La crociata contro gli albigesi Nell’anno 1144 il monaco tedesco Ervelino di Steinfeld segnalò l’esistenza in Renania della setta ereticale dei catari, che subì da allora una feroce persecuzione da parte del papato. Nel 1163 cinque eretici aderenti a dottrine dualistiche furono mandati al rogo a Colonia. Nel marzo 1179 si svolse a Roma il Concilio laterano III; uno dei canoni allora approvato scomunicò ufficialmente i catari, vietando che avessero una sepoltura cristiana. Nel 1184, Federico Barbarossa si incontrò a Verona con il nuovo papa Lucio III e gli promise di dare tutto l’aiuto necessario per estirpare l’eresia, colpendo i catari con l’esilio e il sequestro dei beni. Ma vent’anni dopo essa era più viva che mai, aveva fatto grandi progressi nelle città lombarde e godeva in Linguadoca della tolleranza del conte di Tolosa Raimondo VI. Risale tuttavia al 1208 l’evento decisivo che dette un nuovo indirizzo alla lotta contro l’eresia, culminato nella creazione del tribunale dell’Inquisizione, la cui attività segnò profondamente la vita religiosa del XIII e XIV secolo. La crociata contro gli albigesi e il concilio del 1215 Nel gennaio 1208 l’abate cistercense Pietro di Castealnau, inviato da Innocenzo III in Linguadoca per rendere più efficace la repressione del catarismo, fu ucciso da un vassallo del conte di Tolosa. Il 10 marzo il papa, che già aveva scomunicato Raimondo VI, bandì la crociata contro gli albigesi, affermando che essi erano peggiori dei saraceni e invitando i cavalieri franchi a impadronirsi delle terre degli eretici. La crociata (cui non partecipò il re di Francia Filippo II) cominciò nel giugno 1209 e vide i cavalieri venuti dal nord abbandonarsi a inaudite atrocità. Secondo un testo anonimo di parte catara dopo la conquista della città di Béziers, avvenuta il 22 luglio, l’intera popolazione fu massacrata; questa notizia trova conferma in una relazione inviata a Innocenzo III dal suo rappresentante Arnoldo Amalrico, che scriveva: «La città di Béziers fu presa e poiché i nostri non guardarono né a dignità né a sesso né a età, quasi ventimila uomini morirono di spada. Fatta così una grandissima strage di uomini, la città fu saccheggiata e bruciata». Il Concilio laterano IV, convocato nel 1215 da papa Innocenzo, giustificò le violenze del 1209 e confermò l’assimilazione alla crociata delle spedizioni compiute dai cattolici armati «per sterminare gli eretici». Minacciò inoltre di scomunica i principi e tutte le autorità temporali che non reprimevano adeguatamente l’eresia. L’Inquisizione Pochi anni dopo, sotto il pontificato di Gregorio IX (1227-41), fu istituito il tribunale dell’Inquisizione, che dal 1231 ebbe una stabile organizzazione per agire contro i catari e gli altri eretici. Esso traeva la sua legittimità da una delle decisioni prese dal Concilio lateranense IV: ai vescovi era affidato il compito di visitare almeno una volta l’anno, personalmente o tramite persone capaci e oneste, la loro diocesi e di costringere gli abitanti delle parrocchie a denunciare gli eretici. Con ciò era inaugurata la procedura giudiziaria detta “inquisitoria”, da cui i tribunali ecclesiastici deriveranno il loro nome, caratterizzata da un’indagine segreta compiuta dal giudice anche sulla base dei più vaghi sospetti. I tribunali disposero di proprie prigioni ed ebbero l’autorità di imporre pene canoniche come i digiuni o i pellegrinaggi. Le pene fisiche erano invece inflitte dal potere pubblico (o “braccio secolare”), al quale il concilio del 1215 aveva stabilito che dovessero essere abbandonati i condannati che non intendevano ritrattare le loro eresie. La pena di morte sul rogo finì per imporsi nella legislazione di tutti i paesi cristiani. Durante gli interrogatori fu reso lecito l’uso della tortura dal decreto Ad extirpanda pubblicato nel 1252 dal papa Innocenzo IV.