E. SEVERINO, osservazioni su Nietzsche ed il Nichilismo Nietzsche ha affermato che il rimedio è stato peggiore del male. Una affermazione, questa, che può riassumere nel modo più efficace l’ aspetto più caratteristico della filosofia contemporanea. L’ Origine, la Causa, il Fondamento, l’ Ordine, la Legge, la Realtà immutabile e divina evocati dall’ episteme costituiscono sì il rimedio contro il terrore provocato dalla evidenza originaria, l’ imprevedibilità del divenire, ma un poco alla volta presentano essi stessi un carattere terrificante ed annichilente, poiché distruggono il più profondo e primordiale rapporto tra l’ Uomo ed il divenire cosmico stesso, che dell’ Uomo è la casa e l’ origine. Prevedendo e anticipando il divenire, riportandolo nella cornice rassicurante della conoscenza epistemica, essi finiscono col cancellarlo e col cancellare, insieme a esso, la vita stessa dell’ Uomo nel suo aspetto più peculiare, più ‘ tragico’ –direbbe Nietzsche-, ossia la sua stessa assoluta imprevedibilità, che costituisce anche il suo aspetto propriamente terrificante. Il divenire puro ci appare come la più inquietante e imprevedibile delle cose, ma il rimedio che la civiltà dell’ Occidente ha elaborato per millenni finisce con l’ apparire un suicidio, una rinuncia esplicita alla vita, ciò che il pensiero contemporaneo chiama “Nichilismo”. Il rimedio distrugge la vita; ma l’ Uomo è appunto la vita e si accorge in modo sempre più nitido che, volendo salvarsi dal pericolo che egli stesso è per sé stesso, finisce col liberarsi da se stesso, col distruggere se stesso. Si accorge sempre di più, appunto, che il rimedio è stato peggiore del male. Se Dio esiste, l’ Uomo non può vivere. Si può in questo modo riassumere la serie dei significati che contraddistingue il termine "Nichilismo": un processo storicamente nato per proteggere l’ Uomo da un terrore originario, da una furia distruttiva, ed il corso intero di questo processo che diviene il destino più proprio dell’ Uomo, che lo porta ineluttabilmente verso il niente –da cui egli era primordialmente emerso come ente tra gli enti-. Il Nichilismo dunque non è una sospensione del divenire dell’ Uomo, ma è piuttosto il suo peculiare modo di divenire nel Tempo, uscendo dal niente ed accompagnando la sua permanenza nel mondo con un crescente “sentimento del niente” verso cui egli da sempre si sta dirigendo. 1) 2) 3) 4) aspetti terrificanti dell’ evidenza originaria aspetti negativi e nichilistici dell’ episteme, cause di questi aspetti perché “Se Dio esiste, l’ Uomo non può vivere”? cos’ è e da dove ha origine il “sentimento del niente” Ma la progressiva consapevolezza che il rimedio, essendo peggiore del male, soffoca la vita dell’ Uomo- e che quindi deve essere distrutta ogni Verità e ogni realtà immutabile in cui tale rimedio prende corpo-, tale consapevolezza pone l’ uomo nuovamente in rapporto col divenire originario. Il rimedio evocato dalla forma tradizionale della civiltà occidentale rendeva impensabile proprio quel divenire che, già si è detto, la filosofia, fin dal proprio inizio, concepisce come l’ evidenza originaria, assolutamente indiscutibile ed innegabile. Ma, difendendosi dal Nichilismo, il pensiero moderno difende innanzitutto la propria convinzione che il divenire delle cose- l’ uscire dal niente e ritornare nel niente- sia l’ evidenza fondamentale che non può essere smentita da alcuna episteme, che pretende di porsi come Verità assolutamente incontrovertibile. Da questo punto di vista, la progressiva distruzione di ogni realtà immutabile legata alla episteme non è l’ effetto dello scontro tra Verità della episteme e non-Verità, ma tra ciò che nella ‘ vera’ storia dell’ Occidente viene vissuto e sentito come la Verità originaria e autentica- il senso greco del divenire, la evidenza originaria- e ciò che viene smascherato nella sua pretesa di essere la Verità della episteme e che Verità non è. La convinzione che il senso greco del divenire sia la Verità originaria non si ferma infatti al di fuori della episteme, ma è proprio quell’ ultima Verità che, tornando alla luce, evoca il divenire, cioè interpreta il senso profondo delle cose appunto come un loro uscire e un ritornare nel niente, e proprio in seguito a questa consapevolezza era nato il ‘ falso rimedio’ contro il terrore che il divenire, così inteso, scatena. La episteme non può essere Verità, perché essa finisce col tradire la propria creatura: il divenire del mondo e della vita umana. 1) perché la ‘ lotta contro la Verità” di Nietzsche contro la episteme non può intendersi in assoluto come lotta contro la Verità? 2) Spiega l’ espressione ‘ falso rimedio’ Nel mondo contemporaneo, la liberazione dalla episteme immutabile è intesa come progresso della civiltà; e dalla metà del secolo scorso posizioni filosofiche come il Marxismo ed il Positivismo si presentano come forme di interpretazione del senso del progresso. Cogliendo l’ aspetto positivo della distruzione del rimedio che ha finito con rivelarsi peggiore del male – peggiore cioè del terrore provocato dalla evidenza originaria-, l’ antico timore della vita si attenua e passa sullo sfondo. 1) spiega, in questo contesto, il significato del ‘ progresso’ Per un altro verso, con la distruzione del rimedio l’ attenzione può essere nuovamente richiamata dal ripresentarsi dell’ antico terrore, reso ancora più forte dalla constatazione che il rimedio approntato dalla intera tradizione dell’ Occidente si è rivelato dannoso. La vita dell’ Uomo è un naufragio; Uomo è un “essere per la morte": in questa prospettiva si collocano le varie forme di filosofia esistenzialista. Ma tornando a Nietzsche, egli diffida sia dalla esaltazione attivistica del progresso, sia del pessimismo che si arrende al terrore: viene allora proposto un nuovo tipo umano – il " Superuomo"-, che supera il terrore della vita accettando come proprio destino tutto ciò che la vita va presentando, di grandioso e di terribile. Che, proprio nell’ aspetto inquietante dell’ esistenza, vede l’ unica possibilità di recuperare un senso andato perduto con la rinuncia all’ episteme. Al posto del vecchio ‘fondamento’ rappresentato da Dio restano il rischio, l’ audacia, l’ avventura garantita dal niente, sprovvisti di ogni rimedio, aperti ad ogni trionfo ma anche ad ogni fallimento. 1) di fronte alla fine della episteme, la posizione esistenzialista 2) di fronte alla fine della episteme, la proposta di Nietzsche Su un versante opposto si muovono tutti quegli aspetti della filosofia contemporanea -dal Neopositivismo al Pragmatismo alla Cibernetica- che affidano al nuovo rimedio, cioè alla razionalità scientifica e tecnologica, il compito di salvare l’ Uomo dal terrore dell’ esistenza. Anch’ essi prendono le mosse dalla constatazione che l’ episteme filosofica e teologica è un rimedio oramai inutile, e che bisogna quindi aprire il pensiero a nuove avventure, questa volta però fondate non più sul niente, ma sui successi indiscutibili della razionalità scientifica e delle sue realizzazioni. Vista però dal punto di vista di coloro che a vario titolo si vogliono prosecutori di Nietzsche (da Heidegger in poi), questa neo-fede nella scienza nasconde ancora i germi del Nichilismo, approdando ad un mondo non più umano o addirittura ad un mondo virtuale non-più-mondo.1 1) L’ alternativa ‘ scientifica’ contro il Nichilismo (spiegare tramite le parti sottolineate) 2) perché essa stessa appare a sua volta nichilistica (dopo lettura della nota) Configurazioni tipiche, quelle indicate, della filosofia contemporanea, che non esauriscono il quadro della attuale produzione filosofica, ma che, oltre a intrecciarsi nei modi più complessi, a volte mantengono perfino in se stesse il tentativo di far sopravvivere la antica episteme. In questa contraddizione esse mantengono la medesima ambiguità di Nietzsche rispetto alla Metafisica ed al Nichilismo: come egli si voleva il negatore della distinzione tra vero ed apparente, così il suo è l’ annuncio gioioso di una nuova Verità, ed il suo attacco contro Dio è affidato al sacerdote Zarathustra, e lo stesso Nichilismo si deve infine trasmutare in gioia dionisiaca. 1) qual è la contraddizione della filosofia contemporanea? 2) In che modo essa risale a Nietzsche? NDI: se Nietzsche avesse potuto sperimentare la ‘realtà virtuale’ messa a nostra disposizione dalla tecnologia, come avrebbe pensato la opposizione tra mondo ‘vero’ e ‘apparente’? Il riferimento comune di queste posizioni critiche verso la scienza si trova in Heidegger e nella sua tesi secondo cui la Metafisica è destinata a risolversi in Tecnica: esito estremo della riduzione – propria alla Metafisica occidentale- dell’ Essere delle cose alla ‘ cosa’, a ciò che si offre come disponibile all’ azione umana. 1