28 Pianeta scienza IL PICCOLO MERCOLEDÌ 30 MARZO 2011 Area, mappatore stellare in partenza sullo shuttle Lo strumento creato dal Centro Carso che opera nel comprensorio di Padriciano È inserito nell’esperimento Ams-02: missione al via da Cape Canaveral il 19 aprile di Matteo Unterweger Quella che dovrebbe essere l’ultima missione dello shuttle Endeavour porterà nello spazio anche uno spicchio di Trieste. La spedizione in partenza il prossimo 19 aprile da Cape Canaveral (Florida, Stati Uniti), data programmata per il lancio, infatti è chiamata a trasportare sulla Stazione spaziale internazionale l’Ams-02 (Alpha magnetic spectrometer), strumento attraverso il quale gli scienziati mirano ad osservare l’antimateria, la materia oscura e la materia “strana”. Proprio una delle componenti tecnologiche dell’apparecchiatura è stata realizzata all’interno del comprensorio di Area Science Park a Padriciano. Si tratta di un mappatore stellare, della cui creazione si è occupato precisamente lo staff del Centro di ottica spaziale Carso. «Questa versione di Ams-02, aggiornata, rimarrà sulla Stazione spaziale per tre anni. L’esperimento - spiega il direttore tecnico di Carso, l’ingegner Paolo Trampus - è frutto di una collaborazione inter- La partenza di una delle precedenti missioni dello shuttle Endeavour nazionale fra vari Stati, dal Giappone alla Cina, dalla Corea ai Paesi dell’Europa. Noi, nello specifico, abbiamo realizzato il mappatore stellare». Uno strumento «che permette di orientarsi nello spazio - prosegue Trampus -. È un sistema basato su due telecamere e un’unità di processo che riceve le immagini. Le camere sono due perché a volte il campo visivo di una può risultare ostruito. Questa soluzione consente di massimizzare il tempo a disposizione. Le apparecchiature sono molto sensibili, devono infatti vedere stel- le abbastanza deboli». Per costruire il mappatore il centro Carso si è avvalso della collaborazione delle sezioni dell’Infn di Roma e di Perugia e dell’Università La Sapienza di Roma. Lo strumento «serve per misurare la direzione di puntamento del silicon trac- ker - prosegue Trampus -, che acquisisce particelle ad alta energia. In corrispondenza di questi eventi, ci permette di derivare la direzione da cui provengono. In questi tre anni, cioè, consentirà, in base allo studio delle geometrie, di arrivare alla sorgente stellare delle particelle». Ams-02 è stato per gran parte realizzato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) e da alcune industrie italiane. I progettisti si sono ispirati ai rivelatori di particelle come quelli del Cern di Ginevra o dei laboratori dell’Infn di Frascati. Quasi tutti i principali componenti di Ams-02 sono “made in Italy”, costruiti in Italia: un rivelatore di radiazioni di transizione, un sistema di misura di tempo di volo, un magnete superconduttore, contatori di anticoincidenza, un sistema di rivelazione ad anelli di Cherenkov, un calorimetro elettromagnetico e un sistema tracciante a otto strati basato su rivelatori al silicio. Ed è proprio a creare quest’ultimo sistema, il più grande e sofisticato mai realizzato nello spazio, che ha contribuito il Centro Carso. Lì gli esperti hanno realizzato il tracciatore stellare basato su due camere per la determinazione della direzione di osservazione del tracker. Il macchinario determina infatti l’orientamento nello spazio del modulo su cui è piazzato. La missione (pianificata come ultimo volo dello space shuttle) vedrà la partecipazione dell’astronauta italiano Roberto Vittori. ©RIPRODUZIONE RISERVATA dal 4 all’8 aprile MAMMOGRAFIE All’Ictp la scuola di tecniche di radioterapia avanzata Cancro al seno, esami più precisi Un convegno ospitato all’interno del Centro di fisica teorica Insegnare a leggere il corpo e a interpretarne le malattie con le più moderne tecniche radiologiche, le tecniche di imaging, riducendo al minimo i danni potenziali per il paziente. È questo l’obiettivo della scuola di “Tecniche di radioterapia avanzata” organizzata dal Centro internazionale di fisica teorica di Trieste insieme all’Agenzia per l’energia atomica di Vienna. Circa 30 operatori del settore, provenienti dai paesi del Sud del mondo, molti quelli arabi, frequenteranno il campus di Mira- mare dal 4 all’8 aprile. Qui impareranno a padroneggiare le tecniche radiologiche ottimizzando l’approccio al paziente: riducendo cioè l’invasività dell’analisi e aumentando l’efficenza. «Si parlerà, tra le altre, di una tecnica chiamata fusione delle immagini», spiega Luciano Bertocchi, fisico dell’Ictp e organizzatore locale della scuola «che abbina i tradizionali raggi X all’uso dei radioisotopi e della risonanza magnetica». Per dare un eccellente dettaglio spaziale ma anche un ottimo contrasto. (c.s.) Triestino il primo studio mondiale realizzato con luce di sincrotrone Ha mosso i primi passi nel 1996, ma la sua conclusione è giunta in questi giorni. È triestino il primo studio mondiale su tumori della mammella realizzato con luce di sincrotrone. Ha seguito e diagnosticato 49 casi dubbi di cancro del seno su altrettante donne cui una prima indagine mammografica aveva dato risposta incerta (causa seno denso, per esempio), dimostrandosi particolarmente efficace nella diagnosi dei casi veri negativi, riducendo quindi le biopsie diagnostiche. La ricerca viene dal lavoro congiunto degli enti triestini Sincrotrone Scpa, Università, Azienda Ospedaliero Universitaria, assieme alla sezione dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e ha beneficiato di un consistente finanziamento della Fondazione CRTrieste. La prima fase della ricerca è iniziata nel 1996, con l’obiettivo di mettere a punto tutta la procedura su campioni in vitro. «Lavoravamo con “fantocci mammografici”», spiega Edoardo Castelli, responsabile del progetto per l’Università, «cioè con campioni di plexiglas contenenti dettagli di diversa densità che simulavano noduli e microcalcificazioni». Dopo le autorizzazioni Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming... Precursori dell’odierna schiera di ricercatori che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro) profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica imprimendo svolte decisive al vivere civile. Incoraggiare la ricerca significa optare in concreto per il progresso del benessere sociale. La Fondazione lo crede da sempre. Una donna mentre si sottopone a una mammografia del comitato scientifico della Sincrotrone, del comitato etico dell’Azienda e con l’imprimatur del Ministero della Salute, è iniziata la fase in vivo. «Abbiamo selezionato 49 pazienti con diagnosi dubbia - spiega Castelli - e grazie al cosiddetto contrasto di fase messo in luce durante la sperimentazione in vitro, abbiamo ottenuto immagini più nitide, soprattutto nei contorni dei dettagli, con maggiori informazioni di tipo diagnostico». Le pazienti sono state esami- nate dal 2006 al 2007 da medici dell’Istituto di Radiologia di Cattinara, in equipe con i fisici, ma i risultati si sono avuti solo ora perché bisognava seguire nel tempo lo sviluppo delle lesioni sospette. La tecnica, dicono gli esperti, è efficace soprattutto nei casi di falsi positivi, quando gli esami tradizionali includono tra i malati anche chi non lo è. L’investimento a oggi è stato di oltre 2,5 milioni di euro. Le pazienti, però, sono state seguite gratuitamente. Cristina Serra questa pagina è realizzata in collaborazione con AL MICROSCOPIO Il letargo degli orsi propone processi d’interesse medico di Mauro Giacca D i sabato scorso è la notizia di un bambino svedese che, sciando fuoripista, ha avuto la sventura di cadere dentro una tana di un orso in letargo e di venire azzannato dal plantigrado, inopportunamente disturbato. L’episodio ha avuto buon fine sia per il bambino, che se l’è cavata con qualche ferita, sia per il povero orso, che la protezione civile svedese ha deputato non pericoloso, in quanto, in fondo, stava semplicemente dormendo. Il letargo degli orsi Quello del letargo degli orsi è un meraviglioso esempio di adattamento evolutivo all’ambiente. All’approssimarsi della stagione invernale, gli animali cercano una tana ed entrano in un sonno che si protrae fino a 7 mesi, durante il quale non mangiano, non bevono e non esplicano le proprie funzioni fisiologiche. Persino gli embrioni, nelle orse fecondate, non attecchiscono ed attendono la primavera. L’approfondimento Uno studio pubblicato un paio di settimane fa sulla rivista Science e svoltosi a Fairbanks, Alaska, ha rivelato che, nel periodo di letargo, il consumo di ossigeno degli orsi neri è ridotto a metà, la respirazione scende fino ad un respiro ogni 45 secondi e i battiti cardiaci a meno di 10 al minuto, mentre il metabolismo cala del 75%. Tuttavia, durante il letargo gli orsi mantengono una temperatura corporea relativamente elevata (circa 31˚C) e, come lo sfortunato bambino svedese ha avuto modo di sperimentare, essi possono essere svegliati in maniera relativamente semplice. Animali più piccoli Altri mammiferi di dimensioni più piccole, invece, durante l’inverno entrano in uno stato di ibernazione vera e propria, in cui la temperatura scende vicino allo stato di congelamento e le richieste metaboliche sono quasi azzerate. Questa condizione, peraltro, non può essere mantenuta molto a lungo, e questi animali quindi alternano periodi di ibernazione di 1-2 settimane a singole giornate di risveglio, probabilmente per evitare danni irreversibili al cervello. Le prospettive mediche Lo studio dei processi biochimici che consentono il letargo e dell’ibernazione sono di grande interesse medico: la possibilità di abbassare la temperatura ed il tasso metabolico, ad esempio, permettono la sopravvivenza dei pazienti che hanno subito grandi traumi o l’esecuzione di interventi chirurgici particolarmente complessi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA