV) for chemical substances and physical agents and biological exposure indices 2005. Cincinnati, OH, -American Conference of Governmental Industrial Hygienists, 2005. -Akesson A et al. (2005). Tubular and glomerular kidney effects in Swedish women with low environmental cadmium exposure. Environmental Health Perspectives, 113:1627–1631. 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