ITALO SVEVO (1861-1928) A CURA DI MARIA ELISABETTA LORICCHIO LA VITA ITALO SVEVO, CHE NASCE A TRIESTE NEL 1861, È LO PSEUDONIMO DI ETTORE SCHMITZ, ROMANZIERE ITALIANO, LA CUI OPERA COSTITUÌ UN MOMENTO DI PASSAGGIO TRA LE ESPERIENZE DEL DECADENTISMO ITALIANO E LA GRANDE NARRATIVA EUROPEA DEI PRIMI DECENNI DEL NOVECENTO. DI FAMIGLIA EBRAICA, SVEVO RIUSCÌ GRAZIE ALLE CARATTERISTICHE CULTURALI DI UNA CITTÀ COME TRIESTE, A FORMARE UNA CULTURA POCO ITALIANA E MOLTO EUROPEA, CHE GLI CONSENTÌ DI ACQUISIRE UNO SPESSORE INTELLETTUALE RARO NEI NOSTRI SCRITTORI DEL TEMPO. NEI SUOI SCRITTI, EGLI OSSERVA E DESCRIVE I COMPLESSI MECCANISMI ECONOMICI, BUROCRATICI E LE CONSEGUENZE NEGATIVE DI QUESTI SUI RAPPORTI SOCIALI E UMANI, PRIMA FRA TUTTE LA PERDITA DI AUTENTICITÀ IN FAVORE DI UNA TRIONFANTE IPOCRISIA. NEGLI ANNI 1910-12 SCOPRE LA PSICANALISI ATTRAVERSO LE OPERE DI SIGMUND FREUD. SUBISCE INOLTRE L’INFLUSSO DEL FILOSOFO TEDESCO SCHOPENHAUER. MUORE NEL 1928 A MOTTA DI LIVENZA PER UN INCIDENTE D’AUTO. LA CULTURA E LA LINGUA DI SVEVO LA CULTURA DI SVEVO FU ESSENZIALMENTE EUROPEA, O MEGLIO MITTELEUROPEA, E FU APERTA AGLI STIMOLI FILOSOFICI E SCIENTIFICI. LESSE SCHOPENHAUER, CONOBBE LE OPERE DI NIETZSCHE, IN LINGUA ORIGINALE, LESSE LE OPERE DI MARX, CON CUI CONDIVISE LA CRITICA VERSO LA SOCIETÀ BORGHESE, MA NON L’IDEOLOGIA DELLA LOTTA DI CLASSE E DELLA DITTATURA DEL PROLETARIATO. DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO EBBE UN NOTEVOLE INFLUSSO LA LETTURA DI DARWIN; INFATTI ANCHE PER SVEVO L’UOMO È UN PRODOTTO DELL’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE, MA NON DI QUELLO NATURALE, BENSÌ DI QUELLO SOCIALE. IL LINGUAGGIO DI SVEVO HA FREQUENTI ESPRESSIONI PARLATE, DUREZZE ‘TEDESCHE’ E UNA SINTASSI FATICOSA. CIÒ È RICOLLEGABILE DA UN LATO AL CROGIOLO ETNICO E CULTURALE TRIESTINO, DALL’ALTRA È DOVUTO AD UN LAVORO TORMENTATO DI INTROSPEZIONE. LA FORMAZIONE LETTERARIA RIGUARDO ALLA SUA FORMAZIONE LETTERARIA NEL SUO ‘ PROFILO AUTOBIOGRAFICO’ SVEVO DICE DI AVERE LETTO I GRANDI ROMANZIERI DELL’800 FRANCESE, COME FLAUBERT, BALZAC E ZOLA; MA LESSE ANCHE I ROMANZIERI RUSSI, CHE PER PRIMI PARLARONO DI PERSONAGGI INETTI E PERDENTI, E QUELLI INGLESI, DOVE SVEVO TROVÒ L’IRONIA E L’UMORISMO, CHE CARATTERIZZANO LA COSCIENZA DI ZENO. FU LEGATO DA UNA FORTE AMICIZIA CON LO SCRITTORE JAMES JOYCE, DA CUI PRESE LEZIONI DI INGLESE E CHE LO INCORAGGIÒ A SCRIVERE ED A PUBBLICARE IL TERZO ROMANZO. SVEVO VISSE A TRIESTE, UNA CITTÀ MITTELEUROPEA, DOVE VERSO LA FINE DEL SECOLO E ALL’INIZIO DEL ‘900, CON LO SGRETOLAMENTO DELL’IMPERO ASBURGICO, AUTORI COME KAFKA, MUSIL, ROTH TESTIMONIANO LO SMARRIMENTO E LA CRISI CHE L’UOMO DELLA MITTELEUROPA PROVA, IL SENSO DI SRADICAMENTO E IL SENSO DI NON-APPARTENENZA AD UN MONDO CHE STA FINENDO. SVEVO E FREUD FORTE È IN SVEVO L’INFLUENZA DI FREUD E DELLA PSICOANALISI, SOPRATTUTTO NE LA COSCIENZA DI ZENO, ANCHE SE L’AUTORE TRIESTINO NON CREDE ALLA EFFICACIA TERAPEUTICA DELLA PSICOANALISI, MA LA USA COME STRUMENTO PER ESPLORARE I MECCANISMI PSICOLOGICI. SVEVO SCOPRE IL ROMANZO ANALITICO, CIOÈ QUEL ROMANZO CHE ALLA RAPPRESENTAZIONE OGGETTIVA DEI FATTI SOSTITUISCE UNA INQUIETUDINE INTERNA INAFFERRABILE, SCOPRE LA TECNICA DEL MONOLOGO INTERIORE, CHE L’AMICO JOYCE USA NEL SUO ULISSE, LA TECNICA CIOÈ CHE PERMETTE AGLI AVVENIMENTI DI ESSERE PRESENTI ATTRAVERSO IL FLUSSO DI COSCIENZA DEL PROTAGONISTA, E SCOPRE L'ESISTENZA DELL’INCONSCIO. PER SVEVO LA SOLITUDINE E L’ALIENAZIONE SONO MANIFESTAZIONI DELLA ‘MALATTIA’ MORTALE CHE CORRODE SIA LO SPIRITO DELL’INDIVIDUO, SIA IL TESSUTO SOCIALE IN CUI VIVE E SI MUOVE. I PROTAGONISTI DEI ROMANZI E LA “MALATTIA” IL DESTINO DEI PROTAGONISTI DEI ROMANZI SVEVIANI (’UNA VITA’, ‘SENILITÀ’, ‘LA COSCIENZA DI ZENO’) È QUELLO DI SUBIRE LA REALTÀ. L’INETTO SOGGIACE PASSIVAMENTE AI CONDIZIONAMENTI AMBIENTALI E ALLE PULSIONI DELL’INCONSCIO, CHE LO PRIVANO DELLA SUA LIBERTÀ DI SCELTA. ZENO COSINI RISULTA INCAPACE DI AVERE UN RAPPORTO OPEROSO CON LA REALTÀ CHE LO CIRCONDA; È UN UOMO CHE NON COMBATTE, CHE È VINTO DALLA SUA MALATTIA E DALLA INETTITUDINE. IL SENTIMENTO DELLA MALATTIA TIENE ZENO IN TENSIONE VERSO LA ‘SALUTE’, CHE PERÒ NON RAGGIUNGE E LA PSICOANALISI È VISTA NON COME UNA TERAPIA, MA COME UN METODO DI INDAGINE DEI SINTOMI DELLA MALATTIA. ZENO SCRIVE INFATTI CHE ‘LA MALATTIA È UNA CONVINZIONE ED IO NACQUI CON QUELLA CONVINZIONE’. NEI TRE ROMANZI TROVIAMO: DELLE ANALOGIE: AD ESEMPIO SONO ROMANZI TUTTI INCENTRATI SULLA FIGURA DI UN SOLO PROTAGONISTA E TALE PROTAGONISTA È UN PERSONAGGIO INETTO. MA CI SONO ANCHE DELLE DIFFERENZE: AD ESEMPIO “LA COSCIENZA DI ZENO” È CARATTERIZZATA DALL’USO DELLA PRIMA PERSONA (PRIMA VI ERA UN NARRATORE ONNISCENTE). VI È LO SCONVOLGIMENTO DELLE STRUTTURE TEMPORALI TRADIZIONALI (LA NARRAZIONE SEGUE UN CRITERIO TEMATICO, NON CRONOLOGICO, GLI ALTRI DUE ROMANZI SEGUONO INVECE LA NARRAZIONE CRONOLOGICA). VI È UN AMPIO RICORSO ALL’IRONIA E ALL’UMORISMO (ASSENTI NEI ROMANZI PRECEDENTI) E VI SONO ESPLICITI RIFERIMENTI ALLA PSICOANLISI. I TEMI FONDAMENTALI DELL’OPERA DI SVEVO SONO IN SINTESI TRE: L’IDEA DELLA VITA COME LOTTA: SVEVO, SEGUENDO DI DARWIN E NIETZSCHE, È CONVINTO CHE LA VITA SIA SOSTANZIALMENTE UNA LOTTA PER L’AFFERMAZIONE DI SÈ E CHE GLI UOMINI SI DIVIDANO PERCIÒ IN VINCITORI E VINTI; LA FIGURA DELL’INETTO : I PROTAGONISTI DEI ROMANZI DI SVEVO SONO UOMINI INCAPACI DI LOTTARE PERCHÈ, AL CONTRARIO DI COLORO CHE LI CIRCONDANO, “SI VEDONO VIVERE” E SONO BLOCCATI DA UN ECCESSO DI RIFLESSIONE E DI CONSAPEVOLEZZA, DI AUTOANLISI E DI INTROSPEZIONE; L’IRONIA E L’AUTOIRONIA: CARATTERIZZANO IL PERSONAGGIO DI ZENO COSINI E LO DISTINGUONO DAGLI ALTRI PERSONAGGI SVEVIANI; NITTI E BRENTANI SONO PERSONAGGI NEGATIVI E SCONFITTI, ZENO INVECE È UN PERSONAGGIO PIÙ COMPLESSO, NEI CONFRONTI DEL QUALE L’AUTORE HA UN GIUDIZIO PIÙ SFUMATO. UNA VITA IL ROMANZO “UNA VITA” NARRA LE VICENDE DI ALFONSO NITTI, CHE DAL NATIO VILLAGGIO DEL CARSO SI TRASFERISCE A TRIESTE, PER LAVORARE IN BANCA. AMBIZIOSO E SOGNATORE, ALFONSO TENTA LA SCALATA SOCIALE: RIESCE AD INTRODURSI NELL’AMBIENTE DELLA PICCOLA BORGHESIA CITTADINA E IN QUELLO DELL’ALTA BORGHESIA DEL SUO PRINCIPALE, IL BANCHIERE MALLER, DI CUI SEDUCE LA FIGLIA ANNETTA. PER LA RAGAZZA PERÒ L’ESPERIENZA AMOROSA RAPPRESENTA SOLO UN CAPRICCIO, UN’EVASIONE, UNA CURIOSITÀ, A CUI SUCCEDE LA NOIA. ALLORA ALFONSO, SENTIMENTALMENTE E DEBOLE E SPROVVEDUTO, SI RIVELA BEN PRESTO UN INETTO E FINISCE PER CONCLUDERE CON IL SUICIDIO LA SUA FALLIMENTARE ESISTENZA. SENILITÀ IL ROMANZO “SENILITÀ” NARRA LA STORIA DI EMILIO. E’ UN IMPIEGATO CHE CONDUCE UNA VITA SCIALBA E MONOTONA ACCANTO ALLA SORELLA AMALIA, MATURA ZITELLA, CHE SEMBRA SEGNATA DALLO STESSO DESTINO DEL FRATELLO. QUESTO GRIGIORE DI VITA È PERÒ ROTTO DA ANGIOLINA, UNA POPOLANA BELLA, SENSUALE E PERSINO VOLGARE, CHE TRASCINA EMILIO NEL VORTICE DELLA PASSIONE. EMILIO, PUR CONSAPEVOLE DELLA FALSITÀ DI QUESTO AMORE, CHE GLI PROCURA SOLO TORMENTO E SOFFERENZA, NON RIESCE A LIBERARSENE. ANCHE AMALIA È VITTIMA DI UNA TARDIVA PASSIONE PER LO SCULTORE STEFANO BALLI, UN AMICO DEL FRATELLO, PASSIONE CHE LA PORTERÀ ALLA PAZZIA E ALLA MORTE. LA MORTE DELLA SORELLA E I CONSIGLI DELL’AMICO STEFANO REDIMERANNO EMILIO E LO LIBERERANNO DALLA PASSIONE, MA RIPORTERANNO LA SUA ESISTENZA NEI BINARI DELLA MONOTONIA E DELLA NOIA, CHIUDENDOLO IN UNA PRECOCE ‘SENILITÀ’. LA COSCIENZA DI ZENO IL TERZO ROMANZO “LA COSCIENZA DI ZENO” SI ARTICOLA INVECE IN ALCUNI NUCLEI EMBLEMATICI. IL DOTTOR S., UNO PSICANALISTA CUI ZENO SI È RIVOLTO PER LIBERARSI DEL VIZIO DEL FUMO, POICHÈ IL PAZIENTE, QUANDO ORMAI LA CURA SEMBRAVA DARE EFFETTI POSITIVI, È SCOMPARSO, DECIDE DI PUBBLICARE, QUASI PER VENDETTA, IL DIARIO DELLA VITA CHE GLI HA FATTO STENDERE. IN QUESTO DIARIO SONO RICOSTRUITI I MOMENTI PIÙ SIGNIFICATIVI DI UNA ESSITENZA CONTRADDITTORIA, MOMENTI SOTTOLINEATI DAI TITOLI DEI VARI CAPITOLI: IL FUMO, LA MORTE DI MIO PADRE, IL MIO MATRIMONIO, LA MOGLIE E L’AMANTE, STORIA DI UN’ASSOCIAZIONE COMMERCIALE, PSICO-ANALISI.