produzioni animali e sicurezza alimentare

PRODUZIONI ANIMALI
E SICUREZZA ALIMENTARE

Direttore
Paolo P
Università degli Studi di Camerino
Comitato scientifico
Federica C
Università degli Studi di Milano
Biagina C
Università degli Studi di Messina
Nicola L
Università degli Studi della Tuscia
Massimo T M
Università degli Studi di Perugia
Vincenzo V
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
PRODUZIONI ANIMALI
E SICUREZZA ALIMENTARE
Intento della collana è accogliere temi di ricerca nell’ambito della nutrizione
e alimentazione animale, della zootecnia speciale e generale, dell’ispezione
degli alimenti di origine animale nonché della clinica medica e della parassitologia veterinaria con importanti risvolti di natura tecnica, scientifica e
pratica.
Elena Sbarluzzi, Bruno Tirillini
Manuale pratico
di erboristeria del cavallo
Si ringrazia Francesca Tirillini per la consulenza e la revisione delle
parti di questo libro in materia di medicina veterinaria.
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
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via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: maggio 
$OFDYDOOR
Indice
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Introduzione
13
Capitolo I
Considerazioni generali
1.1. Il cavallo, 13 – 1.2. Il cavallo e le erbe, 14 – 1.3. Piante tossiche, 15 –
/¶DOLPHQWD]LRQH¿WRWHUDSLFDGHOFDYDOOR±,OFDYDOORVSRUWLYR
19.
23
Capitolo II
6FKHGHPRQRJUD¿FKH
2.1. Aglio, 23 – 2.2. Agnocasto, 30 – 2.3. Albero della canfora, 32 – 2.4.
Aloe, 34 – 2.5. Arnica, 37 – 2.6. Artemisia, 39 – 2.7. Artiglio del diavolo,
± $VWUDJDOR ± %LDQFRVSLQR ± %XFFR ± Caglio asperello, 50 – 2.12. Calendula, 52 – 2.13. Camomilla, 54– 2.14.
&DPSHJJLR±&DUGRPDULDQR±&LPLFLIXJD±
&RQVROLGD±(FKLQDFHD±(QRWHUD±(QXOD
± (XIUDVLD ± )HOFH PDVFKLR ± )LHQR JUHFR ±
*HQ]LDQD ± *LQHSUR ± *LQVHQJ ± *UDQR VDUDFHQR ± ,GUDVWH ± ,SHULFR ± ,XFFD ±.DYD.DYD±/LQR±/LTXLUL]LD±
/XSSROR±0DRQLD±0HODOHXFD±0HQWD
±0LUUD±2OPDULD±2ULJDQR±
2UWLFD ± 3DVVLÀRUD ± 3HSHURQFLQR ± 3HVFR ± 3LDQWDJJLQH ± 5RVPDULQR ± 5XWD
± 6DOLFH ± 6DQJXLQDULD ± 7DUDVVDFR ±7HUHELQWR±7LPR±7ULIRJOLR±9DOHULDQD±=HQ]HUR±=XFFD±3URSROL
163
%LEOLRJUD¿D
173
Testi consultati
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Introduzione
L’ erboristeria veterinaria ha avuto da secoli un ruolo molto importante nella cura e nella salute degli animali. Attualmente si riscontra
una continua richiesta di erbe officinali per uso veterinario sotto forma di mangimi complementari, integratori alimentari e fitoterapici.
Occorre però operare quel salto di qualità che ci faccia guardare alle
piante in modo diverso dal “sentito dire” o dal “passa parola”. Le
piante possono essere dei veri e propri farmaci con le loro proprietà
positive, ma anche con i loro effetti indesiderati e bisogna conoscere il
loro dosaggio, che può fare la differenza tra l’ azione terapeutica e
quella tossica. Il riconoscimento e anche la tossicità di molte erbe
spontanee dovrebbero essere tenute in considerazioni a vari livelli,
nel controllo dei pascoli, nel foraggiamento e nelle integrazioni alimentari e fitoterapiche.
Un numero via via crescente di pubblicazioni scientifiche ha come
oggetto lo studio di piante per affrontare la malattia o il disagio degli
animali e anche se siamo ancora lontani da un supporto informativo
esauriente dal mondo scientifico, il “trend” positivo ci fa ben sperare
per il futuro.
I prodotti erboristici per uso veterinario riportano “claims” che vantano molte e svariate proprietà benefiche per il cavallo ma queste proprietà sono avvalorate da studi scientifici specifici per il cavallo? Purtroppo spesso si assiste ad una “traslazione” delle conoscenze erboristiche da una specie animale all’ altra senza considerarne la fisiologia;
un ruminante o un monogastrico non ruminante quale il cavallo hanno fisiologie e patologie differenti da quelle di un un topolino da laboratorio e le attività molecolari di un fitocomplesso o di un composto
di origine vegetale che si hanno su questo non sono riportabili a priori
sul cavallo.
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Capitolo I
Considerazioni generali
1.1. Il cavallo
(TXXVFDEDOOXV L. è un mammifero ungulato che ha specializzato
in modo particolare il suo apparato digerente. In base alle sue caratteristiche digestive il cavallo viene classificato un erbivoro monogastrico. La sua dieta consta principalmente di erbe dure, che sono ricche in
silicati e che quindi permettono un corretto consumo della tavola dentaria dell’erbivoro. Il cavallo presenta ridotte dimensioni dello stomaco ed un esteso sviluppo del cieco e del colon ed inoltre non è dotato
di cistifellea: la bile viene sintetizzata e secreta dal fegato e tramite i
condotti epatici affluisce poi all’intestino attraverso la papilla duodenale. Il cavallo non è un ruminante (animali in cui nei prestomaci vi è
una simbiosi con microrganismi anche cellulolitici), ha un solo stomaco, che per altro presenta moltissime analogie anatomiche con i monogastrici (maiale, uomo). Nel cieco e nel colon avvengono processi
fermentativi microbici che presentano analogie con i processi digestivi
del rumine; nel cavallo però questi processi si verificano dopo che gli
alimenti hanno subìto la digestione enzimatica e si deve tener conto
che l’assorbimento nell’intestino crasso non è così efficiente come
quello che si ha nel tenue. Nell’intestino crasso degli equidi, si ha
un’intensa digestione microbica della cellulosa (i batteri possiedono
enzimi in grado di scindere i legami beta glucosidici della cellulosa).
Da questa fermentazione microbica si ha la produzione di acidi grassi
che vengono efficacemente assorbiti dalla mucosa del crasso, permettendo l’utilizzazione a fini energetici della cellulosa che altrimenti
passerebbe indigerita nelle feci. Oltre ai processi fermentativi micro13
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16
Manuale
di erboristeria del cavallo
Capitolo pratico
I
bici, nel cieco e nel colon si ha la sintesi di molte vitamine del gruppo
B; è per questo che nei cavalli, a differenza dei carnivori (con digestione quasi totalmente enzimatica), non si hanno serie carenze di queste vitamine. Questo esteso sviluppo dell’intestino crasso, favorevole
dal punto evoluzionistico, rende però il cavallo suscettibile ad attacchi
di parassiti che possono condurre a gravi problematiche; proprio da
qui nasce la necessità di frequenti trattamenti antielmintici soprattutto
nei cavalli in cattività.
1.2. Il cavallo e le piante
Nel suo ambiente naturale il cavallo si è adattato a cibarsi di alimenti vegetali ricchi di fibre ma poveri di amido e ad assumerli lentamente nell’arco di circa 16 ore al giorno mentre si sposta muovendosi per circa 20 ore e solo mediamente 4 sono quelle in cui dorme.
Evita di cibarsi su pascoli con alto contenuto fecale, di ingerire erbe
contaminate da feci o larve e piante tossiche con un odore e sapore
spesso non appetibile, come quello molto amaro o pungente. Predilige
invece erbe “sicure” e stagionali, ad esempio mangia le foglie di tarassaco in primavera e raramente in altre stagioni. Varie ricerche e osservazioni mostrano che il cavallo riconosce la differenza tra le numerose
piante di cui si nutre, anche se esse sono estranee al suo ambiente naturale, e che è in grado di scegliere gli alimenti più idonei al suo stato
di salute. Forse, osservando il comportamento e l’alimentazione di
questi animali allo stato selvaggio, si potrebbero raccogliere informazioni allo scopo di ritrovare, utopisticamente quell’istintualità naturale
che un tempo avevamo anche noi uomini (l’uomo di Neandertal ad
esempio conosceva, raccoglieva e mangiava piante officinali: sicuramente camomilla e achillea), nuove piante o principi attivi da poter
impiegare anche per la nostra salute (e chissà se proprio queste osservazioni del mondo animale non rappresentassero un primitivo esempio di “ricerca scientifica” da parte dell’uomo). I cavalli selvaggi infatti sanno per istinto di cosa nutrirsi ma, ricerche dimostrano che questi animali imparano di quali piante cibarsi osservando gli altri della
stessa specie. In letteratura scientifica vi è uno studio che ha dimostrato come i pony abbiano una certa abilità, anche se non completa, nel
distinguere i cibi sicuri da quelli non sicuri: nel corso di un esperimento infatti questi animali hanno rifiutato gli alimenti addizionati di
I. Considerazioni generali
&RQVLGHUD]LRQLJHQHUDOL
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apomorfina la cui somministrazione aveva già precedentemente provocato loro uno stato di malattia.
1.3 Piante tossiche
Sono riportati in letteratura casi di avvelenamento in seguito ad ingestione di piante presenti nei pascoli dei cavalli. Pur dovendo considerare tanti fattori che possono aver portato all’ intossicazione anche
mortale degli animali, non ultimo la quantità di pianta ingerita, ci sono
delle piante che comunque è bene non dovrebbero essere presenti nella dieta del cavallo nè come piante fresche, nè come piante secche (ad
esempio presenti nei fieni). Per alcune piante ci sono studi che attestano la loro tossicità se ingerite dal cavallo mentre per altre viene segnalata la presenza di sostanze tossiche per altre categorie di animali e
non si sa se la ricca flora batterica dell’ apparato digerente del cavallo
sia in grado o meno di detossificare queste molecole; nel dubbio è
meglio essere prudenti anche perché molte di queste sostanze hanno
un effetto batteriostatico e possono modificare il delicato equilibrio
della flora batterica del cavallo. Se prendiamo in considerazione solo
le piante che possiamo trovare spontanee in Italia, come si vede dalla
Tabella 1, sono molte le specie che vanno allontanate dalla dieta del
cavallo. Alcune piante sono tossiche perché il cavallo ne ingerisce
quantità eccezionali come riportato per /DEXUQXPDQDJ\URLGHV Medik.
che è stato fatale per un cavallo che, lasciato legato a questo albero ne
ha ingerito molti frutti e semi. In altri casi la tossicità della pianta
cambia a seconda che la pianta sia fresca o essiccata, come nel caso
del 0HOLORWXV che sono erbe sicure nel pascolo ma diventano dei potenti emorragici, quando si trovano nel fieno, per la presenza di composti anticoagulanti come il dicumarolo e di altre cumarine o come il
caso del 5DQXQFXOXV, che è un genere tossico ma, il principio considerato responsabile, ovvero la protoanemonina, nella pianta secca subisce una trasformazione che rende sicuro il fieno che lo contiene. In
altri casi la pianta resta sempre tossica come nel caso del 6HQHFLRMD
FREDHD L. la cui tossicità è attribuita agli alcaloidi pirrolizidinici, soprattutto ai diesteri ciclici. I sintomi possono comparire immediatamente o dopo diverse settimane o mesi da che il cavallo si è cibato
della pianta: si possono avere disturbi intestinali, diarrea, irrequietezza
e i cavalli barcollano assonnati per una mancanza di coordinazione fi-
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Manuale
di erboristeria del cavallo
Capitolo pratico
I
no alla paralisi. La pianta essiccata non sempre perde la sua tossicità,
il fieno con essa contaminato può causare seri problemi se presente in
quantità elevata. In altri casi solo alcune parti della pianta sono tossiche come nel caso della 6LQDSLVDUYHQVLV L. in cui sono tossici i semi.
Molte piante identificate come tossiche sono però usate nella cura di
patologie del cavallo come nel caso dell’ (TXLVHWXP, che sebbene in
molti testi sia descritto come particolarmente tossico per gli erbivori,
in particolare le specie SDOXVWUH e KLHPDOH , è molto spesso presente in
integratori specifici per il cavallo. La tossicità per gli equidi sembra
essere attribuita alla sua significativa attività tiaminasica che conduce
ad una carenza di vitamina B1. Il bestiame riconosce l’odore della
pianta e se vi è altro cibo disponibile lo rifiutano evitando
l’intossicazione come riportano le osservazioni di cavalli che hanno
consumato un fieno inquinato da un 20% di equiseto ed hanno sviluppato in 2-5 settimane i primi segni di un deficit di tiamina. Pertanto
non deve essere somministrata per RV la polvere della pianta che prima
non sia stata riscaldata o lavorata, infatti sono da preferire ad uso medicinale le tinture, gli estratti fluidi o le preparazioni sottoposte a temperature di 100 gradi, poiché l’alcol, il calore e l’alcalinità neutralizza
la tiaminasi (Fabre, 1993). Un altro approccio alla tossicità delle erbe
è quello di considerare la tossicità dei metaboliti secondari (fitocomplesso) e considerare tossiche tutte le specie che li contengono in
quantità significative, come nel caso dei glicosidi antrachinonici che
hanno dato casi di avvelenamento nei cavalli e che essendo contenuti
ad esempio in )UDQJXODDOQXV Mill. e 5KDPQXVFDWDUWLFD L., rendono
queste piante di fatto potenzialmente tossiche o come il caso dei glicosidi cianogenetici che rendono tossiche le piante che li contengono
come il 7D[XVEDFFDWD L. Alcune piante hanno dei meccanismi di tossicità ben conosciuti, come il caso dell’ +\SHULFXPSHUIRUDWXP L. dove la presenza di ipericina (un derivato naftodiantronico con un cromoforo altamente coniugato) produce fotosensibilizzazione, sensibilizzando appunto la pelle alla luce solare per dare lesioni che nel cavallo spesso si infettano.
Tabella 1. Piante tossiche per il cavallo
Piante fotosensibilizzanti
+\SHULFXPSHUIRUDWXP L.
I. Considerazioni generali
&RQVLGHUD]LRQLJHQHUDOL
Piante tossiche per ingestione
'U\RSWHULVILOLVPDV (L.) Schott
3WHULGLXPDTXLOLQXP (L.) Kuhn
(TXLVHWXPDUYHQVH L.
(TXLVHWXPSDOXVWUH L.
7D[XVEDFFDWD L.
$FRQLWXP spp.
$HVFXOXV spp.
$JURVWHPPDJLWKDJR L.
$OOLXP spp.
$PPLPDMXV L.
$UPRUDFLDUXVWLFDQD P. Gaertn.
$UXPPDFXODWXP L.
$VFOHSLDV spp.
$VWUDJDOXV spp.
%U\RQLDGLRLFD Jacq.
%X[XVVHPSHUYLUHQV L.
&DOWKD spp.
&DVVLD spp.
&HQWDXUHDVROVWLWLDOLV L.
&KHQRSRGLXP spp.
&LFXWD spp.
&ROFKLFXPDXWXPQDOH L.
&RQLXPPDFXODWXP L.
&RU\GDOLV spp.
&XVFXWD spp.
&\QRJORVVXPRIILFLQDOH L.
'DWXUD spp.
'LJLWDOLVSXUSXUHD L.
(FKLXP spp.
(TXLVHWXP L. spp.
(XSKRUELD spp.
)DJRS\UXPQHVFXOHQWXP Moench.
)HUXODFRPPXQLV L.
)UDQJXODDOQXV Mill.
*OHFKRPDKHGHUDFHD L.
+HGHUDKHOL[ L.
+\RVF\DPXVQLJHU L.
,ULVIHWLGLVVLPD L.
.DOPLD spp.
/DEXUQXPDQDJ\URLGHV Medik.
/DWK\UXV spp.
/LJXVWUXP spp.
/LQXPXVLWDWLVVLPXP L.
/XSLQXV spp.
0DOXVV\OYHVWULV (L.) Mill
0DOYDSDUYLIORUD L.
0HGLFDJRVDWLYD L.
0HOLORWXV spp.
0\RSRUXP spp.
1HULXPROHDQGHU L.
1LFRWLDQD spp.
2[\WURSLV spp.
3DSDYHU spp.
3HULOODIUXWHVFHQV (L.) Britton
3LVXPVDWLYXP L.
3RO\JDOD spp.
3UXQXV spp.
4XHUFXV spp.
5DQXQFXOXV spp.
5KDPQXVFDWDUWLFD L.
5KHXPUKDSRQWLFXP
5KRGRGHQGURQ spp.
5LFLQXVFRPPXQLV L.
5RELQLDSVHXGRDFDFLD L.
5XPH[/ spp.
6DOVROD spp.
6DSRQDULDRIILFLQDOLV L.
6HQHFLR spp.
6LQDSLVDUYHQVLV L.
6RODQXP spp.
6ROLGDJRspp.
6RUJKXP spp.
6WLSD spp.
7DPXVFRPPXQLV L.
7D[XVEDFFDWD L.
7KODVSLDUYHQVH L.
7ULIROLXP spp.
9LFLD spp.
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19