Gennaio-Marzo 2012 • Vol. 42 • N. 165 • pp. 37-42 OCULISTICA La cataratta congenita: iter diagnostico-terapeutico Adriano Magli*, Elena Piozzi**, Eduardo Maselli***, Giovanni Marsico* **, Francesco Matarazzo*, Luca Rombetto* Dipartimento di Scienze Oftalmologiche, Area Funzionale di Oftalmologia Pediatrica, Università degli Studi di Napoli Federico II; ** SC Oculistica Pediatrica Ospedale “Niguarda Ca’ Granda”, Milano; *** AO Sondrio, Primario Emerito Oftalmologia * Riassunto L’articolo si propone di approfondire le tappe fondamentali del percorso diagnostico e terapeutico della cataratta congenita, focalizzando l’attenzione sulla collaborazione tra pediatra ed oculista. Dal punto di vista diagnostico, screening e diagnosi precoce sono essenziali ai fini dell’efficacia della terapia, così come critica appare la scelta del tipo e del timing dell’intervento prescelto. Il raggiungimento di un outcome visivo soddisfacente viene assicurato grazie ad un attento follow-up e ad un trattamento antiambliopico aggressivo. Summary The article deals with the main stages of the congenital cataract management, focusing on diagnosis and therapy. We underline the importance of screening process and early diagnosis for a successful visual outcome. We also discuss the surgical options and the timing of surgery and the relevance of visual rehabilitation, patching and spectacles correction as an essential part of therapy. Introduzione La cataratta congenita, definita come opacità del cristallino che si manifesta in un tempo compreso tra la nascita e il 12° mese di vita, ha un’incidenza di 1-6 casi su 10.000 nati vivi, e rappresenta un’importante causa di cecità nel mondo (Foster et al., 1992; Abrahamsson et al., 1999). Essa, se non adeguatamente trattata, compromette in maniera permanente lo sviluppo visivo del bambino, determinando un deficit che va dall’ambliopia fino alla cecità. L’ambliopia è infatti curabile ma solo se diagnosticata e trattata precocemente. Per questo motivo, la collaborazione pediatra-oculista per l’individuazione precoce e per la pianificazione di un corretto iter diagnostico-terapeutico è cruciale nella gestione della cataratta congenita. (You et al., 2011) Metodologia Per la revisione della letteratura è stato utilizzato il motore di ricerca Pubmed (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed). L’argomento oggetto di questa revisione è stato selezionato tra gli articoli delle riviste specializzate in Oftalmologia Pediatrica, in particolare dal gennaio 2007 al marzo 2011. Eziologia L’eziologia della cataratta congenita è molteplice (Tab. I): per circa un terzo è ereditaria, per un terzo associata ad altre malattie o sindromi, e per il rimanente terzo è idiopatica (Haargaard et al., 2004). La cataratta ereditaria isolata rappresenta circa il 25% dei casi e la modalità di trasmissione più frequente è quella autosomica dominante; 26 dei 39 loci mappati sono stati associati a mutazioni in specifici geni, che codificano nel 50% dei casi per α-crystallin, β-crystallin, γ-crystallin (proteine “chaperone-like” importanti per il mantenimento della trasparenza del cristallino), nell’altro 25% per connessine (proteine costituenti delle gap-junction), nel restante 25% per altre proteine quali “heat shock transcription factor-4” (HSF4), “aquaporin-0” (AQP0), “beaded filament structural protein-2” (BFSP2). Tra le altre cause più frequenti di cataratta congenita vi sono poi le anomalie cromosomiche (in particolare la sindrome di Down), i disturbi del metabolismo e l’infezione da rosolia (Kanski, 2007). La cataratta può presentarsi mono- o bilateralmente. Le cataratte congenite monolaterali, a differenza di quelle bilaterali, sono più spesso legate a disgenesie locali oculari e non a patologie sistemiche/ereditarie. Tuttavia la cataratta congenita si manifesta nei 2/3 dei casi bilateralmente. (Hejtmancik, 2008). Lo screening Selezionare i bambini che hanno bisogno di una visita oftalmologica approfondita è il primo passo nell’iter diagnostico della cataratta congenita. Questo deve essere realizzato il più precocemente possibile, già dai primi giorni di vita. I fattori da prendere in considerazione nello screening sono: 1) un’anamnesi familiare positiva per cataratta congenita o per altre malattie che si associano a cataratta congenita (Tab. I); 2) basso peso alla nascita (Haargaard, 2005); 3) anomalie del riflesso rosso. Quest’ultimo è usato per valutare la trasparenza dei mezzi diottrici. Viene eseguito puntando una mira luminosa in ciascun occhio, oppure con un oftalmoscopio diretto che illumina simultaneamente le due pupille (Bruckner test). L’esaminatore deve rispondere alle seguenti domande: - il riflesso rosso è presente in entrambi gli occhi? - i riflessi sono simmetrici nei due occhi? - la qualità del riflesso è da considerarsi normale nel bambino 37 A. Magli et al. Tabella I. Cataratta congenita – classificazione eziologica (Wilson, 2005). Isolata Ereditaria Autosomica dominante Autosomica recessiva X- linked Sporadica (1p36, 2p12, 15q21-q22, 20p12-q12) (3p22-p24.2, 19q13.4, 9q13-q22) (Xp22.13) Parte di una sindrome o di una patologia sistemica Ereditaria Associata a patologie renali Sindrome di Alport Sindr. oculocerebrorenale di Lowe Associata a patologie del sistema nervoso centrale Sindrome di Smith-Lemli-Opitz Sindrome di Laurence-Moon-Bardet-Biedel Associata a patologie scheletriche Sindrome di Marfan Sindrome di Conradi Sindrome epifisi punteggiate Associata ad anomalie cranio-facciali Sindrome di Hallermann-Streiff Sindrome di Pierre Robin Malattia di Crouzon Sindrome di Apert Oxicefalia Associata alla polidattilia Sindrome di Rubinstein-Taybi Associata a patologie della cute Sindrome di Siemen Dermatite atopica Sindrome di Marshall Sindrome di Cockayne Associata a cromosomopatie Trisomia 13 Trisomia 18 Trisomia 21 Sindrome di Turner Associata a patologie metaboliche Galattosemia Deficit di galattochinasi Malattia di Fabry Mannosidosi Cause pre-natali Rosolia Toxoplasmosi Varicella CMV HSV Ipossia intrauterina Cause post-natali Retinopatia del prematuro Ipoglicemia Ipocalcemia Radiazioni Traumi Uveiti croniche Diabete mellito Insufficienza renale Associata ad altre anomalie oculari Microftalmo Aniridia Retinite pigmentosa Coloboma Lenticono Non ereditaria esaminato (tenendo conto della sua etnia e colore della pelle)? Se la risposta ad una delle domande è “no” il riflesso rosso è da considerarsi anormale ed il bambino dovrà essere visitato da un oculista esperto in oftalmologia pediatrica. La visita oculistica e la morfologia della cataratta La visita oculistica, durante l’esame di un bambino con sospetta cataratta congenita, ha due obiettivi principali: accertare la diagnosi e valutare il grado di compromissione che la cataratta determina. 38 Gli esami necessari per confermare la diagnosi sono l’esame alla lampada a fessura e l’oftalmoscopia binoculare indiretta (Lloyd et al., 2007). Una volta riscontrata la presenza di cataratta, è importante distinguerne la morfologia. Difatti per i chirurghi la classificazione morfologica è dirimente, poiché la decisione di intervenire dipende largamente dalla densità della cataratta (Taylor et al., 2005). I diversi pattern di presentazione sono: – Cataratta congenita polare: l’estensione è molto variabile; consiste in una opacità coinvolgente la zona polare anteriore o po- La cataratta congenita: iter diagnostico-terapeutico Figura 1. Cataratta congenita lenticolare (zonulare). La cataratta congenita di tipo lenticolare è spesso bilaterale e non si associa frequentemente ad altre anomalie oculari congenite. – Cataratta congenita subtotale/totale: sono opacità che coinvolgono tutto il cristallino, e possono essere bilaterali. Talvolta da subtotali alla nascita possono evolvere rapidamente in totali dopo pochi mesi e sono spesso associate a sublussazione della lente. Sono associate a gravi sofferenze fetali e altre patologie oculari come il microftalmo. (Wilson et al., 2005). È importante sottolineare come la maggior parte dei tipi di cataratte, se non trattate, diventeranno in maniera graduale cataratte totali. Un passaggio decisivo, inoltre, è la valutazione dell’impegno visivo. Nei bambini in età preverbale la misurazione dell’acuità visiva si limita alla valutazione qualitativa della fissazione, dei movimenti di inseguimento e dalla fissazione preferenziale, attirando l’attenzione del bambino verso il viso dell’esaminatore o di un genitore. Dato che i bambini con un deficit visivo monolaterale si oppongono all’occlusione dell’occhio sano, l’occlusione alternata degli occhi è una tecnica utilizzata per giudicare il grado di resistenza opposto, valutando la qualità visiva relativa in entrambi gli occhi. Una valutazione attendibile è però molto difficile da ottenere nei bambini al di sotto dei 3 mesi di vita e nella maggior parte dei pazienti le informazioni più importanti derivano dall’esame obiettivo e dalla valutazione morfologica della cataratta. La scarsa visualizzazione del fundus fornisce importanti dati sulla significatività clinica, in termini di riduzione della capacità visiva. Inoltre alterazioni oculari quali strabismo e nistagmo suggeriscono una scarsa capacità visiva (Fan et al., 2006). steriore del cristallino. Alcune forme di cataratta polare anteriore possono assumere un aspetto protrudente in camera anteriore e presentare connessioni filamentose con la cornea (associate a glaucoma). Le forme polari posteriori, invece, possono essere suddivise in due tipologie, stabile e progressiva: la prima non tende a progredire nel tempo ed è un residuo dell’arteria ialoidea, la seconda tende ad aumentare nel tempo estendendosi verso l’equatore senza mai coinvolgere il nucleo. – Cataratta congenita lenticolare: coinvolgono lo stroma del cristallino. Ne esistono forme differenti: suturale, assiale, zonulare (o lamellare, Fig. 1), nucleare, corticale. – Opacità congenita capsulare: possono coinvolgere la capsula anteriore o posteriore (Fig. 2). Nel primo caso non superano il millimetro di diametro, sono disposte ad anello alla media periferia del cristallino, sono di aspetto biancastro, spesso pigmentate. Nel secondo caso, invece, sono difficili da identificare sia per la localizzazione sulla faccia posteriore del cristallino, sia per le piccoli dimensioni e per l’assenza di pigmento. I pazienti a rischio di sviluppare ambliopia da deprivazione e conseguente perdita della visione necessitano di intervento chirurgico. Le opacità presenti sull’asse visivo maggiori di 3 mm, visibili con pupilla non dilatata (Fig. 3), le cataratte posteriori e le cataratte omogeneamente dense sono associate a riduzione visiva maggiore. Per questi pazienti è sicuramente indicato il trattamento chirurgico. Bambini Figura 2. Cataratta congenita polare posteriore. La cataratta congenita polare posteriore è di solito unilaterale, può associarsi a persistenza della vascolarizzazione fetale, microftalmo ed anomalie della capsula. A causa di queste alterazioni associate, la rimozione chirurgica può risultare più difficoltosa. Figura 3. Cataratta nucleare densa in neonato con pupilla miotica. La cataratta congenita nucleare è spesso evidente sin dai primi giorni di vita, è densa, coinvolge l’asse visivo, ed i neonati che ne sono affetti sono ad alto rischio di sviluppare ambliopia. Pertanto la terapia chirurgica va attuata precocemente. Il trattamento chirurgico Selezionati i pazienti da operare chirurgicamente, la problematica verte intorno alla tempistica ed alla tecnica chirurgica da adoperare. Quali pazienti operare? 39 A. Magli et al. con opacità disomogenee e subcliniche, invece, non sempre richiedono un approccio chirurgico precoce, ma necessitano comunque di uno stretto follow-up (Zetterström et al., 2007). Tabella II. Complicanze post-operatorie. Precoci Tardive Qual è la tempistica operatoria? Attualmente il timing dell’intervento chirurgico è oggetto di un intenso dibattito scientifico. Sebbene non vi sia ancora una scelta univoca, è largamente condivisa l’opinione che la cataratta bilaterale densa va operata entro i 2-3 mesi di vita nella stessa seduta simultaneamente (Totan et al., 2009; Magli et al., 2009; Dave et al., 2010), che la cataratta monolaterale densa deve essere operata entro 1-2 mesi di vita (Fan et al., 2006) e che le cataratte unilaterali e bilaterali possono essere operate verso i 2-3 anni d’età (Chak et al., 2006). L’attenzione deve essere rivolta al raggiungimento del giusto equilibrio tra un approccio chirurgico precoce, che permette un migliore outcome visivo (Kim et al., 2010) e le complicanze che invece sono annesse alla precocità stessa dell’intervento chirurgico (Zetterström et al., 2007). • Infiammazione intraoculare • Opacizzazione della capsula posteriore • Edema corneale • Formazione di membrane fibrose • Endoftalmite • Pigmentazione della IOL Quali sono le tecniche chirurgiche e quando impiantare la Lente Intraoculare? Le tecniche chirurgiche adoperate sono varie e dipendono dall’età del bambino e dall’esperienza del chirurgo. La chirurgia standard della cataratta congenita in bambini con meno di sei mesi comprende aspirazione del cristallino, capsulectomia posteriore primaria e vitrectomia anteriore (Lambert et al., 2006). Il paziente, operato di cataratta, è reso a questo punto afachico dall’intervento primario; il cristallino rimosso deve quindi essere sostituito artificialmente tramite Lente Intraoculare (IOL). L’impianto della IOL rimane ancora controverso e materia attuale di studi e discussioni. Questo può essere primario, nella stessa seduta dell’aspirazione della cataratta, oppure secondario, dopo un periodo di correzione con lenti a contatto (LAC). Nei piccoli operati di cataratta congenita monolaterale, è da preferire l’impianto primario. Nei casi operati bilateralmente e simultaneamente, si preferisce l’impianto secondario (Magli et al., 2008). Perché è importante la scelta della IOL? È ben documentato che i bambini alla nascita sono ipermetropi, e raggiungono gradualmente l’emmetropia durante i primi anni di vita. Questo processo, chiamato emmetropizzazione, riflette cambiamenti della crescita oculare finemente regolati, in cui all’aumento della lunghezza assiale (dai 16,8 mm alla nascita ai 23,6 mm nell’adulto) corrisponde una diminuzione del potere refrattivo del cristallino (dai 34,4 D a 18,8 D) (Gordon et al., 1985). Per garantire un adeguato stato refrattivo, bisogna tener conto di questi cambiamenti e dell’effetto che la IOL stessa ha nel processo dell’emmetropizzazione quando si sceglie il potere del cristallino artificiale. La IOL, a differenza del cristallino, ha un potere refrattivo che non varia nel tempo e quindi con l’aumentare fisiologico della lunghezza dell’asse visivo determinerà una miopia di entità tanto maggiore quanto più precocemente è stato eseguito l’impianto, con il risultato di uno stato refrattivo inadeguato e la necessità di sostituire la IOL con una di minor potere (Hoevenaars et al., 2010; Lloyd et al., 2007). Per questo motivo, in base all’età del bambino, si preferisce impiantare una IOL che lascia l’occhio inizialmente ipermetrope ma che nel tempo risulterà emmetrope. Altri Autori, invece, preferiscono garantire un adeguato stato refrattivo con l’uso di LAC di alto potere diottrico ed impiantare secondariamente la IOL verso i tre anni d’età. Questa strategia terapeutica 40 • Decontrazione della IOL • Glaucoma • Distacco di retina permette di adattare più facilmente la correzione ottica ai cambiamenti della refrazione, ma espone ad importanti effetti collaterali e spesso il risultato è compromesso da una scarsa compliance (Magli et al., 2008). Per evitare il rischio di ambliopia è, inoltre, importante correggere l’errore refrattivo residuo con l’uso di occhiali o lenti a contatto progressivamente adeguati nel corso del follow-up alle esigenze imposte dallo sviluppo refrattivo. Il trattamento antiambliopico e il follow-up postoperatorio Un attento follow-up dei bambini operati è essenziale per il raggiungimento di un buon risultato, rendendo possibile riconoscere rapidamente eventuali complicanze post-operatorie (Tab. II). Poiché il primo mese, e la prima settimana in particolare, sono periodi ad alto rischio si raccomanda il seguente schema di controllo: dopo 1 giorno, dopo 1 settimana, dopo 1 mese, dopo 3 mesi, infine ogni 6 mesi. Tali scadenze possono essere aumentate laddove si riscontri la presenza di complicanze. Qualora il bambino, data l’età, risulti non essere collaborante, si può effettuare una osservazione in narcosi. La gestione della cura dell’ambliopia prevede un bendaggio occlusivo dell’occhio sano in caso di cataratta monolaterale e un bendaggio alternato nei due occhi in caso di cataratta bilaterale. Il bendaggio viene effettuato per stimolare l’uso dell’occhio ambliope (Li et al., 2009; Suttle, 2010). Nel caso di scarsa compliance, come terapia di seconda scelta si prende in considerazione la terapia farmacologica con atropina. (Li et al., 2009) Il controllo dello stato rifrattivo è anch’esso di primaria importanza nel bambino operato di cataratta congenita, poiché un difetto rifrattivo non adeguatamente corretto potrebbe essere un fattore contribuente allo sviluppo dell’ambliopia, specie se tale situazione si verifica nell’ambito di una cataratta congenita monolaterale (Fan et al. 2006). La rimozione del cristallino, inoltre, determina la perdita della capacità di accomodazione. Nei primi tre anni di vita, questa assenza non necessita di correzione, successivamente, si effettua invece la correzione tramite l’uso di lenti bifocali. Prognosi La diagnosi precoce, l’adeguato trattamento chirurgico e antiambliopico, il perfezionarsi di tecniche di microchirurgia e lo sviluppo di nuove IOL ha contribuito in maniera determinante al miglioramento della prognosi dei bambini con cataratta congenita (Lundvall et al., La cataratta congenita: iter diagnostico-terapeutico 2002). Tuttavia l’outcome visivo non supera i 5/10 di acuità visiva con scarsa stereopsi in più della metà dei pazienti (Hussin et al., 2009). I fattori che si associano ad un outcome visivo peggiore sono: una diagnosi tardiva, nistagmo e strabismo pre-operatori, lo sviluppo di complicanze post-operatorie (Kim et al., 2008). Conclusioni La cataratta congenita è una patologia che necessita di una stretta collaborazione tra pediatra ed oculista, soprattutto nella fase di scre- ening e diagnosi, nonché nei casi di bambini affetti da altre malattie associate. È inoltre ampiamente documentato il ruolo centrale della diagnosi precoce per il raggiungimento di migliori outcome visivi. I numerosi avanzamenti in ambito chirurgico e nello sviluppo di nuove IOL hanno permesso migliori risultati terapeutici ed una diminuzione delle complicanze. Nonostante la chirurgia sia in primo piano per il trattamento della cataratta congenita, il follow-up postoperatorio riveste un ruolo altrettanto fondamentale, richiedendo la compartecipazione costante del pediatra e dell’oftalmologo pediatra nel seguire l’evoluzione clinica del paziente. Box di orientamento • Negli ultimi anni la classificazione eziologica della cataratta congenita si è presentata come alternativa alla classificazione morfologica. • Una diagnosi tardiva ed un intervento tardivo possono compromettere irreversibilmente lo sviluppo visivo del bambino. • Per ottenere buoni outcome visivi l’intervento chirurgico da solo non è sufficiente ma bisogna effettuare un trattamento antiambliopico ed un follow-up a lungo termine. • Nonostante i progressi nel management della cataratta congenita l’outcome visivo non supera i 5/10 di acuità visiva con scarsa stereopsi in più della metà dei pazienti. • Lo sviluppo di nuove lenti intraoculari che si adattano alle esigenze refrattive del bambino in crescita è uno dei più promettenti campi di ricerca. Bibliografia Abrahamsson M, Magnusson G, Sjostrom A, et al. The occurrence of congenital cataract in western Sweden. Acta Ophthalmol Scand 1999;77:578-80. Awad AH, Mullaney PB, Al-Hamad A, et al. 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Glossario Afachico: occhio privo di cristallino, privato di conseguenza sia della sua capacità rifrattiva che accomodativa. Ambliopia: riduzione unilaterale o raramente bilaterale dall’acuità visiva, dopo la correzione ottica migliore, in cui non sia evidenziabile un’alterazione patologica organica dell’occhio o delle vie ottiche. Può essere infatti determinata da una interazione binoculare anomala e/o da una deprivazione visiva (ad esempio cataratta congenita). Il termine deriva dal greco, “ops” (“visione”) e “amblyos” (“ottusa, pigra”): il suo nome comune è occhio pigro. Aniridia: assenza dell’iride. Coloboma: assenza di parte di una struttura oculare come risultato di un’incompleta chiusura della fessura embrionale, che può coinvolgere l’intera lunghezza della fessura (coloboma completo) o solo parte di essa (per esempio l’iride, corpo ciliare, retina e coroide, o disco ottico). Emmetropia: condizione normale dell’occhio in stato di riposo per cui i raggi paralleli provenienti da un oggetto posto a grande distanza (teoricamente all’infinito) hanno il loro fuoco esattamente sulla retina e formano immagini nitide. IOL: Lente Intraoculare. Stereopsi: percezione della profondità. Ciascun occhio coglie immagini lievemente differenti di un oggetto, e la fusione di queste immagini diverse dà come risultato una percezione visiva singola dell’oggetto in profondità. Immagini da: Zetterström C, Kugelberg M. Paediatric cataract surgery. Acta Ophthalmol Scand 2007 Nov; 85(7):698-710 Corrispondenza Prof. Adriano Magli, Dipartimento di Scienze Oftalmologiche, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli Federico II, via Sergio Pansini 5, 80100 Napoli. Tel. +39 081 7462467. Fax: +39 081 7462467. E-mail: [email protected] 42