POLITICA ECONOMICA Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche Corso di Economia aziendale Prof. MICHELE SABATINO TEORIE, SCUOLE ED EVIDENZE EMPIRICHE (parte quarta) I fondamenti teorici della NMC Verso la metà degli anni Settanta si afferma negli Stati Uniti una scu-ola definita “Nuova macroeconomia classica”, o “scuola delle aspettati-ve razionali", i cui principali esponenti sono Lucas, Sargent, Barro e Wallace. La NMC costituisce la versione più radicale del monetarismo, al quale si propone di fornire un fondamento microeconomico più robusto. Questi autori accettano incondizionatamente il modello di equilibrio generale walrasiano, con le ipotesi che vi sono connesse: sistema economico composto da individui razionali e ottimizzanti che perseguono il fine di massimizzare l'utilità o il profitto; piena flessibilità di salari e prezzi, che mutano con velocità infinita al fine di eguagliare domanda e offerta su tutti i mercati (market clearing); nessun fattore resta sottoutilizzato. Tale modello però, va opportunamente modificato in modo da estendere il suo campo di applicazione all'analisi di un'economia monetaria, sequenziale e in condizioni di informazione imperfetta. 1 I fondamenti teorici della NMC Oggetto principale della ricerca è il ciclo economico, ossia il problema delle ricorrenti fluttuazioni della produzione e dell'occupazione in rapporto ai movimenti dei prezzi. La teoria walrasiana non era stata in grado di spiegare i fenomeni del ciclo. Lucas cerca di dare una soluzione rigorosa a tale problema. Per fare ciò introduce due nuovi elementi teorici: l'ipotesi di informazione imperfetta e l'ipotesi di aspettative razionali. Informazione imperfetta - Abbandonata l'ipotesi del banditore. Lucas afferma che i soggetti non sono perfettamente informati sullo stato corrente dell'economia (né tanto meno sul futuro). In un'economia monetaria e sequenziale, i soggetti, dispersi in luoghi separati, ricevono, in istanti temporalmente diversi, informazioni limitate e locali. Poiché, in accordo con l'impostazione walrasiana, l'informazione è trasmessa dai prezzi, il sistema dei prezzi è imperfetto; non esiste un sistema completo di prezzi (e di mercati); i soggetti non possono conoscere né tutti i prezzi correnti né tutti i prezzi futuri. I fondamenti teorici della NMC Aspettative razionali - Se è così, per la NMC gli individui formulano aspettative relativamente ai prezzi che ignorano. Essi faranno uso di tutte le informazioni, per quanto limitate, di cui dispongono. Pertanto utilizzeranno, nel loro processo decisionale, non soltanto le informazioni relative agli eventi passati, come nelle aspettative estrapolative e adattive, ma anche il modello che descrive la struttura del sistema economico. In particolare, i soggetti conoscono le distribuzioni di probabilità di tutti gli eventi futuri, per cui eventuali errori sono casuali. Le aspettative razionali, così formulate, costituiscono una variabile endogena, in quanto coincidono con le soluzioni del modello matematico costruito sulla base della teoria economica rilevante (a differenza di quanto avviene nei modelli keynesiani, costruiti sulla base di aspettative esogene, cioè determinate al di fuori dei modelli). Le aspettative divengono una grandezza quantitativamente esatta e, in quanto tale, scientificamente valida. I fondamenti teorici della NMC Per i nuovi macroeconomisti classici il settore privato è fondamentalmente stabile. Il mercato raggiunge spontaneamente l'equilibrio di pieno impiego delle risorse, compreso il lavoro. Tutta la disoccupazione esistente è volontaria: i disoccupati, cioè, sono tali perché ritengono che i salari reali siano troppo bassi, e non per mancanza di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è quello “naturale” In una economia di mercato in cui i prezzi sono pienamente flessibili il sistema fluttua stocasticamente (sottoposto a continue perturbazioni) intorno alla posizione di equilibrio naturale, dal quale viene temporaneamente allontanato da "shock" esogeni casuali di offerta (siccità, guerre, nuove invenzioni, ecc.) o di domanda (mutamenti delle preferenze individuali), o da una politica economica erratica. Metodi alternativi di formazione delle aspettative L’ipotesi della NMC mostra l’importanza delle informazioni nelle moderne economie di mercato nella formazione delle aspettative. Tuttavia a differenza dei Keynesiani, che riconoscevano l’importanza delle aspettative nel causare disoccupazione e recessione, gli economisti della NMC considerano le aspettative come elementi endogeni e non esogeni. Le aspettative adattive Secondo i Keynesiani, gli individui formulano le proprie aspettative in funzione delle informazioni limitate di cui dispongono. Pertanto utilizzano, nel loro processo decisionale, le informazioni relative agli eventi passati, come aspettative estrapolative e adattive. Il presente e il futuro non contano per questo genere di aspettative. Tutto ciò genera delle aspettative continuamente errate sebbene tale errore sia sempre meno rilevante. Ma vediamo perché: Metodi alternativi di formazione delle aspettative P Pe P1 Po to t Si supponga che i prezzi effettivi siano al livello Po sino al tempo to e che salgano improvvisamente al tempo to a P1. Le aspettative adattive terranno conto del livello dei prezzi degli anni passati, seppure con pesi decrescenti rispetto al passato. L’errore di previsione (rappresentato dalla distanza tra la retta P1 e la curva Pe) tende a decrescere pur permanendo nel tempo. Le aspettative adattive sono sistematicamente errate. Volendo fare degli esempi possiamo immaginare gli shock petroliferi del 1970/73 in cui le aspettative del livello dei prezzi basate solo sulla storia passata hanno mostrato un aggiustamento graduale nonostante la conoscenza degli shock improvvisi. Le aspettative razionali L'ipotesi di aspettative razionali afferma che gli individui usano le informazioni in modo efficiente, senza compiere errori sistematici nella formazione delle aspettative riguardanti le variabili economiche. Si utilizzano in altri termini tutte le informazioni di cui possono disporre e nel modo migliore possibile (si presuppone che gli agenti abbiano una buona conoscenza del funzionamento del sistema in cui operano e dei modelli di politica economica) a fine di elaborare le informazioni disponibili, per effettuare previsioni e nelle scelte di politica economica. Si suppone naturalmente che il singolo individuo possa commettere errori, ma si suppone che la collettività nel suo complesso non sbagli le previsioni e abbia aspettative corrette. L'ipotesi di razionalità era già stata formulata dai teorici della scuola austriaca, la cui visione di fondo dell'economia e della politica economica è la stessa dei sostenitori dell'ipotesi delle aspettative razionali. Le aspettative razionali La formulazione delle aspettative razionali e la seguente: Pet = E (Pt (θt-1)) In cui Pet è il valore dei prezzi atteso dagli agenti, Pt i prezzi effettivi al tempo t, E il valore atteso della variabile Pt condizionato all’insiemeinformazioni al tempo t-1 (θt-1), il quale include le informazioni disponibili nel momento in cui sono fatte le previsioni (cioè t-1). L’insieme-informazioni θ include: a) il modello teorico rilevante circa il funzionamento del sistema economico intendendosi la teoria walrasiani dell’equilibrio generale; b) il valore dei parametri strutturali inclusi nel modello teorico; c) il valore delle variabile sino al tempo t-1; d) le proprietà statistiche degli errori casuali. Tuttavia corrette previsioni non significa che si prevede con certezza il valore da assegnare altrimenti Pet = Pt (previsioni perfetta). Esatte in media significa che ci possono essere errori di previsione a seguito di shock improvvisi o sorprese di politica economica. Le aspettative razionali Essendo l’aspettativa di prezzo essa stessa una variabile stocastica (ovvero la previsione tende ad essere perfetta a meno di errori dovuti a disturbi stocastici) si deve poter scrivere che: Pet = Pt + εt dove εt è una variabile casuale. Le aspettative razionali sono quindi esatte in media (ossia non distorte). L’aspetto problematico è tuttavia quello di carattere pratico e cioè di incorporare tale concetto in un modello economico malgrado orami la notevole capacità econometrica di soluzione dei sistemi. La curva di offerta di Lucas La terza ipotesi della NMC è l’accettazione del tasso naturale di disoccupazione congiuntamente al livello naturale del reddito. Lucas propone una curva di offerta aggregata del tipo: Ys = Yn + β (Pt – Pet) + εt In cui l’offerta aggregata Ys diverge dal l’offerta naturale Yn del reddito a seguito del parametro β che rappresenta la sensibilità alle sorprese di prezzo (Pt – Pet) e dai disturbi casuali sull’offerta εt . Tale curva è la somma delle curva di offerta individuali e mostra come inversa rispetto a quella di Phillips sia la relazione tra inflazione e disoccupazione. In Lucas è il reddito che dipende dai prezzi al contrario di Phillips dove è l’inflazione che dipende dalla disoccupazione. Quindi l’offerta aggregata coincide in media con il reddito naturale e l’eventuale divergenza è dovuta soltanto ad errori di previsione sui prezzi da parte degli agenti o da deviazioni dovute a shock reali non previsti (εt). In assenza di shock l’equilibrio potrebbe essere pieno. La curva di offerta di Lucas P S* S (Pe=Po) P o Yn Y La curva di offerta di Lucas La curva di offerta aggregata è rappresentata dalla curva verticale S* in corrispondenza del reddito naturale Yn. E’ verticale anche nel breve periodo in assenza di errori e secondo l’ipotesi di aspettative razionali. Diversamente la curva è inclinata positivamente. In tal caso vi sono errori di previsione da parte degli agenti in cui la curva è ricavata da aspettative di prezzo Po. Se Po > P (livello dei prezzi effettivo) dovute a β > 0 allora la curva sarà inclinata con Ys > Yn. La curva sarà inclinata solo se vi sono degli errori diversamente l’unico effetto per la NMC è, anche nel breve periodo, un aumento dei prezzi. In definitiva un qualunque aumento della domanda aggregata può avere effetti reali solo se vi sono errori previsti da parte degli agenti a causa di carenze informative. Alcuni esempi: mercato del lavoro, mercato dei beni e politica economica. Asimmetria informativa nel mercato del lavoro Se la domanda di lavoro dipende dai salari reali ogni variazione dei prezzi farà spostare le curva di domanda. Quest’ipotesi funziona solo se le imprese basano le proprie decisioni sui prezzi attesi e quindi su previsioni perfette (P = Pe). Tuttavia spesso, malgrado i lavoratori stabiliscano la propria offerta in funzione dei prezzi attesi, esistono ritardi temporali nella formazione delle aspettative dei prezzi (Pte = P t-1). I lavoratori sono soggetti ad errori di previsione sui prezzi. Supponiamo che vi sia un annuncio di aumento dell’offerta di moneta e quindi un rialzo dei prezzi da Po a P1 con la conseguenza che la domanda di lavoro si sposterà da Nd(Po) a Nd(P1). Al contrario i lavoratori formuleranno aspettative errate (Pe1 = Po) mantenendo invariata la curva di offerta. Il nuovo equilibrio determinerà un aumento dei salari monetari e dell’occupazione (W1 e N1). Asimmetria informativa nel mercato del lavoro W Ns (Pet = Po) W1 Wo Nd (P1) Nd (Po) No N1 N Asimmetria informativa nel mercato del lavoro L’aumento dell’occupazione è stato possibile perché i salari reali sono in realtà diminuiti (W1/P1 < Wo/Po) facendo aumentare la domanda di lavoro, ma i lavoratori non si sono accorti di questo poiché conoscono solo l’aumento dei salari monetari e non dell’aumento dei prezzi. E’ l’asimmetria informativa che consente all’aumento dell’offerta di moneta di manifestare effetti reali pur essendo il mercato del lavoro sempre in equilibrio. Il modello di scelta intertemporale contenuto nello studio di Lucas consente di inserire le aspettative di prezzo nella costruzione dell’offerta di lavoro. Asimmetria informativa nel mercato del lavoro Il modello di scelta intertemporale stabilisce che un aumento del salario reale considerato temporaneo induce una sostituzione tra lavoro e tempo libero ovvero tra lavoro futuro e lavoro presente provocando l’aumento dell’offerta di lavoro. Al contrario un aumento del salario reale considerato permanente non comporta alcun effetto rilevante. L’occupazione fluttua in risposta a deviazioni dei salari dai livelli “normali” o di lungo periodo e la disoccupazione è sempre volontaria. Le variazioni dell’occupazione dipendono dall’offerta di lavoro e non dalla domanda di lavoro come per i keynesiani. La parabola delle isole Un altro errore previsivo riguarda il mercato dei beni. Si supponga che sul mercato operano produttori locali in mercati separati o “isole” e che questi conoscono perfettamente il prezzo del loro prodotto (iPet = iPt) e che invece conoscono in maniera imperfetta i prezzi sugli altri mercati e quindi il livello generale dei prezzi. Inoltre quest’ultimo arriva in ritardo (Pet = P t-1). Sino a quando i prezzi rimangono costanti la produzione offerta è costante. Quando i produttori percepiscono un aumento dei prezzi i produttori si rendono conto dell’aumento solo del loro prezzo e non della variazione del livello generale dei prezzi (Pe1 = Po). L’aumento generalizzato dei prezzi non comporterebbe alcune risposta reale. Diversamente i produttori percepiscono un aumento dei prezzi relativi e sono indotto ad aumentare le propria produzione. La funzione di offerta dell’impresa i-ma è i Y t = i Y* + ( P – Pe ) i t t In cui i Y* rappresenta il livello di produzione e Pet una stima del valore atteso livello generale dei prezzi. I produttori non distinguono tra uno shock macroeconomico e uno shock microeconomico o settoriale del singolo mercato. Un errore previsivo sui prezzi ha provocato un effetto reale. La neutralità della moneta di Sargent e Wallace Un terzo esempio di conseguenze reali da errori previsivi concerne gli effetti delle politiche economiche non anticipata. Premesso che la curva di offerta è sul modello di Lucas accogliendo il livello naturale del reddito, la teoria quantitativa della moneta e una regola monetaria flessibile secondo cui l’offerta varia in funzione delle fluttuazioni del reddito corrente si perviene ad una conclusione duplice. (1) il reddito offerto diverge da quello di piena occupazione solo a cause di condizioni stocastiche (errori di previsione, shock improvvisi, politiche non anticipate); (2) la politica economica non ha alcun effetto reale e causa solo inflazione. Date queste premesse, i teorici della NMC concludono che qualunque tentativo delle autorità di espandere la produzione e l'occupazione attraverso una politica economica discrezionale è destinato al fallimento. Infatti, se le aspettative sono formate razionalmente, qualunque decisione delle autorità finirà per essere assorbita e neutralizzata dal comportamento degli operatori, che possiedono le stesse informazioni delle autorità. La neutralità della moneta di Sargent e Wallace Supponiamo che le autorità monetarie aumentino l'offerta di moneta; gli imprenditori, per la maggior liquidità a disposizione, offrono ai lavoratori salari più elevati; i lavoratori, tuttavia, poiché prevedono che i prezzi aumenteranno nella stessa misura, e dunque il salario in termini reali rimarrà immutato, non aumentano l'offerta di lavoro; il tasso di disoccupazione rimane allo stesso livello di prima (e cioè al tasso naturale), e così la produzione; l'unico effetto è un aumento dell'inflazione. Dunque qualunque intervento correttivo è inefficace. La NMC nega modificazioni delle grandezze reali anche nel breve periodo. Dunque, anche nel breve periodo la curva di Phillips assume andamento verticale. Infatti, un aumento dell'offerta di moneta, essendo previsto e anticipato, induce gli individui a spostarsi immediatamente in verticale dal vecchio al nuovo saggio di inflazione, senza alcun temporaneo allontanamento dal tasso naturale di disoccupazione. La neutralità della moneta di Sargent e Wallace L'unico caso in cui la politica economica può modificare il livello del reddito è quello in cui essa è erratica, e cioè diversa da ciò che il settore privato si aspetta. Ma una politica del genere può essere solo destabilizzante. La conclusione è che l'unica politica economica consigliabile è quella che segue una regola semplice e costante nel tempo: ciò al fine di ridurre l'incertezza nel sistema e minimizzare gli scarti dal reddito naturale. La regola potrebbe consistere nell'incremento costante, e pari al reddito, dell'offerta di moneta. Politica fiscale e politica monetaria: effetti sulla domanda e sull’offerta Nella NMC viene presa in considerazione anche l’incertezza circa la politica economica che sarà perseguita. In questo senso una politica disinflazione deve essere quanto più rapida possibile e credibile. Una specie di doccia fredda così da non dare l’impressione di essere modificata e modificabile nel tempo. Il sistema, solo per l’effetto annuncio, potrebbe raggiungere la nuova posizione di equilibrio senza costi in termini di occupazione e prodotto. Ciò sarà tanto più efficace perché la modifica riguarderà non solo il tasso di inflazione effettivo ma anche quello atteso. Più complessa la politica fiscale. Anche la politica fiscale se perfettamente anticipata non produce effetti reali. Può però essere determinante la percezione delle variazioni se permanenti o temporanee. Nel caso di politiche espansive si avrà un sovraspiazzamento (aspettative di aumento dei tassi di interesse e riduzione degli investimenti). Nel caso di politiche restrittive si verificano effetti di riduzione del reddito e della domanda e/o del miglioramento del clima di fiducia per la riduzione del debito. Politica fiscale e politica monetaria: effetti sulla domanda e sull’offerta In generale entrambe le politiche fiscali e monetarie sono neutrali. Solo in caso di politiche fiscali si possono assistere al cambiamento di comportamenti degli agenti con effetti reali. La politica fiscale infine sul fronte dell’offerta continua ad avere qualche effetto reale in quanto modifica l’accumulazione di capitale nel tempo e quindi le potenzialità produttive. In tal senso la modifica riguarda non l’offerta aggregata che diverge dal reddito naturale ma il modificarsi della posizione dello stesso reddito naturale a seguito della politica economica. La critica di Lucas ai modelli econometrici Le politiche economiche utilizzano modelli econometrici sia per esercizi previsionali (in base all’evoluzione passata) sia per simulazioni di effetti sul sistema. La critica di Lucas appunto si basa su questi modelli di simulazione considerati inaffidabili. Gli agenti economici, non appena si rendono conto del mutamento nella politica economica rivedono anche loro le proprie aspettative circa gli accadimenti futuri alterando le relazioni strutturali, tra loro interdipendenti, inserite nei modelli econometrici. In ogni caso se le aspettative sono razionali e le politiche sono anticipate gli agenti modificano immediatamente i propri comportamenti e anticipano l’effetto all’annuncio della politica non avendo effetti reali e rendendo inaffidabili i modelli econometrici. L’equivalenza ricardiana secondo Barro Il teorema di Barro è una proposizione formulata dall'economista statunitense neoricardiano Robert Joseph Barro nel 1974 in base alla quale i consumatori-contribuenti sono indifferenti rispetto al finanziamento del disavanzo pubblico tramite l'imposizione fiscale o il debito pubblico, in quanto anche nell'ipotesi dell'indebitamento pubblico i consumatori sono in grado di scontare al presente le imposte future riducendo i propri consumi correnti. La proposizione di Barro si basa sull'ipotesi che tutti i consumatoricontribuenti abbiano aspettative razionali sul futuro. In tali condizioni i consumatori non subirebbero alcuna illusione finanziaria da parte dei governi e qualsiasi politica fiscale, sia finanziata con indebitamento e sia con maggiori imposte correnti, sarebbe neutralizzata nel presente dal comportamento degli stessi consumatori-contribuenti. In conclusione, secondo Barro i cittadini non possono essere illusi dallo Stato che emette debito pubblico poiché gli stessi cittadini scontano immediatamente sulle scelte correnti l'onere delle future imposte restringendo i consumi. Il teorema di Barro sviluppa il teorema dell’equivalenza di Ricardo, concepito dall'economista inglese nel '800, nella nuova macroeconomia classica degli anni '60 di cui lo stesso Barro è uno dei massimi esponenti. L’equivalenza ricardiana secondo Barro Il teorema dell'equivalenza viene sviluppato dall'economista inglese David Ricardo nel XVIII secolo per osservare come la scelta di finanziare una spesa pubblica tramite il debito pubblico oppure tramite l'imposizione fiscale non modifichi la domanda corrente. Secondo il teorema di Ricardo il finanziamento di una spesa pubblica tramite tasse equivale al finanziamento della stessa tramite la vendita dei titoli pubblici. Sulla base dell'equivalenza ricardiana i consumatori-contribuenti a fronte di un indebitamento pubblico nel periodo corrente maturano l'aspettativa di un futuro rialzo dell'imposizione fiscale ed iniziano a risparmiare fin da subito per poter sopportare il maggiore carico fiscale del futuro. In altri termini il finanziamento tramite il debito publico deprime la domanda corrente allo stesso modo di un aumento delle tasse. Il teorema dell'equivalenza viene ripreso dall'economista Barro che lo rielabora nel corso della seconda metà del Novecento introducendovi le aspettative razionali degli operatori economici per perorare l'inefficacia di una politica fiscale basata sul ricorso al debito pubblico nel finanziamento della spesa pubblica. L’equivalenza ricardiana secondo Barro Il teorema di Barro su basa sulla condizione che i consumatori-contribuenti operino in condizioni di informazione perfetta e razionalità perfetta, ossia che questi ultimi siano in grado di determinare con esattezza il proprio orizzonte temporale e di effettuare le scelte più razionali per se stessi. L'informazione perfetta implica che tutti i consumatori abbiano accesso alle informazioni sulle scelte di governo, sull'andamento del debito pubblico e del PIL, sull'andamento futuro dell'economia, ecc. In realtà, anche se ciò fosse possibile, ogni operatore economico opera in condizioni di incertezza sul futuro e nessuno potrebbe quindi prevedere con certezza ed esattezza l'onere fiscale futuro. Ad esempio, l'indebitamento potrebbe finanziare investimenti tali da consentire una futura crescita economica superiore all'onere del debito pubblico stesso. Nessun consumatore potrà mai avere le informazioni perfette sul futuro. La razionalità perfetta, invece, implica che ogni consumatore sia in grado di maturare la scelta ottimale per i propri interessi economici. Tuttavia, la razionalità perfetta è soltanto una ipotesi teorica applicabile per l'homo oeconomicus, nella realtà di tutti i giorni nessun operatore economico opera in condizioni di razionalità perfetta. L’equivalenza ricardiana secondo Barro (1) (2) (3) (4) (5) (6) Critiche al modello di Barro sono: Orizzonti temporali nelle scelte individuali sono in genere più brevi del ciclo vitale; I mercati dei capitali sono imperfetti e il tasso di interesse a cui gli operatori privati possono prendere a prestito può essere superiore rispetto a quello dei titoli del debito oltre ai costi di transazione; Se il tasso di crescita è positivo non si pone neanche un problema di sostenibilità; Le imposte possono essere distorsive modificando gli incentivi al lavoro; Vi è incertezza sui redditi e sulle imposte future; Gli effetti redistributivi tra percettori di interessi dei titoli del debito e contribuenti. Titoli pubblici e ricchezza privata - - - Il possesso di titoli del debito può essere considerata ricchezza? A livello aggregato ogni attività finanziaria corrisponde ad una passività e quindi la collettività è essenzialmente in pareggio; A livello di ricchezza privata, secondo il teorema dell’equivalenza ricardiana, i titoli di stato non costituiscono ricchezza ma bensì imposte future. Individui razionali risparmieranno oggi per far fronte alle future imposte riducendo il consumo presente per far fronte al servizio del debito. In questo senso si conferma come la politica economica diventa inefficace davanti a comportamenti razionali. Gli effetti espansivi dell’indebitamento con titoli verrebbero a essere annullati dal comportamento razionale dei consumatori/risparmiatori. Ciò è anche vero in presenza di una espansione della spesa pubblica ∆G che comporterebbe una aumento del risparmio privato ∆S a fronte di una riduzione dei consumi privati -∆C. Il risparmio privato compenserebbe il mancato risparmio pubblico (ossia dei disavanzi pubblici). La IS non si sposterebbe laddove la spesa pubblica spiazza i consumi privati senza alcun effetto reale sull’economia. Tuttavia i risultati empirici di tale teoria sono abbastanza ambigui o deboli. Rapporti tra politica monetaria e fiscale Il modello di Sargent e Wallace (1981) riveste particolare importanza sulle politiche economiche. Infatti concentrandosi sulla politica monetaria quest’ultima non solo non ha alcun effetto reale ma può addirittura perdere il controllo e determinare un’inflazione anche maggiore. Le ipotesi dei due economisti sono le seguenti: La politica fiscale domina quella monetaria e il disavanzo primario è fissato al di là del tasso di crescita dello stock di moneta; La domanda di moneta è determinata dalla teoria quantitativa della moneta; Il tasso di interesse reale è maggiore del tasso di crescita reale del sistema; Esiste una soglia massima di finanziamento del debito con titoli pubblici. 1. 2. 3. 4. Una politica monetaria restrittiva e il finanziamento del debito pubblico con titoli può comportare meno inflazione oggi ma maggiore inflazione domani. Il dilemma è tra una stabilità di breve periodo (minacciata dal finanziamento monetaria del debito) e una sostenibilità del m/l periodo (connessa al finanziamento con titoli). Rapporti tra politica monetaria e fiscale Se la politica fiscale domina quella monetaria e quindi la domanda di titoli da parte del pubblico implica un tasso di interesse maggiore del tasso di crescita reale dell’economia, allora risulta difficile da parte dell’autorità monetaria un controllo dell’inflazione. Si dovrebbe in verità prima fissare un obiettivo monetario e successivamente quello di bilancio. In tal senso si predilige l’autonomia dell’autorità monetaria ed il controllo di entrambe le variabili (tasso di interesse e tasso di crescita). Ciò tuttavia è criticato dai keynesiani secondo cui invece è necessaria una politica di coordinamento delle politiche monetarie e fiscali. In tal senso politiche fiscali restrittive (riduzione del disavanzo) possono essere accomodanti da politiche monetarie espansive. La credibilità e coerenza temporale delle politiche La NMC ha quindi un nuovo approccio metodologico fondato sulle aspettative razionali e sui comportamenti degli agenti e dei policy makers. In questo contesto la credibilità delle stesse politiche diviene cruciale. Nelle teorie keynesiane si pensava che i decision makers avessero il controllo ottimale del sistema e che modificassero i valori degli strumenti per raggiungere gli obiettivi mentre gli agenti economici avessero un ruolo passivo. La rivoluzione delle aspettative razionali ha ridisegnato un ruolo attivo degli agenti economici che si adeguano e anticipano le decisioni di politica economica in un contesto in cui anche i policy makers sono assimilabili agli agenti privati con una interdipendenza strategica nei comportamenti e nelle decisioni. In questo ambito la teoria dei giochi ha una vastissima applicazione. La credibilità e coerenza temporale delle politiche In tale contesto l’assenza di regole e meccanismi istituzionali al comportamento delle autorità di politica economica rende queste ultime dipendenti dalle congetture degli agenti privati. E le aspettative degli agenti privati spesso si auto-realizzano. Un esempio l’aspettativa di peggioramento del tasso di cambio che porta ad attacchi speculativi contro una certa valuta che alla fine è costretta a svalutare. Anche in questo senso le aspettative degli agenti privati si modificano in funzione degli annunci delle politiche economiche e della credibilità delle autorità responsabili. La politica economica non creduta provoca effetti reali (come per le politiche non anticipate) che vengono via via riassorbiti man mano che gli agenti rivedono le conseguenze delle proprie aspettative. Politiche ottimali Molte decisioni di politica economica possono essere ottimali in un’ottica di breve ma non in quella di lungo periodo. Il caso dei rapimenti: Il governo annuncia che non tratterà riscatti ai rapitori; avviene un rapimento e si pone il dilemma; se il governo accetta a breve (libera il rapito) perderà alla lunga la credibilità e quindi in un’ottica di lungo tale scelta potrebbe essere non ottimale. Gli agenti economici si accorgono spesso che i policy markers annunciano politiche non credibili perché non rispettate nel lungo periodo e quindi si comportano di conseguenza di fronte a tale “incoerenza temporale”. Spesso le autorità monetarie possono annunciare una politica contro l’inflazione sperando solo nell’effetto annuncio. Ma gli agenti privati possono essere convinti che l’autorità monetaria non la rispetterà e quindi perde di credibilità assumendo atteggiamenti di incoerenza temporale. Esempi sono: (i) la lotta all’evasione (i condoni); (ii) le politiche di sostegno agli investimenti (conto energia); (iii) le politiche sulle innovazioni (la norma sui brevetti poi abrogata); ect… Le incoerenze temporali delle politiche economiche Il problema dell’incoerenza temporale può essere rappresentato dal seguente ragionamento sulla politica monetaria. Le argomentazioni della NMC al riguardo possono essere schematizzate semplicemente con l’aiuto della figura successiva. Supponiamo che le autorità perseguano due obiettivi tra di loro contrastanti: l’inflazione () e la disoccupazione (u). Le preferenze tra questi due obiettivi possono essere espresse da una tradizionale funzione del benessere sociale (o meglio di perdita sociale, trattandosi in realtà di obiettivi che generano disutilità), del tipo I=I(,u). Le autorità cercheranno quindi di minimizzare tale funzione di perdita sociale sotto il vincolo rappresentato dalla solita curva di Phillips: π t = π + β (u t − u n ) e t CPLP (π π=π πe) π C πC=µ πB B CP(πe=µ) u* A un u CP(πe=0) Li Lp assumendo, per semplicità, che non ci siano shock esogeni casuali. Supponiamo altresì di partire da una posizione come la A, in cui la disoccupazione è al suo livello naturale e l’inflazione, corrente e attesa, è pari a zero. Come si può osservare dal grafico, a tale situazione corrisponde una perdita delle autorità pari a Lp. Tale situazione non è però ottimale per le autorità, in quanto, data la curva di Phillips di breve periodo con attese di inflazione pari a zero, le autorità minimizzerebbero la funzione di perdita nel punto B. Tale punto può essere ottenuto incrementando il tasso di crescita dell’offerta di moneta al livello m, nell’ipotesi che gli individui mantengano inalterate le loro attese di inflazione. Se ciò si verifica, e cioè se le autorità riescono ad ingannare gli individui, ad esempio dichiarando che non aumenteranno l’offerta di moneta, mentre invece si comporteranno in maniera opportunistica, il sistema raggiungerà il punto ottimale, dal punto di vista delle autorità, B, in cui la disoccupazione è al livello desiderato u* e l’inflazione ad un tasso positivo pari a pB. Le incoerenze temporali delle politiche economiche Il problema è che, in presenza di agenti razionali, l’incentivo da parte delle autorità a comportarsi in maniera opportunistica è pienamente compreso e quindi anticipato dagli individui, i quali formeranno quindi le loro attese nell’ipotesi che l’offerta di moneta cresca proprio al nuovo tasso m. In tal modo il sistema non potrà mai raggiungere il punto B, ma si posizionerà piuttosto nel nuovo equilibrio C, nel quale la disoccupazione è ancora al suo livello naturale, mentre l’inflazione, corrente e attesa, è pari a m. In tale punto di equilibrio la funzione di perdita delle autorità è ovviamente più elevata, in quanto, rispetto ad A, la disoccupazione è la stessa, mentre l’inflazione è maggiore. Come si può desumere dalla discussione precedente, la politica monetaria migliore per le autorità, quella che porterebbe al punto B, è incoerente dal punto di vista temporale, in quanto, in presenza di agenti razionali, essa finisce per generare una situazione peggiore di quella iniziale nonché di quella desiderata. In definitiva, poiché l’equilibrio di first best da parte delle autorità (quello in cui si ingannano gli individui, nel punto B) non è raggiungibile, al fine di evitare che un comportamento opportunistico, e quindi discrezionale, porti il sistema nella situazione peggiore di third best (il punto C), risulta opportuno vincolare le autorità a rimanere in una posizione di second best (il punto A) attraverso un obbligo statutario o una regola vincolante (ovvero tramite un cosiddetto pre-commitment). Le incoerenze temporali delle politiche economiche Secondo la NMC, pertanto, le autorità di politica monetaria non devono essere libere di seguire comportamenti discrezionali, perché in tal caso esse avrebbero sempre un incentivo (ad esempio in prossimità di scadenze elettorali) ad adottare comportamenti opportunistici, ma devono essere vincolate a seguire regole prefissate, come ad esempio la regola del k%. Poiché inoltre l’incentivo opportunistico è tanto più elevato quanto più l’autorità di politica monetaria assegna un peso basso all’inflazione (rispetto alla disoccupazione) e quanto più essa è sensibile all’influenza del potere politico, occorre che i Governatori delle Banche Centrali siano il più possibile conservatori ed indipendenti. Come si può osservare, le argomentazioni della NMC hanno avuto un ruolo decisivo nel condizionare l’assetto istituzionale delle moderne Banche Centrali. Credibilità e reputazione Attraverso i meccanismi reputazionali si mostra come,s ebbene ci sia un incentivo nel breve periodo al governo di adottare politiche inflazionistiche (per ridurre la disoccupazione) la considerazione degli effetti di lungo periodo può scoraggiare tale scelta. In un contesto multiperiodale la decisione di una autorità monetaria è data dalla coerenza dei comportamenti nel tempo. Tale reputazione condizionale le aspettative future. In questo contesto una “sorpresa inflazionistica” pur se produce un beneficio uniperiodale si pone come costo la perdita di reputazione. La reputazione può essere mantenuta solo a costo della rinuncia a benefici immediati. Una elevata reputazione riesce a far conseguire all’autorità monetaria una soluzione anti-inflazione più facilmente. Credibilità, regole e “commitment” La politica economica può essere condotta: in modo discrezionale: La politica fronteggia gli eventi e le nuove circostanze con interventi giudicati appropriati caso per caso; sulla base di regole: I decisori politici annunciano con anticipo quali politiche verranno utilizzate in varie situazioni, e si impegnano ad applicarle. La questione delle regole è concettualmente distinta dal ruolo attivo o passivo nell’economia. Una regola può essere sia attiva che passiva. Le politiche discrezionali sono più flessibili delle regole. Queste tuttavia possono essere uno svantaggio perché possono generare problemi di incoerenza temporale. Riducono la credibilità del decisore politico e l’efficacia delle politiche economiche. Regole vincolanti possono dimostrarsi invece più efficaci. Il vantaggio di legarsi le mani. In particolare le regole possono essere istituzionali, legislative, amministrative in una sequenza di vincoli sempre meno stringenti fino a interventi discrezionali. Per i keynesiani un sistema di regole troppo rigide rischia di eliminare la flessibilità della risposta determinata dagli shock. Credibilità, regole e “commitment” - 1) 2) 3) 4) Una via di mezzo tra l’approccio discrezionale (con bassa credibilità) e quello normativo delle regole è stato individuato con meccanismi volti ad accrescere la credibilità degli annunci con l’intento di: sistemi che aumentino il costo di eventuali deviazioni; eliminino gli stessi incentivi a rinnegare. Alcune possibilità: Ancoraggio del cambio ad una valuta forte prendendo a prestito la credibilità della moneta forte; Accordi con le parti sociali sul modello delle politiche dei redditi; Perseguire un’appropriata struttura delle scadenze del debito (debiti indicizzati); Nomina di governatori tradizionalmente conservatori e avversi all’inflazione e forte autonomia della Banca centrale. Credibilità ed istituzioni Vediamo di definire e precisare quali chi sono i decision makers. Autorità monetarie (banca centrale) e autorità fiscali (il governo). L’autonomia della Banca centrale può risultare desiderabile in la funzione di utilità sociale sia più simile agli agenti privati che al governo. Spesso il governo può avere davanti obiettivi di breve periodo mentre la banca centrale di lungo. Il problema tuttavia diviene quello di capire come sono stabilite queste regole ovvero il meccanismo istituzionale di fissazione degli obiettivi e degli strumenti. Generalmente si stabilisce gli l’autonomia della banca riguardi gli strumenti mentre negli obiettivi finali vada esplicitata nello statuto della banca l’obiettivo dell’inflazione zero o prossimo. Alcuni preferiscono inserire anche gli obiettivi intermedi: tasso di crescita della moneta, tasso di cambio, tasso di inflazione, PIL nominale. Alcune proposte suggeriscono che sia l’autorità politica a stabilire l’obiettivo di inflazione e alla banca centrale gli strumenti per raggiungerlo. Attualmente la BCE sembra stia assumendo un atteggiamento autonomo ma anche conservatore malgrado alcune scelte di politica economica sia state determinate con una particolare attenzione all’economia reale (attivismo della politica monetaria della BCE durante la crisi 2008-2009). Alcune applicazioni (la strategia di Maastricht) Rappresentiamo la situazione di due paesi: Germania e Italia con due mappe di indifferenza: l’ipotesi è che vi sia la preferenza dei policymaker italiani a favore della disoccupazione mentre i policymaker tedeschi attribuiscono un peso maggiore all’inflazione. Le curve di Phillips sono identiche nel breve periodo e sono due rette parallele per semplicità. Il tasso di disoccupazione è uguale (un) e identica la posizione di first best della disoccupazione (uo). L’equilibrio di lungo periodo (time-consistent) sarà Ei ed Eg per Italia e Germania entrambi posizionati sulla curva di lungo periodo di Phillips Ph* tangenti alle curve di indifferenza e le curva di Ph di breve periodo. W Ei Eg uo Un In Italia vi sarà maggiore inflazione rispetto alla Germania con lo stesso tasso di disoccupazione (un) fissato a livello naturale. In vista dell’unione monetaria il tasso di inflazione dovrà essere compreso tra Ei ed Eg con una perdita di benessere per la Germania (maggiore disoccupazione). L’unico modo per evitare ciò è imporre una banca centrale che adotti le stesse regole e preferenze della Germania. Solo i paesi che dimostrino credibilità nel raggiungere gli obiettivi di Maastricht potranno avere accesso. Ciò dovrà avvenire attraverso una politica di disinflazione che accresca anche la credibilità I parametri di Maastricht finiscono per essere parametri di esclusione per delimitare i paesi antiinflazione e/o virtuosi. Tutto ciò tuttavia ha, come per l’Italia, nel periodo 1996/98, costituito un premio (circolo virtuoso): bassi tassi di interesse, risanamento credibile, miglioramento del disavanzo, riduzione del differenziale dei tassi, ect.. U Le principali critiche alla NMC In realtà la NMC sembra fornire false previsioni. Come spiegare gli ultimi eventi circa la depressione, l’andamento ciclico, la disoccupazione persistente, ect…? Le economie occidentali sembrano confermare ancora alcune politiche keynesiane. La moneta non è neutrale e spesso la politica monetaria non è neutrale. I soggetti non possono avere tutte le informazioni disponibili. Si confonde la conoscenza del sistema economico con la conoscenza nel sistema economico. È la stessa distinzione hayekiana fra conoscenza scientifica (intesa come cultura, patrimonio di conoscenze teoriche) e conoscenza pratica, delle circostanze di tempo e luogo. Sulla base del primo tipo di conoscenza la NMC approda ad un equilibrio istantaneo e continuo del mercato; ma la conoscenza rilevante è la seconda, e ha bisogno di tempo e correzione di errori. Le principali critiche alla NMC - - - Tra le critiche principali: La rigidità di prezzi e salari almeno nel breve periodo e il sistema risulto in continuo stato di disequilibrio; L’ipotesi delle aspettative razionali e le caratteristiche dell’insiemeinformazione. Non esiste un unico modello rappresentativo del sistema economico e le convinzioni e congetture degli agenti possono essere diverse e mutare al mutare dello stato dell’economia. La raccolta delle informazioni richiede un processo lungo e costoso che quindi può essere vero solo nel lungo periodo. Inoltre i processi di apprendimento hanno bisogno di tempo in presenza di un quadro economico che muta. Siamo in presenza piuttosto di razionalità parziali. Si ripropone inoltre il vantaggio informativo dell’operatore pubblico rispetto a quello privato. L’instabilità dinamica dei sistemi con aspettative razionali che possono condurre a previsioni esponenziali e a crescite dei prezzi, specie nei mercati finanziari, catastrofici ed esplosivi (bolle speculative).