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Lectio divina XXI Domenica del T.O. – C
Is 66, 18-21 - Sl 117 - Eb 12, 5-7;11-13 - Lc 13, 22-30
La “porta della fede” (cfr At 14,27)
che introduce alla vita di comunione con Dio
e permette l’ingresso nella sua Chiesa
è sempre aperta per noi.
Porta Fidei 1,1
La porta stretta: la disciplina del Signore. Universalismo e individualità.
Collocando il brano del vangelo di oggi all’interno del suo contesto ci troviamo nel viaggio
verso Gerusalemme al seguito di Gesù che camminando insegna. Gli episodi e le parabole
di questo capitolo hanno come tema unificante la conversione: la sua urgenza (13,1-5), la
pazienza di Dio nell’attenderla e favorirla (13, 6-9), la sua gratuità e il suo contenuto (la
donna curva 13, 10-17), la modalità di crescita (le parabole del regno, lievito e seme (v.
13,18-21) la necessità della risposta personale (la porta stretta 13, 22-30) e finalmente
l’apostrofe a Gerusalemme che chiude il capitolo in inclusione con l’episodio iniziale.
Se la conversione è un’urgenza ineludibile, e da essa dipende il nostro destino eterno essa
è però dono gratuito che cresce come seme silenzioso nel terreno, o lievito nella pasta. Il
nostro episodio ci parla però di una porta stretta. Alla generica domanda Chi si salva?!
domanda di prassi nelle scuole rabbiniche del tempo Gesù risponde con un’esortazione
che ha lo scopo di puntare il dito sul fattore lasciato alla responsabilità personale; pochi o
molti dipende solo dall’entrare in una porta stretta, cosa che richiede fatica e lavoro;
proseguendo nella risposta diventa chiaro che quest’esortazione è un forte ammonimento
per il popolo eletto, primi destinatari dell’Alleanza, che si vedono esclusi da ciò cui
pensavano di avere diritto di privilegio.
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L’immagine della porta non è molto usata ma ha lo stesso significato delle due vie; Matteo
infatti nel brano parallelo associa le due immagini (Mt 7, 13-14) della porta e della via. E’
molto interessante il verbo che viene usato per indicare ciò che in italiano è tradotto con
“sforzatevi”: agonizomai che nelle altre ricorrenze nel Nuovo Testamento indica l’esercizio
dell’atleta,
la necessaria temperanza (1 Cor 9,25), la fatica dell’apostolo per render
ciascuno perfetto in Cristo (Col2,9), la fatica del discepolo (1 Tim 4), il combattimento della
bella battaglia della fede(1 Tim 4) e al temine della vita la bella battaglia della fede compiuta (2
Tim 4,7), ma è anche la radice del vocabolo usato da Luca per descrivere la battaglia
sostenuta da Gesù al Getsemani. Nell’insieme il termine sottolinea la necessità della fatica
personale, dell’impegno prolungato e assiduo per una ricompensa, la lotta della vita
cristiana. Il vigoroso ammonimento di Gesù ai suoi interlocutori li avvisa: la salvezza è un
dono, ma ci sono delle condizioni; non è sufficiente appartenere al popolo eletto, né l’aver
condiviso la vita di Gesù, occorre praticare la bella battaglia della fede e ci vogliono la
fatica e il sudore personali. Non che il popolo eletto sia apriori escluso, perché i patriarchi
siedono tutti al banchetto, ma Abramo ha sperato contro ogni speranza, Isacco viene
offerto in sacrificio e riceve e trasmette la benedizione legata all’Alleanza, e Giacobbe lotta
con l’Angelo fino allo spuntare del sole per avere la benedizione, ingaggiando con lui il bel
combattimento della preghiera….
La seconda lettura ci offre il metodo di questa battaglia: accettare la correzione, quel tipo
di correzione che spesso sono le prove della vita, se accettate. La parola che in italiano è
tradotta con “correzione” in greco è paideia che ha un significato abbastanza ampio e
affascinante, vicino al significato monastico di disciplina, cioè educazione, metodo di
educazione che ha anche una connotazione negativa ma che è soprattutto un essere accolti
come figli (essere lontani o senza paideia è come non essere figli, essere bastardi, essere
fuori strada), una tensione a una meta, una ginnastica, un esercizio, cioè una ascesi.
Nell’AT ha maggiormente il significato di: modo con cui Dio conduce la storia. IHWH
educa conducendo la storia del popolo, e questa educazione si riassume nella persona e
nell’evento di Gesù: perciò accettare la paideia diventa entrare al servizio alla sequela del
Signore. Possiamo dire che la paideia kurios è la porta stretta attraverso cui passare per
entrare alle nozze. E queste nozze sono in un certo senso annunciate dall’ultimo brano
profetico del libro di Isaia; questo brano è inquadrato nel tema del giudizio finale (vv. 1516) ma ha piuttosto il carattere di un annuncio di salvezza, l’annuncio di un raduno
universale ultimo, che si articola in tre tappe:
 il pellegrinaggio delle nazioni a Gerusalemme
 questi scampati hanno il compito di annunciare alle nazioni da cui provengono la
gloria di IHWH
 infine per mezzo del sacerdozio delle genti anche gli Israeliti saranno offerti al
Signore
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Tutti sono salvati, ma gli ultimi, divenuti sacerdoti della nuova Alleanza porteranno in
offerta i primi.
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