DIETER WANDSCHNEIDER SPAZIO, TEMPO E RELATIVITA NELLA PROSPETTIVA DELLA ' FILOSOFIA DELLA NATURA ' D1 HEGEL SPAZIO, TEMPO E RELATIVITA NEU PROSPETTIVA DELLA FILOSOFIA DELLA NATURA D1 HEGEL E sicuramente giusto che la scienza per i suoi propri scopi non ha bisogno della filosofia. Al contratio, pe& i? senz'altro una legittima esigenza deila filosofia quella di voler cornprendere la possibiiith di tale scienza. In questo senso la conferenza di oggi, che si ricollega ai mio libro Raum, Zeit, Relativitat,' vuole essere un contributo d a riflessione sui principi deiia fisica. Pub sembrare strano cercare un orientamento su questi problemi proprio in quella filosofia della natura di Hegel che, si sa, non gode di ottima fama. Che questa opinione ripeta soltanto un pregiudizio vecchio i? questione che, per ora, pub rimanere apetta, soprattutto perchd mi riferirb ai primi passi della FilosofUi della naturu di Hegel, passi meno contestati di altri. Nonostante cib, un'impresa come la mia deve attendersi diverse critiche: da um parte da u m teoria della scienza anti-idealistica giA nei suoi fondamenti, dall'altra Parte, da una filologiu hegeliana che ha l'abitudine di consideiare un abuso l'utilizzazione di un testo storim in una prospettiva teo+sistematica. Entrambe le critiche, mi sembra, non sono prive di dogrnatismo. bntro di esse cercherb di dimostrare che, ricollegandosi criticmente a H&, * Univasid di Tübingen. Si pubblica il tarto, rivisto e aggiomato drll'ilitorc e tradotto da G. Orsi, di una confaema Filosojici in Napoii. tenum sii'Istitrrto Itaiiano pcr gZi S t d i Le considaazioni che qui si espoqono fanno spcsso rifesimcnto die maiisi che io ho s\riruppatoin Rmm, Zeit, Relativität. Grnndbestimmvngm der Pbysik in der Perspektive der Hegeischen Natrrrpbilosophie, qui abbnvinto con RZR. La brevita di espusizime d d a mferenza mi costringe a rinvian spcrso aiie mentaziotii svolte in RZR. 222 DIETER WANDSCHNEIDER diventano possibili acquisizioni che non possono essere negate senza rinunciare, per quanto riguarda la conoscenza della natura, alla comprensione di nessi categoriali di fondazione e interpretazione. Penso per esempio al problema della struttura dimensionale dello spazio fisico, al concetto scientifico del tempo in quanto misurabile o anche al concetto di movimento nel contesto della relativith. Nello stesso tempo, t legata a queste riflessioni la speranza di una riabilitazione, almeno parziale, della filosofia della natura di Wege1 la quale, mi sembra, t di un'attualith sorprendente e acquista oggi una dimensione di plausibilith empirica e una pienezza di senso die ai suoi tempi sembrava mancarle. Partendo da1 piano delle scienze particolari pub essere aperto un accesso alla filosofia della natura di Hegel anche senza aderire gih da principio ad impostazioni e contesti argomentativi hegeliani; in questo modo l'eflicienza della filosofia della natura hegeliana pub essere forse mostrata in maniera piU convincente che seguendo Hegel in tutti i particolari. Si pub notare come nella filosofia attuale, sotto l'impressione di una scienza naturale molto efficace, si t certo sviluppata una teoria della scienza, ma manca una filosofia della natura; con questo, naturalrnente, non voglio negare che esistono eccellenti studi su problemi specifici dei studi specifici perb, orientati ai problemi di sinprincipi della fisica gole discipline specifiche. La mancanza di una filosofia sistematica della natura ha certamente le sue ragioni. E evidente die il progresso esplosivo di scienza e tecnica t anche una conseguenza di una rigida autolimitazione della saenza alla ricerca empirica, e di una conseguente rinuncia ad ogni forma di speculazione filosofica. Nello stesso tempo, perb, la scienza, emanfipatasi dalla filosofia, ha reso attuale, in maniera pih acuta che rnai prima, il problema dei fondamenti. Questi problemi, emersi dallo stesso contesto del lavoro scientifico empirico, vengono perb ancora afhontati dalle scienze particolari nella prospettiva di trovare soluzioni all'interno della stessa scienza empiricri. La proprieth di questa costellazione diventa ancora piii chiara se si analizza la dominante teoria della scienza che, nelle sue varianti (fiiosofia analitica, protofisica, storia della scienza, critica della scienza), mostra di essere interessata alla scienza come scienza, e non invece all'og- - FILOSOFIA DELLA NATURA D1 HEGEL 223 getto di questa. Ma quest'uitima ipotesi non costituirebbe gih un'inuusione illegittima nelle competenze della scienza? Chi pensa in questo modo ha gia messo da parte questioni ontologiche. In questa prospettiva anche questioni concernenti i principi dell'essere naturale, dell'essenza della materia o della relazione tra natura e spirito non avrebbero pih posto nella iilosofia. Questo modo di pensare t conseguenza di quella che & stata chiamata la vittoria delle saenze empiriche: problemi quali quelli accennati o sono stati monopolizzati daiia scienza stessa (come per esempio ii problema della materia), o sono stati eliminati dalla iilosofia come U metafisici » per Opera di un positivismo di fede scientista. L'ontologia della natura 8 divenuta in questo modo praticamente senza oggetto ed t stata giudicata priva di significato. E sembrato che occuparsi in modo filosofico della natura avesse senso solo nell'ambito di una metateoria della scienza. Contro questa posizione 8 necessario ricordare che il metodo scientifico, essend0 essenzialmente in relazione con un oggetto, implica necessariamente presupposti ontologici, anche senza saperlo ed accettarlo. Qui si manifesta una lacuna della filosofia contemporanea. Si aatta di portare alia luce nessi di fondazione e processi di elaborazione di principi nella scienza fisica della natura. Soltanto n d a prospettiva di una teoria dei principi questa e la mia tesi si riusci& a comprendere il ' brutum factum ' del successo delle procedure scientifiche e anche il senso ontologico d d e categorie e dei principi usati nella ricerca scientifica. La prospettiva di un'analisi dei principi offre, secondo me, la possibilith di una rinasata della iilosofia della natura. Essendo ogni concetto, in quanto U ornnis determinatio est negatio », sempre mediat0 da1 processo di negazione di altri concetti, la forma dell'esplicazione di concetti qui tentata pub essere solo dialettica. I1 collegamento alla filosofi dialettica della natura di Hegel vuole essere perb non storico-filologico, ma innanzitutto teorico-sistematico. Ermeneuti awertiti avanzerebbero riserve sottolineando il tempo trascorso, il cambiamento dell'uso del linguaggio ed i mutamenti awenuti nel concetto di scienza e in q u d o di filosofia. Tuttavia t necessario rendersi conto che le analisi di Hegel hanno pretesa sistematica, cosl che, ancora oggi, hanno il diritto di essere prese sui serio e non solo considerate come testimonianze antiquarie. In questo senso penso di poter dimostrare die Hegel ha anticipato possibilita di interpretazione della natura che solo oggi possono essere verificate empiricamente (penso alla teoria della relativith) e die - fatto sicuramente sorprendente se si - - 224 DIETER WANDSCHNEIDER pensa ai vecchi pregiudizi - si accordano con risultati sperimentali. Le considerazioni che farb implicano dif6colth che non voglio tacere. Riferendomi solo ai primi passi della Filosofia della natura di Hegel, non analizzerb la funzione sistematica della filosofia della natura nel contesto dell'intero sistema di Hegel. Un'altra lirnitazione risulta dalla dipendenxa sistematica della filosofia della natura di Hegel dalla Logica e da1 fatto che il concetto del concetto ivi sviluppato 8, nella Filosofiß della natura, essenzialmente presupposto. Secondo Hegel la filosofia della natura 2 da interpretare come sviluppo del concetto logico U nell'elemento dell'esteriorith » (Hegel, Enc., § 376, aggiunta), come sviluppo a priori delle categorie rilevanti per la conoscenza della natura « secondo l'autodetenninazione del concetto w (Hegel, Enc., Ei 246). I1 procedimento che qui invece io seguirb sard in un certo senso quelio opposto; la mia analisi, cio8, incomincerh su un piano fenomenologico, ne assumerii i concetti irnmediati, cercherii di svilupparli ulteriormente, di manifestare il loro « potenziale dialettim >P e di dimostrare interdipendenze logiche, per poterli capire infine come momenti di elaborazione logico-specifica di principi. Tale dialettica, die parte da determinazioni fenomeniche, si potrebbe definire dialettica fenomenologica che, in modo simile alla Fenomenologia dello Spirito di Hegel, non presuppone il concetto logico (come awiene per la filosofia della natura), ma cerca di elaborarlo dalla immediatezza dei fenomeni; questa dialettica argomenta non partendo da2 concetto hegeliano, ma indirizzandosi verso di esso. Con questo si r i m n o ~che la Logica t telos implicito di tale dialettica fenomenologicn, anche se essa non pub essere raggiunta nell'ambito metodico e tematico qui proposto. Ne1 contesto di un pensiero legato alla rappresentdone le suutture logiche possono solo apparire in modo riflesso, non essere evidenti in modo puro. A cib corrisponde il fatto che, su questo piano, non si pub disporre di a h n concetto del x metodo D della determinazione logica dei concetti, cioe della dialettica in quanto tale? Svolgerb ora a h n e riflessioni sul problema della dimensionaliti dello spazio, su quello del concetto scientifico del tempo e, fondamentalmente, sul problema del movirnento quak si pone nella prospettiva della' teoria della relativith. Queste riflessioni centrali sulla considera- PILOSOFIA DELLA NATURA DI HEGEL 225 zione teoretica dei principi costituiscono uno studio preliminare per una filosofia dialettica della natura nel senso prima specificato. La categoria piu elementare di ogni conoscenza della natura & senza dubbio quella delio spazio. Nella sua forma pih astratta e non ancora specificata esso si presenta come esteriorita pura e non strutturata. Per poter proseguire nelia determinazione delio spazio, t necessario assumere la possibilith dello spazio, e ci08 di localizzazione nello spazio. Si introduce cod il concetto di punto come negazione dell'esteriorith dello spazio; perchd solo qualcosa senza estensione pub veramente esscre localizzante. Da1 concetto di punto non spaziale (non esteso) non L. ~ossibileprescindere se si cerca di determinare in modo pi3 concreto il carattere delio spazio. E una falsa concezione quella per cui i punti sarebbero elementi dello spazio, che di punti consisterebbe. Cib 8 impossibile proprio per il carattere non esteso del punto. E tuttavia, come negazione della spazialitd, il punto rimane in relaxione negativa con 10 spazio; e cio nel senso che & limite dello spazio. Questo conduce necessariamente ad ulteriori determinazioni che portano in evidenza una specie di U logica dello spazio >p. Voglio tentare di mostrare questa logica analizzando un vecchio prcblema della filosofia della natura, il problema della tridimensionaliti dello spazio naturale. In relazione alla storia di questo problema, occorre dire che le risposte finora date sono poco convincenti. Tentare di rendere conto della tridimensionalitii dello spazio ricorrendo alla « corporeith >P tridimensionale del soggetto osservante o al principio Qi effetto di vicinanza del campo6 significa non addurre alcun arge mento, ma soltanto ricorrere a fatti merarnente empirici. E certo non e filosoficamente soddisfacente la posizione secondo cui la mdimensie nalith dello spazio e vn principio a priori7 o la conclusione che essa & un fatto che assolutamente non pub essere spiegato? Valore 5 Cfr. E. STR~CKEB, Philosophische Untersuchungen zum Raum, FranldurtIM. 1965, pp. 175 sgg. 2 3 A. KOJEVE,Hegel, Frankfurt/M. 1975, pp. 131 sgg. HEGEL,Wissenscha/t der Logik (ed. G. Lasson), Leipzig 1951, vol. 11, P. 219. 4 Ivi, pp. 491 sgg. 6 Cfr. H. REICHENBACH, Philosophie der Raum-Zeit-Lehre, Berlin 1928, pp. 313 sgg. 7 Cfr. I. UNT, Kritik der reinen Vernunft, Werke, -11, p. 41. Cfr. N. HARTMANN, Philosophie der Natur, Bulin 1950, pp. 87 sgg. 226 DIETER WANDSCHNEIDER esplicativo possono avere solo argomenti risultanti da1 concetto dello spazio, del punto, eccetera. Avevamo visto che il punto ha essenzialmente il carattere di limite; esso pub perb verarnente limitare solo in riferimento al contesto di una molteplicith di estensione lineare. La determinazione presente nel concetto di punto, il suo essere limite, pub essere realizzato solo in relazione alla determinazione spaziale immediatamente successiva, la linea. Nel passaggio da1 punto alla linea 2 evidente l'implicazione di una proprieti strutturale. Ogni punto divide una linea in due parti, il che per il punto significa che, in relazione a queste parti da esso determinate, esso stesso ha due lati. Tale polaritd perb non apparteneva alla prima determinazione del punto come pura negazione di esteriorita. Questa polarith significa dunque una deformazione che pub essere eliminata solo se la Iinea viene negata come singola ed il punto viene interpretato come punto di intersezione di un numero infinit0 di linee. Con cib perb si e nello stesso tempo pervenuti ad una pib complessa determinazione dello spazio; una determinazione complessa nella quale possono esistere delle linee, e questo & il piano. I1 piano appare dunque come una forma di sviluppo del punto e pertanto vale ancora come una forma della limitazione, nella quale, perb, la determinazione originaria del punto, cio&la sua caratteristica di limitare 10 spazio, & realiwata ormai senza la deformazione che il punto presenta nella linea. In altri termini: solo cib che & limitato da superficie, 10 spazio, dunque, nel senso Corrente del termine, & spazio pienamente determinato, U& struttura spaziale pienamente sviluppata. Naturalmente & possibile proseguire 10 sviluppo qui analizzato in modo astratto e arrivare, come nella matematica, a insiemi di pib dimensioni. Lo spazio tridimensionale possiede perb la dimensione minore di una struttura spaziale pienamente determinata; in quetso consiste il suo carattere straordinario; per dirla in breve: spazi con maggiori dimensioni, visti sotto la prospettiva di una teoria dei principi, possono essere interpretati solo come iterazione della stessa struttura, non come struttura piU ricca. La deduzione fenomenologica dialettica qui avanzata 6 orientata alla rappresentazione dello spazio in misura maggiore di quanto non 10 sia la deduzione hegeliana che interpreta 10 spazio come concetto nell'elemento dell'esteriorith e riconduce il principio della tridiiensionalita all'afkiti dei momenti del concetto: singolarith, particolarita ed universaliti. Nonostante cih, l'analisi fenomenologico-dialettica con- FILOSOPIA DELLA NATURA D1 HEGEL 227 verge con quella di Hegel, cosa che non t possibile qui dimostrare in tutti i particolari? I1 risultato di queste considerazioni pub essere riassunto nel modo seguente: I'analisi fondata su una teoria dei principi ha manifestato qualcosa come una logica dello spazio, sccondo la quale, se si parte da un insieme non strutturato, viene realizzato un uiplice sviluppo del concetto di determinazione dello spazio, ciok della limitazione: si tratta di un principio elementare della struttura deilo spazio che ci porta a riconoscere la uidimensionalita come struttura naturale dell'esteriorita pura. Questo risultato non & contraddetto da1 fatto che n& maternatica e nelle scienze empiriche appaiono anche altre e varie strutture d d o spazio, dato che, in quei casi, non si tratta di pura esteriorita non suutturata, ma di strutture elaborate sulla base di determinati presupposti e che rappresentano in questo modo solo immagini del principio eiementare dello « spazio P. L'interpretazione deila tridimensionalith deilo spazio neli'orizzonte di una teoria dei principi risulta interessante soprattutto perchd non ricorre n6 a presunti fatti innegabili, n6 a fatti empirici che dovrebbero essi stessi essere spiegati. Si tratta del tentat i v ~di soluzione del problema con m a i essenzialmente concettuali. I1 concetto di limite spaziale ha come conseguenza che 10 spazio ora diventa concepibile come volume spaziale limitato e quindi come positivamente esistente. Nello stesso tempo, perb, in questo concetto & iinplicato anche un momento negativo. Essendo il limite essenziale limite di uno spazio rispetto ad un altro spazio, esso rappresenta sostanzialmente categorie come passaggio, cambiamento, mutamento. Proprio questa negativiti, gih presente nel concetto di spazio ma non ancora esplicita, rende esplicita una manchevolezza del concetto di spazio e rappresenta, secondo Hegel, una manchevolezza dello spazio che motiva l'introduzione del concetto di tempo. Tempo 8, in tal maniera, il processo del divenire come continua autodistruzione. Ma come pub il tempo essere colto? Come corrisponde ad un'esigenza fondamentale del prwedere scientifico? Hegel stesso non si occupa del problema del concetto scientifico del tempo, che invece interessa nel contesto di questa conferenza. Tuttavia ci si pu6 Cfr. per questa dimostrazione RZR 5 2.6. 228 DIETER WANDSCHNEIDER ricollegare alla sua analisi del tempo. I1 tempo evidentemente pub essere colto soltanto se cib che 2 temporale allo stesso tempo ha anche il carattere del durare, cioe se nel mutamento esso persiste e rimane coesistente. Come durata il tempo appare proiettato quasi in una esistenza spaziale. I1 concetto scientifico di un tempo che pub essere colto implica in questo modo un tempo spaziale, che cosi non solo rimane in relazione col concetto dello spazio come suo concetto d'origine, ma pub essere colto solo in modo spaziale. Si pensi alle lancette di un orologio. Gli stati passati hanno lasciato, si potrebbe dire, tracce nello spazio e solo in questo modo possono essere paragonati con momenti posteriori e possono essere determinati, in questo paragone, come anteriori. La relazione del concetto scientifico del tempo col concetto dello spazio ha conseguenze immediate per la comprensione di cib che viene chiamato l'anisotropia e I'unidimensionalita del tempo. I1 tempo deve apparire come anisotropo, come orientato in una sola direzione, dato che i momenti posteriori possono essere - come abbiamo detto determinati come posteriori solo in relazione a momenti anteriori. Eventi posteriori si aggiungono a quelli anteriori come qualcosa di nuovo; il tempo pub essere dunque colto solo se gli eventi anteriori lasciano tracce neUo spazio; e l'accumulazione di tali tracce appare come progressione nel tempo, la direzione del quale & definita cosi in modo univoco dalla legge di formazione dell'accrescimento: una connotazione meramente strutturale, che e concettualmente anteriore alla questione dell'esistenza fisica di processi irreversibili (presupposti nel senso di tracce). In questa relazione con 10 spazio, il tempo acquista direzione. Un'orientazione univoca della direzione e perb solo possibiie in un insieme unidimensionale: questo 6 l'argomento piu semplice per il carattere unidimensionale del tempo. Anisotropia e unidimensionalita sono in questo modo da comprendere come momenti essenzialmente correlati del concetto scientifico del tempo connesso con strutture spaziali. Proprio come successione orientata il tempo presuppone l'esterioritii non orientata dello spazio, in quanto ogni progressione 6 possibile solo in relazione con cib che 6 stato lasciato indietro nella forma di una esistenza spaziale: una interdipendenza logica che pub essere compresa in modo chiaro ed adeguato solo nella prospettiva di Uno sviluppo dialettico del concetto. PILOSOPIA DELLA NATURA D1 HEGEL MOVIMENTO I1 concetto di tempo era stato introdotto per togliere la negativith implicita nel concetto di spazio; in questo modo rimane correlato con esso in modo dialettico, con la conseguenza che i due concetti ora devon0 essere pensati come momenti di un concetto sintetico. I1 punto, la prima forma della determinazione dello spazio, riceve cosi un aspetto temporale e si chiama in Hegel U Ort », luogo, una categoria che, grazie al suo significato spazio-temporale, implica il concetto di cambiamento del luogo e quindi quello di movimento. Perb il cambiamento del luogo presuppone, in analogia e considerazioni anteriori, sempre la relazione con un luogo che si conserva identico nel cambiamento e al quale deve essere attribuito, sotto un rispetto cinematico, anche carattere di sostanza. Questa sostanza che si deve postulare basandosi suila logica del concetto di movimento 2, secondo Hegel, la materia nel suo isolamento spaziale, il corpo materiale che, grazie aila sua relazione immanente con iI movimento, contiene anche un momento temporale e costituisce, rispetto a questo status spazio-temporale, il U luogo w, il suo luogo che in questo modo e determinato come immobile istanza di riferimento di ogni possibile rno~imento.'~ Questa connessione concettuale tra i concetti di U luogo D, U movimento » e « materia B ha immediatamente una conseguenza irnportante: se il movimento & movimento di qualcosa die per SC? e un corpo materiale, anche il corpo mosso rappresenta un luogo, che pub essere anch'esso istanza di riferimento di movimento; cib vuol dire, per quanto riguarda il movimento di corpi, che la relazione cinematica & inuertibde. Essendo ambedue dei corpi sia il corpo in moto, sia il corpo in relazione al quale esso & in moto - ognuno di essi con 10 stesso diritto pub essere considerato come in quiete o in moto. Qui emerge il principio classico della relativich del movimento che, da Galileo in poi, appartiene ai principi fondamentali d e h meccanica moderna. Tuttavia G 10 sviluppo hegeliano del concetto che ha reso possibiie una fondazione ricostruibile di quel principio a partire da1 concetto di movimento, mentre persino Kant si limita a constatare questi fatti, senza fondarli su un'anaIisi teorica dei principi. - 10 Si osservi che con ci6, in un prirno momento, soltanto iI « Iuogo w abbandonato da1 cambiamento di luogo, istanza di riferimento del movimento, & demininato come inalterato, c i d sostanzide. Soltanto cod resta aperta Ia possibiliti di un U movimento di un noncorpo w (vedi oltre). 230 DIETER WANDSCHNEIDER I1 principio della relativitii cosi esplicato contiene nella sua essenza l'affermazione die movimento relativo 2 equivalente a movimento di un corpo, cosa che avrh conseguenze decisive per un'interpretazione iiiosofica della teoria della relativith. Sia ripetuto che 10 sviluppo del concetto di movimento e di materia qui messo in evidenza non 2 posto in un rapporto di concorrenza con la fisica, esso rende piuttosto visibile strutture logiche; e compito della fisica empirica studiare e ritrovare le condizioni concrete della loro Grazie allo sviluppo della teoria della relativith il concetto fisico di rnovimento ha acquisito un aspetto completamente nuovo. Di fatto, storicamente decisive sono state considerazioni teoriche ed empiriche per l'esistenza di un movimento naturale che non soggiace al principio della relativith, ma possiede carattere assoluto, nel senso di una velocitii indipendente da un sistema di riferimento. Cib portb allo sviluppo della cosiddetta teoria speciale della relativita di Einstein che sembrava dovesse significare una rottiira radicale con i principi classici. Contro questa interpretazione si pub mostrare come l'imposizione della teoria della relativith pub essere dedotta, passo per pass0 e senza rotture teoriche, da1 principio classico del!a relativith del movimento, mlinifestandosi come sua forma piu conseguenfe. L'interesse per un'interpretazione filosofica mi induce a trascurare in questa occasione una esposizione dell'argomentazione fisica. Una precisa analisi dei principi riesce a far comprendere come solo grazie al principio cinematico della relativith (insieme al postulato di una omogeneith di spazio e tempo e di una conservazione della successione temporale di eventi connessi causalmente nella trasforrnazione verso un sistema fisicamente equivalente) possa essere dedotto il postulato di un movimento assoluto e invariante rispetto al sistema di riferimento, quale & il movimento deUa luce, che non soggiace al principio della relativith ma non e in contraddizione con i1 principio della relativith, addirittura 2 logicamente necessario proprio per garantire la validith di quel principio; in altre parole l'esistenza di un movimento " Cfr. su questo punto RZR 5 5.5, cosi come P. MITTELSTAEDT, Der Zeitbegriff in der Physik, Mannheim, Wien, Zürich 1976, § 4.3. FILoSOFIA DELLA NATURA D1 HEGEL 231 assoluto che non e sottoposto al principio di relativith non contraddice il principio di relativith, bensl k logicamente richiesta per la sua stessa validith; per dirla in modo meno ~aradossale:proprio la relativith di movimenti normali implica necessariarnente l'esistenza di un movimento anormale, assoluto. Questa affermazione pub essere precisata aggiungendo che l'esistenza di un movimento non dipende da un sistema di riferimento, cib permette di distinguere tra sisterni accelerati e sistemi inerziaii (in questo contesto 6 possibile ricorrere a note riflessioni di Einstein sul ritardo di orologi in sistemi a~celerati)?~ Innanzitutto & da precisare che trattandosi ora di una distinzione sotto l'aspetto dinamico, il concetto meramente cinematico di movimento relativo costante, per questo scopo, non t s&ente (per esempio anche i corpi con uguale e costante accelerazione sono mossi, l'uno relativamente all'altro, in modo costante). I1 movimento non relativo e invariante, che come tale non t accelerabile ed L. percib qualcosa come il movimento assolutamente libero, rappresenta invece un fatto non solo cinematico, ma anche dinamico; esso chiude cosi la frattura tra cinematica e dinamica. Grazie al suo carattere assoluto il movimento della luce diventa il tertium comparationis di sistemi di riferimento accelerati e mossi in modo inerziale. Questa funzione, che Newton originariamente aveva attribuito allo spazio assoluto, appartiene in verith al movimento assoluto, laddove movimento assoluto oramai non significa pih U in reIazione ad un sistema di riferimento privilegiato », bensl U indipendente da qualsiasi particolare sistema di riferimento B. Uno spostamento di accento fondamentale nel concetto di qualcosa di assoluto nella natura: non piii la semplice positivith dello spazio ha un carattere assoluto, ma un movimento, una determinazione sintetica che unifica la positivith delio spazio e la negativith del tempo. Anche se si tratta di un fatto empiricamente provato, cib crea difficoltd a chi vuole comprenderlo. Al centro dei tentativi di intetpretazione sarh percib la posizione privilegiata del movimento assoluto che 5 empiricamente realizzato come movimento della luce. Desisterb da una esposizione dei fraintendimenti tipici su questo p ~ n t o ? ~ 12 '3 Cfr. RZR $ 5.10. Cfr. RZR S 5.6-5.9. 232 DIETER WANDSCHNEIDER Si tratta ora di caratterizzare la concezione hegeliana deila relazione tra materia e luce, per poi proseguire chiedendoci in quale rnisura si pub, partendo da questa concezione, pervenire ad una spiegazione delia posizione privilegiata della luce. Costitutiva per il concetto di movimento, cosi avevamo dimostrato, 8 la concezione di corpo materiale. Questa implica da,una parte che il corpo k sempre in un luogo e ciok t isolato, diviso da altri corpi. Da l'altra parte, proprio in cib, tutti i corpi sono sirnili: essi tutti sono isolati e possiedono, secondo Hegel, in questo senso, ideale identith, aila quale naturalmente si oppone sempre la reale differenza dei corpi. Cosi Hegel avvia la sua interpretazione della luce. Dato che, secondo la concezione idealista di Hegel, la stessa natura k determinata in modo logico, anche in essa deve esistere qualcosa che corrisponda d a categoria dell'identitd, categoria della logica dell'essenza. Se questo viene identificato n ragione col fenomeno empirico della luce, essa deve essere considerata come manifestazione di quella identith ideale dei corpi che, sul piano della corporeith materiale, mai appare in forma pura, ma sempre in unione con l'isolamento e la differenza dei vari corpi. Essendo la luce concepita, al contrario, come identitd, essa trascende questa diflerenza e non e percib pih pensabile come corpo. E percio, come gih Hegel scrive, U cib che & leggero in senso assoluto B, U idealith materiale » (Enc. S 276). In questo senso Hegel critica tutte le rappresentazioni derivanti dalla sfera delia concreta corporeith che vengono usate come modello per la luce e si oppone non solo d a teoria delie particelle di Newton, ma anche d a teoria ondulatoria delia luce ancora legata a immagini corpuscolari. In contrasto con le opinioni dominanti del suo tempo, Hege1 afferma l'assoluta diferenza tra luce e corpi materiali isolati, e anticipa in questo modo un concetto fondamentale delia teoria della relativith. Nel presente contesto e necessario soprattutto chiarire quale ruolo ha la luce in relazione al concetto di movimento. La determinazione concettuale della luce data da Hegel dovrebbe rendere possibile una risposta, almeno una risposta hegeliana. L'esplicazione del concetto hegeliano di movimento aveva portat0 al principio della relativith, secondo il quale ' movimento relativo ' equivde a ' movimento di un corpo '. E interessante che questo includa anche la possibilith di un movimento non relativo, che, secondo l'equivalenza u a movimento relativo e movimento di un corpo, deve essere 233 FILOSOFIA DELLA NATURA DI HEGEL poi un movimento di un non-corpo. Questa conseguenza 2 inevitabiie. Ma che cosa pub essere un non-corpo? Secondo Hegel il corpo t definit0 come U indiflerente » d a quiete e al movimento (Enc. § 264). Un non corpo, dunque, non dovrebbe mostrare tale indifferenza da1 punto di vista cinematico. Formalmente rimangono solo due possibilith: il non corpo o 2 solo in moto o 2 solo in qtriete. Si vede subito che l'ultima possibilith deve essere esclusa. Infatti cib che si muove deve essere secondo il principio di relativita in relazione ad un altro corpo in moto rispetto ad esso, esso stesso in moto, non pub essere dunque esclusivarnente in quiete, come era stato supposto. Rimane dunque solo l'altra alternativa, quelia di un movimento senza possibilith di quiete. Un non-corpo non pub in alcun caso essere in quiete. D'altra parte Hegel argomenta che con la categoria deil'isolamento materiale 2 implicito anche il concetto di una materia non piu isolata alia maniera dei corpi. Se t giusto che la luce 2 in questo senso un non-corpo, d o r a secondo quanto 2 stato detto, risulta la conseguenza necessaria che « il suo essere & la velocith assoluta » (Enc. S 275, aggiunta), una espressione che si uova in questa forma realmente nel testo hegeliano. Anche se l'argomentazione proposta non si trova in movimento relativo equiforma esplicita in Hegel, le sue premesse vale a movimento di un corpo, la luce ha carattere di un non-corpo possono essere sviluppate suUa base del testo di Hegel. Delia legittimith della conseguenza che la luce, anche e proprio per l'impostazione hegeliana, deve essere movimento in senso assoluto k difficile dubitare. Hegel stesso perb non era interessato particolarmente a questo aspetto cinematico che storicamente doveva risultare attuale solo nella prospettiva della teoria della relativith, ma con la sua filosofia delia natura si proponeva altri scopi. Tuttavia J. N. Findlay constata U undoubtedl~a flavour of relativity physics in some of the things Hegel says about light ».I4 Piu essenziale mi sembra in questo contesto il fatto che si intravede neli'orizzonte dell'impostazione hegeliana la possibiliti di una interpretazione filosofica della relazione tra movimento relativo e assoluto: il concetto di movimento che portb prima al concetto di corpo materiale e poi al concetto di luce, nel quale il concetto di corpo si conserva e si supera, ha in questo processo una conseguenza duplice, per non dire opposta: la relativith del movimento dei corpi e la non - '4 J . N . FINDLAY, Hegel, a re-examination, London 1964, p. 279. - DIETER WANDSCHNEIDER 234 relativith del movimento della luce come momenti necessariamente interdipendenti del concetto di movimento stesso. Allo stesso risultato era arrivata la riflessione sui principi della fisica svolta nel capitolo precedente ed 2 tutt'altro che assurdo supporre che questa corrispondenza abbia la sua ragione nella logica delle cose. Degna di essere chiarita in questo contesto 8 la questione del fino a che punto l'interpretazione hegeliana della luce come identith ideale dei corpi materiali isolati si presti ad un'interpretazione fisica. Da una parte infatti il principio cinematico della relativiti stabilisce l'equiualenza di corpi materiali nel senso della loro simmetria cinematica. D'altra parte i corpi hanno, corrispondentemente alla differenza e alla contingenza delle loro relazioni cinematiche, velocith diverse un fatto che oscura, grazie all'isolamento caratteristico dei corpi materiali, la prospettiva dell'equivalenza cinematica. In questo contesto e interessante che l'isolamento dei corpi diventa iwileuante se sono messi in relazione cinematica con la luce. Non essendo il movimento della luce un movimento di un corpo, esso ha, come movimento assoluto, in relazione ad ogni corpo, la stessa velocith; o, considerato nell'altro senso, sotto l'aspetto del movimento della luce ogni corpo 2 in quiete. Si noti che un corpo 6 in quiete anche in relazione con se stesso. Cib che dunque ogni corpo i? solo per sd, escludendo tutti gli altri corpi, col movimento della luce si manifesta anche in modo fisico come qualita comune a tutti i corpi. I1 movimento della luce si mostra in questo modo come il comune del differente che, trascendendo l'isolamento e la differenza dei corpi, manifesta in modo pur0 l'equivalenza dei corpi. Se si riduce l'argomentazione fisica in questo modo alia sua sttuttura essenziale non i? possibile non riconoscere - anche con la maggiore cautela le aflinith con la concezione hegeliana della luce: Hegel sviluppa la dialettica dell'isolamento immanente nel concetto del corpo materiale. Alla differenza reale dei corpi isolati corrisponde la loro identith ideale che infine trova espressione pura nella non corporeita della luce. Proprio questa struttura fondamentale si pub riconoscere astraendo da aspetti tecnici e metodici nella argomentazione fisica delineata. Anche qui 8 decisivo il contrasto tra la diierenza e l'equivalenza di corpi isolati; anche qui questa equivalenza si manifesta in modo pur0 solo grazie d a mediazione della luce. In modo piu esplicito: ogni corpo 2 un corpo singolo; in questo punto tutti i corpi si assomigliano e nello stesso tempo questo fatto e la ragione della loro - - - - FlLOSOFIA DELLA NATURA D1 HEZEL 235 differenza. Questo duplice aspetto di corporeith deve essere compreso come La uera ragione di quel doppio senso di movimento relativo e assoluto appena svelatosi: il movirndnto di un corpo 6 relativo in relazione con un altro corpo (momento della differenza); ma, essendo questo valido per tutti i corpi, in questa relativith si nasconde gih qualcosa di assoluto nel senso di una legge generale che non dipende da1 corpo particolare (momento dell'equivalenza). E proprio la relatiuitb del movimento che come tale fa intravedere un senso assoluto del movimento. Questo trova la sua espressione concreta e fisica solo nel movimento della luce, essendo questo movimento il movimento di un noncorpo. Per un'interpretazione fiiosofica dei principi della teoria della relativith, questo deve essere considerato come il nucleo centrale. Proprio in quanto l'argomentazione qui svolta, fondata su un'analisi dei principi e richiamantesi a Hegel, non & fisica, riesce a scoprire i nessi accessibili al metodo della fisica stessa; prospettive che comunque determinano la teoria fisica a priori, senza perb poter essere determinate dalla fisica. L'analisi teorica dei principi mette cod in luce la logica latente deli'esser naturale e penetra nelia dimensione deli'ontologia della natura. Qui appare la possibilith di una ripresa della filosofia della natura che da una parte accetta la sfida che il fenomeno della scienza moderna rappresenta per la filosofia, dall'altra trova un orientamento proprio nell'impostazione del pensiero hegeliano. Naturalmente da queste rifiessioni risultano anche conseguenze per l'interpretazione di Hegel. La concettualizzazione hegeliana della luce ai suoi tempi non aveva alcun riscontro, era priva di ogni verifica empirica. Ma proprio ponendosi contro la fisica a lui contemporanea, essa anticipa un principio fondamentale della fisica modema - I'assolutezza del movimento della luce - e riceve posteriormente anche quella « plausibiiith s nel senso di esemplificazione concreta ed empirica che originariamente le mancava. Si ha qui una verifica immediata deli'ipotesi che le per usare strutture logiche dei principi elaborati da Hegel penetrano una metafora nella sfera ontica e ne governano la 3ogica. Che la forma di esplicazione concettuale dialettica fondata su un'analisi dei principi e legittima e fnittuosa anche nella prospettiva della filosofia della natura pub essere provato retrospettivamente con una serie di acquisizioni che si possono ottenere soltanto in questa prospettiva. Mentre lo scopo della scienza naturale 2 la ricosuuzione tecnica e teoretica della realth oggettiva, l'analisi dei principi invece i? interessnta a una ricostruzione del sapere stesso. Essa non 2 in grado di sco- - - 236 DLETER WANDSCHNEIDER prire nd la struttura empirica della materia nd l'etii dell'universo, ma tenta di ritrovare e sviluppare i fondamenti delia scienza delia natura pcr mduc comprensibiii i principi inerenti alt'essere naturalc con intenzione teoretico-sistematica nell'ambito di una filosofia diaiettica deiia natura in rapporto con le scienze mntemporanee.