1.2.7 Titolazioni complessometriche Queste titolazioni si basano sulle reazioni di formazione di ioni complessi aventi elevata stabilità, utilizzabili ai fini dell’analisi volumetrica. In esse uno ione metallico M presente in soluzione acquosa come acquocomplesso, reagisce con dei leganti L (ioni o molecole) sostituendo gradualmente le molecole di acqua di coordinazione, con molecole di legante: M +L ML ML + L ML2 ML2 + L ML3 .......................... Ad ognuno di questi equilibri corrisponde la sostituzione di una molecola di acqua con una di legante L e quindi una costante di equilibrio K1, K2, K3, ... dove: [ ML] = K1 [ M ] ⋅ [ L] , [ ML ] 2 [ ML] ⋅ [ L] = K2 , ...... Le costanti Ki si dicono costanti di formazione o di stabilità del complesso. La complessazione avviene per stadi successivi e quindi in soluzione coesistono complessi diversi. Solo se si aggiunge un eccesso di legante L, l’equilibrio si sposta decisamente verso la formazione di una data specie. Le costanti relative agli equilibri rappresentati dai vari stadi assumono dei valori non molto diversi tra loro. Ciò implica che riportando su un grafico i valori di pM (pM= -log [ M ]) in funzione dei volumi di agente complessante aggiunti, la curva che si ottiene non presenta flessi apprezzabili corrispondenti al raggiungimento di uno stadio intermedio; essa invece cresce in modo continuo con un fenomeno analogo a quello già visto per la titolazione di acidi per esempio diprotici, nei casi in cui Ka1 /Ka2 < 104. Questo significa che il punto finale di una titolazione non è caratterizzato dalla rapida diminuzione della concentrazione di [M] nè dalla rapida crescita della concentrazione di legante libero [ L]. Per questi motivi molte reazioni di complessazione non si possono utilizzare ai fini dei dosaggi volumetrici. Si è notato però che con la crescita del numero dei “punti complessanti” posseduti da un legante, aumenta considerevolmente la stabilità del complesso formato e quindi, durante una titolazione, si ottengono flessi più pronunciati. In sintesi un complesso formato tra un metallo e un legante con due “punti complessanti” o legante bidentato (es. lo ione ossalato), risulta molto più stabile di un complesso formato dallo stesso metallo ma con due molecole di un legante monodentato. Per questo i metodi quantitativi complessometrici più usati, sono quelli relativi alla formazione di complessi formati tra ioni metallici e leganti esadentati (per es. EDTA). Questi sono infatti molto stabili; in questo caso si parla di Chelometria perchè si usano leganti organici polidentati che bloccano gli ioni metallici come fra le chele dei crostacei. In questi complessi detti chelati, vi sono coppie di doppietti elettronici non condivisi su atomi posti a distanza tra loro: coordinandosi con lo ione metallico si formano degli anelli stabili a 5 o a 6 termini. 1 L’EDTA per esempio è l’acido etilendiamminotetracetico, un acido tetraprotico impiegato sotto forma di sale bisodico biidrato (schematicamente H2Y2-): Na+ -OOC-CH2 CH2-COO- Na+ N-CH2-CH2-N HOOC-CH2 CH2-COOH Questo legante esadentato, ha la proprietà di formare chelati con cationi aventi numeri di ossidazione > +1 reagendo sempre nel rapporto 1:1; i cationi complessati entrano a far parte di cicli a 5 termini che come è noto, sono molto stabili. L’EDTA è un acido tetraprotico con i seguenti valori di pK: pK1 = 2.0 ; pK2 = 2.7 ; pK3 = 6.3 ; pK4 = 11.0 Come si vede, solo due protoni sono fortemente acidi mentre gli altri due vengono ceduti a valori più alti di pH (6.3 e 11.0). Gli equilibri di formazione di un complesso dell’EDTA con ioni aventi carica diversa, sono: MeY2- + 2 H+ Me2+ + H2Y2Me3+ + H2Y2MeY2- + 2 H+ Me4+ + H2Y2MeY + 2 H+ Si nota così che qualunque sia la carica dello ione, questi equilibri sono influenzati dal pH. Partendo dal presupposto che solo la specie completamente dissociata dell’EDTA (Y4-) sia disponibile ai fini della complessazione, per un metallo del tipo di Ca2+, si dovrebbe avere il seguente equilibrio di complessazione: CaY2da cui: Ca2+ + Y4(1) [ CaY 2 − ] = K [ Ca 2 + ] ⋅ [Y 4 − ] formazioneostabilità K = costante di formazione o di stabilità del complesso Ma le condizioni del pH del mezzo fanno sì che nascano degli equilibri collaterali in cui il protone compete l’agente chelante Y4- con lo ione metallico Men+: (2) Men+ + Y4+ nH+ MeYn-4 E’ necessario pertanto introdurre un’altra costante detta costante condizionale o costante di stabilità effettiva che è legata naturalmente alla costante di stabilità n-4 HnY del complesso ma è anche funzione del pH. Quindi nell’equilibrio (1) bisogna sostituire alla concentrazione [Y4-] la somma di tutte le possibili forme protonate: [Y4-] = [HY3-] + [H2Y2-] + [H3Y-] + [H4Y] 2 E’ facile dimostrare che: K condizionale = K formazione 2 H +] [H +] [ A = 1+ + K4 (3) A K4 ⋅ K3 + [H +]3 K 4 ⋅ K 3 ⋅ K2 + dove: [H +]4 K4 ⋅ K3 ⋅ K2 ⋅ K1 e dove: K4 , K3 , K2 , K1 sono le quattro costanti di dissociazione dell’EDTA. Ora, se si fissa un valore di Kcondizionale = 106, valore che ci garantisce una buona riuscita della titolazione di uno ione metallico la cui concentrazione iniziale sia 0,01M , si può risalire, applicando l’espressione (3), al valore minimo di pH necessario per la titolazione di quel particolare metallo. Inoltre, per ogni ione metallico è possibile costruire delle curve in cui si riportano i valori del log Kcondizionale in funzione del pH; queste curve presentano un valore massimo del log Kcondizionale a cui corrisponde il valore ottimale di pH per quel particolare ione. Esaminando inoltre l’equilibrio (2) si può osservare che l’aggiunta di un reattivo complessante o precipitante lo ione Men+ sottrae quest’ultimo dall’equilibrio comportando di conseguenza uno spostamento a sinistra dello stesso. Questo fenomeno può essere sfruttato per “mascherare” alcuni ioni: si possono così precipitare o complessare (formazione di complessi altamente stabili) alcuni ioni metallici permettendo la titolazione selettiva di altri. Per esempio il Ni, il Cu, il Co, Cd e lo Zn possono essere “mascherati” aggiungendo ioni CN- che li complessa tutti stabilmente; il Fe, l’Al e il Mn possono essere mascherati con trietanolammina e il Hg con ioni I-. La selettività può essere inoltre aumentata effettuando delle precipitazioni o delle ossido-riduzioni preventive di ioni particolari. 1.2.7.1 Tipi di titolazioni complessometriche con EDTA Si possono avere diverse tecniche di titolazione con EDTA: • dirette • di ritorno (o retrotitolazione) • indirette (per anioni) Titolazioni dirette: sono quelle normali. Si aggiunge cioè alla soluzione in esame un tampone, l’indicatore metallocromico e, se necessario, un eventuale complessante ausiliario come mascherante di altri ioni. Si titola infine con EDTA fino a viraggio. Titolazioni di ritorno: si aggiunge alla soluzione in esame (neutra o acida) previamente trattata con precipitanti o complessanti di mascheramento, una quantità nota (in eccesso) di EDTA. Si alcalinizza la soluzione, si aggiunge l’indicatore metallocromico, quindi si retrotitola l’eccesso di EDTA con una soluzione a concentrazione nota di un metallo (in genere Zn2+ o Mg2+ ). Si impiega questa tecnica quando o non si dispone di indicatori utili per la titolazione diretta o quando la formazione del complesso tra l’analita in esame e l’EDTA è troppo lenta. 3 Titolazioni indirette (per anioni): si aggiunge alla soluzione in esame un eccesso di una soluzione a titolo noto di uno ione metallico che formi un composto poco solubile (precipitato) con l’anione da dosare. Si titola poi l’eccesso dello ione precipitante, con EDTA. Così per esempio si può dosare lo ione solfato (SO42-) precipitandolo con un eccesso noto di Ba2+, quindi titolando l’eccesso con EDTA, usando porpora di ftaleina a pH 10-11,5, come indicatore metallocromico. 1.2.7.2 Indicatori metallocromici Sono composti organici solubili in acqua, capaci di dare al pH di esercizio, complessi colorati con un particolare ione presente in soluzione; tale colorazione è molto diversa da quella dello stesso indicatore libero, allo stesso pH. I requisiti necessari per un indicatore metallocromico sono: • sensibilità della colorazione in prossimità del punto di equivalenza • costante di stabilità (o di formazione) del complesso metallo-indicatore sufficientemente alta (Kformazione Me-Ind = 104-105) in modo che si abbia una variazione netta di colore. Tale costante però deve essere decisamente meno alta di quella di formazione del complesso tra lo stesso metallo e l’EDTA (Kformazione Me - EDTA / Kformazione Me - ind = 104). Quest’ultimo requisito è necessario a garantire lo spostamento quantitativo del catione complessato, dall’indicatore all’EDTA. In tal modo si otterrà di nuovo tutto l’indicatore libero con conseguente variazione netta della colorazione. • la reazione di formazione del complesso Me-Ind deve essere rapida. Fra gli indicatori metallocromici più usati si possono segnalare: • Nero Eriocromo T (NET): è un colorante azoico utilizzabile nell’intervallo di pH 6-12. Allo stato libero ha una colorazsione blu mentre forma un complesso stabile rosso con Mg2+ (pK del complesso con Mg2+ = 7,0). Tale complessazione è reversibile per aggiunta di EDTA. Viene usato normalmente per la determinazione della durezza totale nelle acque • Acido Calconcarbonico: è un colorante azoico, indicatore specifico per lo ione Ca2+. E’ attivo a pH molto basici. Allo stato libero ha una colorazione blu. Forma un complesso selettivo stabile con Ca2+, di colore rosa. Si usa per la determinazione del Ca2+ e quindi anche per la durezza calcica e magnesiaca nelle acque • Muresside: a valori di pH > 12 dà un viraggio da rosso a viola nella determinazione del Ca2+; nell’intervallo di pH tra 7.0 e 11.0, dà un viraggio da arancio a viola nella determinazione di Co2+, Cu2+, Ni2+ 4