1. INTRODUZIONE 1.1 Riflessioni sulle gonalgie Il ginocchio è un’articolazione dell’arto inferiore che spesso è sede di patologie che generano sintomatologie dolorosa. Le causa di queste patologie sono molteplici e ben conosciute cosi come la loro sintomatologia. In linea generale l’articolazione del ginocchio può essere interessata da patologie di origine traumatica, di origine degenerativa, di origine infiammatoria e di origine tumorale, tutte queste problematiche si possono associare a segni sintomi e alterazioni ben definite; queste sono: tumefazioni articolari, febbre,infiammazioni,dolorabilità articolare alla palpazione, limitazione della mobilità articolare, alterazione cutanea del colorito e della temperatura, crepitio articolare e deformità articolare. (1)(2) Spesso negli ambulatori medici e fisioterapici si presentano pazienti con gonalgie di natura idiopatica che generalmente vengono trattate per patologie comuni come ad esempio l’artrosi, non riuscendone a capire la vera causa. Il dolore preso in esame si localizza in strutture quali la capsula articolare i tessuti molli periarticolari e la superficie mediale dell’articolazione del ginocchio, la loro vera natura non è del tutto chiara in quanto l’entità del danno al momento della visita e i referti radiografici non sembrano correlare con l’entità del quadro clinico. (3) Le strutture sopra indicate in presenza di anestetico diminuiscono la loro dolorabilità, questo sta ad indicare che la loro innervazione viene a subire delle sollecitazioni.(4) 1 Tra le cause possibili di questi disturbi di innervazione possiamo teorizzare secondo una visione osteopatica che alcune restrizioni di mobilità in sede addomino pelvica e quindi alcuni organi situati in prossimità del plesso lombare possono causare l’irritazione dei nervi con partenza dallo stesso. A tal proposito abbiamo cercato di sviluppare la teoria proposta dal D.O. J.P. Barrall secondo il quale le gonalgie in questo tipo di soggetti potrebbero essere causate da un rene fluttuante nella cavità addominale che comprime o trova contatto con il nervo femorale con conseguente proiezione del dolore nel suo territorio di innervazione tra cui quindi il ginocchio e la parte mediale della sua capsula articolare.(4) 1.2 Ectopie renali: definizione su base scientifica Può verificarsi che uno dei due reni o entrambi non occupino la posizione ritenuta normale. Esistono dunque variazioni di posizione che possono talora raggiungere carattere di vere anomalie. E’ noto che l’accumulo di grasso intorno ai reni contribuisce ad assicurare la fissità dell’organo nella posizione che esso occupa. Se questo grasso diminuisce, il rene mal riempiendo lo spazio divenuto eccessivamente grande può abbandonare a poco a poco la sua posizione normale venendo a fluttuare più o meno liberamente nella cavità. Questa è l’origine di quelle affezioni chiamate: rene mobile o rene fluttuante, ptosi o ectopia renale acquisita. Quest’ultima è assai più frequente nella donna che nell’ uomo e colpisce più frequentemente il rene di destra. Taluni attribuiscono questo fatto al fegato che abbassandosi ad ogni inspirazione può spostare il rene verso il basso. Altri ritengono invece che il rene di sinistra risulta maggiormente fissato a causa del rafforzamento del foglietto prerenale più spesso a 2 sinistra.(5) Il nostro lavoro non prenderà in considerazione le ectopie renali propriamente dette o ectopie congenite che hanno caratteristiche diverse dalle acquisite. 1.3. Visione ostepatica delle ectopie renali acquisite Il rene non ha legamenti che lo mantengono nella sua posizione; essa dipende interamente dalle strutture contigue, data la loro flessibilità e l’angolo che formano con la vena cava inferiore e l’aorta addominale, l’arteria e la vena renale non possono fungere da legamento. I due reni sono sostenuti in certo modo dall’ attrazione diaframmatica, che li mantiene in posizione rispettivamente contro il fegato e contro il colon. Il rene destro è tenuto fermo, in certa misura,dalla flessura epatica, il rene sinistro lo è ,in misura maggiore, dalla splenica. La fascia di ciascun rene si divide in una lamina o strato anteriore, e in una posteriore, dato che queste due lamine non sono contigue rispetto al polo inferiore del rene esiste un percorso potenziale attraverso cui il rene è in grado di scivolare verso il basso. Le due lamine si fondono al di sopra delle ghiandole surrenali e si uniscono con la superficie inferiore del diaframma vicino allo iato. Tra la lamina posteriore e l’aponevrosi del quadrato dei lombi si trovano il 12° nervo intercostale, ed i nervi : Ileo-ipogastrico, Ilio-inguinale, Femoro- cutaneo laterale, Genito- crurale, e più inferiormente il Femorale. La distribuzione e la funzione di questi nervi è significativa nelle diagnosi delle fissazioni renali.(6) 1.4 Classificazione delle ptosi e loro influenza dal punto di vista neurologico 1) Ptosi di 1° grado 3 Il rene sotto varie influenze meccaniche inizia una leggera migrazione verso il basso, nel corso di questo processo, può irritare il 12° nervo intercostale che si trova tra il corpo pararenale l’aponevrosi del muscolo quadrato dei lombi e la lamina posteriore. Il paziente percepisce dolori e disagio sotto le costole inferiori che si irradia verso l’ ombelico.(7) 2) Ptosi di 2° grado Il rene continua la sua migrazione lungo il binario dello psoas. Il margine inferiore si interiorizza e ruota verso l’esterno, inizia ad irritare il nervo gento-crurale e più raramente il nervo femoro-cutaneo laterale. Il paziente lamenta ipersensibilità cutanea e dolore della parte bassa dell’addome che può irradiarsi verso la zona genitale,il muscolo pettineo, l’anca omolaterale, e anche la parete laterale della coscia se il femoro- cutaneo laterale è irritato.(7) 3) Ptosi di 3° grado Il rene è lussato e perde tutta la sua contiguità con il fegato e il diaframma, inizia ad irritare il nervo femorale,che subisce fenomeni ischemici e compressivi, il paziente percepisce un’ipersensibilità nella coscia omolaterale accompagnato da dolore provocato dall’infiammazione della capsula del ginocchio,potrebbe lamentare dolore al ginocchio senza traumi pregressi in quella sede. Il dolore capsulare interno aumenta flettendo l’articolazione, tanto che lo stare in ginocchio e accovacciarsi divengono posizioni mal tollerate.Le radiografie non rilevano alcun problema e potrebbe essere fatta una scorretta diagnosi di artrosi.(7) 4 1.5 Fissazioni scheletriche associate alle ptosi In caso di ptosi di 1° e 2° grado ci sono fissazioni a livello di D7 e D11 e delle loro costole, per i rapporti con il diaframma. Inoltre nei primi due gradi di ptosi ci possono essere fissazioni di L1-L4 conseguenti ad una irritazione del muscolo psoas e dei nervi ilio-ipogastrici e ilio-inguinale(L1), n. genito-crurale(L1-L2), n.femoro cutaneo laterale(L2-L3) e n.femorale(L2-L3-L4).(8)(9)(10) 1.6 Catena lesionale da un punto di vista osteopatico Da un punto di vista osteopatico la catena lesionale che può spiegare la connessione tra rene e gonalgia verrà spiegata nel modo seguente ovviamente le cause sono da attribuire a restrizioni di mobilità che avvengono in sede addomino-pelvica e che in questo paragrafo non andremo ad illustrare Schema: 1) Rene 2) Psoas 3) Quadrato dei lombi 4) Fascia renale 5) Plesso lombare 6) Nervo Femorale 7) Branche terminali del N. Femorale - N.Muscolo cutaneo laterale - N. Muscolo cutaneo mediale - N. Quadricipitale 5 -N.Safeno 8) -N.Safeno -Ramo intrapatellare -Ramo tibiale 9) - Ramo intrapatellare che innerva la capsula della faccia antero-mediale del ginocchio. 1.7 Obiettivo L’obiettivo di questo lavoro è dimostrare che effettivamente la mobilità del rene per le ragioni anatomiche sopraindicate può dare origine in determinate circostanze in cui contatta il nervo femorale a gonalgie che ad un’analisi superficiale potrebbero essere riconducibili a dolori artrosici oppure a stati ipocondriaci del paziente. 6 2. PAZIENTI E METODI 2.1 Scelta del campione di studio A questo fine verranno arruolate venti donne con sintomi di gonalgia idiopatica o portatrici di artrosi lieve e con restrizione di mobilità della cerniera dorso lombare, l’anamnesi delle pazienti comprenderà diverse caratteristiche del dolore a nostro avviso prognostiche di risposta al trattamento, le donne verranno randomizzate in due gruppi e verranno sottoposte a test: l’indice algodisfunzionale di Lequesne per le gonartrosi. Il campione preso in esame riguarderà delle pazienti con età variabile dai 30 ai 45 anni,quindi soggetti prevalentemente in età fertile, con sintomatologia presente in alcuni momenti ben definiti , ad esempio inizio giornata con rigidità mattutina oppure nei movimenti più estremi come nello stare accovacciati in piegamento sulle gambe, cioè in tutti quei movimenti o situazioni in cui la capsula articolare viene stirata. Le pazienti non presentano segni evidenti di artrosi , traumatismi e stati infiammatori importanti. Le donne verranno randomizzate in due gruppi e verranno sottoposte a test, dopodichè un gruppo A di dieci pazienti verrà sottoposto a trattamento osteopatico viscerale del rene , della muscolatura, e delle vertebre attinenti alla zona renale; un gruppo B sempre di dieci pazienti a trattamento osteopatico strutturale del ginocchio. I trattamenti verranno effettuati a cadenza settimanale per un totale di 5 sedute, e verranno sottoposte a test di valutazione all’inizio e alla fine del ciclo di trattamento. La scelta dei pazienti è stata fatta nel centro polispecialistico Villa Ada World Medicine sito in Roma in via Ceresio 20 e le valutazioni dei pazienti dai colleghi presenti nello studio. 7 2.2 Scheda di valutazione Prima di iniziare il trattamento è stata effettuata una valutazione delle pazienti mediante il test di Lesquesne che è un indice algodisfunzionale che prevede la descrizione e la quantificazione del dolore, a questo proposito sono stati presi in considerazione alcuni parametri necessari per la valutazione del caso, questi sono. - dolore e fastidio notturno - rigidità mattutina - aumento del dolore rimanendo in piedi più di 30’ - dolore al movimento - valutazione della distanza percorsa senza comparsa di dolore - dolore alzandosi dalla posizione seduta - valutazione nel salire e scendere le scale - camminare su terreno irregolare. Alcuni di questi parametri sono maggiormente rappresentativi della problematica analizzata in quanto sono sintomi che si manifestano soprattutto per eccessivo stiramento della capsula articolare. 2.3 Trattamento del gruppo A Il trattamento in questo gruppo di pazienti viene effettuato in due fasi ben distinte secondo le tecniche utilizzate dall’osteopata J.P. Barrall. Nella prima fase vengono trattate secondo il caso restrizioni di mobilità che riguardano il funzionamento fisiologico della zona renale, e cioè le vertebre della cerniera dorso lombare D11-D12-L1 e in alcuni casi L2-L3-L4, quindi si eseguono tecniche di allungamento per eventuali aderenze della lamina posteriore sul quadrato dei lombi e 8 della lamina posteriore sullo psoas perché sono a contatto con la fascia anteriore e posteriore del rene. Nella seconda fase viene effettuata una tecnica diretta sul rene; una volta reperito l’organo ci si posiziona sul polo inferiore della sua faccia anteriore.La tecnica consiste nel chiedere al paziente di respirare lentamente premendo il polo inferiore verso l’alto lungo l’asse longitudinale del rene durante l’espirazione e mantenendo questa posizione durante l’inspirazione seguente. Con l’espirazione seguente, si spinge di nuovo il polo verso l’alto. Ripetere la tecnica 5 o 6 volte finchè non si percepisce un rilasciamento della zona; alla fine della tecnica si rilascia il contatto all’inizio dell’espirazione. 2.4 Trattamento del gruppo B In questo gruppo di pazienti viene adottato il trattamento osteopatico classico del ginocchio;queste tecniche vengono utilizzate per ridurre a livello locale alcune restrizioni di mobilità che si manifestano a livello del condilo femorale,del piatto tibiale, dei menischi e della rotula. 2.5 Caratteristiche comuni dei trattamenti del gruppo A e del gruppo B La valutazione è stata eseguita da due fisioterapisti ed è stata ripetuta alla prima e alla seconda seduta. Le sedute sono state svolte con cadenza settimanale per un numero complessivo di 5. I pazienti non hanno assunto nessun tipo di farmaco antinfiammatorio inoltre non sono stati sottoposti a nessun trattamento curativo alternativo. 9 3. RISULTATI 3.1 Caratteristiche dei soggetti al momento dell’arruolamento In questo studio sono stati arruolati venti soggetti affetti da gonalgia idiopatica. I soggetti al tempo 0 sono stati divisi secondo metodo casuale (apertura di buste) in due gruppi e successivamente sottoposti dieci a trattamento osteopatico viscerale (A) e dieci a trattamento osteopatico (B). Al fine di valutare le caratteristiche e l’entità del dolore al ginocchio i soggetti hanno compilato al momento dell’arrualamento e poi al termine dello studio il Test di Lequesne. I dati relativi alle caratteristiche dei pazienti e del loro dolore al tempo 0 sono riportati in Tabella 1. Tabella 1. Confronto dei pazienti al Tempo 0 A 38,2 +/- 4,4 Età 0,6 +/- 0,5 Riposo notturno 1,15 +/- 0,3 Rigidità mattutina 0 +/- 0 Aumento dolore in piedi 0 +/- 0 Dolore al movimento 0,2 +/- 0,4 Dolore alzandosi 0,1 +/- 0,3 Distanza percorsa 0,4 +/-0,3 Dolore salire scale 0,45 +/- 0,4 Dolore scendere scale 1,35 +/- 0,2 Dolore accosciata Dolore nel camminare su 0,25 +/- 0,3 terreno irregolare Valori dei totali al tempo 0 4,5 +/- 1,13039 B 36,8 +/- 4,61 0,5 +/- 0,5 0,8 +/- 0,4 0 +/- 0 0,1 +/- 0,3 0 +/- 0 0,1 +/- 0,3 0,35 +/- 0,2 0,35 +/- 0,2 1,1 +/-0,3 0,3 +/- 0,3 P 0,5 0,67 0,06 0 0,34 0,17 1 0,7 0,48 0,06 0,67 3,6 +/- 1,542 0,15546 Come si nota i soggetti dei due gruppi al tempo 0, hanno un test T(P) riguardante l’età che indica un valore di 0,5, questo ci dice che sono due gruppi omogenei e che quindi per quanto riguarda l’età si possono comparare. A seguire la tabella con i relativi risultati indicano il confronto al tempo 0 dei dati del gruppo di studio e dei dati del gruppo di 10 controllo, in pratica si confrontano i due gruppi per vedere come sono al tempo 0 e la P che è inserita nella quarta colonna sta ad indicare appunto il risultato del confronto. Nel caso in questione è bene che le P siano prossime al valore 1 e superiori al valore 0.05 ciò vuol dire che i due gruppi presi in considerazione sono omogenei quindi uguali, come nel caso dei risultati rappresentati nella tabella. Inoltre si può notare che se si considerano tutti i parametri insieme al tempo 0 (Totale al T0) il P è uguale a 0,15, quindi i due gruppi vanno bene sono uguali perché hanno un valore alto che si approssima al valore 1. 3.2 Caratteristiche dei soggetti alla fine dei diversi trattamenti Tabella 2. Confronto dei pazienti al Tempo 35 Età Dolore notturno Rigidità mattutina Aumento dolore in piedi Dolore al movimento Dolore alzandosi Distanza percorsa Dolore salire scale Dolore scendere scale Dolore accosciata Dolore nel camminare su terreno irregolare Valori dei totali al tempo 35 A 38,2 +/- 4,42 0 +/ 0 0,1 +/- 0,3 0 +/- 0 0 +/- 0 0 +/- 0 0 +/- 0 0,25 +/- 0,3 0,2 +/- 0,3 0,45 +/- 0,28 0,2 +/- 0,3 B 36,8 +/- 4,61 0,5 +/- 0,5 0,6 +/- 0,5 0 +/- 0 0,1 +/- 0,3 0 +/- 0 0,1 +/- 0,3 0,25 +/- 0,3 0,3 +/- 0,3 1,1 +/- 0,32 0,3 +/- 0,3 P 0,5 0,01 0,02 0 0,34 0 0,34 1 0,4 < 0,001 0,4 1,2 +/- 0,7149 3,25 +/-1,6874 0,004 Questa tabella indica il confronto tra i valori rilevati nei due gruppi dopo i due diversi trattamenti al tempo 35. Il valore P in questo caso deve essere basso, inferiore allo 0,05. Come si vede molti valori sono bassi, cioè minori di 0,05( valori diversi in grassetto),il dolore notturno, la rigidità mattutina e l’accosciata sono le voci che hanno riportato il più significativo cambiamento con dei valori rispettivamente di 0,01-0,02-0,001 11 che giustificano il fatto che nei due gruppi c’è diversità confrontandoli dopo le due diverse tecniche al tempo 35 , e che quindi il trattamento osteopatico testato ha funzionato ed ha inciso in circa la metà delle voci del test utilizzato.Anche il confronto del totale al tempo 35 è diverso con un P uguale a 0,004. 3.3 Confronto dei cambiamenti nei due gruppi dopo i due diversi trattamenti In fine abbiamo confrontato come si sono modificati i valori complessivi della valutazione tra il tempo 0 e il tempo 35 nei due diversi gruppi di trattamento. I risultati sono mostrati nella Figura 1. Figura 1 6 U nità ar bitra ria 5 4 3 2 1 0 PRMA DOPO Mentre nel gruppo A (pazienti ai quali è stata effettuata la tecnica viscerale sul rene più eventuali riduzioni del tratto dorso-lombare, colore VERDE) i risultati delle valutazioni si sono mediamente ridotti di 3,3 +/- 0,9 punti, nei soggetti sottoposti al trattamento B (pazienti sui quali è stata effettuata una tecnica osteopatia locale, colore ROSSO) il cambiamento è stato di soli 0,35 +/- 0,47 punti. L’analisi statistica di confronto attuata 12 mediante l’utilizzo del test T per dati non appaiati ha dato un valore di P = 7 * 10-7 ovvero altamente significativo. 4. DISCUSSIONE 4.1 Conclusioni. E’ interessante constatare che in alcuni casi di gonalgia idiopatica trattati nel campo medico, fisioterapico e osteopatico come artrosi lievi e con metodiche localizzate a livello del ginocchio stesso, le tecniche sul rene, sulle sue strutture muscolo aponevrotiche e vertebrali nel caso in cui risultino idonee possono essere di grande aiuto per la risoluzione di questi problemi. I risultati migliori si sono evidenziati nelle tre voci del test algodisfunzionale che riguardano il riposo notturno, la rigidità mattutina e l’accosciata, questi miglioramenti è possibile spiegarli in modo coerente nell’ambito del nostro studio perché tutti sono riconducibili alla stessa causa. Il dolore notturno è significativo in diagnosi differenziale di uno stato infiammatorio della capsula e della sua innervazione, in questo caso il nervo femorale e le sue terminazioni essendo infiammati possono dare dolore all’articolazione del ginocchio soprattutto nella fase notturna. La rigidità mattutina è riconducibile ad uno stato degenerativo articolare, in questo caso la capsula sinoviale non essendo funzionale può creare problemi soprattutto alla lubrificazione articolare e quindi causare rigidità articolare soprattutto la mattina quando la paziente non ha ripreso gli abituali movimenti dell’attività quotidiana che comunque aiuterebbero l’articolazione e la capsula articolare tramite azione di pompaggio a produrre liquido sinoviale e a renderla meno rigida. L’accosciata è il movimento in cui si piega in modo massimale l’articolazione del ginocchio e il comparto capsulo legamentoso, è chiaro che in una situazione di 13 sofferenza capsulare per i motivi sopra descritti la sua estensibilità viene a diminuire e nel momento in cui viene sollecitata nella sua massima flessibilità la paziente accusa dolore. Il miglioramento della sintomatologia nel gruppo A trattato con le tecniche sul rene potrebbe dimostrare che: -la sintomatologia dolorosa in questo campione di pazienti può probabilmente dipendere dalla capsula articolare e dalla sua funzionalità. -il trofismo neurovascolare della capsula sinoviale del ginocchio in questo campione di pazienti per le cause sopra descritte è probabilmente disturbato. -il trofismo neurovascolare della capsula sinoviale e soprattutto della faccia anteromediale del ginocchio è dato dal ramo intrapatellare del nervo safeno che è una branca del nervo femorale che probabilmente è il responsabile del dolore al ginocchio. -il nervo femorale può essere sollecitato nel suo tragitto addomino-pelvico anche da una possibile ectopia o ptosi renale acquisita oppure da strutture muscolo-scheletricheaponevrotiche connesse con la regione renale. In questo tipo di studio effettuato su 2 gruppi di pazienti i risultati sono evidenti e positivi effettuando tecniche viscerali sul rene. In questo tipo di trattamento si potrebbe obiettare soprattutto in campo osteopatico sul fatto che nella grande maggioranza dei pazienti sono state effettuate anche tecniche su restrizioni di mobilità vertebrali, a secondo del caso, sulla cerniera dorso lombare e sulle prime vertebre lombari, questo potrebbe far pensare che i miglioramenti del dolore siano dati soprattutto da queste tecniche;ricordiamo che il nervo femorale ha origini L1-L2-L3. Il mio parere è che non si può pensare di effettuare tecniche viscerali inerenti un organo, in questo caso il rene,senza prima liberare la struttura vertebrale da cui esso dipende sia per il suo 14 posizionamento sia per le sue funzioni neurovegetative. Risulta evidente che i due trattamenti sono dipendenti tra loro e in questo caso imprescindibili. 15 5. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1. L.Testut A. 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