SCUOLE PRIMARIE >percorso spettatori complici Casa degli Alfieri/Antonio Catalano GLI UNIVERSI SENSIBILI A PARMA Antonio Catalano invade il Teatro al Parco: sogni e visioni di un artista in catalogabile di Antonio Catalano con Antonio Catalano/Piergiorgio Gallicani capienza limitata 8 novembre ore 14.30 12 novembre ore 10 e ore 11 15 e 16 novembre ore 14.30 in collaborazione con PANIFICIO CASTAGNOLI PIU’ nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL Una vera giostra nel foyer del Teatro al Parco, una parata di sculture nel cuore della città, un museo fatto di pane, i piccoli musei sentimentali. Il festival dedica uno spazio speciale ad Antonio Catalano e ai suoi Universi Sensibili, la personale cosmogonia di un artista/artigiano, tutte le sue esplorazioni e le sue provocazioni tra teatro e arti visive. Una cosmogonia portatile e quotidiana, complessa e immaginifica. LA GIOSTRA DELLE MERAVIGLIE omaggio a RODARI. Il foyer del Teatro al Parco sarà “occupato” da una vera e propria giostra sulla quale avvengono momenti di narrazione, musica, canto e sulla quale il pubblico potrà salire per fare un giro, leggere libri artigianali, visitare i musei sentimentali, tutti dedicati a Gianni Rodari, nell’anniversario dei 30 anni dalla morte. Grazie alla collaborazione di svariati artisti che negli anni hanno dato il loro contributo alla realizzazione della giostra delle Meraviglie, il pubblico potrà scoprire il mondo fiabesco di Rodari attraverso un insolito e “movimentato” incontro-spettacolo. In questo percorso nel mondo immaginifico di Antonio Catalano sarà visitabile la Cappella dei Meravigliati che l’artista ha iniziato a decorare 5 anni fa negli spazi del Teatro e che ora sarà portata a compimento. PICCOLI MUSEI SENTIMENTALI. Negli angoli più inaspettati del foyer del Teatro al Parco gli spettatori potranno visitare piccole esposizioni di prodigi quotidiani spesso invisibili ai nostri occhi distratti: le foglie cadute, i fiocchi di neve, le nuvole, il vento.… Il 1 novembre alle 15.30 gli Universi sensibili di Antonio Catalano “invadono” la città di Parma con la parata del Popolo dei semplici tra le vie dell’Oltretorrente. Siete invitati ad una passeggiata festosa tra piazze e i borghi per mescolarsi a bizzarre creature di varia altezza realizzate con legno, foglie, semi... Si parte da Piazzale Picelli! Acta Compagnie Agnes Desfosses (Francia) MOI SEUL (IO, SOLO) di Laurent Dupont collaborazione artistica Agnes Desfosses fino ai sette anni - capienza limitata 5 novembre ore 14.30 PRIMA NAZIONALE nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL Il suono, l’immagine, la danza. Tre interpreti ci guidano in un girotondo di sensazioni e di emozioni sullo sfondo dei paesaggi d’infanzia. Uno ci tuffa nel suono e nello spazio, l’altro ci coinvolge nella percezione dell’immagine; il terzo ci fa perdere dentro una danza vigorosa e dolce. Un viaggio nel tempo dell’infanzia, ‘paradiso perduto’ dove l’Io da solo si confronta con l’Altro per imparare a vivere e a crescere. Il corpo e l'oggetto. Movimenti associati a materie visuali e sonore, controllate in tempo reale, in stretta risonanza con la loro evoluzione nello spazio scenico. Il corpo del ballerino avrà a disposizione tre alter ego. Forme elementari e simboliche traforate nella carta. Lo spettacolo si orienta verso la danza hip hop, portatrice di una dinamica particolare, costruita mediante forme ancorate al suolo, capace di sviluppare tutti gli stati di corpo, dall'orizzontale al verticale, su minimi appoggi. Una danza dall'energia molto interiorizzata, ma dai rimbalzi più inattesi; la messa in scena si avvale anche delle tecniche di digital design che permettono, grazie all'utilizzazione di un proiettore video e di un computer, di controllare in tempo reale la scena, gli effetti luminosi e grafici progettati, di giocare in interazione col ballerino. In MOI SEUL (IO, SOLO) i procedimenti più vecchi della fotografia incontrano quelli di oggi: immagini appartenenti a diverse generazioni si mettono a confronto. Dal romanticismo delle immagini in bianco e nero, alle immagini di orizzonti lontani e scogliere vertiginose, dalle palizzate di cantieri colorati ai quartieri in demolizione, lasciando allo spettatore la possibilità di creare la propria scenografia ideale. Socìetas Raffaello Sanzio BESTIONE regia e drammaturgia Chiara Guidi soggetto, maschere e costumi Davide Savorani con Chiara Guidi, Dario Boldrini, Michelangelo Miccolis, Davide Savorani produzione Socìetas Raffaello Sanzio, Davide Savorani 8 e 9 anni - capienza limitata 5 novembre ore 14.30 6 e 8 novembre ore 9.30 e 11 nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL I bambini di una certa età sono pronti a credere che dal corpo di un fantastico Bestione venga estratto un siero straordinario che rende imbattibile un uomo malvagio. Per questo, accompagnati dagli adulti, si avvicinano all’uscio del teatro e in un luogo che traduce e detta le regole del gioco, mettono in atto il loro potere magico che può guarire e liberare il Bestione. Il teatro infantile della Socìetas vuole dare le prove di ciò che si racconta, che non è la realtà, ma un mondo diverso da quello che c’è già, ugualmente vero, proprio perché immaginato, dove necessità e desiderio sono la stessa cosa. Per questo le parole si traducono in azioni che esigono coraggio dinanzi a consistenze molli, a materie umide e maleodoranti, a sporcizie e a cibi avariati. Non è un vero e proprio spettacolo, perché occorre entrare nel gioco. Ma chi entra trasforma la forza approssimativa dell’improvvisazione in visione. Nel 1995 Chiara Guidi, proseguendo un suo progetto legato al mondo dell’infanzia, ha aperto la Scuola Sperimentale di teatro infantile che ha condotto per due anni presso il Teatro Comandini di Cesena. Nello stesso anno realizza lo spettacolo per l’infanzia Buchettino. Ha scritto due saggi in forma di cronaca, il Diario della Scuola Sperimentale di Teatro infantile e ha realizzato due video omonimi. Per questo progetto nel 1998 ha ricevuto il Premio Speciale Ubu. A volte capita che di fronte ad un’opera d’arte i bambini vedano cose che gli adulti non vedono. Non hanno subito bisogno di spiegazioni ma, se l’opera suscita il loro interesse, diventa un invito ad agire. Lo sguardo dei bambini coinvolge tutti i sensi e ha la capacità di comprendere con tutto il corpo senza che la volontà, né la coscienza siano dapprima coinvolte. La parola è per lui troppo povera per fissare la complessità di una sensazione che l’azione del gioco mette in atto. Credo che ogni bambino, condotto per mano come in un percorso fiabesco, possa essere lo spettatore privilegiato di ogni opera d’arte e ogni opera, a sua volta, possa svelare allo sguardo infantile una narrazione nascosta che, a volte, il pensiero di un adulto non riesce contemporaneamente a toccare, vedere, sentire. Chiara Guidi >percorso nuovi sguardi sull’infanzia Teatro delle Briciole BABY DON’T CRY un progetto di Babilonia Teatri testo e regia Valeria Raimondi, Enrico Castellani con Marco Olivieri, Francesco Speri dai 7 anni 5 novembre ore 10.30 15 novembre ore 9.30 16 novembre ore10.30 17-18 novembre ore10 * nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL Il Teatro delle Briciole affida una produzione a un gruppo emergente della ricerca italiana, Babilonia Teatri, vincitore del Premio Scenario 2007 con Made in Italy e del Premio Speciale Ubu 2009. Baby don’t cry si è sviluppato a partire da un lavoro di ricerca diretto con i bambini di alcune scuole di Parma e affronta il tema del pianto con un linguaggio teatrale pop-rock che è la cifra stilistica originale del gruppo veronese. Il progetto nasce dalla voglia di creare uno spettacolo per ragazzi che affrontasse un tema di cui i bambini hanno una conoscenza e un'esperienza diretta e profonda. Un tema sul quale gli adulti non avessero la possibilità di porsi su un piano di superiorità rispetto ai bambini, ma di condivisione e confronto. Piangere è un'esperienza che appartiene a tutti, ma che nelle diverse età della vita assume significati e valori diversi. L’esperienza fatta nelle scuole rivela che per i bambini il pianto non rappresenta in nessun modo un tabù. E' anzi materia di cui parlano senza nessuna reticenza, cogliendone la necessità e l'importanza. Lo spettacolo vuole essere una fotografia di quello che è oggi il rapporto dei bambini col pianto. Si è guardato al tema da punti di vista diversi. Accostandoli per creare una gamma di istantanee capaci di esaurire tutte le sfumature dei colori del pianto. Istantanee che hanno valore anche scisse le une dalle altre, ma che raggiungono il loro bilanciamento solo nell'unità dello spettacolo. Il pianto è ordinario e straordinario insieme. E' quotidiano ed eccezionale, e' consuetudine e stupore. E' disperazione e gioco, spesso è un ibrido dove è difficile scindere tristezza e gioia, necessità e capriccio, felicità e disperazione, realtà e immaginazione. Per restituire tutte le valenze che il piangere porta con sé senza fare in alcun modo una graduatoria delle ragioni migliori facciamo ricorso a tutti gli strumenti che il teatro ci offre: dalle luci alla musica, dalla voce al corpo, dalle parole ai suoni, dalla magia allo svelamento, dai simboli alla meraviglia. Il risultato è uno spettacolo che parla di bambini e con i bambini, ma che cerca di non trattarli come tali. > percorso spettatori complici Flop Lefebvre (Francia) HEUREUSES LUEURS-ALLUSIONS D’OTPIQUES (Incanti di luce-Allusioni d’ottica) Installazione/durata 20’ dai 5 anni - capienza limitata 11 novembre ore 11 12 novembre ore 10 e 11 15 novembre ore 10.30 e 14.30 16 novembre ore 9.30 e 14.30 nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL Il fascino e i segreti della luce, dell’ombra, dell’immagine in movimento. Quante immagini si possono creare sfruttando i riflessi e i raggi di luce che emana una lampadina elettrica? L’installazione di Flop Lefebvre ci fa scoprire che c’è una poesia nella meccanica, grazie alla costruzione e alla messa in funzione di piccole ingegnose macchine realizzate con materiali semplici. Fil di ferro, molle, specchi, legni, disegni diventano allora gli strumenti di sorprendenti giochi ottici, di curiosi esperimenti sulla percezione visiva. L’installazione è composta da piccoli meccanismi disposti nello spazio di fronte a muri o a schermi di stoffa. Per ciascuno di questi, una lente permette di restituire sullo schermo l’immagine prodotta. Grazie ai bagliori e ai raggi di luce si riflette un paesaggio di distorsioni in cui i visitatori, piccoli e grandi, possono perdersi e passeggiare liberamente. Il semplice filamento di una lampadina elettrica potrebbe tracciare la linea d’un orizzonte lontano. Ogni riflesso di luce diventa attore. Mentre viviamo in un quotidiano dove l’ombra contrastata è in via di scomparsa (luci al neon, schermi tivù, lampade opache o di tipo economico), l’installazione vuol dimostrare che ogni ombra può essere un invito al viaggio in un paesaggio astratto, che qualsiasi riflesso, per quanto effimero, può essere l’inizio di una grande storia, e che la luce in movimento permette di far danzare qualunque frammento di fil di ferro. > percorso spettatori complici COMPAGNIA TPO/TEATRO METASTASIO DELLA TOSCANA PLAY PLEASE! Atelier musicale interattivo direzione artistica Francesco Gandi e Davide Venturini danzatrici Anna Balducci e Valentina Caini progetto interattivo e digital design Elsa Mersi capienza limitata 11 novembre ore 9.30 e 14.30 nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL Un nuovo capitolo del teatro interattivo del TPO. Dopo le precedenti immersioni nella pittura e nella danza, lo spettatore è condotto ora dentro la musica, in un atelier composto da postazioni interattive "luminose". Come corde di una chitarra impalpabile, esse trasformano i nostri movimenti in suoni e immagini. Si suona e si dipinge con la luce, ma anche con corde luminescenti o altri oggetti-hi-tech, e più semplicemente con le mani o tutto il corpo, in un ambiente predisposto a mettere in moto la voglia di giocare e creare, propria dei bambini. Il filo conduttore di questo “laboratorio dei suoni luminosi” è un ritornello che viene continuamente rincorso attraverso un itinerario teatrale suddiviso in quatto tempi che rappresentano a loro volta quattro fasi di una composizione che verrà ultimata alla fine del gioco. I° tempo "Le Percussioni" I suoni impulsivi, ritmati, sono il primo ingresso nel mondo della musica, il modo più semplice e intuitivo per comunicare con il corpo in un gioco di associazione tra gesto e timbro musicale. E’ un tempo che stimola un salto, una giravolta, una danza. II° tempo “L’Atmosfera” La musica nasce da un’atmosfera, un “mood”, uno stato d’animo…per sognare di essere un gatto che gioca con un gomitolo, una lunga corda che rotola e si srotola, un’onda sonora che avvolge e coinvolge. III° tempo “La Melodia” Il punto d'incontro tra suono e ritmo è la melodia, e allora per questo seguiamo il canto degli uccellini in un giardino di mattina: loro, tutti insieme, senza prove o arrangiamenti, compongono melodie spontanee. IV° tempo “La Voce” Ecco che arriva un microfono: è uno strumento e va suonato con la voce; escono le parole, a volte vanno per conto proprio a volte invece si ricompongono e (sulla melodia) si mettono in rima. Ora possiamo cantare, possiamo suonare; allora tutti in piedi, la nostra canzone è pronta: “Play Please!” >percorso nuovi sguardi sull’infanzia Compagnia Rodisio in coproduzione con Teatro delle Briciole LA FESTA Chi prenderà la pistola? di Manuela Capece e Davide Doro con Amina Amici, Giulio Canestrelli, Davide Doro, Pasquale di Filippo, Agostino Riola 15 novembre ore 10.30 16 novembre ore 9.30 PRIMA NAZIONALE * nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL C’era un regno dove si viveva per sempre. Avevano scoperto il segreto della vita eterna. Di conseguenza non c’erano più cimiteri, né ospedali, né imprese di pompe funebri. Non si soffriva più nemmeno per un mal di testa. Le donne facevano figli su figli, i vecchi diventavano sempre più vecchi. E tutti erano belli da vedere. Ma proprio a causa di questa esuberanza di vita, venne a crearsi un problema. Erano in troppi. Non c’era più spazio. Così il re emise un decreto. A tutti i miei sudditi. Per ogni famiglia sia scelta, per favore, una persona che venga destinata a morire. Mi dispiace - disse il re - ma è così che vanno le cose. Dopo Il lupo e la capra, Storia di una famiglia, L’inverno la storia d’amore di Caterina e Ivo, la compagnia Rodisio con lo spettacolo LA FESTA conclude il progetto di ricerca Sta per succedere qualcosa. Il lavoro, sviluppato in due anni intorno alle parole Amore, Paura e Rivolta, ha coinvolto oltre 500 bambini dai 6 agli 11 anni in Italia, Francia, Inghilterra, Irlanda e Giappone. A tutti loro è stato chiesto: Sta per succedere qualcosa, cosa? Teatro delle Briciole CIRANO ispirato a Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand testo, regia e scene Paola Crecchi con Paola Crecchi, Riccardo Reina dagli 8 anni 22-23 novembre ore 10 nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL Opera che ha sollecitato un’ infinita serie di letture (romantiche, avventurose, idealiste), il capolavoro di Edmond Rostand (1868-1918) nasconde nelle sue pieghe una fondamentale dualità. Cyrano de Bergerac è infatti un guerriero e un poeta, è spavaldo e sensibile, irruento e dolce: come dire maschile e femminile. Su questo dualismo si focalizza una drammaturgia per ragazzi in cui l’eroe spadaccino nemico di ogni ipocrisia e bassezza, l’istrionico ribelle, l’anticonformista a cui “piace non piacere”, l’utopista che vuole cambiare il mondo con la forza della parola, ci viene incontro anche con una inconsueta levità, con un piglio ironico e popolare che sa giocare sulla propria bruttezza, sul celebre naso, simbolo di deformità ma anche di una diversità che non si arrende e non si piega, che lo fa unico e ce lo fa amare per la sua non conformità ai canoni estetici omologati. Insomma un Cirano extravagante, un ‘brutto’ che grazie alla sua intelligenza non si confonde con la massa. E’ un tema, quello del dualismo, che coinvolge in pieno anche la lingua teatrale utilizzata. In una scena che è di volta in volta camera da letto e campo di duelli, d’amore e d’amicizia, si fondono attori e marionette, alludendo e giocando sull’umano e sul suo doppio inanimato, sul contrasto, anche spassoso, tra i caratteri di Cirano e l’amico rivale Cristiano, attraverso cui il poeta nasuto esprime il doloroso amore impossibile per Rossana. Ecco allora al centro della scena il conflitto comico (il dualismo) tra intelligenza e stupidità, tra brillantezza e insulsaggine, tra ricchezza interiore e afasia dei sentimenti. La ‘diversità’ di quest’anima d’idealista, di questo alfiere della fantasticheria e nemico del potere, può risultare forse illuminata in modo particolare proprio da un racconto che sfronda un testo dei sue mille personaggi e delle sue mille interpretazioni, per fornirci una via d’accesso lieve, ironica ed essenziale alla vicenda di un uomo che “in vita sua fu tutto e non fu niente”. Teatro delle Briciole IL GRANDE RACCONTO da una narrazione di Tonino Guerra testo e regia Bruno Stori con Stefano Jotti dagli 8 anni 29-30 novembre ore 10 Tonino Guerra ci ha regalato un piccolo tesoro: la sua voce custodita in una cassetta della durata di un’ora in cui racconta, a modo suo, per quanto si ricorda, l’Odissea. Tonino ci ha fornito anche un’efficace struttura drammaturgica: il racconto che lui fa del poema lo ha sentito a sua volta raccontare da un vecchio alla stazione di Bagnacavallo mentre aspettava il treno per tornare a casa. Ascoltare il vecchio lo incanta; Tonino perde il treno e per tornare alla sua Itaca dovrà affrontare il periglio di altri treni, orari, coincidenze, corriere e una lunga camminata. Una vera e propria Odissea. Ascoltare la voce di Guerra registrata ha incantato anche noi, egli conosce naturalmente i segreti dell’affabulazione. La trasposizione teatrale de Il grande racconto, uno degli spettacoli storici del Teatro delle Briciole, è costruita sulla figura di un personaggio, Rico: lo sciocco, anzi lo scemo, il bambino nel corpo dell’adulto, semplice ma inafferrabile, follemente lucido ma imprevedibile. Giudizi critici “Il grande racconto” è uno spettacolo per ragazzi dai tre ai cent’anni. E se i piccoli spettatori sono conquistati dalla vulgata paesana, che in un italiano dialettizzato ma non troppo, Guerra fa delle avventure di Ulisse, quelli adulti hanno di che deliziarsi con un testo tenero e comico insieme, gonfio di umori terragni come i dialoghi del Ruzante, trasparente di poesia lunare come le poesie di Prèvert, godibilissimo nell’impasto maccheronico del linguaggio. UGO RONFANI “Il Giorno” Messo in scena con grande finezza da Bruno Stori con la collaborazione di Marco Baliani, interpretato con forte carica emotiva e ironica da Stefano Jotti , tutto giocato sul filo dell’identificazione, “Il grande racconto” è veramente un piccolo viaggio che si consuma nel cerchio magico delle cose semplici della vita. MARIA GRAZIA GREGORI “L’Unità” Che meraviglia, questo racconto. E com’è bravo Stefano Jotti a dargli un’arcaica ingenuità e le cadenze dolcissime del romagnolo, un dialetto già di per se estatico. E lì con i suoi buffi calzoni e la giacca stretta che ha avuto in prestito. Se ne sta vicino ad un palo della luce e una grande gabbia con quattro canarini. Sullo sfondo, il sole è un cerchio rosso al quale sembra appesa una casetta. E’ casa sua. Ci sta andando ma prima deve raccontarci l’avventura che lo ha estasiato e che affascina anche noi. OSVALDO GUERRIERI “La Stampa” Nautai Teatro CORE dal mito di Persefone alla nascita delle stagioni di Miriam Bardini e Gigi Tapella, in collaborazione con Martina Raccanelli regia Gigi Tapella con Miriam Bardini, Gigi Tapella, Martina Raccanelli, Domenico Desiderio Pinto 2-3 dicembre ore 10 Un tempo sulla Terra c’era una sola stagione: l’estate…Un tempo sulla Terra c’erano una Madre e una Figlia che si amavano tantissimo. Ma un giorno la giovane Core disse con voce decisa “andrò da sola a raccogliere le viole”…Il prato era pieno di fiori e in mezzo a tutti spiccava uno splendido narciso; Core stese ambo le mani verso quel fiore come verso un tesoro. Allora la terra si spalancò, si aprì una voragine da cui balzò fuori il Dio degli Inferi che la rapì…Gli uomini e la terra erano come una famiglia in cui l’armonia veniva garantita da un profondo rispetto, dalla venerazione e dal timore per la Natura, per la Madre Terra. Come nel mito che riguarda Demetra e Persefone, così oggi, questo corso viene interrotto… il desiderio di un dio scatena la fine di questo equilibrio… Senza le cure della Madre Terra, cessa la fertilità e gli uomini sono costretti a confrontarsi con tempi di carestia e morte… Alla fine si creerà un nuovo equilibrio e l’umanità dovrà fare i conti con fasi altalenanti che torneranno a susseguirsi ciclicamente… l’umanità dovrà sforzarsi e faticare per sopravvivere, dovrà comprendere che ad un momento di felicità ne corrisponde forzatamente uno di dolore e che per una nuova nascita è necessaria una morte. IL CIRCO. Senza rappresentarlo veramente, ma piuttosto suggerendone la magia e il surrealismo che ne caratterizzano gli ambienti, lo spettacolo vuole mettere in risalto il rapporto metaforico tra il circo e il mondo. In questo contesto sociale infatti convivono molteplici aspetti della realtà tra loro in conflitto come il sacro e il profano, il senso profondo della sfida e della disciplina, l’eleganza degli equilibri tra cielo e terra, forza animale e intelligenza umana, insomma un piccolo mondo composto da fantastici Ciarlatani e da grandi Vedette secolari. Tutto questo sarà ambiente della storia di una famiglia che si ritrova a rivivere la tragica sorte della scomparsa di Persefone per opera di un Mago di fama Internazionale. La metafora del mondo attraverso la vita dei personaggi del circo ci permette di avvicinare il tema delle stagioni alla dimensione del “sentimento e del dolore”, senza i quali non riusciremmo a cogliere il valore e il significato della nostra profonda relazione con la terra. Indicazioni sulle scenografie, sui costumi e sulle musiche: legno, bambù, pellicce, pelli, corde… Ogni elemento dello spettacolo è naturale, è vero, anche se “scenografato”, e viene portato in scena perché indispensabile a far progredire la storia. La scenografia non serve per descrivere le situazioni che i personaggi attraversano, ma per “stimolare” l’immaginario di chi guarda. Anche i costumi non descrivono ma ampliano l’immaginario. La musica e le luci raccontano emozioni, a volte completano le immagini, altre descrivono l’ambiente. Fontemaggiore I TRE PORCELLINI testo Marina Allegri regia Maurizio Bercini con Lorenzo Frondini, Fausto Marchini, Massimo Claudio Paternò fino ai sette anni 18 gennaio ore 10 I tre porcellini è un classico racconto inglese, una di quelle storie che i nonni raccontano ai nipotini di generazione in generazione. La prima versione scritta risale probabilmente al 1843 e da allora la fiaba ha subito innumerevoli modifiche. In alcune storie i primi due porcellini riescono a sopravvivere, in alcune il lupo viene mangiato, mentre in altre scappa sconfitto con la coda in fiamme. In questo spettacolo si è rimasti fedeli alla versione del racconto più simile all’originale: i primi due porcellini muoiono, il lupo viene mangiato dal terzo, simbolo della sopravvivenza e della capacità di prevedere le cose. Data l’età dei bambini a cui ci si rivolge si è cercato di delineare tre caratteri di porcellino, che portassero già nel nome la storia di un destino: Pigro, Medio e Saggio. La scelta del materiale per costruirsi la casa diventa il pretesto per ragionare sui piaceri e sui doveri della vita, sui consigli di una mamma molto presente, sulla paura di andare per il mondo da soli, sull’esistenza vera o presunta del lupo. Nello spettacolo la figura del lupo, recitato a turno dagli attori, gioca tra la necessità animale di seguire la propria natura e la voglia di fare paura, nella consapevolezza che ai bambini un po’ piace avere paura… In un susseguirsi di situazioni comiche ed intense, si arriva all’inevitabile finale del lupo nella pentola, senza mai però caricare i personaggi di connotazioni troppo negative né positive, lasciando piuttosto che la storia abbia il suo corso, nel dubbio che, tra la scelta di una vita breve ma giocosa ed una lunga e laboriosa, la “Natura” faccia spesso l’ultima mossa. Compagnia TPO/Teatro Metastasio della Toscana KINDUR vita avventurosa delle pecore in Islanda direzione artistica Davide Venturini, Francesco Gandi coreografia e danza Paola Lattanzi, Erika Faccini digital design Elsa Mersi visual engineering Rossano Monti 1-2-3 febbraio ore 10 ‘Kindur’ in islandese significa “pecore” e questo è uno spettacolo dedicato all’Islanda vista attraverso gli occhi delle sue pecore avventurose. Tutto il territorio di quest’isola è pervaso da un‘aura fiabesca. Dal bianco dei ghiacciai all’aurora boreale, dai geyser al fragore di cascate gigantesche, questo è un paese dove ogni elemento naturale sembra animato da forze misteriose: è qui che una roccia può diventare un troll ed è nelle sue brughiere deserte che gli elfi esercitano il loro potere magico. In questo scenario anche gli animali più umili vivono una vera e propria vita avventurosa, degna dei racconti millenari che contraddistinguono l’Islanda. Prendiamo le pecore: chiuse dentro all’ovile per la stagione fredda, possono poi gustarsi la piena libertà, viaggiando solitarie o a piccoli gruppi, dalla primavera all’autunno. Nella loro ricerca di cibo hanno modo di immergersi nella natura più remota e frequentarne gli abitanti più o meno ‘nascosti’. Nel loro cammino le pecore protagoniste di Kindur ci mostrano questo mondo segreto, forte e fragile allo stesso tempo, capace di comunicare ai bambini la straordinaria bellezza della natura. In Kindur la storia di due pecore si sviluppa parallela al ciclo delle stagioni: nasce in autunno, con il vento che tempesta l’ovile e prosegue fino alla tarda estate. Sarà un viaggio pericoloso, eroico, la fiaba di una natura che è leggenda, musica ed altri incontri. danza, teatro o atelier interattivo? Il TPO ha realizzato per questo progetto uno spazio scenico “sensibile” dove il pubblico può entrare in scena, immergersi nei vari ambienti naturali e giocare grazie all’uso di tecnologie digitali. Il pubblico e i performers possono disegnare nello spazio, produrre suoni, interagire con le immagini o gli elementi presenti sulla scena in un contesto di atelier. Il gioco, la danza, il racconto visivo diventano quindi parte di una creazione artistica originale interpretata da danzatori e pubblico dove non esiste un confine preciso tra spettacolo e atelier. Teatro delle Briciole L’ORCO SCONFITTO ovvero il sapere del più piccolo ispirato alla favola di Pollicino testo di Letizia Quintavalla e Valentin Rossier con Teodoro Bonci Del Bene regia e scene Letizia Quintavalla fino ai sette anni - capienza limitata prove aperte 2-3-4 marzo ore 10 7-8-9-10-11 marzo ore 10 14-15-16-17-18 marzo ore 10 21-22-23 marzo ore 10 Piccoli rapimenti d’attore Nello spettacolo “L’orco sconfitto ovvero il sapere del più piccolo”, riallestimento di “Papa’ perduto” del 2001, ci sono in scena: un bosco, un cuscino, un attore e tre bambini scelti tra il pubblico. Liberamente ispirato alla favola Pollicino di C. Perrault, è la storia di un padre così povero e disperato, così disperato da perdere la testa tanto da abbandonare i suoi bambini nella foresta. Ai bambini in scena viene chiesto di essere coraggiosi, di entrare nel gioco teatrale senza sapere nulla di ciò che succederà. Per pochi minuti o per un’ora riceveranno suggestioni e informazioni pensate e scelte per far lavorare il loro intuito. Si chiederà loro di stare bene o a volte male, insieme all’attore sulla scena e alla fine usciranno, come in un rito di iniziazione, più grandi, diversi, proprio perché avranno superato un momento “altro” rispetto al quotidiano, un momento difficile e unico. La nostra epoca è ormai povera di riti di iniziazione, defraudati delle poche occasioni che restano ai bambini per crescere insieme al proprio clan. Il teatro ha per sua natura questa eredità, questa arcaicità. Pulsioni opposte La storia di “L’orco sconfitto ovvero il sapere del più piccolo” è centrata sulla figura maschile e le sue declinazioni: infantile, paterna, protettiva, pericolosa, che, tradotte in personaggi sono appunto Pollicino, il Padre, l’Orchessa e l’Orco. La convenzione teatrale per passare da un personaggio all’altro è rappresentata dalla velocità e dalla semplicità. I personaggi sono citati e i loro archetipi sono evocati più che interpretati. Il risultato è una compresenza o meglio una sovrapposizione di volti, ruoli e soprattutto di pulsioni opposte, di funzioni diverse. Capita a tutti di sentirsi a volte “altro” da se stesso: più buono o più cattivo, per esempio. Piuttosto che cercare di liberarci dalle nostre pulsioni opposte, è preferibile riconoscere che esse abitano ogni essere umano. “Ci è stato spiegato che ci deve essere qualche ragione se i bambini amano e chiedono proprio quegli orchi, quelle streghe, quegli animali feroci nelle loro favole. E che i bambini sanno (se lo sanno!) di essere aggressivi: nei confronti dei lupi, degli orchi e magari anche dei compagni di scuola. Però se ne vergognano. Ma non osano dirlo, non osano dirselo. La fiaba serve appunto a conciliare queste opposte pulsioni e a viverle in armonia” (Eugen Drewermann) Teatro delle Briciole PINICORILLO testo e regia Bruno Stori con Piergiorgio Gallicani, Morello Rinaldi fino ai sette anni 4 marzo ore 10 C’era un bambino. Era un bambino invisibile, così piccolo che nessuno riusciva a vederlo. Tutto, per lui, era un intreccio di curiosità e di paura. Tutte le cose del mondo potevano trasformarsi in una minaccia. Ma lui era attratto da quel mondo grande e terribile, perché sentiva il richiamo irresistibile della vita. Per questo disobbedisce alla madre, per questo esce di casa, attraversa l’erba, guarda gli animali, si meraviglia di fronte alla bellezza del mondo. È allora che un bue lo inghiotte. Così inizia il viaggio di Pinicorillo. La fiaba di Pinicorillo, una delle tantissime versioni della antica storia del bambino invisibile che diventa grande dopo essere stato inghiottito e espulso da un animale, tocca temi di grande intensità simbolica, che alludono alla rinascita, alla trasformazione dell’individuo, ai riti di iniziazione e maturazione che coinvolgono profondamente la figura e il ruolo dei genitori. Come si diventa grandi? Come si separa la propria identità da quella della madre? A cosa serve la presenza del padre, la sua capacità di rafforzare coraggio e sicurezza del figlio? Lo spettacolo sviluppa e approfondisce questi nuclei tematici attraverso la fusione di due diverse lingue teatrali, una narrativa e una visiva e sonora. Il racconto iniziale della fiaba in terza persona, riferita come “vera” da un attore/narratore, viene poi rappresentato e rivissuto emotivamente per forza di immagini e suoni, per stati d’animo, procedendo per associazioni come in un sogno. Il viaggio nella bellezza del mondo e poi nel ventre del grande bue, che evoca analoghi riti di iniziazione e trasformazione presenti in tante culture e in tante creazioni dell’arte e del mito (Pinocchio e il Pescecane, Giona e la balena), diventa un percorso, di forte impatto emotivo, prima tra oggetti e animali, poi tra suoni e odori, che Pinicorillo non può che percepire come immensi e straordinari dal suo punto di vista di essere così piccolo da essere invisibile. Finche l’invisibilità non cessa, al termine di quel viaggio nel buio delle viscere animali, che coincide con la necessità dei figli di essere “visti” davvero, la necessità che lo sguardo dei genitori si posi su di loro, uno sguardo che rafforzi e separi, nel percorso che porta finalmente a crescere. Accademia Perduta/Romagna Teatri L’ORCHETTO di Suzanne Lebeau con Claudio Casadio e Daniela Piccari musiche originali Marco Biscarini allestimento scenico Marcello Chiarenza a partire dagli 8 anni 10 marzo ore 10 L’Orchetto vive solo con sua madre in una casa nel cuore di una foresta impenetrabile, in un luogo ritirato, lontano dalla comunità del vicino villaggio. Pensa di essere un bambino come tutti gli altri ma, il primo giorno di scuola, i suoi compagni si accorgono subito della sua diversità: è il figlio di un orco che, però, una madre amorevole ha cresciuto con infinita tenerezza. Per sfuggire all’attrazione irresistibile che prova per il sangue fresco, l’Orchetto dovrà affrontare tre difficili prove, dalla cui riuscita dipenderanno la sua crescita, la sua trasformazione e la sua salvezza. Se saprà superare queste prove, il coraggioso protagonista potrà esaudire il grande sogno di essere accettato, con tutte le sue differenze e le sue contraddizioni, all’interno della comunità del villaggio. L’Orchetto, con i suoi sei anni, la sua forza straordinaria e la sua terribile eredità, ci riconcilia con la nostra parte oscura, in una storia che racconta la diversità ma anche la forza di lottare per cambiare se stessi, per affermarsi e per vincere i propri limiti. La scelta artistica di Accademia Perduta cade, quindi, su di un racconto nero e tenero, che attinge la propria ispirazione dalle fiabe popolari ed è portato sulla scena grazie alla scrittura fine ed intelligente della grande autrice per ragazzi Suzanne Lebeau. Un testo, presentato in anteprima assoluta in Italia, che è già stato rappresentato in tredici paesi in tutto il mondo e che ha avuto un grande successo, soprattutto in Francia, dove questa raffinata autrice canadese è conosciuta ed apprezzata. Claudio Casadio, Daniela Piccari e Marcello Chiarenza si confrontano con questo testo poetico, ironico e suggestivo e lo fanno proprio, con l’intento di divertire, affabulare ma anche far riflettere il pubblico dei bambini e delle famiglie. L’allestimento, creato appositamente da Marcello Chiarenza, si avvale di un utilizzo magico dello spazio teatrale, in cui gli attori si muovono con leggerezza ma anche con drammaticità e il gioco di scena prevede un susseguirsi di piccole magie, un’evoluzione di continue suggestioni visive e sonore, che avvince lo spettatore, fino allo scioglimento finale. Le musiche originali, infatti, pensate per accompagnare un forte impatto emotivo, creano un sottofondo che sottolinea la drammaticità dei vari momenti dello spettacolo. Teatro Due Mondi/ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione CUORE dal libro Cuore di Edmondo De Amicis testo Gigi Bertoni regia Alberto Grilli con Tanja Horstmann, Angela Pezzi, Renato Valori a partire dagli 8 anni 6 aprile ore 10 Sono trascorsi solo venticinque anni dall’Unità d’Italia. La Penisola è politicamente unita, per la prima volta dopo secoli di invasioni e di divisioni è un’ unica Nazione . Fatta l’Italia, resta il lavoro più difficile, creare le condizioni perché possa nascere l’Italiano. E’ in questa Italia che Edmondo De Amicis ambienta il suo romanzo di maggior successo, Cuore. Immagina e descrive la vita e i pensieri di un anno scolastico, immagina e racconta una classe (e insieme tutte le classi) della nuova scuola nazionale che è per lui il luogo ideale nel quale si può sviluppare il nuovo italiano: una scuola pubblica per tutti, con uno stesso programma e una visione unitaria della Storia; dove si insegna un’unica lingua che col suo imporsi e affiancarsi ai dialetti possa avvicinare e affratellare il piemontese al calabrese. Entrambi uguali e solidali nel corpo di una unica Nazione. Oggi, anno 2010, si festeggiano i 150 anni dall’Unità. Abbiamo ridato fiato al racconto di De Amicis per mostrare agli alunni della scuola di oggi quanto sia cambiato il contesto, ma nello stesso tempo quanta strada abbia fatto il progetto dei fondatori della Nazione e quanta ancora ne debba fare. Come reagiranno di fronte al racconto dei giovani “fanciulli” italiani – loro coetanei - di fronte a sfide come la solidarietà e l’uguaglianza tra diversi, la disciplina e l’emancipazione che viene dal lavoro, l’eroismo spinto fino al sacrificio della vita per la Patria…? Cosa significa per loro “essere” italiani? Ecco le ragioni, in estrema sintesi, della sfida che abbiamo cercato e che passa attraverso i personaggi e i sentimenti del libro Cuore. Josè Antonio Portillo – Spagna In collaborazione con Teatro delle Briciole BIBLIOTECA DE CUERDOS Y NUDOS (Biblioteca di corde e nodi) liberamente ispirato a “Collezione di sabbia” di Italo Calvino con Piergiorgio Gallicani capienza limitata 5-7-11-13-15-18-20 aprile ore 10 6-8-12-14-19-21 aprile ore 9.15 e ore 11 PRIMA NAZIONALE Ideata dall’artista spagnolo Antonio Portillo una singolare biblioteca che raccoglie corde, nodi, manoscritti non pubblicati, testi, disegni e partiture...buttate nei cestini. La mostra inizia a prendere forma e contenuto nel 2003 a Viseu in Portogallo all’interno di un Progetto Artistico Europeo denominato Percorsi negli anni ha raccolto sui suoi scaffali avvenimenti, frammenti di vita e polvere. Un attore accoglierà il pubblico in una struttura circolare di legno in cui si celano tre differenti esposizioni che i visitatori potranno arricchire personalmente: L’unica biblioteca al mondo di corde e nodi trae ispirazione dal libro di Italo Calvino Collezione di sabbia e cataloga, all’interno di cilindri di tela, messaggi realizzati con corde e nodi. Il pubblico imparerà questo ancestrale linguaggio utilizzato dalle popolazioni dell’antichità come primordiale forma di scrittura e potrà lasciare un messaggio, un segno tangibile del suo passaggio come visitatore. La seconda biblioteca del mondo di manoscritti non pubblicati raccoglie di manoscritti che non hanno avuto fortuna e regala a tutti coloro che lo vorranno la possibilità di lasciare il proprio libro rifiutato dagli editori!. L’unica biblioteca al mondo di testi, disegni, partiture…buttate nei cestini La condizione per poter entrare in questa parte di museo è quella di avere un biglietto speciale: un foglio raccolto nel cestino!. Quanti racconti, spartiti, planimetrie di architetti, poesie, disegni di moda e design saranno stati cestinati per l’incapacità del creatore nel capire se la sua attività ha valore o meno o per la pressione delle mode…Ognuna delle palline di carta che il pubblico vedrà sugli scaffali rappresenta queste opere d’arte cestinate. >percorso nuovi sguardi sull’infanzia Teatro delle Briciole LA REPUBBLICA DEI BAMBINI un progetto di Teatro Sotterraneo in collaborazione con Teatro Metastasio della Toscana regia Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Claudio Cirri, Daniele Villa prove aperte 11-12 aprile ore 10 13-14-15 aprile ore 10 PRIMA NAZIONALE Il Teatro delle Briciole, dopo lo spettacolo Baby don’t cry diretto dalla compagnia Babilonia Teatri, affida per la seconda volta una produzione ad un giovane gruppo della ricerca italiana, il Teatro Sotterraneo che, con un linguaggio che prevede il coinvolgimento diretto e decisionale dello spettatore e la dimensione ludica dell’interazione teatrale, indaga il tema della creazione di uno stato. Esistono nel mondo alcuni “Stati in miniatura”. Piattaforme petrolifere abbandonate o piccole porzioni di territorio dove non vige alcuna giurisdizione o controllo politico-militare e dove alcuni soggetti, preso il controllo del territorio, hanno emanato proprie leggi, coniato una nuova moneta, strutturato proprie istituzioni e lentamente avviato rapporti diplomatici e commerciali con territori vicini, quasi sempre territori ufficiali, riconosciuti dal consesso internazionale. Qui l’esercizio di cittadinanza può ripartire da zero, porsi domande originarie sul fare società e rispondere con modalità inedite. Si parte dalla scena teatrale come piattaforma vuota su cui costruire un microstato. Un pavimento, 3 pareti e una quarta parete che rimane aperta all’intervento esterno. Due attori, riconoscibili come “gente comune”, irrompono sulla scena e cominciano a progettare il loro “Stato in miniatura”. Servono delle leggi. Servono dei luoghi. Servono delle cose. Si parte da zero, tutto è da costruire, liberi di costruirlo come vogliamo. In questo senso si indica nel microstato un campo d’indagine ancora indefinito: una scena vuota, deserta, che lentamente si popola e riempie, magari anche degli stessi elementi che compongo il panorama teatrale (luci, musiche ecc) oppure di segnali che diano regole (cartelli, segnaletica stradale, striscioni ecc) di modo che ai bambini sia dato vedere come da un vuoto si possa edificare una Polis. L’incognita è sul tipo di Polis, il punto è vedere se alla fine la Polis ci piace o se non era meglio, piuttosto, lasciare il deserto. In questo quadro il coinvolgimento diretto dei bambini pare un necessario rovesciamento. I bambini non dispongono solitamente di potere diretto. Sui bambini non gravano responsabilità. I bambini vivono in un mondo normativo, fatto di ordini, obblighi e divieti. È nella natura delle cose, che il vecchio guidi il fanciullo. E del resto il fanciullo non potrebbe decidere su cose di cui non ha ancora fatto esperienza. Dunque si prova nel costruire uno stato inedito e in miniatura, a dotare i bambini di un potere inedito e in miniatura. Sullo sfondo uno scenario di smarrimento, un luogo deserto in cui dar vita a una società, Robinson Crusoe ma anche il serial Lost, e naturalmente Il signore delle mosche di Golding. INFORMAZIONI UTILI Si ricorda che l’ingresso al Parco Ducale non è consentito ai pullman e che gli ingressi pedonali più vicini sono: Via Pasini e V.le Piacenza (retro Star Hotel du Parc) Per favorire un corretto approccio al teatro, si invitano le classi ad arrivare almeno 20 minuti prima dell’inizio dello spettacolo. Le classi che arriveranno a spettacolo iniziato non potranno accedere alla rappresentazione. In questo caso la Direzione del Teatro tratterrà la somma versata dei biglietti. PRENOTAZIONI Per la stagione 10.11 le prenotazioni, che si potranno effettuare presentandosi personalmente presso gli uffici del Teatro delle Briciole o telefonando al numero 0521/992044 993818, si svolgeranno nei seguenti giorni e orari: 5 ottobre esclusivamente per le scuole dell’infanzia 6 ottobre esclusivamente per le scuole primarie 7 ottobre esclusivamente per il I e il II ciclo delle scuole secondarie dalle ore 8.30 alle 14.30 in orario continuato Per motivi organizzativi, le prenotazioni effettuate presentandosi personalmente presso gli uffici del Teatro avranno precedenza su quelle telefoniche. Le prenotazioni proseguiranno regolarmente, a partire da martedì 12 ottobre, nei seguenti giorni o orari: da martedì a venerdì dalle 10.30 alle 14.30. BIGLIETTI 5€ scuole dell’infanzia e primarie 6€ scuole secondarie di primo e secondo grado 3€ prove aperte 3€ installazione Heureuses Lueurs-Allusions d’otpiques (Incanti di luce-Allusioni d’ottica) PROMOZIONI Per favorire l’ingresso delle scuole primarie e secondarie a teatro si propone per le classi che prenoteranno più di due spettacoli, una riduzione pari ad 1€ sul prezzo del biglietto di ciascun spettacolo. Scuole primarie: 12€ x 3 spettacoli (anzichè 15€) Scuole secondarie: 15€ x 3 spettacoli (anzichè 18€) PERCORSI TEMATICI All’interno della stagione quest’anno vi suggeriamo alcuni percorsi tematici come spunti di approfondimento. In tal senso vi proponiamo forme proporzionali di accesso. ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL: >PERCORSO SCUOLA Scholè + Diario di un somaro 10€ anziché 12€ >PERCORSO NUOVI SGUARDI SULL’INFANZIA La festa+ Baby don’t cry + La repubblica dei bambini 12€ anziché 15€ >PERCORSO SPETTATORI COMPLICI Gli universi sensibili a Parma + Play Please! + Heureuses Lueurs 10€ anziché 13€ Gli universi sensibili a Parma + Heureuses Lueurs 6€ anziché 8€ >PERCORSO POLITOI Scholè + Siamo qui riuniti o della democrazia imperfetta + I grandi dittatori 3 spettacoli a 12 € (anziché 18 €) >PERCORSO MITO L’ultimo inganno + Il grande racconto 2 spettacoli 10 € (anziché 12 €) Vi chiediamo gentilmente di provvedere al pagamento del 50% delle quota totale dei biglietti entro e non oltre 20 giorni dalla rappresentazione prescelta. Il giorno dello spettacolo si provvederà al saldo. Le eventuali disdette dovranno pervenire entro 20 giorni dalla data dello spettacolo. Oltre tale termine la Direzione del Teatro tratterrà la somma versata dei biglietti. I pagamenti si potranno effettuare presso gli uffici del Teatro al Parco da martedì a venerdì dalle 10.30 alle 14.30, tramite bonifico bancario sul conto corrente presso Cariparma Crédit Agricole, sede di Parma, intestato a Solares Fondazione delle Arti c/prevendite, specificando obbligatoriamente quanto segue: CODICE IBAN IT18A0623012700000036542912 NOME DELLA SCUOLA E CLASSE TITOLO E DATA DELLO SPETTACOLO (per esigenze della banca siete pregati di indicare in modo abbreviato, ma comprensibile, il titolo dello spettacolo prenotato) Presso gli uffici del Teatro al Parco è disponibile il materiale informativo sugli spettacoli: testo, rassegna stampa, schede per insegnanti. Il programma della rassegna è consultabile sul sito www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole Per ulteriori informazioni: Elena Cicognani/Emanuela Giovannoni Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti Parco Ducale, 1 43125 Parma Tel. 0521/993818 992044 fax 0521/992048 www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole