Joseph E. Stiglitz
Joseph E. Stiglitz si è laureato ad Amherst College ed ha conseguito il Ph.D. in Economia al MIT
nel 1967. E' diventato professore ordinario a Yale nel 1970 e nel 1979 è stato insignito del John
Bates Clark Award, assegnato con cadenza biennale dall' American Economic Association a
giovani economisti sotto i 40 anni. Ha insegnato presso le università di Princeton, Stanford, MIT ed
è stato Drummond Professor e Fellow del All Souls College di Oxford. E' stato membro del Council
of Economic Advisers dal 1993 al 1997 durante l'amministrazione Clinton. Successivamente è stato
Chief
Economist
e
Senior
Vice-President
presso
la
Banca
Mondiale.
Attualmente è professore di Economia presso la Columbia University e presiede la Commissione
per il Global Thought della Columbia University. Sempre a Columbia, è co-fondatore e direttore
esecutivo della Initiative for Policy Dialogue. Nel 2001 ha ricevuto il premio Nobel per l'Economia
per i suoi contributi allo studio dei mercati con asimmetrie informative.
Joseph Stiglitz è stato uno dei fondatori dell' Economia dell'Informazione grazie ai suoi studi sulle
asimmetrie informative e contribuendo in maniera fondamentale allo sviluppo dei concetti di
Selezione Avversa ed Azzardo Morale considerati oggi strumenti fondamentali non solo per gli
economisti teorici, ma anche per gli analisti. Ha inoltre dato importanti contributi alla
Macroeconomia ed all' Economia Monetaria, all' Economia dello Sviluppo, alle teorie dell'
Organizzazione Industriale ed all' Economia del Benessere. Negli anni ottanta i suoi contributi
hanno generato un rinnovato interesse per l'Economia della Ricerca & Sviluppo. E' stato il
fondatore del Journal of Economic Perspective ed uno dei suoi libri recenti "La Globalizzazione ed i
suoi oppositori" (2001) è stato tradotto in 35 lingue. Il suo ultimo libro "Making Globalization
Work" è stato pubblicato nel 2006.
In tutto il suo lavoro emerge il tentativo di spiegare i motivi e le circostanze in presenza dei quali i
mercati non funzionano ed in che modo l'intervento pubblico può migliorare il loro funzionamento.
I recenti contributi di Joseph Stiglitz.
Joseph Stiglitz è stato uno dei fondatori dell' Economia dell'Informazione grazie ai suoi studi sulle
asimmetrie informative e contribuendo in maniera fondamentale allo sviluppo dei concetti di
Selezione Avversa ed Azzardo Morale considerati oggi strumenti fondamentali non solo per gli
economisti teorici, ma anche per gli analisti. Ha inoltre dato importanti contributi alla
Macroeconomia ed all' Economia Monetaria, all' Economia dello Sviluppo, alle teorie dell'
Organizzazione Industriale ed all' Economia del Benessere. Negli anni ottanta i suoi contributi
hanno generato un rinnovato interesse per l'Economia della Ricerca & Sviluppo. In tutto il suo
lavoro emerge il tentativo di spiegare i motivi e le circostanze in presenza dei quali i mercati non
funzionano ed in che modo l'intervento pubblico può migliorare il loro funzionamento.
Nel corso degli anni Stiglitz ha trasferito le sue riflessioni dal piano microeconomico al piano
macroeconomico ed ha rivolto pesanti critiche alle politiche allo sviluppo del Fondo Monetario
Internazionale e della Banca Mondiale lottando per promuovere un giusto equilibrio tra pubblico e
privato e politiche a favore dell’uguaglianza e della piena occupazione. Le sue riflessioni a questo
proposito sono illustrate nel libro “La globalizzazione ed i suoi oppositori” che ha contribuito ad
impostare un nuovo dibattito sulla globalizzazione. La globalizzazione è il campo in cui si
sviluppano alcuni dei nostri più profondi conflitti sociali, inclusi quelli sui valori fondamentali, e le
divergenze più significative riguardano il ruolo dei governi e dei mercati. Pur ammettendo che i
governi, da soli, non riescono a realizzare una distribuzione del reddito socialmente accettabile, i
conservatori per lungo tempo hanno sostenuto la necessità di separare i temi attinenti all’efficienza
da quelli riguardanti l’equità. Oggi i limiti dei mercati sono piuttosto chiari almeno per gli
economisti. Gli scandali degli anni novanta in America e in altri paesi hanno inferto un duro colpo
alla finanza ed al capitalismo Americano che si è rivelato antitetico allo sviluppo, che richiede
invece lungimiranza di pensiero e di programmazione. L’esistenza di economie di mercato, come
quella svedese, diverse da quella americana, dimostrano che esistono forme alternative di economie
di mercato che possono essere efficienti. Analogamente, benché coloro che criticano la
globalizzazione abbiano ragione nell’affermare che è stata usata per portare avanti alcuni interessi
particolari, non è detto che la globalizzazione debba essere deleteria per l’ambiente, aumentare la
sperequazione sociale, indebolire la diversità culturale e promuovere gli interessi delle grandi
multinazionali a scapito del benessere del cittadino comune.
Nel libro “la globalizzazione che funziona”, pubblicato nel 2006, Stiglitz cerca di dimostrare come
la globalizzazione possa fare molto per migliorare le condizioni di vita sia nei paesi industrializzati
sia in quelli in via di sviluppo. Il libro spiega come finora la politica sia stata usata per forgiare i
processi politici ed il sistema economico affinché avvantaggiassero pochi soggetti a scapito di tutti
gli altri. Affinché la globalizzazione produca vantaggi per tutti è necessario un ripensamento degli
accordi commerciali, delle politiche economiche imposte ai paesi in via di sviluppo, degli aiuti
internazionali, del sistema finanziario globale. Queste riforme ed altre potrebbero permettere alla
globalizzazione di sviluppare tutte le sue potenzialità nel rispetto della giustizia sociale.
Il libro illustra come l’adozione di processi aperti e democratici possa contribuire a limitare i poteri
di determinati gruppi che favoriscono interessi particolari. Così come all’interno di un’azienda,
l’etica aziendale e la corporate governance possono riconoscere i diritti non solo degli azionisti, ma
di tutte le parti coinvolte, analogamente, una cittadinanza impegnata ed informata può capire come
far funzionare la globalizzazione, o almeno come farla funzionare meglio, e pretendere che i leader
politici agiscano di conseguenza.
Per perseguire questo obiettivo sono necessari indicatori del progresso economico e sociale che
forniscano informazioni non solo sui benefici dei sistemi di mercato, ma anche sui loro effetti
deleteri per l’ambiente, per la sperequazione sociale, per la salute. E’ soltanto disponendo di
indicatori dell’effettivo livello di sviluppo umano e sociale che sarà possibile giungere ad una reale
comprensione degli effetti delle politiche allo sviluppo e ad un loro cambiamento.
Partendo da questo tipo di considerazioni è possibile comprendere il recente contributo di Joseph
Stiglitz allo sviluppo di indicatori macroeconomici alternativi al prodotto interno lordo (PIL) che
consentano di “misurare” ed osservare non solo le transazioni che passano attraverso il mercato, ma
anche i processi e le transazioni che contribuiscono in maniera estremamente rilevante al benessere
individuale e sociale, ma che la contabilità economica, incentrata sulle transazioni mediate dal
mercato, ha fino a questo momento ignorato. E’ soltanto incorporando negli aggregati di contabilità
economica gli effetti del deterioramento dell’ambiente, della disuguaglianza, dei progressi della
ricerca scientifica, che la cittadinanza e la classe politica possono cogliere i problemi del sistema
economico e cercare soluzioni per risolverli.
In questo contesto si inquadra la decisione di Nicolas Sarkozy di affidarsi ad un comitato di esperti
guidato da Joseph Stiglitz e Armatya Sen per cambiare gli strumenti per la misurazione della
crescita economica francese e provare ad utilizzare qualcosa di piu' affidabile del tradizionale PIL.
L'esigenza di individuare nuovi indicatori economici, capaci di monitorare il reale benessere senza
limitarsi ad una mera misura quantitativa degli scambi commerciali, è discussa da anni nel mondo
accademico. Gli indicatori di sostenibilità sono talora utilizzati a livello locale come strumento
integrativo di monitoraggio e svolgono un ruolo importante nei processi di Agenda 21, ma finora
nessuno Stato nazionale aveva preso in considerazione la possibilità di utilizzarli quale metro
ufficiale per misurare l'andamento dell'economia nazionale.
Questo progetto del governo francese si inquadra in un generale rinnovato interesse della comunità
accademica e del mondo politico per la misurazione del benessere e del progresso che ha trovato
espressione nel recente impegno assunto dalla Commissione Europea, dall’Organizzazione per la
Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD), dalla Banca Mondiale e da altre istituzioni
internazionali attraverso la Dichiarazione di Istanbul, redatta in occasione del Secondo Forum
Mondiale sulla Misurazione del Progresso Sociale, organizzato dall’OECD nel Giugno 2007. La
Dichiarazione di Istanbul costituisce una dichiarazione di impegno degli Stati membri delle
organizzazioni firmatarie a superare gli indicatori macroeconomici convenzionali, come il PIL, ed
a promuovere la diffusione di conoscenze statistiche orientate all’individuazione ed alla
realizzazione di nuovi indicatori di benessere sociale.
Riferimenti Bibliografici
Stiglitz, J.E. (2006) La Globalizzazione che funziona. Einaudi, ET Saggi.
Materiale online.