POLITICA ECONOMICA
Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche
Corso di Economia aziendale
Prof. MICHELE SABATINO
TEORIE, SCUOLE ED EVIDENZE EMPIRICHE
(parte quarta)
I fondamenti teorici della NMC
Verso la metà degli anni Settanta si afferma negli Stati Uniti una
scu-ola definita “Nuova macroeconomia classica”, o “scuola delle
aspettati-ve razionali", i cui principali esponenti sono Lucas,
Sargent, Barro e Wallace.
La NMC costituisce la versione più radicale del monetarismo, al
quale si propone di fornire un fondamento microeconomico più
robusto. Questi autori accettano incondizionatamente il modello
di equilibrio generale walrasiano, con le ipotesi che vi sono
connesse: sistema economico composto da individui razionali e
ottimizzanti che perseguono il fine di massimizzare l'utilità o il
profitto; piena flessibilità di salari e prezzi, che mutano con velocità
infinita al fine di eguagliare domanda e offerta su tutti i mercati
(market clearing); nessun fattore resta sottoutilizzato. Tale modello
però, va opportunamente modificato in modo da estendere il
suo
campo
di
applicazione
all'analisi
di un'economia
monetaria, sequenziale e in condizioni di informazione
imperfetta.
1
I fondamenti teorici della NMC
Oggetto principale della ricerca è il ciclo economico, ossia il
problema delle ricorrenti fluttuazioni della produzione e
dell'occupazione in rapporto ai movimenti dei prezzi. La teoria
walrasiana non era stata in grado di spiegare i fenomeni del
ciclo. Lucas cerca di dare una soluzione rigorosa a tale
problema. Per fare ciò introduce due nuovi elementi teorici:
l'ipotesi
di informazione imperfetta e l'ipotesi di aspettative
razionali.
Informazione imperfetta - Abbandonata l'ipotesi del banditore.
Lucas afferma che i soggetti non sono perfettamente informati
sullo stato corrente dell'economia (né tanto meno sul futuro). In
un'economia monetaria e sequenziale, i soggetti, dispersi
in
luoghi separati, ricevono, in istanti temporalmente diversi,
informazioni limitate e locali. Poiché, in accordo con
l'impostazione walrasiana, l'informazione è trasmessa dai prezzi,
il sistema dei prezzi è imperfetto; non esiste un sistema
completo di prezzi (e di mercati); i soggetti non possono
conoscere né tutti i prezzi correnti né tutti i prezzi futuri.
I fondamenti teorici della NMC
Aspettative razionali - Se è così, per la NMC gli individui
formulano aspettative relativamente ai prezzi che ignorano.
Essi faranno uso di tutte le informazioni, per quanto limitate, di
cui dispongono.
Pertanto utilizzeranno, nel loro processo
decisionale, non soltanto le informazioni relative agli eventi
passati, come nelle aspettative estrapolative e adattive, ma anche il
modello che descrive la struttura del sistema economico. In
particolare, i soggetti conoscono le distribuzioni di probabilità di tutti
gli eventi futuri, per cui eventuali errori sono casuali. Le aspettative
razionali, così formulate, costituiscono una variabile endogena, in
quanto coincidono con le soluzioni del modello matematico costruito
sulla base della teoria economica rilevante (a differenza di quanto
avviene nei modelli keynesiani, costruiti sulla base di
aspettative esogene, cioè determinate al di fuori dei modelli). Le
aspettative divengono una grandezza quantitativamente esatta
e, in quanto tale, scientificamente valida.
I fondamenti teorici della NMC
Per i nuovi macroeconomisti classici il settore
privato
è
fondamentalmente stabile. Il mercato raggiunge spontaneamente
l'equilibrio di pieno impiego delle risorse, compreso il lavoro. Tutta
la disoccupazione esistente è volontaria: i disoccupati, cioè, sono
tali perché ritengono che i salari reali siano troppo bassi, e non per
mancanza di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è quello
“naturale”
In una economia di mercato in cui i prezzi sono pienamente
flessibili il sistema fluttua stocasticamente (sottoposto a continue
perturbazioni) intorno alla posizione di equilibrio naturale, dal quale
viene temporaneamente allontanato da "shock" esogeni casuali
di offerta (siccità, guerre, nuove invenzioni, ecc.) o di domanda
(mutamenti delle preferenze individuali), o da una politica
economica erratica.
Metodi alternativi di
formazione delle aspettative
L’ipotesi della NMC mostra l’importanza delle informazioni nelle
moderne economie di mercato nella formazione delle aspettative.
Tuttavia a differenza dei Keynesiani, che riconoscevano l’importanza
delle aspettative nel causare disoccupazione e recessione, gli
economisti della NMC considerano le aspettative come elementi
endogeni e non esogeni.
Le aspettative adattive
Secondo i Keynesiani, gli individui formulano le proprie aspettative
in funzione delle informazioni limitate di cui dispongono. Pertanto
utilizzano, nel loro processo decisionale, le informazioni relative
agli eventi passati, come aspettative estrapolative e adattive. Il
presente e il futuro non contano per questo genere di aspettative.
Tutto ciò genera delle aspettative continuamente errate sebbene tale
errore sia sempre meno rilevante. Ma vediamo perché:
Metodi alternativi di formazione
delle aspettative
P
Pe
P1
Po
to
t
Si supponga che i prezzi effettivi
siano al livello Po sino al tempo to e
che salgano improvvisamente al
tempo to a P1. Le aspettative
adattive terranno conto del livello
dei prezzi degli anni passati,
seppure con pesi decrescenti
rispetto al passato. L’errore di
previsione (rappresentato dalla
distanza tra la retta P1 e la curva
Pe) tende a decrescere pur
permanendo
nel
tempo.
Le
aspettative
adattive
sono
sistematicamente errate. Volendo
fare
degli
esempi
possiamo
immaginare gli shock petroliferi del
1970/73 in cui le aspettative del
livello dei prezzi basate solo sulla
storia passata hanno mostrato un
aggiustamento graduale nonostante
la
conoscenza
degli
shock
improvvisi.
Le aspettative razionali
L'ipotesi di aspettative razionali afferma che gli individui usano le
informazioni in modo efficiente, senza compiere errori sistematici
nella formazione delle aspettative riguardanti le variabili
economiche. Si utilizzano in altri termini tutte le informazioni di cui
possono disporre e nel modo migliore possibile (si presuppone che
gli agenti abbiano una buona conoscenza del funzionamento del
sistema in cui operano e dei modelli di politica economica) a fine di
elaborare le informazioni disponibili, per effettuare previsioni e
nelle scelte di politica economica. Si suppone naturalmente che il
singolo individuo possa commettere errori, ma si suppone che la
collettività nel suo complesso non sbagli le previsioni e abbia
aspettative corrette.
L'ipotesi di razionalità era già stata formulata dai teorici della
scuola austriaca, la cui visione di fondo dell'economia e della
politica economica è la stessa dei sostenitori dell'ipotesi delle
aspettative razionali.
Le aspettative razionali
La formulazione delle aspettative razionali e la seguente:
Pet = E (Pt (θt-1))
In cui Pet è il valore dei prezzi atteso dagli agenti, Pt i prezzi effettivi al
tempo t, E il valore atteso della variabile Pt condizionato all’insiemeinformazioni al tempo t-1 (θt-1), il quale include le informazioni
disponibili nel momento in cui sono fatte le previsioni (cioè t-1).
L’insieme-informazioni θ include:
a) il modello teorico rilevante circa il funzionamento del sistema
economico intendendosi la teoria walrasiani dell’equilibrio generale;
b) il valore dei parametri strutturali inclusi nel modello teorico;
c) il valore delle variabile sino al tempo t-1;
d) le proprietà statistiche degli errori casuali.
Tuttavia corrette previsioni non significa che si prevede con certezza
il valore da assegnare altrimenti Pet = Pt (previsioni perfetta). Esatte in
media significa che ci possono essere errori di previsione a seguito di
shock improvvisi o sorprese di politica economica.
Le aspettative razionali
Essendo l’aspettativa di prezzo essa stessa una
variabile stocastica (ovvero la previsione tende ad
essere perfetta a meno di errori dovuti a disturbi
stocastici) si deve poter scrivere che:
Pet = Pt + εt
dove εt è una variabile casuale. Le aspettative
razionali sono quindi esatte in media (ossia non
distorte).
L’aspetto problematico è tuttavia quello di carattere
pratico e cioè di incorporare tale concetto in un
modello economico malgrado orami la notevole
capacità econometrica di soluzione dei sistemi.
La curva di offerta di Lucas
La terza ipotesi della NMC è l’accettazione del tasso naturale di
disoccupazione congiuntamente al livello naturale del reddito. Lucas
propone una curva di offerta aggregata del tipo:
Ys = Yn + β (Pt – Pet) + εt
In cui l’offerta aggregata Ys diverge dal l’offerta naturale Yn del reddito
a seguito del parametro β che rappresenta la sensibilità alle sorprese
di prezzo (Pt – Pet) e dai disturbi casuali sull’offerta εt .
Tale curva è la somma delle curva di offerta individuali e mostra come
inversa rispetto a quella di Phillips sia la relazione tra inflazione e
disoccupazione. In Lucas è il reddito che dipende dai prezzi al
contrario di Phillips dove è l’inflazione che dipende dalla
disoccupazione.
Quindi l’offerta aggregata coincide in media con il reddito naturale e
l’eventuale divergenza è dovuta soltanto ad errori di previsione sui
prezzi da parte degli agenti o da deviazioni dovute a shock reali non
previsti (εt). In assenza di shock l’equilibrio potrebbe essere pieno.
La curva di offerta di Lucas
P
S*
S (Pe=Po)
P
o
Yn
Y
La curva di offerta di Lucas
La curva di offerta aggregata è rappresentata dalla curva verticale S*
in corrispondenza del reddito naturale Yn. E’ verticale anche nel
breve periodo in assenza di errori e secondo l’ipotesi di aspettative
razionali. Diversamente la curva è inclinata positivamente. In tal caso
vi sono errori di previsione da parte degli agenti in cui la curva è
ricavata da aspettative di prezzo Po. Se Po > P (livello dei prezzi
effettivo) dovute a β > 0 allora la curva sarà inclinata con Ys > Yn.
La curva sarà inclinata solo se vi sono degli errori diversamente
l’unico effetto per la NMC è, anche nel breve periodo, un aumento dei
prezzi.
In definitiva un qualunque aumento della domanda aggregata può
avere effetti reali solo se vi sono errori previsti da parte degli agenti a
causa di carenze informative.
Alcuni esempi: mercato del lavoro, mercato dei beni e politica
economica.
Asimmetria informativa nel
mercato del lavoro
Se la domanda di lavoro dipende dai salari reali ogni variazione
dei prezzi farà spostare le curva di domanda. Quest’ipotesi
funziona solo se le imprese basano le proprie decisioni sui prezzi
attesi e quindi su previsioni perfette (P = Pe). Tuttavia spesso,
malgrado i lavoratori stabiliscano la propria offerta in funzione dei
prezzi attesi, esistono ritardi temporali nella formazione delle
aspettative dei prezzi (Pte = P t-1). I lavoratori sono soggetti ad
errori di previsione sui prezzi.
Supponiamo che vi sia un annuncio di aumento dell’offerta di
moneta e quindi un rialzo dei prezzi da Po a P1 con la
conseguenza che la domanda di lavoro si sposterà da Nd(Po) a
Nd(P1). Al contrario i lavoratori formuleranno aspettative errate
(Pe1 = Po) mantenendo invariata la curva di offerta. Il nuovo
equilibrio determinerà un aumento dei salari monetari e
dell’occupazione (W1 e N1).
Asimmetria informativa nel
mercato del lavoro
W
Ns (Pet = Po)
W1
Wo
Nd (P1)
Nd (Po)
No
N1
N
Asimmetria informativa nel
mercato del lavoro
L’aumento dell’occupazione è stato possibile perché i
salari reali sono in realtà diminuiti (W1/P1 < Wo/Po)
facendo aumentare la domanda di lavoro, ma i
lavoratori non si sono accorti di questo poiché
conoscono solo l’aumento dei salari monetari e non
dell’aumento dei prezzi.
E’ l’asimmetria informativa che consente all’aumento
dell’offerta di moneta di manifestare effetti reali pur
essendo il mercato del lavoro sempre in equilibrio.
Il modello di scelta intertemporale contenuto nello
studio di Lucas consente di inserire le aspettative di
prezzo nella costruzione dell’offerta di lavoro.
Asimmetria informativa nel
mercato del lavoro
Il modello di scelta intertemporale stabilisce che un
aumento del salario reale considerato temporaneo
induce una sostituzione tra lavoro e tempo libero
ovvero tra lavoro futuro e lavoro presente provocando
l’aumento dell’offerta di lavoro. Al contrario un
aumento del salario reale considerato permanente
non comporta alcun effetto rilevante.
L’occupazione fluttua in risposta a deviazioni dei
salari dai livelli “normali” o di lungo periodo e la
disoccupazione è sempre volontaria. Le variazioni
dell’occupazione dipendono dall’offerta di lavoro e
non dalla domanda di lavoro come per i keynesiani.
La parabola delle isole
Un altro errore previsivo riguarda il mercato dei beni. Si supponga che sul
mercato operano produttori locali in mercati separati o “isole” e che questi
conoscono perfettamente il prezzo del loro prodotto (iPet = iPt) e che invece
conoscono in maniera imperfetta i prezzi sugli altri mercati e quindi il livello
generale dei prezzi. Inoltre quest’ultimo arriva in ritardo (Pet = P t-1).
Sino a quando i prezzi rimangono costanti la produzione offerta è costante.
Quando i produttori percepiscono un aumento dei prezzi i produttori si
rendono conto dell’aumento solo del loro prezzo e non della variazione del
livello generale dei prezzi (Pe1 = Po). L’aumento generalizzato dei prezzi non
comporterebbe alcune risposta reale. Diversamente i produttori
percepiscono un aumento dei prezzi relativi e sono indotto ad aumentare le
propria produzione.
La funzione di offerta dell’impresa i-ma è
i
Y t = i Y* +
( P – Pe )
i
t
t
In cui i Y* rappresenta il livello di produzione e Pet una stima del valore
atteso livello generale dei prezzi. I produttori non distinguono tra uno
shock macroeconomico e uno shock microeconomico o settoriale del
singolo mercato. Un errore previsivo sui prezzi ha provocato un effetto
reale.
La neutralità della moneta di
Sargent e Wallace
Un terzo esempio di conseguenze reali da errori previsivi concerne gli
effetti delle politiche economiche non anticipata.
Premesso che la curva di offerta è sul modello di Lucas accogliendo il
livello naturale del reddito, la teoria quantitativa della moneta e una regola
monetaria flessibile secondo cui l’offerta varia in funzione delle fluttuazioni
del reddito corrente si perviene ad una conclusione duplice.
(1) il reddito offerto diverge da quello di piena occupazione solo a cause di
condizioni stocastiche (errori di previsione, shock improvvisi, politiche non
anticipate);
(2) la politica economica non ha alcun effetto reale e causa solo inflazione.
Date queste premesse, i teorici della NMC concludono che qualunque
tentativo delle autorità di espandere la produzione e l'occupazione
attraverso una politica economica discrezionale è destinato al fallimento.
Infatti, se le aspettative sono formate razionalmente, qualunque
decisione delle autorità finirà per essere assorbita e neutralizzata dal
comportamento degli operatori, che possiedono le stesse informazioni
delle autorità.
La neutralità della moneta di
Sargent e Wallace
Supponiamo che le autorità monetarie aumentino l'offerta di moneta; gli
imprenditori, per la maggior liquidità a disposizione, offrono ai
lavoratori salari più elevati; i lavoratori, tuttavia, poiché prevedono che i
prezzi aumenteranno nella stessa misura, e dunque il salario in termini
reali rimarrà immutato, non aumentano l'offerta di lavoro; il tasso di
disoccupazione rimane allo stesso livello di prima (e cioè al tasso
naturale),
e così la produzione; l'unico effetto è un aumento
dell'inflazione. Dunque qualunque intervento correttivo è inefficace.
La NMC nega modificazioni delle grandezze reali anche nel breve
periodo. Dunque, anche nel breve periodo la curva di Phillips assume
andamento verticale. Infatti, un aumento dell'offerta di moneta, essendo
previsto e anticipato, induce gli individui a spostarsi immediatamente in
verticale dal vecchio al nuovo saggio di inflazione, senza alcun
temporaneo allontanamento dal tasso naturale di disoccupazione.
La neutralità della moneta di
Sargent e Wallace
L'unico caso in cui la politica economica può modificare
il livello del reddito è quello in cui essa è erratica, e cioè
diversa da ciò che il settore privato si aspetta. Ma una
politica del genere può essere solo destabilizzante.
La
conclusione è che l'unica politica economica
consigliabile è quella che segue una regola semplice
e costante nel tempo: ciò al fine di ridurre l'incertezza
nel sistema e minimizzare gli scarti dal reddito naturale.
La
regola
potrebbe
consistere nell'incremento
costante, e pari al reddito, dell'offerta di moneta.
Politica fiscale e politica
monetaria: effetti sulla domanda
e sull’offerta
Nella NMC viene presa in considerazione anche l’incertezza circa la
politica economica che sarà perseguita.
In questo senso una politica disinflazione deve essere quanto più
rapida possibile e credibile. Una specie di doccia fredda così da non
dare l’impressione di essere modificata e modificabile nel tempo. Il
sistema, solo per l’effetto annuncio, potrebbe raggiungere la nuova
posizione di equilibrio senza costi in termini di occupazione e
prodotto. Ciò sarà tanto più efficace perché la modifica riguarderà
non solo il tasso di inflazione effettivo ma anche quello atteso.
Più complessa la politica fiscale. Anche la politica fiscale se
perfettamente anticipata non produce effetti reali. Può però essere
determinante la percezione delle variazioni se permanenti o
temporanee. Nel caso di politiche espansive si avrà un sovraspiazzamento (aspettative di aumento dei tassi di interesse e
riduzione degli investimenti). Nel caso di politiche restrittive si
verificano effetti di riduzione del reddito e della domanda e/o del
miglioramento del clima di fiducia per la riduzione del debito.
Politica fiscale e politica
monetaria: effetti sulla domanda
e sull’offerta
In generale entrambe le politiche fiscali e monetarie
sono neutrali. Solo in caso di politiche fiscali si
possono assistere al cambiamento di comportamenti
degli agenti con effetti reali.
La politica fiscale infine sul fronte dell’offerta continua
ad avere qualche effetto reale in quanto modifica
l’accumulazione di capitale nel tempo e quindi le
potenzialità produttive. In tal senso la modifica
riguarda non l’offerta aggregata che diverge dal
reddito naturale ma il modificarsi della posizione dello
stesso reddito naturale a seguito della politica
economica.
La critica di Lucas ai modelli
econometrici
Le politiche economiche utilizzano modelli econometrici sia
per esercizi previsionali (in base all’evoluzione passata) sia
per simulazioni di effetti sul sistema.
La critica di Lucas appunto si basa su questi modelli di
simulazione considerati inaffidabili. Gli agenti economici,
non appena si rendono conto del mutamento nella politica
economica rivedono anche loro le proprie aspettative circa
gli accadimenti futuri alterando le relazioni strutturali, tra
loro interdipendenti, inserite nei modelli econometrici.
In ogni caso se le aspettative sono razionali e le politiche
sono anticipate gli agenti modificano immediatamente i
propri comportamenti e anticipano l’effetto all’annuncio della
politica non avendo effetti reali e rendendo inaffidabili i
modelli econometrici.
L’equivalenza ricardiana
secondo Barro
Il teorema di Barro è una proposizione formulata dall'economista
statunitense neoricardiano Robert Joseph Barro nel 1974 in base alla quale
i consumatori-contribuenti sono indifferenti rispetto al finanziamento del
disavanzo pubblico tramite l'imposizione fiscale o il debito pubblico, in
quanto anche nell'ipotesi dell'indebitamento pubblico i consumatori sono in
grado di scontare al presente le imposte future riducendo i propri consumi
correnti.
La proposizione di Barro si basa sull'ipotesi che tutti i consumatoricontribuenti abbiano aspettative razionali sul futuro. In tali condizioni i
consumatori non subirebbero alcuna illusione finanziaria da parte dei
governi e qualsiasi politica fiscale, sia finanziata con indebitamento e sia
con maggiori imposte correnti, sarebbe neutralizzata nel presente dal
comportamento degli stessi consumatori-contribuenti.
In conclusione, secondo Barro i cittadini non possono essere illusi dallo
Stato che emette debito pubblico poiché gli stessi cittadini scontano
immediatamente sulle scelte correnti l'onere delle future imposte
restringendo i consumi. Il teorema di Barro sviluppa il teorema
dell’equivalenza di Ricardo, concepito dall'economista inglese nel '800,
nella nuova macroeconomia classica degli anni '60 di cui lo stesso Barro è
uno dei massimi esponenti.
L’equivalenza ricardiana
secondo Barro
Il teorema dell'equivalenza viene sviluppato dall'economista inglese
David Ricardo nel XVIII secolo per osservare come la scelta di finanziare
una spesa pubblica tramite il debito pubblico oppure tramite l'imposizione
fiscale non modifichi la domanda corrente. Secondo il teorema di Ricardo
il finanziamento di una spesa pubblica tramite tasse equivale al
finanziamento della stessa tramite la vendita dei titoli pubblici.
Sulla base dell'equivalenza ricardiana i consumatori-contribuenti a fronte
di un indebitamento pubblico nel periodo corrente maturano l'aspettativa
di un futuro rialzo dell'imposizione fiscale ed iniziano a risparmiare fin da
subito per poter sopportare il maggiore carico fiscale del futuro.
In altri termini il finanziamento tramite il debito publico deprime la
domanda corrente allo stesso modo di un aumento delle tasse. Il teorema
dell'equivalenza viene ripreso dall'economista Barro che lo rielabora nel
corso della seconda metà del Novecento introducendovi le aspettative
razionali degli operatori economici per perorare l'inefficacia di una politica
fiscale basata sul ricorso al debito pubblico nel finanziamento della spesa
pubblica.
L’equivalenza ricardiana
secondo Barro
Il teorema di Barro su basa sulla condizione che i consumatori-contribuenti
operino in condizioni di informazione perfetta e razionalità perfetta, ossia
che questi ultimi siano in grado di determinare con esattezza il proprio
orizzonte temporale e di effettuare le scelte più razionali per se stessi.
L'informazione perfetta implica che tutti i consumatori abbiano accesso
alle informazioni sulle scelte di governo, sull'andamento del debito pubblico
e del PIL, sull'andamento futuro dell'economia, ecc. In realtà, anche se ciò
fosse possibile, ogni operatore economico opera in condizioni di incertezza
sul futuro e nessuno potrebbe quindi prevedere con certezza ed esattezza
l'onere fiscale futuro. Ad esempio, l'indebitamento potrebbe finanziare
investimenti tali da consentire una futura crescita economica superiore
all'onere del debito pubblico stesso. Nessun consumatore potrà mai avere
le informazioni perfette sul futuro.
La razionalità perfetta, invece, implica che ogni consumatore sia in grado
di maturare la scelta ottimale per i propri interessi economici. Tuttavia, la
razionalità perfetta è soltanto una ipotesi teorica applicabile per l'homo
oeconomicus, nella realtà di tutti i giorni nessun operatore economico
opera in condizioni di razionalità perfetta.
L’equivalenza ricardiana
secondo Barro
(1)
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(6)
Critiche al modello di Barro sono:
Orizzonti temporali nelle scelte individuali sono in genere più brevi
del ciclo vitale;
I mercati dei capitali sono imperfetti e il tasso di interesse a cui gli
operatori privati possono prendere a prestito può essere superiore
rispetto a quello dei titoli del debito oltre ai costi di transazione;
Se il tasso di crescita è positivo non si pone neanche un problema
di sostenibilità;
Le imposte possono essere distorsive modificando gli incentivi al
lavoro;
Vi è incertezza sui redditi e sulle imposte future;
Gli effetti redistributivi tra percettori di interessi dei titoli del debito
e contribuenti.
Titoli pubblici e ricchezza privata
-
-
-
Il possesso di titoli del debito può essere considerata ricchezza?
A livello aggregato ogni attività finanziaria corrisponde ad una passività e
quindi la collettività è essenzialmente in pareggio;
A livello di ricchezza privata, secondo il teorema dell’equivalenza
ricardiana, i titoli di stato non costituiscono ricchezza ma bensì imposte
future.
Individui razionali risparmieranno oggi per far fronte alle future imposte
riducendo il consumo presente per far fronte al servizio del debito. In
questo senso si conferma come la politica economica diventa inefficace
davanti a comportamenti razionali. Gli effetti espansivi dell’indebitamento
con titoli verrebbero a essere annullati dal comportamento razionale dei
consumatori/risparmiatori.
Ciò è anche vero in presenza di una espansione della spesa pubblica ∆G
che comporterebbe una aumento del risparmio privato ∆S a fronte di una
riduzione dei consumi privati -∆C. Il risparmio privato compenserebbe il
mancato risparmio pubblico (ossia dei disavanzi pubblici). La IS non si
sposterebbe laddove la spesa pubblica spiazza i consumi privati senza
alcun effetto reale sull’economia. Tuttavia i risultati empirici di tale teoria
sono abbastanza ambigui o deboli.
Rapporti tra politica monetaria
e fiscale
Il modello di Sargent e Wallace (1981) riveste particolare importanza sulle
politiche economiche. Infatti concentrandosi sulla politica monetaria
quest’ultima non solo non ha alcun effetto reale ma può addirittura perdere il
controllo e determinare un’inflazione anche maggiore.
Le ipotesi dei due economisti sono le seguenti:
La politica fiscale domina quella monetaria e il disavanzo primario è fissato
al di là del tasso di crescita dello stock di moneta;
La domanda di moneta è determinata dalla teoria quantitativa della moneta;
Il tasso di interesse reale è maggiore del tasso di crescita reale del sistema;
Esiste una soglia massima di finanziamento del debito con titoli pubblici.
1.
2.
3.
4.
Una politica monetaria restrittiva e il finanziamento del debito pubblico con
titoli può comportare meno inflazione oggi ma maggiore inflazione domani. Il
dilemma è tra una stabilità di breve periodo (minacciata dal finanziamento
monetaria del debito) e una sostenibilità del m/l periodo (connessa al
finanziamento con titoli).
Rapporti tra politica monetaria
e fiscale
Se la politica fiscale domina quella monetaria e quindi la
domanda di titoli da parte del pubblico implica un tasso di
interesse maggiore del tasso di crescita reale
dell’economia, allora risulta difficile da parte dell’autorità
monetaria un controllo dell’inflazione.
Si dovrebbe in verità prima fissare un obiettivo monetario e
successivamente quello di bilancio. In tal senso si predilige
l’autonomia dell’autorità monetaria ed il controllo di
entrambe le variabili (tasso di interesse e tasso di crescita).
Ciò tuttavia è criticato dai keynesiani secondo cui invece è
necessaria una politica di coordinamento delle politiche
monetarie e fiscali. In tal senso politiche fiscali restrittive
(riduzione del disavanzo) possono essere accomodanti da
politiche monetarie espansive.
La credibilità e coerenza
temporale delle politiche
La NMC ha quindi un nuovo approccio metodologico fondato sulle
aspettative razionali e sui comportamenti degli agenti e dei policy
makers. In questo contesto la credibilità delle stesse politiche
diviene cruciale.
Nelle teorie keynesiane si pensava che i decision makers avessero
il controllo ottimale del sistema e che modificassero i valori degli
strumenti per raggiungere gli obiettivi mentre gli agenti economici
avessero un ruolo passivo.
La rivoluzione delle aspettative razionali ha ridisegnato un ruolo
attivo degli agenti economici che si adeguano e anticipano le
decisioni di politica economica in un contesto in cui anche i policy
makers sono assimilabili agli agenti privati con una interdipendenza
strategica nei comportamenti e nelle decisioni.
In questo ambito la teoria dei giochi ha una vastissima applicazione.
La credibilità e coerenza
temporale delle politiche
In tale contesto l’assenza di regole e meccanismi istituzionali
al comportamento delle autorità di politica economica rende
queste ultime dipendenti dalle congetture degli agenti privati.
E le aspettative degli agenti privati spesso si auto-realizzano.
Un esempio l’aspettativa di peggioramento del tasso di
cambio che porta ad attacchi speculativi contro una certa
valuta che alla fine è costretta a svalutare.
Anche in questo senso le aspettative degli agenti privati si
modificano in funzione degli annunci delle politiche
economiche e della credibilità delle autorità responsabili. La
politica economica non creduta provoca effetti reali (come
per le politiche non anticipate) che vengono via via riassorbiti
man mano che gli agenti rivedono le conseguenze delle
proprie aspettative.
Politiche ottimali
Molte decisioni di politica economica possono essere ottimali in
un’ottica di breve ma non in quella di lungo periodo.
Il caso dei rapimenti: Il governo annuncia che non tratterà riscatti ai
rapitori; avviene un rapimento e si pone il dilemma; se il governo
accetta a breve (libera il rapito) perderà alla lunga la credibilità e
quindi in un’ottica di lungo tale scelta potrebbe essere non ottimale.
Gli agenti economici si accorgono spesso che i policy markers
annunciano politiche non credibili perché non rispettate nel lungo
periodo e quindi si comportano di conseguenza di fronte a tale
“incoerenza temporale”. Spesso le autorità monetarie possono
annunciare una politica contro l’inflazione sperando solo nell’effetto
annuncio. Ma gli agenti privati possono essere convinti che l’autorità
monetaria non la rispetterà e quindi perde di credibilità assumendo
atteggiamenti di incoerenza temporale. Esempi sono:
(i) la lotta all’evasione (i condoni); (ii) le politiche di sostegno agli
investimenti (conto energia); (iii) le politiche sulle innovazioni (la
norma sui brevetti poi abrogata); ect…
Le incoerenze temporali
delle politiche economiche
Il problema dell’incoerenza temporale può essere rappresentato dal
seguente ragionamento sulla politica monetaria. Le argomentazioni
della NMC al riguardo possono essere schematizzate
semplicemente con l’aiuto della figura successiva.
Supponiamo che le autorità perseguano due obiettivi tra di loro
contrastanti: l’inflazione () e la disoccupazione (u). Le preferenze tra
questi due obiettivi possono essere espresse da una tradizionale
funzione del benessere sociale (o meglio di perdita sociale,
trattandosi in realtà di obiettivi che generano disutilità), del tipo
I=I(,u). Le autorità cercheranno quindi di minimizzare tale funzione
di perdita sociale sotto il vincolo rappresentato dalla solita curva di
Phillips:
π t = π + β (u t − u n )
e
t
CPLP (π
π=π
πe)
π
C
πC=µ
πB
B
CP(πe=µ)
u*
A
un
u
CP(πe=0)
Li Lp
assumendo, per semplicità, che non ci siano
shock esogeni casuali. Supponiamo altresì di
partire da una posizione come la A, in cui la
disoccupazione è al suo livello naturale e
l’inflazione, corrente e attesa, è pari a zero.
Come si può osservare dal grafico, a tale
situazione corrisponde una perdita delle
autorità pari a Lp. Tale situazione non è però
ottimale per le autorità, in quanto, data la
curva di Phillips di breve periodo con attese
di inflazione pari a zero, le autorità
minimizzerebbero la funzione di perdita nel
punto B. Tale punto può essere ottenuto
incrementando il tasso di crescita dell’offerta
di moneta al livello m, nell’ipotesi che gli
individui mantengano inalterate le loro attese
di inflazione. Se ciò si verifica, e cioè se le
autorità riescono ad ingannare gli individui,
ad
esempio
dichiarando
che
non
aumenteranno l’offerta di moneta, mentre
invece si comporteranno in maniera
opportunistica, il sistema raggiungerà il punto
ottimale, dal punto di vista delle autorità, B, in
cui la disoccupazione è al livello desiderato
u* e l’inflazione ad un tasso positivo pari a
pB.
Le incoerenze temporali
delle politiche economiche
Il problema è che, in presenza di agenti razionali, l’incentivo da parte delle
autorità a comportarsi in maniera opportunistica è pienamente compreso e
quindi anticipato dagli individui, i quali formeranno quindi le loro attese
nell’ipotesi che l’offerta di moneta cresca proprio al nuovo tasso m. In tal
modo il sistema non potrà mai raggiungere il punto B, ma si posizionerà
piuttosto nel nuovo equilibrio C, nel quale la disoccupazione è ancora al
suo livello naturale, mentre l’inflazione, corrente e attesa, è pari a m. In tale
punto di equilibrio la funzione di perdita delle autorità è ovviamente più
elevata, in quanto, rispetto ad A, la disoccupazione è la stessa, mentre
l’inflazione è maggiore. Come si può desumere dalla discussione
precedente, la politica monetaria migliore per le autorità, quella che
porterebbe al punto B, è incoerente dal punto di vista temporale, in quanto,
in presenza di agenti razionali, essa finisce per generare una situazione
peggiore di quella iniziale nonché di quella desiderata.
In definitiva, poiché l’equilibrio di first best da parte delle autorità (quello in
cui si ingannano gli individui, nel punto B) non è raggiungibile, al fine di
evitare che un comportamento opportunistico, e quindi discrezionale, porti il
sistema nella situazione peggiore di third best (il punto C), risulta opportuno
vincolare le autorità a rimanere in una posizione di second best (il punto A)
attraverso un obbligo statutario o una regola vincolante (ovvero tramite un
cosiddetto pre-commitment).
Le incoerenze temporali
delle politiche economiche
Secondo la NMC, pertanto, le autorità di politica monetaria non
devono essere libere di seguire comportamenti discrezionali, perché
in tal caso esse avrebbero sempre un incentivo (ad esempio in
prossimità di scadenze elettorali) ad adottare comportamenti
opportunistici, ma devono essere vincolate a seguire regole
prefissate, come ad esempio la regola del k%. Poiché inoltre
l’incentivo opportunistico è tanto più elevato quanto più l’autorità di
politica monetaria assegna un peso basso all’inflazione (rispetto alla
disoccupazione) e quanto più essa è sensibile all’influenza del
potere politico, occorre che i Governatori delle Banche Centrali
siano il più possibile conservatori ed indipendenti.
Come si può osservare, le argomentazioni della NMC hanno avuto
un ruolo decisivo nel condizionare l’assetto istituzionale delle
moderne Banche Centrali.
Credibilità e reputazione
Attraverso i meccanismi reputazionali si mostra come,s
ebbene ci sia un incentivo nel breve periodo al governo di
adottare politiche inflazionistiche (per ridurre la
disoccupazione) la considerazione degli effetti di lungo
periodo può scoraggiare tale scelta.
In un contesto multiperiodale la decisione di una autorità
monetaria è data dalla coerenza dei comportamenti nel
tempo. Tale reputazione condizionale le aspettative future.
In questo contesto una “sorpresa inflazionistica” pur se
produce un beneficio uniperiodale si pone come costo la
perdita di reputazione. La reputazione può essere
mantenuta solo a costo della rinuncia a benefici immediati.
Una elevata reputazione riesce a far conseguire all’autorità
monetaria una soluzione anti-inflazione più facilmente.
Credibilità, regole e “commitment”
La politica economica può essere condotta:
in modo discrezionale: La politica fronteggia gli eventi e le nuove
circostanze con interventi giudicati appropriati caso per caso;
sulla base di regole: I decisori politici annunciano con anticipo quali
politiche verranno utilizzate in varie situazioni, e si impegnano ad
applicarle. La questione delle regole è concettualmente distinta dal ruolo
attivo o passivo nell’economia. Una regola può essere sia attiva che
passiva.
Le politiche discrezionali sono più flessibili delle regole. Queste tuttavia
possono essere uno svantaggio perché possono generare problemi di
incoerenza temporale. Riducono la credibilità del decisore politico e
l’efficacia delle politiche economiche. Regole vincolanti possono
dimostrarsi invece più efficaci. Il vantaggio di legarsi le mani.
In particolare le regole possono essere istituzionali, legislative,
amministrative in una sequenza di vincoli sempre meno stringenti fino a
interventi discrezionali. Per i keynesiani un sistema di regole troppo rigide
rischia di eliminare la flessibilità della risposta determinata dagli shock.
Credibilità, regole e “commitment”
-
1)
2)
3)
4)
Una via di mezzo tra l’approccio discrezionale (con bassa
credibilità) e quello normativo delle regole è stato individuato con
meccanismi volti ad accrescere la credibilità degli annunci con
l’intento di:
sistemi che aumentino il costo di eventuali deviazioni;
eliminino gli stessi incentivi a rinnegare.
Alcune possibilità:
Ancoraggio del cambio ad una valuta forte prendendo a prestito la
credibilità della moneta forte;
Accordi con le parti sociali sul modello delle politiche dei redditi;
Perseguire un’appropriata struttura delle scadenze del debito (debiti
indicizzati);
Nomina di governatori tradizionalmente conservatori e avversi
all’inflazione e forte autonomia della Banca centrale.
Credibilità ed istituzioni
Vediamo di definire e precisare quali chi sono i decision makers.
Autorità monetarie (banca centrale) e autorità fiscali (il governo).
L’autonomia della Banca centrale può risultare desiderabile in la funzione
di utilità sociale sia più simile agli agenti privati che al governo. Spesso il
governo può avere davanti obiettivi di breve periodo mentre la banca
centrale di lungo.
Il problema tuttavia diviene quello di capire come sono stabilite queste
regole ovvero il meccanismo istituzionale di fissazione degli obiettivi e
degli strumenti. Generalmente si stabilisce gli l’autonomia della banca
riguardi gli strumenti mentre negli obiettivi finali vada esplicitata nello
statuto della banca l’obiettivo dell’inflazione zero o prossimo. Alcuni
preferiscono inserire anche gli obiettivi intermedi: tasso di crescita della
moneta, tasso di cambio, tasso di inflazione, PIL nominale. Alcune
proposte suggeriscono che sia l’autorità politica a stabilire l’obiettivo di
inflazione e alla banca centrale gli strumenti per raggiungerlo.
Attualmente la BCE sembra stia assumendo un atteggiamento autonomo
ma anche conservatore malgrado alcune scelte di politica economica sia
state determinate con una particolare attenzione all’economia reale
(attivismo della politica monetaria della BCE durante la crisi 2008-2009).
Alcune applicazioni
(la strategia di Maastricht)
Rappresentiamo la situazione di due paesi: Germania
e Italia con due mappe di indifferenza: l’ipotesi è che vi
sia la preferenza dei policymaker italiani a favore della
disoccupazione mentre i policymaker tedeschi
attribuiscono un peso maggiore all’inflazione. Le curve
di Phillips sono identiche nel breve periodo e sono due
rette parallele per semplicità. Il tasso di
disoccupazione è uguale (un) e identica la posizione di
first best della disoccupazione (uo). L’equilibrio di lungo
periodo (time-consistent) sarà Ei ed Eg per Italia e
Germania entrambi posizionati sulla curva di lungo
periodo di Phillips Ph* tangenti alle curve di
indifferenza e le curva di Ph di breve periodo.
W
Ei
Eg
uo
Un
In Italia vi sarà maggiore inflazione
rispetto alla Germania con lo stesso tasso
di disoccupazione (un) fissato a livello
naturale. In vista dell’unione monetaria il
tasso di inflazione dovrà essere
compreso tra Ei ed Eg con una perdita di
benessere per la Germania (maggiore
disoccupazione). L’unico modo per
evitare ciò è imporre una banca centrale
che adotti le stesse regole e preferenze
della Germania. Solo i paesi che
dimostrino credibilità nel raggiungere gli
obiettivi di Maastricht potranno avere
accesso. Ciò dovrà avvenire attraverso
una politica di disinflazione che accresca
anche la credibilità I parametri di
Maastricht finiscono per essere parametri
di esclusione per delimitare i paesi antiinflazione e/o virtuosi. Tutto ciò tuttavia
ha, come per l’Italia, nel periodo 1996/98,
costituito un premio (circolo virtuoso):
bassi tassi di interesse, risanamento
credibile, miglioramento del disavanzo,
riduzione del differenziale dei tassi, ect..
U
Le principali critiche alla NMC
In realtà la NMC sembra fornire false previsioni. Come spiegare
gli ultimi eventi circa la depressione, l’andamento ciclico, la
disoccupazione persistente, ect…? Le economie occidentali
sembrano confermare ancora alcune politiche keynesiane. La
moneta non è neutrale e spesso la politica monetaria non è
neutrale.
I soggetti non possono avere tutte le informazioni disponibili. Si
confonde la conoscenza del sistema economico con la
conoscenza nel sistema economico. È la stessa distinzione
hayekiana fra conoscenza scientifica (intesa come cultura,
patrimonio di conoscenze teoriche) e conoscenza pratica, delle
circostanze di tempo e luogo. Sulla base del primo tipo di
conoscenza la NMC approda ad un equilibrio istantaneo e
continuo del mercato; ma la conoscenza rilevante è la seconda,
e ha bisogno di tempo e correzione di errori.
Le principali critiche alla NMC
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Tra le critiche principali:
La rigidità di prezzi e salari almeno nel breve periodo e il sistema
risulto in continuo stato di disequilibrio;
L’ipotesi delle aspettative razionali e le caratteristiche dell’insiemeinformazione. Non esiste un unico modello rappresentativo del
sistema economico e le convinzioni e congetture degli agenti possono
essere diverse e mutare al mutare dello stato dell’economia.
La raccolta delle informazioni richiede un processo lungo e costoso
che quindi può essere vero solo nel lungo periodo. Inoltre i processi di
apprendimento hanno bisogno di tempo in presenza di un quadro
economico che muta. Siamo in presenza piuttosto di razionalità
parziali.
Si ripropone inoltre il vantaggio informativo dell’operatore pubblico
rispetto a quello privato.
L’instabilità dinamica dei sistemi con aspettative razionali che possono
condurre a previsioni esponenziali e a crescite dei prezzi, specie nei
mercati finanziari, catastrofici ed esplosivi (bolle speculative).