Prof.ssa Rossella D'Alfonso
IL PARTICIPIO
•
Morfo-sintassi: cos’è il participio
Il participio è un modo verbale non finito 1, e precisamente una forma nominale del verbo: esso ha, infatti,
caratteristiche tipiche sia dell'aggettivo sia del verbo:
a) in quanto aggettivo, esso si declina e concorda, come ogni altro aggettivo, in genere, numero e caso con
il sostantivo (o il pronome) cui si riferisce; inoltre, come ogni altro aggettivo, può essere sostantivato;
b) in quanto verbo, il participio esprime una relazione temporale con il verbo della frase cui appartiene: il
participio perfetto esprime un rapporto di anteriorità, quello presente di contemporaneità, quello futuro di
posteriorità; ha una diatesi (quello perfetto passiva, quello presente e futuro attiva); infine, regge i
complementi necessari (o argomenti) e accessori (o espansioni) che il verbo regge anche nelle altre sue
forme.
I participi latini sono tre, presente, perfetto o passato, e futuro. Il perfetto ed il futuro seguono la
declinazione della prima classe degli aggettivi (-us, -a, -um), mentre il presente segue la seconda
classe degli aggettivi (che ha le terminazioni della III declinazione). Di conseguenza, posticiperemo
la formazione di quest’ultimo, fino a quando non avremo svolto la III declinazione.
• Un confronto con l’italiano.
In italiano conserviamo l’uso del participio passato (“mangiato”, “visto”, “andato” ecc.), analogo
per molti aspetti al perfetto latino, mentre abbiamo perso quello del presente e del futuro, che
utilizziamo ormai come sostantivi o come aggettivi:
- “dilettante”, “amante”, “cogente” sono sostantivi/aggettivi derivanti da antichi participi presenti
che per noi non hanno più valore di verbo: non diremmo mai “Io sono amante la musica”, visto
che “amare” è transitivo, bensì “Io sono amante della musica”;
- allo stesso modo “futuro” e “nascituro” non sono più adoperati come verbi: nessuno dice più “la
bambina è nascitura all’inizio di marzo”, mentre diremo “Aspettiamo la nascitura all’inizio di
marzo”, dove “nascitura” è ormai considerato un sostantivo (o un aggettivo sostantivato);
oppure diremo “Il mese venturo sarà denso di impegni”, dando a “venturo” valore di aggettivo,
e mai “L’amico venturo a casa nostra in marzo è Antonio”.
Ora vediamo come si formano.
• Morfologia: formazione del participio
.
PARTICIPIO PERFETTO: si forma dal tema del supino, ricavabile dal paradigma (togliendo la
desinenza –um del supino attivo), cui si aggiungono le desinenze -us, -a, -um della I classe degli
aggettivi:
esempi: 1) laudo, -as, -avi, -atum, -are (1^)
supino laudat-um
tema laudat- + desinenze -us,
-a, -um
participio perfetto laudat-us, laudat-a, laudat-um = lodato, che è stato/fu/era
stato lodato (sempre passivo)
2) mitto, -is, misi, missum, mittere (3^) supino miss-um tema miss- + desinenze -us,
-a, -um
participio perfetto miss-us, miss-a, miss-um = inviato, che è stato/fu/era stato
inviato (sempre passivo)
E così via in tutte le coniugazioni dei verbi transitivi, che possono cioè avere la diatesi passiva.
La sua traduzione deve sempre saper esprimere che l’azione/la situazione che il participio perfetto
descrive è anteriore a quella del verbo reggente, è cioè avvenuta prima:
esempi: 1) Legati missi a Caio mox Romam venerunt = Gli ambasciatori inviati / che erano stati
inviati da Caio giunsero subito a Roma.
1
Si dicono modi non finiti quelli che non hanno desinenze di persona (come, ad esempio, l’infinito).
1
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2)
Legati missi a Caio mox Romam veniunt / venient = Gli ambasciatori inviati / che
sono stati inviati da Caio giungono /giungeranno subito a Roma.
PARTICIPIO FUTURO: si forma dal tema del supino, ricavabile dal paradigma (togliendo la
desinenza –um del supino attivo), cui si aggiunge il suffisso –ur- e poi le desinenze -us, -a, -um
della I classe degli aggettivi:
esempi: 1) laudo, -as, -avi, -atum, -are (1^)
supino laudat-um
tema laudat+ suffisso –
ur - + desinenze –us, -a, -um
participio futuro laudat-ur-us, laudat-ur-a, laudat-urum = che loderà, per lodare (sempre attivo)
2) mitto, -is, misi, missum, mittere (3^) supino miss-um
tema miss+ suffisso –
ur - + desinenze –us, -a, -um
participio futuro miss-ur-us, miss-ur-a, miss-ur-um =
che invierà, per inviare (sempre attivo)
esempi: 1) Caius legatos Romam laudaturos (rif. a legatos) mittit
= Caio manda degli
ambasciatori per lodare Roma.
2) Boni sunt discipuli suum officium praestaturi (rif. a discipuli) = Bravi sono gli scolari
che faranno il loro dovere.
PARTICIPIO PRESENTE:
Il participio presente è anch’esso, come gli altri participi, un aggettivo verbale: è cioè una forma
nominale del verbo che ha caratteristiche tipiche sia dell'aggettivo sia del verbo.
Come si forma? Vediamolo con l’esempio della I coniugazione:
voca-
Nominativo Masch./Femm./Neutro singolare
-nt-s
*voca-nt-s
> vocans
Genitivo
Voca-nt-is
(con caduta della
dentale t davanti a s)
Tema
allargato
dell’infectum
suffisso
Desinenza
(sigmatica
)
esito
Esito finale
Esito finale
Schema generale:
Nominativo Masch./Femm./Neutro singolare
Tema allargato Suffisso –(e)ntDesinenza -s
-nts diventa –ns
(per caduta della
dell’infectum
(sigmatica)
Genitivo
Tema allargato -nt-is
dentale t davanti a s)
Vediamo tutte le declinazioni:
coniugazione
I
suffisso
-nt-
Nominativo M/F/N.
Forma completa
voca-nt-s
Esito finale
> vocans
Genitivo
Voca-nt-is
(con caduta della
dentale t davanti a s)
II
III in –o (mitto)
III
in
–ĭo
(fugio)
IV
-nt-nt-ent-
doce-nt-s
dice-nt-s
fugĭ-ent-s
> docens
> dicens
> fugiens
Doce-nt-is
Dice-nt-is
Fugi-en-tis
-ent-
dormi-ent-s
> dormiens
Dormi-ent-is
Riepilogando: il participio presente si forma dal tema allargato dell’infectum + il suffisso –nt (nella I, II e
III coniugazione in -o) / -ent (nella III in –ĭo e nella IV) + desinenza sigmatica al nominativo singolare.
2
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Esso segue la declinazione della seconda classe degli aggettivi ad una uscita sola: ovviamente il neutro segue
le regole sue proprie (tre casi diretti – nom., acc. e voc. - uguali fra loro, sia al singolare che al plurale).
• Sintassi:
•
•
•
funzioni del participio: attributivo,
congiunto, con valore di proposizione secondaria implicita,
sostantivato,
predicativo(con SUM e altri verbi copulativi)
Come tradurre il participio presente
•
In quanto aggettivo, anche il participio presente si declina e concorda con un termine della frase, al
quale è attribuita l'azione o la condizione espressa dal verbo. Esempio:
Romani laudant Caesarem venientem
Romani laudant Caesarem (accusativo singolare maschile) venientem (concordato con Caesarem) =
I Romani elogiano Cesare che arriva.
•
In quanto verbo, il participio presente esprime una relazione temporale di contemporaneità con il
verbo della frase cui appartiene2; ha una diatesi attiva3; può reggere tutti i complementi afferenti
al verbo, sia argomenti (complementi necessari) sia espansioni (complementi accessori).
Come tradurre il participio presente
Il participio presente in italiano non ha più valore di verbo: le forme che sopravvivono hanno o valore di
sostantivi (“sapiente, cantante, insegnante, studente, dirigente”...) o come aggettivi (“sapiente, amante,
dilettante, ingombrante, irruente, deficiente”...). Alcuni (“amante”, “dilettante” ecc.) sono aggettivi usati
anche sostantivati, come veri e propri sostantivi. I parlanti italofoni non percepiscono più il valore verbale
da cui derivano.
Raramente un participio presente latino ha un corrispondente preciso in italiano, come per esempio
con sapiens, sapientis. In generale, si deve partire da un primo passo, traducendo il participio presente con
una proposizione relativa:
amans, amantis = “che ama” (o “che amava”, in un contesto al passato)
docens, docentis = “che insegna” (o “che insegnava”, in un contesto al passato)
fugiens, fugientis = “che fugge” (o “che fuggiva”, in un contesto al passato)
eccetera
La relativa, infatti, è la proposizione che, nel periodo, corrisponde a un attributo.
Questa traduzione andrà pertanto bene ogni volta che il participio presente ha valore attributivo.
Altre volte, però, il valore del participio è un altro, e da questo primo punto di partenza si dovranno poi
adottare altre soluzioni corrispondenti alla sua funzione nella frase.
Vediamoli con ordine, muovendo dall’osservazione che, prima di tutto, si deve distinguere fra
prevalenza della funzione nominale e prevalenza della funzione verbale, vista la doppia natura di questo
modo.
Nei quattro paragrafi che seguono vedremo come tradurre il participio presente nelle sue 4 funzioni,
derivanti da una bipartizione di base:
1. Funzione attributiva
Participio come nome
2. Funzione sostantiva
3. Funzione predicativa
Participio come verbo
4. Funzione di proposizione secondaria = participio
congiunto
2
V. scheda Participio /1 per ricordare che il participio passato o perfetto è in relazione di anteriorità e quello futuro di
posteriorità rispetto alla frase cui appartiene.
3
V. scheda Participio /1 per ricordare che quello perfetto ha una diatesi passiva e quello futuro attiva.
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Queste funzioni non appartengono al solo participio presente, ma ad ogni participio. Per comodità,
procederemo prima a studiarle per il participio presente, per poi estendere le nostre osservazioni agli altri.
1) Participio come nome/1: funzione di attributo (o funzione attributiva)
È l’esempio appena fatto nella frase “Romani laudant Caesarem venientem” = I Romani elogiano Cesare che
arriva: al sostantivo cui il participio è concordato è attribuita l’azione espressa da esso, come un
normalissimo attributo. Come diremmo “Romani laudant Caesarem optimum”, attribuendo l’aggettivo
“ottimo” a Cesare, così allo stesso modo gli attribuiamo un participio.
2) Participio come nome/2: funzione di sostantivo (participio sostantivato)
Vediamo ora la frase “Romani laudant venientem”. Qui il participio non è attribuibile a nessun sostantivo o
pronome: ha dunque valore sostantivato: “I Romani lodano colui che arriva”.
Un altro esempio: “Venientes Caesarem laudabant”. Anche qui, Venientes non è attribuibile a nulla,
rivelando di essere sostantivato: “Coloro che arrivavano lodavano Cesare”. Si noti in questo esempio che
abbiamo tradotto con l’imperfetto, che è il tempo verbale OBBLIGATORIO per rendere la contemporaneità
nel passato.
Un altro esempio ancora: “Egentia milites quaerunt”: “egentia” è un neutro plurale, dunque significherà
“cose mancanti, cose che mancano”. Per cui la frase significherà “I soldati cercano le cose che mancano”.
Anche il neutro singolare può naturalmente essere sostantivato: “Egens” (neutro) = la cosa che manca/-va,
mentre “Egens” (masch/femm.) = colui / colei che manca /-va.
3) Participio come nome/3: funzione di predicativo (o funzione predicativa)
Anche qui partiamo da una frase esemplificativa:
“Vidi pueros in horto ludentes” = Ho visto dei bambini che giocavano in giardino. Ludentes è predicativo
dell’oggetto (pueros): in riposta a una domanda di alcuni alunni (perché mai non è attributivo?), precisiamo
che l'azione del giocare è il completamento necessario all'oggetto del vedere; se, infatti, lo togliessimo, la
nostra attenzione sarebbe focalizzata sul fatto che “vidi dei bambini” e li vidi “in giardino”; invece, nella
frase proposta mi interessa dire ciò che fanno, quei bambini, nel giardino: prova ne sia anche che la posizone
delle parole fa capire che “in horto” dipende da “ludentes” e non da “vidi”. Osserva l'albero:
(ego)(sogg)
vidi --- pueros (ogg) ---- ludentes (pred.ogg)
|
in horto
Ancora: “Frater tuus de consilio tuo querens videtur (sembra)”, dove querens è predicativo del soggetto
(frater tuus) = “Tuo fratello sembra lamentarsi della tua decisione”. Qui la traduzione migliore è l'infinito
perché è in dipendenza da “sembrare” (LAT.: videor + participio → IT.: sembro + infinito)
4) Participio come verbo: participio congiunto
Il participio può tuttavia esprimere soprattutto il proprio valore verbale, ed essere considerato come una sorta
di proposizione secondaria circostanziale implicita, traducibile in italiano con una proposizione secondaria
circostanziale esplicita. Con circostanziali indichiamo quelle proposizioni che esprimono la circostanza in
cui avviene la reggente, vale a dire le temporali, le causali, le concessive e le ipotetiche. In prima battuta si
può tradurre con un gerundio, poi cercare di capire il senso più preciso del participio.
-
Esempio 1: “Decedens legatus provincia, presidium in castris reliquit” = “Andandosene il legato
dalla provincia, lasciò un corpo di guardia nell’accampamento”
Quando se ne andò il legato
dalla provincia, lasciò un corpo di guardia nell’accampamento”.
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-
Esempio 2: “Multos amicos habens, in exilio Dantes solus fuit” = “Pur avendo / Anche se aveva
molti amici, in esilio Dante fu solo.” (qui è evidente il valore concessivo, essendoci un contrasto di
senso fra i due passi)
Esempio 3: Venit haec faciens = Viene / Venne per fare queste cose (valore finale)
Esempio 4: “Milites flumen non transeunt, hostium insidias timentes” = “I soldati non oltrepassano
il fiume, temendo / poiché temono l’agguato dei nemici”
Esempio 5: “Timens, miles periculum obire non potest” = Temendo / Se teme, un soldato non può
affrontare il pericolo”.
Parliamo in questo caso di participio congiunto.
***
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Come tradurre gli altri participi
Tutto quanto è stato affermato sulle funzioni del participio vale, come era stato anticipato, anche per il
participio perfetto e per il participio futuro. Proviamo a sintetizzare in uno schema:
Participio come nome:
Funzione
attributiva
sostantivata
predicativa
Esempi con il participio perfetto
(anteriorità)
In urbe turribus munita cives tuti
sunt.
(In una città fortificata con torri i
cittadini sono sicuri): munita è
attributo di urbe.
Vulnerati relinquebantur.
(Coloro che erano stati feriti erano
abbandonati): vulnerati è sostantivato,
non è attribuibile a nessun nome. Si
può tradurre anche “i feriti”
Urbs Roma muribus est munita
(La città di Roma è fortificata con
mura): consideriamo munita è
predicativo del soggetto/ nome del
predicato di un predicato nominale.
Nota: “munita est” è anche il perfetto
di “munio”: bisogna quindi valutare
nel testo concreto se l'autore voleva
indicare l'azione nel momento
dell'evento (1. “fu fortificata”, per
esempio con un'indicazione temporale
di quando furono erette le mura)
oppure dare il risultato di quella
azione ormai passata (2. “è
fortificata”):
1. Urbs Roma muribus a Servio rege
est munita (p.v.) = La città di Roma fu
fortificata con mura dal re Servio.
2. Urbs Roma muribus est munita
(p.n.) = La città di Roma è fortificata
con mura (lo è ancora al momento in
cui scrive l'autore).
Esempi col participio futuro
(posteriorità)
Gladiatores morituri te salutant,
Caesar.
(I gladiatori che stanno per morire ti
salutano, Cesare): morituri è attributo di
gladiatores.
Morituri te salutant, Caesar.
(Coloro che stanno per morire ti
salutano, Cesare): morituri è
sostantivato, non è attribuibile a nessun
nome.
Es.1. Romanos castra munituros Galli
viderunt. = I Galli videro i Romani che
stavano per fortificare/si preparavano a
fortificare l'accampamento.
Come sopra nell'esempio dei bambini
che giocavano in giardino, anche qui il
fuoco non è semplicemente sui Romani,
ma su quello che stanno facendo
(evidentemente compiono azioni che
fanno capire che preparano una
fortificazione); osserva l'albero:
Galli (sogg)
viderunt - Romanos (ogg) - munituros (pred.ogg)
|
castra
*
Es.2. Romani castra munituri sunt.
(I Romani hanno intenzione di fortificare
l’accampamento): in unione col verbo
SUM è la funzione che il participio
futuro assume nella perifrastica attiva:
sum + participio futuro.
Annotazioni personali:
6
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Participio come verbo = participio congiunto:
Valore
causale
Esempio con il participio perfetto
Esempio col participio futuro
Sconfina
nel significato finale, visto che la
Perterriti ab hostibus, nostri signa
prospettiva
è sul futuro. Esempio: Haec
reliquerunt (Terrorizzati/poiché terrorizzati
dai nemici, i nostri abbandonarono le insegne scripturus domum redibo (“Poiché ho
militari)
temporale
Castra, relicta a duce, vastantur
(l’accampamento, quando è abbandonato dal
comandante, viene devastato): può avere anche
valore causale (poiché è stato abbandoato)
intenzione di scrivere tornerò a casa”. Non si
distingue, in latino da “Tornerò a casa per
scrivere”. Bisognerà dunque scegliere man mano
ciò che nel contesto apparirà più adatto).
Domum rediturus tibi scribam (“Quando
avrò intenzione di tornare a casa ti scriverò”)
Altre volte confina anche questo nel significato
finale, visto che la prospettiva è sul futuro.
Haec facturus amabor. (Se farò queste cose
sarò amato)
ipotetico
Castra, relicta a duce, in periculo
sunt. (L’accampamento, se è abbandonato dal
concessivo
Castra, relicta a duce, non vastantur. Haec facturus non amabor. (Anche se
comandante, è in pericolo)
finale
(L’accampamento,
anche
se
è
stato
abbandonato dal comandante, non è devastato)
farò queste cose non sarò amato)
== (non può avere questo valore)
Venio haec facturus. (Vengo per fare queste
cose)
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