INDICE DELLA PATOLOGIA RENALE UNIVERSITA’DEGLI STUDI DI PAVIA DIPARTIMENTO DI PATOLOGIA UMANA ED EREDITARIA SEZIONE DI ANATOMIA PATOLOGICA Via Forlanini 14, 27100 Pavia PV (Italy) ++39 Tel. 0382525661 - 038252847.4/5/6/7 Fax 0382525866 ANATOMIA PATOLOGICA CORSO DI LAUREA IN ODONTOIATRIA E PROTESI DENTARIA Prof. Annibale Renzo Botticelli Professore Ordinario di Anatomia Patologica E-mail: [email protected] 1. Patologia vascolare renale 2. Glomerulopatie: a- Glomerulonefrite acuta progressiva diffusa; b- Nefropatia membranosa; c- Glomerulonefrite membrano-proliferativa diffusa; d- Glomerulonefrite proliferativa focale segmentale; e- Glomerulonefrite a lesioni minime; f- Glomerulosclerosi focale; g- Glomerulopatie in corso di malattie immunologiche sistemiche del connettivo; h- Glomerulopatie proliferative epiteliali (con semilune); i- Glomerulonefrite cronica (rene grinzo); j- Glomerulopatia diabetica; k- Glomerulopatia amiloidosica. 3.Tubulo e interstizio-patie renali: a- Pielonefrite acuta e cronica batterica; b- Pielonefrite tubercolare; c- Necrosi tubulare acuta; d- Tubulopatie da disordini metabolici (nefrocalcinosi e mieloma). 4.Patologia da rigetto per trapianto renale 5.Tumori renali. INSUFFICIENZA RENALE 1-PARZIALE: sindrome nefritica (oliguria, ematuria, uremia, ipertensione) e nefrosica (proteinuria, ipoalbuminemia, edema, suscettibilità alle infezioni, alla trombosi, alla iperlipidemia, ematuria intermittente); 2-ACUTA (oliguria e anuria); 3-CRONICA (uremia e poliuria) (FIG. 15.2). PATOLOGIA VASCOLARE RENALE A- Malattie dei vasi preglomerulari Æ insufficienza acuta o cronica renale 1-TIPI DI PATOLOGIE: a) - Aterosclerosi generalizzata e dei rami iniziali delle arterie renali; b) - Displasia arteriosa fibromuscolare. 2 - CONSEGUENZEÆ STENOSI dell’ARTERIA RENALE (FIG. 15.3) Æ ipertensione nefrovascolare secondaria: a) - Malattia lentamente progressivaÆ lenta distruzione del nefrone, insufficienza ischemica del filtrato glomerulare, atrofia ischemica tubulareÆ piccolo rene grinzo e insufficienza cronica renale; b) - Malattia rapidamente progressivaÆ riduzione del filtrato glomerulare, necrosi tubulare acutaÆ oliguria, anuria, insufficienza grave improvvisaÆ rene generalmente rigonfio; c) - Ipertensione vascolare renale da attivazione del sistema renina angiotensinaÆ insufficienza renale cronica e nefrectomia. B- Ipertensione renale (FIG. 15.4) 1 - BenignaÆ arteriolosclerosi renaleÆ ispessimento della parete arteriolare (ipertrofia muscolare ed elastica + fibrosi e jalinosi intimale arteriolare con rigidità vascolare Æischemia cronica glomerulare con jalinosi con glomerulo vascolare raggrinzitoÆinsufficienza dei nefroniÆ insufficienza renale cronicaÆ NEFROSCLEROSI BENIGNA IPERTENSIVA. 2 - Maligna Æ innalzamento della pressione arteriosain modo rapido Æ necrosi fibrinoide delle arteriole afferenti Æ necrosi segmentale del gomitolo glomerulare vascolare. C- Infarto renale 1- Infarto globale del rene: raro, dovuto a trombosi dell’arteria renale e può rappresentare una complicazione del trapianto renale. 2-Infarto parziale del rene: il più frequente, da tromboembolia proveniente dal cuore ( trombo recente nel corso di un infarto cardiaco, da tromboendocarditi valvolari, da trombo atriale nella fibrillazione) e dall’aorta (trombo murale) nell’arteria renale ; è sottocapsulare, dapprima rosso e leggermente rilevato e dopo 4-5 g bianco giallastro al centro con alone rosso iperemico Æ cicatrice depressa sottocorticale. 3-Microinfarti quando sono interessati piccoli vasi nel corso della panarterite nodosa e nella porpora di Hench-Schoenlein. 4-Necrosi del gomitolo capillare glomerulare: ipertensione maligna. 5-Necrosi corticale: nell’ipotensione grave (ipovolemia, shock, sepsi grave, eclampsia gravidica) con spasmo renale diffuso. 6-Necrosi tubulare (shock) o subinfarto. 7-Sindrome emolitico-uremica: nel corso della CID con emolisi delle emazie e stimolazione ad opera delle piastrine degranulate alla proliferazione mesangiale, con necrosi del gomitolo glomerulare vascolare Æ insufficienza acuta renale. GLOMERULOPATIE (Generalità) A- Cause: malattie vascolari generalizzate (ipertensione, vasculiti, diabete mellito); malattie da immunocomplessi; deposito di materiale complesso (amiloide). B - Istopatologia: a- proliferazione delle cellule endoteliali Æ occlusione dei capillari glomerulari associata a presenza di neutrofili Æ oliguria e uremia; b- proliferazione delle cellule mesangiali Æ sclerosi e jalinosi di tutto o parte del glomerulo vascolare, con scomparsa del lume capillare. c- ispessimento della membrana basale con deposito di immunocomplessi o amiloide e di materiale neoformato della membrana basale. d- necrosi della parete capillare, usualmente necrosi fibrinoide come nelle vasculiti necrotizzanti e nell’ipertensione maligna. e- formazioni di semilune dovute a proliferazione delle cellule epiteliali (epiciti glomerulari e della capsula di Bowman) Æ compressione del glomerulo Æ scomparsa dell’intero nefrone Æ danno renale grave e rapidamente progressivo. C - Quadri di danni glomerulari (FIG. 15.6): globale, segmentale, diffuso, focale. D - Meccanismi immunitari nelle glomerulopatie: a- immunocomplessi circolanti; b- antigeni circolanti intrappolati con susseguenti anticorpi; c- anticorpi antimembrana basale glomerulare (Goodpasture); d- sindrome di Goodpasture : malattia glomerulare immunomediata, secondaria ad attivazione del complemento Æ chemiotassi dei neutrofili ed attivazione del sistema di coagulazione. E - Diagnosi: agobiospia percutanea con ago sottile ed esame istologico, ultrastrutturale ed immunoistochimico. F - Quadri clinici e correlazioni istologiche: a- sindrome nefrosica Æ ispessimento della membrana basale glomerulare o deposito di matrice mesangiale Æ proteinuria; b-sindrome nefritica in cui il danno glomerulare è associato a proliferazione endoteliale e mesangiale Æ ematuria; c- sindrome mista nefrosica e nefritica Æ danno della membrana basale e proliferazione cellulare; d- insufficienza acuta da danno rapido renale. GLOMERULOFRITE ACUTA DIFFUSA PROLIFERATIVA (SINDROME NEFROSICA) A-ISTOLOGIA (FIG. 15.7): 1Proliferazione delle cellule endoteliali; 2- Deposito di masserelle di immunocomplessi al di sotto dell’epitelio sul versante epiteliale della membrana basale; 3- Presenza di neutrofili nei capillari; 4- Proliferazione delle cellule mesangiali. B-CLINICA: 1- Colpisce i bambini con oliguria, ematuria, ipertensione, edema periorbitale; 2- I casi trattati con prendnisolone guariscono in 3-6 settimane con ripristino morfofunzionale del rene; 3- Una piccola percentuale di casi non si risolve completamente Æ insufficienza renale rapidamente progressiva, più comune negli adulti; 4- In rari casi Æ lenta ed ineluttabile deterioramento delle funzioni renali: proteinuria persistente, persistente allargamento del mesangio, eccessiva produzione di matrice mesangiale e dei materiale jalino Æ insufficienza renale cronica. C- PATOGENESI: infezione faringea da Streptococco βemolitico, gruppo A nefrotossico Æ dopo 1-2 settimane dalla prima infezione comparsa di immunocomplessi circolanti e filtrati dal glomerulo renale (deposito sottoepiteliale di IgG e C3 sulla membrana basale ) Æ 1- attivazione del complemento Æ chemiotassi positiva per i neutrofili Æ degranulazione dei neutrofili Æ danno delle cellule endoteliali Æ stimolazione alla proliferazione endoteliale; 2- attivazione del complemento e produzione di PDGF ad opera delle piastrine Æ proliferazione mesangiale; 3- deposito di fibrina e sangue negli spazi capsulari di Bowman Æ proliferazione epiteliale Æ semilune che se interessano l’80% del glomeruli Æ insufficienza renale rapidamente progressiva con prognosi grave. NEFROPATIA MEMBRANOSA (PROTEINURIA E SINDROME NEFROSICA) 1. CAUSE: a - Nell’80-90% dei casi è idiopatica o primaria; b - Nel 10-20% dei casi è secondaria a: • malattie infettive (epatite B, malaria, sifilide); • farmaci e droghe (terapia con sali di oro, penicillina, eroina); • tumori (carcinoma polmonare, linfomi); • SLE (10% dei casi presenta nefropatia membranosa). 2.STADI PATOLOGICI (FIG. 15.8): 1° - Deposito di immunocomplessi sulla parte epiteliale della membrana basale glomerulare; 2° - Deposizione di nuova membrana basale attorno agli immunocomplessi; 3° - Scomparsa dei depositi di immunocomplessi, presenza di membrana basale glomerulare ispessita e bucherellata come un pizzo. 3.EVOLUZIONE ( in un periodo di 10 anni): • Nel 25% dei pazienti si ha remissione della malattia; • Nel 25% dei pazienti la malattia rimane stabile con proteinuria; • Nel 50% dei casi si sviluppa insufficienza renale cronica. 4.PATOGENESI Æ antigene circolante nel sangue non dimostrabile Æ intrappolamento a livello del glomerulo Æ deposito di anticorpi e formazione di immunocomplessi in situ con scarso complemento ed assenza di reazioni infiammatorie e proliferative Æ membrana basale bucherellata Æ proteinuria. 5.PRINCIPALI EVENTI: • E’ una causa frequente di sindrome nefrosica dell’adulto; • E’ causata da immunocomplessi che si formano nel glomerulo; • La membrana basale glomerulare è ispessita ed abnormemente permeabile; • Esita nel 50% dei casi a distanza di anni in insufficienza renale cronica; • Può essere idiopatica (80-90% dei casi) oppure secondaria ad antigeni anormali circolanti (10-20% dei casi). GLOMERULONEFRITE MEMBRANOPROLIFERATIVA (MESANGIOCAPILLARE) = MPGN Æ sindrome nefrosica o mista (nefritica e nefrosica) 1. INQUADRAMENTO CLINICO: ANATOMO- • Le anomalie della membrana basale sono responsabili della proteinuria o della sindrome nefrosica; • La proliferazione cellulare (mesangiocapillare) può sviluppare ematuria o sindrome nefritica; • Le alterazione dei due punti precedenti possono essere associati tanto da manifestare una sindrome mista (nefrosica e nefritica). 2. FORME CLINICHE: A- Forma secondaria a malattie sistemiche (SLE, endocarditi infettive, malaria) più rara; B- Forma idiopatica, la più frequente suddivisa in due TIPI: • Tipo I MPGN (90% dei casi) = adolescenti e giovani adulti Æ a) (FIG. 19.9a) proliferazione delle cellule mesangiali Æ lobularità dei segmenti glomerulari; b) Æ deposito di immunocomplessi (contenenti o IgG o IgM e C3) sottoendoteliali e accrescimento del citoplasma delle cellule mesangiali tra l’endotelio e la membrana basale (che assume l’aspetto a doppio contorno o a binario) (FIG. 19.9b) Æ ispessimento della parete dei capillari glomerulari Æ progressivo deterioramento della funzione renale che nell’arco di 10 anni Æ insufficienza renale cronica. • Tipo II MPGN (10% dei casi) nei bambini e giovani adulti Æ marcato ispessimento della membrana basale con depositi densi (malattia a depositi densi) NON di immunocomplessi, ma di complemento (C3) Æ prognosi severa con insufficienza renale cronica e recidiva nei pazienti sottoposti a trapianto renale. • Tipo III MPGN raro, variante del TIPO I con depositi in altre parti della membrana basale. 3.PATOGENESI: • TIPO I Æ immunocomplessi circolanti (50% dei casi) Æ deposito di complemento Æ attivazione del complemento Æ riduzione del complemento nel siero sino al 60%. • TIPO II Æ NON IMMUNOCOMPLESSI CIRCOLANTI, ma anticorpi anti C3 (fattore nefritico C3) convertasi Æ attivazione del complemento Æ deposito di C3 nella membrana basale glomerulare. GLOMERULONEFRITE PROLIFERATIVA FOCALE SEGMENTALE (MALATTIA IgA) 1. SECONDARIA associata a malattie sistemiche: SLE, vasculiti (panarterite nodosa, Wegener, Henoch-Schoenlein), endocarditi infettive. 2. PRIMARIA: 1° - malattia mesangiale IgA di Berger degli adulti Æematuria o proteinuria e raramente sindrome nefritica. A - ISTOLOGICAMENTE Æ deposito di IgA nel mesangio e nella giunzione tra mesangio e membrana basale Æ proliferazione del gomitolo glomerulare mesangiale Æ deposito di matrice mesangiale Æ possibile sclerosi del segmento danneggiato (FIG. 15.10). B - EVOLUZIONE: 25% dei pazienti Æ insufficienza renale cronico nel corso di anni. C - PATOGENESI ignota: allergie mucose croniche come cause predisponenti Æ stimolazione del midollo emopoietico Æ produzione di IgA Æ deposito mesangiale di IgA. 2° - sindrome di Goopasture raramente causa di forma primaria Æ anticorpi anti collagene IV della membrana basale glomerulare e alveolare polmonare (polmonite alveolare emorragica) Æ interessamento diffuso glomerulare. SINDROME NEFROSICA INFANTILE A LESIONI MINIME 1. Quadro clinico: età 6 anni + rara nell’adulto, con proteinuria e sindrome nefrosica (NEFROSI LIPOIDEA). 2. Istologia: fusione dei pedicelli ed accumulo di lipidi nei tubuli (FIG. 15.11). 3. Trattamento steroideo. 4. Patogenesi: immunitaria non ben definita senta anticorpi anti complemento. GLOMERULOSCLEROSI FOCALE (SINDROME NEFROSICA) 1. ASPETTI CLINICI: malattia idiopatica associata a sindrome nefrosica (10% dei casi di quella infantile e 20% di quella dell’adulto) resistente a terapia steroidea, 2. 3. aggravata da infezione da HIV. 4. ISTOLOGIA: deposito granulare di IgM e C3 + aumento della matrice mesangiale Æ jalinizzazione del glomerulo. GLOMERULOPATIE NELLE MALATTIE SITEMICHE IMMUNITARIE DEL TESSUTO CONNETTIVO (COLLAGENOPATIE) 1. SLE: • Nefropatia membranosa diffusa : pochi depositi intramembranosi, subendoteliali e mesangiali + capillari a fil di ferro + deposito sottoepiteliale di IgG, IgM, IgA, C3; • Glomerulonefrite membranoproliferativa o mesangiale diffusa (C3 + IgG) Æ insufficienza renale rapidamente progressiva; • Glomerulonefrite proliferativa focale segmentale (proliferazione mesangiale con necrosi fibrinoide del gomitolo vascolare glomerulare) Æematuria, proteinuria Æ progressione lenta. 2.SCLERODERMIA SISTEMICA: necrosi fibrinoide delle arteriole afferenti e del glomerulo vascolare + arteriosclerosi a cipolla Æipertensione maligna. 3.PANARTERITE NODOSA: vasculite necrotizzante leucocitoclastica Ætrombosi arteriolare Æinfarti multipli con necrosi fibrinoide. 4.GRANULOMATOSI DI WEGENER (90% DEI CASI) Æ sindrome nefrosica Æinsufficienza renale rapidamente progressiva. 5.ARTRITE REUMATOIDE + AMILOIDOSI + vasculite reumatoide Æ necrosi glomerulare. GLOMERULOPATIE PROLIFERATIVE EPITELIALI RAPIDAMENTE PROGRESSIVE E CON PRESENZA DI SEMINLUNE • Causa Æ proteine del siero e fibrina nello spazio capsulare. • Significato prognostico Æ scadente con rapida progressione verso l’insufficienza renale. GLOMERULONEFRITE CRONICA (RENE GRINZO GLOMERULONEFRITICO) 1. MACROSCOPIA: A - Rene piccolo e di peso modesto; B - Superficie granulosa con cicatrici; C - Sistema pielocaliceale integro (a differenza della pielonefrite cronica). 2.ISTOLOGIA: A - Jalinizzazione dei glomeruli; B - Atrofia tubulare; C - Fibrosi interstiziale. NEFROPATIA DIABETICA 1. Nefrosclerosi vascolare arteriosclerotica Æischemia renale + arteriolosclerosi ialina delle arteriole afferenti Æ danno ischemico glomerulare. diabetica Æispessimento della membrana basale capillare glomerulareÆ aumento della permeabilità glomerulare Æ proteinuria + sindrome nefrosica Æ essudazione + 2. Glomerulopatia masse colorate in rosso di fibrina (fibrin caps) sulla superficie dei glomeruli Æ produzione di matrice mesangiale Æ glomerulosclerosi Æ glomerulosclerosi diabetica diffusa diabetica nodulare Æ jalinizzazione progressiva dei glomeruli Æ obliterazione dei capillari Æ morte del nefrone Æ insufficienza renale. 3. Complicazioni infettive ( pielonefrite acuta) e necrotiche (necrosi papillare, causata da trombosi dei vasi retti delle papille renali). NEFROPATIA AMILOIDOSICA L’amiloide si deposita sotto forma di fibrille nella parete delle arteriole afferenti, nella membrana basale glomerulare e nel mesangio Æispessimento e aumento della permeabilità glomerulare Æ proteinuria Æsindrome nefrosica Æattivazione del mesangio e deposito della matrice mesangiale Æcompressione del glomerulo vascolare capillare Æinsufficienza renale cronica. CAUSE DI SINDROME NEFROSICA MALATTIE TUBULARI E DELL’INTERSTIZIO A - Nell’adulto: 1. Pielonefrite: • acuta (da infezione ascendente e da infezione discendente, ematica nel corso di stati setticemici) Æ ascessolini di 2 mm corticali e midollari. • cronica (da reflusso di urina dalla vescica e da ostruzione stenotica o calcolotica) Æ rene con numerose cicatrici della superficie corticale, della papille, calici Ænefrite interstiziale + aspetto di pseudostruma (proteine nei tubuli dilatati) + jalinosi dei glomeruli. 2.Tubercolosi renale • Pielonefrite ascendente tubercolare caseosa; • Rene mastice; • Miliare TBC. 3.Necrosi tubulare acuta Æ insufficienza acuta renale reversibile: • Ischemica: gravi ustioni, ipotensione, shock; • Tossica: piombo, mercurio, cloroformio, antibiotici ecc. 1. Diabete, SLE, amiloidosi, disordini sistemici = 40% dei casi; 2. Glomerulonefrite membranosa = 20% dei casi; 3. Tutte le forme di glomerulonefrite proliferativa = 15% dei casi; 4. Glomerulonefrite con lesioni minime = 10% dei casi; 5. Glomerulosclerosi focale = 10% dei casi; 6. Glomerulonefrite membrano-proliferativa = 5% dei casi. B - Del bambino: 1. Glomerulonefrite con lesioni minime = 60% dei casi; 2. Glomerulosclerosi focale = 10% dei casi; 3. Tutte le forme di glomerulonefrite proliferativa = 10% dei casi; 4. Glomerulonefrite membranosa = 5% dei casi; 5. Lesioni secondarie a malattie sistemiche = 5% dei casi. FASI CLINICHE: Æ oligurica (blocco tubulare per riempimento di cellule di sfaldamento e necrotiche + arteriolospasmo glomerulare con riduzione del filtrato glomerulare),Æ poliurica, dopo 1-3 settimane (rimozione del materiale necrotico e rigenerazione tubulare funzionalmente incompleta), Æ guarigione. 4.Nefrite interstiziale + atrofia tubulare (danno tubulo-interstiziale): • Nefrite da farmaci: A-ACUTA, dopo 2-3 settimaneÆfebbre, ematuria, proteinuria, iperazotemia + infiltrato linfocitario ed eosinofilo interstiziale e necrosi tubulare Æ guarigione con la sospensione del farmaco. B-CRONICA, Æinsufficienza renale cronica + nefrite interstiziale + fibrosi + atrofia tubulare. • Nefropatia da analgesici: Æ necrosi papillare renale; Æ insufficienza renale cronica; Æ rischio di carcinoma uroteliale. • Nefrite da radiazione Æjalinizzazione dei glomeruli e dei vasi piccoli Æatrofia ischemica tubulare + fibrosi interstiziale. 5.Nefropatie metaboliche: • Nefropatia uricemica Ædepositi di urati nei dotti collettori + flogosi + fibrosi interstiziale; • Nefrocalcinosi da ipercalcemia Æcalcificazione parenchimale, specie nella membrana basale glomerulare; • Mieloma: Æproteina di Bence Jones, ostruzione tubulare + amiloidosi glomerulare. COMPLICAZIONI RENALE DEL TRAPIANTO A - TROMBOSI VASCOLARE CON ISCHEMIA RENALE B RECIDIVA DELLA MALATTIA PREESISTENTE AL TRAPIANTO ( ad es. glomerulonefrite mambranoproliferativa) C - RIGETTO: 1. Iperacuto con trombosi dei piccoli vasi sanguigni, necrosi focale, infiltrazione granulocitaria (raro); 2. Acuto per sospensione della terapia immunosoppressiva: • Infiltrato linfocitario a cellule T; • Componente umorale con vasculiti, necrosi endoteliali, infiltrazione granulocitaria, elastolisi delle grosse arterie; 3.Acuto accelerato Æsensibilità agli antigeni del donatore; 4.Cronico, protratto per mesi, dovuto ad una inadeguata terapia immunosoppressiva Æfibrosi arteriolare Æischemia cronica + nefropatia interstiziale (plasmacellule ed eosinofili). • E’ il tumore primitivo più frequente del rene (90%); • Il sesso maschile è più colpito (3:1) rispetto a quello femminile; • L’incidenza maggiore è sopra i 50 anni ed aumenta con l’età; • I principali sintomi sono: ematuria, dolori al fianco, massa palpabile e, se a sinistra, varicocele; • Talora compiono sintomi di metastasi ossee e cerebrali e policitemia: • Macroscopicamente: masse rotondeggianti variegate, necrotico-emorragiche prevalentemente di colore giallo zolfo; • Microscopicamente si presenta estremamente vascolarizzato con strutture che ricordano la corteccia surrenalica (ipernefroma) e con diversi aspetti, sebbene la forma più comune sia quella a cellule chiare per l’alto contenuto citoplasmatico di glicogeno e lipidi; • Diffonde localmente attraverso la capsula renale all’adipe perirenale; • I linfonodi più colpiti sono quelli lomboaortici; • Le metastasi ematogene, con trombi neoplastici venosi lunghi della vena cava inferiore, raggiungono il fegato per via retrograda dalle sovraepatiche poi i polmoni e di qui alle ossa ed al cervello; • La prognosi dipende dallo stadio del tumore: ad es. se il tumore è confinato al rene entro la capsula la sopravvivenza a distanza di 10 anni è del 70%, mentre è molto ridotta se concomitano metastasi. D - MALATTIE DEL TRATTO INFERIORE URINARIO a) Infezioni da germi Gram negativi, commensali nel D - ADENOCARCINOMA RENALE grosso intestino, per via discendente, particolarmente nei diabetici e nei soggetti con AIDS; nelle donne è ammessa anche una via ascendente: ÆuretriteÆcistiteÆureteriteÆpieliteÆpielonefriteÆnecro si papillare renale. b) Ostruzioni da varie cause ed in diversi sedi: • • • • • Pelvi renale: calcolosi, tumori; Giunzione pieloureterale: compressione estrinseca; stenosi, calcolosi, Uretere: calcolosi, compressione estrinseca (gravidanza, tumori uterini, fibrosi retroperitoneale); Vescica: tumori, calcolosi; Uretra: ipertrofia prostatica benigna, carcinoma della prostata, stenosi uretrale. L’esito delle ostruzioni Æidronefrosi. c) Idronefrosi: è causata da: • Ostruzione idiopatica della giunzione pielouteterale; • Compressione estrinseca dell’uretere (tumore o fibrosi retroperitoneale); • Tumore della pelvi renale o dell’uretere ( carcinoma a • • • • cellule trasizionali); Calcolosi ureterale; Megauretere congenito; Carcinoma della vescica; Compressione dell’uretra ( iperplasia benigna, carcinoma della prostata); Ostruzione uretrale ( stenosi uretrale). • d) Tumori • • • • Carcinoma in situ a cellule trasizionali; Carcinoma papillare a cellule trasizionali; Carcinoma trasizionale, invasivo; Carcinoma squamoso (da Schistosomiasi). 8- GENITALE MASCHILE 1 Infiammazioni a) Epididimite acuta, (Gonococco, Chlamidya, Escherichia Coli) sessualmente trasmessa. b) Epidimite tubercolare per diffusione ematica da focolaio attivo polmonare o renale. c) Orchite virale ( da parotite epidemica Æsterilità). d) Orchite granulomatosa luetica ( gomma luetica della sifilide terziaria). e) Orchite granulomatosa spermiofagica idiopatica; f) Prostatite: • Acuta (Gonococco, Escherichia Coli, Chlamidya); • Cronica Æmalacoplachia ( da Gram -), con macrofagi contenenti residui corpi calcifici intracellulari (MichaelisGutman). Simula un tumore. 2 Iperplasia prostatica benigna: malattia sempre più frequente al di sopra di 45 anni e particolarmente al di sopra di 70 anni. Macroscopicamente: forma episfinterica e sottosfinterica. Microscopicamente: adenomi, miomi, adenomiomi. Complicanze: Cistite, vescica a colonne, pielonefrite conica, calcolosi delle vie urinarie, diverticoli vescicali. 3 Carcinoma della prostata. prostatica E’ il tumore maligno più frequente nell’uomo al di sopra dei 50 anni. Al di sotto di 60 anni è molto aggressivo con prognosi infausta a breve termine, mentre al di sopra di 70 anni viene definito “un leone senza denti” perché mostra una tendenza evolutiva lenta, come altri tumori dell’età senile, ed una risposta terapeutica efficace che permette il controllo delle condizioni di vita per un lungo periodo. Il tumore è endocrinodipendente e quando il trattamento antiandrogeno diventa inutile si osserva una evoluzione rapida della progressione neoplastica senza alcuna alternativa terapeutica attualmente idonea. Il tumore in questi casi modifica i suoi recettori ormonali sicché la terapia somministrata non agisce in alcun modo, mentre si sviluppano cellule endocrine atipiche con altri cloni e con attività endocrina diversificate. A seconda della dimensione e della estensione del tumore sono riportati 4 Stadi: Stadio A , in cui il carcinoma ha il diametro maggiore inferiore a 1 cm. A questo Stadio il tumore è noto come carcinoma accidentale, carcinoma latente, carcinoma occulto ecc. Di fatto si tratta di carcinomi di piccole dimensioni monofocali o plurifocali che non possono essere identificati clinicamente con la palpazione digitale. Attualmente grazie alla Ecografia ed alla Biopsia mirata ecoguidata si possono identificare carcinomi di piccolissime dimensioni, tanto da permettere una terapia radicale e definitiva. Fra questi piccoli tumori il più pericoloso è quello occulto che manifesta la presenza della malignità con segni causati dalle metastasi. Sarebbe più giusto chiamare queste forme dello Stadio A o carcinomi iniziali o meglio ancora microcarcinomi. Lo Stadio A è preceduto da 2 tipi di lesioni precancerose ghiandolari in situ: PIN (Prostatic Intraepithelial Neoplasia) che può essere di basso o altro grado di malignità e l’Iperplasia atipica adenomatosa microghiandolare. Stadio B, in cui la neoplasia, seppure di dimensioni (diametro maggiore di circa 2 cm) tali da essere apprezzata nitidamente alla palpazione digitale, è ancora confinata alla prostata, specie alla periferia, generalmente ad uno dei lobi, senza sconfinamento al di fuori della cosiddetta capsula prostatica. Stadio C, in cui il tumore raggiunge il diametro di 3 cm circa, supera la capsula prostatica ed invade le vescichette seminali. Stadio D, in cui compaiono le metastasi, dapprima linfonodali (lomboaortiche) e poi ematiche (ossa, cervello). Microscopicamente si presenta come un adenocarcinoma, con ghiandole dapprima piccole , poi più ampie e distorte nei contorni, quindi con aspetti cribrosi intraotricolari ed infine solidi. Questi vari passaggi corrispondono ai Gradi Istologici di Gleason, che indicano un andamento biologico del cancro tanto peggiore quanto più è alto il grado. Le peculiarità istologiche differenziali con forme che simulano il carcinoma sono: assenza delle cellule basali, infiltrazione delle tonache muscolari, presenza di nucleoli prominenti. Le mitosi sono non frequenti nelle forme differenziate, mentre sono elevate in quelle indifferenziate. 9- GENITALE FEMMINILE 1 Malattie della vulva a) Lesioni non infettive • Dermatite acuta da contato (deodoranti) ed allergica (detergenti); • Lichen che può essere: erosivo o ulcerativo, scleroso (atrofia epidermica e fibrosi dermica, con placche bianche e telengectasie; a lungo termine è responsabile di stenosi) e cronico semplice, causato da dermatiti croniche aspecifiche con ispessimento vulvare. b) Malattie infettive La vulva è frequentemente interessata da patologia fungina: la candidiasi è la forma più frequente, spesso associata a vaginite micotica e a diabete, che causa irritazione, dolore e rossore come nelle dermatofitosi. Molte infezioni vulvari sono sessualmente trasmesse: • Herpes virus di tipo II (vescicole, prurito, dolore ed erosione); • Human Papilloma Virus (HPV) del ceppo 6 che causa la comparsa di condilomi piatti ed acuminati; • Granuloma inguinale (Calymmatobacterium granulomatosis) che produce noduli ulcerati vulvari; • Linfogranuloma venereo (Chlamydia) che causa ulcere e papule vulvari e linfoadenomegalia satellite; • Cancroide (Haemophilus ducrey) con papule molli e noduli ulcerati vulvari e linfoadenomegalia; • Sifilide, con lesioni dure piccole papulose (Chancre). c) Cisti: sono di tipo epidermoidale e quella del Bartolino che è una cisti da ritenzione ghiandolare mucosa. d) Idroadenoma: tumore benigno (a cellule chiare e papillare) delle ghiandole sudoripare. e) Tumori maligni • Malattia di Paget è caratterizzata dalla presenza di cellule neoplastiche intraepidermiche, isolate o in piccoli gruppi, ad • • • • ampio citoplasma chiaro intensamente PAS positivo. Il 30% di questa malattia è associata a carcinoma delle ghiandole sudoripare ed in questi casi la prognosi è particolarmente grave. VIN (vulvar intraeipthelial neoplasia), delle giovani donne, causata da HPV16 , è un carcinoma in situ (malattia di Bowen). Carcinoma Verrucoso, vegetante, è tipo squamocellulare non seguito da metastasi. Carcinoma squamocellulare è un tumore infiltrante che se circoscritto alla vulva ed ai linfonodi ed è ben differenziato offre un buona prognosi che invece diventa pessima se il tumore è indifferenziato ed invade gli organi vicini (vescica, retto ecc.). Melanoma maligno: stesse caratteristiche di quello cutaneo di altre sedi. 2 MALATTIE DELLA VAGINA a) Vaginiti La vagina contiene un’abbondante flora microbica il principale tra questa è il Lactobacillus acidophilus che scinde il glicogeno producendo acido lattico che impedisce la crescita di altri microrganismi. Pur essendo un’ottima barriera contro i batteri, la vagina può andare incontro ad infezioni, analoghe a quelle della vulva, che si accorpano in due gruppi di malattie: • Aspecifiche - Candidiasi. La candida albicans è un normale commensale della vagina e la sua crescita è normalmente controllata dalla flora vaginale, tuttavia in particolari circostanze (trattamento con antibiotici, diabete mellito) si sviluppa enormemente producendo un secreto bianco che fuoriesce dalla vagina. - Gonorrea, generalmente secondaria a cervicite gonococcica. - Mycoplasmosi, solitamente associata a condilomatosi. - Infezione purulenta da stafilococco, introdotto con tampone, che, se trascurata risulta assai pericolosa, tanto da causare una sindrome da shock tossico per le esotossine prodotte dal germe. • Sessualmente trasmesse Trichomonas vaginalis che determina arrossamento, prurito, essudazione che viene emessa all’esterno. Gardnerella vaginalis : infiammazione non specifica molto comune, con essudazione biancastra e lattescente. I germi si possono notare negli strisci (PAP test) all’interno delle cellule epiteliali di superficie perché assumono una colorazione tipicamente rossa. Herpes simplex. L’infezione può essere solo vaginale o vulvovaginale. La vaginite è di tipo erosivo e l’infezione può essere trasmessa al feto durante il parto causando encefalite erpetica mortale. HPV che causa la comparsa di condilomi piatti ed acuminati. b) Tumori: Carcinoma squamocellulare, carcinoma a cellule chiare (in donne che hanno assunto durante la gravidanza ormoni di sintesi come il dietilstilbestrolo), rabdomiosarcoma (sarcoma botrioide), nelle bambine. 3 MALATTIE DELLA CERVICE UTERINA La cervice uterina presenta una porzione rivolta in vagina (esocervice o portio) rivestita da epitelio pavimentoso pluristratificato paracheratosico ed una che ricopre il canale cervicale (endocervice), rivestita da epitelio monostratificato cilindrico e contenete ghiandole mucose. L’area di passaggio tra queste due parti (giunzione squamocolonnare) subisce variazioni durante le varie epoche della vita riproduttiva della donna. La giunzione è influenzata dall’influenza ormonale materna in utero, ma dopo la nascita e prima della pubertà occupa la porzione esterna della cervice uterina (Os), mentre nelle donne anziane tende ad invaginarsi all’interno del canale cervicale. Alla pubertà l’epitelio colonnare endocervicale scivola all’esterno verso l’esocervice (ectropion od erosione cervicale). Questo avvenimento è particolarmente accentuato all’inizio della gravidanza. Prima della pubertà il pH vaginale è alcalino, mentre dopo la pubertà diventa acido (pH 3) per la produzione di acido lattico dalla degradazione del glicogeno. L’esposizione dell’epitelio colonnare dell’ectropion all’ambiente acido determina la sua trasformazione in epitelio pavimentoso pluristratificato paracheratosico (metaplasia squamosa). La giunzione risulta alla fine rivestita da epitelio pavimentoso pluristratificato paracheratosico in una zona che primitivamente era invece rivestita da epitelio colonnare. a) Cerviciti • Acuta erosiva da Herpes simplex. • Cronica: infiltrato linfoplasmocitario associato ad infezione vaginale da Trichomonas, Candida, Gardnerella, Gonococco. b) Iperplasia microghiandolare: è una proliferazione ghiandolare dell’endocervice frequente con microcisti multiple e reazione di tipo deciduale dello stroma, indotta da ormoni (gravidanza, contraccettivi orali con componente di progesterone) La lesione è asintomatica e nei casi estremi porta alla formazione di numerosi polipi endocervicali. c) Polipo del canale cervicale: è un’anomalia frequentemente osservata (5% delle donne), caratterizzata da una salienza liscia di 1-2 cm. La superficie può ulcerarsi e causare perdite di sangue intermestruali e mataplasia squamosa. d) Leiomiomi e) Infezione da HPV Tale infezione è sessualmente trasmessa ed il virus si localizza nella portio o nella giunzione squamocellulare. La lesione può manifestarsi come vegetazione papillare (condiloma acuminato) o come chiazza bianca (condiloma piatto). Istologicamente compaiono cellule binucleate, coilociti (celle con alone chiaro perinucleare) e cellule epiteliali anormali e displastiche. Queste alterazioni possono essere osservate anche negli strisci vaginali (PAP test). Si conoscono più di 70 sottotipi di HPV, ma i più frequentemente associati al carcinoma della cervice sono l’HPV16 e 18. Per contro solo poche donne con infezione di questi sottotipi di HPV vanno incontro a carcinoma. f) Cervical Intraepithelial Neoplasia (CIN); è un precursore del carcinoma invasivo della cervice uterina (lesione cancerosa in situ). L’epitelio metaplastico squamoso della giunzione squamocolonnare, per processi infiammatori cronici e riparativi ed in associazione con infezione da HPV o Herpes simplex II, va incontro ad anomalie di crescita (mancata polarità), facile tendenza allo sfaldamento superficiale (perdita dell’inibizione da contatto) ed atipie tumorali: ingrandimento, ipercromia ed anisocariosi nucleare, mitosi, riduzione del citoplasma, inversione del rapporto nucleo citoplasmatico. Si conoscono tre gradi a seconda dell’estensione del CIN all’interno dell’epitelio: CIN I (o displasia lieve) quando occupa la metà inferiore dell’epitelio metaplastico squamoso, CIN II (o displasia moderata) quando occupa i 2/3 inferiori dell’epitelio, CIN III ( o displasia grave) quando occupa tutto l’epitelio. Si parla di carcinoma inizialmente invasivo o microspay quando la parte inferiore del CIN III mostra segni di invasione dello stroma sottostante e quindi superamento della membrana basale. •Il 50% delle pazienti con CIN I guarisce spontaneamente per cui non è necessario alcuna terapia chirurgica. •Il 30% delle pazienti con CIN I continua a presentare segni di lesione, per cui è necessaria una conizzazione. •Il 20% delle pazienti con CIN I presenta progressione della lesione in CIN II e CIN III in circa 10 anni, nel qual caso occorre intervenire attuando una conizzazione. •Il 20% delle pazienti con CIN III presenta progressione neoplastica verso un carcinoma invasivo nell’arco di 10 anni e pertanto è necessaria una conizzazione. •Nonostante queste previsioni è stato osservato può accadere che è possibile osservare una rapida progressione neoplastica invasiva in pazienti con CIN I. In considerazione di ciò si consiglia un controllo citologico più ravvicinato, anziché ogni 3 anni, ogni 6 mesi fino alla completa negativizzazione della ricerca di cellule neoplastiche. g) Cervical Glandular Intraepithelial Neoplasia (CGIN): è un precursore dell’adenocarcinoma endocervicale che occorre nel 10% dei casi a livello della giunzione squamocolonnare h) Carcinoma invasivo della cervice uterina: si manifesta nel periodo fertile della donna e nella postmenopausa con una età media di 50 anni. Incide per 3-5% dei casi. •Fattori di rischio: ATTIVITA’ SESSUALE: sono più colpite le donne sposate; EPOCA DEL PRIMO RAPPORTO SESSUALE: sono più colpite le donne che hanno avuto i primi rapporti sessuale prima di 17 anni; MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE: Le infezioni da Chlamydia ed Herpes simplex non sembrano sicuramente responsabili di carcinoma cervicale, mentre l’infezione da HPV (sottotipi 16,18,33) è considerato responsabile di una possibile interferenza nell’insorgenza del carcinoma cervicale perché è presente nel 60% delle pazienti con questa neoplasia; FUMO DI SIGARETTA: deprime la sorveglianza immunitaria delle cellule di Langherans e favorisce l’incidenza di carcinoma cervicale; SEME MASCHILE: si suppone che lo smegma e gli spermatozoi passano contenere agenti cancerogeni. • Macroscopicamente: neoformazione vegetante ed ulcerata. • Microscopicamente: carcinoma squamocellulare cheratinizzante, non cheratinizzante a grandi cellule e non cheratinizzante a piccole cellule. • Prognosi: Stadio Sopravvivenza Grado di invasione locale a 5 anni Ia 100% Micospary Ib 90% Confinato alla cervice II 75% Esteso alla parte superiore della vagina ed ai parametri III 30% Diffuso alla parete pelvica, alla parte inferiore della vagina o agli ureteri IV 10% Invasione del retto, vescica o sedi extrapelviche i) Adenocarcinoma della cervice uterina: è preceduto dall’adenocarcinoma in situ (CGIN) e rappresenta circa il 510% di tutti i tumori maligni cervicali uterini. E’ recentemente in aumento, mentre il carcinoma squamocellulare è in regressione. L’adenocarcinoma dà metastasi ai linfonodi, non è radiosensitivo ed ha una prognosi infausta. 3 MALATTIE DELL’ENDOMETRIO a) Ciclo mestruale • FASE MESTRUALE (1-5 giorni): sfaldamento della mucosa endometriale associata a sangue per rottura e necrosi delle arteriole spiraliformi, e ad infiltrato stromale di granulociti sparsi e isolati linfociti. • FASE PROLIFERATIVA(5°-13° giorno post mestruale): le ghiandole dapprima piccole e poi a lume più ampio presentano mitosi come pure lo stroma. • FASE OVULATORIA (14°-16° giorno dopo la fase mestruale): • b) • • • • • • • c) • presenza di vacuoli chiari sottonucleari e spostamento del nucleo al centro della cellula cilindrica. FASE SECRETIVA (17°-28° giorno dopo la mestruazione): le ghiandole diventano chiare, scompaiono le mitosi, i lumi ghiandolari si allargano e nella fase avanzata sono seghettati, mentre lo stroma presenta cellule a citoplasma ampio deciduale mestruale attorno ad arteriole che assumono un andamento spiraliforme. Endometri disfunzionali ENDOMETRIO ATROFICO SENILE, postmenopausale. CICLO ANOVULATORIO, all’inizio ed alla fine della vita riproduttiva, per cui l’endometrio, sotto lo stimolo eccessivo di estrogeni, diventa proliferativo irregolare o persistente. DIFETTO DELLA FASE LUTEINICA: è associato a infertilità e l’endometrio presenta nella fase secretiva inadeguati aspetti o assenza di modificazioni (endometrio proliferativo prolungato). PERSISTENZA DEL CORPO LUTEO: metrorragia; l’endometrio presenta un quadro misto: della fase mestruale, della fase secretiva e proliferativa. CONTRACCETTIVI ORALI: la struttura endometriale è ridotta di volume e le ghiandole sono piccole ed inattive, con stroma scarso. INTRAUTERINE COTRACEPTIVE DEVICES (IUD): endometrite cronica con infezione da Actinomyces. METAPLASIA: di tipo squamoso e colonnare cervicale è presente nelle donne dopo la menopausa. Endometriti ACUTA SUPPURATIVA: è causata da streptococchi, stafilococchi, clostridia, germi anaerobi quando in cavità uterina permane tessuto necrotico dopo il parto. In casi estremi si può avere una raccolta purulenta in cavità uterina (piometra) allorquando l’infezione della cavità è complicata da ostruzione del canale cervicale (per tumori o per stenosi cicatriziale dopo interventi chirurgici sulla cervice uterina). • CRONICA: accompagnata da irregolarità mestruali e da d) • • e) f) • infertilità, è caratterizzata da una diffusa infiltrazione linfocitaria e plasmacellulare. Le condizioni favorenti tale patologia sono: gravidanza recente (da strumenti nel 50% dei casi), salpingiti con malattie infiammatorie pelviche (25% dei casi), IUD (20% dei casi) e altre malattie infettive (5% dei casi) causate da Gonococco, Chlamydia, Tubercolosi. Ectopia dell’endometrio ADENOMIOSI: è un approfondimento di mucosa endometriale nel miometrio causando ingrossamento dell’utero e dismenorrea. Macroscopicamente si osservano aree piccole rosee, cistiche nel miometrio. Istologicamente si notano noduli circoscritti di endometrio e tessuto muscolare liscio ipertrofico in seno al miometrio (adenomiosi nodulare). ENDOMETRIOSI: processo analogo al precedente con la differenza che i noduli si sviluppano fuori dell’utero: ovaie, salpingi, legamento rotondo, peritoneo pelvico, parete intestinale, vescica, ombelico e raramente il polmone e la pleura. Colpisce una donna su 15 di età fertile ed è associata a sterilità. La patogenesi segue tre ipotesi: mestruazione retrograda, metaplasia dell’epitelio peritoneale, metastasi linfatica o ematica. Macroscopicamente: masse nodulari solide o cistiche ripiene di sangue e pigmento emosiderinico e associate a fibrosi. Le aderenze peritoneali causano occlusione intestinale. Polipo endometriale: sono molto frequenti dopo la menopausa. Sono dovuti alla stimolazione estrogenica che fa proliferare le ghiandole endometriali che si sollevano nella cavità uterina, specie del fondo, similmente ad un polipo di 1-3 cm di diametro, creando dismenorrea. Alcuni polipi si possono ulcerare oppure andare incontro a torsione del peduncolo e quindi necrosi ed espulsione spontanea all’esterno. Iperplasia endometriale: è causata da stimolazione estrogenica e può rappresentare una precancerosi. Sono note 3 forme: SEMPLICE: proliferazione ghiandolare con stratificazione cellulare, dilatazione dei lumi ghiandolari e presenza di mitosi, ma senza atipie citologiche. Scarsissimo rischio oncogeno dopo 10 anni. • COMPLESSA: la proliferazione ghiandolare è simile alla precedente con l’aggiunta evidenti figure mitotiche, di strutture ghiandolari proliferanti irregolari e con contorni distorti, ma senza atipie cellulari: Scarso rischio oncogeno. • ATIPICA: la proliferazione ghiandolare è simile a quella complessa, con ghiandole ravvicinate, apparentemente appoggiate le une alle altre a spalliera, con atipie citologiche: pleomorfismo, ipercromia nucleare ed anisocariosi. Si è calcolato che circa il 30% di queste iperplasie sviluppino un carcinoma endometriale. g) Adenocarcinoma dell’endometrio: è il più frequente tumore dell’apparato genitale femminile (7% di tutti i tumori nella donna). Esso viene classificato in due gruppi: • DELLA MENOPAUSA da stimolo estrogenico, associato ad iperplasia ghiandolare endometriale, a prognosi buona; • DELL’ETA’ SENILE, dopo la menopausa, non associato ad iperplasia ghiandolare endometriale, a prognosi sfavorevole. MACOSCOPICAMENTE: tumore solido o vegetante che distende la cavità uterina, friabile, bianco, soffice, necrotico responsabile di metrorragie. ISTOLOGICAMENTE si presenta con diversi tipi: • ADENOCARCINOMA ENDOMETRIOIDE: 60% dei casi, con iperestrinismo e con 3 gradi istologici: ben differenziato (G1), moderatamente (G2) e scarsamente (G3) differenziato. Il G3 ha una prognosi sfavorevole. • CARCINOMA ADENOSQUAMOSO. • CARCINOMA PAPILLARE SIEROSO, molto aggressivo, con invasioni vascolari e metastasi a distanza. • CARCINOMA A CELLULE CHIARE, altamente maligno. VIE DI DIFFUSIONE: • Per continuità e contiguità; • Per via canalicolare attraverso le tube di Falloppio sino alle ovaie; • Per via venosa; • Per via linfatica (linfonodi lombo aortici); • Per via ematogena: rara, solamente per il carcinoma papillare sieroso e per il carcinoma a cellule chiare. PROGNOSI Stadio % dei casi Diffusione del tumore Sopravvivenza a 5 anni I 80 Solo corpo uterino 75% II 5 Corpo uterino e cervice 52% III 5 Invasione alla pelvi 30% IV 10 Invasione fuori della pelvi 10% alla vescica o al retto 4 MALATTIE DEL MIOMETRIO a) Leiomiomi: sono i tumori benigni più frequenti dell’apparato genitale femminile e colpisce oltre la metà delle donne al di sopra di 30 anni, diventando sintomatico prima della menopausa. Essi causano metrorragia, dismenorrea e infertilità. Durante la gravidanza possono procurare complicazioni, aborto spontaneo, parto prematuro. Il trattamento è la miomectomia nelle donne fertili e l’isterectomia nelle donne che sono vicine alla menopausa. MACROSCOPICAMENTE: noduli gommosi, rotondeggianti, ben circoscritti, unici o multipli, a sede varia: sottomucosa, intramurale, sottosierosa. Il diametro è di circa 1 cm, ma il leiomioma sintomatico ha un diametro medio di 2-4 cm fino a 20-30 cm. ISTOLOGICAMENTE: noduli di tessuto muscolare liscio perivascolare senza mitosi né atipie. Possono comparire aspetti cellulari o mixoidi. Le alterazioni degenerative sono: calcificazione, necrosi ischemica, jalinosi. b) Leiomiosarcomi: rappresentano il 2% di tutti i tumori del tratto genitale femminile. Sono più frequenti dopo la menopausa.