COPERTINA IL “SOGNO EUROP E L’ECLISSI DI QUE AMERICANO Il nuovo libro di Jeremy Rifkin è destinato a far discutere. L’american dream e il suo offuscamento e la nuova Europa, gigantesco laboratorio per definire nuovi valori e soprattutto nuove istituzioni Due sogni a confronto europeo1 DIRIGENTE 10-2004 Nel suo ultimo libro, Il sogno (450 pagine di considerazioni, statistiche e dati), Jeremy Rifkin confronta il progetto culturale e politico che sta maturando nella “nuova” Europa (l’Unione europea) e quello realizzato storicamente dagli Stati Uniti d’America. Il saggio è un’analisi dettagliata e puntuale dei grandi problemi che ha oggi l’umanità e delle soluzioni che l’Europa sta cercando di creare. È un bel libro (a momenti provocatorio), ricco di informazioni, spunti e sollecitazioni, che aiuta a riflettere sui complessi problemi attuali. Un libro da leggere! Un libro che farà bene anche agli americani in questo momento di 6 10 Romano Trabucchi, dopo aver operato come dirigente in due grandi imprese dei settori terziario e comunicazione (con responsabilità nell’area risorse umane), ha diretto la casa editrice Etas Libri. È stato partner fondatore di due aziende di consulenza (Micom e Isso) e consigliere di amministrazione della multinazionale della consulenza Watson Wyatt Isso. È stato docente di gestione del personale presso la scuola di direzione aziendale (Sda) dell’Università Bocconi. È inoltre autore di pubblicazioni di management e, presso l’editore Franco Angeli, dirige una Collana di management. Collabora a periodici e riviste ed è membro del comitato scientifico del Cfmt. crisi e di scelte drammatiche. L’autore descrive il lungo viaggio umano che è stato l’“american dream”, nato dal mito della “frontiera” e divenuto un modello di vita, grandioso e seducente, per buona parte dell’umanità, per mostrare come il nuovo modello europeo sia oggi più adeguato a rispondere alle esigenze delle nuove realtà globali che costringono a ripensare la visione del mondo. Secondo Rifkin l’Unione europea offre oggi all’umanità una nuova e ardita visione del futuro che sembra all’altezza delle sfide poste dalla società globale e che può essere un’alternativa vincente nei confronti della vecchia utopia americana. Rispetto al “sogno” americano basato sulla crescita economica illimitata, sul benessere materiale individuale, sulla difesa degli interessi privati, sul diritto di proprietà e sullo sfruttamento scientifico-tecnologico della natura, quello europeo si fonda su valori diversi: sullo sviluppo sostenibile, sull’integrazione sociale e sulla responsabilità collettiva, sui diritti umani e sulla cooperazione globale. Basta leggere le solenni enunciazioni della carta dell’Unione per rendersene conto: “L’Unione si adopera per lo sviluppo sostenibile… Combatte l’esclusione sociale e la discriminazione… Promuove la solida- Paolo Veronese, Ratto d’Europa, 1580 Romano Trabucchi rietà tra le generazioni… Contribuisce alla pace, alla sicurezza…” e via dicendo. In altre parole, “il sogno americano è troppo centrato sul progresso materiale personale e troppo poco preoccupato del benessere generale dell’umanità per continuare ad avere fascino e importanza in un mondo caratterizzato dal rischio, dalla diversità e dall’interdipendenza: è diventato un sogno vecchio, intriso di una mentalità legata a una frontiera che è stata chiusa tanto tempo fa”2. La nuova frontiera può essere invece costituita dall’Europa, che sta diventando un gigantesco laboratorio per portare l’uomo verso una CHI E JEREMY RIFKIN Jeremy Rifkin è noto in tutto il mondo per i suoi saggi e per le sue prese di posizione sui EO” LLO temi più caldi e più discussi del momento. I suoi libri, tradotti in una ventina di lingue e adottati in centinaia di università, sono un punto di riferimento nella discussione dei problemi internazionali. Ne citiamo tre: La fine del lavoro (1995), Il secolo biotech (1998) e L’era dell’accesso (2000), di cui ha parlato a suo tempo il Giornale del dirigente. Come presidente della Foundation on economic trends di Washington, Rifkin si trova nella posizione ideale per osservare i diversi fenomeni sociali ed economici e raccogliere i dati relativi da analizzare e valutare. Inoltre la sua attività di consulente presso istituzioni private e pubbliche di tutto il mondo gli fornisce informazioni dirette, particolarmente utili per le sue valutazioni. Ad esempio, è stato consulente della commissione dell’Unione europea e del suo presidente Romano Prodi. In questa situazione ha avuto modo di approfondire ciò che sta maturando nell’Unione, i suoi problemi e, soprattutto, il suo progetto socio-politico. Rifkin è molto noto anche in Italia, dove è spesso conferenziere e ospite di convegni. va costituzione europea è per Rifkin un testo “universalista”, perché ha al suo centro non un popolo, un territorio, un singolo paese, ma la razza umana e il pianeta che abita. Così l’Europa si mostra capace di espandere i rapporti fra gli uomini piuttosto che i territori e liberare “l’umanità dalla prigione materialista nella quale è imprigionata dall’inizio del XVIII secolo, proiettandola verso la luce di un nuovo futuro ideale”. Secondo la mitologia, Europa prende il nome dalla mitica principessa di Tiro, fragile ninfa che, rapita da Zeus, sotto forma di un toro dal candore abbagliante, riesce a piegare con la sua “forza gentile” gli spiriti animali del toro. consapevolezza globale, all’altezza di una società sempre più interconnessa e globalizzata, e definire nuovi valori sociali, economici, tecnico-scientifici e, soprattutto, nuove istituzioni. Il sogno americano finisce oggi per essere un’esclusiva della nazione che l’ha creato, perciò non è condivisibile con altri. E questo lo rende sospetto e inadeguato di fronte a un mondo che si sta formando una coscienza globale. Perciò il patriottismo, il senso religioso della propria missione storica, il sentimento di superiorità della propria cultura, l’orgoglio nazionale, che caratterizzano l’atteggiamento de- gli americani, diventano oggi pericolosi. In un’epoca di globalizzazione, la fedeltà al proprio paese è sempre meno importante nella definizione dell’identità personale e collettiva. E se gli americani rimangono profondamente legati al loro modello di vita finiscono per trovarsi alla retroguardia di fronte alle nuove esigenze di una coscienza globalizzata. “Il sogno europeo è il primo sogno transnazionale emerso nell’era della globalizzazione”3: gli europei sembrano capaci di estendere la propria identità oltre i confini dei loro stati-nazione e di cercare di integrarsi con il resto del mondo. La nuo- L’analisi di Rifkin è lunga e approfondita e sono parecchie le tematiche sviluppate nel saggio. Esso, ad esempio, dedica molte pagine ai mutamenti filosofici e istituzionali che hanno costituito l’era moderna, per meglio mettere in risalto il passato dell’Europa in cui affondano le radici del sogno americano: l’esaltazione dell’individuo, della sua autonomia e della sua azione nel mondo, l’istituzionalizzazione della proprietà privata, l’economia capitalista di mercato, lo stato-nazione, la “colonizzazione” della natura mediante la scienza e la tecnologia e via dicendo. Ma è proprio dalla riflessione su questi valori e le relative istituzioni che si sviluppa il discorso critico di Rifkin, il quale sostiene che gli Stati Uniti si sono bloccati sull’ideologia modernista senza riuscire ad avviarsi verso la postmodernità e i nuovi valori dell’era globale. Questo blocco produce quell’unilateralismo culturale e politico che caratterizza oggi la strategia americana e che impedisce l’approccio a quella “coscienza globale” indispensabile per affrontare in modo equilibrato i complessi problemi della globalizzazione. Il sogno europeo nasce proprio al crocevia fra la postmodernità e l’emergente era globale. È il tentativo di creare una nuova storia dell’umanità che punti su valori co- 7 10 DIRIGENTE 10-2004 Modernità e postmodernità COPERTINA me la qualità della vita, la sostenibilità, la pace e l’armonia. Che enfatizzi lo spirito di comunità invece dell’autonomia individualista, la diversità culturale invece dell’assimilazione, lo sviluppo sostenibile invece dell’illimitata crescita materiale, i diritti della natura e dell’uomo invece dei diritti di proprietà, la cooperazione globale invece dell’esercizio unilaterale del potere. “La caduta del sogno americano è, sotto molti aspetti, indissolubilmente legata alla nascita del nuovo sogno europeo. E questo perché sono proprio i difetti della vecchia visione a rendere tanto affascinante la nuova”4. I nuovi valori costituiscono le premesse di un nuovo, possibile illuminismo, destinato a lasciarsi alle spalle gli errori della modernità e del sogno americano che l’ha interpretata e realizzata. DIRIGENTE 10-2004 Alcuni dati 8 10 L’Unione europea (25 paesi - grandi e piccoli - che hanno deciso di mettere insieme le proprie risorse umane e naturali) costituisce oggi il più vasto sistema economico del pianeta: 455 milioni di abitanti (il 7% dell’umanità) e un Pil che è stato nel 2003 di 10.500 miliardi di dollari. Dati che superano quelli degli Stati Uniti (293 milioni di abitanti - il 4,6% dell’umanità - e un Pil di 10.400 miliardi) e che fanno dell’Europa la più importante economia del pianeta. Il Pil europeo rappresenta quasi il 30% del Pil mondiale e fa dell’Ue un concorrente formidabile degli Stati Uniti nell’economia globale. Da ciò l’importanza di un settore come la ricerca, perché la competitività si baserà soprattutto sulla nuova economia della conoscenza, come prevedono le politiche economiche dell’Ue. In un capitolo intitolato significativamente “Un silenzioso miracolo economico”, l’autore raffronta le due economie e scrive: “Il crescente debito pubblico americano è il responsabile del recente apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, valutabile intorno al 44%, e del corrispondente deprezzamento del dollaro del 31% fra il luglio 2001 e il dicembre 2003”5. Più in generale, secondo Rifkin sono le condizioni di vita degli europei ad esseremigliori di quelle americane: in Europa c’è una maggiore protezione sociale che in America, una più lunga aspettativa di vita, più tempo libero, minore povertà e degrado. Inoltre gli europei hanno anche una migliore istruzione e una più efficace assistenza sanitaria: in Europa vi è un numero più alto - 322 contro 297 - di medici ogni 100 mila abitanti. In conclusione, l’obiettivo che si pone l’Europa è quello di diventare la prima “superpotenza economica sostenibile” del mondo, impegnata a garantire la giustizia sociale ed economica a tutti i cittadini e un giusto equilibrio fra l’iniziativa individuale e la responsabilità sociale. In questo modo gli europei avrebbero creato la più umana forma di capitalismo finora conosciuta. Le implicazioni di queste affermazioni cambiano radicalmente le strategie oggi esistenti in economia. Per Rifkin si tratta di costruire un’economia globale “stazionaria” che rivoluzioni il modo convenzionale di utilizzare le risorse della natura, adeguando la produzione e il consumo alla capacità della natura di riciclare le scorie e rigenerare le risorse. “Un’economia sostenibile stazionaria sarebbe davvero la fine della storia intesa come crescita illimitata del benessere materiale”6. Chi ricorda le prime tesi del giovane ecologo Rifkin e i suoi studi sull’entropia può notare come il suo itinerario intellettuale finisca oggi coerentemente con l’entusiasmo per il progetto della nuova Europa. Un nuovo senso del mito di Europa La novità e il valore dell’Unione europea stanno dunque nel fatto che essa persegue la “creazione di uno spazio politico transnazionale per ripensare la condizione umana e riconfigurare le istituzioni umane adattandole all’era globale”. Vogliamo qui cogliere un nuovo senso dell’antico mito di Europa. Europa, la terra dei diritti dell’uomo e della democrazia, prende il nome dalla mitica principessa di Tiro, fragile ninfa che, rapita da Zeus, sotto forma di un toro dal candore abbagliante, riesce a piegare con la sua “forza gentile” gli spiriti animali del toro. Allo stesso modo, dopo una lunga e drammatica storia di guerre e carneficine, l’Europa ha deciso di limitare i poteri sovrani degli stati, opponendo alla forza rozza delle armi e dell’istinto territoriale e nazionalistico quella gentile del diritto e della civiltà. Non a caso, Euro- pa, forza gentile è il titolo di un bel libro di Tommaso Padoa-Schioppa7. La nuova Europa dovrà trasmettere al mondo le sue più profonde virtù etiche, civili, culturali e spirituali. Il mondo ha bisogno del patrimonio umanistico e culturale dell’Europa. Ha bisogno dei suoi valori di solidarietà che rendono oggi diversa la civiltà europea da quella americana. Rifkin conclude il suo lungo saggio con queste parole: “Questi sono tempi tumultuosi: su gran parte del mondo sta scendendo l’oscurità, e a molti uomini manca un chiaro orientamento. Il sogno europeo è un fascio di luce in un paesaggio sconvolto: ci indica la via verso una nuova era di inclusività, diversità, qualità della vita, ‘gioco profondo’, sostenibilità, diritti umani universali, diritti della natura e pace sulla terra. Gli americani sono soliti dire che per il sogno americano vale la pena morire. Facciamo in modo che per il sogno europeo valga la pena vivere”8. Dobbiamo impegnarci tutti per la realizzazione dei valori contenuti nel progetto dell’Europa. Questi valori, come abbiamo visto, vanno al di là dell’Europa come sistema geopolitico per investire l’intera umanità e l’intero pianeta. Sapranno gli europei non lasciarsi sfuggire questa grande occasione? Questo è motivo di dubbio e preoccupazione anche per Rifkin. Per quanto riguarda l’Italia ufficiale, essa non sembra generare molto ottimismo e molte speranze. Purtroppo, guardando i dati riportati nel volume e seguendo le vicende della politica di casa nostra, ci si rende conto di come l’Italia di oggi sia fra i paesi meno impegnati in questo sforzo, vittima di un processo involutivo e di declino che la rendono “marginalizzata” nel contesto europeo9 e sempre più lontana dai grandi valori del progetto europeo. 1 Jeremy Rifkin, Il sogno europeo. Come l’Europa ha creato una nuova visione del futuro che sta lentamente eclissando il sogno americano, Mondadori, Milano, 2004 2 Ibid. pag. 5, c.vo nostro 3 Ibid. pag. 25 4 Ibid. pag. 17 5 Ibid. pag. 67 6 Ibid. pag. 10 7 Tommaso Padoa Schioppa, Europa, forza gentile, Società editrice il Mulino, Bologna, 2001 8 Rifkin, op. cit., pag. 391 9 V. il recentissimo: AA. VV. Il declino economico dell’Italia. Cause e rimedi, Bruno Mondadori, Milano, 2004