Klosterhopping nel Baden-Württenberg
SAN GALLO
Capoluogo del cantone omonimo, è la città più importante della Svizzera orientale.
Si compone di un nucleo antico, di impianto medievale, addossato alla celebre abbazia, e
di moderni quartieri intorno; nelle belle vie del centro storico prospettano antichi edifici
ornati di erker, tipiche finestre a sporto in pietra o legno, alcune delle quali pregevoli per gli
intagli. Centro di industrie tessili, meccaniche e di precisione, San Gallo riveste un ruolo
commerciale e turistico di prim'ordine. Sede vescovile, è un importante polo universitario.
La città andò formandosi attorno a un monastero benedettino fondato nel corso del
VIII sec. nel luogo in cui visse come eremita S. Gallo, uno dei compagni di viaggio del
monaco irlandese Colombano. Grazie alla protezione dell'imperatore e alle ingenti
donazioni, il monastero conobbe presto un periodo di splendore e, nei secoli X e XI,
divenne uno dei maggiori centri della cultura tedesca in Europa. A lungo lottò contro il
potere degli abati, al cui dominio si sottrasse nel XV sec. Nel 1524 abbracciò la Riforma e
da allora si sviluppò considerevolmente grazie alla fiorente industria tessile. Nel 1803
entrò a far parte della Confederazione svizzera e nel 1805 il Gran Consiglio cantonale
decise di chiudere definitivamente il monastero.
L'importanza turistica della città è data non solo dal suo patrimonio architettonico e
artistico, ma anche dall'incanto della campagna circostante.
Una biblioteca con oltre 1200 anni di storia
La Stiftsbibliothek di San Gallo, considerata una tra le più importanti biblioteche di
manoscritti medievali, custodisce i tesori dell'antica Abbazia benedettina della città.
Divenuta patrimonio dell'UNESCO nel 1983 insieme a tutto il complesso abbaziale, la
biblioteca è ancora oggi un luogo di ricerca che ospita studiosi da tutto il mondo.
Fu nel 612 che il monaco irlandese
Gallo si ritirò nella valle superiore dello
Steinach, nella Svizzera orientale, per
condurre un'esistenza da eremita. A
poco a poco attorno a lui si radunarono
alcuni discepoli, ma solo a partire dal
719 l'abate Otmar assunse la guida della
comunità e la trasformò in un monastero.
L'introduzione della Regola benedettina
avvenuta nel 747, che obbligava i
monaci a letture quotidiane, gettò le basi
per la creazione di una biblioteca,
attorno alla quale ben presto si costituì
anche una scuola. Un segno profondo
nella storia della cultura europea.
L'Abbazia di San Gallo ha esercitato una grande influenza non solo sullo sviluppo
dell'architettura monastica; grazie alla sua scuola e alla biblioteca, tra l'ottavo e
l'undicesimo secolo essa assunse un ruolo di primaria importanza anche nel mondo
culturale, soprattutto in area tedesca. Nella scuola insegnarono grandi poeti e musicisti
come Nokter I° Balbulus, ritenuto il padre della sequenza in musica e Tuotilo, il
perfezionatore del tropo. Nel suo Scriptorium, la cui esistenza è documentabile dal 760,
vennero copiati, decorati e rilegati, incunaboli e preziosi manoscritti, famosi soprattutto per
le loro miniature.
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Dalla piazza del Klosterhof un androne, aperto sotto la dimora del vescovo, immette
in una corte interna ornata dalla fontana Brunnenhof. Qui si trova l'ingresso alla celebre
biblioteca abbaziale, costruita nel 1757-61 per accogliere l'ingente patrimonio librario dei
monaci. Diversamente da quanto successe altrove, l'antica e preziosa biblioteca non
venne dispersa con la secolarizzazione del monastero e oggi è una delle più importanti
raccolte librarie esistenti in Europa. Gli eleganti interni dalla preziosa boiserie sono opera
di Peter Thumb e del figlio (1759); li decorano stucchi dei fratelli Gigl e affreschi di J.
Wannenmacher (1763). In una splendida sala dalla fastosa decorazione rococò (1758-67)
e dal pavimento ligneo di squisita fattura, sono esposti a rotazione alcuni preziosi cimeli
della biblioteca, tra i quali una celebre pianta dell'abbazia datata 820.
I tesori raccolti nella Stiftsbibliothek
“Attualmente la Stiftsbibliothek conta circa 150
mila volumi - dice Ernst Tremp, bibliotecario della
Stiftsbibliothek - ma la sua vera ricchezza è costituita
dai 2100 codici, la metà dei quali di epoca medioevale”.
Parecchie centinaia sono i manoscritti databili al
periodo compreso tra i secoli IX e XII e ben 400 sono
quelli anteriori all'anno 1000». Si tratta di manoscritti
tardo antichi, irlandesi, carolingi, ottoniani e in antico
altotedesco, molti dei quali di straordinario pregio e
magnificamente miniati. Il patrimonio librario della
biblioteca conobbe incrementi significativi anche in
epoca rinascimentale e le ultime importanti acquisizioni
di codici medievali sono databili tra il 1767 e il 1796. I
documenti conservati nella biblioteca dell'abbazia
vanno dalla scienza biblica a quella liturgica; dalla
paleografia alla storia dell'arte, della musica e della
letteratura; dalla filologia latina e germanica alla storia
del diritto e della medicina.
Reichenau
Il passaggio dall'architettura carolingia a quella ottoniana
L'architettura sacra carolingia superstite testimonia varietà di strutture, dalle centrali
alle longitudinali, a quelle sviluppate con preminenza del corpo occidentale. Tipicamente
carolingio è l'imporre ai diversi sistemi un'attitudine a farsi esemplari, a diffondere un
canone che ribadisca il senso universale dell'impero; ne deriva una comunanza di
linguaggio. Quando questa unità sotto i successori di Carlo Magno si spezza, dà luogo a
un'architettura francese da un lato e tedesca dall'altro.
Quando verso l'850 la chiesa di Fulda, dotata di un'abside orientale, adottò un
transetto occidentale, si ebbe il tipo, prettamente carolingio, della contrapposizione di due
absidi alle due estremità della chiesa, visibile nella chiesa di San Giorgio di Oberzell
nell'isola di Reichenau. Le facciate non sono più con semplice atrio o corte addossata alla
nuda parete, ma con un organismo sistemato a modo di porta cittadina, con torri,
costituente una vera antechiesa con ambienti interni ai vari piani, in posizione opposta al
coro orientale, che prende il nome di Westwerk (fabbrica occidentale).
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Data la distruzione quasi completa di affreschi e mosaici dei palazzi imperiali e di
tante chiese, la miniatura rimane la testimonianza della produzione carolingia nel settore
delle arti applicate. Rifulge per prima la scuola palatina di Carlo Magno, prima scuola di
corte medievale, ma anche in altre sedi temporanee della corte vennero lasciati codici
mirabili. La scuola palatina si irradia verso centri derivati tra cui i monasteri di Reichenau e
San Gallo. Si assiste ad un trionfo del colore-luce di ascendenza ellenistico-romana con la
mediazione del gusto bizantino.
A partire dall'età degli Ottoni si può cominciare a parlare di un'arte propriamente
tedesca. In architettura si avverte un distacco di fronte alla precedente unità di sviluppi: le
chiese sorgono riprendendo la bipolarità dell'abside, ma imponendo maggiore maestà al
coro occidentale con il suo corpo di facciata turrito, inserito spesso ad un transetto ed in
alcuni casi fornito di grandiose tribune interne. Scompaiono le chiese a sole colonne ed
appaiono le prime ad alternanza di colonne e pilastri. Si precisa un'articolazione delle
navate mediante campate e ci si avvia ad un organico sistema di volte. Gli arconi di
scarico della navata centrale concentrano la funzione articolante del punto d'incontro col
transetto la cui importanza viene riassunta da una torre sovrastante.
La storia
Reichenau evoca subito colte e solenni atmosfere medievali. La presenza
dell’ordine benedettino sull’isola risale all’VIII secolo, quando il Vescovo Pirmin nel 724,
insieme a una quarantina di confratelli, fondò un monastero per volere di Carlo Martello, in
onore di Maria e degli apostoli Pietro e Paolo. L’isola di Reichenau è definita “culla della
cultura occidentale” e il suo sviluppo indica esemplarmente il ruolo che i monaci
benedettini hanno avuto nell’incrementare la ricchezza del territorio: da una parte le
coltivazioni sull’isola (agricoltura, orticoltura e viticoltura), iniziate dai monaci nel primo
medioevo, determinano ancora oggi il suo aspetto paesaggistico; dall’altra l’operare
spirituale e artistico delle comunità monastiche caratterizzò fortemente l’ambito culturale
del Lago di Costanza ed ebbe ampia influenza al di fuori della regione.
I monaci di Reichenau eressero sull’isola non soltanto numerose cappelle e chiese
e un ampio complesso monastico, ma già nel primo medioevo vi era una scuola monastica
molto famosa, in cui venivano coltivate la poesia, la musica e la pittura (affreschi e
miniature) e che viene oggi considerata la culla del mirabile risveglio culturale noto con il
nome di rinascimento carolingio.Tra i circa 700 monasteri del regno dei Carolingi c’erano
80 abbazie regali, che avevano compiti molto speciali ed erano centri di insegnamento e di
formazione dell’Europa. In queste funzioni proprio l’abbazia di Reichenau aveva una
posizione preminente. I suoi abati fungevano a volte da consiglieri e funzionari, educatori
dei principi, diplomatici e ambasciatori degli imperatori carolingi. Con la sua scuola
monastica, la biblioteca, la sala di scrittura (scriptorium) e la scuola di pittura, come anche
con i monaci che si dedicavano alla scienza, aveva un ruolo speciale e i suoi allievi
usufruivano di un’educazione che li preparava alla carriera di vescovo oppure di abate.
La storia e il significato del monastero di Reichenau non possono essere presi in
considerazione senza parlare del vicino monastero benedettino di San Gallo. Nel
medioevo tra le due abbazie benedettine si ebbe non soltanto un vivace scambio di
pensiero e di testi, ma anche uno scambio vicendevole di sapere e di competenze. Un
legame spirituale stretto tra i due monasteri fu la fratellanza di preghiera. I due abati
conclusero nell’800 un patto di fratellanza che è il più antico di questo genere. Nel
medioevo molti monasteri furono uniti con le cosiddette “fratellanze di preghiera”, con lo
scopo di aiutarsi a vicenda con la preghiera e con le Sante Messe, sia in vita che dopo la
morte. Il libro delle “Fratellanze di preghiera” veniva posato sull’altare durante la Santa
Messa ed era sempre a disposizione durante il Capitolo. Il più antico libro delle fratellanze
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di Reichenau fu iniziato nell’824 e contiene 38’232 nomi di più di cento monasteri delle
attuali nazioni della Germania, della Francia, dell’Italia e della Svizzera. I monasteri uniti
dalle fratellanze si consideravano una grande comunità spirituale.
La ricostruzione politica dell'Impero sotto Ottone il Grande coincide con la comparsa
di una serie di energici abati, il più illustre dei quali, Witigowo, assume nel 985, la direzione
del'Augia Fausta. L'abbas aureus (l'abate d'oro) come lo chiama il suo biografo Purchard,
risiede più a corte che nel suo monastero e se è forse eccessivo qualificarlo come os regis
(la bocca del re), questa definizione ci fa intuire quanto grande fosse l'importanza di
Witigowo nella cerchia di Ottone III. Comunque egli si adoperò in ogni modo per abbellire
l'aspetto esteriore del suo monastero. Fece eseguire e raccolse oggetti preziosi e ordinò il
superbo ciclo di pitture murali che narravano le gesta gloriose del passato in guerra e in
pace. Quest'opera purtroppo è andata perduta, ma ci è rimasta un'altra testimonianza
dell'intensa attività artistica di questo periodo, il ciclo di affreschi che originariamente
copriva tutti i muri della chiesa di S. Giorgio di Oberzell e di cui ci rimangono resti della
navata. Malgrado le numerose manomissioni, i grandi pannelli superstiti danno ancora
un'idea precisa di queste composizioni monumentali con molti personaggi. Ai due lati della
navata sono raffigurate scene con miracoli di Cristo, tema molto frequente nella miniatura
di Reichenau. Da qui si deduce come affreschi e miniature fossero intimamente legati, e
come per entrambi si usassero le medesime formule pittoriche e i medesimi tipi
iconografici; inoltre la notevole qualità artistica degli affreschi ci offre una prova
evidentissima delle possibilità creative delle officine di Reichenau. Una testimonianza del
genere riveste tanta più importanza in quanto oggi disponiamo solo di rare fonti letterarie
sulla storia dei primi decenni dello scriptorium.
Alle opere più famose della miniatura ottoniana è indissolubilmente legato il nome di
Reichenau; qui venne eseguito un prezioso manoscritto, i Vangeli di Ottone III , nel quale
è visibile il ritratto dello stesso imperatore circondato dalla mandorla e sostenuto dalla
terra, mentre riceve dalle mani di Dio la corona. Questo manoscritto, oggi conservato nel
tesoro della cattedrale di Acquisgrana, è la celebre testimonianza di quello stile che
rappresenta il culmine dell'arte di Reichenau e che negli anni a venire creerà manoscritti
considerati tra i capolavori più preziosi dell'arte medievale. I Vangeli contengono una lunga
teoria di fastose pagine illustrate con cornici altrettanto ricche, composte da arcate e
colonne scanalate.
Grazie agli antichi e durevoli rapporti che Reichenau aveva con l'Italia, esso
disponeva certamente di modelli che spiegano gli evidenti parallelismi tra questa fase della
sua produzione e le opere coeve dell'Italia del Nord. In questa regione furono infatti usati
modelli carolingi evidenti nel Codice di Warmondo di Ivrea, e soprattutto nella pittura
murale che si riallaccia alla grande tradizione italiana dell'affresco monumentale.
Le trascrizioni dei libri venivano fatte nelle sale di scrittura, dove gli scrivani
lavoravano in assoluto silenzio sotto la sorveglianza di un bibliotecario. Il monaco Regibert
(morto nel 846) lavorava nell’abbazia come scrivano e bibliotecario e redasse negli anni
821-822 il più antico catalogo del medioevo. Nel corso di 40 anni lui stesso trascrisse 42
volumi e lasciò un ammonimento ai lettori affinché trattassero accuratamente i libri e li
restituissero. Nel progetto disegnato tra l’825 e l’830 per il monastero di San Gallo, che è il
più antico progetto di una biblioteca europea, i monaci di Reichenau inserirono una
biblioteca esattamente nel posto in cui anche nel loro monastero si trovava l’antica
biblioteca e la sala di scrittura, accanto alla chiesa. Questo spazio ospita oggi il tesoro del
Duomo.
L'estinguersi della dinastia sassone non segna la fine dell'arte ottoniana ma intorno
al 1030 e anche oltre questa tradizione artistica prosegue fiorente.
Per Reichenau questi decenni rappresentano l'apogeo dell’irraggiamento della sua
influenza. Dopo i periodi travagliati che il monastero aveva trascorso all'inizio del secolo, il
grande abate Bernone (1008 – 1048) ristabilisce l'ordine e la tranquillità. Come non mai il
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monastero continua a produrre per l'esportazione. Le ordinazioni giungono da ogni dove,
come attestano manoscritti conservati ancora oggi in numerose biblioteche. L'arte di
Reichenau era divenuta un modello per molti scriptoria, che la imitarono o ne trassero
ispirazione.
Lo stile degli ultimi manoscritti di Reichenau si fa sempre più duro e, via via che si
procede nel secolo, diviene secco e senza vita, fino a irrigidirsi totalmente nello strano
Evangeliario di Berlino, manoscritto di incerta provenienza che ha abbandonato anche gli
antichi modelli iconografici per sostituirli con formule nuove. Vi si scorge ormai solo
l'ombra dell'arte del secolo precedente.
Dall’VIII al XIII secolo i monasteri dell’Europa Centrale furono i custodi della
scienza, copiando gli antichi manoscritti e salvandoli dall’oblio. Così fu trasmesso anche il
sapere medico e sorse la medicina “monastica”. Poiché gli abati erano anche i
responsabili della salute degli uomini nel monastero, venivano tenuti orti con erbe
medicinali. Un’idea della configurazione di un orto monastico nel primo medioevo ce la
trasmette Valafrido con la sua poesia sull’Hortulus, che è la più antica descrizione dell’orto
e delle piante del medioevo. In 444 esametri vengono descritte con strofe di differente
lunghezza, 24 piante medicinali e ornamentali, trattando la loro morfologia, l’impiego
medicinale, l’uso come piante utili, come condimento, come colorante e anche la loro
bellezza. Gli orti del monastero di Reichenau e il libretto di Valafrid sulla coltivazione delle
piante medicinali sono ritenuti il motivo per cui l’isola ancora oggi è conosciuta come “isola
delle erbe”.
A partire dal secolo XII l’abbazia di Reichenau iniziò un lento declino che la portò
allo scioglimento definitivo con la secolarizzazione del 1803. Tra il 1888 e il 1901 si ebbe
la speranza di poter rifondare un monastero con monaci inviati dall’arciabbazia di Beuron,
ma il progetto fallì a causa di opposizioni politiche.
Dal 2001 i monaci benedettini vivono nuovamente sull’isola.
L'architettura
L'insula felix di Reichenau, importante già all'epoca carolingia, è divenuta verso
l'anno mille uno dei centri artistici più importanti dell'impero. L'abbazia, sin dalla sua
fondazione del VIII sec., era dotata di santuari e cappelle. Gli edifici conventuali sono
occupati oggi dagli uffici municipali.
S. Giorgio (a Oberzell), è una costruzione della fine del IX sec. o dell'inizio del X
sec. (periodo tardocarolingio), in seguito rimaneggiata. È una basilica a tre navate, abside
e transetto, con volte gotiche nella crociera risalenti al XV sec. e cripta del IX sec. I
capitelli delle colonne della navata sono interessanti in quanto contengono in embrione
alcune forme che saranno proprie dell'arte ottoniana. E' celebre per le sue pitture murali,
testimonianza della pittura monumentale ottoniana, le quali mostrano scene del Vecchio e
Nuovo testamento fino al Giudizio Universale. Tali affreschi, pur occupando uno spazio
temporale di circa due secoli (IX-XI sec.) hanno una stupenda unitarietà stilistica. Nella
navata destra si trova un Crocifisso del 1170, nelle absidiole laterali sono presenti sculture
del tardo XV sec., mentre la mensa d'altare risale al 1000.
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La chiesa dei SS. Pietro e Paolo (a
Niederzell) venne fondata nel VIII sec. dal
vescovo di Verona Egino. Pianta a tre navate, nel
coro a trifoglio, affrescato con
la Maiestas
Domini, conserva la disposizione carolingia; la
navata è dell'XI sec., con colonne coronate da
curiosi capitelli troncoconici appiattiti. Nella
navata sinistra sono presenti affreschi del XIV e
XV sec., mente quelli a destra della cappella di
Egino risalgono al XII sec. All'esterno presenta
due torri di facciata. La chiesa è posta nelle
vicinanze dell'antica foresteria del monastero.
Nel villaggio di Mittelzell sorgeva la vera e propria abbazia, con i suoi vasti annessi
e un palazzo imperiale; qui in epoca carolingia e ottoniana la cultura germanica ebbe il suo
sacrario.
S. Maria (a Mittelzell), che conserva vestigia carolinge, è stata rimaneggiata due
volte, in periodo ottoniano dall'abate Witigowo, che ricostruì la navata verso il 1000, e
dall'abate Bernone che, poco prima del 1050 diede all'estremità occidentale la sua forma
definitiva. Dopo l'aggiunta del transetto occidentale da parte di Witigowo la chiesa
presentava, alla fine del X sec. la doppia polarità e i due incroci dei transetti quadrati.
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Il nartece è ornato da due eleganti quadrifore e il coro gotico risale al XV-XVI sec.
L'interno è a tre navate e transetto, ricco di sculture del XV sec. Nella navata centrale si
possono ammirare vetrate del 1556 e affreschi coevi, nella navata sinistra vi è una
Madonna del XIV sec. ed un polittico del 1498. Il tesoro della chiesa conserva cinque
reliquiari gotici, tra cui quello di San Marco. La torre occidentale di Bernone, ispirata forse
a quella del coro di Strasburgo, corona l'opera; fatto significativo, tra i lievi aggetti murari
appare all'esterno la decorazione a festoni costituita da arcatelle cieche di ispirazione
meridionale. La chiesa mostra ancora l'antica loggia dell'imperatore Enrico III.
Tutta la produzione architettonica di questa regione appare improntata al più rigido
conservatorismo. Eppure è qui che si propaga la facciata a due torri; questa disposizione
deriva dalla decomposizione del Westwerk carolingio, ma è sicuramente il risultato di
un'interessante evoluzione che tende a differenziare le masse esterne dell'edificio per
conferirgli nuovi accenti plastici.
Il monastero è diventato centro d'interesse per la storia dell'arte e un punto di
riferimento per la conoscenza e la comprensione dell'epoca che va dalla fine dell'era
carolingia agli inizi dell'arte romanica.
CALW
Hermann Hesse, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1946 e autore dei
romanzi “Lupo della steppa” e “Siddhartha“, nacque nella cittadina di Calw, situata
nell’incantevole valle del fiume Nagold (Nagoldtal) e nota per le sue splendide case a
graticcio del XVII e XVIII sec.
Monastero di Hirsau
Ad Hirshau è possibile rivivere momenti della vita
monastica, tuffandosi nella cultura storica di monaci e abati del
monastero benedettino dei SS. Pietro e Paolo, le cui rovine
testimoniano lo splendore del complesso prima dell’incendio
che lo distrusse nel 1692 (oggi rimane soltanto una torre).
Il vescovo di Vercelli Noting ed Erlafried (probabilmente antenati dei conti von Calw)
fondarono nell'830 il convento privato (Eigenkloster) di Hirshau. Dopo un periodo di
abbandono (X sec.), nel 1059 fu risollevato dal conte Adalbert von Calw, che fece venire
alcuni monaci da Einsiedeln. Sotto l'abate Wilhelm, chiamato nel 1069 dal convento di S.
Emmerano di Ratisbona, l'abbazia divenne un centro politico e spirituale (detto anche il
Cluny tedesco per via della sua adesione alla riforma cluniacense). A lui dobbiamo
l'erezione della chiesa dei SS. Pietro e Paolo (1082-91), oggi in stato di rovina, ed
archetipo della celebre scuola architettonica di Hirshau.
Nel 1075 l'abbazia ottenne dal re Enrico IV il privilegio di scegliere liberamente
l'abate.
Hirshau esercitò il proprio influsso attraverso le costituzioni, adottate da più di 120
conventi, di nuova o antica fondazione; esso però non diede vita a un ordine monastico.
Durante la lotta per le investiture fu il più importante centro gregoriano e, con la
ricostruzione dei propri edifici e della chiesa, assunse anche la funzione di modello sul
piano architettonico. Anche lo scriptorium e la letteratura religiosa nata nell'ambito della
riforma di Hirshau attestano l'importanza del convento. La mancata acquisizione dei diritti
di baliaggio della famiglia fondatrice e la presenza di abati di minore prestigio
(specialmente dalla metà del XIII sec.) portarono l'abbazia sulla via del declino.
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Klosterhopping nel Baden-Württenberg
Nel XV sec. Hirshau aderì in un primo momento alla riforma di Melk, poi alla
congregazione di Bursfeld (1458). Il convento conobbe quindi un secondo breve periodo di
splendore, come dimostrano l'attività edilizia e la produzione di opere letterarie (per
esempio quelle di Johann Trithemius). Dalla metà del XV sec. la comunità fu influenzata
da monaci provenienti dalla cerchia dei notabili del Württemberg. Nel 1535 il duca Ulrich
soppresse il monastero. Dopo essere stato di nuovo occupato per un certo periodo, nel
1556 fu trasformato in una scuola conventuale evangelica. Durante la guerra del
Palatinato, I francesi nel 1692 incendiarono l'ex monastero provocando ingenti danni.
La chiesa di St. Aurelius fu costruita nel 1059-71: i resti sono stati completati nel
1955 da O. H. Hajeck.
Dietro le mura del refettorio estivo si vedono le finestre del chiostro tardogotico del
1485-94. A sud del chiostro vi sono le rovine del castello ducale, edificio rinascimentale
terminato nel 1592 e sovrastato da una potente torre detta Ulme. In fondo vi è la romanica
torre della civetta a pianta quadrata del 1110-20, a sei piani di cui tre a bifore, ornata da un
rozzo ma vivacissimo fregio di figure ornamentali antropo e zoomorfe.
SINDELFINGEN
Importante città industriale, nel centro sorgono la parrocchiale evangelica, antica
chiesa conventuale agostiniana eretta nel XI sec. in forme romaniche del nord Italia, con
interno basilicale a tre navate, e l'Altes Rathaus del 1478, in parte a graticcio, sede del
museo di stato di archeologia e storia dello sviluppo industriale locale. Interessante è
anche l'Haus der Donaushwaben, di arte contemporanea dei paesi danubiani.
LA STRADA DEI MONASTERI - FORESTA NERA SETTENTRIONALE
Parlare di Klosterhopping – letteralmente “saltellare da un monastero all’altro” - può
sembrare un approccio stridente col misticismo del luogo. In realtà è un modo di muoversi
sereno e rispettoso. I panorami della Foresta Nera settentrionale si distinguono per la
predominanza di arenaria triassica che, originariamente, aveva formato altipiani quasi
piatti ricoperti di foreste di conifere o sui quali sono sorti paesi nelle aree disboscate. In
questo scenario fiabesco i turisti si trovano immersi nella solenne spiritualità dei grandi
monasteri, lungo i 104 chilometri dell’omonima via che collega Maulbronn ad Alpirsbach.
Per lungo tempo gli abitanti delle regioni circostanti non si addentrarono nella
“Selva Nera”. Spettò ai monaci fondare per primi solitarie “celle” che, implementandosi con
il passare del tempo, divennero imponenti monasteri dai quali ebbero origine insediamenti
e sfruttamento del territorio.
IL MONASTERO DI MAULBRONN
Il Baden-Wurttenberg è una terra sospesa tra le atmosfere nebulose e sinistre della
Foresta Nera e quelle salde e razionali delle grandi città medievali che puntellano questo
vivace e composito Land tedesco che confina con la più conosciuta e turistica Baviera. Da
nord a sud, le due nature si intrecciano e si fondono in continuazione passando dalle
rovine di abbazie sepolte nell’intricato sacrario della Foresta Nera (nome che, a buon
titolo, evoca presenze fiabesche e inquietanti).
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Klosterhopping nel Baden-Württenberg
Nell’isolamento della valle del Salzach (Salzachtal) i
monaci cistercensi eressero, circa 850 anni fa a Maulbronn,
un’abbazia tutt’ora ben conservata e perfettamente inserita nel
paesaggio tra laghi artificiali, vigneti e cave di pietra, realizzando
così un’opera straordinaria e immortale; quella stessa che, dopo
la riforma, è stata trasformata in una scuola molto prestigiosa
dove vennero formati personaggi del calibro di Johannes
Keplero, Friedrich Hölderlin ed Hermann Hesse.
La storia di Maulbronn (Patrimonio dell’Umanità dal 1993) si perde all’inizio dello scorso
millennio, quando Gualtiero di Lomersheim donò un appezzamento di terra al monastero
cistercense di Neuburg, in Alsazia, nel 1138. Solo nel 1147 il convento si “spostò” nella sua
attuale ubicazione dove fiorì sino ai tempi della riforma luterana. Ancora oggi, la semplicità dei
primi edifici riflette il bisogno di rinnovamento e austerità dei nuovi ordini monastici. I
successivi interventi, di stampo prettamente gotico, riguardano soprattutto la cattedrale, la
costruzione di nuove scalinate e la fortificazione di tutto il complesso. Proseguendo nei secoli,
i costumi diventano meno rigidi e aumenta lo spazio per l’architettura e la pittura.
L’atmosfera preziosa e affascinante di questo complesso non risiede solamente nella
sua immagine e nella sua compostezza, ma anche nella profonda atmosfera di pace e di
sacralità data dal luogo.
Il complesso è chiuso da mura e torri del XV e XVI sec. Nella vasta corte sorgono da un
lato gli annessi quasi tutti a graticcio del XVI sec., e dall'altro lato l'abbazia.
Il vero cuore del monastero, o almeno il cuore sacro, si trova oltre la Klosterhof, e
precisamente nella grande chiesa con annesso capitolo, refettorio e chiostro. Nei lunghi portici
che corrono attorno alla chiesa, le nervature delle arcate si perdono tra i giochi della
prospettiva e le possenti colonne, e i contrafforti si snelliscono per finire in pinnacoli puntati
verso il cielo.
La chiesa è un solenne edificio basilicale terminato nel 1178, chiuso dal transetto dal
quale aggetta l'abside quadrata; la facciata è preceduta da un portico di forme già gotiche del
1210-15 detto Paradies che veniva utilizzato dai laici per assistere alle celebrazioni liturgiche.
L'interno, di suggestiva bellezza, su possenti pilastri, è diviso da un tramezzo romanico detto
jubè; nel 1424 furono aggiunte le volte gotiche della navata centrale e le cappelle della navata
destra; il transetto e il coro conservano invece le possenti volte romaniche. Sempre nel 1424
in tutta la chiesa furono condotti preziosi affreschi ornamentali e nel 1510 nel coro, ove
preesistevano affreschi della fine del XIII sec., furono affrescati i simboli degli Evangelisti.
Nelle cappelle laterali sono presenti sculture e parti di altari del XV sec., davanti al
transetto si trova un grande Crocifisso in pietra del 1473 attribuito a Conrad Seyfert, nel coro si
possono ammirare una Madonna protogotica francesizzante e stalli riccamente intagliati del
XIV – XV sec.
A sinistra della chiesa si estende il chiostro romanico-gotico ricco di ornamenti plastici e
dei superbi ambienti conventuali che vi si affacciano.
Il lato sud, contro la chiesa, è il più antico (1210-20) e ricorda
il portico. Sul lato est si apre la grande sala capitolare e il
Parlatorium, galleria del 1493 con volte reticolate e dipinti coevi. Sul
lato nord, tardogotico (XIV sec.), si trova il refettorio dei Padri del
1220-25, costruzione a due navate su alte colonne dai capitelli a
fogliami e rilevanti nervature. Ai lati della sala si trovano: a destra
l'ipocausto (sistema di riscaldamento), a sinistra la cucina. Di fronte
al refettorio vi è la cappella della fontana del XIV sec., a trifore
lobate e affreschi decorativi di Jorg Ratgeb (1512). La fontana, o
Tonsorium, gioiello di Maulbronn, veniva usata dai monaci per
lavarsi prima dei pasti ed è costituita da tre vasche a grandezza
scalare che riversano l’acqua da piccole teste di leone; essa sorge
al centro di una vasta rientranza dal pavimento poligonale che
rompe la simmetria quadrangolare del chiostro con la sua circolarità.
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Klosterhopping nel Baden-Württenberg
Sul lato ovest del 1300 vi sono il refettorio dei conversi a due navate e la cantina del XIII sec.
a due navate coperte da grandi volte.
Seduti nel centro del chiostro si può continuare a godere dei colori, delle luci e dei
profumi di Maulbronn, ascoltando la cantilena continua dell’acqua che è, oggi, l’unica voce
del monastero, uno dei principali cuori pulsanti della civiltà medievale d’Europa.
Non è un caso che l’abbazia di Maulbronn sia stata scelta come location del film “Il
nome della rosa”.
Monastero di Alpirsbach
Nel cuore della cittadina di Alpirsbach, l’ex monastero benedettino costruito tra il
1095 e il 1117 – uno straordinario esempio di monumentalità religiosa d’architettura
romanica - è una vera oasi di pace. Il visitatore può apprezzare l’ottima musica, durante i
concerti che hanno luogo nel monastero e nel chiostro. Anche il giardino del monastero
merita una visita per osservare dal vivo come venivano allestiti nel medioevo gli orti di
erbe aromatiche e officinali: si possono infatti ammirare una quarantina di aiuole, nonché
50 specie diverse di piante che compongono il cosiddetto “armadietto dei medicinali di
Hildegard von Bingen (Ildegarda di Bingen)”. La chiesa è coronata da quattro torri e chiusa
da abside a colonnine; nella lunetta del portale vi è raffigurato Cristo in maestà tra angeli e
donatori.
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L'interno è a tre alte navate separate da colonne e illuminate da monofore; due
grandi bifore si aprono a loggiato sul muro della facciata. Resti di affreschi
quattrocenteschi si scorgono nei catini absidali, sulla parete sinistra e in sacrestia. Nella
nicchia centrale dell'abside si può ammirare il polittico dell'Incoronazione della Vergine, del
primo '500, attribuito a J. Syrling, mentre i banchi del coro risalgono al 1493. Di notevole
interesse risultano il chiostro e il refettorio del tardo '400 e la sala capitolare gotica della
prima metà del '200.
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GLATT E GLI HOHENZOLLERN
La casata degli Hohenzollern, tuttora esistente, è una delle più antiche e potenti
famiglie dell’alta nobiltà sveva. La prima citazione del nome Zollern, presente nella
cronaca di Berthold von Reichenau, risale al 1061. Tuttavia, da metà del XIV secolo il
nobile casato assunse il nome di Hohenzollern. Già agli albori del XII secolo il suo potere
si estendeva dalla valle del Neckar al Giura svevo, fino a giungere al Danubio. I territori
degli Hohenzollern, le terre natali dei conti e dei principi della Germania meridionale, dei re
prussiani e degli imperatori tedeschi, si estendevano nell’area compresa attualmente tra il
Württemberg e la Baviera. La strada degli Hohenzollern si dipana per 300 chilometri
attraversando gli antichi possedimenti di questa potente casata: dall’alto corso del Neckar,
per poi giungere alla zona antistante il Giura, il Giura svevo, la valle del Danubio,
comprendendo ampi tratti dell’Alta Svevia fino a giungere in prossimità del Lago di
Costanza, tagliando trasversalmente gli attuali distretti di Zollernalb e Sigmaringen. Lungo
questo tracciato, caratterizzato da paesaggi estremamente vari e di grande impatto ci si
imbatte nella romantica Glatt: soggetta ad alterne dominazioni, passò sotto il controllo del
convento di Muri in Svizzera e nel 1806 finì nelle mani degli Hohenzollern-Sigmaringen. La
cittadina vanta un imponente castello sull’acqua, che risale alla metà del XVI secolo: la
costruzione è dotata di quattro ali ed è il più importante edificio rinascimentale posto
sull’alto corso del Neckar.
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SCIAFFUSA E LE CASCATE
Una delle bellezze
naturali più straordinarie
della
Svizzera
sono
certamente le Cascate
del Reno, che nelle
vicinanze della città di
Sciaffusa, al confine fra
la
Germania
e
la
Repubblica
Helvetica,
creano uno spettacolo
veramente
imponente
che
può
essere
osservato da apposite
barche o dai castelli di
Laufen e Worth. Il fronte
di circa 150 metri,
l'altezza di circa 25 metri,
e la portata d'acqua di
oltre 700 metri cubi al
secondo, la rendono una
delle
più
importanti
cascate d'Europa.
L’importanza della città è dunque legata
principalmente
al
fiume,
importante
via
commerciale nel centro Europa utilizzato come
deposito prima delle cascate. All’inizio dell’XI secolo
venne qui fondato un monastero benedettino, in
seguito fu possedimento asburgico, dal 1330 al
1415, e si unì al gruppo delle città libere dell’impero
per entrare definitivamente a far parte della
Confederazione nel 1501.
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Il nucleo urbano conserva un aspetto tipicamente medievale. Il pittoresco centro
storico gravita attorno alla Fronwagplatz con la torre Fronwag e le due fontane del ‘500, la
Mohrenbrunnen e la Metzgerbrunnen. Dirigendosi verso nord si incontrano alcune case
antiche e la Porta di Svevia, mentre verso sud l’antico municipio del XV secolo e la Haus
Zum Ritter (casa del cavaliere) della fine del ‘500 con splendidi affreschi sulla facciata.
Proseguendo il cammino si raggiunge piazza Herrenacker di epoca medievale su
cui si affacciano un granaio e il teatro civico. Verso est si trova la Cattedrale in stile
romanico dei secoli XI-XII, sede dell’antico monastero benedettino.
La città è dominata dal castello di Munot che sorge su di un colle coltivato a vigneti
verso est e da cui è possibile godere un’ottima vista. Si tratta di un possente edificio della
seconda metà del ‘500 circondato da un fossato.
FRIBURGO
L’antica città di Friburgo nello Uechtland (Svizzera occidentale) è una delle più belle
testimonianze dell’architettura medievale in Europa. Con le sue numerose facciate gotiche
(ce ne sono più di 200) che risalgono al XV secolo, essa ha saputo conservare il suo
fascino medievale fino ai nostri giorni. L’incontro delle culture è sempre rimasto vivo in
questa città bilingue.
Fondata nel 1157 dai duchi di Zähringen, è il capoluogo del cantone omonimo e un
importante crocevia tra le culture tedesca e francese. La sua posizione sulla strada tra il
Vaud e il Bernese le assicurò un rapido sviluppo commerciale, base della sua futura
autonomia politica. Già nel 1243 poté contrarre con Berna un'alleanza e in seguito lottò a
lungo contro questa e i Savoia, finché, nel 1403, entrò a far parte coi pieni diritti
dell'alleanza svizzera con la Francia nella lotta contro la Borgogna. Entrata nel 1481 nella
confederazione dei cantoni svizzeri, Friburgo estese il suo territorio; ma la sua fedeltà al
cattolicesimo determinò la crisi dei rapporti con le città protestanti e la sua subordinazione,
nel XVII e XVIII secolo, alla politica francese. Nel 1831 trionfarono le idee liberali, con una
revisione della costituzione; dopo il 1845 prese parte alla guerra contro i cantoni
protestanti finché fu costretta a capitolare.
Così tornarono al potere i conservatori e solo nel 1921 la sua costituzione venne
modificata in senso liberale.
La città vecchia, dichiarata patrimonio storico, con gli stretti vicoli, le pittoresche
piazze e le fontane artistiche, sorge su uno sperone roccioso affacciato sulla Sarine. Le
mura intatte della città formano un’unica cinta con 14 torri e bastioni.
La torre della cattedrale di Saint-Nicolas, incompiuta ma alta 76 metri, è l’elemento
più caratteristico della configurazione della città e offre una splendida veduta sui tetti della
città e delle Prealpi Friburghesi.
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Klosterhopping nel Baden-Württenberg
La cattedrale testimonia più di 600 anni di storia e racchiude celebri capolavori
come le vetrate magnificamente decorate da Jozef Mehoffer e Alfred Manessier, e l’organo
di Aloys Mooser su cui suonò il celebre compositore Franz Liszt.
La cappella di Lorette, con il fascino del primo barocco italiano, si trova su un’altura
che offre un altro panorama della città. Una vecchia funicolare collega il quartiere
Neuveville alla città alta, ricca di spazi che invitano a passeggiare in pieno relax.
Friburgo è anche una vivace città universitaria che accoglie numerosi studenti da
tutto il mondo, creando un mix cosmopolita assai variegato. Negli stretti vicoli si trovano
piccole boutique, negozi di antiquari, caffè in cui si ritrovano gli studenti e ristoranti con
piatti tipici o con specialità estere.
Tra
i
luoghi
frequentati
dagli
appassionati di arte figura l’«Espace Jean
Tinguely & Niki de Saint Phalle», ricavato in
un vecchio deposito di tram. Un percorso di
sculture attraverso il centro città presenta altre
opere dei due artisti. Il Museo della marionetta
e il Museo di storia naturale entusiasmano i
bambini.
Non lontano da Friburgo si trova il
villaggio di Gruyères, con il suo castello,
eponimo del famoso formaggio; qui è
possibile
scoprire i segreti della sua
fabbricazione nel caseificio aperto al pubblico.
Monumenti maggiori:
Cattedrale
di Saint Nicolas. Eretta tra il 1283 e il 1490 in stile gotico fiammeggiante,
presenta una ricca architettura e preziose testimonianze di epoche differenti: i famosi
organi costruiti da Aloys Mooser, le vetrate di Jozef Mehoffer e Alfred Manessier, il
santo sepolcro.
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Basilica
di Notre Dame. Chiesa romanica costruita alla fine del secolo XII e in
seguito trasformata con decorazioni in stile Luigi XVI. Ospita uno splendido presepio
napoletano del secolo XVIII.
Chiesa
e convento dei Cordeliers. Chiesa francescana edificata nel 1256. Presenta
un interno medievale di altissimo livello: gli stalli più antichi della Svizzera, il Retablo
del Maestro del garofano del 1480 e il Retablo di Furno del 1509-13, uno tra i più
preziosi in Svizzera.
Vecchio
convento degli Agostiniani. La chiesa des Augustins, importante
testimonianza degli ordini mendicanti del secolo XIII, conserva magnifiche opere d'arte
più recenti: notevoli vetrate di Aloys Balmer del 1896, altare maggiore di Peter Spring
del 1593, il più grandioso della Svizzera dell'epoca Manierista.
Chiesa
e Collegio di St. Michel. La costruzione gotica più importante della Svizzera.
La chiesa, costruita nel secolo XVI, è in stile rococò, con organo di Aloys Mooser e
tomba di S. Pietro Canisio.
Chiesa
della Visitation. Una delle chiese a pianta centrale più interessanti della
Svizzera, costruita nel 1653 e 1656, ha l'interno riccamente decorato, con organo a
balaustra di Aloys Mooser.
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