LA MALATTIA TUMORALE: GUARIBILE? CURABILE? Guarire e Curare “Curare spesso, guarire qualche volta, consolare sempre” Questo antico aforisma francese rappresenta ancora oggi la consegna che tutti coloro che si occupano di malati oncologici (medici, infermieri, tecnici ecc..) dovrebbero fare propria Guarire e Curare C’è una differenza fondamentale tra questi due termini: • GUARIRE: GUARIRE la malattia è definitivamente scomparsa dall’organismo del soggetto malato • CURARE: CURARE dal latino “CURO”, ovvero AVER CURA, OCCUPARSI DI. Il terreno dell’oncologia medica è poche volte il primo, quasi sempre il secondo Guarire e Curare • Sulla scorta dei progressi terapeutici ottenuti in varie malattie, dove si sono fatte arretrare le barriere dell’impossibile, a partire dagli anni ’70 i medici hanno cominciato a a curare i malati di cancro abbandonando l’atteggiamento rinunciatario delle generazioni precedenti. • Ogni forma neoplastica, ogni stadio di malattia viene oggi sottoposto a qualche forma di trattamento, sia esso di tipo chirurgico, chemioterapico o di supporto. • E’ scomparso dal vocabolario dell’oncologo moderno il termine sinistro di “malato incurabile” Guarire e Curare • La malattia neoplastica maligna, per definizione, solo poche volte è una malattia guaribile. Ciò a causa delle caratteristiche biologiche e di storia naturale della malattia stessa. • Il tumore della mammella, ad esempio, prima di essere clinicamente visibile (1 cm di diametro), ha alle spalle una storia di 7-9 anni, anni in cui ha già dato verosimilmente metastasi Guarire e Curare La malattia neoplastica è quindi una malattia raramente guaribile, SEMPRE curabile possono essere effettuati trattamenti che aumentano la sopravvivenza dei pazienti e che, soprattutto, migliorano la loro qualità della vita Guarire e Curare LA TERAPIA ONCOLOGICA E’ UN TRATTAMENTO DA EFFETTUARE DI ROUTINE IN TUTTI I MALATI NEOPLASTICI? La risposta è NO. Essa va proposta (attenzione: PROPOSTA, implica una partecipazione attiva da parte del malato) valutando attentamente rischi e benefici in rapporto al tipo di paziente e al tipo di neoplasia. Guarire e Curare • • • • • • • NEOPLASIE POTENZIALMENTE GUARIBILI ANCHE IN FASE AVANZATA: Corioncarcinoma Leucemie Linfomi Tumori del testicolo Tumori dell’ovaio Sarcoma di Ewing Tumore di Wilms Guarire e Curare • Se per le condizioni del paziente o per il tipo di neoplasia non è più indicato un trattamento della malattia, verranno messe in atto tutte le strategie (terapia del dolore, terapia nutrizionale, terapia delle complicanze) volte a garantire il mantenimento della qualità della vita del malato nell’ultima fase della sua esistenza • Questo è un aspetto ESSENZIALE nella CURA della malattia neoplastica e richiede un approccio MULTIDISCIPLINARE (oncologo, infermiere, palliativista, medico di famiglia, radioterapista) Principi generali di trattamento Le scelte terapeutiche dovrebbero essere effettuate in base a: 1) fattori clinici (diagnosi/prognosi, tossicità, rapporto rischiobeneficio, terapie precedenti) 2)fattori legati al paziente (stato fisico, qualità di vita, volontà del paziente, esigenze psicologiche) 3) costi, ma solo quando i trattamenti siano equivalenti in termini di beneficio per il paziente (in termini di efficacia e di tossicità) ONCOLOGIA: STRATEGIE TERAPEUTICHE TUMORI SOLIDI Protocolli clinici Biopsia diagnosi del tipo di cancro Staging/Grading Intenzioni terapeutiche Decisioni terapeutiche Studio TAC Opzioni terapeutiche Chirurgia Radioterapia ± Terapia Ormonale ² Immunoterapia ³ Nuove terapie 1 Chemioterapia ONCOLOGIA: STRATEGIE TERAPEUTICHE Estensione del tumore/ staging estensione del tumore/ staging malattia metastatizzata estensione Chemioterapia Radioterapia Chirurgia Immunoterapia Terapia Ormonale Cure Palliative malattia localizzata = stadio limitato tumore operabile paziente operabile tumore non operabile paziente non operabile Chirurgia; + Radioterapia; + Chemioterapia; + Ormono- immunoterapia e/o Radioterapiay Chemioterapia Ormonoterapia Immunoterapia Opzioni terapeutiche Chirurgia Radioterapia ± Terapia Ormonale ² Immunoterapia ³ Nuove terapie 1 Chemioterapia “La Chirurgia e’ l’unico trattamento che può guarire il Cancro” Ruolo Chirurgia • • • • • Curativo (su lesione primitiva e secondarismi) Palliativo Ricostruttivo Preventivo Trattamento delle emergenze Ruolo Chirurgia • • • • • Curativo (su lesione primitiva e secondarismi) Palliativo Ricostruttivo Preventivo Trattamento delle emergenze Trattamento chirurgico • I tumori solidi confinati nel sito anatomico d’origine sono suscettibili di intervento guaritivo • Pazienti con un singolo sito metastatico che può essere resecato senza complicanze maggiori devono essere operati Trattamento chirurgico Nell’ambito della chirurgia radicale si riconoscono modalità d’intervento più o meno demolitive, tali a volte da condizionare pesantemente la qualità della vita che segue all’intervento: è il caso dell’isterectomia allargata per i tumori ginecologici più estesi, delle resezioni gastrointestinali, delle mastectomie radicali, degli interventi di amputazione degli arti e dell’asportazione della laringe. Trattamento chirurgico In tempi più recenti si è cercato pertanto di mettere a punto, dove possibile, una chirurgia conservativa, che permetta, rispettando la radicalità dell’intervento, di ottenere risultati meno mutilanti e più accettabili per il paziente. Trattamento chirurgico Con l’ausilio della chemioterapia si può ottenere un risultato soddisfacente riducendo l’entità dell’atto operatorio: è quanto oggi si sta tentando per l’osteosarcoma e per alcuni tumori della laringe, del retto, della vescica, e per i tumori della mammella aventi limitate dimensioni (per le quali è ormai accertato che l’asportazione soltanto del quadrante di mammella colpito, o quadrantectomia, associata a una radioterapia adiuvante, consente sopravvivenze uguali a quelle offerte dagli interventi più demolitivi). CANCRO DELLA MAMMELLA opzione chirurgica I massa massa Escissione locale …... Wide excision Quadrantectomia CANCRO DELLA MAMMELLA opzione chirurgica II linfonodi linfonodi massa massa mastectomia radicale modificata area escissione mastectomia radicale Incisione Area escissione Trattamento chirurgico In qualche caso è la chirurgia a correre in aiuto della chemioterapia: i tumori molto voluminosi, non completamente asportabili, sono in genere poco vascolarizzati e quindi difficilmente raggiungibili dai farmaci antiblastici, e spesso per di più sono popolati di cellule già farmacoresistenti Trattamento chirurgico La riduzione del volume attuata dall’operazione li può rendere invece più suscettibili all’ulteriore chemioterapia: è il caso dei tumori dell’ovaio e dei linfomi maligni addominali, di alcuni sarcomi degli arti e dei tumori mammari molto estesi. In questi casi la chirurgia si pone in una posizione complementare alle altre modalità terapeutiche. Trattamento chirurgico • I pz con metastasi isolate, uniche o limitate, dovrebbero essere valutati per resezione chirurgica • Quando le metastasi possono essere rimosse con interventi curativi, l’intervento deve essere effettuato il più presto possibile • Il CCR avanzato localmente non resecabile può divenire asportabile in seguito a riduzione della massa tumorale effettuata attraverso una modalità combinata di radio-chemioterapia. Risultati della resezione delle metastasi epatiche del carcinoma del colon Studio (aa) N. pz Fortner (84) 65 Hugues (86) Adson (84) Mortalità Morbidità Sopravvivenza post-CH (%) post-CH (%) 5 anni (%) 9 27 30 859 - - 33 141 2.8 - 23 Lwatsuki (86) 60 0 13 45 Nordlinger (87) 80 5 13 25 Holm (90) 35 0 - 31 Scheele (91) 207 5 22 31 Doci (91) 100 5 39 30 AFC (92) 1818 2 24 26 Resezione metastasi polmonari da carcinoma colon: sopravvivenza a 5 anni Bibliografia N. pz S 5 aa Cahan et al. Wilkins et al. Mountain et al. McCormack et al. Goya et al. McCormack et al. MCAfee et al. 31 34 28 35 65 144 139 30 28 28 22 41 44 30.5 Fallimento Chirurgia K Recidive locoregionali K Recidive a distanza Ruolo Chirurgia • • • • • Curativo (su lesione primitiva e secondarismi) Palliativo Ricostruttivo Preventivo Trattamento delle emergenze Trattamento chirurgico palliativo A volte, quando il tumore non è asportabile, la chirurgia può intervenire almeno per alleviare le condizioni del paziente: la chirurgia palliativa viene effettuata per risolvere la sintomatologia determinata dalla presenza del tumore. Trattamento chirurgico palliativo Spesso viene impiegata in condizioni d’urgenza: per rimediare a occlusioni acute, a livello intestinale o delle vie respiratorie; per tamponare emorragie acute; per alleviare forti dolori; analoga motivazione hanno quegli interventi effettuati su metastasi polmonari, cerebrali o epatiche, incapaci di fronteggiare l’evoluzione della malattia, ma suscettibili di migliorare temporaneamente le condizioni del paziente. Trattamento chirurgico palliativo • La chirurgia palliativa per evitare o trattare un’occlusione intestinale in un cancro colon può rappresentare un intervento importante. • I tumori primitivi dovrebbero essere considerati per resezione palliativa, anche in presenza di metastasi, a meno che la prognosi non sia sfavorevole a breve distanza. Ruolo Chirurgia • • • • • Curativo (su lesione primitiva e secondarismi) Palliativo Ricostruttivo Preventivo Trattamento delle emergenze RUOLO RICOSTRUTTIVO DELLA CHIRURGIA Si tratta di una conquista piuttosto recente, motivata dalla necessità di assicurare un recupero funzionale e riabilitativo del paziente operato. L’utilizzazione di protesi e di trapianti cutanei permette oggi di garantire soddisfacenti risultati estetici in operazioni mutilanti quali le mastectomie radicali. Ruolo Chirurgia • • • • • Curativo (su lesione primitiva e secondarismi) Palliativo Ricostruttivo Preventivo Trattamento delle emergenze Ruolo preventivo della chirurgia oncologica Vi sono alcune situazioni particolari come le sindromi ereditarie o le malattie croniche infiammatorie in cui vi è un aumentato e conosciuto rischio di produrre tumori. Tale eventualità in molti casi può essere annullata con l'asportazione preventiva dell'organo a rischio Ruolo preventivo della chirurgia oncologica Almeno due tipi di tumore colorettale hanno un'origine sicuramente ereditaria: •la "poliposi familiare" (adenomatosis coli) •il "cancro colorettale ereditario non su poliposi" (Sindrome di Lynch). Ruolo preventivo della chirurgia oncologica Un problema recente è creato dalla possibilità di ricercare marcatori genetici di predisposizione alla neoplasia In presenza di marcatori genetici positivi per neoplasia mammaria in una paziente giovane asintomatica che fare? Ruolo Chirurgia • • • • • Curativo (su lesione primitiva e secondarismi) Palliativo Ricostruttivo Preventivo Trattamento delle emergenze Il ruolo della chirurgia nel trattamento delle urgenze oncologiche Il paziente oncologico può andare incontro a situazioni cliniche che richiedono una risoluzione chirurgica d’urgenza Il ruolo della chirurgia nel trattamento delle urgenze oncologiche Apparato respiratorio: Le neoplasie polmonari primitive e secondarie sono le neoplasie più frequenti, le manifestazioni che richiedono un trattamento urgente sono in primo luogo le compressioni bronchiali e il sanguinamento. Il ruolo della chirurgia nel trattamento delle urgenze oncologiche Apparato gastro-intestinale: E’ sicuramente l’apparato più frequentemente sede di manifestazioni cliniche sia per la frequenza delle neoplasie in questa sede sia per gli effetti indotti dai trattamenti. Le condizioni cliniche di più comune riscontro: il sanguinamento gastrico o intestinale, la sub-occlusione e/o occlusione intestinale, la pancreatite, l’ ittero ostruttivo Il ruolo della chirurgia nel trattamento delle urgenze oncologiche Apparato Cardiovascolare: I pazienti con neoplasia hanno un aumentato rischio trombotico non solo dovuto alla malattia ma anche all’impiego della chemioterapia. Le manifestazioni più comuni sono costituite da TVP, Embolia Polmonare, Sindrome della Cava superiore ed inferiore, linfedema ecc. Il potenziale beneficio della Chirurgia deve essere pesato con il rischio operatorio e con le possibili complicanze Conclusioni sul ruolo della chirurgia • Un miglioramento delle tecniche chirurgiche può aumentare la quota di pazienti lungo sopravviventi. • E’ importante valutarne il ruolo nell’ambito di studi controllati. • E’ necessaria una interdisciplinarietà con altre armi terapeutiche al fine di ottimizzare il risultato. Opzioni terapeutiche Chirurgia Radioterapia ± Terapia Ormonale ² Immunoterapia ³ Nuove terapie 1 Chemioterapia Radioterapia Oncologica • Circa il 50% di tutti i pazienti oncologici viene sottoposto, in corso di malattia, a terapia radiante con finalità curativa o palliativa • La terapia radiante è una forma di terapia locale o regionale. regionale Nell’area irradiata saranno ben evidenti sia i vantaggi conseguiti che la maggior parte degli effetti tossici Radioterapia Oncologica • Per questo è importante che il piano di trattamento sia estremamente ben programmato in modo da ottimizzare l’attività antitumorale e ridurre al minimo la tossicità a carico dei tessuti sani che vengono a trovarsi all’interno del fascio radioattivo • A tal fine viene eseguita una “simulazione”, “simulazione” che consente al radioterapista di visualizzare in maniera precisa le aree irradiate, sane e patologiche RADIOTERAPIA Definizione di volume VOLUME NEOPLASIA TUMOR VOLUME TARGET VOLUME TRATTAMENTO Microestensione Radioterapia Oncologica • Le radiazioni possono essere elettromagnetiche (raggi x o raggi gamma) o corpuscolari (elettroni, protoni, ioni pesanti, neutroni) • Indipendentemente dalla loro origine (raggi x dall’acceleratore lineare, i raggi gamma dal cobalto, dal Cesio o dall’Iridio radioattivi), i meccanismi di azione biofisici sono simili per tutti i tipi di radiazioni TIPI DI RADIAZIONI IONIZZANTI Alpha Beta Gamma SENSIBILITA’ ALLA TERAPIA RADIANTE tumorI sensibili tumori resistenti Seminoma Melanoma Lymphoma Osteosarcoma Neuroblastoma Glioblastoma Medulloblastoma Carcinomi Myeloma La terapia locoregionale non e’ in grado di guarire tutti i carcinomi mammari apparentemente in fase iniziale La Radioterapia Postoperatoria e’ in grado di dimezzare le recidive locoregionali ma non l’incidenza delle ricadute a distanza e non e’ quindi in grado di aumentare la sopravvivenza globale Radioterapia Oncologica • L’irradiazione prevede in genere un certo numero di applicazioni per migliorare l’efficacia del trattamento e ridurre la tossicità. • Dati sperimentali suggeriscono che il tempo che intercorre tra le successive applicazioni di terapia radiante – generalmente 24 h – permette ai tessuti sani di recuperare, mentre il tessuto neoplastico non è in grado di riparare il danno subletale in modo altrettanto efficace La morte cellulare indotta dalle radiazioni si realizza attraverso 3 meccanismi: • Morte riproduttiva: riproduttiva le radiazioni inducono un danno del DNA che impedisce la replicazione cellulare • Morte in interfase: interfase è indipendente dalla replicazione, si verifica solo per cellule altamente sensibili (es. i linfociti) • Apoptosi: Apoptosi è la morte cellulare programmata, attivata nella cellula dai danni generati dalla energia radiante • Sono due le principali tecniche applicate in terapia radiante: BRACHITERAPIA:la BRACHITERAPIA sorgente radioattiva viene collocata all’interno dell’area bersaglio o nelle sue immediate vicinanze (aghi radioattivi, dispositivi intracavitari) TELETERAPIA: TELETERAPIA la sorgente radioattiva è posta a distanza dal paziente (acceleratore lineare, telecobaltoterapia) Indicazioni alla Radioterapia • La radioterapia trova indicazione nella terapia dei tumori con un duplice scopo: intento CURATIVO: CURATIVO al fine di ottenere la guarigione dal tumore intento PALLIATIVO: PALLIATIVO al fine di migliorare la qualità della vita ed eventualmente prolungare la sopravvivenza Radioterapia curativa • Si tratta di una terapia loco – regionale, regionale limitata cioè alla sede di insorgenza del tumore o alle prime stazioni linfonodali • Può essere associata all’intervento chirurgico: chirurgico – Preoperatoria: con il fine di ridurre la massa tumorale per renderla tecnicamente operabile e per eliminare eventuali focolai clinicamente non evidenti ma che potrebbero dare luogo a recidive – Postoperatoria: ha lo scopo di impedire o ritardare le recidive locali e regionali o di prevenire metastasi Radioterapia curativa • Può essere associata alla chemioterapia: chemioterapia • Viene utilizzata per potenziare l’azione della chemioterapia grazie a meccanismi molecolari di interazione delle due modalità terapeutiche. Esempi di questa tecnica sono il trattamento delle neoplasie del distretto cervico – cefalico (radioterapia associata a cisplatino e 5 – fluorouracile) o la terapia adiuvante o neoadiuvante delle neoplasie del retto. Radioterapia curativa R A Z I O N A L E La radioterapia interviene sulle manifestazioni locoregionali della neoplasia, neoplasia provocando una riduzione, fino alla scomparsa, della massa tumorale la chemioterapia ha il compito di impedire lo sviluppo di eventuali metastasi al di fuori dei campi irradiati Radioterapia palliativa Le sue applicazioni sono diverse: 1. Riducendo l’ampiezza della massa tumorale essa può essere utilizzata a scopo: – Antalgico, Antalgico soprattutto in caso di metastasi ossee – Ricanalizzante dei tratti esofagei o intestinali bloccati dalla massa tumorale – Eliminazione di stasi venose e linfatiche provocate dal tumore Radioterapia palliativa 2. Emostatica: Emostatica provoca sclerosi vascolare 3. Stabilizzante in caso di minaccia di fratture patologiche 4. Terapia di tumori cerebrali primitivi o di localizzazioni encefaliche metastatiche Effetti collaterali ¾ La severità degli effetti collaterali dipende da: • Dose totale • Tipo di frazionamento • Età • Performance status • Trattamenti precedenti e/o concomitanti • Caratteristiche e sede della neoplasia ¾ Si distinguono inoltre in effetti immediati e ritardati Effetti collaterali SEDI EFFETTI COLLATERALI IMMEDIATI EFFETTI COLLATERALI TARDIVI Cute Eritema,desquamazione, edema Fibrosi, teleangectasie, atrofia SNC Alopecia, cefalea, nausea Ipopituitarismo,modificazi oni della personalità, riduzione delle capacità intellettive Mammella Reazione cutanea Fibrosi polmonare, tossicità cardiaca, edema dell’arto Testa e collo Mucosite, disgeusia, disfagia Secchezza delle fauci,osteonecrosi,carie Effetti collaterali SEDI EFFETTI COLLATERALI IMMEDIATI EFFETTI COLLATERALI TARDIVI Polmone e torace Disfagia, esofagite Fibrosi polmonare, dispnea, stenosi esofagea Pelvi Cistite, diarrea, tenesmo Stenosi intestinale, fistole, infertilità, tumori maligni secondari Addome Nausea, vomito, diarrea, pancitopenia Stenosi e fistole intestinali, infertilità (donne) Total body Nausea, vomito, sonnolenza Fibrosi polmonare, cataratta, tumori maligni secondari Opzioni terapeutiche Chirurgia Radioterapia ± Terapia Ormonale ² Immunoterapia ³ Nuove terapie 1 Chemioterapia Gli ormoni DEFINIZIONE: Gli ormoni sono molecole sintetizzate e secrete dalle cellule endocrine, che vengono immesse in circolo e che esercitano il loro effetto biologico su cellule bersaglio a variabile distanza Ormonoterapia • Ampiamente utilizzata in neoplasie femminili e maschili • Spesso è accettata meglio dal paziente (“non è la chemioterapia”) • Non è priva di effetti collaterali, da valutare preventivamente e durante il corso del trattamento. (es. aumento di peso, complicanze vascolari, nausea persistente e resistente ai farmaci antiemetici) PRINCIPI DI ORMONOTERAPIA LHRH Analogs Hypothalamus Brain Pituitary Gonadotropins (FSH, LH) Testes Ovaries Antiestrogen Estrogen Progesterone Testosterone Antiandrogens Castration Gli ormoni • La possibilità che un singolo ormone interagisca con una determinata cellula bersaglio è garantita dalla presenza di recettori specifici per quel dato ormone • Il legame ormone – recettore innesca una risposta cellulare che in genere prevede l’attivazione di proteine strutturali o di proteine enzimatiche e che muta da cellula a cellula, dipendendo dal programma genetico espresso dallo specifico stipite cellulare Ormoni e neoplasie • Le neoplasie endocrino – correlate rappresentano circa un terzo di tutti i tumori • Evidenze sperimentali ed epidemiologiche indicano che gli ormoni in grado di controllare lo sviluppo di specifici organi bersaglio, sono altresì capaci di creare le opportune condizioni di sviluppo della trasformazione neoplastica degli organi stessi Ormoni e neoplasie L’eventuale tumore che ne deriva è inizialmente ormonodipendente e responsivo ad una eventuale terapia ormonale, per poi diventare autonomo nel corso della sua evoluzione Ormoni e neoplasie Tale modello evolutivo ammette pertanto la possibilità che gli ormoni possano fare aumentare l’incidenza di neoplasie anche in assenza di iniziatori esterni (sostanze chimiche o radiazioni ionizzanti), comportandosi quindi come cancerogeni naturali endogeni Endocrinoterapia antitumorale • Le neoplasie endocrino – correlate comprendono principalmente il carcinoma della mammella, mammella che è il tumore più frequente nel sesso femminile, il carcinoma dell’endometrio, dell’endometrio della prostata, del rene e alcune forme di leucemie • Sui tessuti neoplastici derivanti da questi organi sono stati dimostrati recettori ormonali e sono state dimostrate correlazioni tra l’andamento della neoplasia e lo stato ormonale del soggetto Endocrinoterapia antitumorale • • • • • • • • COMPOSTI ORMONALI UTILIZZATI IN ONCOLOGIA: Estrogeni Antiestrogeni Progestinici Antiprogestinici Glucocorticosteroidi Ormoni tiroidei Analoghi agonisti dell’LHRH Inibitori dell’aromatasi Carcinoma della mammella: un caso paradigmatico • È ormai dimostrato che la popolazione cellulare del carcinoma mammario possiede i recettori per quattro ormoni steroidei (estradiolo, progesterone, glucocorticoidi, androgeni) e per la prolattina • Di maggior importanza ai fini pratici è la contemporanea caratterizzazione dei recettori per gli estrogeni e per il progesterone: progesterone la positività recettoriale riguarda una percentuale di tumori primitivi oscillante tra il 60 e l’80% Carcinoma della mammella: un caso paradigmatico • La presenza dei recettori ormonali, insieme alla positività per metastasi dei linfonodi regionali, rappresenta uno dei principali fattori prognostici per questa malattia: PERCENTUALE DI RICADUTA A 5 ANNI: LFN + , R - : 70% LFN - , R - : 45-50% LFN + , R + : 45% LFN - , R + : 18-25% Carcinoma della mammella: un caso paradigmatico • Nelle pazienti con positività recettoriale il trattamento ormonale riveste un ruolo fondamentale nella strategia terapeutica sia adiuvante (dopo chirurgia), sia nella malattia metastatica • Nella terapia ADIUVANTE un grosso studio di confronto tra Tamoxifene (antiestrogeno, 20mg/die per 5 anni) e Anastrozolo (inibitore dell’aromatasi, 1 mg/die per 5 anni) è ancora in corso. L’analisi della percentuale di ricadute a distanza e della sopravvivenza delle 9366 donne reclutate nello studio aiuterà il clinico nel proporre la terapia adiuvante più efficace Carcinoma della mammella: un caso paradigmatico Nella malattia METASTATICA, METASTATICA per pazienti con positività recettoriale, lungo intervallo libero da malattia, metastasi ossee o dei tessuti molli o comunque non candidabili a chemioterapia, la terapia ormonale è quella di scelta: – Essa ottiene buone percentuali di risposte obiettive, obiettive è ben tollerata, tollerata la durata mediana della risposta si attesta attorno ai 12 – 18 mesi. – In prima linea si può utilizzare l’anastrozolo e, in caso di progressione di malattia, il tamoxifene o un progestinico. progestinico La terapia di seconda e terza linea fornisce una percentuale di risposte pari a circa il 50% della precedente. Carcinoma della mammella: un caso paradigmatico • Nelle pazienti con carcinoma della mammella ormono – responsivo e che non sono ancora andate in menopausa si cerca di eliminare ogni possibile stimolo alla proliferazione delle cellule neoplastiche da parte degli estrogeni circolanti attraverso l’uso di ANALOGHI DELL’LHRH. • L’LHRH è il fattore ipotalamico che stimola l’ipofisi a produrre le gonadotropine, ovvero quegli ormoni che stimolano le ovaie a produrre gli estrogeni Carcinoma della mammella: un caso paradigmatico ? PERCHE’ SI DANNO ORMONI CHE STIMOLANO LA PRODUZIONE DI ESTROGENI? Perché questi, a causa di particolari meccanismi di adattamento recettoriale e di perdita dei normali ritmi circadiani di secrezione delle gonadotropine, causano una vera e propria CASTRAZIONE CHIMICA la mammella non sarà più esposta agli ormoni di origine ovarica Opzioni terapeutiche Chirurgia Radioterapia ± Terapia Ormonale ² Immunoterapia ³ Nuove terapie 1 Chemioterapia Immunoterapia L’immunoterapia antitumorale cerca di provocare una alterazione dei rapporti tra ospite e cellule tumorali che si concluda con un vantaggio terapeutico Si differenzia quindi dalle terapie con farmaci chemioterapici, chemioterapici che hanno come scopo la distruzione delle cellule neoplastiche proliferanti Immunoterapia L’immunoterapia antitumorale è costituita da sostanze normalmente prodotte da cellule del sistema immunitario globalmente inteso (interleuchine, altre citochine, interferoni) • Tali sostanze hanno la capacità di regolare la crescita e la differenziazione di cellule diverse e di sistemi complessi e svolgono un ruolo essenziale nei processi coinvolti nell’infiammazione e nella riparazione dei tessuti Immunoterapia • Al momento attuale solo alcune di queste molecole rivestono un interesse pratico. Tra queste spiccano l’interleuchina 2 e l’interferone alfa • Entrambe queste molecole esercitano molteplici azioni a livello del sistema immunitario del soggetto, andando a stimolare la capacità citocida delle cellule NK (Natural Killer), la proliferazione dei linfociti, linfociti l’attivazione di altre cellule coinvolte nell’azione antitumorale (macrofagi, cellule dendritiche) dendritiche Immunoterapia • L’interleuchina 2 e l’interferone alfa trovano attualmente impiego nel trattamento di neoplasie solide (carcinoma renale, melanoma) melanoma e di neoplasie ematologiche (leucemie, mieloma, linfomi) • Gli ottimali schemi terapeutici e i dosaggi più efficaci di queste molecole sono attualmente ancora oggetto di studio Immunoterapia • Nonostante non abbiano un meccanismo comparabile a quello della chemioterapia (distruzione cellulare), anche l’uso di queste molecole è gravato da effetti collaterali, talora anche gravi: – IL-2: febbre, prurito, ipotensione, aritmie, ischemia cardiaca, broncospasmo, sonnolenza, coma, anemia, iperbilirubinemia, oliguria, nausea, vomito, diarrea, ipotiroidismo, eritemi, edemi – IFN-alfa: alfa febbre, ipotensione, aritmie, sonnolenza, cefalea, depressione, anemia, trombocitopenia, leucopenia, artralgie, iperbilirubinemia, nausea, vomito, diarrea, eritemi Tossicità associata alla somministrazione di IL-2 • Sistemica • Cardiaca • Polmonare • Neurologica • Midollare • Epatica • Renale • Gastrointestinale • Endocrina • Cutanea Febbre, brividi, prurito, aumento peso Ipotensione, angina, aritmia, infarto Dispnea, broncospasmo, versamento pleurico Disorientamento, sonnolenza, coma Anemia, trombocitopenia Iperbilirubinemia, aumento transaminasi Oliguria Anoressia, mucosite, nausea/vomito, diarrea Ipotiroidismo Eritema/edema, eritema nodoso, pemfigo Tossicità associata alla somministrazione di interferone • • Generale Cardiaca • • Midollare Epatica • • • Renale Gastrointestinale Neurologica • • Cutanea Muscolo-schel. Febbre, brividi, malessere Tachicardia, fibrillazione atriale, ipotensione, blocco atrio-ventricolare Leucopenia, trombocitopenia, anemia Aumento transaminasi, iperbilirubinemia Aumento creatinina Nausea, vomito, diarrea Cefalea, confusione, depressione, sonnolenza Eritema locale Artralgia, mialgia Opzioni terapeutiche Chirurgia Radioterapia ± Terapia Ormonale ² Immunoterapia ³ Nuove terapie 1 Chemioterapia Nuove terapie • Negli ultimi anni la comprensione dei meccanismi che presiedono alla proliferazione cellulare e, contemporaneamente, l’individuazione di quali di questi meccanismi sono alterati nelle cellule neoplastiche, neoplastiche hanno consentito di stabilire nuovi bersagli per la terapia antitumorale • Gli ultimi sviluppi della ricerca hanno prodotto nuove armi terapeutiche: A)gli anticorpi monoclonali. monoclonali Questi sono anticorpi diretti contro le proteine alterate della cellula neoplastica che causano una proliferazione cellulare incontrollata B) piccole molecole a bersaglio molecolare FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE RAZIONALE Per evitare l’apoptosi fisiologica o indotta da trattamenti antitumorali le cellule neoplastiche si riprogrammano e iperattivano alcuni circuiti di trasmissione di segnale (teoria del “rewiring” di Mendelsohn) I circuiti attivati possono essere di tipo “ genomico” e impiegano molecole deputate al controllo del ciclo cellulare, dell’apoptosi e el riparo di DNA, o di “ sopravvivenza” in cui sono coinvolti sia FATTORI DI CRESCITA sia FATTORI ANGIOGENETICI. ANGIOGENETICI Overview: Targeted Therapies 2 Antireceptor Antibodies 1 Antireceptor Antibodies erbB2 Trastuzumab HERCEPTIN EGF Gefitinib IRESSA 3 CD20 Cetuximab Rituximab HERBITUX MABTHERA Tumor Cell Antimetabolites Growth Microtubule inhibitors Factor Receptors Nucleus 5Apoptosis Agonists Bcl-2 Oblimersen 7Metalloproteinase Inhibitors Intracellular Signaling Molecules 4sub pathway protein-tyrosine kinase inhibitor Imatinib GLIVEC 6 Angiogenesis Inhibitors (Angiostatin, Endostatin & Anti-VEGF) Bevacizumab 8Matrix Degradation (Collagenases, Gelatinases & Stromelysins) LE MOLECOLE PIU’ STUDIATE: I BERSAGLI FATTORI DI CRESCITA E DI DIFFERENZIAZIONE • 1 erbB-2 • 2 Epidermal growth factor (EGF) e EGFR • 3 Antigene di differenziazione transmembrana anti CD20 PROTEINE DELL’APOPTOSI • 4 sub pathway Protein-tyrosine kinase inhibitor • 5 Bcl-2 LE MOLECOLE PIU’ STUDIATE: I BERSAGLI FATTORI ANGIOGENETICI • 6 vascular endothelial growth factor ( VEGF) e i suoi recettori farnesyltransferase Flt-1 e Flk1/KDR LE MOLECOLE PIU’ STUDIATE: I BERSAGLI ALTRI BERSAGLI 7 Metalloproteinase Inhibitors 8 Matrix Degradation (Collagenases, Gelatinases & Stromelysins) FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Il blocco di tali molecole di segnale che risultano iperespresse nei circuiti “rewiring”potrebbe aumentare l’effetto delle terapie convenzionali FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Negli ultimi 2 – 3 anni numerosi farmaci in grado di bloccare più o meno selettivamente alcune di queste molecole sono entrati nella sperimentazione clinica, producendo risultati alterni nelle diverse condizioni cliniche in cui sono stati impiegati. FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE La maggior parte degli studi ha utilizzato un solo inibitore di segnale in associazione a chemioterapia o radioterapia. FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE FATTORI DI CRESCITA E DI DIFFERENZIAZIONE erbB-2 e EGFR Tra gli inibitori di segnale gli antagonisti dei recettori di fattori di crescita tirosina- kinasi sono quelli maggiormente impiegati negli studi clinici La combinazione con chemioterapia o radioterapia produce effetti rilevanti sul controllo dell’apoptosi e sull’angiogenesi FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Anticorpo anti erbB-2 TRASTUZUMAB ( HERCEPTIN) Consolidata strategia terapeutica Tumori della mammella che iperesprimono erbB-2 HERCEPTIN Il trastuzumab agisce interferendo con una delle modalità di crescita e divisione delle cellule del carcinoma mammario. HERCEPTIN Alcune cellule di carcinoma mammario possono essere stimolate a crescere e dividersi quando una proteina prodotta naturalmente dal corpo umano (fattore di crescita umano dell’epiderma) si attacca ad un’altra proteina che si trova sulla superficie delle cellule neoplastiche (erbB-2). Il trastuzumab blocca tale azione attaccandosi alla proteina erbB-2, impedendo in tal modo al fattore di crescita umano dell’epiderma di raggiungere le cellule tumorali e, di conseguenza, impedendone la divisione e la crescita. HERCEPTIN Il trastuzumab agisce anche da stimolatore delle cellule immunitarie dell’organismo per aiutarle a distruggere le cellule tumorali. HERCEPTIN Allo stato attuale sembra che solo un terzo delle portatrici di cancro della mammella sia affetta da tumore sensibile a questo farmaco. FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Anticorpo anti EGFR CETUXIMAB (ERBITUX) Piccole molecole che inibiscono l’attività tirosino-kinasica di EGFR GEFITINIB (IRESSA) antigene di differenziazione transmembrana anti CD20 RITUXIMAB (MABTHERA) HERBITUX Alla famiglia degli inibitori Egfr appartiene anche il Cetuximab o Herbitux, in fase avanzata di sviluppo. I ricercatori sperano che funzioni nei tumori al polmone, del colon e altri con mutazioni genetiche multiple. IRESSA Inibitore dell'enzima tirosin-chinasi dell’ EGFR, che regola il ciclo della cellula. Due studi, in Usa e in Giappone-Europa, su oltre 500 pazienti con tumore del polmone in progressione e già sottoposti ad almeno un trattamento chemioterapico, hanno registrato una regressione dal 10 al 18 per cento: le dimensioni del tumore si sono dimezzate IRESSA Sono in corso alcuni studi che lo associano al taxolo. Infatti i primi dati dimostrano che le due molecole combinate si potenziano a vicenda e tale associazione potrebbe essere utile nei tumore al polmone, al colon, alla prostata, e mammella 2 EGF e EGFR Cetuximab (ERBITUX) Cysteinerich domain Gefitinib (IRESSA) Growth factor Receptor dimerization Cell membrane Tyrosine kinase domain P P Signal transduction FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Problemi comuni agli inibitori di erb-B2 e EGFR sono: • Scelta della patologia bersaglio • Stadio della malattia • Modalità e sequenza dei farmaci impiegati (interferenze reciproche con i chemioterapici) • Attivazione di vie di fuga mediante l’iperespressione di altre molecole di segnale: 1. Insulin-like growth factor receptor ( IGFR-1) 2. Phosphatidil-inositol-3 kinasi (PI3-K) 3. VEGF 4. Akt MABTHERA Rituximab è un anticorpo monoclonale in grado di legarsi ad una particolare proteina chiamata CD20, presente sulla superficie dei linfociti B normali e maligni. In questo modo rituximab “ recluta “ le difese naturali del corpo che vanno così ad attaccare e uccidere le cellule B “ marcate” dall’anticorpo. MABTHERA Dopo la terapia, le cellule staminali progenitrici dei linfociti B che si trovano nel midollo prive dell’antigene CD 20, danno origene ad altri linfocti B “ sani” che andranno a ripristinare i normali livelli cellulari entro alcuni mesi MABTHERA La Roche ha recentemente presentato domanda di Autorizzazione all’immissione in commercio come trattamento di prima linea per il Linfoma non-Hodgkin indolente in combinazione con la chemioterapia convenzionale MABTHERA La richiesta è supportata dai dati ottenuti da uno studio di fase III che dimostrano come l’associazione rituximab più chemioterapia CVP ( ciclofosfamide, vincristina e prednisolone) sia un trattamento migliore rispetto alla sola chemioterapia CVP FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE PROTEINE DELL’APOPTOSI • Bcr-Abl tyrosine kinase Sub pathway IMATINIB ( GLIVEC) GLIVEC Imatinib mesylato è un inibitore della protein kinasi Bcr-Abl che risulta costitutivamente in quantità abnorme nella Leucemia Mieloide Cronica in quanto sotto il controllo metabolico del cromosoma Philadelphia. GLIVEC L’inibizione della protein kinasi Bcr-Abl inibisce la proliferazione e induce apoptosi nelle linee cellulari leucemiche positive per il cromosoma Philadelphia GLIVEC Il Glivec è stato somministrato a 1.106 pazienti (fra cui 70 italiani) con leucemia mieloide cronica allo stadio iniziale, e non avanzato come finora accadeva. Tra i pazienti curati con Glivec si è osservata una remissione completa del cancro nel 68 per cento dei casi, rispetto all'11 per cento di quelli con terapia standard, l'interferone. I pazienti sono stati seguiti per 14 mesi. GLIVEC Il Glivec è stato testato anche su un tumore gastrointestinale raro assimilabile al sarcoma, per il quale finora non esisteva terapia, il Gist (gastrointestinal stromal tumor) un caso ogni 100 mila l'anno Su 147 malati seguiti per 15 mesi, il 60 per cento ha risposto alla terapia. GLIVEC In prospettiva il Glivec sarà sperimentato in altri tumori come: altre leucemie come la linfatica acuta nell'adulto, per quelle acute non linfoidi, tumori della prostata che non rispondono alla terapia ormonale; i gliomi; alcune forme del tumore alla mammella e il cancro del polmone a piccole cellule. FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE •Bcl-2 E’ una proteina cruciale perché: •previene l’apoptosi •Induce la produzione di fattori angiogenetici •Modula la resistenza a chemioterapia e a radioterapia •Risulta iperespressa in molte neoplasie FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Oligonucleotide antisenso diretto contro Bcl-2 OBLIMERSEN Effetto antitumorale cooperativo e risensibilizzazione di cellule resistenti Studi clinici di fase I e II in pazienti affetti da • Melanoma •Linfoma non Hodgkin •Leucemie FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE FATTORI ANGIOGENETICI • vascular endothelial growth factor ( VEGF) e i suoi recettori farnesyltransferase Flt-1 e Flk-1/KDR Il fattore angiogenetico VEGF è sicuramente un motore importante della progressione e metastatizzazione tumorale FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Anticorpo anti – VEGF BEVACIZUMAB( AVASTIN) Oligonucleotidi antisenso-VEGF Inibitori del sito tirosina-kinasi del recettore tipo 2, flk-1/KDR AVASTIN VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor) è una proteina che è secreta dalle cellule in condizioni ischemiche e dalle cellule tumorali. Il VEGF stimola la formazione di nuovi vasi, apportando ossigeno e nutrienti alle cellule ischemiche o tumorali. AVASTIN La ricerca dei fattori alla base dell' angiogenesi ha permesso di identificare nel VEGF il principale fattore coinvolto nell'angiogenesi e pertanto della crescita tumorale. Nel tentativo di impedire l'azione del VEGF è stato prodotto un anticorpo umanizzato anti-VEGF, chiamato Bevacizumab. AVASTIN In studi preclinici l'anticorpo anti-VEGF ha mostrato di legarsi al VEGF e di prevenire il suo legame con lo specifico recettore, bloccando in tal modo l'angiogenesi. AVASTIN I risultati di due studi clinici di Fase II hanno valutato l'anticorpo monoclonale anti-VEGF nel carcinoma del colon e del polmone non-a piccole cellule, dimostrando che il Bevacizumab è ben tollerato ed è dotato di un certo effetto terapeutico quando associato alla chemioterapia antitumorale. AVASTIN Sono in corso studi di fase III in cui l'anticorpo anti-VEGF viene somministrato in associazione al 5-Fluorouracile, alla Leucoverina e/o all'Irinotecan nei pazienti con carcinoma colorettale metastatizzato, ed assieme alla Capecitabina nel carcinoma mammario metastatizzato. Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF) VEGF binding Activated receptor VEGF receptor Endothelial cell membrane PY P Y Tyrosine kinase domain YP Y P Signal transduction Proliferation Migration Survival ANGIOGENESIS 4VEGFR Signal Transduction In Tumor Cells R R RAS RAF SOS K K PI3-K pY pY GRB2 pY PTEN AKT MEK STAT MAPK Gene transcription Cell cycle progression P P myc cyclin D1 Cyclin D1 DNA proliferation/ maturation Jun Fos Myc invasion/ metastasis survival/anti-apoptosis angiogenesis FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Anticorpo anti – VEGF BEVACIZUMAB ( AVASTIN) SONO STATI OTTENUTI RISULTATI RILEVANTI NEL TUMORE DEL COLON RISULTATI DELUDENTI NEI TUMORI DELLA MAMMELLA FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Dai dati disponibili risulta evidenteche il blocco di un singolo “pathway”non può risultare comunque molto efficace per tempi prolungati TUMORI MAMMELLA Incremento di attività di IGFR-1; PI3-K; Akt nella resistenza a TRASTUZUMAB ( HERCEPTIN) TUMORI COLON Incremento dei livelli di VEGF; Akt; MAPK e COX-2 nella resistenza a ERBITUX; IRESSA FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Le nuove strategie terapeutiche: 1. Blocco combinato di piu’ molecole di segnale; 2. Uso sequenziale di diversi inibitori di segnale in diverse fasi del piano di trattamento 3. Sequenza di combinazione dell’inibitore/i di segnale con la chemioterapia e/o la radioterapia FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE Conclusioni Sono farmaci promettenti ma servono studi approfonditi per ottimizzare i protocolli terapeutici Opzioni terapeutiche Chirurgia Radioterapia ± Terapia Ormonale ² Immunoterapia ³ Nuove terapie 1 Chemioterapia FINE