Close window to return to IVIS in collaborazione con RICHIESTO ACCREDITAMENTO SOCIETÀ CULTURALE ITALIANA VETERINARI PER ANIMALI DA COMPAGNIA SOCIETÀ FEDERATA ANMVI organizzato da certificata ISO 9001:2000 INFORMATION SCIVAC Secretary Palazzo Trecchi, via Trecchi 20 Cremona Tel. (0039) 0372-403504 - Fax (0039) 0372-457091 [email protected] www.scivac.it Close window to return to IVIS 50° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC Encefalopatie vascolari Curtis W. Dewey DVM, MS, Dipl ACVIM (Neurology), Dipl ACVS, New York, USA INTRODUZIONE Col termine “encefalopatie vascolari” si indica un disturbo della funzione cerebrale causato da ischemia o mancato apporto di ossigeno. Questa relazione sarà incentrata sugli eventi ischemici focali (ictus, infarto) e descriverà brevemente gli aspetti dell’ischemia cerebrale globale (da arresto cardiopolmonare e da “incidenti” in anestesia). La fisiopatologia dell’encefalopatia vascolare verrà trattata solo brevemente, sottolineando invece le caratteristiche cliniche. L’encefalopatia vascolare, ed in particolare l’ictus, è relativamente comune nel cane e si riscontra occasionalmente nel gatto. L’espansione della disponibilità e dell’applicazione della risonanza magnetica (MRI) in medicina veterinaria ha senza dubbio svolto un ruolo di primaria importanza nell’accrescere il riconoscimento delle encefalopatie vascolari del cane e del gatto. FISIOPATOLOGIA E CAUSE DI EVENTI ISCHEMICI FOCALI (INFARTI, ICTUS) Gli ictus o gli infarti sono interruzioni dell’apporto ematico arterioso ad una sezione del cervello. Possono essere grandi (territoriali) o piccoli (lacunari). Questi eventi ischemici possono essere dovuti ad un’ostruzione vascolare di derivazione locale (trombo, vasospasmo) oppure ad un’ostruzione vascolare che raggiunge l’encefalo a partire da una sede distante (tromboembolismo). Il sanguinamento intracranico può essere associato agli infarti cerebrali (ictus emorragico) oppure no (ictus non emorragico). Nei cani, gli ictus non emorragici sembrano essere molto più comuni di quelli emorragici. La fisiopatologia dell’ictus è complessa. In generale, l’interruzione dell’apporto di ossigeno al tessuto distrugge il normale metabolismo energetico cellulare (cioè la produzione di ATP) nell’encefalo. Ciò esita in necrosi ed edema cerebrali, dovuti alla liberazione di una moltitudine di mediatori citotossici associata alla perdita dell’integrità cellulare. Nell’uomo, gli ictus sono comuni e di solito associati ad aterosclerosi. Quest’ultima viene occasionalmente segnalata in cani gravemente ipotiroidei e negli schnauzer nani con iperlipoproteinemia, ma generalmente è considerata rara nel cane e nel gatto. Tuttavia, esistono molteplici fattori di rischio di sviluppo di ictus nell’uomo, che si aggiungono all’aterosclerosi. Spesso coesiste un’ipertensione, che viene ritenuta uno dei principali fattori che contribuiscono allo sviluppo dell’ictus. L’ipertensione viene spesso diagnosticata nella popolazione umana e nella maggior parte dei casi è idiopatica (ipertensione essenziale). Nel cane e nel gatto può essere difficile da documentare, per parecchie ragioni. I valori pressori del sangue possono risultare falsamente elevati (soprattutto nel gatto) a causa dello stress del- l’ospedalizzazione. Inoltre, i pazienti possono manifestare un’ipertensione intermittente; se si effettuano letture singole della pressione sanguigna, un esito normale può non essere rappresentativo delle condizioni del paziente. Presso l’ospedale dell’autore, effettuiamo di routine misurazioni seriali della pressione sanguigna nei pazienti nei quali sia stato diagnosticato un ictus mediante MRI; molti dei cani esaminati presentano una pressione sistolica superiore a 200 mm Hg. I disordini che possono essere associati all’ipertensione nel cane sono rappresentati da insufficienza renale, iperadrenocorticismo, diabete mellito, insufficienza epatica, feocromocitoma ed ipero ipotiroidismo. Nell’uomo, l’uso di fenilpropanolamina (PPA) è stato correlato all’ipertensione ed all’ictus. L’autore ha osservato due cani con ictus che erano stati trattati con PPA. Uno di questi mostrava anche segni di insufficienza renale. L’altro non era affetto da alcuna altra anomalia identificabile e alla biopsia, che seguì alla MRI, venne diagnosticato un infarto emorragico. Oltre all’ipertensione, esistono altri fattori capaci di predisporre il paziente all’ictus, come l’ipercoagulabilità e l’aumento della viscosità ematica. L’ipercoagulabilità si può sviluppare in casi di insufficienza renale cronica ed iperadrenocorticismo. L’insufficienza renale cronica (con nefropatia proteinodisperdente) può portare ad una riduzione dei livelli circolanti di antitrombina III. I meccanismi responsabili dello stato di ipercoagulabilità nell’iperadrenocorticismo sono meno chiari, ma sembrano coinvolgere elevati livelli ematici di certi fattori della coagulazione (VII, IX, XI, XII) nonché una ridotta attività fibrinolitica dovuta ad elevati livelli di plasminogeno ed alfa2-antiplasmina. In un recente studio su cani con ictus, i due stati patologici più comunemente identificati risultarono essere la nefropatia cronica e l’iperadrenocorticismo. L’aumento della viscosità ematica è spesso associato a disordini poco comuni come le gammopatie e la policitemia vera. Tuttavia, nell’uomo esistono prove che indicano che elevati livelli plasmatici di fibrinogeno possono aumentare la viscosità del sangue e predisporre all’ictus. L’iperfibrinogenemia è comune ad una gran varietà di disordini, dal momento che si tratta di una proteina reattiva di fase acuta. Gli elevati livelli ematici di fibrinogeno possono anche promuovere la formazione di fibrina, l’attivazione delle piastrine e la proliferazione dell’endotelio vascolare e delle cellule muscolari lisce. Di conseguenza, l’iperfibrinogenemia può predisporre all’ictus aumentando la viscosità ematica e sostenendo uno stato di ipercoagulabilità. Per le razze spaniel, ed in particolare per il Cavalier King Charles spaniel, sembra esistere una predisposizione allo sviluppo degli ictus cerebellari. Si sospetta che ciò sia dovuto alla frequente presenza in questi cani della sindrome da malformazione occipitale caudale (COMS), alla quale è associata un’interferenza con il normale flusso dell’arteria basilare. Close window to return to IVIS 50° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC Le affezioni tromboemboliche possono portare ad infarti cerebrali. Benché in medicina veterinaria sia più comunemente associata alle affezioni tromboemboliche aortiche ed alla disfunzione degli arti pelvici, anche la perdita di funzionalità cardiaca può essere abbinata all’ictus. Recentemente, è stata pubblicata una casistica di cani con endocardite batterica con diffusione di tromboemboli settici all’encefalo, che avevano portato ad un’encefalopatia vascolare. In rari casi, grappoli di cellule neoplastiche possono procedere lungo il sistema vascolare sino a raggiungere l’encefalo, causando un’ostruzione vascolare ed un ictus. Nell’ictus del cane e del gatto è occasionalmente implicata la migrazione di parassiti aberranti. L’encefalopatia ischemica felina è stata messa in relazione con la migrazione di Cuterebra. Si ritiene che il parassita migrante, o la risposta ad esso (ad es., degranulazione degli eosinofili) porti ad un vasospasmo della vascolarizzazione cerebrale (tipicamente, dell’arteria cerebrale media). FISIOPATOLOGIA E CAUSE DELL’ISCHEMIA CEREBRALE GLOBALE In confronto all’ischemia cerebrale focale (infarti, ictus), in ambito clinico l’ischemia cerebrale globale si riscontra con frequenza molto minore. Il tasso di sopravvivenza dall’arresto cardiopolmonare è estremamente basso, per cui si può disporre di pochi pazienti sopravvissuti per dimostrare gli effetti dell’ischemia cerebrale globale. Gli “incidenti” anestetici, nei quali un paziente viene reso involontariamente ipossiemico durante l’anestesia, sono fortunatamente poco frequenti. Gli eventi fisiopatologici di base descritti per gli infarti focali sono gli stessi dell’ischemia globale, ma su scala più diffusa. Esistono certe aree dell’encefalo che risultano più sensibili di altre all’ipossiemia. Queste aree comprendono i neuroni della corteccia cerebrale, l’ippocampo, certi nuclei basali (ad es., quello caudato) e la corteccia cerebellare. DIAGNOSI DI ENCEFALOPATIA VASCOLARE Una caratteristica distintiva dell’encefalopatia vascolare è l’insorgenza iperacuta di una disfunzione neurologica non progressiva. Occasionalmente, si può osservare un certo deterioramento neurologico entro le prime 24 ore dell’infarto. Un’altra caratteristica costante dell’ischemia cerebrale focale è la marcata asimmetria. La risonanza magnetica è la tecnica di diagnostica per immagini più sensibile per l’identificazione dell’encefalopatia vascolare. Anche se gli eventi ischemici possono talvolta risultare difficili da distinguere da altri processi patologici, nelle immagini MRI gli infarti tendono ad avere certe caratteristiche tipiche. Quelli non emorragici tendono ad essere delineati in maniera netta, ed a risultare ipointensi nelle immagini pesate in T1, iperintensi in quelle in T2 ed intermedie (ad es., FLAIR). Le lesioni tendono anche a non presentare un’accentuazione del contrasto o a mostrare soltanto un’accentuazione marginale. Gli infarti emorragici si incontrano poco comunemente, ma tendono ad accentuare bene il contrasto. Gli infarti cerebrali tendono ad essere localizzati nel territorio dell’arteria cerebrale media mentre quelli cerebellari si trovano nell’ambito vascolare dell’arteria cerebellare rostrale. Tipi- camente, non esiste alcun segno di distorsione del parenchima cerebrale in posizione adiacente alla lesione dell’infarto (ad es., non si riscontrano distorsione ventricolare né spostamento lungo la linea mediana della falx cerebri). Nei casi di ischemia cerebrale globale da anestesia, ci sono segni di captazione simmetrica del contrasto nelle regioni encefaliche sensibili all’ischemia. Tali regioni assumono anche un aspetto iperintenso nelle immagini pesate in T2 e FLAIR. L’analisi del liquido cefalorachidiano (liquor) nei cani e nei gatti con encefalopatia vascolare risulta variabile. Nella maggior parte dei casi è normale o riflette una lieve pleocitosi mononucleare o neutrofila; occasionalmente, si ha un aumento dei livelli di proteine. Nei pazienti con sospette encefalopatie vascolari focali, si deve ricercare una causa primaria dell’infarto. TRATTAMENTO E PROGNOSI DELL’ENCEFALOPATIA VASCOLARE Poiché i segni clinici della disfunzione nell’encefalopatia vascolare sono spesso gravi ed inaspettatamente improvvisi, spesso si emette scorrettamente una prognosi sfavorevole immediata. Il sospetto di un’encefalopatia vascolare come entità eziologica in questi casi è probabilmente finalizzato ad evitare un’eutanasia non necessaria. La maggior parte dei casi di encefalopatia vascolare recupera la funzione neurologica entro parecchie settimane di terapia di supporto. Per trattare i cani ed i gatti colpiti da eventi ischemici focali è di primaria importanza indirizzare le misure terapeutiche alla causa sottostante dell’infarto, se la si identifica. Nell’immediato periodo successivo ad un sospetto ictus, probabilmente è necessaria una terapia con mannitolo (0,5-1,0 mg/kg) per contrastare l’edema cerebrale. Nel trattamento dei pazienti umani con ictus, non è stata rilevata alcuna prova dell’utilità dei glucocorticoidi. Un’adeguata ossigenazione, il sostegno cardiovascolare ed attente cure infermieristiche sono tutti elementi di capitale importanza nell’immediato periodo successivo all’ictus. La prognosi del paziente risulta tipicamente correlata in modo più diretto al processo patologico sottostante responsabile dell’ictus che all’ictus stesso. In una recente segnalazione di 33 cani con ictus, 10 furono infine soppressi eutanasicamente. In 7 casi la soppressione fu dovuta alla gravità della malattia sottostante, mentre in altri 3 la causa fu la mancanza di miglioramento dello status neurologico. L’ipertensione può spesso venire controllata con ACE-inibitori come l’enalapril e/o farmaci vasodilatatori come il prazosin o l’amlodipina. Il trattamento dei pazienti con ischemia cerebrale globale richiede in primo luogo cure infermieristiche di sostegno e tempo. Bibliografia Dewey CW. A Practical Guide to Canine and Feline Neurology 2003: 99. Hillock SM, et al. Compend Contin Educ Pract Vet 2005: in press. Berg JM, et al. J Am Anim Hosp Assoc 2003;39: 203. McConnell JF, et al. Vet Rad Ultrasound 2005;46:1. Garosi LS, et al. J Vet Intern Med (abstract) 2004;18:409 Garosi LS, et al. J Vet Intern Med (abstract) 2004;18:411. Panarello GL, et al. J Vet Emerg Crit Care 2004;14:269. Indirizzo per la corrispondenza: Curtis W. Dewey - Long Island Veterinary Specialists 163 South Service Road, Plainview, NY 11803 This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee