protozoi, funghi, piante, animali CELLULA EUCARIOTE The hydrogen hypothesis for the first eukaryote - Nature. 1998 Mar 5;392(6671):37-41 - Martin W, Müller M. ARCHEA fenomeni vulcanici sottomarini con liberazione di idrogeno ed altri gas, alta pressione, elevata temperatura e salinità altissima Modello ipotetico dello stato ancestrale del metabolismo energetico negli antenati degli eucarioti in cui si evidenzia la stretta dipendenza dai prodotti di scarto del battere anaerobio simbionte. I componenti dell’Archea ospite sono ombreggiati in rosso (citosol in giallo), i componenti del batterio simbionte sono ombreggiati in blu. The hydrogen hypothesis for the first eukaryote - Nature. 1998 Mar 5;392(6671):37-41 - Martin W, Müller M. L’Archea si trova a dipendere sempre più strettamente dai prodotti di scarto del battere, si instaura un rapporto di simbiosi The hydrogen hypothesis for the first eukaryote - Nature. 1998 Mar 5;392(6671):37-41 - Martin W, Müller M. I componenti dell’Archea ospite sono in rosso (citosol in giallo), i componenti del batterio simbionte sono ombreggiati in blu. Schema della possibile origine del nucleo e del reticolo endoplasmatico Il genoma nucleare è una chimera costituita da tre gruppi di geni : 1. quelli provenienti dagli Archea 2. quelli provenienti dagli Eubatteri 3. geni nuovi, esclusivi degli Eucarioti Un gruppo di Eucarioti (Archezoa) privi di mitocondri si è separato molto presto dagli altri Eucarioti, eppure geni codificanti tipiche proteine mitocondiali sono stati trovati nel loro genoma nucleare (e spesso tali proteine si trovano in particolari organelli: idrogenosomi) Negli eucarioti c’è sorprendentemente ben poca correlazione numero di geni/dimensione del genoma Gene number Genome s ize (M b) 100000 10000 Number of genes in prokaryotes (up to 8000) 1000 100 10 Genome size in prokaryotes (up to 9 Mb) 1 human mous e c hic ken xenopus zebrafis h fugu c iona fly worm yeas t 9 Dimensioni dei Genomi plasmidi virus batteri funghi Il genoma dei procarioti è più piccolo di quello degli eucarioti. piante alghe insetti molluschi pesci Negli eucarioti la dimensione del genoma è solo in parte correlata alla complessità dell’organismo. anfibi rettili uccelli mammiferi 104 105 106 107 108 109 1010 1011 Storia convenzionale della Terra 0,5 Paleozoico 1,0 PERIODO PRECAMBRIANO - Fossili di animali multicellulari - Primi fossili di eucarioti Miliardi di Anni - Reazioni in 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 fase gassosa, molecole via via più -Accumulo di ossigeno nella atmosfera (da complesse, cianobatteri) formazione dei mari e degli oceani, primitive forme di vita, inizio di un’evoluzione -Primi fossili di procarioti … fortunata (!) }- Origine della vita (?) Nel pre-Cambriano erano presenti organismi pluricellulari molto piccoli, che hanno lasciato qualche traccia fossile Fossili di Ediacara: hanno piani anatomici difficili da comparare con quelli attuali Storia convenzionale della Terra 0,5 Paleozoico 1,0 PERIODO PRECAMBRIANO Miliardi di Anni - Reazioni in 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 fase gassosa, molecole via via più complesse, formazione dei mari e degli oceani, primitive forme di vita, inizio di un’evoluzione … fortunata (!) CAMBRIANO (sviluppo di organismi multicellulari, spugne, animali primitivi e varie piante); ORDOVICIANO=>PERMIANO (transizione da specie primitive ad organismi specializzati, aumento della diversità genetica attraverso il sesso, la conquista della terraferma) Alla fine dell’agosto del 1909 e durante l’anno successivo, Charles D. Walcott, un geologo che dirigeva la Smithsonian Institution, ha trovato una grande quantità di fossili negli argilloscisti di Burgess in Canada Tali fossili sono stati inviati allo United States National Museum of Natural History ed in altri musei per essere catalogati e studiati Si trattava di organismi vissuti all’inizio del periodo Cambriano, antichi di circa 530-550 milioni di anni, che fornivano una perfetta rappresentazione della fauna di quel periodo Nel periodo geologico Cambriano c’è stata la simultanea e rapida (in tempo geologico!) comparsa di un gran numero di organismi pluricellulari di grandi dimensioni caratterizzati dalla presenza di strutture scheletriche mineralizzate Tali organismi hanno avuto il tempo di distribuirsi su tutto, o per lo meno gran parte del Pianeta, come dimostrano i vari depositi di fossili di organismi dal corpo molle che sono stati successivamente trovati, oltre che a Burgess (Canada), anche a Chengjiang (Cina), Sirius Passet (Groenlandia), Ricostruzione di un fondale marino a Burgess L’esplosione del Cambriano alla fine di una lunga era glaciale I reperti fossili dimostrano che all’inizio del periodo Cambriano sono comparsi organismi pluricellulari con parti dure mineralizzate, in gran numero e rapidamente in pochi milioni di anni, un tempo modesto come tempo geologico. La precedente fauna di Ediacara, formata da microscopici organismi dal corpo molle Pluricellulari, è comparsa nel pre-Cambriano e si diffusa su quasi tutta la Terra. Ottoia, un verme carnivoro? Waptia, un artropode? Wiwaxia …? Hallucigenia Olenoide Tuzoia Marrella Odontogriphus Burgessia Anomalocaris Naraoia Yahoia Habelia Nectocaris Sanctacaris Aysheaia Opabinia Pikaia, un cordato primitivo tra i fossili di Burgess cacciatore e prede Organismi multicellurari si sono formati prima del Cambriano, hanno lasciato scarse tracce fossili, anche a causa della mancanza di parti dure Organismi multicellulari con parti dure mineralizzate sono comparsi rapidamente all’inizio del Cambriano originando la cosìddetta esplosione del Cambriano La presenza di uno scheletro ha probabilmente fornito un grande vantaggio evolutivo in termini di - protezione contro i predatori - supporto per l’ancoraggio di masse muscolari - permettere la formazione di organismi più grandi - aumento dell’efficienza della locomozione Geni Hox Nella comparsa di organismi pluricellulari potrebbe aver avuto un ruolo determinante la comparsa dei geni Hox che controllano lo sviluppo di singole regioni del corpo, cioè i piani anatomici. I geni Hox sembrano essersi evoluti all’inizio del periodo Cambriano e sono arrivati a noi con soltanto leggere modificazioni. I geni Hox, che sono responsabili dei pattern di sviluppo anatomico degli organismi pluricellulari, condividono tutti una particolare sequenza di DNA lunga 180 nucleotidi detta omeobox, ben conservata anche in termini di posizione degli introni, e codificante per un dominio proteico di 60 amminoacidi (omeodominio) che lega il DNA. Geni Hox I geni con omeobox sono antichi, la loro presenza è stata dimostrata anche nei lieviti unicellulari. I geni omeotici che sono stati trovati nelle piante (geni MADSbox) non sono omologhi a quelli degli animali; questo fatto indica una loro evoluzione indipendente nel corso della separazione tra animali e vegetali. I geni Hox sono organizzati in una ordinata sequenza lineare (sono detti co-lineari); il loro ordine è direttamente correlato alla posizione di una data regione nell’organismo ed alla sequenza temporale di sviluppo. Variazioni di numero o posizione dei geni Hox influenzano in modo evidente lo sviluppo dell’intero organismo pluricellulare. gli invertebrati e l’anfiosso hanno un solo set di geni Hox, gli animali senza mascelle ne hanno due set, tutti i vertebrati con mascelle ne hanno quattro set. La duplicazione dei geni Hox potrebbe essere avvenuta al tempo dell’origine evolutiva dei vertebrati, consentendo una diversificazione evolutiva di questi geni che potrebbero essere alla base della generazione di organismi più complessi Cluster di geni Hox I principali geni Hox umani appartengono a quattro cluster HOX: 1) HOXA (cromosoma 7) che contiene HOXA1, HOXA2, HOXA3, HOXA4, HOXA5, HOXA6, HOXA7, HOXA9, HOXA10, HOXA11, HOXA13 2) HOXB (cromosoma 17) che contiene HOXB1, HOXB2, HOXB3, HOXB4, HOXB5, HOXB6, HOXB7, HOXB8, HOXB9, HOXB13 3) HOXC (cromosoma 12) che contiene HOXC4, HOXC5, HOXC6, HOXC8, HOXC9, HOXC10, HOXC11, HOXC12, HOXC13 4) HOXD (cromosoma 2) che contiene HOXD1, HOXD3, HOXD4, HOXD8, HOXD9, HOXD10, HOXD11, HOXD12, HOXD13 EVOLUZIONE graduale Charles Robert Darwin a salti, equilibri intermittenti, Contingenza Stephen Jay Gould I genomi dei Procarioti (Eubatteri ed Archea) generano nuove funzioni mediante mutazioni e trasferimento genico orizzontale; I genomi degli Eucarioti sono sagomati soprattutto da duplicazioni geniche e genomiche per l’evoluzione di nuove funzioni; Ci sono evidenze di trasferimenti genici da Procarioti ad Eucarioti (esempio trasferimento genico orizzontale da procarioti estremofili a vita libera che permette alle alghe rosse (eucarioti) di adattarsi a condizioni estreme altrimenti invivibili); la duplicazione genica dà lentamente origine a nuove funzioni, mentre il trasferimento orizzontale di geni può produrre un rapido e drammatico cambiamento del fenotipo With a Little Help from Prokaryotes - E.P.C. Rocha - Science, 339, 8 march 2013, 1154-1155 L’insieme dei dati sui genomi dimostra che gli introni esistevano già nell’ultimo antenato comune degli Eucarioti oggi esistenti Il contenuto di introni è molto variabile tra le varie specie, il guadagno e la perdita di introni appare irregolare nel tempo I risultati indicano un alto tasso di inserimento di introni subito dopo che il gene si è stabilito nel genoma fungino e parecchi di questi antichi introni, regolarmente sparsi lungo il gene, sono rimasti conservati Sembra che il nuovo gene sia stato personalizzato con introni per soddisfare i requisiti del macchinario di splicing ed essere processato correttamente Gene make-up: rapid and massive intron gains after horizontal transfer of a bacterial α-amylase gene to Basidiomycetes - Lage et al. - BMC Evolutionary Biology, 2013, 13:40 personalizzazione per aggiunta di introni mutazione e duplicazione evoluzione indipendente dei duplicati Era Periodo Milioni di anni Cenozoico Quaternario Oggi L’ampiezza rappresenta il numero Specie che hanno sperimentato relativo di specie viventi nel periodo ESTINZIONE DI MASSA Estinzione Terziario 65 Estinzione Cretaceo: scomparsa di oltre 80% dei rettili (dinosauri) e di molte specie marine Estinzione Triassico: scomparsa di oltre il 35% delle specie Estinzione Permiano: scomparsa di oltre il 90% delle specie Estinzione Devoniano: scomparsa di oltre il 30% delle specie Estinzione Ordoviciano: scomparsa di oltre il 50% delle specie Mesozoico Cretaceo Giurassico 180 Triassico 250 Permiano Carbonifero Paleozoico Estinzioni causate da attività umane 345 Devoniano Siluriano Ordoviciano 500 Cambriano ---135 225 milionidi didianni anni anni 65 milioni milioni oggi Impatto Cratere Quarzo Ci sono evidenze dell’impatto sulla Terra di un meteorite di circa 10 km di diametro che potrebbe aver portato ad una estinzione di massa di molte specie, dinosauri inclusi Comparsa del genere Homo Sulla base delle prove genetiche: Separazione bonobo-scimpanzé circa 2 milioni di anni fa separazione uomo-scimpanzé 6 circa milioni di anni fa separazione uomo-scimpanzègorilla 10 milioni di anni fa The bonobo genome compared with the chimpanzee and human genomes - Prüfer et al. Nature (2012) doi:10.1038/nature11128, Published online 13 June 2012 Insights into hominid evolution from the gorilla genome sequence - Scally et al. – Nature. 2012 Mar 7;483(7388):169-75. doi: 10.1038/nature10842 Sulla base delle prove genetiche i nostri parenti più prossimi sono due scimmie africane, lo scimpanzé (Pan troglodytes) ed il bonobo (Pan paniscus) simili tra loro per molti aspetti, bonobo e scimpanzé differiscono in maniera significativa per il comportamento sociale e sessuale, e per alcuni di questi tratti mostrano più somiglianza con gli esseri umani che con gli scimpanzé più del tre per cento del genoma umano è più strettamente legato a quello del bonobo di quanto non lo siano i genomi di bonobo e scimpanzé tra loro Insights into hominid evolution from the gorilla genome sequence - Scally et al. – Nature. 2012 Mar 7;483(7388):169-75. doi: 10.1038/nature10842 Genoma Umano La trascrizione interessa la quasi totalità del genoma, ben oltre l’80% Nel corso dell’evoluzione umana sono stati duplicati molti geni; sembra che una di tali duplicazioni abbia dato luogo ad un gene che può aver contribuito a rendere il cervello umano più grande e più adattabile rispetto a quelli dei nostri antenati. Due articoli su CELL tracciano la storia evolutiva e la funzione del gene umano SRGAP2, collegandone l’evoluzione con quella del nostro cervello. Era già noto il coinvolgimento di SRGAP2 nello sviluppo del cervello e si sapeva che gli esseri umani hanno più copie simili di questo gene, mentre i primati non umani ne hanno solo una copia. Neuroscience: Genes and human brain evolution - Daniel H. Geschwind e Genevieve Konopka – Nature, 486, 481–482, 2012 - doi: 10.1038/nature11380 Gli autori hanno dimostrato che gli esseri umani hanno 4 diverse copie (A,B,C,D) di SRGAP2 in diverse posizioni sul cromosoma 1. Confrontando le sequenze di questi geni duplicati con quella del gene SRGAP2 di orango e scimpanzè, gli autori hanno stimato che SRGAP2 è stato duplicato nella stirpe umana circa 3,4 milioni di anni fa, con formazione di SRGAP2A (la versione ancestrale che condividiamo con gli altri primati) e SRGAP2B. Ulteriori duplicazioni di SRGAP2B hanno originato SRGAP2C circa 2,4 milioni di anni fa ed SRGAP2D circa 1 milione di anni fa Neuroscience: Genes and human brain evolution - Daniel H. Geschwind e Genevieve Konopka – Nature, 486, 481–482, 2012 - doi: 10.1038/nature11380 I geni SRGAP2 svolgono un ruolo importante nello sviluppo delle spine dendritiche, che sono piccole protrusioni della superficie dei neuroni che hanno un ruolo importante nella trasmissione degli impulsi nervosi. Studi precedenti avevano documentato che gli esseri umani hanno un maggior numero di spine dendritiche rispetto agli altri primati e ai roditori, ma i meccanismi molecolari alla base di questa caratteristica erano sconosciuti. L'emergere di SRGAP2C può avere contribuito all'espansione della corteccia ed all’aumento del numero delle spine negli ancestori umani, quindi all’evoluzione della plasticità del cervello (la capacità di modificare le connessioni neurali in risposta a nuove esperienze). Neuroscience: Genes and human brain evolution - Daniel H. Geschwind e Genevieve Konopka – Nature, 486, 481–482, 2012 - doi: 10.1038/nature11380 Gli elementi mobili sono sequenze di DNA che possono cambiare posizione nel genoma (trasposoni e retrotrasposoni). Sebbene le loro reali funzioni biologiche sono ancora in gran parte sconosciute, il DNA derivato degli elementi mobili occupa circa la metà dell’intero genoma umano Fino ad ora si riteneva che I genomi dei neuroni fossero invariabili; tuttavia studi recenti hanno dimostrato che gli elementi mobili vanno incontro ad una attiva retrotrasposizione durante la neurogenesi, generando in tal modo una diversità tra i neuroni In aggiunta, una crescente quantità di dati dimonstrano che gli elementi mobili sono disregolati in certi disordini neurologici come la sindrome di Rett syndrome e la schizofrenia Lug 2014 Figura: Conseguenze della retrotrasposizione in cellule germinali e somatiche: (a) Quando esseri umani, scimpanzee e bonobo si sono evoluti da un ancestore comune, i retrotrasposoni si sono attivamente mobilizzati nelle linee germinali ancestrali, generando variazioni del genoma sulle quali ha agito la selezione naturale. La retrotrasposizione delle sequenze Alu (linee blu) si è mantenuta simile nelle tre specie; al contrario, nella linea umana è stata quasi del tutto soppressa la retrotrasposizione degli elementi LINE1 (rappresentata dalle linee rosse). (b) La retrotrasposizione somatica può avvenire in qualsiasi momento durante l’embriogenesi. Gli eventi di retrotrasposizione che si verificano nelle staminali pluripotenti origineranno mosaicismi somatici: queste cellule speciali possono contribuire alla formazione di tutti i tessuti del corpo di un individuo, incluse le cellule germinali. La retrotrasposizione somatica che avviene invece dopo la separazione della linea cellulare germinale e durante l’organogenesi può tuttavia ancora generare specifiche inserzioni in specifici tessuti ma non nelle cellule germinali. (c) La retrotrasposizione somatica aumenta quando le cellule neuronali staminali si differenziano in neuroni e porta alla formazione di neuroni con genomi unici. Esiste una variabilità interindividuale tra il tasso di retrotrasposizione e le regioni del cervello in cui avviene. In alcuni individui si hanno evidenze di alti tassi di retrotrasposizione nell’ippocampo. Link Albert-László Barabási 2004, Einaudi (collana Saggi)