Non mi fido delle parole, perché nascondono molto e rivelano poco

“ Non mi fido delle parole, perché nascondono molto e rivelano poco
di cio’ che è realmente importante e significativo”.
( S. Freud)
Dispense per le lezioni a cura della prof.ssa Susi Del Pin
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La capacità di comunicare nell’uomo si esprime su due piani:
- VERBALE (contenuto del discorso);
- ANALOGICO O NON VERBALE (si pone sul piano della relazione
e fornisce indicazioni supplementari rispetto alle parole pronunciate).
Quando una relazione si sviluppa in modo negativo si crea una NEBBIA
PSICOLOGICA, cioè ci si concentra sull’analogico e le parole perdono il
loro significato.
Diversi studi hanno dimostrato che mentre inviamo un messaggio il nostro
interlocutore così lo percepisce :
- le PAROLE
contano
per il
7%;
- l’INTONAZIONE DELLA VOCE conta per il 38%;
- la GESTUALITA’
conta
per il
55%.
La comunicazione umana svolge tre funzioni principali:
- ci mette in relazione con gli altri membri della comunità;
- ci permette di autoproteggerci e di rilassarci ( gesti autoprotettivi);
- ci permette di ridurre gli stati di tensione ( tamburellare le dita,
rigirare i capelli o mordersi le unghie).
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Come ogni animale anche l’uomo compie della AZIONI, che vengono
classificate in questo modo:
AZIONI INNATE ( azioni che non
dobbiamo apprendere
v. il pianto che si manifesta anche
nei bimbi ciechi, suzione al seno
AZIONI SCOPERTE (azioni che
acquisiamo in modo inconscio da
soli)
v. l’atto di incrociare le braccia, le
mani giunte e la posizione del
pollice
AZIONI ASSIMILATE ( apprese
inconsciamente dai compagni)
v. posture di riposo che si notano
simili in un dato ambiente
AZIONI APPRESE ( acquisite in
modo conscio, osservando gli altri)
v. saluti militari, segni di
appartenenza ad un gruppo
Le azioni prendono il nome di GESTI, quando vengono osservate da
un’altra persona.
I gesti si suddividono in:
- PRIMARI: il gesto comunica qualcosa dall’inizio alla fine;
- ACCIDENTALI: la comunicazione è secondaria rispetto all’atto
meccanico ( v. starnuto).
Il linguaggio corporeo viene studiato da diverse discipline:
- PROSSEMICA: studia il rapporto dell’uomo nello spazio;
- CINESICA: studia i gesti che accompagnano le parole;
- PARALINGUISTICA: studia le inflessioni della voce, i rumori
prodotti dalla persona;
- DIGITALE: studia il contatto fisico.
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Queste discipline hanno distinto cinque grandi settori per l’analisi del
nostro linguaggio corporeo.
POSTURA.
E’ la posizione del corpo in piedi o sostenuta. Dai diversi modi in cui una
persona cammina, si muove, si siede, si appoggia ad un sostegno possiamo
intuire alcuni aspetti del suo carattere o del suo stato d’animo (v. schemi
allegati sulla posizione eretta o sui diversi modi di stare seduti).
MIMICA.
E’ l’analisi del linguaggio del volto, che sicuramente è la parte dell’uomo
che più chiaramente esprime le emozioni e gli stati d’animo, anche perché
è la parte nuda che noi mostriamo agli altri. Gli studi compiuti nel settore
hanno dimostrato che l’uomo è in grado di riconoscere guardando il volto
di un’altra persona tutte le emozioni che ella vive, a prescindere dalle
culture di appartenenza, ma la collera è l’emozione che è stata riconosciuta
con maggior difficoltà. Nel volto si distinguono tre zone:
- ZONA FRONTALE: incluse le sopracciglia. Le pieghe orizzontali
della fronte ci possono far capire se una persona è spaventata, se ha
difficoltà di comprensione, se prova stupore, meraviglia,sorpresa o
ansia. Se le pieghe sono verticali significa che la persona è
concentrata su qualcosa.
- REGIONE MEDIANA: è la zona dello sguardo. La mobilità oculare
è uno degli aspetti che più ci colpisce quando conosciamo una
persona (v. l’importanza che viene data allo sguardo nei primi
approcci amorosi). Il carattere di un individuo puo’ essere intuito dal
suo modo di guardare ( sguardo diretto, sfuggente, fisso o annoiato).
Particolare rilievo assume la dimensione delle pupille per conoscere
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lo stato d’animo che vive la persona: in caso di rabbia le pupille si
restringono, mentre si dilatano se la persona è eccitata. La
dimensione delle pupille sfugge al controllo razionale della persona,
per cui è impossibile mentire.
- PARTE DELLA BOCCA: assieme agli occhi la bocca colpisce chi ci
osserva proprio per la sua mobilità. Fondamentale è la concordanza
dei segnali che occhi e bocca esprimono: ad esempio, si
puo’sorridere solo con le labbra, ma non anche con gli occhi, quando
si finge di aver capito una barzelletta (v. tabelle allegate, che ci
mostrano come un cambiamento della piega della bocca puo’ far
cambiare tutta l’espressione del volto).
GESTUALITA’.
Riguarda i movimenti della parte superiore del corpo e più precisamente
delle braccia e delle mani.
Si distinguono due tipi di gestualità:
- GESTI-AZIONE: sono compiuti volontariamente e comunicano
un’intenzione o un’emozione (v. saluto o indicazioni)
- GESTI-ATTEGGIAMENTO: sono compiuti inconsciamente e
rivelano spesso contenuti che non sono stati espressi a livello verbale
(v. diversi modi di stringere la mano).
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DISTANZA.
Ogni persona vive il suo rapporto con lo spazio in un modo assolutamente
personale e gli studiosi ritengono che questo elemento sia geneticamente
condizionato. Gli studiosi di prossemica hanno notato che si verifica
un’analogia nell’atteggiamento fra gli uomini e gli animali rispetto alle
distanze. Negli animali ci sono quattro tipi di distanze:
- distanza di FUGA e distanza di ATTACCO, che interessano animali
solitamente di specie diversa;
- distanza PERSONALE e distanza SOCIALE, che interessano gli
animali all’interno del branco.
Nell’uomo si riconoscono quattro distanze:
- ZONA INTIMA (cm. 20-50): è la distanza del contatto fisico, del
bacio e dell’abbraccio, che ci consentono di cogliere anche le
emozioni e gli odori dell’altra persona.
- ZONA PERSONALE ( cm. 50-120): è la distanza della stretta di
mano. Il tono di voce è moderato e ci possiamo ritrarre se l’altra
persona invade la nostra zona intima. La distanza si riduce se ci
troviamo a fianco di un altro individuo, perché questa posizione è
ritenuta meno pericolosa;
- ZONA SOCIALE ( cm. 120-240): è riservata a tutte le persone con
cui abbiamo dei contatti superficiali, come i rapporti di lavoro. Non
c’è il contatto e il legame è soprattutto visivo;
- ZONA PUBBLICA ( cm.240- m. 8): è la zona della sola
comunicazione verbale ad alta voce e dei gesti ampi, che
generalmente rafforzano il contenuto verbale.
L’invasione dei nostri spazi è vissuta sempre in modo difficoltoso (v.
tabelle allegate, riferite ai luoghi pubblici in cui dobbiamo entrare a
contatto con gli sconosciuti). Fa parte dello studio delle distanze anche il
diverso modo di gestire gli spazi a seconda della posizione sociale (v.
trono, cattedra, posizioni elevate di chi gestisce il potere o possiede uno
status sociale elevato).
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TONO.
Se il contenuto del discorso fa parte del linguaggio verbale, il modo in cui
noi diciamo le cose rientra nel linguaggio gestuale. L’intonazione della
voce ci puo’ dare molte informazioni sulla persona che ci sta parlando e
sul rapporto che sta instaurando con noi.
Gli ELEMENTI DEL TONO sono i seguenti:
- il RITMO e la MELODIA ( come alziamo o abbassiamo la voce e la
cadenza dell’eloquio);
- la VELOCITA’ e le PAUSE ( ci possono essere pause strategiche o
pause d’imbarazzo);
- il VOLUME e la CHIAREZZA.
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I GESTI: UN MONDO DI SIGNIFICATI.
I gesti umani sono innumerevoli e per la loro interpretazione spesso è
necessario decodificare il significato primario ( comunicazione diretta del
gesto) da quello accidentale. Nel corso della sua vita l’uomo cambia
spesso i gesti per adattarli alle diverse situazioni. Nonostante ciò alcuni
studiosi e in particolare l’etologo Desmond Morris hanno potuto
classificare i gesti umani più comuni e quelli che, a prescindere dalla
cultura di appartenenza, agli occhi di chi guarda mantengono un
significato inequivocabile.
In generale i gesti sono così classificati:
ACCIDENTALI (azioni meccaniche v. studente che appoggia la testa sul
con messaggi secondari)
banco
ESPRESSIVI (propri dell’uomo in
quanto animale)
MIMICI ( propri dell’uomo che
cerca di imitare un oggetto o
un’azione)
v. espressioni facciali, spesso
connesse a gesti accidentali
v.
diverse forme di mimica:
- m. sociale: ci si adatta ad una
situazione;
- m. teatrale: si entra in un
personaggio;
- m. parziale: la persona imita
una situazione;
- m. del vuoto: si riferisce ad un
oggetto che non c’è.
SCHEMATICI (variazioni o
abbreviazioni di gesti mimici)
v. mimica del toro espressa da due
dita che indicano le corna
SIMBOLICI (rappresentano idee o
stati d’animo)
Sono gesti che spesso necessitano di
una spiegazione perchè fortemente
condizionati dalla cultura di
appartenenza
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TECNICI ( usati da minoranze
specializzate)
v. alfabeto dei sordi o segnali di
aiuto
CODIFICATI ( linguaggio dei segni v. linguaggio dei sordomuti
basato su un sistema formale)
Esistono però molti gesti che risultano importanti nella nostra
comunicazione giornaliera, per cui lo schema generale soprariportato è
stato ulteriormente specificato con le divisioni seguenti.
GESTI PLURISIGNIFICANTI. Sono gesti che cambiano significato a
seconda del tempo e del luogo (v. segno OK: in Giappone indica denaro,
negli USA precisione, in Francia nullità e in Grecia un gesto osceno).
GESTI ALTERNATIVI. Diversi gesti esprimono lo stesso significato (v.
diversi modi di apprezzare una persona o una cosa).
GESTI SOPRAVVISSUTI. Sono gesti che permangono in una cultura e
sono retaggio del passato (v. gesto dello scuotere la testa come diniego,
che richiama il rifiuto del cibo da parte del bambino, oppure il gesto della
moutza in Grecia).
GESTI REGIONALI. Sono legati ad una tradizione culturale e si
ritrovano soprattutto nell’ambito della superstizione e della scaramanzia.
GESTI DI ACCENTUAZIONE. Accompagnano le nostre parole e
servono per rafforzare e rendere più credibile il messaggio verbale (v. il
gesticolare proprio dei Paesi dell’Europa Meridionale).
SEGNI- GUIDA o SEGNALI DIMOSTRATIVI. Indicano una
direzione e possono avvenire in modi diversi:
- CON IL CORPO: girarsi verso un punto di attrazione;
- CON L’INDICE: si riferisce alla meta da raggiungere e richiama la
freccia puntata verso il bersaglio;
- CON LA TESTA: più precisamente si indica con gli occhi
soprattutto quando non vogliamo essere notati;
- CON LA MANO: segno- guida del percorso;
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- PUNTARE IL POLLICE: tipico dell’Italia, è un gesto di derivazione
romana.
SEGNI DI AFFERMAZIONE- NEGAZIONE. Sono gesti propri
dell’infanzia, alcuni innati, altri assimilati.
- Annuire, muovendo la testa su e giù: è un’azione innata e in molte
culture viene associata alla sottomissione o all’inchino. In nessuna
cultura ha significato negativo. L’annuire puo’ indicare
incoraggiamento, riconoscimento, comprensione, consenso e
assenso.
- Scuotere la testa in senso orizzontale da un lato e dall’altra: trae
origine dallo scuotimento della testa del neonato ed è sempre un
gesto di rifiuto.
- Dondolare la testa: è un gesto regionale, perché puo’cambiare a
seconda delle culture, ma spesso indica “ forse sì, forse no”.
- Spingere la testa all’indietro: puo’ indicare una negazione, oppure un
segnale di sorpresa.
ATTEGGIAMENTI DELLO SGUARDO. Lo sguardo è
importantissimo nella comunicazione ed esprime in modo inequivocabile
le tre emozioni fondamentali della persona, cioè l’amore, la rabbia e la
paura. Lo sguardo puo’ essere DIRETTO, oppure DEVIATO ( connesso
alla timidezza, alla sottomissione o alla superiorità).
GESTI DI SALUTO. Esprimono una relazione e possono essere di
quattro tipi:
- PRENDERSI DISTURBO: indicano una forma di accoglienza che
prevede disturbo, come aprire la porta, togliere il cappotto,
accompagnare una persona all’uscita, aspettare.
- SALUTO A DISTANZA: è caratterizzato da ampi movimenti del
braccio o della mano e da un sorriso di sorpresa.
- SALUTO A CONTATTO: si basa sull’abbraccio.
- ATTENZIONI: sono i complimenti e tutte le strategie attivate per far
sentire una persona a proprio agio.
SEGNI DI LEGAME. Possono essere legati ad
- OGGETTI, sia con la persona presente ( oggetti in comune), sia con
la persona assente ( fotografie, anelli, etc.);
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- AZIONI DI VICINANZA.
Esistono anche dei legami simbolici, di cui i più significativi a livello
sociale sono i simboli del lutto.
Legami
Per contatto fisico
Per autocontatto
Con oggetti
SEGNALI PROTETTIVI. I più diffusi e i più frequenti sono:
- coprirsi la testa;
- braccia e gambe pronte a parare un colpo;
- rimpicciolirsi.
Fanno parte dei gesti protettivi anche i gesti superstiziosi.
SEGNALI DI SOTTOMISSIONE. Accomunano l’uomo all’animale e
hanno la funzione di renderlo indifeso. Sono spesso legati allo status
sociale, come l’inchino e la riverenza.
SEGNALI INSULTANTI. Possono indicare:
- disinteresse;
- noia;
- impazienza;
- superiorità;
- complimenti deformati;
- di finta sofferenza;
- di ripulsa;
- di derisione;
- insulti simbolici;
- di sporcizia.
SEGNALI OSCENI. Sono di solito riferiti alla sfera sessuale e indicano
le zone tabù del nostro corpo.
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SEGNALI DI ABBIGLIAMENTO E ORNAMENTI DEL CORPO.
Solitamente indicano l’appartenenza ad un gruppo, la posizione sociale di
una persona, la moda del tempo. Esempi si trovano nella tradizione dei
gigli dorati in Cina, oppure nell’uso delle parrucche e dei tatuaggi.
SEGNALI SESSUALI. Esprimono l’interesse verso una persona e
seguono uno schema ben preciso nella fase del corteggiamento: sguardi,
fugaci contatti, contatto frontale (abbraccio), contatto con la bocca (bacio),
contatti intimi.
SEGNALI INFANTILI. Sin dal periodo fetale il bambino è sensibile al
suono, all’olfatto e al tocco. Quando nasce il bambino deve creare un
ambiente di protezione accanto a sé, sia per essere alimentato, sia per
essere accudito. Nasce il fenomeno dell’attaccamento, che si basa su
segnali ben precisi da parte del neonato:
- PIANTO: ha la funzione di richiamare la madre e di stimolare la
produzione del latte, perché influisce sull’ipotalamo della madre;
- LINEAMENTI FACCIALI: gli occhi grandi, la testa più grande
rispetto al corpo, la capacità di adattare il proprio corpo a quello
dell’adulto hanno la funzione di suscitare sentimenti di accoglienza;
- SORRISO: risulta molto gratificante per la madre e stimola le sue
attenzioni nei confronti del bambino.
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BIBLIOGRAFIA.
BIRKENBIHL V., Segnali del corpo. Come interpretare il linguaggio
corporeo, Milano 1991
CUCCHI C.-GRASSI M., Capire chi ci sta di fronte, Milano 2002
GUGLIELMI A, Come capire gli altri con il linguaggio segreto del corpo,
Casale Monferrato 1999
MORRIS D., I gesti nel mondo, Milano 1995
MORRIS D.,L’uomo e i suoi gesti, Milano 1992
MORRIS D., L’animale uomo, Milano 1994
MORRIS D., La scimmia nuda, Milano 1995
PACORI M., Come interpretare i messaggi del corpo, Milano 2002
PACORI M., I segreti della comunicazione, Milano 2000
PACOUT N., Il linguaggio dei gesti, Milano 1993
Particolarmente interessanti possono essere le letture della rivista di
neuroscienze “Mente e cervello” e lo speciale di Focus “ Noi
comunichiamo così”.
Un contributo interessante sull’etologia umana viene dagli studi del prof.
Irenaus Eibl- Eibesfeldt, che però sono piuttosto difficili per il loro
carattere specialistico.
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CORSO “MESSAGGI CON O SENZA PAROLE”.
TEST SULLE CONOSCENZE.
Rispondi a scelta a due domande della prima parte e a due della
seconda.
PRIMA PARTE.
1) L’Homo Sapiens è l’unico primate in grado di comunicare con i
suoi simili mediante un linguaggio verbale. Quali
caratteristiche peculiari gli consentono di fare questo?
2) Cerca di dare una definizione di “linguaggio”.
3) Considerando l’intero mondo animale, analizza brevemente i
diversi sistemi di comunicazione usati e confrontali con il
linguaggio umano.
4) Nel comportamento umano ritrovi sistemi di comunicazione
non verbale comuni ad altre specie animali?
SECONDA PARTE.
1) Spiega qual è la differenza fra gesto ed azione e descrivi con esempi
le principali azioni umane.
2) Spiega il significato delle distanze nella comunicazione umana ed
eventualmente fai un paragone con le distanze nel mondo animale.
3) La mimica: analizza le principali caratteristiche delle espressioni
facciali.
4) Guarda le posizioni dell’uomo della vignetta e descrivi il loro
significato.
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