AICCER LAVOCE ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CHIRURGIA DELLA CATARATTA E REFRATTIVA RIVISTA SCIENTIFICA DI INFORMAZIONE 3 2007 Direttori Editoriali e Scientifici Simonetta Morselli, Scipione Rossi Vice-Direttore Editoriale Dario Aureggi Direttore Responsabile Ferdinando Fabiano Comitato di Redazione Gianni Alessio, Aldo Caporossi, Alessandro Franchini, Vincenzo Orfeo, Riccardo Sciacca, Giorgio Tassinari, Daniele Tognetto, Paolo Vinciguerra Redazione Segreteria AICCER - Marica Motta c/o AIM Congress Via Ripamonti 129 - 20141 Milano tel. 02 56601224 - fax 02 56609045 e-mail: [email protected] Dr.ssa Simonetta Morselli e-mail: [email protected] Dr. Scipione Rossi e-mail: [email protected] Chiuso in redazione: Luglio 2007 Segretaria di Redazione Marica Motta tel. 02 56601224 e-mail: [email protected] L’immagine in copertina è tratta dal Caso Clinico di Scipione Rossi (p. 14). Sara Cacciabue tel. 0141 8278236 e-mail: [email protected] Grafica Impaginazione Andrea Ponzo Il contenuto degli articoli pubblicati è di esclusiva responsabilità degli autori. La riproduzione di articoli o parte di essi deve essere autorizzata dall’Editore. Stampa Litografia Fabiano S.n.c. Pubblicità Fabiano S.r.l. Reg. S. Giovanni 40 - Canelli (AT) tel. 0141 8278235 e-mail: [email protected] Inserzionisti: • ALCON, p. II cop, 10, 29, 46, III cop. • SOOFT Italia, p. 2, 4, 37, 43, IV cop. Fabiano srl - Reg. S. Giovanni 40 - 14053 Canelli (AT) - Tel. 0141 8278236 - Fax 0141 8278300 E-mail: [email protected] - www.fabianoeditore.it SOMMARIO EDITORIALE ........................................................................................................................................................................... 5 di Aldo Caporossi Ricordo di Italo Cantera ....................................................................................................................................................... NOTIZIE DAL CONSIGLIO DIRETTIVO ...................................................................................................................... 6 7 di Paolo Vinciguerra CONGRESSI Chirurgia mini-invasiva in oftalmologia XVI Incontro di strabologia esotropie infantili: up to date ........................................................................................................................ ........................................................................................ 11 12 di Dario Aureggi CHIRURGIA DELLA CATARATTA Afachia e aniridia post-traumatica in soggetto con precedente cheratomia radiale ........................................ 14 ........................................................................................................................ 18 di Scipione Rossi CHIRURGIA REFRATTIVA Applicazioni cliniche della aberrometria di Stefano Baiocchi Inserto staccabile Refractive on-line: programma preliminare .................................................................................................................. CHIRURGIA REFRATTIVA Personalizzazione ablativa con laser Wavelight Allegretto ...................................................................................... 23 30 di Roberto Bellucci CHIRURGIA REFRATTIVA L’ablazione customizatta con piattaforma refrattiva Navex Nidek ........................................................................ 34 di Paolo Vinciguerra CHIRURGIA DELLA CORNEA Cheratoplastica lamellare anteriore superficiale meccanizzata (SALK) ................................................................. 38 ..................................................................... 44 ....................................................................... 47 di Massimo Busin con la collaborazione di Lucia Lapenna CHIRURGIA DELLA RETINA La chirurgia mininvasiva vitreale combinata a facoemulsificazione di Vincenzo Pucci SEZIONE AZIENDE Un modo nuovo per la certificazione ISO 9001 degli studi medici di Lorenzo Salvi LA VOCE AICCER 3/2007 3 EDITORIALE Aldo Caporossi LA VOCE AICCER Continua la storia infinita del D.L. Turco sulla intramoenia: la libera professione dei medici dipendenti del SSN in modalità allargata, accettata e scelta dal Ministero della Sanità di turno per superare l’incapacità delle aziende di reperire ed organizzare strutture ad hoc per l’attività intramoenia esclusivamente all’interno degli ospedali. Questi ambulatori sono pressoché assenti in molte aziende, in pochi sono riusciti a realizzarli, in molte si è trovato una soluzione dignitosa prendendoli in affitto in strutture sanitarie private. Tuttavia nel New Dial di ben 45 pagine del nuovo Ministro della Salute Turco le questioni dell’intramoenia sono assenti. È spettato quindi al decreto Bersani porre il dictat e prorogare le scadenze al 31/07/2007 per quelli (tanti) che al 31/07/2006 non avevano ancora messo neppure in programma l’adeguamento e la preparazione di strutture deputate alla libera professione intramoenia. Anche questo anno di ulteriore proroga è passato nel tentativo fallito di porre qualche rimedio, iniziare i lavori che non sono finiti ed allora l’ultima ratio è quella di affittare le strutture con le ASL pur di essere pronti al 31/07/2007. Il Consiglio dei Ministri ai primi di maggio ha concesso una ulteriore proroga di un anno dando alla Regioni la possibilità di usufruire di questo ulteriore periodo di adeguamento. Quasi tutti aderiranno a questa evenienza per il pudore di far cominciare un’attività “seria” come l’intramoenia nel modo più adeguato e consono alla professione sanitaria. Alcuni tenteranno di far credere fin d’ora (31/07/2007) a tutti i costi, anche falsificando le carte, di aver attivato gli ambulatori richiesti per legge, magari mostrando un’attuazione di programma non veritiera. Questo comporterà un grave danno per la professionalità del medico e un grave danno per la salute dei cittadini che saranno avviati in strutture assolutamente non attrezzate e non organizzate: una specie di armata brancaleone, al (dis)servizio del cittadino. Cosa succederà quindi il 31 luglio 2007 in molte regioni, salvate dal DL dei primi di maggio? Accetteranno il rinvio, questa volta si spera con l’intento di raggiungere quella preparazione che da cinque anni non arriva e che ha trasformato un programma di lavoro serio in un modo per le aziende di riscuotere “un pizzo” come quello dell’intramoenia allargata dove l’azienda, senza nulla fare, riscuote una percentuale variabile ma alta dell’attività del professionista? Ma il DL del luglio 2006 non ha più il tempo tecnico di essere digerito e trasformato in legge ed allora si prepara un decreto legge che forse prima della pausa estiva sarà approvato. Speriamo che questa volta ci sia il tempo per tutte le parti di studiarlo e digerirlo. Questa intramoenia sia ristretta che allargata qualcuno veramente pensa che porterà un minimo vantaggio per il malato? E quei medici che comunque negli anni hanno costruito nel privato una attività “consentita” con impegno economico ed organizzativo dovranno disfarsi di tutto? Ed i danni? Ci sarà una Corte Costituzionale che potrà mai dargli ragione? LA VOCE AICCER 3/2007 5 Ricordo di Italo Cantera Carissimo Italo, come stai ? Spero (anzi ne sono sicuro) che tu stia meglio di noi. Qui ci dibattiamo nei soliti problemi che tu conosci bene e verso i quali hai sempre avuto un atteggiamento che un po’ ti invidiavo, con quella giusta dose di ironia che rende piu’ facile non solo la sopportazione ma che ti consente di avere un punto di vista differente, quasi superiore. La nostra amicizia non è di lunga data, breve ma intensa; ci sono state alcune cose che ci hanno accomunato e fra queste metterei al primo posto la passione per l’oculistica; riconoscevo il sacro fuoco quando mi raccontavi dei tuoi trascorsi all’Ospedale Oftalmico, dove ti eri formato come chirurgo e dove eri cresciuto insieme a tanti altri oculisti che, come te, hanno tanto dato all’oculistica romana e italiana. Ricordo quando mi raccontasti delle difficili decisioni di lasciare proprio l’Ospedale dove avevi lavorato per tanti anni per imboccare la strada della chirurgia rifrattiva; ci credevi talmente tanto che te ne andasti da un posto che pochi avrebbero lasciato e che ti è sempre rimasto nel cuore. La chirurgia rifrattiva, il tuo vessillo, la tua bandiera che tanto ti ha dato e per la quale tu hai tanto lavorato e della quale abbiamo parlato tantissime volte: tu mi hai raccontato l’inizio di una grande branca dell’oculistica ; mi ricordo che eri giustamente molto fiero di questo e del fermento che si era creato in Italia attorno alla chirurgia rifrattiva grazie a te, al tuo gruppo e a quei pochi che in quel periodo credevano allo sviluppo della correzione laser dei difetti visivi. Ma una persona non è fatta solo di lavoro; e tu avevi tante altre cose che ti interessavano, che ti appassionavano: le macchine da corsa, la Lazio, la passione per il mare e tante altre passioni che probabilmente non conoscevo. Ma alcune di queste le abbiamo condivise , ci accomunavano e abbiamo passato molte domeniche insieme allo stadio o in barca; si parlava molto e spesso traspariva il grande amore per la tua famiglia, per tua moglie e soprattutto per tua figlia . Ho imparato molte cose da te e ti sono debitore come lo sono tanti amici che oggi praticano la chirurgia rifrattiva. Grazie di tutto Scipione Rossi 6 LA VOCE AICCER 3/2007 INTERAZIONI NOTIZIE DAL CONSIGLIO DIRETTIVO CONGRESSI di Paolo Vinciguerra 'Aiccer è una società nata con un progetto lungimirante. Unire due aree il cui confine si fa oggi sempre più labile: la chirurgia della cataratta e la chirurgia refrattiva. Questo oggi ci appare chiaro molti anni fa questo era molto più sfumato ed incerto. Perché le due specialità si integrano sempre più? Perché le finalità sono diventate simili: ottenere un paziente emmetrope privo di aberrazioni ottiche e soddisfatto. Anche le conoscenze scientifico-cliniche richieste divengono sempre più simili. Chi avrebbe fatto 20 anni fa una topografia ad un paziente dopo cataratta per valutare astigmatismo e coma indotto dal taglio? Pochissimi. Oggi le richieste di eccellenza conducono molti di noi a eseguire anche un’analisi aberrometrica. I pazienti che oggi si informano su internet sono divenuti più esigenti di pochi anni fa e le loro aspettative crescono sempre di più anche in aree come la cataratta, ove prima per i chirurghi era sufficiente una estrazione senza fuoriuscita di vitreo. Se fino a ieri l'aspetto più impegnativo della cataratta consisteva nell'esecuzione della “difficile” tecnica della facoemulsificazione, nuova per tutti, oggi l’eccellenza si sposta in analisi cliniche sofisticate come per esempio: • Scelta IOL multifocale in rapporto alla necessità quotidiane del paziente , alla topografia e al suo fronte d'onda • Scelta di una lente asferica per compensare la aberrazione sferica corneale, problema che si fa più complesso a causa dei cambiamenti dell’aberrazione sferica in funzione del diametro pupillare Oggi utilizzo di tecnologie di avanguardia (microscopi, facoemulsificatori, IOL etc.) influenza maggiormente il risultato della chirurgia, a differenza del passato in cui la capacità del chirurgo era quasi l’unico fattore in gioco. Per contro mantenersi aggiornati diviene sempre più oneroso per ogni medico poichè il ritmo dell'innovazione è accelerato e le tecnologie più complessi da apprendere. Come se questo non bastasse, più che in passato diviene importante distinguere mode passeggere da innovazioni efficaci e durevoli (alcune dopo i primi entusiasmi deludono). L’Aiccer si pone come un punto di riferimento per tutti gli oculisti che vivono questa difficile transizione informandoli e stimolando il progresso. L’Italia come in passato è all’avanguardia in entrambi i settori. Importanti riconoscimenti ai medici italiani giungono dall’estero tra questi : Francesco Carones quest’anno è responsabile del programma scientifico American Academy of Ophthalmology del pre academy meeting a New Orleans. Matteo Piovella e Giovanni Alessio fanno parte del ISRS/AAO International Council. Io quest’anno entro nel ISRS/AAO - International Council Steering Committee. Roberto Bellucci è nel Board del ESCRS. L LA VOCE AICCER 3/2007 7 INTERAZIONI CONGRESSI di Dario Aureggi Chirurgia mini-invasiva in oftalmologia Modena - 3 Marzo 2007 “Nuovo Centro Didattico” Facoltà di Medicina e Chirurgia Organizzatore: Prof. Gian Maria Cavallini l Prof. Gian Maria Cavallini ha voluto dare seguito all’argomento dello scorso anno ampliandone il tema sulla Chirurgia mini-invasiva nelle patologie vitreoretinica, corneali e nella cataratta. Diviso il programma in 4 Sessioni ben coordinate da colleghi esperti e con un giusto spazio alla discussione, alimentata da una ottima scelta di Panelisti che hanno portato il loro contributo e le loro esperienze. Nella chirurgia vitreoretinica in cui ancor più si avvalgono le tecniche mini-invasive, sulla tecnica 23 G e 25 G si è assistito ad interventi di colleghi non tutti o solo parzialmente d’accordo. De Molfetta ha parlato di indicazioni che sempre più trovano una maggiore giustificazione in precise patologie, facilitate in questo dall’avvento con Eckart della tecnica 23 G e di nuove strumentazioni come ha descritto Arpa, tra cui la nuova Sonda Alcon 23 G con bocca di taglio molto vicina alla I punta tanto da comportarsi come fosse quasi una forbice. Si è parlato di incisioni sclerali, mostrando quanto sia importante una incisione obliqua per una migliore tenuta e senza sutura. Rizzo ha mostrato la tecnica 25 G e con Mariotti ritiene essere nettamente migliore nella patologia maculare. Per Dal Fiume non è possibile asportare tutto il vitreo incarcerato nell’incisione neanche con una vitrectomia totale , comunque per Vecchione necessaria in caso di uso di olio di silicone. Arpa ritiene che per la spinta dell’Industria si parla più di tecnica che di risultati e consiglia la tecnica che dia il risultato più ottimale. De Casa asserisce che ancora oggi in tutte le patologie vitreoretiniche usa la tecnica 20 G e non vede la necessità di modificare. La chirurgia mini-invasiva è certamente meno traumatizzante ed è necessaria nei traumi oculari (FortiniRossini) e Carlevaro,proprio per il minor trauma, è utile nell’emovitreo e Beltrame che descrive la tecnica 25 G nelle cataratte sublussate l’occhio nei giorni successive è molto più tranquillo. Zenoni in casi complessi fa precedere l’intervento con iniezione intravitreale di antiangiocenici, anticipando la relazione del Prof. Giovannini e Azzolini, in particolare sul Bevacizumab e sul Triamcinolone. Come primo approccio si ha il vantaggio di avere poi una cicatrice minore usando un angiogenico non selettivo (Avastin – Lucentis), associati in caso di membrane occulte e se non si ha una risposta positiva terapia fotodinamica. Spinelli descrive la necessità con queste tecniche innovative di rispettare gli aspetti medico-legali e per De Fazio le nuove tecniche necessitano di linee guida che giustificano l’operato onde evitare che sia esclusivamente una responsabilità personale, in particolare per quanto riguarda le nuove terapie intravitreali antiangiogeniche. La nostra deontologia non deve esseLA VOCE AICCER 3/2007 11 INTERAZIONI CONGRESSI re influenzata dal problema dei costi, ma necessita di studi di superiorità. Sulla chirurgia della cornea rimarchevole le presentazioni di Marchini sulla cheratoplastica lamellare che trova sempre più un maggior spazio in sostituzione della K-perforante e di Galan sulla lamellare posteriore; ha modificato l’intervento di Busin che diviene ora facilitato e alla portata di tutti i chirurghi. Si è poi parlato di PRK (Lambert), di LASIK (Spadea), d’interventi customizzati transepiteliali (Alessio) e con l’uso del femto laser (Nubile). Si è terminato con ancora molti presenti con la chirurgia della cata- ratta. Facominicoassiale, bimanuale con Bellucci e con l’ospite Cavallini che ha portato i suoi risultati e conclusioni. La discussione condotta da Giardini ha coinvolto la Dott.ssa Morselli con le IOL per le microincisioni, Tognetto con le IOL multifocali, concludendo una positiva giornata. XIV Incontro di strabologia esotropie infantili: up to date Bosisio Parini – 17 Marzo 2007 Associazione “la Nostra Famiglia” Istituto “Eugenio Medea” resso la “Nostra Famiglia” di Bosisio Parini (Istituto di Ricerca e Cura Eugenio Medea) si è svolto il XIV Incontro di Strabologia con tema scelto dagli organizzatori Francesco Polenghi e Roberto Salati, le Isotropie Infantili: up to date. Lo strabismo è tra le più frequenti patologie della 1ª infanzia, spesso associata ad ambliopia con la necessità quindi di aggiornamenti, utili a tutti gli interessati oculisti, neurologhi, neuropsichiatrici, ortottisti-assistenti di oftalmologia. Il 4% della popolazione è interessata (R. Salati) con quindi una notevole rilevanza sociale che rende necessario un adeguato screening della popolazione infantile a rischio. L’esotropia essenziale infantile (EEI) o Sindrome dello strabismo precoce per- P 12 LA VOCE AICCER 3/2007 ché sovente è presente alla nascita e si manifesta entro qualche settimana e il 4 mese di vita; incide per il 4 – 8 % di tutti gli strabismi congeniti (G. Mancarella). La deviazione orizzontale è elevata e significativa è la fissazione preferenziale in adduzione,tipicamente alternante; più tardi possono comparire in adduzione delle alterazioni della motilità verticale, per lo più elevazione in adduzione. L’iter terapeutico contempla osservazione ogni 3-4 mesi, occlusione se si sospetta fissazione monoculare,controllo refrazione in cicloplegia e chirurgia. Difficilmente si arriva ad un recupero totale della binocularità e il maggior successo sarebbe se si rag- giunge una condizione di microstrabismo con buona visione binoculare. Ma quando operare ? Nella Tavola Rotonda, dopo una revisione di lavori scientifici a difesa di interventi precocissimi da parte di Polenghi i chirurghi presenti, PE. Bianchi (Pavia), R. Frosini (Firenze), A. Magli (Napoli), M. Pedrotti (Vicenza), P. Capozzi (Roma), L. Sabetti (L’Aquila), GB. Marcon (Monfalcone) sono d’accordo che non sono necessari interventi precoci anche perché più necessitano di reinterventi e consigliono di operare a 3-4 anni. M. Pedrotti ricorda che nelle sindrome alfabetiche, dove le deviazioni orizzontali cambiano nello sguardo in alto e in INTERAZIONI CONGRESSI basso, vi è spesso una iperfunzione dei muscoli obliqui, obliquo inferiore nella forme in V, superiore nelle forme in A. Si opera per mantenere una migliore binocularità e per motivi estetici rilevanti praticando un loro indebolimento. Se non esiste una iperfunzione degli obliqui si opera solo sui Retti Mediali spostando in basso l’inserzione nella sindrome V, in alto nella sindrome A. La presenza di alterazioni della motilità associata a cataratta congenita è stato il tema della relazione del Dott. Magli con uno studio retrospettivo su 200 pazienti operati tra i 5 mesi e 10 anni, suddivisi se cataratta mono o bilaterale e il tipo d’intervento effettuato, con impianto di IOL non prima dei due anni di età. Lo strabismo è stato operato successivamente previa terapia antiambliopica. L’incidenza dello strabismo è stato maggiore nei pazienti con cataratta monolaterale e nei pazienti afachici bilaterali e aumentava dopo l’estrazione del cristallino. Importante la precocità dell’intervento, specie nelle forme monolaterali e l’impianto di IOL rappresenta il trattamento chirurgico di scelta per ridurre lo strabismo e per ridurre la possibilità di ambliopia. E. Piozzi (Milano) porta esperienze su 77 bambini di età tra i 6 -12 mesi affetti da esotropia infantile essenziale trattati con tossina botulinica (iniezione simultanea sui R.M. di 2.5 U.) valutati a breve termine (8 mesi) e a lungo termine. Il risultato è influenzato positivamente dall’occlusione pretrattameno, anche se breve. Il trattamento non influenza il successivo manifestarsi di disturbi motori verticali e i pazienti trattati poi con intervento chirurgico hanno avuto risultati migliori, risultando quindi la tossina botulinica una opportunità valida nel trattamento dell’esotropia infantile essenziale. A. Vinciguerra (Trieste) usa la tossina botulinica Dysport con iniezioni di 1° U bilaterali controllando la riduzione dell’angolo, ottenedo un allineamento binoculare nel 80 % dei casi (+/- 10). Conferma l’efficacia del trattamento nell’esotropia essenziale infantile anche se non previene le comuni sequele associate al trattamento chirurgico. Una giornata utile in cui tutti i presenti, con forte presenza degli ortottisti, hanno partecipato coadiuvati dall’ambiente e dal clima cordiale. Fabiano srl - Reg. S. Giovanni 40 - 14053 Canelli (AT) - Tel. 0141 8278234 - Fax 0141 8278300 E-mail: [email protected] - www.fabianoeditore.it LA VOCE AICCER 3/2007 13 CASO CLINICO Lucio Zeppa Alessandro Galan Guido Caramello Scipione Rossi CHIRURGIA DELLA CATARATTA Afachia e aniridia post-traumatica in soggetto con precedente cheratomia radiale ● Paziente di sesso maschile di 52 anni. Miope di circa 3 D. Sottoposto nel 1990 ad intervento di cheratotomia radiale (6 tagli con zona ottica di 3 mm) in entrambi gli occhi. L’11-1-2007 in seguito a caduta accidentale riportava frattura della piramide nasale, trauma orbitario destro con grave compromissione anatomo-funzionale del bulbo oculare. Il visus era limitato alla sola percezione luminosa; all’esame obiettivo si riscontrava emorragia sottocongiuntivale, marcata iniezione pericheratica, apertura del taglio corneale h 7, frammentazione del cristallino con masse dislocate in CA, iride non reperibile. Fundus oculi non esplorabile. Bulbo gravemente ipotonico. Si applicava una lac terapeutica. I l 15-1-2007 veniva sottoposto ad intervento chirurgico od: sutura della ferita corneale con 5 punti staccati in nylon 10.0, cerchiaggio in bandelletta, vitrectomia anteriore e posteriore con asportazione di frammenti catarattosi, iridei e di membrane fibroematiche dei coaguli ematici. La retina appariva aderente con vaste aree di infarcimento emorragico. Scambio liquido - aria. Il giorno successivo l’esame obiettivo era il seguente: ferita corneale ben suturata, retina aderente con 14 LA VOCE AICCER 3/2007 soffusione ematica al polo posteriore e nei settori inferiori posteriormente al cerchiaggio. Tono digitalmente buono. In terapia con Atropina 1 gtt due volte die, Betabioptal 1 gtt tre volte die, Urbason 20 mg 1 cp due volte die. Alla dimissione avvenuta il 23-1-2007 il paziente presentava: un visus di 1/30 con +13 sf. Terapia di dimissione: Atropina 1 gtt due volte die, Betabioptal 1 gtt tre volte die, Deltacortene 25 mg 1 cp per 1. Al successivo controllo del 26-1-2007 l’esame obiettivo del segmento anteriore e posteriore era pressoché invariato, ma la pressione intraoculare era di 40 mmHg. Per tal motivo si instaurava una terapia con Diamox 1/2 cp 3 volte al giorno, Cosopt 1 gtt due volte die ed Alphagan 1 gtt due volte die. Ai controlli successivi si riscontrava una normalizzazione della pressione a 14-15 mmHg con Cosopt ed Alphagan 1 gtt due volte die, colliri che attualmente instilla. Il 2-3-2007 il visus arrivava a 5/10 con sf +14 cil +5 ax (90°). La retina appariva aderente, il cerchiaggio ben indentante, residui fibrino-ematici epirertinici per 270° posteriori al cerchiaggio. In occasione di questa visita si prescriveva di eseguire un OCT. L’esame tomografico della regione maculare mostrava un lieve aumento dello spessore retinico foveale (185 vs 150), spessore perifoveale ai limiti superiori alla norma (290 vs 250). Presenza di tessuto epiretinico scarsamente clivato della retina interna ; disomogena reflettività dell’EPR –coriocapillare riferibili a distrofia EPR. Il visus per lontano di 7/10 con sf+11 cil +4 ax (110°); il visus per vicino II C addizionando +3. All’esame obiettivo le suture corneali ben consolidate, aniridria completa, afachia chirurgica In una recente visita, la topografia corneale mostrava un astigmatismo di 6 D ax 100 (K1 35,34 e K2 41,14) con irregolarità delle mire a livello delle suture corneali. La pressione intraoculare di 14 mmHg in terapia con Alphagan 1 gtt. due volte al di e Cosopt 1 gtt due volte die. La retina aderente, cerchiaggio ben indentante, rari residui fibrino- ematici epiretinici posteriori al cerchiaggio, rimaneggiamento pigmentario maculare. Per consentire l’uso dell’occhio destro è stata prodotta una lac cosmetica con potere pari a +20 D. Il visus con l’applicazione della lac è pari a 6/10. Il risultato funzionale ed estetico ottenuto è soddisfacente, comunque, il paziente chiede una soluzione alternativa senza i discomfort connessi all’uso di lac. LA VOCE AICCER 3/2007 15 CASO CLINICO CHIRURGIA DELLA CATARATTA Guido Caramello R itengo che il caso sia stato gestito molto bene. Purtroppo la compressione bulbare su un occhio indebolito dalle K radiali ha portato ad una situazione molto a rischio. Penso che durante l’eviscerazione parziale, (iride, parte del cristallino e vitreo?) avvenuta attraverso la cheratotomia si è determinato un danno del trabecolato e dell’endotelio corneale. Inoltre l’OCT maculare evidenzia presenza di tessuto epiretinico scarsamente clivato e distrofia dell’epitelio maculare. L’asportazione dei punti corneali dovrebbe migliorare l’irregolarità della cornea con ulteriore recupero visivo. Alla luce di quanto esposto, penso che la soluzione più prudente per un occhio “miracolato” sia quella di continuare con lac cosmetica, in attesa di verificare la stabilità nel tempo del glaucoma e del segmento posteriore, oltre alla valutazione (peraltro difficile), della qualità e numero delle cellule endoteliali. Comunque la soluzione percorribile, se il paziente proprio non recede, è l’impianto di IOL a fissazione sclerale con schermo irideo (tipo Morker). Il paziente andrebbe comunque informato (anche con la presenza di testimoni), che tale impianto può avere una durata limitata nel tempo (20 anni?), può compromettere la funzionalità endoteliale, può peggiorare il compenso tonometrico, può rendere difficoltoso intervenire su un eventuale ulteriore complicanza retinica. Alessandro Galan L a soluzione a mio avviso di maggior buon senso sarebbe convincere il paziente che le opzioni alternative all’uso della lac cosmetica sono estremamente complesse, rischiose e dal risultato non certamente prevedibile con precisione. Nel caso il paziente insistesse nelle sue richieste o si verificasse una reale intolleranza alla lac, la soluzione da adottare sarebbe ancora di una cauta attesa fino al consolidamento della ferita corneale, asportazione dei punti e stabilizzazione della situazione rifrattiva. Se si decidesse a questo punto di prendere comunque qualche provvedimento, si dovrebbe necessariamente rendere edotto il paziente sui possibili esiti sulle varie strutture oculari già gravemente compromesse dal trauma e dalle chirurgie pregresse. L’intervento di scelta in questo caso è l’impianto di una IOL diaframmatica a fissazione sclerale. Le note negative di questo intervento sono soprattutto relative all’ampia incisione necessaria per l’impianto (10 mm), che deve necessariamente essere condotta da un piano posteriore al limbus per evitare l’intersecazione con i tagli della precedente cheratotomia radiale. L’ampio scollamento congiuntivale necessario (da considerare anche la parte relativa alla scol- 16 LA VOCE AICCER 3/2007 pitura degli sportelli sclerali necessari per la sospensione della IOL) unitamente alla pregressa peritomia già eseguita durante la precedente chirurgia vitreo-retinica, può facilmente portare ad un deficit staminale limbare. Altra preoccupazione è la possibile insorgenza di edema maculare cistoide, frequentemente presente in questo tipo di chirurgia e reso ancora più probabile dai pregressi insulti traumatici (trauma diretto e successive chirurgie). La tecnica chirurgia dell’impianto secondario, oltre a quello precedente esposto, non dovrebbe discostarsi da quella usale dell’operatore (esistono più di 10 sistemi proposti per questo tipo di intervento). Ultimo aspetto, ma non per questo meno importante, riguarda la gestione del glaucoma che potrebbe subire una esacerbazione a causa di un ulteriore sovvertiemto anatomico legato ad un ennesimo intervento chirurgico. Diventerebbe quindi prevedibile l’impianto di una valvola drenante in quanto altri tipi di intervento, vista la destrutturazione capsulo-congiuntivale limbare, non garantirebbero una buona percentuale di successo. CASO CLINICO CHIRURGIA DELLA CATARATTA Lucio Zeppa C ome è ben noto, le maggiori problematiche dell’aniridia post traumatica sono legate al glaucoma secondario. Tali problematiche si acuiscono ancor di più quando si provvede alla correzione dell'aniridia mediante un impianto secondario a sospensione sclerale. D’altra parte, l’aniridia è condizione anatomica che non può non essere corretta. Come regolarsi? Innanzitutto la correzione del glaucoma. Sospensione della terapia medica, monitoraggio dei valori tensori e ciclofotocoagulazione dei corpi ciliari. Essendoci una condizione di aniridia totale questa metodica può essere effettuata mediante evidenziazione diretta dei corpi ciliari stessi. È possibile quindi fotocoagularli a gruppetti, in tempi successivi, fino all'ottenimento dei valori tensori desiderati. Ottenuta la normalizzazione del tono, senza terapia, si può procedere alla successiva terapia chirurgica. È importante ricordare che bisogna assolutamente effettuare, preliminarmente, un esame fluorangiografico che escluda in maniera inequivocabile un edema maculare (l’OCT non basta) e questo anche per le problematiche medico legali. L’intervento chirurgico di sospensione sclerale deve essere effettutato con lenti cosmetiche (oggi esistono almeno due aziende che producono queste lenti, di diversi colori e di varie dimensioni) e nell’occhio vitrectomizzato è indispensabile predisporre un cannello infusionale. Attenzione a ben coprire con flap sclerali i nodi del prolene (il filo è fotodissolvibile) e, infine, un preliminare calcolo del bianco-bianco può aiutarci nella scelta del modello di IOL da utilizzare. Fabiano srl - Reg. S. Giovanni 40 - 14053 Canelli (AT) - Tel. 0141 8278234 - Fax 0141 8278234 E-mail: [email protected] - www.fabianoeditore.it LA VOCE AICCER 3/2007 17 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA di Stefano Baiocchi Applicazioni cliniche della aberrometria Grazie al Presidente e al Consiglio direttivo AICCER (ma soprattutto a Scipio per la pazienza che ha sempre con me) per l’ospitalità che mi viene offerta nelle pagine della Voce, forse molti troveranno questo articolo un pò pesante, me ne scuso con i lettori, ma la materia mi aiuta sensibilmente ad esserlo. C ome abbiamo avuto modo di spiegare nella prima parte dell’articolo sulla aberrometria la definizione di aberrazione ottica è quella della distorsione dell’immagine formata da un sistema ottico rispetto all’ originale. Aberrazioni sono quindi la sfocatura (miopica o iperopica), l’astigmatismo (di qualsiasi ordine), la coma, l’aberrazione sferica e le aberrazioni periferiche (aberrazioni di campo) e le distorsioni nonché le aberrazioni cromatiche. Tutti i sistemi ottici, quindi anche l’occhio, sono affetti in varia misura da aberrazioni legate alla posizione e ai rapporti fra i singoli diottri ed alle caratteristiche refrattive (i.r., curvatura, profilo) dei diottri stessi. Scopo di questo scritto è quello di puntualizzare dove l’impiego delle varie metodiche aberrometriche possono rilevarsi utili nella oftalmologia clinica e cercare di tracciare i campi dove l’aberrometria possa integrarsi ad altre indagini per migliorare il processo diagnostico-interpretativo di una patologia o implementare l’approccio chirurgico-terapeutico di condizioni patologiche primarie o iatrogene ed infine dove le procedure aberrometriche possano risultarci utili nella comprensione di processi riparativi o secondari ad azioni terapeutiche-chirurgiche altrimenti ben poco comprensibili con altre procedure diagnostiche. 18 LA VOCE AICCER 3/2007 Diagnostica aberrometrica Il primo campo dove la comprensione di ciò che il nostro sistema diottrico produce sull’insieme di radiazioni che formeranno l’immagine può aiutarci a colmare buchi o errori di altre procedure basate su sistemi diagnostici morfologici bi o tridimensionali è sicuramente la diagnostica refrattiva. Infatti senza poter prescindere da indagini Topografiche e Tomografiche che ci descrivono in maniera ben accurata la struttura del principale diottro refrattivamente modificabile (la cornea) è importante, onde evitare di andare ad accrescere aberrazioni di alto ordine preesistenti alla chirurgia, conoscere il livello complessivo di queste alterazioni di percorso ottico. Qualora si abbia una quota significativa che possa venire rimossa con ablazioni che ne tengano conto (Ablazione personalizzata sul fronte d’onda) ci consente di indirizzare il paziente verso una chirurgia di questo tipo piuttosto che verso una chirurgia standard che potrebbe fornire risultati non perfettamente soddisfacenti da un punto di vista funzionale. Va ricordato che condizioni di elevata irregolarità o per meglio dire di elevate aberrazioni di alto ordine in occhi da sottoporre a chirurgia refrattiva non rappresentano certamente una evenienza rara pur essendo costituita da un gruppo non superiore al 10% dei casi da trattare. A scopo esemplificativo riporto di seguito l’esperienza dell’impiego di un sistema di valutazione aberrometrica totale basato sul principio Hartman-Shack (B & L Zywave) impiegato come screening su una popolazione non selezionata di 332 occhi candidati a chirurgia refrattiva di superficie con laser ad eccimeri analizzati presso la Clinica Oculistica dell’Università di Siena fra il gennaio 2003 e il giugno 2004 sia sul tota- Aberrazioni Preoperatorie: Incidenza nella Popolazione da sottoporre a Chirurgia Refrattiva (RMS totale in μ) Figura 1. Incidenza delle aberrazioni totali di alto ordine (HOA) espresse in microns rilevate in una popolazione non selezionata da sottoporre a chirurgia fotorefrattiva. Valori inferiori a 0,5 microns rappresentano occhi normali, valori compresi fra 0,5 e 0,75 microns rappresentano occhi con aberrazioni significative mentre gli occhi con valore > 0.75 microns rappresentano occhi fortemente aberrati in cui frequentemente la BSCVA risulta significativamente penalizzata dalle aberrazioni di alto ordine. Le colonne rosse e verdi indicano il tipo di procedura fotoablativa attuata. le analizzato sia nei gruppi di trattamento in cui poi i pazienti sono stati inseriti. Come è ben possibile vedere seguendo la colonna gialla (totale) gli occhi aventi aberrazioni totali di alto ordine di entità inferiore a 0,50 μ complessivi rappresentavano oltre l’85% dei casi e pertanto in questi casi un trattamento fotorefrattivo personalizzato sul fronte d’onda non avrebbe fornito risultati migliori di un trattamento standard, mentre in circa il 10% dei casi (occhi con aberrazioni di alto ordine fra 0,5 e 0,75 μ) un trattamento personalizzato era preferibile ad un trattamento standard. Nel rimanente 3,2 % la presenza preoperatoria di aberrazioni di alto ordine rimuovibili con trattamento personalizzato sul fronte d’onda rendeva fortemente indicata questa procedura (figura 1). Sempre in campo di diagnostica in chirurgia refrattiva lo studio aberrometrico complessivo dell’occhio risulta molto utile in quei pazienti che pur avendo una visione completa con la correzione tempiale riferiscono sensibili disturbi a tipo glare, sdoppiamenti di immagine o visioni alonate in particolari condizioni luminose e/o in funzione del diametro pupillare. In queste situazioni possiamo avvalerci della aberrometria totale sia per migliorare la possibilità di una corretta diagnosi sia allo scopo di un eventuale trattamento fotoablativo tendente, mediante la rimozione della / delle aberrazioni di alto ordine responsabili della cattiva qualità visiva, a migliorare le qualità ottiche del sistema oculare in esame. A scopo esemplificativo condizioni di questo genere possono essere presenti anche in occhi con HOA entro i limiti di normalità in cui, però, una o più componenti (es. aberrazione sferica, trifoglio, coma orizzontale o verticale) risultino significativamente fuori da un range di normalità (figura 2). Importanti informazioni sia al puro scopo diagnostico sia a quello terapeutico (ritrattamenti) ci vengono forniti dalla aberrometria totale (e in buona parte anche da quella corneale) negli occhi sottopo- Figura 2. Caso di paziente con sensibili disturbi in guida notturna, aloni intorno alle fonti luminose, e modestissimo difetto rifrattivo iperopico con visione completa con correzione tempiale. La presenza di una sensibile aberrazione sferica negativa , pur con un valore ai limiti della norma delle HOA (0,54 microns RMS) rende ragione del discomfort notturno del paziente in cui una ablazione personalizzata sul fronte d’onda può consentire un sensibile miglioramento della percezione luminosa notturna anche in conseguenza della aberrazione sferica positiva indotta dal trattamento iperopico LA VOCE AICCER 3/2007 19 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA Figura 3. Paziente con pregressa PRK (1994) decentrata, regressione (-4,25 = -0.75 ax 140°) e buon residuo di tessuto corneale (thinnest point 465μ OrbscanII). L’esame aberrometrico Zywave evidenzia la elevata coma da decentramento (blu) e la aberrazione sferica negativa con astigmatismo secondario da ablazione miopica con ridotta zona ottica. sti a chirurgia refrattiva in cui siano presenti risultati non soddisfacenti sia dal lato refrattivo che da quello funzionale-qualitativo. Negli occhi postchirurgici, infatti, non sempre le informazioni fornite dai sistemi topografici e topografici ci consentono di comprendere il motivo dell’insoddisfazione del paziente e anche quando ciò accade non ci forniscono una chiave di lettura del peso di questo disagio funzionale. Questa incompletezza o inadeguatezza informativa è legata anche a motivi fisici di quantificazione e di resa del dato rilevato e dalla eccessiva differenza che la cornea acquisisce per l’azione della chirurgia rispetto al modello cui fanno riferimento topografi e tomografi. Per semplificare il concetto occorre ricordare che la cornea sot- toposta ad una fotoablazione risulta costantemente più sottile (centralmente nelle ablazioni miopiche, paracentralmente nelle iperopiche e localmente al centro o in paracentro nelle astigmatiche) e con un profilo sensibilmente diverso da quello di una cornea “normale” pertanto se i dati elevativi possono risultare corretti in correzioni di modesta entità (ridotta differenza del profilo fra l’occhio in esame ed il modello di riferimento) i dati refrattivi locali e totali dell’occhio saranno costantemente inattendibili (sovrastimati) per la perdita di tessuto otticamente efficace e per le modificazioni di profilo che, come detto, un trattamento fotorefrattivo produce. L’esame aberrometrico totale condotto in occhi post chirurgici oltre a fornire utili informazioni sulla si- Figura 3a. L’espansione dei coefficienti di Zernike di un fronte d’onda generato dall’occhio nel suo insieme (aberrometria totale) o dalla sola faccia anteriore della cornea rappresenta infatti un eccellente metodo matematico di amplificazione e bassa interferenza del segnale registrato consentendo di apprezzare modificazioni non altrimenti evidenti con le due principali metodiche diagnostiche sopracitate (fig.4). 20 LA VOCE AICCER 3/2007 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA tuazione refrattiva e aberrativa di alto ordine è, quando i mezzi diottrici abbiano conservata una completa trasparenza, un metodo molto accurato per programmare un ritrattamento con ottime possibilità di ricentramento ed ampliamento della zona ottica (figure 3 e 3a). Altro campo diagnostico dove l’impiego dei sistemi aberrometrici mostra potenzialità estremamente in- teressanti è quelllo delle ectasie corneali primitive o secondarie a chirurgia refrattiva. Infatti ove vi sia una ectasia vi è sempre una modificazione del profilo corneale che, soprattutto nelle forme molto modeste o iniziali, può non essere evidenziabile con descrittori tomo o topografici basati sulla elevazione o sulla refrazione. L’applicazione della diagnostica aberrometrica ad una cornea o ad un occhio consente di apprezzare anche i minimi spostamenti dell’apice corneale che producono coma ma ancora non determinano modificazioni di incurvamento o asimmetrie che possano far sospettare l’ectasia. In base all’orientamento di questa aberrazione, alla sua associazione con tilt (aberrazione posizionale di basso ordine, ordine 1) e alla sua variazione nel tempo è spesso possibile diagnosticare con buon anticipo la condizione ectatica e monitorizzarne la tendenza evolutiva (figura 4). Il campo dove, però, la aberrometria può realmente rappresentare un insostituibile aiuto diagnostico è quello delle ectasie primitive cioè nello screening del cheratocono e nella diagnostica differenziale fra le diverse ectasie. Infatti la variazione morfologica che prelude alle alterazioni refrattive può non essere apprezzata con algoritmi refrattivi o può essere difficilmente interpretabile per la variabilità dei parametri di riferimento nella altimetria bi (topografica) o tridimensionale (sistemi ottici a scansione) mentre viene accuratamente e ripetibilmente valutata con l’espansione dei coefficienti di Zernike (siano es- Figura 4. Topografia Diottrica (sinistra) 11 mesi post Lasik (-1=-0.75 40°), screening del cheratocono negativo, Orbscan con thinnest point 501µ ed aberrometria di superficie (destra) con coma di 0.69µ con asse 128° TABO (52° Internazionale). Mentre l’esame topografico non appare dirimente nella diagnosi di ectasia l’indagine Orbscan la fa sospettare per il dislocamento infero-temporale dell’apice. L’analisi aberrometrica mostra un fronte d’onda totale tiltato inferotemporalmente con significativa componente comatica indicativo in modo evidente di sfiancamento in questa direzione. LA VOCE AICCER 3/2007 21 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA Figura 5. Topografia e aberrometria di superficie postoperatorie di paziente di 34 anni sottoposto a PRK per -8.25 sf ZO 5.4 mm in OD nel 2000 e a LASIK-7.25 -0.50 30° con ZO 5.2 mm in OS nel 2001. Evidente la asimmetria inferiore (bollo rosso) alla topografia e la significativa coma presente in OS, con orientamento intorno ai 100° TABO (80° internazionale) . si usati in espansione diretta per ottenere l’aberrometria dalla elevazione sia usata in espansione inversa per generare la mappa altimetrica dal fronte d’onda). Nella pratica clinica è fondamentale individuare la condizione conica di una cornea quanto prima possibile per diversi motivi fra cui i due di maggiore ricaduta riguardano la chirurgia refrattiva e la terapia conservativa del cheratocono. Infatti la diagnosi di una condizione conica frustra (o peggio ancora in evoluzione) ci consente di evitare l’induzione di ectasie iatrogene scegliendo un trattamentodi superficie invece che sotto lembo o evitando il trattamento. Nella sequenza di immagini seguenti mostriamo il caso di un paziente trattato in un occhio con PRK e nel secondo occhio con LASIK per difetti refrattivi sovrapponibili in cui una corretta indagine preopera22 LA VOCE AICCER 3/2007 toria avrebbe sconsigliato questa scelta (figura 5). Il dato aberrometrico di superficie appare di semplice acquisizione con un normale topografo e, nella diagnostica del cheratocono, non meno informativo del dato aberrometrico complessivo oculare che, soprattutto nei cheratoconi centrali appare di difficile acquisizione ed interpretazione per la importante presenza di valori elevati di aberrazione sferica primaria e secondaria che mascherano i valori comatici e, in oltre il 30% dei casi, la dislocazione del centro geometrico della cornea porta ad una mancata individuazione del centroide (punto rispetto al quale l’aberrometro riferisce il centro del sistema ottico esaminato) con impossibilità di esecuzione della indagine aberrometrica. Un semplice metodo per porre il sospetto di cheratocono è quello di eseguire una valutazione aberro(segue a pagina 27) INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA (segue da pagina 22) metrica sul fronte d’onda corneale con pupilla di 5 mm e analizzare il valore di coma misurato. Questo valore va poi diviso per l’entità del cilindro misurato dalla aberrometria e qualora il risultato mostri valori superiori a 0,25 (0,5 µ a 7mm) di coma per diottria di cilindro aberrometricamente misurato esiste un significativo sospetto di cheratocono, se tale valore si posiziona fra 0,20 e 0,25 (0,4-0,5 a 7 mm) permane il dubbio e si consiglia di ripetere l’esame dopo 3-6 mesi unitamente alla valutazione Tomografica, mentre se il valore appare inferiore a 0,20 µ/D cilindrica (0,4 a 7mm)è sufficientemente verosimile la non presenza di un cheratocono (figura 6). Metodo sicuramente più complesso, ma con maggiore potenzialità predittive anche in caso di cornee post-chirurgiche o post-traumatiche, è il calcolo sul fronte d’onda corneale con 7 mm di pupilla dei valori di Coma e di Trifoglio in cui si tiene conto anche dell’orientamento dell’asse della coma (BaiocchiCalossi-Versaci Index). In questo tipo di analisi, adattabile a tutti i topografi in grado di eseguire una tiopografia altimetrica ed una analisi aberrometrica, si tiene conto della posizione in cui la coma si presenta maggiormente anteriorizzata perchè dalla analisi di oltre 1000 cheratoconi privi di cicatrici subepiteliali è stato evidenziato che il dislocamento inferotemporale dell’apice corneale del cono determina un orientamento dell’asse della coma costante con valore medio di 70° +/- 20° (+/- 2SD) entro cui rientra oltre il 99,9% dei casi analizzati (figura 7). Figura 6. Superiormente a sinistra Topografia di superficie OD con screening per il cheratocono negativo e morfologia non particolarmente sospetta; l’esame aberrometrico (sulla destra) mostra cilindro inferiore all’unità e coma pari a 0,46µ a 7mm di pupilla (0,46/1=0,46 µ/D cyl) ed è quindi sospetto di cheratocono. Inferiormente cheratocono centrale: a sinistra topografia e a destra aberrometria di superficie con evidente coma orientato (OS) sui 105° TABO (75° Internazionale) indicativo di cheratocono. LA VOCE AICCER 3/2007 27 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA Formula per il calcolo dell’asse della Coma (Versaci). Indice Baiocchi-Calossi-Versaci per il calcolo della probabilita di presenza di Cheratocono. Distribuzione dell’asse della coma (asse Internazionale) a = RMS mean coma keratoconic eyes (7mm) b = RMS mean trefoil keratoconic eyes (7mm) ax = axis (enantiomorphic compensation for OS) Figura 7. Rappresentazione dell’asse della coma (sinistra) e formula di Baiocchi-Calossi-Versaci per il calcolo della possibilità di presenza di cheratocono. Altra condizione in cui, a nostro avviso, la diagnosi preclinica di un cheratocono svolge un ruolo fondamentale è il trattamento di Cross-Linking con Riboflavina-UVA in quanto tale tipo di trattamento ha lo scopo di congelare la condizione presente al mo- mento ed evitare l’insorgenza delle negative modificazioni refrattive che il cheratocono già in stadio I produce. Gli altri aspetti delle potenzialità di impiego della aberrometria riassunti nella tabella saranno trattate in successivi articoli. DIAGNOSTICA ABERROMETRICA Screening Chirurgia Refrattiva (Totale e Corneale) Selezione Ritrattamenti (T) Ectasie post-chirurgiche (T,C, Pentacam) Cheratocono (C,P e T) Pellucida (C,P e T) Post cataratta (T, C) Post YAG (T, C) TRATTAMENTI CHIRURGICI WAVEFRONT GUIDED Trattamenti primari (HOA >0.5 microns) Trattamenti Primari Tissue Sparing –Large Pupils Ritrattamenti in Clear Cornea (decentramenti, ipocorrezioni etc) 28 LA VOCE AICCER 3/2007 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA di Roberto Bellucci Personalizzazione ablativa con laser Wavelight Allegretto I l laser Wavelight è presente da qualche anno sul mercato mondiale, con delle caratteristiche innovative alla presentazione, e che hanno poi subito ulteriori evoluzioni fino a raggiungere uno standard molto sofisticato nei profili di ablazione. La correzione per il coseno La novità portata da Wavelight, insieme per la verità ad altri fabbricanti del periodo, consisteva non tan- to nell’impiego di uno spot laser di 0.9 mm con profilo di ablazione gaussiano, ma soprattutto nella correzione “per il coseno” del numero di impulsi inviati alla cornea. In poche parole, la perdita di energia che si verifica verso la periferia della cornea a motivo della incidenza obliqua del raggio laser viene compensata da un aumento nel numero degli impulsi. È ovvio che questo aumento dipende in parte dalla curvatura corneale, che infatti viene richiesta Figura 1. OD (PRK tradizionale) e OS (PRK corretta per il coseno): A 5 mm l’aberrazione sferica è 1.52 D in OD e 0.14 D in OS. 30 LA VOCE AICCER 3/2007 dalla macchina, ed in parte dall’entità del difetto da correggere. La correzione “per il coseno” ha dato risultati molto buoni, riducendo di molto l’aberrazione sferica positiva nei trattamenti miopici e quindi allargando la zona ottica effettiva rispetto ai trattamenti che consideravano la cornea una superficie piatta (Figura 1), tanto che oggi è implementata da parecchi altri laser in commercio. Ha anche permesso un risparmio di tessuto, in quanto permette di ridurre la profondità della ablazione centrale e l’ampiezza delle zone di transizione. Personalmente sono passato da zone ottiche di 5-5.5 mm a zone di 6.5-7 mm in quasi tutti gli occhi operati, con grande vantaggio pratico soprattutto nella visione notturna a pupilla dilatata. La correzione per il coseno induce però nelle correzioni miopiche una risposta refrattiva dell’occhio operato che è paradossa rispetto a quella cui eravamo abituati con altri laser. Non si verifica alcuna ipermetropizzazione immediata, ma anzi rimane spesso una refrazione ancora leggermente negativa, -0.50 D o meno, che poi evolve nel tempo verso una emmetropizzazione. A mio parere ciò è dovuto ad una curvatura corneale postoperatoria immediata maggiore che quando la correzione per il coseno non è attuata, e ciò per la maggiore ablazione in periferia, con poi una regressione sempre periferica che induce un leggero appiattimento con scomparsa della miopia residua. La regolazione della asfericità corneale Se grazie alla correzione per il coseno si poteva ottenere un profilo di ablazione molto più rispettoso della precedente curvatura corneale, il passo successivo di Wavelight è stato la possibilità di impostare il valore di asfericità Q desiderato nel postoperatorio. Lo scopo è quello non solo di ottimizzare ulteriormente il profilo di ablazione, ma anche quello di correggere eventuali anomalie preesistenti svincolando il profilo di curvatura ottenuto da quello di partenza. Con questo algoritmo in pratica possiamo regolare l’aberrazione sferica presente nella zona trattata, con lo scopo ad esempio di correggere una aberrazione precedente, magari dovuta ad un precedente trattamento rifrattivo. La possibilità di regolare l’asfericità è implementata Figura 2. L’aberrometro Tscherning Wavelight. negli ultimi modelli di laser Wavelight, quelli a 400 Hz. Da notare che proprio agendo sull’asfericità la Wavelight ha realizzato il suo algoritmo per correggere in parte la presbiopia. La personalizzazione aberrometrica Qualche anno fa si riteneva che la personalizzazione aberrometrica fosse relativamente semplice da ottenere, introducendo i dati aberrometrici come parte della valutazione preoperatoria. L’esperienza ed i risultati solo parzialmente soddisfacenti hanno dimostrato che non è così, in quanto le variazioni dovute alla ciclotorsione corneale, ai piccoli errori di centratura ed alla risposta tessutale rendono la personalizzazione aberrometrica difficile da ottenere negli occhi standard. Per questo motivo la personalizzazione di cui ho esperienza con Wavelight si è rivolta ad occhi con problemi specifici, come quelli già trattati dove era necessario allargare la zona ottica o correggere una specifica aberrazione ad esempio da decentramento. Wavelight per questo offre un aberrometro basato sul principio di Tscherning, una macchina a “doppio passaggio” che risulta molto più precisa dell’Hartmann-Shack nella misura delle aberrazioni (Figura 2). Con questo link aberrometrico, chiamato ACAT, ho trattato ad esempio occhi con aberrazioni post lasik, con risultato in allargamento della zona ottica, riduzione delle aberrazioni e maggiore soddisfazione del paziente, a parità di acutezza visiva (Figura 3). Mentre credo il concetto della personalizLA VOCE AICCER 3/2007 31 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA La personalizzazione topografica Figura 3. Il topografo Wavelight zazione estesa a tutti gli occhi operandi sia in fase di profonda revisione, mi sembra che la tecnologia sia sempre consigliabile negli occhi con aberrazioni importanti. Probabilmente il link topografico è quello più utile nella soluzione dei problemi rifrattivi più particolari, quali quelli in cornee alterate per trauma, infezione o chirurgia. Wavelight ha messo in atto uno sforzo enorme per produrre un link topografico veramente efficace, che è stato chiamato T-CAT. Il sistema si basa su un topografo Wavelight-Oculus, reso molto preciso restringendo l’accettazione degli esami a quelli veramente perfetti. La macchina dice tutte le interpolazioni che ha dovuto fare per produrre l’immagine, in modo che l’esaminatore possa scegliere quella più precisa come base del trattamento (Figura 4). La topografia è poi portata al laser, che importa i dati e produce la ablazione desiderata per correggere la curvatura corneale ripristinando buone caratteristiche ottiche. Un sistema di Eye-Tracker basato anche sul riconoscimento dell’iride aiuta la precisione del processo. Personalmente ho trovato il T- PRE POST Figura 4. Ritrattamento A-CAT dopo Lasik. È evidente l’allargamento della zona ottica 32 LA VOCE AICCER 3/2007 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA PRE POST Figura 5. Ritrattamento T-CAT dopo lasik: è evidente il miglioramento della qualità ottica della zona centrale della cornea, pur aumentando in questo caso la miopia di 1.5D. CAT utile specie per le cornee molto aberrate, quelle dove il trattamento A-CAT non era effettuabile (Figura 5). Conclusioni Se la personalizzazione dell’ablazione corneale è oggi in una fase di rivalutazione, occorre dire che le proposte avanzate quasi 10 anni fa da Wavelight si sono rivelate vincenti. La correzione per il coseno è stata la grande innova- zione che ha aperto la strada a profili ablativi migliori in tutti gli occhi, con miglioramento specie della visione notturna. La regolazione della asfericità permette di selezionare le caratteristiche ottiche della superficie in base alle esigenze dell’occhio in esame e del soggetto da operare. I link aberrometrici e topografici consentono di trattare in maniera molto specifica i casi meno comuni, completando l’offerta Wavelight verso le cornee alterate o già operate. LA VOCE AICCER 3/2007 33 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA di Paolo Vinciguerra L’ablazione customizzata con piattaforma refrattiva Navex Nidek I soprattutto un eccellente risultato soggettivo che non può essere riassunto per esempio solo da una perfetta immagine topografica. Prendendo in esame il primo dei tre componenti il sistema di rilevazione della piattaforma Nidek è costituito dallo strumento denominato OPD – Scan in grado di unire in un unico strumento molteplici funzioni: autorefrattometro, cheratometro, pupillometro, topografo, aberrometro. Tralasciando per un momento le funzionalità diagnostiche e di analisi avanzata della qualità visiva del paziente dello strumento gli elementi su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione sono principalmente due: la definizione e la correlazione. Il topografo dell’OPD – Scan è un topografo a anelli a distanza simile a numerosi altri modelli presenti sul mercato accettati come strumenti di riferimento nella diagnostica; l’aspetto particolare è dato dall’aberrometro che ha un elevato numero di punti di rilevamento nell’area dei sei millimetri centrali : 1440 e che utilizza il sistema particolare della schiascopia dinamica per la rilevazione dei punti. Il vantaggio rispetto per esempio ai sistemi che utilizzano il metodo di Hartmann – Shack è che ognuno dei 1440 punti viene esaminato singolarmente determinandone l’esatta posizione con la tecnica del ritardo del tempo; la valorizzazione in diottrie del Figura 1. Algoritmo tangenziale. A sinistra la situazione preoperatoria, che mostra una marcata curva- potere refrattivo locale del tura superiore, che genera coma. A destra la simulazione di un trattamento solo della componente di punto rende le mappe aberaberrazioni di alto ordine. È apparente l’astigmatismo residuo , -1.90 D (4) principali elementi che costituiscono una moderna piattaforma per chirurgia rifrattiva customizzata, sono fondamentalmente tre: un sistema di rilevazione topografica e aberrometrica, un software capace di trasformare i dati rilevati del singolo paziente in un algoritmo di trattamento e un hardware costituito dalla sorgente laser capace di riprodurlo fedelmente sull’occhio da trattare con un risultato finale sovrapponibile o in ogni caso molto vicino alla simulazione del risultato finale proposto dal software. Apparentemente sembra tutto molto semplice ma ogni singolo componente della piattaforma deve avere caratteristiche tecniche ben definite utile a minimizzare possibili errori e nello stesso tempo essere dotato di sufficiente flessibilità per offrire all’utilizzatore la possibilità di intervento in ogni fase del processo per realizzare il miglior risultato possibile per il singolo trattamento. La finalità non è solo un buon risultato oggettivo ma 34 LA VOCE AICCER 3/2007 rometriche di facile lettura perché rappresentate con gli stessi valori e colori che si utilizzano in topografia. Questo metodo elimina tutti i problemi relativi al riconoscimento della posizione del punto su una griglia di difficile valutazione soprattutto nel caso di occhi con aberrazioni significativi. Più punti, miglior definizione, certezza della misura permettono oggi un analisi delle aberrazioni fino all’8° ordine di Figura 2. Algoritmo assiale. In questo caso, sempre con marcata asimmetria di curvatura astigZernike mentre per il futuro si matica a maggio sviluppo superiore (a sinistra), un trattamento non customizzata lascerebbe inalterata tale maggior curvatura. L’aspetto della simulazione (a destra) può essere scambiato per quelsta già lavorando a un OPD – lo di un decentramento. Scan con circa 5000 punti per l’analisi aberrometrica fino al 15° ordine di Zernike. di ogni paziente. L’utilizzatore forte di tutti questi daIl dato aberrometrico per quanto preciso possa esse- ti dovrà avere a disposizione un software di simulazione re non può essere considerato a sé stante, deve essere e di costruzione dell’algoritmo di trattamento che cocorrelato a sua volta al dato topografico, questo per- stituisce il secondo componente della piattaforma e che ché l’aberrometria è un indagine che interessa solo nel sistema Navex Nidek è denominato Final Fit e l’area pupillare e il nostro futuro trattamento non po- identificato nella versione più recente dal numero trà limitarsi a questa porzione di cornea. L’OPD – 1.13. Le principali caratteristiche di questo software Scan come abbiamo detto prima rileva il dato aber- sono : la possibilità di selezionare un trattamento curometrico e anche il dato topografico, ma fattore mol- stomizzato a guida topografica o aberrometrica corto importante, non richiede che il paziente sia spostato neale e totale. Una volta selezionato il trattamento , da uno strumento a un altro e in sequenza e soprat- che deve essere possibile per occhi miopi, ipermetrotutto coassialmente vengono rilevate le due mappe pici con o sentenza astigmatismo , vi mostrerà due senza necessità di introdurre un ricalcolo delle posi- mappe : la prima, una mappa che ha origine dai dati zioni dei due esami necessario per sovrapporli per- rilevati con l’OPD – Scan e che sarà possibile visuafettamente nel caso si utilizzino due differenti stru- lizzare come assiale, istantanea, refrattiva, mappa OPD menti. Lo strumento fa ancora di più perché per un o per la guida aberrometrica come Wavefront totale, corretto trattamento l’utilizzatore non può non correlare lo stesso alla pupillometria in modo da minimizzare problemi postchirurgici come solo per esempio : aloni, abbagliamento ecc. e lo strumento permette di sovrapporre alla topografia e all’aberrometria la pupilla scotopica, la pupilla mesopica, l’indicazione del centro del due pupille con la distanza e la direzione degli stessi rispetto all’asse visivo e tra di loro e infine viene memorizzata Figura 3. Algoritmo assiale. Stesso caso della Figura 2 (sinistra). In questa simulazione (destra) è stata trattata la componente di aberrazioni di alto ordine e la sfera. Rimane un astigmatismo rel’immagine dell’iride dell’occhio siduo di 2.00 D LA VOCE AICCER 3/2007 35 INTERAZIONI CHIRURGIA REFRATTIVA tri varierà anche il trattamento totale e i suoi componenti, le modifiche verranno registrate e le mappe bidimensionali o tridimensionali indicheranno quanti micron in ogni singolo punto verranno ablati. Una volta ottenuto il risultato desiderato viene calcolato l’algoritmo di ablazione e viene memorizzato su chiave USB. La stessa chiave verrà utilizzata per trasferire al laser a eccimeri i dati Figura 4. Stesso caso della Figura 2 (sinistra). In questa simulazione (destra) sono state trattate del trattamento. tutte le componenti: aberrazioni di alto ordine, sfera e astigmatismo. Notare l’uniforme curvatuIl terzo elemento della piattaforma ra e l’ampiezza della zona ottica in algoritmo assiale. è progettato tenendo conto di algruppo e alto ordine. A fianco della stessa vi viene cuni particolari aspetti: un sistema di taratura oggettipresentata una simulazione del risultato finale ottenuto vo su piastrina in PMMA letta con un frontifocomeautomaticamente dal software. Il trattamento propo- tro per valutare non solo il potere sferico della correzione, sto è visualizzato nella sua totalità e scomposto nei ma anche la qualità. La regolarità di superficie e la sua suoi componenti regolari sfera e cilindro e nel suo qualità sono infatti il tratto distintivo del sistema con componente irregolare immediatamente sotto la map- fessura a scansione utilizzato anche nell’ultimo mopa pre e post operatoria dove viene anche indicata l’ec- dello di laser per il trattamento della parte regolare sfecentricità. Esistono poi una serie di funzioni generali rica e astigmatica, mentre un sofisticato sistema a flyng come il trattamento multistage o con i cilindri crocia- spot multipli gaussiani (fino a un massimo di 6 funti che possono essere attivate dall’operatore. All’inter- zionanti contemporaneamente) permettono il trattano del trattamento sono poi disponibili diverse altre fun- mento focale della parte irregolare; un particolare prozioni specifiche che permettono di variare molteplici gramma denominato Flex Scan tiene conto e comparametri come, solo per esempio, zona ottica e zona pensa la diminuzione dell’energia nella media perifedi transizione anche in maniera indipendente per sfe- ria dovuta all’incidenza obliqua del fascio. Una volta pora e cilindro, è possibile inserire il dato di refrazione non sizionato il paziente sotto il microscopio operatorio tenendo conto del valore oggettivo ricavato dall’OPD del laser capace di ingrandimenti fino a 25 X , un si- Scan, possono essere usati sottoprogrammi specifici stema luminoso a doppia croce permette un perfetto per l’astigmatismo irregolare o per il decentramento e allineamento dell’occhio da trattare minimizzando gli per le isole centrali nei casi di ritrattamento, in caso di eventuali tilting temporo-nasale e antero-posteriore. utilizzo a guida aberrometrica l’utilizzatore può inve- Un sistema di controllo della torsione che utilizza l’imce per esempio decidere quali aberrazioni trattare del- magine dell’iride memorizzata dall’OPD – Scan e conl’intero schema dei polinomi fino al 8° ordine e in frontata in continuo con l’immagine dell’iride vista atquale percentuale. Tutto questo da quindi la possibi- traverso il microscopio durante il trattamento evita lità all’operatore di introdurre variazioni anche signi- sottocorrezioni e errori nel trattamento sopratutto delficative rispetto al target che lo strumento presenta in l’astigmatismo. Un sofisticato eye tracker attivo e pasmaniera automatica. Ogni variazione di parametro sivo capace di controllare i movimenti dell’occhio da modifica il risultato finale e la variazione viene visua- trattare con un tempo di risposta sei volte più veloce lizzata in tempo reale sulla mappa che rappresenta il tar- della frequenza operativa del laser garantisce precisioget post operatorio; l’utilizzatore può effettuare le sue ne e accuratezza. Il centraggio del trattamento può esscelte tenendo sempre conto di un riferimento che gli sere deciso dall’operatore utilizzando la posizione delpermette di valutare se la variazione introdotta ha mi- l’asse visivo del paziente o il centro pupillare o una gliorato o peggiorato il target. Al variare dei parame- qualsiasi posizione intermedia. 36 LA VOCE AICCER 3/2007 INTERAZIONI CHIRURGIA DELLA CORNEA di Massimo Busin con la collaborazione di Lucia Lapenna Cheratoplastica lamellare anteriore superficiale meccanizzata (SALK) Sommario La cheratoplastica lamellare (LK) rappresenta, in molti casi, una valida alternativa alla cheratoplastica perforante (PK). Per ovviare alle difficoltà tecniche della cheratoplastica lamellare manuale, e renderla più veloce, ripetibile, ma soprattutto in grado di migliorare la superficie di taglio e quindi il recupero visivo, si propone l’uso del microcheratomo, sia per la preparazione del letto ricevente sia per quella del lembo donatore. La cheratoplastica lamellare anteriore superficiale meccanizzata (SALK) è utilizzata prevalentemente per eliminare le opacità corneali del terzo anteriore dello stroma (esiti di chirurgia rifrattiva quali haze post-PRK o irregolarità del lembo post LASIK, cicatrici superficiali post-infettive, opacità corneali superficiali da distrofie e degenerazioni, leucomi superficiali di qualunque origine). La tecnica prevede : rimozione dalla cornea ricevente di una lamella corneale tipo “free cap” (usando un microcheratomo con testina da 130 o 200 µm); preparazione di una lamella corneale sottile (usando un microcheratomo con testina da 130 µm) prelevata da cornea donatrice montata su camera artificiale, di diametro uguale a quello del letto ricevente; fissazione della lamella donatrice al letto ricevente con punti di sutura a sopraggitto che non passano attraverso il lembo donatore. Alternativamente, per mantenere il lembo in situ può essere utilizzata con successo semplicemente una lente a contatto terapeutica. Le suture o la lente a contatto possono essere rimosse entro la prima settimana dall’intervento (la guarigione è simile a quella dei pa38 LA VOCE AICCER 3/2007 zienti sottoposti a chirurgia LASIK) e la refrazione definitiva è ottenuta di solito entro 1 mese. La SALK mostra un gran numero di vantaggi rispetto alla PK: è una procedura a bulbo chiuso; permette la conservazione dello strato endoteliale del ricevente e quindi, i rischi di un possibile rigetto endoteliale vengono annullati; riduce i tempi di trattamento steroideo postoperatorio e quindi le complicanze ad esso connesse quali glaucoma e /o cataratta. Nei confronti di altri tipi di LK la SALK presenta gli indubbi vantaggi di una riabilitazione visiva postoperatoria estremamente veloce, di essere una tecnica semplice da eseguire, di facile apprendimento (curva di apprendimento comparabile a quella della LASIK), standardizzabile e ripetibile. I risultati refrattivi appaiono nettamente superiori sia a quelli della PK che a quelli degli altri tipi di LK, con un astigmatismo postoperatorio contenuto entro le 4 diottrie nella stragrande maggioranza dei casi. Introduzione In passato si sono usate per il trattamento chirurgico delle patologie corneali sia la cheratoplastica lamellare (LK) che la cheratoplastica perforante (PK). I progressi della tecnica chirurgica e l’introduzione di nuova strumentazione come il microscopio operatorio, hanno fatto registrare a partire dagli anni 60 un progressivo incremento nell’uso della metodica PK, che è presto divenuta la procedura più utilizzata dalla maggior parte dei chirurghi fino ad oggi. I risultati visivi ottenuti con la PKsi sono dimostrati nel passato di gran lunga superiori a quelli ottenuti con le varie tecniche LK, essendo i risultati di questa fortemente influenzati dalla scarsa qualità ottica dell’interfaccia ottenuta con dissezione manuale. Più recentemente, diversi autori hanno ricominciato ad adottare svariate tecniche di LK, con lo scopo sia di migliorare i risultati dell’LK anteriore classica, ma anche di sviluppare nuove metodiche per la sostituzione di stroma posteriore ed endotelio (LK posteriore). Sono stati introdotti nuovi concetti e nuovi strumenti capaci di superare i problemi precedentemente incontrati con l’LK tradizionale. In particolare l’applicazione della tecnologia con microcheratomo nel campo della chirurgia refrattiva che ha condotto allo sviluppo della LASIK (laser keratomileusis in situ), ha dimostrato che la dissezione eseguita con questo strumento è di regola compatibile con un’acuità visiva di 10/10 e permette una riabilitazione visiva post-operatoria estremamente veloce. La SALK condivide con la LASIK i vantaggi di interfacce di qualità ottica eccellente. Solo laddove il microcheratomo taglia obliquamente lo stroma, cioè al bordo della dissezione, si ha la formazione ti tessuto cicatriziale che determina quindi un’area anulare periferica di aderenza tra lembo donatore e letto ricevente. Al contrario, la regolarità delle intere superfici ottenute con taglio da microcheratomo tanto nel dona- tore che nel ricevente fa sì che non si formi alcun tipo di aderenza e un piano di clivaggio rimanga presente anche per anni dopo l’intervento. La SALK rappresenta la naturale applicazione della chirurgia LASIK nel campo dell’LK terapeutica. Con questa tecnica il microcheratomo è usato per creare appositamente un lembo “free cap” sia nella cornea ricevente che in quella donatrice. La lamella donatrice viene poi posizionata sul letto ricevente e fissata o con suture a sopraggitto o semplicemente con lente a contatto terapeutica, che vengono in ogni caso rimosse entro una settimana dall’intervento. La SALK combina i vantaggi di qualità ottica e rapidità di guarigione e quindi recupero visivo della LASIK, con l’efficacia nell’ottenere una superficie corneale regolare e ristabilire la normale trasparenza dello stroma superficiale. L’assenza di suture convenzionali minimizza la distorsione corneale e contraddistingue questa metodica dagli altri tipi di LK abbreviando notevolmente i tempi di recupero postoperatorio per la riabilitazione visiva. Figura 1. Preparazione del letto ricevente mediante rimozione con microcheratomo di una lamella di stroma superficiale dalla cornea ricevente. Figura 2. Letto ricevente ottenuto con microcheratomo: si noti la perfetta regolarità della superficie ottenuta. Pazienti e metodi È stato condotto uno studio prospettico su 20 occhi di 20 pazienti con patologie corneali superficiali di vario tipo (leucoma corneale post-PRK n= 5, esiti di che- LA VOCE AICCER 3/2007 39 INTERAZIONI CHIRURGIA DELLA CORNEA ratite erpetica n=3, distrofia corneale n= 12). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a SALK usando il sistema ALTK (Moria, Antony, Francia) previa anestesia peribulbare (10cc di chirocaina 0.75% in associazione con 100U.I.di ialuronidasi) o topica con applicazione di lidocaina 4% ogni 5 minuti per 30 minuti. Sono stati valutati i seguenti parametri: acuità visiva meglio corretta (BCVA), esame alla lampada a fessura, cheratometria, topografia corneale, pachimetria. Eventuali complicanze intra- e postoperatorie sono state annotate. Tecnica chirurgica Teoricamente qualsiasi microcheratomo in commercio utilizzato per eseguire la LASIK può essere facilmente modificato per eseguire la SALK. Comunque, il sistema prodotto dalla Moria (Antony, France) per la cheratoplastica lamellare terapeutica automatizzata (ALTK), ha tutte le componenti necessarie per la chirurgia SALK. Poiché con questa tecnica non vengono usate suture convenzionali radiali, non è necessario marcare la cornea del ricevente prima di eseguire la cheratectomia. Il letto ricevente è abitualmente preparato con una tecnica standardizzata usando un microcheratomo con testina da 130 o 200 μm (figura 1) a seconda della estensione in profondità dell’opacità da rimuovere. La superficie del letto ricevente ottenuto in Figura 3. Lembo donatore perfettamente adattato al letto ricevente. 40 LA VOCE AICCER 3/2007 questa maniera è perfettamente liscia (figura 2). Eccezionalmente, potrebbero essere presenti vasi, specialmente in periferia, come risultato di infezioni o infiammazioni e si potrebbe verificare sanguinamento. Dopo aver rimosso la lamella dal ricevente viene misurato il diametro del letto, sia verticalmente che orizzontalmente. In caso di minima ovalizzazione del letto, il lembo donatore potrebbe essere tagliato della stessa grandezza del diametro minore. Viene poi preparata una lamella donatrice sempre usando il microcheratomo su quale viene sempre montata la testina da 130 μm (Figura 3). Questa lamella ha uno spessore che non eccede mai i 160 μm ed è quindi abbastanza sottile da non necessitare mai l’uso di suture convenzionali per essere fissata nel letto ricevente. Il lembo donatore è di diametro uguale a quello del letto ricevente. Il metodo più semplice per evitare imprecisioni è quello di tagliare una lamella donatrice il più larga possibile (generalmente 10 -11 mm di diametro) e poi utilizzare un punch per ottenere il diametro della misura richiesta (quasi sempre 9 mm). Sebbene in questo modo il margine periferico della lamella sia verticale anziché obliquo come quello del letto ricevente, i bordi della ferita si adattano bene ugualmente e l’epitelio di superficie colma eventuali incongruenze che rimangono comunque periferiche e non influiscono sul risultato finale. Figura 4. Fissazione del lembo donatore mediante due suture a sopraggitto “triangolari” in nylon 10-0 passanti nella periferia del letto ricevente, come mostra la figura. INTERAZIONI CHIRURGIA DELLA CORNEA scano nell’interfaccia (figura 5). In alternativa o in aggiunta alle suture, può essere utilizzata una lente a contatto terapeutica. Risultati Figura 5. Aspetto finale del la SALK con suture triangolari a sopraggitto. La lamella donatrice è semplicemente adagiata sul letto ricevente e vi aderisce come succede con il flap della LASIK. Non è presente una cerniera per mantenere la lamella in situ, e suture a sopraggitto possono essere usate per il fissaggio. L’ago attraversa solo la periferia della cornea ricevente, e le suture passano a ponte sopra la lamella, mantenendola in situ (figura 4). È importante assicurarsi che tutte le suture si mantengano al di sopra del lembo trapiantato e non fini- a La durata media dell’atto chirurgico è stato di 25 +/- 9 minuti. Il tempo medio di epitelizzazione è stato 3 giorni (range 1-7 giorni). La figura 7 illustra la distribuzione dell’acuità visiva corretta al meglio con occhiali (BSCVA) nei 20 pazienti sottoposti a SALK e considerati in questo studio. Tutti i pazienti sono stati seguiti per almeno 1 anno. Tutti hanno mostrato una BSCVA di almeno 5/10 fin dal primo mese dopo l’intervento e i cambiamenti registrati ai periodici controlli successivi non sono stati sostanziali; in nessun caso si è verificato un astigmatismo refrattivo post-operatorio superiore alle 4 diottrie. Discussione Le indicazioni alla SALK includono cicatrici o opacità superficiali derivanti dalla chirurgia refrattiva, infezioni (batteriche, fungine o virali), distrofie (specialmente di tipo granulare), degenerazioni o altre affezioni corneali superficiali che portano a perdita della normale trasparenza (per esempio difetti epiteliali cronici), o a marcata irregolarità della superficie corneale. Infatti in alcuni casi una irregolarità della superfi- b Figura 6. Reperto corneale preoperatorio (parte a) in un paziente affetto da distrofia granulare (Graenouw tipo I). Ripristino della trasparenza della zona ottica già al primo giorno dopo SALK (parte b). Permangono alcune opacità profonde nella periferia corneale senza che l’acuità visiva ne risulti negativamente influenzata. LA VOCE AICCER 3/2007 41 INTERAZIONI CHIRURGIA DELLA CORNEA BSCVA before and after SALK 10 9 8 Nr. of Patients 7 6 5 4 3 2 1 0 <20/400 20/400 20/200 20/100 Preop. 1 month 20/80 20/60 6 month 20/50 20/40 1 year 20/30 20/25 20/20 2 years Figura 7. Distribuzione dell’acuità visiva al meglio della correzione con occhiali (BSCVA) ai diversi controlli postoperatori dopo SALK. cie corneale anteriore può determinare una riduzione visiva importante più di quanto possa fare una opacità stromale moderata. Viceversa, pazienti con “haze” anche significativo verificatosi dopo chirurgia refrattiva, mantengono a volte una acuità visiva inaspettatamente buona in presenza di una ablazione della superficie corneale anteriore regolare. Poiché la riabilitazione visiva dei pazienti sottoposti a SALK è pargonabile a quella dei pazienti sottoposti a LASIK, la presenza di qualche cicatrice stromale profonda può essere compensata dalla regolarizzazione della superficie corneale anteriore. Ad esempio, la figura 6 mostra come, già durante il primo giorno post-operatorio, la SALK determini una trasparenza della zona ottica centrale (parte b) in un paziente affetto da distrofia corneale granulare (parte a). Sebbene dopo un mese il cambiamento refrattivo sia minimo, la visione può ancora migliorare, probabilmente come conseguenza delle variazioni nella qualità ottica del tessuto donatore o dell’interfaccia. In alcuni pazienti il permanere di astigmatismo irregolare può rendere necessario l’uso di lenti a contatto. In altri, non appena l’acuità visiva si è stabilizzata, è possibile “affinare” il risultato rifrattivo ottenuto con la SALK mediante un trattamento con laser ad eccimeri. Similmente a quanto avviene per un ri-trattamento laser nei pazienti sottoposti a LASIK, la lamella viene sollevata facendo attenzione a mantenere attaccata la periferia da ore 11 a ore 1 ed effettuando l’ablazione nel letto stromale sottostante. Il flap è poi riposizionato e può essere applicata una lente a contatto terapeutica. Non è richiesta alcuna sutura. Nel passato si è impiegata la cheratectomia fototera42 LA VOCE AICCER 3/2007 peutica (PTK) per pazienti affetti dalle stesse patologie corneali che possono essere trattate oggi con la SALK. Questa offre parecchi vantaggi rispetto alla PTK: ripristina la normale anatomia corneale fornendo una nuova membrana di Bowman; non è accompagnata dalla formazione di una cicatrice postoperatoria significativa nella zona ottica centrale della cornea; non causa ipermetropizzazione; infine, come menzionato, se necessario per un buon risultato rifrattivo finale, consente di poter eseguire trattamenti laser ad eccimeri secondari con modalità LASIK. In genere possiamo sostenere che la SALK sta alla PTK come la LASIK sta alla PRK. Soprattutto per la sua semplicità intrinseca, le complicanze della SALK sono rare. La più frequente consiste nella preparazione di un letto ricevente e una lamella donatrice di diverso diametro. Comunque, se viene usata una lamella di diametro inferiore a quello del letto ricevente, l’epitelio del ricevente stesso coprirà l’area anulare stromale libero che circonda la lamella donatrice, senza ulteriori conseguenze. Invece, se viene trapiantata sul letto ricevente una lamella donatrice più grande, l’eccesso di tessuto al bordo della cicatrice può essere esposto a fenomeni di degradazione colliquativa dello stroma (melting corneale). Inoltre la mancata perfetta aderenza del lembo donatore al letto ricevente può permettere all’epitelio di superficie di insinuarsi nell’interfaccia e di crescervi (“downgrowth” epiteliale) compromettendo il risultato chirurgico. Per evitare questa complicanza, come già detto, è preferibile perciò preparare lamelle donatrici più grandi di quanto richiesto e portarle poi successivamente al diametro richiesto con un punch. I risultati della SALK meccanizzata ottenuti ad oggi, incoraggiano future esperienze con questa tecnica. Essa condivide tutti i vantaggi delle altre tecniche LK rispetto alla PK. Comunque, a differenza di altri tipi di LK, la procedura non richiede una particolare abilità chirurgica e può essere facilmente standardizzata praticamente in tutte le sue parti. La qualità ottica delle superfici tagliate con microcheratomo è certamente superiore rispetto a quelle preparate con dissezione manuale e le eventuali complicanze postoperatorie possono essere facilmente gestite. Nel peggiore dei casi il lembo donatore può essere facilmente rimosso e, previa accurata pulizia dell’interfaccia, sostituito con uno nuovo. INTERAZIONI CHIRURGIA DELLA RETINA di Vincenzo Pucci La chirurgia mininvasiva vitreale combinata a facoemulsificazione L a chirurgia vitreoretinica mediante vitrectomia via pars plana (PPV) ideata e iniziata negli anni ’70 per curare le forme più severe di distacco retinico e la traumatologia endobulbare si è negli ultimi 5 anni profondamente rinnovata. Il rinnovamento è dovuto certamente ad un miglioramento delle tecnologie a disposizione dei chirurghi ed ha provocato una estensione delle indicazioni alle procedure vitreali. I passi avanti tecnologici riguardano i sistemi di osservazione, i vitrectomi e le fonti di illuminazione. Le indicazioni chirurgiche alla vitrectomia sono passate da quelle più severe cioè distacchi trattivi (PVR, retinopatia diabetica, traumatologia) alle patologie maculari e vascolari della retina. La chirurgia mininvasiva del vitreo è insieme una filosofia attuabile grazie ad un sistema chirurgico messo a punto per tale metodica; una filosofia perché si asportano quantità di vitreo minime non ampie, atte a permettere di aggredire la patologia retinica. I sistemi chirurgici per attuare questi interventi sono i dispositivi 23 e 25 G con vitrectomi ad alta velocità. I sistemi di osservazione sono due essenzialmente: il BIOM (Binocular In direct Ophthalmoscope) oppure la lampada a fessura. Il BIOM è un sistema di prismi e lenti di vario potere che permette una visione panoramica della retina e perciò facilita l’operatore durante le varie fasi della PPV. La lampada a fessura montata sul microscopio a differenza del BIOM sfrutta la visione della lama luminosa proiettata sulla ialoide posteriore e sullo spessore della retina. In questo tipo di PPV sono solo necessarie due sclerotomie senza necessità d’uso di fibra ottica. La vitrectomia transcongiuntivale senza sutura (TSV) 44 LA VOCE AICCER 3/2007 25 G è un intervento di vitrectomia mininvasiva che non prevede peritomie congiuntivali, diatermie e perciò suture finali. Il materiale richiesto ovviamente prevede sclerotomi disposable che introducono nella sclera del bulbo delle guide in silicone nelle quali vengono inseriti le fibre ottiche o laser il vitrectomo alta velocità e la pinze 25G. I parametri della macchina con tecnica 25 G vanno modificati rispetto a quelli utilizzati normalmente. Il taglio è settato tra i 1500 e i 2500 battiti al minuto a seconda delle macchine utilizzate. A causa dell’alta frequenza di taglio e del ridotto diametro del vitrectomo, anche l’aspirazione deve essere modificata per raggiungere valori tra i 300 e i 500 mmHg. Infine l’altezza della boccia deve essere elevata ad 80-100 cm al di sopra della testa del paziente a causa del ridotto diametro del cannello di infusione. La curva di apprendimeto per chi ha già esperienza di vitrectomia standard risulta molto veloce, alcune difficoltà tuttavia all’inizio di tale esperienza si verificano a causa della riduzione dell’ampiezza dei movimenti dovuti alla presenza delle guide e alla ridotta luminosità della fibra ottica che è di dimensioni minori e può essere incidentalmente distorta. Le indicazioni chirurgiche più idonee sono quindi le membrane epiretiniche, i fori maculari, l’edema maculare diabetico e le occlusioni vascolari retiniche. Gran parte di queste patologie sono tipiche della terza e quarta età e quindi spesso sono associate a opacità della lente. Inoltre è ormai noto un effetto catarattogeno dell’intervento di vitrectomia. Con la vitrectomia tradizionale spesso eravamo abituati a combinare la chirurgia della cataratta a quella vitreale ora la vitrectomia transcongiuntivale permette di combinare i due interventi in maniera meno invasiva per Figura 1. VTK 25G il giorno dopo Figura 2. VTK 20G il giorno dopo il paziente. Ma quali sono i vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale? I vantaggi possono essere riassunti in vantaggi chirurgici, anatomici e soggettivi per il paziente. L’intervento poiché risparmia alcune fasi della tecnica di vitrectomia tradizionale cioè 20 G riduce di un terzo la durata dell’intervento. Tale situazione permette quindi facilmente un intervento combinato di chirurgia della cataratta e della macula con anestesia locale peribulbare o sottotenoniana. In caso di intervento combinato con cataratta la chirurgia mininvasiva vitreale va effettuata con alcuni suggerimenti; dopo aver inserito con gli sclerotomi disposable i trocar attraverso la congiuntiva questi ultimi vanno chiusi con appositi tappi in plastica prima di iniziare la chirurgia della cataratta. Questa avvertenza permetterà di portare a termine la facoemulsificazione senza pericoli di ipotonie. Utile in questi casi combinare magari chirurgia della cataratta con mini incisione bimanuale (1.8 mm) o coassiale (1.8-2.2mm) in modo tale che l’incisione sia di dimensioni più piccole possibili e che non si verifichi perdita della camera anteriore durante le manovre di distorsione del bulbo oculare in- dotte dalla vitrectomia. Dopo l’impianto del cristallino artificiale si passa alla PPV 25 G con la fibra ottica e il vitrectomo alta velocità e l’uso di pinze 25 G. Alla fine della procedura vitreale vengono asportati i trocar senza la necessità il più delle volte di ricorrere a suture della congiuntiva. La chirurgia mininvasiva vitreale è gestibile al pari di quella della cataratta in regime di day surgery senza ricovero. Un altro dei vantaggi di questa procedura è il gradimento da parte del paziente. Infatti, l’anestesia e la durata minore dell’intervento permettono al paziente il recupero in poche ore e il ritorno al proprio domicilio; inoltre il postoperatorio è molto simile a quello di una semplice facoemulsificazione. La mancanza di tagli della congiuntiva della diatermia riducono al minimo la chemosi e l’infiammazione della parete bulbare; inoltre l’assenza di suture riduce il fastidio postoperatorio per il paziente. Va detto in conclusione che la PPV 25 G e anche la 23 G in questi ultimi anni stanno aumentando in percentuale rispetto al totale delle procedure vitreoretiniche e casi anche più complicati vengono affrontati con la cosidetta chirurgia mininvasiva vitreale. Vitrectomo Tappini Fibra ottica Trocar Figura 3. Strumenti utilizzati LA VOCE AICCER 3/2007 45 INTEGRAZIONI SEZIONE AZIENDE di Lorenzo Salvi Un modo nuovo per la certificazione ISO 9001 degli studi medici C’è un nuovo punto di aggregazione per gli oculisti italiani: per quegli oculisti che fanno la professione in trincea, nel loro ambulatorio tutti i giorni a vedersela da soli con i pazienti. Cioè, per la maggior parte degli oculisti italiani. Questo punto di aggregazione si chiama Asoc. È una community di oculisti, nata per rendere più autorevole questa figura professionale nei confronti dei pazienti e delle autorità sanitarie, per scambiare opinioni e suggerimenti e per condurre ad un livello comune di qualità, efficacia e sicurezza in tutte le regioni italiane, il servizio reso ai pazienti. L’idea viene dalla Francia, dove un organismo simile esiste già da due anni e si sta avvicinando ai tremila iscritti. In Italia l’abbiamo ripresa, arricchita di contenuti, modificata secondo le nostre esigenze, ed ecco l’Asoc. La forma di questa iniziativa è una Certificazione di Qualità ISO 9001:2000 di gruppo – ma con responsabilità e benefici individuali basata sull’autocertificazione e a basso costo, ovvero meno di 150 euro all’anno. L’intenzione da cui tutto è partito, infatti, era stata quella di trovare un modo che consentisse a tutti gli oculisti di ottenere la Certificazione di Qualità. Perché? Perché si sa che avere una certificazione di qualità comporta diversi vantaggi, e cioè: dare un miglior servizio (dimostrabile) ai pazienti offrire un’immagine di serietà anche nei confronti delle Asl lavorare più tranquilli poter aderire a talune convenzioni a “maglie strette” (Atm, Ancam etc) essere già pronti a richieste che presto o tardi arriveranno da parte delle Regioni o dalle Asl. Ma a questi vantaggi si opponeva il fatto che fino ad oggi, in termini di tempo e denaro, certificarsi aveva un costo che incideva sensibilmente sul bilancio di un professionista, e spesso era poco sopportabile; per non parlare dei costi indiretti dovuti all’impegno nella redazione della documentazione e nella gestione del sistema. Dunque, è stato studiato un sistema che rendesse la certificazione accessibile al maggior numero possibile di oculisti. Ed è stato creato l’Asoc, un gruppo che viene certificato ISO 9001:2000 nel suo insieme. I singoli studi medici che si iscrivono, in quanto appartenenti al gruppo, ne ricevono onori e oneri. Ovvero: dopo aver frequentato un corso/incontro di 4-5 ore, durante il quale viene illustrato tutto quello che occorre, possono esibire l’attestato di appartenenza al gruppo (Asoc) dotato di Certificazione di Qualità ISO 9001:2000 e in cambio si impegnano (è una forma di autocertificazione) ad applicare alcune regole base contenute nel Manuale di Qualità del gruppo. Ciò detto, vediamo più precisamente come funziona questo sistema. Schematicamente l’Asoc è costituito da due entità: il Comitato tecnico la comunità degli studi che partecipano Il Comitato, i cui membri partecipano a titolo gratuito, è costituito oltre che da oculisti anche da professionisti esperti di organizzazione, strumentazione e metodi. A tutt’oggi i membri del Comitato sono: Giampiero Angelini Claudio Carbonara Giorgio Lofoco Scipione Rossi Maurizio Terrana La segreteria è gestita da Francesco Marcello. Tra i compiti del Comitato ci sono quelli di: redigere il Manuale della Qualità e poi aggiornarlo periodicamente in base alle necessità segnalate (via Internet) dagli iscritti fungere da riferimento per tutti gli associati redigere la documentazione richiesta dalle norme ISO 9001 (non solo il Manuale) e renderla disponibile per tutti gli associati raccogliere ed elaborare le informazioni di ritorno dagli associati sulla base di queste informazioni, redigere statistiche, linee guida e suggerimenti per promuovere il LA VOCE AICCER 3/2007 47 INTEGRAZIONI SEZIONE AZIENDE miglioramento continuo. In pratica il Comitato tecnico gestisce il sito web (contenuto all’interno del sito SOI, cui l’Asoc aderisce) in cui poi gli iscritti trovano regole, moduli, consigli, verbali delle riunioni del Comitato stesso e quant’altro occorre a una community per avere un luogo cui fare riferimento e dove confrontarsi. Con questo metodo, sicuramente innovativo, l’impegno del singolo studio per la gestione della documentazione del sistema (elemento che ha sempre reso pesante e laboriosa la certificazione), è stato azzerato completamente e demandato al Comitato. Ma creando l’Asoc ci siamo accorti che avevamo fatto qualcosa di più di un sistema per la certificazione di qualità dei singoli professionisti: in realtà abbiamo creato una community, a basso costo, che: consente ai pazienti di avere la stessa qualità di servizio presso tutti gli oculisti d’Italia, in qualunque regione e in più è uno strumento di miglioramento continuo del servizio offerto dagli oculisti Insomma, uno strumento che qualifica, aggrega e difende a bassissimo costo. Andiamo sul pratico. Il costo di iscrizione all’Asoc è di 400 euro per tre anni (2007, 2008, 2009) più il corso che comunque costa intorno ai 50 euro. Faremo i primi corsi tra settembre o ottobre: alcuni “semplici”, altri abbi- nati a un soggiorno residenziale di un week end (per rendere la cosa più piacevole) e uno anche durante il Congresso Soi a Venezia del 24-27 ottobre. Possono aderire solo gli oculisti soci SOI con un ambulatorio, non con centri chirurgici (per loro vale la certificazione di qualità “classica”). Tutte le informazioni possono essere richieste alla Segreteria Asoc al numero di telefono 06-44360067 in orari d’ufficio, oppure per email (mettendo come oggetto “autocertificazione Asoc”) all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Siamo agli inizi, è presto per valutare, ma crediamo di aver fatto qualcosa di realmente nuovo e qualificante per gli oculisti italiani. Fabiano srl - Reg. S. Giovanni 40 - 14053 Canelli (AT) - Tel. 0141 8278234 - Fax 0141 8278300 E-mail: [email protected] - www.fabianoeditore.it 48 LA VOCE AICCER 3/2007