INSEGNAMENTO DI STORIA MODERNA LEZIONE III “L’UNIFICAZIONE DEL MONDO” PROF. DANIELE CASANOVA Storia Moderna Lezione III Indice 1 Portogallo e Spagna: storie parallele ------------------------------------------------------------------ 3 2 La scoperta dell’America -------------------------------------------------------------------------------- 5 3 La via portoghese alle Indie ----------------------------------------------------------------------------- 8 4 La prima circumnavigazione della Terra ---------------------------------------------------------- 10 5 L’impero coloniale spagnolo -------------------------------------------------------------------------- 11 6 La nascita di un mercato mondiale ------------------------------------------------------------------ 14 7 Cronologia ------------------------------------------------------------------------------------------------- 16 Bibliografia ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 17 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 17 Storia Moderna Lezione III . 1 Portogallo e Spagna: storie parallele Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo nuove terre e nuovi popoli entrano a far parte dell’universo mentale e materiale delle popolazioni europee. La scoperta di Colombo del continente americano, le esplorazioni portoghesi delle coste atlantiche dell’Africa e le spedizioni in India saranno l’inizio di un’epoca che si concluderà solo nel XIX secolo, quando con le esplorazioni alle sorgenti del Nilo, del Congo e verso il polo artico e antartico, nessun luogo sulle carte geografiche figurerà più con la denominazione terra incognita. Gli europei, varcando i limiti geografici entro cui avevano operato nei millenni precedenti, posero le premesse per attivare nuove e più intense relazioni con l’Asia e con l’Africa e per europeizzare prima il continente americano e poi l’Oceania. I viaggi di esplorazione che portarono alla scoperta di un nuovo continente e ampliarono le conoscenze geografiche europee, furono possibili per la convergenza di una serie di elementi di diversa natura: economici, militari, tecnici politici e culturali. Si pensi ad esempio ai progressi tecnici conseguiti nella costruzione delle navi che resero possibile la realizzazione della caravella, un imbarcazione a tre alberi messa a punto intorno al 1430, agile e maneggevole, ma allo stesso tempo capace di affrontare le traversate atlantiche; oppure, sul versante politico ed economico, alla formazione degli Stati assoluti, i quali erano gli unici che potevano programmare massicci investimenti di capitale in imprese i cui risultati non erano immediatamente remunerativi. Le ragioni che spinsero spagnoli e portoghesi alle esplorazioni furono diverse, innanzitutto la ricerca di una via commerciale marittima con l’Oriente per approvvigionarsi alla fonte delle spezie e di altri prodotti e così infrangere la mediazione araba e il monopolio veneziano, poi la forte domanda di metalli preziosi, oro e argento, e, infine, l’impulso evangelizzatore che si era sviluppato nel corso delle crociate e della Reconquista cattolica dei territori musulmani nella penisola iberica. Lo smercio delle spezie in Europa costituiva una tra le maggiori fonti di ricchezza per alcune città mediterranee ed in particolare per Venezia che aveva stabilito una sorta di monopolio su alcuni prodotti orientali quali lo zucchero di canna, la cannella, il pepe, l’aloe, lo zenzero, i chiodi di garofano, ecc. Strappare dalle mani dei Veneziani il monopolio delle Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 17 Storia Moderna Lezione III spezie divenne una delle preoccupazioni centrali della politica dei paesi europei che si affacciavano sull’Atlantico e che potevano sperare di raggiungere direttamente per mare i paesi di produzione delle spezie. Queste ultime provenivano dall’India e dall’estremo Oriente, caricate sulle navi dei commercianti arabi erano trasportate sino ai porti del Mar Rosso. Di lì per mezzo di carovane, venivano trasportate a dorso di cammello fino ad Alessandria ed ai porti della Siria, dove venivano caricate dai Veneziani, che ne curavano lo smercio in Europa. La ricerca della diretta comunicazione con i paesi produttori delle spezie, cioè della cosiddetta via delle Indie, soprattutto dopo la presa turca di Costantinopoli (1453), divenne uno dei problemi principali della politica economica europea. Un posto di assoluta preminenza per la ricerca della via delle Indie spetta al Portogallo. Sotto la dinastia degli Aviz, navigatori portoghesi iniziarono ad avventurarsi nell’Atlantico, non di rado avvalendosi della collaborazione di capitani di mare veneziani e genovesi. L’idea che guidava i portoghesi nella ricerca della via delle Indie era che queste potessero essere raggiunte rapidamente aggirando il continente africano che allora veniva considerato assai meno esteso verso sud. Il fatto che la costa occidentale africana fosse più lunga di quanto avessero previsto i cartografi lusitani, rese necessaria una serie di spedizioni che impiegarono poco meno di un secolo per raggiungere l’obiettivo. La ricerca portoghese della via delle Indie ebbe un carattere sistematico solo dopo l’attivo interesse del terzogenito del re Giovanni I, il principe Enrico il Navigatore (13941460) che fondò a Capo S. Vincenzo, una località a sud del Portogallo, la prima scuola di navigazione europea e fornì le risorse necessarie per avventurarsi in mare aperto. Dopo il Capo Bojador, i portoghesi nel 1460 avevano raggiunto le isole di Capo Verde e le coste del Gambia e della Guinea, dove prelevavano schiavi, avorio, oro, cardamomo, olio di palma e spezie. Fu solo nel 1487 che Bartolomeo Diaz per la prima volta raggiungeva il Capo Tormentoso, la punta meridionale dell’Asia, ribattezzato dal re portoghese,Giovanni II, Capo di Buona Speranza. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 17 Storia Moderna Lezione III 2 La scoperta dell’America Mentre i portoghesi cercavano il passaggio attorno all’Africa per raggiungere le Indie, il genovese Cristoforo Colombo (1450-1506), un tessitore emigrato in Portogallo per conto di una casa commerciale di Genova, dopo aver navigato sulle coste della Guinea maturò un progetto ancora più audace: compiere un viaggio per mare in direzione diametralmente opposta a quello percorso per terra da Marco Polo. Persuaso della sfericità della Terra, probabilmente, dalle intuizioni del geografo umanista fiorentino Paolo Toscanelli, l’ipotesi di Colombo, sostanzialmente corretta, si basava su di una percezione della circonferenza della Terra più piccola di quella reale, cosa evidente nel mappamondo di Martin Behaim, un astronomo di origine tedesca emigrato in Portogallo, per cui la distanza tra Europa e Asia, facendo rotta verso occidente, era calcolata in maniera notevolmente inferiore rispetto a quella reale, e ciò rendeva il percorso accessibile alle caravelle. Il progetto di ricercare una via per l’Oriente navigando ad ovest fu esposto nella prima metà degli anni Ottanta da Colombo al sovrano portoghese che diede però parere negativo, in quanto più interessato al proseguimento delle esplorazioni lungo la rotta africana. Dopo aver cercato, invano, un finanziamento presso la corte ispanica, francese e inglese, il navigatore genovese si rivolse nuovamente alla monarchia spagnola, che dopo la vittoria contro i mori di Granada (1492), concedeva a Colombo le risorse necessarie per realizzare il progetto di raggiungere le Indie per la via di occidente. Prima di partire, Colombo si assicurò il titolo di ammiraglio del mare Oceano e si fece riconoscere dai sovrani spagnoli un decimo delle imposte e un ottavo sugli eventuali utili derivati dalla scoperta. Partito il 3 agosto 1492 da Palos, nei pressi di Cadice, con tre caravelle e 88 uomini di equipaggio, dopo oltre due mesi di navigazione, sospinto dagli alisei, il 12 ottobre, raggiunse una terra da lui chiamata San Salvador, una piccola isola dell’arcipelago delle Bahamas. Le isole dove sbarcò furono chiamate Indie occidentali e alle popolazioni fu dato il nome di indiani, ma la terra toccata da Colombo era il primo lembo di un territorio sino ad allora ignoto agli europei. Quello che più tardi sarebbe stato chiamato America. Convinto di essere sbarcato sulle coste del Giappone, di cui aveva parlato Marco Polo, Colombo proseguì la sua navigazione sperando di arrivare alle coste della Cina o dell’India. Raggiunse così una vasta isola che chiamò Hispaniola (Haiti). Da Hispaniola, dopo aver trovato modeste quantità di oro, nel 1493 fece ritorno a Palos, dove Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 17 Storia Moderna Lezione III al suo arrivo fu accolto con onori trionfali dalla comunità mercantile e dalla stessa regina, tanto che dopo pochi mesi era già pronto per una seconda spedizione con 17 navi. L’impressione destata dalla prima spedizione di Colombo fu enorme. La sua corrispondenza con i reali di Spagna, che annunciava la scoperta, fu diffusa in tutta Europa e anche chi non sapeva leggere poteva vedere le raffigurazioni di popolazioni nude, belle e accoglienti sulle rive delle isole verdeggianti. Iniziarono così a circolare intensamente sul nuovo mondo scoperto da Colombo tutta una serie di storie visionarie e favolose. La seconda spedizione di Colombo, partita da Cadice nel settembre del 1493, si prefigurava come un tentativo di colonizzare Hispaniola, al suo seguito vi erano circa 1500 uomini, tra cui marinai, soldati, artigiani contadini e sacerdoti. L’obiettivo era dunque di fondare una colonia, sfruttare per conto del re di Spagna le risorse agricole, minerarie e convertire gli indigeni. Colombo sosteneva di essere il profeta mandato da Dio a riunire il mondo sotto un’unica fede, e tale visione missionaria fu incoraggiata dai re cattolici, che si affrettarono, al fine di evangelizzare le popolazioni americane e per legittimare sul piano diplomatico la conquista iberica sulle nuove terre scoperte, di richiedere al papa Alessandro VI l’emanazione della bolla Inter coetera (1493), con la quale, così come aveva fatto Niccolò V nel 1452 per giustificare le conquiste portoghesi in Africa, si riconosceva alla Spagna il legittimo possesso delle terre scoperte e da scoprire e si concedeva il patronato regio sulle istituzioni ecclesiastiche da creare. A fondamento di tali concessioni, che giustificavano da un lato la rapina e la sopraffazione e dall’altro l’eventualità di difendere con le armi i nuovi territori dalle mire dei mercanti e dei sovrani degli altri paesi europei, stava il compito affidato dal papa alle monarchie iberiche di convertire i pagani alla vera fede. Praticamente la cristianizzazione e il conseguente apparato ecclesiastico, posto sotto il controllo dell’autorità regia, furono utilizzati come lo strumento di copertura dello sfruttamento coloniale e per giustificare la brutale sopraffazione degli indios. Per dirimere i contrasti tra Spagna e Portogallo, sorti dopo la scoperta dell’America, si dovette ricorrere ancora all’arbitrato della Chiesa. Alessandro VI tracciò una linea di demarcazione tra spagnoli e portoghesi per delimitare le rispettive zone d’azione, che fu ratificata nel Trattato di Tordesillas (1494) col quale veniva fissato un limite di 100 miglia a ovest delle isole di Capo Verde. Le terre scoperte aldilà di questo limite sarebbero toccate agli spagnoli, quelle aldiquà di esse ai portoghesi, ma successivamente questi ultimi ottennero di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 17 Storia Moderna Lezione III portare questo limite a 370 miglia. Fu così che i portoghesi iniziarono a colonizzare il Brasile, dove nel 1549 installarono a Bahia un loro viceré. Mentre i portoghesi aumentavano gli sforzi per raggiungere le Indie attraverso la via aperta da Bartolomeo Diaz, altre spedizioni spagnole sempre sotto il comando di Cristoforo Colombo furono effettuate con la speranza di raggiungere il regno del Catay, la Cina, perfino il re d’Inghilterra, Enrico VII inviava una flotta al comando del veneziano Giovanni Caboto a tentare di raggiungere le Indie, percorrendo una rotta più settentrionale di quella di Colombo. Nel 1497 Caboto partito da Bristol raggiunse le coste di Terranova e anche in questo caso le terre scoperte non offrivano né l’oro e né le spezie. La terza spedizione di Colombo, nel 1498, approdò sulla terraferma, alla foce dell’Orinoco, nell’attuale Venezuela,dove trovò grossi quantitativi di oro e di perle. Tuttavia la sua cattiva amministrazione dei territori coloniali provocò gravi disordini e Colombo fu arrestato e ricondotto in Spagna. Il perdurante favore della regina Isabella gli permise di organizzare un quarto viaggio, che non ebbe una particolare fortuna, per cui quando morì nel 1506, Colombo era in povertà dimenticato da tutti. Ai viaggi di Colombo, che sino alla sua morte continuò ad esplorare vanamente i Caraibi nella speranza di trovare qualcosa che assomigliasse al favoloso Oriente, se ne aggiunsero altri che mettevano in luce nuovi tratti della costa del nuovo continente. Nel 1500 un fortunale colse il navigatore portoghese Alvarez Cabral, mentre faceva il giro dell’Africa per raggiungere l’India, la tempesta trascinò le sue navi verso occidente spingendole sulle coste di una terra sconosciuta su cui cresceva il pernambuco (in portoghese pau brazil), un albero dal legno di colore rosso brace. Fu questa contingenza del tutto fortuita che condusse alla scoperta del Brasile, così denominato da quel colore rosso brace che caratterizzava la vegetazione delle regioni litoranee. Intorno al 1502 un esperto navigatore fiorentino, esplorava le coste dell’America meridionale e si convinse, al contrario di Colombo, che le terre recentemente scoperte appartenessero non già all’Asia ma ad un nuovo continente fino ad allora ignoto. La lettera in cui descriveva questa scoperta, tradotta in latino col titolo Mundus Novus, si diffuse in tutt’Europa. Fu il geografo tedesco Martin Waldseemuller, che in una carta del 1507 chiamò per la prima volta America, dal nome di Amerigo Vespucci, il Nuovo Mondo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 17 Storia Moderna Lezione III 3 La via portoghese alle Indie Pochi anni dopo il Trattato di Tordesillas, una spedizione portoghese al comando di Vasco de Gama, partita nel 1497 da Lisbona, doppiava il Capo di Buona Speranza e raggiungeva nella primavera del 1498 il porto indiano di Calicut sulle coste del Malabar, regione meridionale dell’India. Questa volta quella che si apriva alla bramosia di ricchezza dei navigatori portoghesi era la tanto ambita via delle Indie. Le navi di Vasco de Gama e degli altri navigatori portoghesi che si affrettarono a seguirlo nella nuova rotta tornarono cariche di spezie. Le ripercussioni di questo avvenimento si rivelarono di una tale portata da rivoluzionare in particolar modo la geografia economica dell’Europa e del Mediterraneo. Ad appena cinque anni dalla spedizione di Vasco de Gama, dodici navi all’anno salpavano regolarmente da Lisbona per l’Oriente. In Asia la presenza di una civiltà millenaria e di una forte organizzazione commerciale, fece assumere all’espansione portoghese un carattere ben diverso da quello che prenderà la conquista spagnola. L’obiettivo dei lusitani, forti dell’appoggio finanziario e tecnico dei mercanti fiamminghi, italiani, olandesi e inglesi, mirava alla creazione di un monopolio sui manufatti e sulle spezie orientali. Le flotte portoghesi riuscirono a intercettare e annientare il commercio degli arabi che solevano trasportare le spezie in Egitto, affondandone le navi e distruggendone gli scali indiani. In virtù della loro superiorità tecnologica e militare, i portoghesi impiantarono lungo la rotta che andava da Lisbona alle Indie una fitta rete di basi commerciali, presidiate militarmente, attraverso le quali riuscirono a commercializzare le spezie e le droghe indiane, e l’oro, l’avorio, l’ebano, il grano, il pesce e gli schiavi provenienti dalla costa occidentale africana, una vasta gamma di beni che andava dalla seta al salnitro, dalle pietre preziose alle perle. Centro promotore delle attività economiche dei domini divenne la Casa da India che coordinava tutta la politica marinara e coloniale e controllava tutte le merci provenienti d’oltremare. La concorrenza dei prodotti portoghesi, sebbene determinasse una notevole riduzione dei prezzi delle spezie asiatiche sui mercati europei, in quanto il loro costo era quattro o cinque volte inferiore a quello praticato da Venezia, per tutto il Cinquecento non diminuì il tradizionale afflusso dei prodotti orientali nel Mediterraneo. Se da una parte l’espansione portoghese costituì una grave minaccia per i traffici marittimi della Repubblica di Venezia, Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 17 Storia Moderna Lezione III dall’altra comportò uno spostamento delle correnti commerciali dalle vie marittime a quelle terrestri. Il controllo delle flotte lusitane dello stretto di Bab al Mandam (1509), che collega il Mar Rosso al golfo di Aden, e dello stretto di Hormuz nel golfo Persico (1515), dirottò i traffici commerciali verso l’antica via della seta che andava da Samarcanda ad Aleppo. L’impossibilità dei portoghesi a intercettare questi flussi influì anche sugli sviluppi della loro presenza in Asia. La vasta rete commerciale lusitana nell’Oceano Indiano, che si estendeva dall’arcipelago delle Molucche in Indonesia sino alle coste meridionali dell’Africa orientale, con al centro il porto di Goa, “la capitale portoghese d’oriente”, favorì un commercio interasiatico che sopravanzò per importanza quello con l’Europa e fece dei lusitani i principali intermediari negli scambi asiatici, tanto che nel giro di pochi anni, scalzarono da quel mercato gli arabi che per lungo tempo avevano detenuto quel monopolio e riuscirono a creare un grande emporio commerciale in Cina a Macao, da dove spinsero i loro traffici sino alle isole del Giappone. Fu così creato il primo impero coloniale e commerciale dell’Europa moderna, mantenuto grazie alla superiorità militare e tecnologica, in cui il commercio si alternava con il saccheggio e la guerra. Il primo governatore dell’India, Alfonso de Albuquerque (1509-1515), aveva progettato, tra l’altro, di deviare il corso del fiume Nilo e distruggere così l’Egitto e il suo commercio, di conquistare la Mecca e scambiarla con Gerusalemme. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 17 Storia Moderna Lezione III 4 La prima circumnavigazione della Terra Il successo dei portoghesi alimentava l’invidia degli spagnoli che non potevano rassegnarsi a pensare che la via del Ponente aperta da Colombo non fosse di alcuna utilità per raggiungere la bramata terra dell’Especeria, il paese favoloso delle spezie. Nel 1513 un avventuriero spagnolo Vasco Nuňez de Balboa attraversò l’istmo di Panama e toccò il Pacifico. A questo punto, per raggiungere le tanto desiderate terre indiane, così come avevano fatto i portoghesi in direzione inversa sulle coste africane, si trattava di costeggiare l’America orientale, toccarne l’estremità meridionale e attraversare l’oceano visto dal Balboa sino ad arrivare in India. Sei anni dopo, nel 1519, un portoghese passato al servizio della Spagna, Ferdinando Magellano, si avviò a tentare l’impresa. Partito con 5 navi e un equipaggio di 270 uomini, tra cui l’italiano Antonio Pigafetta che terrà il diario della spedizione e ne stenderà la storia avventurosa, dopo aver disceso la costa orientale americana fino all’estremo sud, nel 1520 scoprì il passaggio a sud ovest che fu detto appunto Stretto di Magellano. Tra stenti e pericoli le navi spagnole si avventurarono nelle acque di quell’oceano sconosciuto agli occidentali che per tutto il periodo della navigazione, in direzione nord-ovest, rimase calmo e per questo fu denominato Oceano Pacifico. Risalite le coste occidentali dell’America meridionale, se ne distaccarono e con un estenuante navigazione durata circa sei mesi, il 27 aprile 1521 giunse a Sebu nelle Filippine, dove Magellano insieme ad altri 40 uomini fu ucciso dagli indigeni. I portoghesi cercarono in seguito di arrestare i suoi compagni mentre si dirigevano verso l’Europa. Soltanto 18 uomini imbarcati sull’unica nave superstite, riuscivano nel 1522 a fare ritorno a Sanlùcar de Barrameda, tra cui il Pigafetta, autore della celebre Relazione del primo viaggio intorno al mondo (1525), in cui narrò il suo viaggio intorno al mondo e descrisse, per la prima volta, le terre e i popoli che le abitavano. Era la prima circumnavigazione del globo, che diede all’Europa un’idea della vera dimensione degli oceani. I geografi ne fecero subito tesoro come appare dalla carta disegnata da Schoner nel 1523. Frattanto altre spedizioni, spagnole, inglesi e francesi, cominciarono a ricercare in maniera infruttuosa un passaggio a nord ovest. Una spedizione inglese, alla ricerca di un passaggio a nord est, nel 1553 scoprì il mar Bianco e i mercanti inglesi adottarono la nuova rotta oceanica per la Russia. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 17 Storia Moderna Lezione III 5 L’impero coloniale spagnolo L’America spagnola - ma sarebbe il caso di dire l’America castigliana, visto che gli unici a beneficiare dell’avventura coloniale furono gli abitanti di quella regione e i possedimenti americani erano legati al Regno di Castiglia e non di Aragona - fu denominata Regno delle Indie ed equiparata, almeno formalmente, agli altri Regni della Corona, per cui le istituzioni di governo furono create uguali nella forma a quelle degli altri domini europei. Tuttavia, la prima istituzione creata dai sovrani spagnoli all’inizio dell’impresa americana fu la Casa de Contrataciòn di Siviglia nel 1503, che si occupava di organizzare il commercio e l’invio delle navi, elargire autorizzazioni e riscuotere le tasse sulle merci. La monarchia, impegnata in quegli anni nello scacchiere europeo e mediterraneo, poteva sentirsi appagata dai carichi di oro e di argento che nel frattempo iniziavano ad affluire dall’America con la Flotas de Indias e dal quinto che le era dovuto sulle merci trasportate a Siviglia, terminal dei prodotti coloniali e sede dal 1524, oltreché de la Casa de Contrataciòn, anche del Consiglio delle Indie, un organismo che esercitava un potere legislativo e amministrativo sui territori americani. Mentre i portoghesi colonizzavano il Brasile senza incontrare nessuna civiltà complessa, gli spagnoli, conclusa la fase delle esplorazioni, attuarono sulle terre appena scoperte una vera e propria guerra di conquista distruggendo civiltà millenarie e depredandole delle ingenti ricchezze. Ad attrarre la cupidigia degli Spagnoli e a mostrare i meccanismi della conquista furono le civiltà dell’America centrale e centro-meridionale. I cosiddetti conquistadores, generalmente appartenenti alla piccola nobiltà castigliana (hidalgos) o ai ceti popolari, artigiani e contadini, con una certa esperienza militare, si sostituirono agli esploratori e si avventurarono nelle nuove terre con lo stesso spirito di crociata rivolto contro i mori alla ricerca di gloria e potere. La prospettiva di arricchirsi velocemente e godersi le ricchezze in Europa, il costante miraggio dell’oro e la consapevolezza della superiorità della propria forza, della propria religione e della propria civiltà, furono alla base dell’avventura coloniale ispanica. Avvezzi, come i portoghesi, alle lunghe guerre contro i musulmani, non arretrarono davanti a nessuna atrocità contro le popolazioni indigene, chiamate indios per effetto dell’errore di Colombo. Nel 1519 un hidalgo castigliano Hermàn Cortès, inviato dal governatore di Cuba a esplorare il Messico, sbarcato sulla costa dello Yucatan con 1.600 Attenzione! 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Alla metà del XVI secolo l’America spagnola era divisa in due grandi viceregni, del Messico (Nuova Spagna) e del Perù (Nuova Castiglia), con 22 vescovati e con una Università ciascuno. Il continente americano, data l’assenza di una grande potenza che potesse contrastare l’avanzata spagnola e di un’organizzazione politica e mercantile come quella asiatica, divenne quindi una facile preda per i conquistadores, i quali forti della concessione garantita dal papa ai loro sovrani sulle nuove terre scoperte, vi imposero la propria lingua, la religione e il loro modo di vivere su una popolazione disarmata, primitiva e pacifica. Attratti dalle immense ricchezze del Nuovo Mondo, soprattutto dopo la scoperta nel 1545 dei ricchi giacimenti di argento a Potosi in Bolivia, gli spagnoli in breve tempo assoggettarono le popolazioni indigene e avviarono una sanguinosa quanto incontrollata conquista dei territori, accompagnata dallo sfruttamento sistematico delle miniere di oro e d’argento. Proprio per limitare i poteri dei conquistadores furono creati degli organismi collegiali, le Audencias, che si occupavano dell’amministrazione giudiziaria e civile. I diritti di proprietà e di sfruttamento delle risorse erano concessi dal sovrano a titolo di affidamento provvisorio oppure quale compenso per i servigi resi alla Corona. Nacque così l’istituto dell’Encomienda (1503), una forma di rapporto di tipo feudale regolata da leggi severe che prevedeva, tra l’altro, l’asservimento degl’indios. Il trattamento disumano cui erano sottoposti gli indios, ben presto suscitò reazioni di sdegno in Europa e tra gli stessi Spagnoli. A loro difesa si pose il padre domenicano Bartolomeo de Las Casas (1474-1566), detto “l’Apostolo delle Indie”, un ex conquistadores, figlio di un compagno di viaggio di Colombo, convertitosi nel 1512. Las Casas, sebbene cercò di far assimilare il cristianesimo e la cultura europea alle popolazioni americane, dedicò il resto della sua vita a denunciare lo sfruttamento e le atrocità commesse dagli spagnoli ai danni degli indios e ne difese i diritti contro il loro asservimento ai coloni iberici. I suoi scritti, soprattutto la Brevissima relazione sulla distruzione delle Indie (1552) se da una parte segnarono in negativo la conquista, tanto da contribuire alla diffusione in tutta Europa della Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 17 Storia Moderna Lezione III “leggenda nera” sulla dominazione spagnola, dall’altra contribuirono a influenzare le ordinanze sulle Indie emanate da Filippo II nel 1573, che prescrivevano di trattare gli indiani con umanità e di usare la persuasione al posto della violenza. Al momento della conquista gli abitanti del Messico erano circa 30 milioni, nel 1568 il loro numero si era ridotto a meno di 3 milioni e nel 1608 a poco più di un milione. Le cause di quello che possiamo considerare un vero e proprio genocidio si possono individuare non solo sui ritmi di vita e di lavoro imposto dai colonizzatori, sullo sfruttamento delle popolazioni locali, ma soprattutto dall’incontro tra indios ed europei. Alla potenza distruttrice delle armi, infatti, si aggiunse quella molto più pericolosa delle malattie, in quanto gli indigeni non avevano nessuna difesa immunitaria contro i nuovi agenti patogeni portati dagli europei, come il morbillo, il vaiolo e perfino l’influenza. Infine, un’ulteriore causa che determinò il massacro degli indios fu la cosiddetta “paralisi culturale” che colpì gli amerindi. Di fronte alle sventure di cui erano vittime e viste le differenze con gli spagnoli, ritennero questi ultimi degli esseri divini e non umani, e a migliaia si lasciarono morire. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 17 Storia Moderna Lezione III 6 La nascita di un mercato mondiale Dopo la scoperta dei ricchissimi giacimenti di argento del Potosì, nell’attuale Bolivia, e la contemporanea creazione di nuove e più progredite tecniche estrattive, la produzione americana di oro e argento fece un balzo subitaneo e portentoso anche per l’impiego come minatori di indios e di nuovi schiavi provenienti dall’Africa. Dopo la metà del secolo si calcola che ogni anno furono inviate in Spagna dall’America circa 250.000 quintali d’argento e 5.000 d’oro. Le ricchezze del Potosì e delle altre miniere americane finanziarono i progetti espansionistici dei sovrani spagnoli sino alla pace di Westfalia (1648). L’apertura delle rotte oceaniche comportò la nascita di un mercato mondiale, da cui l’Europa trasse nuova energia per organizzare le più aggressive forme di capitalismo. Nel quadro degli scambi internazionali non si ebbero a registrare soltanto radicali trasformazioni nei circuiti commerciali, ma anche importanti novità nelle colture di vari continenti. Si verificò infatti una vasta acculturazione fra l’uno e l’altro, agevolata dal fatto che i traffici europei si situavano a cavallo di zone molto diverse. Tra gli animali di notevole utilità economica si diffuse soltanto il tacchino che si estese rapidamente in Spagna, mentre nel Nuovo Mondo furono portati i bovini, i cavalli e i maiali. Dalle terre americane furono importate il mais, le patate dolci, i pomodori, i fagiolini, la cassava o manioca, una pianta arbustiva con cui si ricavano farine e fecole ad alto potere calorico. Ad esempio il mais, portato da Colombo, nel Seicento veniva coltivato nelle regioni montane e umide della Spagna e del Portogallo settentrionale. Sostituendovi la segale e il miglio, esso modificò profondamente le diete contadine, come avvenne poi anche nel Veneto a partire dagli ultimi decenni del secolo. Il mais raggiunse presto anche il mondo ottomano e dei coltivatori portoghesi lo fecero crescere a Zanzibar sin dal 1634. Pure la patata dolce fu introdotta in Spagna da Colombo. Di uso assai comune in Italia e in Spagna già prima della fine del Cinquecento, il suo uso massiccio in Europa fu impiegato dagli irlandesi, diventando il principale alimento delle classi povere. Attraverso la Spagna e il Portogallo penetrò in Europa anche il tabacco, un prodotto che si differenziò dagli altri per il fatto che suscitò da un lato una vera e propria moda e dall’altro una viva reazione. Esso ebbe una grande fortuna nel mondo ottomano ed in Persia. Nel 1674 in Francia la sua coltivazione e la vendita divennero Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 17 Storia Moderna Lezione III monopolio di Stato, anche se in seguito fu appaltato. Il cioccolato, come bevanda pregiata si diffuse all’inizio del Seicento in Spagna e da lì passò in Italia e al resto d’Europa. Dall’Europa agli altri continenti venne trapiantato lo zucchero che finì poi col prosperarvi tanto da mettere in crisi la produzione originaria. Nel Quattrocento i portoghesi lo avevano acclimatato dalla Sicilia a Madera e gli spagnoli nelle Canarie: di là Colombo portò la canna a Hispaniola. Venezia era stata fra Quattro e Cinquecento il principale centro di raffinazione, successivamente lo era divenuto Anversa e nel Seicento Amsterdam, dove veniva lavorato la maggior parte dello zucchero delle colonie inglesi e francesi dei Caraibi. Originario dell’Etiopia come prodotto, il caffè come bevanda fu soprattutto un’invenzione araba, già diffusa in Medio oriente ai primi del secolo XVI, il suo consumo attecchì nell’impero ottomano. Furono i francesi ad acclimatarlo in Martinica. Infine tra le conseguenze delle scoperte geografiche sulla società europea vi figura la nascita di un dibattito culturale che ebbe notevoli conseguenze per la storia e la coscienza europea. La cultura occidentale si misurò per la prima volta con l’alterità, e in alcuni ambienti iniziò una seria riflessione che non riguardava solo il mito del “buon selvaggio” e della necessità o meno di sfruttarlo, ma avviò una seria riflessione contro il dogmatismo della civiltà occidentale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 17 Storia Moderna Lezione III 7 Cronologia 1487 Bartolomeo Diaz doppia il Capo di Buona Speranza. 1492 Crisotoforo Colombo attraversa l’Atlantico in cerca delle Indie e raggiunge l’isola di San Salvador nell’arcipelago delle Bahamas. 1494 Trattato di Tordesillas, portoghesi e spagnoli trovano un accordo per la spartizione del mondo. Colombo esplora Cuba convinto che si tratti della Cina meridionale. 1497 Giovanni Caboto raggiunge le coste del Labrador e la baia di Hudson. 1498 Vasco de Gama raggiunge il porto di Calicut in India. Terzo viaggio di Colombo. 1500 Alvarez Cabral raggiunge le coste del Brasile. 1501 Colombo parte per il suo ultimo viaggio in America. 1502 Amerigo Vespucci esplora le coste dell’America meridionale. 1503 La Casa de Contrataciòn di Siviglia assume il monopolio del commercio con il nuovo mondo. 1507 Il geografo tedesco Martin Waldseemuller attribuisce il nome di America al nuovo continente (dal nome di Amerigo Vespucci). 1513 Nunez di Balboa scopre l’Oceano Pacifico. 1519-22 Viaggio di Ferdinando Magellano e prima circumnavigazione della Terra. Hernan Cortés inizia la conquista dell’impero azteco nel Messico centrale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 17 Storia Moderna Lezione III Bibliografia P. 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