Capitolo 2
2.9
d
Le teorie e l’evidenza empirica
È ora possibile sintetizzare il metodo con cui gli economisti affrontano l’analisi di un particolare problema
o fenomeno. Il metodo è articolato in tre stadi distinti.
Il primo stadio è quello dell’osservazione empirica e
della formulazione generale del problema. Attraverso
l’analisi dei dati empirici e il ragionamento teorico,
l’economista arriva a formulare l’ipotesi che i ricavi
di un’azienda di trasporti metropolitani siano collegati
al prezzo della corsa.
Il secondo stadio è la formulazione di una teoria
o modello teorico che esprima l’essenza del problema.
Ragionando sulla scelta dei passeggeri in merito al
mezzo di trasporto da utilizzare, l’economista identifica i fattori che determinano la scelta della metropolitana e quindi i ricavi dell’azienda che la gestisce.
Il terzo stadio è la verifica empirica, ossia il confronto tra le predizioni della teoria e i dati economici.
L’elaborazione econometrica dei dati consente di
quantificare il peso dei fattori che il modello teorico
ha individuato. In particolare, è possibile verificare se
questi fattori operino nella direzione ipotizzata dal
modello. L’analisi econometrica consente di andare
oltre. Includendo nelle stime econometriche qualche
fattore deliberatamente trascurato dal modello per
motivi di semplificazione analitica, è possibile verificare se questi fattori siano sufficientemente irrilevanti
da giustificare l’esclusione dall’analisi.
Se il confronto tra una teoria (modello teorico) e i
dati empirici sembra confermarne le previsioni, si può
affermare che la teoria non è falsificata. Se ciò non avviene, occorre ricominciare il processo dal primo stadio.
Tuttavia, quando il modello teorico non è falsificato,
non si deve concludere che la teoria formulata sia l’unica
valida. È infatti possibile che vi siano teorie e modelli
del tutto differenti dal modello formulato e verificato
che reggerebbero altrettanto bene o ancora meglio allo
stadio della falsificazione empirica. Con il passare del
tempo, si rendono disponibili nuovi dati, eventualmente
relativi ad altri Paesi. Quanto più la teoria formulata regge il confronto con differenti collezioni di dati, tanto più
si può confidare nel fatto che la teoria sia la spiegazione
corretta del fenomeno indagato. Una teoria (o modello
teorico) non falsificata e confermata nel tempo dai dati
empirici può essere considerata una legge economica.
2.10
d
Alcune popolari critiche
alla scienza economica
e agli economisti
In questo capitolo è stata presentata e descritta la scatola degli attrezzi utilizzata dalla scienza economica.
d
Gli strumenti dell’analisi economica
1
È possibile che lo studente abbia qualche irritante
dubbio circa taluno di questi strumenti analitici o persino circa l’intero metodo analitico utilizzato dagli
economisti. Questo capitolo si conclude con la discussione di alcune diffuse critiche alla scienza economica
e agli economisti che la praticano.
L’economia è una non scienza: non esistono due
economisti in accordo tra di loro. A questo riguardo,
è importante distinguere tra affermazioni di natura positiva e affermazioni di natura normativa. Anche se
tutti gli economisti fossero in accordo circa le analisi
economiche di natura positiva, vi sarebbe comunque
un’ampia area di disaccordo in merito ai suggerimenti
normativi basati su differenti giudizi di valore. Gran
parte del disaccordo tra economisti si riferisce all’aspetto normativo.
Non è neppure sorprendente il fatto che vi siano
importanti e persistenti dissensi nell’ambito dell’economia positiva. L’indagine economica può raramente
avvalersi del metodo sperimentale. Sarebbe impensabile indurre metà della popolazione alla disoccupazione per verificare il funzionamento di un sistema
economico in questa situazione. Essendo normalmente impossibile realizzare esperimenti di laboratorio,
gli economisti devono utilizzare dati relativi al passato
per identificare i fattori rilevanti nella spiegazione di
fenomeni e comportamenti del presente e/o del futuro.
Poiché gli atteggiamenti e le istituzioni sono in continuo cambiamento, informazioni e dati sul passato
possono non essere rilevanti per la spiegazione del
presente o del futuro. I problemi che affronta l’indagine economica sono complessi e difficili: gli economisti fanno quello che possono.
Sarebbe, infine, sbagliato credere che non vi siano
differenti punti di vista e disaccordi tra i fisici o i medici o gli ingegneri. Questi disaccordi tra scienziati naturali sono meno evidenti di quelli tra economisti.
L’opinione pubblica non pretende di conoscere le leggi
e i principi della fisica, della medicina o dell’ingegneria, ma tutti pensano di sapere qualcosa di economia!
Teorie e modelli economici sono troppo semplificati: non hanno alcuna capacità interpretativa della
realtà economica. Un modello è una rappresentazione
volutamente semplificata di un fenomeno reale, finalizzata al conseguimento di una migliore comprensione. Un buon modello semplifica ma non distorce la realtà: ne cattura i caratteri rilevanti. Il criterio di valutazione dell’efficacia di un modello non è il suo livello
di semplicità o di complicazione, ma la sua capacità
d’interpretare e prevedere comportamenti osservati.
Talvolta, come si vedrà nei prossimi capitoli, è sufficiente disporre di modelli molto semplici per spiegare adeguatamente un’ampia varietà di fenomeni
reali. In altri casi, i fenomeni da analizzare sono così
complessi da richiedere modelli complicati che vanno
D. Begg, G. Vernasca, S. Fischer, R. Dornbusch – Economia 5e © 2014, McGraw-Hill Education
2
Parte 1
d
Introduzione
al di là degli scopi di questo manuale. Nondimeno,
anche in questi casi è possibile ricorrere a modelli
semplificati che introducono alla comprensione degli
aspetti generali del fenomeno da indagare.
Gli individui non sono gli agenti mercenari ipotizzati dalla teoria economica. Prezzi, redditi e profitto non sono le determinanti principali del comportamento umano. Esistono indubbiamente decisioni
per le quali vale la precedente affermazione. Il matrimonio è una scelta normalmente, anche se non
esclusivamente, determinata da valutazioni non economiche. Gli economisti ritengono che gran parte
dei fenomeni di cui si occupano – per esempio, la
scelta dei passeggeri tra mezzi di trasporto come la
metropolitana e l’autobus – sia principalmente determinata da considerazioni di natura economica.
Questa affermazione non implica la convinzione che
solo le motivazioni economiche siano rilevanti in
queste scelte.
Una campagna pubblicitaria di successo realizzata
dalle aziende di trasporto metropolitano cambia la relazione tra prezzo della corsa e ricavo. Ciò si verifica
anche in seguito a un cambiamento delle preferenze
sociali per i mezzi di trasporto, per esempio il diffondersi della convinzione che sia socialmente opportuno
usare la metropolitana. Gli economisti sono ben consapevoli del fatto che la comprensione del comportamento umano richiede anche il ricorso a considerazioni politiche, sociologiche e psicologiche. Questi
aspetti vengono inseriti nelle analisi economiche attraverso l’ipotesi “a parità di altre condizioni”. La teoria economica enfatizza l’influenza delle determinanti
economiche. Gli atteggiamenti e i valori sociali cambiano molto lentamente e, per molti scopi analitici,
possono essere considerati come “dati”. Se, tuttavia,
un economista scoprisse o venisse a conoscenza di un
importante cambiamento nelle preferenze sociali degli individui, ne terrebbe adeguatamente conto nelle
sue analisi.
Gli individui sono esseri umani: le loro azioni non
possono essere ricondotte a leggi scientifiche. Anche
i fisici ammettono che le molecole si comportano casualmente; nondimeno ritengono possibile elaborare
e verificare teorie basate sull’ipotesi di comportamenti medi o sistematici. Gli economisti analizzano il
comportamento umano muovendo da premesse analoghe. Non intendono spiegare azioni fondate sul capriccio o sull’umore: queste determinanti casuali del
comportamento individuale tendono a scomparire nel
comportamento medio di un gran numero di agenti,
che risulta quindi prevedibile con maggiore certezza.
Se il comportamento umano non mostrasse tendenze sistematiche – ovvero, se nella stessa situazione
gli individui non tendessero mediamente a fare le stesse cose –, non vi sarebbe spazio per l’indagine scientifica. Ogni decisione risulterebbe unica e irripetibile
e le decisioni passate non sarebbero di alcun aiuto per
la previsione di quelle future. Quest’ipotesi è tuttavia
non solo sterile ma altresì contraria alla realtà osservata. In definitiva, le teorie economiche che sopravvivono sono quelle più compatibili con la realtà empirica. Quanto più il comportamento umano è casuale,
tanto meno risulta individuabile quell’elemento sistematico sul quale si basano le elaborazioni teoriche e
le previsioni. È peraltro sempre preferibile fare qualcosa, piuttosto che non fare nulla, per capire ciò che
determina le azioni delle persone. Spesso, come si cercherà di dimostrare, la teoria economica ha molte cose
da dire circa il comportamento degli individui che agiscono in contesti sociali.
D. Begg, G. Vernasca, S. Fischer, R. Dornbusch – Economia 5e © 2014, McGraw-Hill Education