Inquinamento, le risposte devono trovarle le Regioni

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fli L'intervista Jeremy Rifkin
«Inquinamento, le risposte devono trovarle le
Regioni» ^L'economista: «Sono necessari progetti
MVoi italiani avete avuto delle idee buone per
ottenere fondi dalla Banca Europea» ma adesso
sono gli altri a portarle avanti»
NEW YORK Mettere un cerotto
può sanare la ferita al momento,
ma se il corpo è malato, ci vuole
ben altro. Per Jeremy Rifkin curare
l'inquinamento che ci soffoca
ricorrendo alle targhe alterne è
come usare un cerotto: «Dobbiamo
piuttosto parlare di progetti da
realizzare in due, cinque,
quarant'anni». Il noto economistasociologo, i cui libri sul futuro del
lavoro, sull'ambiente e sulla terza
rivoluzione industriale hanno fatto
scuola, parla al Messaggero dal suo
ufficio di Washington alla
"Foundation on Economie Trends".
Rifkin è noto in Italia, dove è stato
consulente di primi ministri,
governatori ed enti. Ed è quindi
con conoscenza di causa che cerca
subito di mandare un messaggio:
«Roma! Roma! Roma! Siete
sempre fissati su quel che deve fare
il governo. Oggi devono essere le
regioni a muoversi. Hanno il know
how, dovrebbero già essere
all'avanguardia in Europa!». Dove
abbiamo sbagliato? «Avete avuto
le idee, ma sono gli altri che le
stanno portando avanti. Quando ho
lavorato con il premier Renzi, ho
visto che era un giovane con una
visione coraggiosa, deciso ad
abbracciare la terza rivoluzione
industriale. Non posso dirvi io
come gestire la politica, ma vedo
che non c'è stata quella
mobilitazione di tutti i partiti
politici, come invece è avvenuto in
Germania o in Francia. Posso dirvi
che quella visione ora è adottata da
varie regioni nel nord. La prima è
stata una vecchia regione mineraria
francese, il Nord-Pas-de-Calais, e il
successo lì è già tale che viene
imitato in Lussemburgo e in
Olanda, e il Belgio si prepara a
farlo an-
Ambiente
ch'esso. E dov'è l'Italia, la prima
che ha avuto l'idea di un nuovo
modello di economia?». Lei ha
scritto un best seller su questa
Terza Rivoluzione Industriale,
che dovrebbe assicurarci lavoro e
sicurezza e allo stesso tempo
salvarci dai disastri ecologici
della seconda. Ci può spiegare
come mai pensa che sia arrivato il
suo momento «Perché si possa
avere una rivoluzione industriale
ci vogliono tre pilastri: nuovi
metodi di comunicazione, nuove
fonti di energia, nuovi modi di
trasporto. Oggi non possiamo più
basarci sui pilastri della Seconda
Rivoluzione, perché abbiamo
saturato il mondo di
inquinamento. Ma abbiamo il
necessario per creare una nuova
infrastruttura economica che
salverà l'ecosistema terrestre:
abbiamo l'internet, il nuovo
metodo di comunicazione che
oramai usiamo tutti da 20 anni,
abbiamo energie rinnovabili
come il solare e l'eolico, abbiamo
nuovi metodi di trasporto che
sono meno inquinanti ma anche
sociali, grazie al crescente
modello di car sharing. I pilastri
per la costruzione della terza
rivoluzione industriale ci sono
tutti e sono oramai maturi».
Forse mancano i fondi per le
riforme «È vero, prima
mancavano. Ma la Banca
Europea per gli Investimenti ha
abbracciato le nuove priorità. Se
le regioni italiane andassero con
progetti realizzabili e sostenibili,
otterrebbero i fondi necessari a
lanciare queste riforme. Il
governo di Roma può intervenire
garantendo degli incentivi, ma
sono le regioni che dovrebbero
muoversi». In cosa consistono
queste riforme, come si manifesta
la
nuova rivoluzione industriale
«Con una infrastruttura
intelligente che razionalizz la
produzione di beni e servizi, e
con l'energia a costo quasi zero,
con un piano di riconvertimenti e
ricostruzioni che daranno lavoro
a migliaia di giovani, de- Calais.
Basti qui un piccolo esempio:
riconvertire le costruzioni, ogni
palazzo, ogni casa, in modo che
ognuno diventi una microcentrale energetica in grado di
produrre più energia di quella che
consuma. Ogni palazzo
immagazzina energia. Si crea poi
un "internet dell'energia", perché
il surplus venga venduto altrove,
in tutta l'Europa. Invito i Pas - de
- Calais, dove è cominciata la
transizione verso il nuovo
modello di sviluppo economico
della Terza Rivoluzione
Industriale. Ma li invito a visitare
anche Rotterdam, e il
Lussemburgo. Venite a vedere
quell che facciamo. E poi fatelo
anche voi: potete davvero essere i
leader in questa rivoluzione».
Anna Guaita ©
RIPRODUZIONE RISERVATA
Ha scrìtto 20 libri
Consigliere Onu, esperto
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di cambiamenti climatici Autore Jeremy Rifkin, 70 anni, è noto economista-sociologo statunitense
di oltre venti libri sull'impatto dei
cambiamenti scientificitecnologici sull'economia,
Jeremy Rifkin è presidente della
"TIR Consulting Group", che
include società di energia
rinnovabile, aziende elettriche,
società edili, architetti, società
dei trasporti e tecnologiche. È
fondatore e presidente della
Foundation on Economie Trends,
dedicata a valutare l'impatto
culturale, economico, sociale
delle nuove tecnologie. È
consigliere sul clima e l'energia
sia delle Nazioni Unite che
dell'Unione Europea, e ora anche
della Cina per i quali ha redatto
un "master pian" sullo sviluppo
dell'economia sostenibile ella
Terza Rivoluzione Industriale.
Settantenni, sposato, Rifkin è
stato definito "un profeta sociale
ed etico". Insegna
amministrazione aziendale alla
Wharton School dell'Università
della Pennsylania.
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