Scuola primaria - Solares Fondazione delle Arti

SCUOLE PRIMARIE
>percorso spettatori complici
Casa degli Alfieri/Antonio Catalano
GLI UNIVERSI SENSIBILI A PARMA
Antonio Catalano invade il Teatro al Parco:
sogni e visioni di un artista in catalogabile
di Antonio Catalano
con Antonio Catalano/Piergiorgio Gallicani
capienza limitata
8 novembre ore 14.30
12 novembre ore 10 e ore 11
15 e 16 novembre ore 14.30
in collaborazione con PANIFICIO CASTAGNOLI PIU’
nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL
Una vera giostra nel foyer del Teatro al Parco, una parata di sculture nel cuore
della città, un museo fatto di pane, i piccoli musei sentimentali. Il festival dedica
uno spazio speciale ad Antonio Catalano e ai suoi Universi Sensibili, la personale
cosmogonia di un artista/artigiano, tutte le sue esplorazioni e le sue provocazioni
tra teatro e arti visive. Una cosmogonia portatile e quotidiana, complessa e
immaginifica. LA GIOSTRA DELLE MERAVIGLIE omaggio a RODARI. Il foyer del Teatro
al Parco sarà “occupato” da una vera e propria giostra sulla quale avvengono
momenti di narrazione, musica, canto e sulla quale il pubblico potrà salire per fare
un giro, leggere libri artigianali, visitare i musei sentimentali, tutti dedicati a Gianni
Rodari, nell’anniversario dei 30 anni dalla morte. Grazie alla collaborazione di
svariati artisti che negli anni hanno dato il loro contributo alla realizzazione della
giostra delle Meraviglie, il pubblico potrà scoprire il mondo fiabesco di Rodari
attraverso un insolito e “movimentato” incontro-spettacolo. In questo percorso nel
mondo immaginifico di Antonio Catalano sarà visitabile la Cappella dei
Meravigliati che l’artista ha iniziato a decorare 5 anni fa negli spazi del Teatro e
che ora sarà portata a compimento. PICCOLI MUSEI SENTIMENTALI. Negli angoli
più inaspettati del foyer del Teatro al Parco gli spettatori potranno visitare piccole
esposizioni di prodigi quotidiani spesso invisibili ai nostri occhi distratti: le foglie
cadute, i fiocchi di neve, le nuvole, il vento.…
Il 1 novembre alle 15.30 gli Universi sensibili di Antonio Catalano “invadono” la città di
Parma con la parata del Popolo dei semplici tra le vie dell’Oltretorrente. Siete invitati ad
una passeggiata festosa tra piazze e i borghi per mescolarsi a bizzarre creature di varia
altezza realizzate con legno, foglie, semi... Si parte da Piazzale Picelli!
Acta Compagnie Agnes Desfosses (Francia)
MOI SEUL (IO, SOLO)
di Laurent Dupont
collaborazione artistica Agnes Desfosses
fino ai sette anni - capienza limitata
5 novembre ore 14.30
PRIMA NAZIONALE
nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL
Il suono, l’immagine, la danza. Tre interpreti ci guidano in un girotondo di
sensazioni e di emozioni sullo sfondo dei paesaggi d’infanzia. Uno ci tuffa nel
suono e nello spazio, l’altro ci coinvolge nella percezione dell’immagine; il terzo ci
fa perdere dentro una danza vigorosa e dolce. Un viaggio nel tempo dell’infanzia,
‘paradiso perduto’ dove l’Io da solo si confronta con l’Altro per imparare a vivere
e a crescere. Il corpo e l'oggetto. Movimenti associati a materie visuali e sonore,
controllate in tempo reale, in stretta risonanza con la loro evoluzione nello spazio
scenico. Il corpo del ballerino avrà a disposizione tre alter ego. Forme elementari e
simboliche traforate nella carta. Lo spettacolo si orienta verso la danza hip hop,
portatrice di una dinamica particolare, costruita mediante forme ancorate al
suolo, capace di sviluppare tutti gli stati di corpo, dall'orizzontale al verticale, su
minimi appoggi. Una danza dall'energia molto interiorizzata, ma dai rimbalzi più
inattesi; la messa in scena si avvale anche delle tecniche di digital design che
permettono, grazie all'utilizzazione di un proiettore video e di un computer, di
controllare in tempo reale la scena, gli effetti luminosi e grafici progettati, di
giocare in interazione col ballerino.
In MOI SEUL (IO, SOLO) i procedimenti più vecchi della fotografia incontrano quelli
di oggi: immagini appartenenti a diverse generazioni si mettono a confronto. Dal
romanticismo delle immagini in bianco e nero, alle immagini di orizzonti lontani e
scogliere vertiginose, dalle palizzate di cantieri colorati ai quartieri in demolizione,
lasciando allo spettatore la possibilità di creare la propria scenografia ideale.
Socìetas Raffaello Sanzio
BESTIONE
regia e drammaturgia Chiara Guidi
soggetto, maschere e costumi Davide Savorani
con Chiara Guidi, Dario Boldrini, Michelangelo Miccolis, Davide Savorani
produzione Socìetas Raffaello Sanzio, Davide Savorani
8 e 9 anni - capienza limitata
5 novembre ore 14.30
6 e 8 novembre ore 9.30 e 11
nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL
I bambini di una certa età sono pronti a credere che dal corpo di un fantastico
Bestione venga estratto un siero straordinario che rende imbattibile un uomo
malvagio. Per questo, accompagnati dagli adulti, si avvicinano all’uscio del teatro
e in un luogo che traduce e detta le regole del gioco, mettono in atto il loro
potere magico che può guarire e liberare il Bestione. Il teatro infantile della
Socìetas vuole dare le prove di ciò che si racconta, che non è la realtà, ma un
mondo diverso da quello che c’è già, ugualmente vero, proprio perché
immaginato, dove necessità e desiderio sono la stessa cosa. Per questo le parole si
traducono in azioni che esigono coraggio dinanzi a consistenze molli, a materie
umide e maleodoranti, a sporcizie e a cibi avariati. Non è un vero e proprio
spettacolo, perché occorre entrare nel gioco. Ma chi entra trasforma la forza
approssimativa dell’improvvisazione in visione.
Nel 1995 Chiara Guidi, proseguendo un suo progetto legato al mondo
dell’infanzia, ha aperto la Scuola Sperimentale di teatro infantile che ha condotto
per due anni presso il Teatro Comandini di Cesena. Nello stesso anno realizza lo
spettacolo per l’infanzia Buchettino. Ha scritto due saggi in forma di cronaca, il
Diario della Scuola Sperimentale di Teatro infantile e ha realizzato due video
omonimi. Per questo progetto nel 1998 ha ricevuto il Premio Speciale Ubu.
A volte capita che di fronte ad un’opera d’arte i bambini vedano cose che gli adulti non vedono.
Non hanno subito bisogno di spiegazioni ma, se l’opera suscita il loro interesse, diventa un invito ad
agire. Lo sguardo dei bambini coinvolge tutti i sensi e ha la capacità di comprendere con tutto il
corpo senza che la volontà, né la coscienza siano dapprima coinvolte. La parola è per lui troppo
povera per fissare la complessità di una sensazione che l’azione del gioco mette in atto. Credo
che ogni bambino, condotto per mano come in un percorso fiabesco, possa essere lo spettatore
privilegiato di ogni opera d’arte e ogni opera, a sua volta, possa svelare allo sguardo infantile una
narrazione nascosta che, a volte, il pensiero di un adulto non riesce contemporaneamente a
toccare, vedere, sentire.
Chiara Guidi
>percorso nuovi sguardi sull’infanzia
Teatro delle Briciole
BABY DON’T CRY
un progetto di Babilonia Teatri
testo e regia Valeria Raimondi, Enrico Castellani
con Marco Olivieri, Francesco Speri
dai 7 anni
5 novembre ore 10.30
15 novembre ore 9.30
16 novembre ore10.30
17-18 novembre ore10
* nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL
Il Teatro delle Briciole affida una produzione a un gruppo emergente della ricerca
italiana, Babilonia Teatri, vincitore del Premio Scenario 2007 con Made in Italy e del
Premio Speciale Ubu 2009. Baby don’t cry si è sviluppato a partire da un lavoro di
ricerca diretto con i bambini di alcune scuole di Parma e affronta il tema del
pianto con un linguaggio teatrale pop-rock che è la cifra stilistica originale del
gruppo veronese. Il progetto nasce dalla voglia di creare uno spettacolo per
ragazzi che affrontasse un tema di cui i bambini hanno una conoscenza e
un'esperienza diretta e profonda. Un tema sul quale gli adulti non avessero la
possibilità di porsi su un piano di superiorità rispetto ai bambini, ma di condivisione
e confronto. Piangere è un'esperienza che appartiene a tutti, ma che nelle diverse
età della vita assume significati e valori diversi. L’esperienza fatta nelle scuole
rivela che per i bambini il pianto non rappresenta in nessun modo un tabù. E' anzi
materia di cui parlano senza nessuna reticenza, cogliendone la necessità e
l'importanza. Lo spettacolo vuole essere una fotografia di quello che è oggi il
rapporto dei bambini col pianto. Si è guardato al tema da punti di vista diversi.
Accostandoli per creare una gamma di istantanee capaci di esaurire tutte le
sfumature dei colori del pianto. Istantanee che hanno valore anche scisse le une
dalle altre, ma che raggiungono il loro bilanciamento solo nell'unità dello
spettacolo.
Il pianto è ordinario e straordinario insieme. E' quotidiano ed eccezionale, e'
consuetudine e stupore. E' disperazione e gioco, spesso è un ibrido dove è difficile
scindere tristezza e gioia, necessità e capriccio, felicità e disperazione, realtà e
immaginazione. Per restituire tutte le valenze che il piangere porta con sé senza
fare in alcun modo una graduatoria delle ragioni migliori facciamo ricorso a tutti
gli strumenti che il teatro ci offre: dalle luci alla musica, dalla voce al corpo, dalle
parole ai suoni, dalla magia allo svelamento, dai simboli alla meraviglia.
Il risultato è uno spettacolo che parla di bambini e con i bambini, ma che cerca di
non trattarli come tali.
> percorso spettatori complici
Flop Lefebvre (Francia)
HEUREUSES LUEURS-ALLUSIONS D’OTPIQUES
(Incanti di luce-Allusioni d’ottica)
Installazione/durata 20’
dai 5 anni - capienza limitata
11 novembre ore 11
12 novembre ore 10 e 11
15 novembre ore 10.30 e 14.30
16 novembre ore 9.30 e 14.30
nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL
Il fascino e i segreti della luce, dell’ombra, dell’immagine in movimento. Quante
immagini si possono creare sfruttando i riflessi e i raggi di luce che emana una
lampadina elettrica? L’installazione di Flop Lefebvre ci fa scoprire che c’è una
poesia nella meccanica, grazie alla costruzione e alla messa in funzione di piccole
ingegnose macchine realizzate con materiali semplici. Fil di ferro, molle, specchi,
legni, disegni diventano allora gli strumenti di sorprendenti giochi ottici, di curiosi
esperimenti sulla percezione visiva. L’installazione è composta da piccoli
meccanismi disposti nello spazio di fronte a muri o a schermi di stoffa. Per ciascuno
di questi, una lente permette di restituire sullo schermo l’immagine prodotta.
Grazie ai bagliori e ai raggi di luce si riflette un paesaggio di distorsioni in cui i
visitatori, piccoli e grandi, possono perdersi e passeggiare liberamente. Il semplice
filamento di una lampadina elettrica potrebbe tracciare la linea d’un orizzonte
lontano. Ogni riflesso di luce diventa attore. Mentre viviamo in un quotidiano dove
l’ombra contrastata è in via di scomparsa (luci al neon, schermi tivù, lampade
opache o di tipo economico), l’installazione vuol dimostrare che ogni ombra può
essere un invito al viaggio in un paesaggio astratto, che qualsiasi riflesso, per
quanto effimero, può essere l’inizio di una grande storia, e che la luce in
movimento permette di far danzare qualunque frammento di fil di ferro.
> percorso spettatori complici
COMPAGNIA TPO/TEATRO METASTASIO DELLA TOSCANA
PLAY PLEASE!
Atelier musicale interattivo
direzione artistica Francesco Gandi e Davide Venturini
danzatrici Anna Balducci e Valentina Caini
progetto interattivo e digital design Elsa Mersi
capienza limitata
11 novembre ore 9.30 e 14.30
nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL
Un nuovo capitolo del teatro interattivo del TPO. Dopo le precedenti immersioni
nella pittura e nella danza, lo spettatore è condotto ora dentro la musica, in un
atelier composto da postazioni interattive "luminose". Come corde di una chitarra
impalpabile, esse trasformano i nostri movimenti in suoni e immagini. Si suona e si
dipinge con la luce, ma anche con corde luminescenti o altri oggetti-hi-tech, e
più semplicemente con le mani o tutto il corpo, in un ambiente predisposto a
mettere in moto la voglia di giocare e creare, propria dei bambini. Il filo
conduttore di questo “laboratorio dei suoni luminosi” è un ritornello che viene
continuamente rincorso attraverso un itinerario teatrale suddiviso in quatto tempi
che rappresentano a loro volta quattro fasi di una composizione che verrà
ultimata alla fine del gioco. I° tempo "Le Percussioni" I suoni impulsivi, ritmati, sono il
primo ingresso nel mondo della musica, il modo più semplice e intuitivo per
comunicare con il corpo in un gioco di associazione tra gesto e timbro musicale.
E’ un tempo che stimola un salto, una giravolta, una danza. II° tempo
“L’Atmosfera” La musica nasce da un’atmosfera, un “mood”, uno stato
d’animo…per sognare di essere un gatto che gioca con un gomitolo, una lunga
corda che rotola e si srotola, un’onda sonora che avvolge e coinvolge. III° tempo
“La Melodia” Il punto d'incontro tra suono e ritmo è la melodia, e allora per questo
seguiamo il canto degli uccellini in un giardino di mattina: loro, tutti insieme, senza
prove o arrangiamenti, compongono melodie spontanee. IV° tempo “La Voce”
Ecco che arriva un microfono: è uno strumento e va suonato con la voce; escono
le parole, a volte vanno per conto proprio a volte invece si ricompongono e (sulla
melodia) si mettono in rima. Ora possiamo cantare, possiamo suonare; allora tutti
in piedi, la nostra canzone è pronta: “Play Please!”
>percorso nuovi sguardi sull’infanzia
Compagnia Rodisio
in coproduzione con Teatro delle Briciole
LA FESTA
Chi prenderà la pistola?
di Manuela Capece e Davide Doro
con Amina Amici, Giulio Canestrelli, Davide Doro, Pasquale di Filippo,
Agostino Riola
15 novembre ore 10.30
16 novembre ore 9.30
PRIMA NAZIONALE
* nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL
C’era un regno dove si viveva per sempre.
Avevano scoperto il segreto della vita eterna.
Di conseguenza non c’erano più cimiteri, né ospedali, né imprese di pompe
funebri.
Non si soffriva più nemmeno per un mal di testa.
Le donne facevano figli su figli, i vecchi diventavano sempre più vecchi.
E tutti erano belli da vedere.
Ma proprio a causa di questa esuberanza di vita, venne a crearsi un problema.
Erano in troppi.
Non c’era più spazio.
Così il re emise un decreto.
A tutti i miei sudditi.
Per ogni famiglia sia scelta, per favore, una persona che venga destinata a
morire.
Mi dispiace - disse il re - ma è così che vanno le cose.
Dopo Il lupo e la capra, Storia di una famiglia, L’inverno la storia d’amore di
Caterina e Ivo, la compagnia Rodisio con lo spettacolo LA FESTA conclude il
progetto di ricerca Sta per succedere qualcosa. Il lavoro, sviluppato in due anni
intorno alle parole Amore, Paura e Rivolta, ha coinvolto oltre 500 bambini dai 6 agli
11 anni in Italia, Francia, Inghilterra, Irlanda e Giappone.
A tutti loro è stato chiesto: Sta per succedere qualcosa, cosa?
Teatro delle Briciole
CIRANO
ispirato a Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
testo, regia e scene Paola Crecchi
con Paola Crecchi, Riccardo Reina
dagli 8 anni
22-23 novembre ore 10
nell’ambito di ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL
Opera che ha sollecitato un’ infinita serie di letture (romantiche, avventurose,
idealiste), il capolavoro di Edmond Rostand (1868-1918) nasconde nelle sue
pieghe una fondamentale dualità. Cyrano de Bergerac è infatti un guerriero e un
poeta, è spavaldo e sensibile, irruento e dolce: come dire maschile e femminile.
Su questo dualismo si focalizza una drammaturgia per ragazzi in cui l’eroe
spadaccino nemico di ogni ipocrisia e bassezza, l’istrionico ribelle,
l’anticonformista a cui “piace non piacere”, l’utopista che vuole cambiare il
mondo con la forza della parola, ci viene incontro anche con una inconsueta
levità, con un piglio ironico e popolare che sa giocare sulla propria bruttezza, sul
celebre naso, simbolo di deformità ma anche di una diversità che non si arrende e
non si piega, che lo fa unico e ce lo fa amare per la sua non conformità ai canoni
estetici omologati. Insomma un Cirano extravagante, un ‘brutto’ che grazie alla
sua intelligenza non si confonde con la massa. E’ un tema, quello del dualismo,
che coinvolge in pieno anche la lingua teatrale utilizzata. In una scena che è di
volta in volta camera da letto e campo di duelli, d’amore e d’amicizia, si fondono
attori e marionette, alludendo e giocando sull’umano e sul suo doppio inanimato,
sul contrasto, anche spassoso, tra i caratteri di Cirano e l’amico rivale Cristiano,
attraverso cui il poeta nasuto esprime il doloroso amore impossibile per Rossana.
Ecco allora al centro della scena il conflitto comico (il dualismo) tra intelligenza e
stupidità, tra brillantezza e insulsaggine, tra ricchezza interiore e afasia dei
sentimenti. La ‘diversità’ di quest’anima d’idealista, di questo alfiere della
fantasticheria e nemico del potere, può risultare forse illuminata in modo
particolare proprio da un racconto che sfronda un testo dei sue mille personaggi
e delle sue mille interpretazioni, per fornirci una via d’accesso lieve, ironica ed
essenziale alla vicenda di un uomo che “in vita sua fu tutto e non fu niente”.
Teatro delle Briciole
IL GRANDE RACCONTO
da una narrazione di Tonino Guerra
testo e regia Bruno Stori
con Stefano Jotti
dagli 8 anni
29-30 novembre ore 10
Tonino Guerra ci ha regalato un piccolo tesoro: la sua voce custodita in una
cassetta della durata di un’ora in cui racconta, a modo suo, per quanto si ricorda,
l’Odissea. Tonino ci ha fornito anche un’efficace struttura drammaturgica: il
racconto che lui fa del poema lo ha sentito a sua volta raccontare da un vecchio
alla stazione di Bagnacavallo mentre aspettava il treno per tornare a casa.
Ascoltare il vecchio lo incanta; Tonino perde il treno e per tornare alla sua Itaca
dovrà affrontare il periglio di altri treni, orari, coincidenze, corriere e una lunga
camminata. Una vera e propria Odissea. Ascoltare la voce di Guerra registrata ha
incantato anche noi, egli conosce naturalmente i segreti dell’affabulazione. La
trasposizione teatrale de Il grande racconto, uno degli spettacoli storici del Teatro
delle Briciole, è costruita sulla figura di un personaggio, Rico: lo sciocco, anzi lo
scemo, il bambino nel corpo dell’adulto, semplice ma inafferrabile, follemente
lucido ma imprevedibile.
Giudizi critici
“Il grande racconto” è uno spettacolo per ragazzi dai tre ai cent’anni. E se i piccoli
spettatori sono conquistati dalla vulgata paesana, che in un italiano dialettizzato ma non
troppo, Guerra fa delle avventure di Ulisse, quelli adulti hanno di che deliziarsi con un testo
tenero e comico insieme, gonfio di umori terragni come i dialoghi del Ruzante,
trasparente di poesia lunare come le poesie di Prèvert, godibilissimo nell’impasto
maccheronico del linguaggio.
UGO RONFANI “Il Giorno”
Messo in scena con grande finezza da Bruno Stori con la collaborazione di Marco Baliani,
interpretato con forte carica emotiva e ironica da Stefano Jotti , tutto giocato sul filo
dell’identificazione, “Il grande racconto” è veramente un piccolo viaggio che si consuma
nel cerchio magico delle cose semplici della vita.
MARIA GRAZIA GREGORI “L’Unità”
Che meraviglia, questo racconto. E com’è bravo Stefano Jotti a dargli un’arcaica
ingenuità e le cadenze dolcissime del romagnolo, un dialetto già di per se estatico. E lì
con i suoi buffi calzoni e la giacca stretta che ha avuto in prestito. Se ne sta vicino ad un
palo della luce e una grande gabbia con quattro canarini. Sullo sfondo, il sole è un
cerchio rosso al quale sembra appesa una casetta. E’ casa sua. Ci sta andando ma
prima deve raccontarci l’avventura che lo ha estasiato e che affascina anche noi.
OSVALDO GUERRIERI “La Stampa”
Nautai Teatro
CORE
dal mito di Persefone alla nascita delle stagioni
di Miriam Bardini e Gigi Tapella, in collaborazione con Martina Raccanelli
regia Gigi Tapella
con Miriam Bardini, Gigi Tapella, Martina Raccanelli, Domenico Desiderio Pinto
2-3 dicembre ore 10
Un tempo sulla Terra c’era una sola stagione: l’estate…Un tempo sulla Terra
c’erano una Madre e una Figlia che si amavano tantissimo. Ma un giorno la
giovane Core disse con voce decisa “andrò da sola a raccogliere le viole”…Il
prato era pieno di fiori e in mezzo a tutti spiccava uno splendido narciso; Core
stese ambo le mani verso quel fiore come verso un tesoro. Allora la terra si
spalancò, si aprì una voragine da cui balzò fuori il Dio degli Inferi che la rapì…Gli
uomini e la terra erano come una famiglia in cui l’armonia veniva garantita da un
profondo rispetto, dalla venerazione e dal timore per la Natura, per la Madre
Terra. Come nel mito che riguarda Demetra e Persefone, così oggi, questo corso
viene interrotto… il desiderio di un dio scatena la fine di questo equilibrio… Senza
le cure della Madre Terra, cessa la fertilità e gli uomini sono costretti a confrontarsi
con tempi di carestia e morte… Alla fine si creerà un nuovo equilibrio e l’umanità
dovrà fare i conti con fasi altalenanti che torneranno a susseguirsi ciclicamente…
l’umanità dovrà sforzarsi e faticare per sopravvivere, dovrà comprendere che ad
un momento di felicità ne corrisponde forzatamente uno di dolore e che per una
nuova nascita è necessaria una morte.
IL CIRCO. Senza rappresentarlo veramente, ma piuttosto suggerendone la magia
e il surrealismo che ne caratterizzano gli ambienti, lo spettacolo vuole mettere in
risalto il rapporto metaforico tra il circo e il mondo. In questo contesto sociale
infatti convivono molteplici aspetti della realtà tra loro in conflitto come il sacro e il
profano, il senso profondo della sfida e della disciplina, l’eleganza degli equilibri
tra cielo e terra, forza animale e intelligenza umana, insomma un piccolo mondo
composto da fantastici Ciarlatani e da grandi Vedette secolari. Tutto questo sarà
ambiente della storia di una famiglia che si ritrova a rivivere la tragica sorte della
scomparsa di Persefone per opera di un Mago di fama Internazionale. La
metafora del mondo attraverso la vita dei personaggi del circo ci permette di
avvicinare il tema delle stagioni alla dimensione del “sentimento e del dolore”,
senza i quali non riusciremmo a cogliere il valore e il significato della nostra
profonda relazione con la terra. Indicazioni sulle scenografie, sui costumi e sulle
musiche: legno, bambù, pellicce, pelli, corde… Ogni elemento dello spettacolo è
naturale, è vero, anche se “scenografato”, e viene portato in scena perché
indispensabile a far progredire la storia. La scenografia non serve per descrivere le
situazioni che i personaggi attraversano, ma per “stimolare” l’immaginario di chi
guarda. Anche i costumi non descrivono ma ampliano l’immaginario. La musica e
le luci raccontano emozioni, a volte completano le immagini, altre descrivono
l’ambiente.
Fontemaggiore
I TRE PORCELLINI
testo Marina Allegri
regia Maurizio Bercini
con Lorenzo Frondini, Fausto Marchini, Massimo Claudio Paternò
fino ai sette anni
18 gennaio ore 10
I tre porcellini è un classico racconto inglese, una di quelle storie che i nonni
raccontano ai nipotini di generazione in generazione.
La prima versione scritta risale probabilmente al 1843 e da allora la fiaba ha subito
innumerevoli modifiche.
In alcune storie i primi due porcellini riescono a sopravvivere, in alcune il lupo viene
mangiato, mentre in altre scappa sconfitto con la coda in fiamme.
In questo spettacolo si è rimasti fedeli alla versione del racconto più simile
all’originale: i primi due porcellini muoiono, il lupo viene mangiato dal terzo,
simbolo della sopravvivenza e della capacità di prevedere le cose.
Data l’età dei bambini a cui ci si rivolge si è cercato di delineare tre caratteri di
porcellino, che portassero già nel nome la storia di un destino: Pigro, Medio e
Saggio.
La scelta del materiale per costruirsi la casa diventa il pretesto per ragionare sui
piaceri e sui doveri della vita, sui consigli di una mamma molto presente, sulla
paura di andare per il mondo da soli, sull’esistenza vera o presunta del lupo.
Nello spettacolo la figura del lupo, recitato a turno dagli attori, gioca tra la
necessità animale di seguire la propria natura e la voglia di fare paura, nella
consapevolezza che ai bambini un po’ piace avere paura…
In un susseguirsi di situazioni comiche ed intense, si arriva all’inevitabile finale del
lupo nella pentola, senza mai però caricare i personaggi di connotazioni troppo
negative né positive, lasciando piuttosto che la storia abbia il suo corso, nel
dubbio che, tra la scelta di una vita breve ma giocosa ed una lunga e laboriosa,
la “Natura” faccia spesso l’ultima mossa.
Compagnia TPO/Teatro Metastasio della Toscana
KINDUR
vita avventurosa delle pecore in Islanda
direzione artistica Davide Venturini, Francesco Gandi
coreografia e danza Paola Lattanzi, Erika Faccini
digital design Elsa Mersi
visual engineering Rossano Monti
1-2-3 febbraio ore 10
‘Kindur’ in islandese significa “pecore” e questo è uno spettacolo dedicato
all’Islanda vista attraverso gli occhi delle sue pecore avventurose. Tutto il territorio
di quest’isola è pervaso da un‘aura fiabesca. Dal bianco dei ghiacciai all’aurora
boreale, dai geyser al fragore di cascate gigantesche, questo è un paese dove
ogni elemento naturale sembra animato da forze misteriose: è qui che una roccia
può diventare un troll ed è nelle sue brughiere deserte che gli elfi esercitano il loro
potere magico. In questo scenario anche gli animali più umili vivono una vera e
propria vita avventurosa, degna dei racconti millenari che contraddistinguono
l’Islanda. Prendiamo le pecore: chiuse dentro all’ovile per la stagione fredda,
possono poi gustarsi la piena libertà, viaggiando solitarie o a piccoli gruppi, dalla
primavera all’autunno. Nella loro ricerca di cibo hanno modo di immergersi nella
natura più remota e frequentarne gli abitanti più o meno ‘nascosti’. Nel loro
cammino le pecore protagoniste di Kindur ci mostrano questo mondo segreto,
forte e fragile allo stesso tempo, capace di comunicare ai bambini la straordinaria
bellezza della natura. In Kindur la storia di due pecore si sviluppa parallela al ciclo
delle stagioni: nasce in autunno, con il vento che tempesta l’ovile e prosegue fino
alla tarda estate. Sarà un viaggio pericoloso, eroico, la fiaba di una natura che è
leggenda, musica ed altri incontri.
danza, teatro o atelier interattivo?
Il TPO ha realizzato per questo progetto uno spazio scenico “sensibile” dove il
pubblico può entrare in scena, immergersi nei vari ambienti naturali e giocare
grazie all’uso di tecnologie digitali. Il pubblico e i performers possono disegnare
nello spazio, produrre suoni, interagire con le immagini o gli elementi presenti sulla
scena in un contesto di atelier. Il gioco, la danza, il racconto visivo diventano
quindi parte di una creazione artistica originale interpretata da danzatori e
pubblico dove non esiste un confine preciso tra spettacolo e atelier.
Teatro delle Briciole
L’ORCO SCONFITTO ovvero il sapere del più piccolo
ispirato alla favola di Pollicino
testo di Letizia Quintavalla e Valentin Rossier
con Teodoro Bonci Del Bene
regia e scene Letizia Quintavalla
fino ai sette anni - capienza limitata
prove aperte 2-3-4 marzo ore 10
7-8-9-10-11 marzo ore 10
14-15-16-17-18 marzo ore 10
21-22-23 marzo ore 10
Piccoli rapimenti d’attore
Nello spettacolo “L’orco sconfitto ovvero il sapere del più piccolo”, riallestimento
di “Papa’ perduto” del 2001, ci sono in scena: un bosco, un cuscino, un attore e
tre bambini scelti tra il pubblico.
Liberamente ispirato alla favola Pollicino di C. Perrault, è la storia di un padre così
povero e disperato, così disperato da perdere la testa tanto da abbandonare i
suoi bambini nella foresta. Ai bambini in scena viene chiesto di essere coraggiosi,
di entrare nel gioco teatrale senza sapere nulla di ciò che succederà. Per pochi
minuti o per un’ora riceveranno suggestioni e informazioni pensate e scelte per far
lavorare il loro intuito. Si chiederà loro di stare bene o a volte male, insieme
all’attore sulla scena e alla fine usciranno, come in un rito di iniziazione, più grandi,
diversi, proprio perché avranno superato un momento “altro” rispetto al
quotidiano, un momento difficile e unico. La nostra epoca è ormai povera di riti di
iniziazione, defraudati delle poche occasioni che restano ai bambini per crescere
insieme al proprio clan. Il teatro ha per sua natura questa eredità, questa
arcaicità.
Pulsioni opposte
La storia di “L’orco sconfitto ovvero il sapere del più piccolo” è centrata sulla
figura maschile e le sue declinazioni: infantile, paterna, protettiva, pericolosa, che,
tradotte in personaggi sono appunto Pollicino, il Padre, l’Orchessa e l’Orco.
La convenzione teatrale per passare da un personaggio all’altro è rappresentata
dalla velocità e dalla semplicità. I personaggi sono citati e i loro archetipi sono
evocati più che interpretati. Il risultato è una compresenza o meglio una
sovrapposizione di volti, ruoli e soprattutto di pulsioni opposte, di funzioni diverse.
Capita a tutti di sentirsi a volte “altro” da se stesso: più buono o più cattivo, per
esempio. Piuttosto che cercare di liberarci dalle nostre pulsioni opposte, è
preferibile riconoscere che esse abitano ogni essere umano.
“Ci è stato spiegato che ci deve essere qualche ragione se i bambini amano e
chiedono proprio quegli orchi, quelle streghe, quegli animali feroci nelle loro
favole. E che i bambini sanno (se lo sanno!) di essere aggressivi: nei confronti dei
lupi, degli orchi e magari anche dei compagni di scuola. Però se ne vergognano.
Ma non osano dirlo, non osano dirselo. La fiaba serve appunto a conciliare queste
opposte pulsioni e a viverle in armonia” (Eugen Drewermann)
Teatro delle Briciole
PINICORILLO
testo e regia Bruno Stori
con Piergiorgio Gallicani, Morello Rinaldi
fino ai sette anni
4 marzo ore 10
C’era un bambino. Era un bambino invisibile, così piccolo che nessuno riusciva a
vederlo. Tutto, per lui, era un intreccio di curiosità e di paura. Tutte le cose del
mondo potevano trasformarsi in una minaccia.
Ma lui era attratto da quel mondo grande e terribile, perché sentiva il richiamo
irresistibile della vita. Per questo disobbedisce alla madre, per questo esce di casa,
attraversa l’erba, guarda gli animali, si meraviglia di fronte alla bellezza del
mondo. È allora che un bue lo inghiotte.
Così inizia il viaggio di Pinicorillo. La fiaba di Pinicorillo, una delle tantissime versioni
della antica storia del bambino invisibile che diventa grande dopo essere stato
inghiottito e espulso da un animale, tocca temi di grande intensità simbolica, che
alludono alla rinascita, alla trasformazione dell’individuo, ai riti di iniziazione e
maturazione che coinvolgono profondamente la figura e il ruolo dei genitori.
Come si diventa grandi? Come si separa la propria identità da quella della
madre? A cosa serve la presenza del padre, la sua capacità di rafforzare
coraggio e sicurezza del figlio? Lo spettacolo sviluppa e approfondisce questi
nuclei tematici attraverso la fusione di due diverse lingue teatrali, una narrativa e
una visiva e sonora. Il racconto iniziale della fiaba in terza persona, riferita come
“vera” da un attore/narratore, viene poi rappresentato e rivissuto emotivamente
per forza di immagini e suoni, per stati d’animo, procedendo per associazioni
come in un sogno.
Il viaggio nella bellezza del mondo e poi nel ventre del grande bue, che evoca
analoghi riti di iniziazione e trasformazione presenti in tante culture e in tante
creazioni dell’arte e del mito (Pinocchio e il Pescecane, Giona e la balena),
diventa un percorso, di forte impatto emotivo, prima tra oggetti e animali, poi tra
suoni e odori, che Pinicorillo non può che percepire come immensi e straordinari
dal suo punto di vista di essere così piccolo da essere invisibile. Finche l’invisibilità
non cessa, al termine di quel viaggio nel buio delle viscere animali, che coincide
con la necessità dei figli di essere “visti” davvero, la necessità che lo sguardo dei
genitori si posi su di loro, uno sguardo che rafforzi e separi, nel percorso che porta
finalmente a crescere.
Accademia Perduta/Romagna Teatri
L’ORCHETTO
di Suzanne Lebeau
con Claudio Casadio e Daniela Piccari
musiche originali Marco Biscarini
allestimento scenico Marcello Chiarenza
a partire dagli 8 anni
10 marzo ore 10
L’Orchetto vive solo con sua madre in una casa nel cuore di una foresta
impenetrabile, in un luogo ritirato, lontano dalla comunità del vicino villaggio.
Pensa di essere un bambino come tutti gli altri ma, il primo giorno di scuola, i suoi
compagni si accorgono subito della sua diversità: è il figlio di un orco che, però,
una madre amorevole ha cresciuto con infinita tenerezza.
Per sfuggire all’attrazione irresistibile che prova per il sangue fresco, l’Orchetto
dovrà affrontare tre difficili prove, dalla cui riuscita dipenderanno la sua crescita,
la sua trasformazione e la sua salvezza. Se saprà superare queste prove, il
coraggioso protagonista potrà esaudire il grande sogno di essere accettato, con
tutte le sue differenze e le sue contraddizioni, all’interno della comunità del
villaggio.
L’Orchetto, con i suoi sei anni, la sua forza straordinaria e la sua terribile eredità, ci
riconcilia con la nostra parte oscura, in una storia che racconta la diversità ma
anche la forza di lottare per cambiare se stessi, per affermarsi e per vincere i propri
limiti.
La scelta artistica di Accademia Perduta cade, quindi, su di un racconto nero e
tenero, che attinge la propria ispirazione dalle fiabe popolari ed è portato sulla
scena grazie alla scrittura fine ed intelligente della grande autrice per ragazzi
Suzanne Lebeau. Un testo, presentato in anteprima assoluta in Italia, che è già
stato rappresentato in tredici paesi in tutto il mondo e che ha avuto un grande
successo, soprattutto in Francia, dove questa raffinata autrice canadese è
conosciuta ed apprezzata.
Claudio Casadio, Daniela Piccari e Marcello Chiarenza si confrontano con questo
testo poetico, ironico e suggestivo e lo fanno proprio, con l’intento di divertire,
affabulare ma anche far riflettere il pubblico dei bambini e delle famiglie.
L’allestimento, creato appositamente da Marcello Chiarenza, si avvale di un
utilizzo magico dello spazio teatrale, in cui gli attori si muovono con leggerezza ma
anche con drammaticità e il gioco di scena prevede un susseguirsi di piccole
magie, un’evoluzione di continue suggestioni visive e sonore, che avvince lo
spettatore, fino allo scioglimento finale. Le musiche originali, infatti, pensate per
accompagnare un forte impatto emotivo, creano un sottofondo che sottolinea la
drammaticità dei vari momenti dello spettacolo.
Teatro Due Mondi/ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione
CUORE
dal libro Cuore di Edmondo De Amicis
testo Gigi Bertoni
regia Alberto Grilli
con Tanja Horstmann, Angela Pezzi, Renato Valori
a partire dagli 8 anni
6 aprile ore 10
Sono trascorsi solo venticinque anni dall’Unità d’Italia. La Penisola è politicamente
unita, per la prima volta dopo secoli di invasioni e di divisioni è un’ unica Nazione .
Fatta l’Italia, resta il lavoro più difficile, creare le condizioni perché possa nascere
l’Italiano.
E’ in questa Italia che Edmondo De Amicis ambienta il suo romanzo di maggior
successo, Cuore. Immagina e descrive la vita e i pensieri di un anno scolastico,
immagina e racconta una classe (e insieme tutte le classi) della nuova scuola
nazionale che è per lui il luogo ideale nel quale si può sviluppare il nuovo italiano:
una scuola pubblica per tutti, con uno stesso programma e una visione unitaria
della Storia; dove si insegna un’unica lingua che col suo imporsi e affiancarsi ai
dialetti possa avvicinare e affratellare il piemontese al calabrese. Entrambi uguali
e solidali nel corpo di una unica Nazione.
Oggi, anno 2010, si festeggiano i 150 anni dall’Unità. Abbiamo ridato fiato al
racconto di De Amicis per mostrare agli alunni della scuola di oggi quanto sia
cambiato il contesto, ma nello stesso tempo quanta strada abbia fatto il progetto
dei fondatori della Nazione e quanta ancora ne debba fare. Come reagiranno di
fronte al racconto dei giovani “fanciulli” italiani – loro coetanei - di fronte a sfide
come la solidarietà e l’uguaglianza tra diversi, la disciplina e l’emancipazione che
viene dal lavoro, l’eroismo spinto fino al sacrificio della vita per la Patria…? Cosa
significa per loro “essere” italiani? Ecco le ragioni, in estrema sintesi, della sfida che
abbiamo cercato e che passa attraverso i personaggi e i sentimenti del libro
Cuore.
Josè Antonio Portillo – Spagna
In collaborazione con Teatro delle Briciole
BIBLIOTECA DE CUERDOS Y NUDOS (Biblioteca di corde e nodi)
liberamente ispirato a “Collezione di sabbia” di Italo Calvino
con Piergiorgio Gallicani
capienza limitata
5-7-11-13-15-18-20 aprile ore 10
6-8-12-14-19-21 aprile ore 9.15 e ore 11
PRIMA NAZIONALE
Ideata dall’artista spagnolo Antonio Portillo una singolare biblioteca che raccoglie
corde, nodi, manoscritti non pubblicati, testi, disegni e partiture...buttate nei
cestini. La mostra inizia a prendere forma e contenuto nel 2003 a Viseu in
Portogallo all’interno di un Progetto Artistico Europeo denominato Percorsi negli
anni ha raccolto sui suoi scaffali avvenimenti, frammenti di vita e polvere.
Un attore accoglierà il pubblico in una struttura circolare di legno in cui si celano
tre differenti esposizioni che i visitatori potranno arricchire personalmente:
L’unica biblioteca al mondo di corde e nodi trae ispirazione dal libro di Italo
Calvino Collezione di sabbia e cataloga, all’interno di cilindri di tela, messaggi
realizzati con corde e nodi. Il pubblico imparerà questo ancestrale linguaggio
utilizzato dalle popolazioni dell’antichità come primordiale forma di scrittura e
potrà lasciare un messaggio, un segno tangibile del suo passaggio come
visitatore.
La seconda biblioteca del mondo di manoscritti non pubblicati raccoglie di
manoscritti che non hanno avuto fortuna e regala a tutti coloro che lo vorranno la
possibilità di lasciare il proprio libro rifiutato dagli editori!.
L’unica biblioteca al mondo di testi, disegni, partiture…buttate nei cestini La
condizione per poter entrare in questa parte di museo è quella di avere un
biglietto speciale: un foglio raccolto nel cestino!. Quanti racconti, spartiti,
planimetrie di architetti, poesie, disegni di moda e design saranno stati cestinati
per l’incapacità del creatore nel capire se la sua attività ha valore o meno o per
la pressione delle mode…Ognuna delle palline di carta che il pubblico vedrà sugli
scaffali rappresenta queste opere d’arte cestinate.
>percorso nuovi sguardi sull’infanzia
Teatro delle Briciole
LA REPUBBLICA DEI BAMBINI
un progetto di Teatro Sotterraneo
in collaborazione con Teatro Metastasio della Toscana
regia Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Claudio Cirri, Daniele Villa
prove aperte 11-12 aprile ore 10
13-14-15 aprile ore 10
PRIMA NAZIONALE
Il Teatro delle Briciole, dopo lo spettacolo Baby don’t cry diretto dalla compagnia
Babilonia Teatri, affida per la seconda volta una produzione ad un giovane
gruppo della ricerca italiana, il Teatro Sotterraneo che, con un linguaggio che
prevede il coinvolgimento diretto e decisionale dello spettatore e la dimensione
ludica dell’interazione teatrale, indaga il tema della creazione di uno stato.
Esistono nel mondo alcuni “Stati in miniatura”. Piattaforme petrolifere
abbandonate o piccole porzioni di territorio dove non vige alcuna giurisdizione o
controllo politico-militare e dove alcuni soggetti, preso il controllo del territorio,
hanno emanato proprie leggi, coniato una nuova moneta, strutturato proprie
istituzioni e lentamente avviato rapporti diplomatici e commerciali con territori
vicini, quasi sempre territori ufficiali, riconosciuti dal consesso internazionale. Qui
l’esercizio di cittadinanza può ripartire da zero, porsi domande originarie sul fare
società e rispondere con modalità inedite.
Si parte dalla scena teatrale come piattaforma vuota su cui costruire un
microstato. Un pavimento, 3 pareti e una quarta parete che rimane aperta
all’intervento esterno. Due attori, riconoscibili come “gente comune”, irrompono
sulla scena e cominciano a progettare il loro “Stato in miniatura”. Servono delle
leggi. Servono dei luoghi. Servono delle cose. Si parte da zero, tutto è da costruire,
liberi di costruirlo come vogliamo. In questo senso si indica nel microstato un
campo d’indagine ancora indefinito: una scena vuota, deserta, che lentamente
si popola e riempie, magari anche degli stessi elementi che compongo il
panorama teatrale (luci, musiche ecc) oppure di segnali che diano regole
(cartelli, segnaletica stradale, striscioni ecc) di modo che ai bambini sia dato
vedere come da un vuoto si possa edificare una Polis. L’incognita è sul tipo di
Polis, il punto è vedere se alla fine la Polis ci piace o se non era meglio, piuttosto,
lasciare il deserto.
In questo quadro il coinvolgimento diretto dei bambini pare un necessario
rovesciamento. I bambini non dispongono solitamente di potere diretto. Sui
bambini non gravano responsabilità. I bambini vivono in un mondo normativo,
fatto di ordini, obblighi e divieti. È nella natura delle cose, che il vecchio guidi il
fanciullo. E del resto il fanciullo non potrebbe decidere su cose di cui non ha
ancora fatto esperienza. Dunque si prova nel costruire uno stato inedito e in
miniatura, a dotare i bambini di un potere inedito e in miniatura. Sullo sfondo uno
scenario di smarrimento, un luogo deserto in cui dar vita a una società, Robinson
Crusoe ma anche il serial Lost, e naturalmente Il signore delle mosche di Golding.
INFORMAZIONI UTILI
Si ricorda che l’ingresso al Parco Ducale non è consentito ai pullman e che gli
ingressi pedonali più vicini sono: Via Pasini e V.le Piacenza (retro Star Hotel du
Parc)
Per favorire un corretto approccio al teatro, si invitano le classi ad arrivare almeno
20 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.
Le classi che arriveranno a spettacolo iniziato non potranno accedere alla
rappresentazione. In questo caso la Direzione del Teatro tratterrà la somma
versata dei biglietti.
PRENOTAZIONI
Per la stagione 10.11 le prenotazioni, che si potranno effettuare presentandosi
personalmente presso gli uffici del Teatro delle Briciole o telefonando al numero
0521/992044 993818, si svolgeranno nei seguenti giorni e orari:
5 ottobre esclusivamente per le scuole dell’infanzia
6 ottobre esclusivamente per le scuole primarie
7 ottobre esclusivamente per il I e il II ciclo delle scuole secondarie
dalle ore 8.30 alle 14.30 in orario continuato
Per motivi organizzativi, le prenotazioni effettuate presentandosi personalmente
presso gli uffici del Teatro avranno precedenza su quelle telefoniche.
Le prenotazioni proseguiranno regolarmente, a partire da martedì 12 ottobre, nei
seguenti giorni o orari: da martedì a venerdì dalle 10.30 alle 14.30.
BIGLIETTI
5€ scuole dell’infanzia e primarie
6€ scuole secondarie di primo e secondo grado
3€ prove aperte
3€ installazione Heureuses Lueurs-Allusions d’otpiques (Incanti di luce-Allusioni d’ottica)
PROMOZIONI
Per favorire l’ingresso delle scuole primarie e secondarie a teatro si propone per le
classi che prenoteranno più di due spettacoli, una riduzione pari ad 1€ sul prezzo
del biglietto di ciascun spettacolo.
Scuole primarie: 12€ x 3 spettacoli (anzichè 15€)
Scuole secondarie: 15€ x 3 spettacoli (anzichè 18€)
PERCORSI TEMATICI
All’interno della stagione quest’anno vi suggeriamo alcuni percorsi tematici come
spunti di approfondimento. In tal senso vi proponiamo forme proporzionali di
accesso.
ZONA FRANCA INCONTEMPORANEA PARMA FESTIVAL:
>PERCORSO SCUOLA
Scholè + Diario di un somaro
10€ anziché 12€
>PERCORSO NUOVI SGUARDI SULL’INFANZIA
La festa+ Baby don’t cry + La repubblica dei bambini
12€ anziché 15€
>PERCORSO SPETTATORI COMPLICI
Gli universi sensibili a Parma + Play Please! + Heureuses Lueurs
10€ anziché 13€
Gli universi sensibili a Parma + Heureuses Lueurs
6€ anziché 8€
>PERCORSO POLITOI
Scholè + Siamo qui riuniti o della democrazia imperfetta + I grandi dittatori
3 spettacoli a 12 € (anziché 18 €)
>PERCORSO MITO
L’ultimo inganno + Il grande racconto
2 spettacoli 10 € (anziché 12 €)
Vi chiediamo gentilmente di provvedere al pagamento del 50% delle quota totale
dei biglietti entro e non oltre 20 giorni dalla rappresentazione prescelta. Il giorno
dello spettacolo si provvederà al saldo.
Le eventuali disdette dovranno pervenire entro 20 giorni dalla data dello
spettacolo. Oltre tale termine la Direzione del Teatro tratterrà la somma versata
dei biglietti.
I pagamenti si potranno effettuare presso gli uffici del Teatro al Parco da martedì a
venerdì dalle 10.30 alle 14.30, tramite bonifico bancario sul conto corrente presso
Cariparma Crédit Agricole, sede di Parma, intestato a Solares Fondazione delle
Arti c/prevendite, specificando obbligatoriamente quanto segue:
CODICE IBAN IT18A0623012700000036542912
NOME DELLA SCUOLA E CLASSE
TITOLO E DATA DELLO SPETTACOLO (per esigenze della banca siete pregati di
indicare in modo abbreviato, ma comprensibile, il titolo dello spettacolo
prenotato)
Presso gli uffici del Teatro al Parco è disponibile il materiale informativo sugli
spettacoli: testo, rassegna stampa, schede per insegnanti. Il programma della
rassegna è consultabile sul sito www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole
Per ulteriori informazioni:
Elena Cicognani/Emanuela Giovannoni
Teatro delle Briciole
Solares Fondazione delle Arti
Parco Ducale, 1 43125 Parma
Tel. 0521/993818 992044 fax 0521/992048
www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole
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